Grande idea: compriamolo dagli azeri!
I barbari che tagliano la testa alle madri cristiane quanto hanno pagato l’omertà dell’Europa?
I soldati azeri hanno violentato quest’armena madre di tre figli, decapitata, tolto gli occhi, tagliato le dita e infilate in bocca. Per sostituire lo zar ci siamo affidati al Tamerlano islamico
Si chiamava Anush Apetyan. I soldati azeri del regime di Aliyev hanno violentato questa soldatessa armena madre di tre figli, l’hanno decapitata, le hanno tolto gli occhi sostituendoli con pietre, le hanno tagliato le dita e gliele hanno infilate in bocca. E hanno filmato tutto. Anush è il simbolo di questo paese povero e martire, “il primo stato cristiano della storia”, questa Lepanto caucasica senza sbocco sul mare, nostalgico della vita del villaggio, delle sue tradizioni, dei suoi balli e canti durante i matrimoni e le feste, che ha la caratteristica (e la colpa?) di essere un’antica nazione cristiana in un ambiente musulmano. “Barbarie, odio e abominio, questo è ciò di cui è colpevole l’Azerbaijan e per questo non possiamo rimanere indifferenti o muti”, commenta Renaud Muselier, presidente della Costa azzurro francese, sul video di Anush.
La storia per gli armeni si ripete. Furono ingoiati durante la Prima guerra mondiale. Il console russo di Khoi raccontò con queste parole il passaggio del popolo condannato a morte: “I pozzi sono pieni di sangue. Legano le vittime e le fanno scendere nei pozzi sino a che il corpo sia immerso lasciando emergere solo la testa. Poi con un colpo di spada le decapitano. La testa infilata in un palo è esposta in piazza”. Prelevati dai villaggi e dalle città, spogliati di tutto, gli armeni si trascinarono strisciando, lasciandosi dietro solo scheletri.
Sono mesi, anni, che azeri e turchi fanno di nuovo a pezzi, letteralmente, gli armeni.
Bella Harutunyan, 72 anni, era rimasta indietro con suo marito Ernest. Ernest è stato ucciso dopo che le forze azere sono entrate nella sua città e il suo corpo mutilato è stato trovato diversi mesi dopo. “Lo hanno ucciso, gli hanno strappato la pelle dove aveva i tatuaggi… Chi pensava che questo genere di cose, decapitazioni e mutilazioni, sarebbero state possibili oggi?”, ha detto Bella. Slavik Galstyan, 68 anni, non voleva lasciare il villaggio. Suo figlio, Ashot, chiamato all’obitorio per identificarne il corpo, ha raccontato: “La sua testa era schiacciata, era come se tutte le ossa del suo corpo fossero state rotte”. Le Monde ha visionato una dozzina di video che mostrano scene di cadaveri con l’uniforme armena accoltellati. La BBC ha il video di altri due civili armeni uccisi a sangue freddo. Come Valera Khalapyan e sua moglie Razmela, assassinati nella loro casa dai soldati azeri, che poi hanno tagliato loro le orecchie. Uccisi come “cani” (così il dittatore azero Alyev chiama gli armeni). Come Alvard Tovmasyan, i parenti hanno identificato il suo corpo nel cortile di casa in un villaggio dell’Artsakh. Piedi, mani e orecchie di Tomasyan erano stati tagliati. In una pagina sono raccolti video atroci realizzati dai soldati azeri contro gli armeni, civili e militari: un giovane armeno decapitato e i soldati azeri che ridono mentre uno di loro usa un coltellaccio da cucina per tagliargli la gola; un anziano armeno che implora per la vita, mentre un soldato azero lo tiene e gli taglia la gola; soldati azeri che trascinano civili armeni fuori dalle case e poi li uccidono; soldati azeri che mutilano i soldati armeni, tagliando loro parti del corpo; soldati azeri che bruciano il corpo di un armeno. E così via, di orrore in orrore. Fino ai video degli anziani armeni decapitati dalle forze azere nel Karabakh. “È così che ci vendichiamo, tagliando le teste”, dice un soldato azero fuori campo. Genadi Petrosyan e Yuri Asryan, 69 e 82 anni, non volevano lasciare il loro villaggio.
L’Europa è presentata da Erdogan e dai suoi soci come un campo di guerra destinato a insediarvi il terrore dell’islamizzazione. L’Europa non si muove, non fa nulla, non dice nulla, è sottomessa. Il destino degli uiguri ha innescato nell’opinione pubblica europea grandi esplosioni di copertura mediatica. Nella società dello spettacolo, a ciascuno il suo Rohingya. Ma in quest’Europa dell’emozione automatica, dove la presidente della Commissione ha appena indossato i colori giallo-blu di un altro paese, non una candela, non un cuoricino con le dita, non un orsacchiotto, per l’Armenia in ginocchio, che non soddisfa i criteri per l’adesione alla pietà globale: gli armeni non sono multiculturali, non sono fluidi e non si lasciano portare come pecore al macello. “Un cristiano con i baffi che beve vino nelle montagne, all’ombra di un campanile fatto saltare in aria da un drone azero, non smuove il pubblico cyber-globale come un rifugiato saheliano”, ha scritto sugli armeni il romanziere francese Sylvain Tesson. Per questo non sentiamo parlare contro questa aggressione all’Armenia. Gli armeni sono, come i cristiani d’Oriente, i grandi dimenticati dalle grandi cause alla moda. Ma non possiamo capire nulla della storia dell’Europa, della sua architettura, della sua arte, dei suoi paesaggi e della sua democrazia se evitiamo di pensare che siamo stati cristiani. E per questo motivo, abbiamo trascurato quello che è successo in Armenia. Pensiamo che sia Oriente, ma no, è una torre di guardia dell’Occidente che era cristiano e che sta cadendo. Erdogan si considera il grande Khan delle steppe turche, la sua mappa va dal Bosforo a Ulan Bator, copre il Caucaso meridionale, il Mar Caspio, i deserti turkmeni, l’oasi uzbeka, le steppe kazako-kirghise. L’Armenia va cancellata perché impedisce il collegamento tra l’altopiano anatolico e le coste del Caspio e perché sono “i resti della spada”. Ma se domani i panturchi attaccheranno Cipro (ne occupano ancora metà) o le isole dell’Egeo o i serbi del Kosovo, in quale risacca di ipocrisia ci nasconderemo? E dove si fermerà Erdogan? A Vienna?
Il settimanale Le Point in edicola fa il punto della situazione: “Lo scoppio delle violenze nel Caucaso meridionale tra le forze armene e azere, che negli ultimi giorni ha ucciso più di 200 persone (tra cui almeno 135 soldati armeni), riflette la volontà di Baku di sfruttare una configurazione geopolitica sempre più favorevole. La guerra in Ucraina ha cambiato la situazione di tre attori chiave della regione: Russia, Unione Europea e Turchia, ogni volta a scapito degli interessi della Repubblica d’Armenia. Risultato: l’Armenia è sempre più debole e isolata. Gli europei, che fanno affidamento sul gas azero per compensare il calo delle forniture russe, hanno sempre meno mezzi di pressione su Baku. I loro acquisti di gas sono aumentati del 30 per cento nei primi otto mesi dell’anno fino a raggiungere i 7,3 miliardi di metri cubi. Gli europei hanno scambiato la loro dipendenza energetica da Mosca con una nuova su Baku. Questo non è senza conseguenze. La Turchia ha consolidato l’influenza nel Caucaso grazie alla guerra in Ucraina. In trentun anni di indipendenza, l’Armenia non è mai stata così in cattive condizioni come oggi”.
120.000 armeni sono oggi circondati nell’enclave del Nagorno Karabakh dall’esercito azero, che negli ultimi mesi ha attaccato i villaggi armeni. Se l’Azerbaijan, sostenuto dalla Turchia e dai jihadisti siriani, si impadronirà del Karabakh, ci saranno altre pulizie etniche e religiose in Armenia. E potrebbero portare, nel peggiore dei casi, allo sterminio definitivo degli armeni nel loro paese. L’Armenia così sprofonda nella certezza della propria maledizione. Per loro, il dolore è una seconda natura. Chi ha radici, spesso crolla più rapidamente di chi non ne ha e le civiltà sono più a rischio dei barbari, perché le profondità sono più vulnerabili delle superfici.
Su La Tribune Juive, il saggista Maxime Tandonnet denuncia la doppia morale: “Ursula von der Leyen si è recata a Baku, capitale dell’Azerbaigian, il 18 luglio per annunciare con grande clamore il raddoppio delle importazioni di gas. ‘Baku rivendica il sud dell’Armenia, ma anche parte del centro, persino la capitale Yerevan’, ricorda Tigrane Yegavian. Tale annessione significherebbe la completa estinzione dell’Armenia come paese indipendente. L’attacco dell’Azerbaigian all’Armenia ha causato diverse centinaia di morti, distruzione e sembra l’inizio di un’invasione. Niente è più sconcertante del silenzio generale dei leader occidentali e dei media, che ignorano questo evento e si astengono accuratamente dallo schierarsi e denunciare la responsabilità dell’invasore. L’attacco all’Ucraina da parte della Russia mobilita da mesi la cronaca in nome del diritto internazionale e dell’intangibile rispetto dei confini. Sull’Armenia, invece, grande silenzio, totale indifferenza, di fronte a un’invasione codarda, illegale e barbara. Questo doppio standard, così palese, così evidente, solleva interrogativi sulle motivazioni profonde del mondo occidentale”.
Ma se temiamo che la Russia di Putin non si fermerà al Donbass, questi barbari islamici non si fermeranno alla “piccola” Armenia. Odiano l’Europa, l’Occidente, la nostra civiltà, la nostra storia, le nostre libertà. Quello che sta accadendo in Armenia è da collegare a quello che sta succedendo in Europa da anni. E chi fa finta di non vedere che non ci siano differenze fra un paese cristiano e un paese musulmano, fra una democrazia che conta le teste e dei barbari che le tagliano, è destinato a perdere la propria.
Giulio Meotti
E mentre ci sveniamo per armare i nazisti, chiudiamo occhi e orecchie sulle vittime vere di un progetto di sterminio che sta andando avanti da oltre un secolo: non c’è che dire, siamo davvero nelle mani del governo dei migliori – e il discorso vale per TUTTI i governi europei e in particolar modo per questa orrida gallina starnazzante e sghignazzante sulla nostra pelle
E soprattutto dei più onesti, e dei più bravi a scegliere la parte dei buoni.
PS: Giulio Meotti, per rispetto, ha scelto di non postare il video; io ho scelto di non postare neppure le foto. Chi desiderasse comunque vederle può andare sul suo profilo FB.
barbara