QUANDO IL GIOCO SI FA DURO

qualcuno sceglie di affrontare il problema illudendosi che Putin sia un tenero.

Le riserve sono quasi esaurite, l’occidente finirà presto le armi per l’Ucraina

L’Ucraina ” consuma ” le armi più velocemente di quanto non siano prodotte

Se prima dell’inizio del conflitto in Ucraina, i paesi europei incoraggiavano Kiev ed erano sicuri di far sanguinare la Russia fino alla resa, ora l’Europa e gli USA hanno già annunciato che le scorte di armi sono state esaurite o sono insufficienti alla produzione attuale. Tutto dipenderà dalle capacità di produzione dei rispettivi blocchi industriali militari, il che è molto deludente relativamente al grado di civiltà che l’occidente – che esclude ogni negoziato –  dice di avere in maniera superiore.
Che dire? Non resta che sperare che questa notizia abbia presto ancora più riscontri, in modo che le diplomazie occidentali siano indotte a fare passi concreti per un accordo e parlino meno di territori ma molto di più di persone.

Ecco la situazione nell’analisi della rivista NEO (New Eastern Outlook):

Le problematiche occidentali per una guerra prolungata contro la Russia cominciano ad emergere – Autore: Brian Berletic-Journal NEO

Dopo mesi di finta fiducia e ottimismo sia da parte dell’Occidente che da parte dei vertici militari ucraini, cominciano ad apparire le prime crepe. Durante la recente intervista rilasciata dal comandante in capo ucraino Valery Zaluzhny all’Economist, è stato palesato l’urgente bisogno dell’Ucraina di ulteriori armi e le conseguenze della mancata accettazione di questa richiesta.
La discussione ruotava attorno al disperato bisogno di risorse – ovvero di tutto, dai missili di difesa aerea ai carri armati, veicoli corazzati, pezzi di artiglieria e proiettili di artiglieria stessi – tutte cose che sia l’Occidente che ora l’Ucraina stanno ammettendo che scarseggiano nei loro arsenali e forse non possono essere fornite nel prossimo futuro o nel tempo intermedio.

“Extending Russia” della RAND Corporation

La guerra per procura di Washington contro la Russia in Ucraina è la implementazione del documento “Extending Russia” della RAND Corporation del 2019, che raccomandava ai politici statunitensi di “fornire aiuti letali all’Ucraina” sperando che espandesse le ostilità nell’Ucraina orientale e “aumentasse i costi per la Russia, equivalenti in entrambi sangue e soldi, di tenere la regione del Donbass.
Il giornale aveva sperato che le perdite russe in vite e attrezzature nel Donbass avrebbero replicato i costi subiti dall’Unione Sovietica in Afghanistan. Mentre la Federazione Russa sta effettivamente affrontando costi crescenti in Ucraina, si può facilmente sostenere che gli Stati Uniti, il resto della NATO e soprattutto la stessa Ucraina stanno soffrendo almeno altrettanto se non di più.
Quello che forse è più importante di quanto una delle due parti sta perdendo nel conflitto è quanto ciascuna di esse può permettersi di perdere a causa della rispettiva capacità dell’apparato industriale militare di rigenerare manodopera ed equipaggiamento durante gli scontri. Dopo quasi un anno di combattimenti, è chiaro che le scorte e l’esercito della Russia erano preparati per questo tipo di conflitto militare prolungato, intenso e su larga scala. L’Ucraina e i suoi sponsor occidentali non lo erano.
Il generale ucraino Zaluzhny ha condiviso con l’Economist una “lista dei desideri” di forniture di armi di cui ha affermato di aver bisogno per ripristinare i confini del 23 febbraio 2022 di quella che Kiev sostiene essere ancora il proprio territorio. L’elenco comprendeva 300 carri armati, 600-700 veicoli da combattimento di fanteria e 500 obici: numeri che la NATO non poteva fornire all’Ucraina, non importa quanto lo desiderasse.
Questa “lista dei desideri” segue l’Ucraina che spende una massiccia riserva composta da armi, veicoli e munizioni che l’Occidente collettivo ha trasferito in Ucraina prima delle cosiddette offensive di Kharkov e Kherson. Oltre a perdere più uomini nell’ordine di brigate, anche enormi quantità di equipaggiamento sono andate perse quando le forze di terra russe si sono ritirate ed hanno usato invece armi a lungo raggio per colpire le forze ucraine ora uscite fuori da difese trincerate.
I punti politici temporanei ottenuti dalle offensive ucraine conquistando il territorio, sono stati ottenuti ​​a costo di spendere la stragrande maggioranza di ciò che l’Occidente poteva permettersi di trasferire all’Ucraina.

Un numero crescente di ammissioni viene ora fatto in merito ai limiti degli aiuti occidentali all’Ucraina.

Un articolo del New York Times di novembre intitolato “USA e NATO si affrettano ad armare l’Ucraina e riempire i propri arsenali”, ammette:
La scorsa estate nella regione del Donbass, gli ucraini hanno sparato da 6.000 a 7.000 colpi di artiglieria al giorno, ha detto un alto funzionario della NATO. I russi sparavano da 40.000 a 50.000 colpi al giorno.
In confronto, gli Stati Uniti producono solo 15.000 proiettili al mese.
Quindi l’Occidente si sta affrettando a trovare attrezzature e munizioni di epoca sovietica sempre più scarse che l’Ucraina possa utilizzare ora, inclusi missili di difesa aerea S-300, carri armati T-72 e soprattutto proiettili di artiglieria di calibro sovietico.
Mentre il generale Zaluzhny vuole 300 carri armati, gli Stati Uniti sono riusciti a racimolare solo 90 carri armati T-72 che necessitano di ristrutturazione. Dovrebbero arrivare in Ucraina entro la fine dell’anno, secondo il media del governo statunitense Radio Free Europe/Radio Liberty .
I 500 obici richiesti da Zaluzhny non esistono nelle scorte NATO. Ma anche se questi quantitativi fosse ro procacciati in qualche modo, ci sarebbero ugualmente i proiettili da 155 mm che sparano. Il New York Times nel suo articolo afferma che l’Ucraina ha sparato tra i 6.000 ei 7.000 colpi al giorno contro i 40.000-50.000 della Russia, illustrando la disparità tra l’Ucraina e le scorte dei suoi sostenitori occidentali e la Russia.
I pacchetti di forniture degli Stati Uniti per l’Ucraina spesso escludono colpi aggiuntivi da 155 mm per gli M777 e altri pezzi di artiglieria che gli USA e il resto della NATO hanno fornito all’Ucraina. Questo perché le scorte si stanno esaurendo poiché gli Stati Uniti producono solo 15.000 proiettili al mese, il che equivale a circa tanti proiettili quanti ne spara l’Ucraina in genere in 2-3 giorni.
L’aumento della produzione richiederà anni. Gli Stati Uniti stanno organizzando l’approvvigionamento di armi e munizioni aggiuntive per sostituire ciò che è stato trasferito all’Ucraina. Tuttavia, questi piani di approvvigionamento sono ben lungi dal raggiungere i livelli necessari per continuare a fornire all’Ucraina ciò di cui ha bisogno per mantenere la sua attuale capacità di combattimento.
Un articolo di Breaking Defense pubblicato di recente, elenca una serie di munizioni e sistemi d’arma che gli Stati Uniti acquisteranno nel corso dei prossimi anni. Il numero di proiettili di artiglieria che saranno acquisiti attraverso questo processo di approvvigionamento pluriennale è solo di 864.000, il che equivale a circa tanti proiettili quanti ne sparerà l’Ucraina in meno di sei mesi.
Gli attuali piani di approvvigionamento degli Stati Uniti non sembrano tenere conto del sostegno per l’Ucraina a lungo termine, né sono in discussione piani di approvvigionamento che lo faranno. Mentre la Russia afferma che la “smilitarizzazione” dell’Ucraina è uno dei suoi obiettivi primari durante la sua operazione militare speciale in corso, sembra che anche gli Stati Uniti e la NATO siano – in un certo senso – smilitarizzati.

Mentre l’Ucraina si esaurisce, le armi russe continuano ad arrivare

Di fronte alle due principali offensive di caduta dell’Ucraina, le forze russe non solo hanno mantenuto la loro capacità di combattimento, ma dopo una mobilitazione parziale che ha richiamato oltre 300.000 truppe aggiuntive, la capacità di combattimento della Russia si è effettivamente ampliata. Oltre alla manodopera extra, la Russia sta anche introducendo un flusso costante di nuove armi.
Mentre gli Stati Uniti racimolano 90 carri armati T-72 restaurati, è riportato da Army Recognition che fino a 200 carri armati principali T-90 nuovi di zecca sono stati consegnati al fronte.
Mentre il New York Times discute della diminuzione del numero di armi e munizioni inviate dall’Occidente all’Ucraina, ammette (citando funzionari ucraini) che la Russia potrebbe produrre almeno 40 missili da crociera al mese, anche se il numero è probabilmente molto più alto.
Un flusso costante di droni kamikaze a lungo raggio Geran-2 continua ad “arrivare” in Ucraina anche dopo che gli analisti occidentali hanno affermato che la Russia li ha esauriti. I missili da crociera e i droni sono stati usati per prendere di mira la rete elettrica dell’Ucraina, mentre altre munizioni a lungo raggio e il fuoco di artiglieria pesante continuano a eliminare la forza lavoro e le attrezzature ucraine dal campo di battaglia.
I numeri di produzione nel vasto complesso industriale militare russo, per lo più di proprietà statale, rimangono elusivi, ma sulla base di come le scorte della Russia sono state create appositamente per un conflitto militare su larga scala, intenso e prolungato e di come anche l’esercito russo è stato configurato per condurre tale conflitto militare, è molto probabile che siano stati fatti anche ampi preparativi con anni di anticipo affinché il complesso militare-industriale della Russia producesse quanto necessario per un tale conflitto militare.
Solo il tempo dirà quanto la Russia fosse ed è preparata a sostenere operazioni di combattimento contro le risorse combinate degli Stati Uniti e dei suoi alleati della NATO. Quello che è certo è che le violente offensive dell’Ucraina si sono arrestate mentre le forze russe stanno ora nuovamente impegnando con decisione il campo di battaglia.
Vale la pena ricordare che il generale Zaluzhny ha detto durante la sua intervista all’Economist:
Ottengo quello che ottengo, ma è meno di quello di cui ho bisogno. Non è ancora il momento di fare appello ai soldati ucraini nel modo in cui Mannerheim ha fatto appello ai soldati finlandesi. Possiamo e dobbiamo prendere molto più territorio.
Il generale Zaluzhny nella speranza che l’Occidente fornisca ciò che Zaluzhny pensa di aver bisogno per vincere potrebbe non pensare che sia il momento di fare appello alle truppe ucraine riguardo alla loro resa alla Russia, come fece Mannerheim con i soldati finlandesi mentre capitolava all’Unione Sovietica. Ma è chiaro che l’Occidente non ha ciò di cui ha bisogno per vincere, né sta facendo seri preparativi per acquisirlo.
L’unica speranza – a quanto pare – risiede nell’idea che la Russia finirà le armi e le munizioni prima che le scarse scorte dell’Ucraina siano finalmente esaurite. È una speranza che viene scossa ogni volta che un nuovo missile da crociera o drone russo colpisce le infrastrutture ucraine in tutto il paese, o ogni volta che un nuovissimo carro armato T-90 entra nella regione del Donbass.

Brian Berletic è un ricercatore geopolitico e scrittore con sede a Bangkok, in particolare per la rivista online “New Eastern Outlook” .

Patrizio Ricci, qui.

Dai ragazzi, coraggio, ancora un po’ di pazienza e poi potremo brindare. Preferibilmente sul cadavere del guitto criminale cocainomane.
Nel frattempo, visto che viviamo in un mondo di matti

Se poi avete voglia di una colazione davvero speciale, gli ucraini hanno qualcosa da suggerire

Prima le avevano fatte con la scritta in ucraino,

(qui) poi hanno deciso di farsi capire meglio anche all’estero. Mi raccomando cerchiamo di tenere duro coi sacrifici che ci vengono imposti, che è per la difesa della democrazia e dei buoni e giusti.

barbara

E TORNIAMO ALLE COSE SERIE

Cioè alla nostra guerra contro la Russia con cannoni nostri e carne da cannone ucraina. Il post è scandalosamente lungo, ma d’altra parte non si può fare informazione con quattro frasette tipo “Non vedo l’ora di ballare sul cadavere di Putin” come fa la controparte. Quindi armatevi di pazienza e cominciate a leggere.

Un grafico rivelatore sui fondi dei contribuenti statunitensi inviati all’Ucraina nel 2022

A quanto ammonta l’aiuto finanziario degli Stati Uniti al regime di Kiev che agisce come operatore sul campo nella guerra mossa alla Russia?
Quanti sono i dollari dei contribuenti statunitensi che finiscono all’Ucraina, come evidenzia Zero Hedge?
Il grafico sottostante illustra in un video di due minuti l’ammontare totale degli aiuti statunitensi promossi o proposti per l’Ucraina nel 2022, a dieci mesi dall’avvio da parte della Russia di un’operazione militare speciale per smilitarizzare e denazificare il regime di Kiev. 

(Mi raccomando: guardatelo fino alla fine)

Nel video, che negli ultimi giorni è stato ampiamente condiviso, ogni punto rappresenta 100.000 dollari dei contribuenti statunitensi ed è suddiviso in base al tipo di sostegno, con gli aiuti militari (in rosso) che rappresentano di gran lunga la spesa più consistente, specifica Zero Hedge. 
Ancora lo scorso venerdì l’amministrazione Biden ha reso noti altri 275 milioni di dollari in armi ed equipaggiamenti di difesa per l’Ucraina, tra cui in particolare altri sistemi missilistici antiaerei, che verranno forniti tramite l’autorità presidenziale di drawdown, il che significa che il Pentagono preleverà armi dalle proprie scorte per soddisfare il pacchetto.
Per comprendere alcune delle cifre sopra riportate, è importante ricordare che il modo in cui la Casa Bianca annuncia quasi di routine i pacchetti di aiuti può creare confusione. Questi annunci hanno più che altro lo scopo di descrivere come l’amministrazione intende utilizzare il denaro già stanziato dal Congresso. 
Come si vede nel grafico seguente, c’è anche la distinzione chiave tra ciò che è stato proposto e ciò che è già stato promulgato.
I miliardi aggiuntivi “proposti” nel grafico precedente sono stati approvati con la recente approvazione del National Defense Authorization Act per l’anno fiscale 2023.
Prima dell’approvazione del NDAA, “il Congresso ha già approvato 65,9 miliardi di dollari per l’assistenza all’Ucraina attraverso tre distinti pacchetti di finanziamenti supplementari dall’invasione della Russia a febbraio”, secondo Defense News.
“Se il Congresso finanziasse la quarta richiesta, l’importo totale degli aiuti all’Ucraina approvati dai legislatori raggiungerebbe i 104 miliardi di dollari in meno di un anno”. 
Nel frattempo, il presidente ucraino Volodymyr Zelensky, in una telefonata di domenica, ha “ringraziato” il presidente Joe Biden per “l’assistenza finanziaria e di difesa senza precedenti che gli Stati Uniti forniscono all’Ucraina”, secondo quanto si apprende. Ma nonostante i miliardi inviati e le decine di altri miliardi promessi, ha chiesto di più e ha “sottolineato l’importanza” soprattutto di rafforzare le difese aeree dell’Ucraina. La Casa Bianca starebbe attualmente valutando l’invio di sistemi di difesa antiaerea Patriot, come annunciato ieri dalla CNN, che se approvati segnerebbero una significativa escalation con la Russia.
I repubblicani sono sul piede di guerra e lo scorso novembre hanno polemicamente chiesto alla Casa Bianca se l’Ucraina fosse diventata il “51° Stato degli USA”. 
A tal proposito hanno infatti presentato alla Camera dei Rappresentanti degli Stati Uniti una risoluzione per realizzare un audit sui mastodontici fondi che il Congresso ha assegnato all’Ucraina. 
La repubblicana Marjorie Taylor Greene aveva affermato: “Dobbiamo controllare ogni dollaro dei contribuenti statunitensi inviato in Ucraina. Gli americani meritano di sapere perché l’ amministrazione Biden e il Congresso sono così interessati a finanziare la sicurezza dei confini dell’Ucraina e non quella del loro Paese”, per poi aggiungere che “il popolo statunitense merita di sapere dove vanno i soldi delle loro tasse guadagnate duramente per una nazione straniera che non è membro della NATO”. 
Sulla stessa lunghezza d’onda anche il senatore del Kentucky Rand Paul, il quale ritiene che gli Stati Uniti non dovrebbero spendere miliardi per l’assistenza militare all’Ucraina. In un articolo apparso su The Federalist, il senatore ha osservato che l’economia USA non è nelle migliori condizioni e l’assistenza militare e finanziaria al regime di Kiev colpirà ancora più duramente i contribuenti. 
La Redazione de l’AntiDiplomatico, qui, con le immagini dei grafici.Fine modulo

Ma non facciamoci prendere dal complesso di inferiorità: ci siamo anche noi!

Armi italiane in Ucraina. Il “segreto di stato” aggirato dall’annuncio dell’ambasciatore francese a Kiev

Il governo italiano ha posto il segreto di stato sulle nuove armi che verranno inviate in Ucraina. Per fortuna l’ambasciatore francese a Kiev Etienne de Ponsin non è tenuto a rispettare il segreto di stato italiano e ha dichiarato ieri che uno dei due sistemi antiaerei SAMP-T in arrivo in Ucraina sarà inviato dall’Italia.
Il sistema antiaereo SAMP-T è un sofisticatissimo sistema missilistico dal costo (cadauno) di circa 800 milioni di euro (circa 3 ospedali, di primissimo livello) prodotto dalla francese MBDA e dall’italiana Thales Leonardo. Anche gli USA si apprestano ad inviare due sistemi Patriot per dire.
Io spero che qualcuno non abbia la pretesa che se inviamo per esempio armi nucleari all’Ucraina la Russia non ci consideri “non belligeranti” tanto a spararle sarebbero gli ucraini. No, perchè tra i nostri politici “sacchettisti” (riempitori di banconote in sacchette) ci sarebbe qualcuno in grado di sostenerlo.
Del resto, sempre più soldati appartenenti ai Paesi NATO stanno combattendo contro i russi in Ucraina. Si tratti di mercenari o di truppe regolari poco importa. L’Occidente è direttamente coinvolto nel conflitto che, ogni giorno, appare sempre più indirizzato verso l’internazionalizzazione. Il metodo per assuefare l’opinione pubblica europea all’inevitabilità e alla normalità dell’innesco di un conflitto mondiale NATO-Russia è, come al solito, quello della rana bollita.
L’asticella dell’escalation viene alzata gradualmente, poco alla volta, per fare in modo che non ci si accorga di stare irrimediabilmente scivolando nel baratro senza possibilità di ritorno. Spero di sbagliarmi ma l’impressione è che solo un miracolo possa riportare indietro le lancette della Storia. L’obiettivo della NATO è quello di smembrare la Federazione Russa in vari protettorati etnici da porre sotto controllo occidentale. I media europei e americani parlano apertamente di un futuro smembramento della Russia e sono già state pubblicate delle bozze di carte geografiche con la Russia divisa in 6-7 tronconi. La NATO non rinuncerà a questo piano, che coltiva da molti decenni e che, nel 1991, con lo smembramento dell’URSS, è riuscita in parte a realizzare. Il 1991 è stato il primo tempo, il 2022 il secondo. Naturalmente, la NATO ha fatto i conti senza l’oste. Vedremo come andrà a finire…
Giuseppe Masala, qui.

Gli effetti? Eccoli.

Donbass. La lista completa di tutti i massacri con armi NATO sui civili

La NATO ha dato il via libera alla distruzione mirata degli obiettivi civili e degli abitanti delle Repubbliche mediante le sue armi ad alta precisione

Il primo utilizzo dell’Himars MLRS sul territorio del Donbass è stato documentato il 28 giugno nell’insediamento di Pereval’sk (LNR).
Da quel giorno fino al 10 dicembre 2022 (5 mesi), sono stati effettuati un totale di 185 attacchi missilistici dall’Himars MLRS esclusivamente su obiettivi civili:

  • 34 attacchi mirati a obiettivi d’infrastrutture sociali, industriali e civili sul territorio della DNR
  • 151 attacchi mirati a obiettivi d’infrastrutture sociali, industriali e civili sul territorio della LNR:

 L’M-142 “Himars” (High Mobility Artillery Rocket System) è un avanzato sistema di lanciarazzi, dotato di un modulo con sei missili di precisione GMLRS, basato su un camion FMTV da cinque tonnellate dell’esercito americano.
Per l’“Himars” sono stati creati più di 20 tipi di munizioni, il cui raggio di tiro, a seconda del tipo, può variare da 30-80 chilometri in modalità MLRS (Multiple Launch Rocket System ndr.), fino a 300 o più chilometri (missile ATACMS), come tattica operativa di un sistema missilistico (Army Tactical Missile System ndr.).
L’“Himars” appartiene alla classe delle armi ad alta precisione, i missili hanno un sistema di guida inerziale e sono in grado di raggiungere qualsiasi bersaglio alle coordinate trasmesse dal raggruppamento satellitare statunitense.
Secondo i dati dell’intelligence, indirettamente confermati da fughe di notizie nel segmento pubblico ucraino, sul territorio ucraino è presente personale militare straniero, apparentemente per assistenza tecnica. Questi specialisti coordinano l’implementazione delle informazioni di intelligence ricevute dai satelliti e caricano precise coordinate nel software MLRS, oltre a monitorare l’efficacia dell’installazione.
Da fonti accessibili è noto che gli Stati Uniti forniscono all’Ucraina solo: missili unitari HIMARS M30 GMLRS e la sua modifica M30A1, nonché M31 GMLRS.
Il presidente degli Stati Uniti nelle sue dichiarazioni pubbliche sostiene che gli americani presumibilmente non forniranno alle Forze Armate ucraine missili a lungo raggio in grado di raggiungere il territorio della Federazione Russa (per gli Stati Uniti s’intende il territorio prima dell’annessione delle regioni DNR/LNR, Zaporozhye e Kherson) al fine di evitare il coinvolgimento diretto della NATO in un conflitto militare.
Il divieto degli americani all’uso degli “Himars” MLRS in Russia è stato confermato anche dal ministro della Difesa ucraino Reznikov in un’intervista al servizio ucraino della BBC. Funzionari americani affermano che le autorità ucraine hanno dato garanzie che questi sistemi non saranno usati contro il territorio russo.
Il 1° giugno 2022, il presidente degli Stati Uniti ha annunciato la fornitura di un pacchetto di aiuti militari da 700 milioni di dollari all’Ucraina. Era in questo pacchetto che, in particolare, erano inclusi i primi sistemi di razzi a lancio multiplo “Himars”.
Secondo informazioni provenienti da fonti accessibili, al momento sono state consegnate all’Ucraina 20 di queste installazioni.

Chi gestisce il funzionamento dell’Himars MLRS?

Quindi, abbiamo già capito che si tratta di armi NATO ad alta tecnologia che richiedono un addestramento tecnico speciale da parte dei loro operatori. È logico supporre che, come minimo, almeno nella fase iniziale, i militari delle formazioni armate ucraine non possedessero un tale addestramento.
Secondo dati attendibili, gli equipaggi delle installazioni arrivate ????in Ucraina in estate erano composti da militari della NATO in congedo. È inoltre noto che la guida sull’obiettivo, che fornisce un attacco estremamente preciso, viene effettuata utilizzando i satelliti militari statunitensi.
Allo stesso tempo, il gruppo di hacker ucraini “Beregini” ha pubblicato informazioni secondo cui dal 10 ottobre al 23 ottobre, 90 militari delle Forze Armate ucraine sono stati addestrati all’uso in combattimento, al funzionamento e alla riparazione degli “Himars” MLRS nei campi di addestramento della Bundeswehr in Germania.

Cosa si sa della tattica dell’uso degli “Himars” nella zona dell’Operazione Speciale Militare?

Analizzando i fatti sull’uso degli “Himars” MLRS nel territorio del Donbass, si possono fare alcune osservazioni.
Spesso il lavoro  di collocazione è coperto da delle scariche di sistemi più semplici (artiglieria o MLRS di stile sovietico), il cui compito è distrarre ed esaurire la difesa aerea con bersagli “collaterali” al momento del lancio degli “Himars”.
Ad esempio, questo è stato il caso del primo bombardamento sull’edificio dell’Amministrazione del Capo della DNR quando all’inizio il nemico ha sparato due serie di sistemi di artiglieria da 155 mm contro questa posizione e, pochi minuti dopo, i missili “Himars”.
Secondo gli specialisti della difesa aerea, dopo ogni lancio l’installazione viene operativamente spostata in un riparo e il lancio successivo viene effettuato da una posizione diversa.
Di norma, il movimento e il funzionamento degli impianti avviene di notte.
Pertanto, il territorio della Repubblica Popolare di Donetsk è stato attaccato 21 volte di notte, 13 volte di giorno, il territorio della Repubblica Popolare di Lugansk è stato attaccato 81 volte di notte, 70 volte di giorno.
Vi sono tutte le ragioni per ritenere che tali tattiche vengano utilizzate esclusivamente per ridurre al minimo i rischi di distruzione dell’installazione e non per scopi “umanitari”. A riprova di ciò, di seguito presentiamo un impressionante elenco dei fatti documentati, più eclatanti, delle tragiche conseguenze dell’uso degli “Himars” MLRS su infrastrutture sociali, civili, industriali e su infrastrutture critiche.
E nonostante l’Ucraina affermi che tutti i missili “Himars” raggiungono il loro obiettivo distruggendo solo depositi militari, punti di direzione e di ammassamento di uomini ed equipaggiamento dell’esercito russo nel Donbass – la verità è tutt’altra.
Sì, certo, tra gli obiettivi degli “Himars” MLRS ce ne sono di abbastanza selettivi: strutture militari e oggetti convenzionalmente “a doppio uso”: depositi di carburante, strutture del sistema di alimentazione energetica, strutture ferroviarie.
È il momento di ricordare che ad iniziare la guerra contro le infrastrutture critiche, per l’appunto, è stata l’Ucraina. Più precisamente ha continuato. Sono le formazioni armate dell’Ucraina che molto prima dell’inizio dell’operazione di liberazione speciale, precisamente dall’aprile 2014, distruggono intenzionalmente e metodicamente le infrastrutture dell’indomito Donbass con un unico obiettivo: terrore, intimidazione, attuazione di condizioni di vita insopportabili per i civili del Donbass. Per l’ottavo anno, gli abitanti del martoriato Donbass sopravvivono per migliaia di ore senza acqua, gas, riscaldamento e luce.
Considerando l’elevata precisione del sistema “Himars”, l’elenco seguente indica l’uso mirato e indiscriminato di armi, che l’Ucraina dichiara come impiegate per scopi militari.
Ecco l’elenco dei fatti, documentati dagli uffici di rappresentanza della DNR e LNR nel JCCC (Centro Congiunto per il Controllo e il Coordinamento sul cessate il fuoco e la stabilizzazione della linea di demarcazione ndr.) con le tragiche conseguenze dell’uso degli “Himars” MLRS su infrastrutture produttive, sociali, civili e su infrastrutture critiche: 

28 giugno, centro abitato di Pereval’sk (LNR), a seguito del bombardamento non sono state registrate vittime o danni;
4 luglio, centro abitato di Snezhnoe (DNR), sono stati registrati danni all’impresa statale “Snezhnyanskkhimmash”, alla scuola materna n. 6 e n. 2, e ad edifici abitativi;
9 luglio, centro abitato di Alchevsk (LNR), sono stati danneggiati 6 edifici abitativi, l’impresa per lavori di costruzione e d’installazione “Kommunarskstroj”;
10 luglio, centro abitato di Stepano-Krynka (DNR), durante il bombardamento di un centro di volontariato, 7 civili sono stati uccisi e 39 feriti;
12 luglio, centro abitato di  Stakhanov (LNR), a seguito del bombardamento 2 civili sono morti e 2 civili sono rimasti feriti; i vetri di 11 edifici abitativi a più piani, l’asilo “Skazka” e la scuola di specializzazione n. 10 di Stakhanov sono stati danneggiati;
17 luglio, centro abitato di  Alchevsk (LNR), 2 civili sono stati uccisi, 6 edifici abitativi a più piani, un deposito di autobus e filobus e il sanatorio-profilattico “Druzhba” sono stati danneggiati;
24 luglio, centro abitato di  Krasnij Luch (LNR), a seguito dei bombardamenti, l’amministratore dell’hotel “Krasnij Luch” è rimasto ferito, lo stesso hotel “Krasnij Luch” è stato distrutto; 7 edifici abitativi, una farmacia, 4 strutture di vendita al dettaglio, un mercato cittadino, e delle linee elettriche sono state danneggiate;
29 luglio, centro abitato di  Elenovka (DNR), bombardamento su una colonia penale nel villaggio di Elenovska, dove erano detenuti i prigionieri di guerra del battaglione nazionalista “AZOV”, risultato: 47 morti e 74 feriti;
23 agosto, Donetsk (DNR) è stato distrutto un edificio amministrativo;
23 agosto, centro abitato di  Gorskoe (LNR), 4 edifici abitativi, l’edificio del Ministero delle Situazioni di Emergenza e la Casa della Cultura cittadina sono stati distrutti; 28 edifici abitativi, la sottostazione elettrica “Gorskaya” e una farmacia sono rimasti danneggiati;
25 agosto, Donetsk (DNR), è stato registrato un danno al terminal doganale “Donetsk”;
12 settembre, centro abitato di  Dokuchaevsk (DNR), sono stati registrati danni critici alla filiale n. 3 dello Stabilimento “Dokuchaevskij Flux-Dolomite” e alla società “DMZ”;
13 settembre, centro abitato di  Lisichansk (LNR), 2 civili sono stati uccisi e uno è rimasto ferito; 6 edifici abitativi multi-appartamento, una centrale termica e una struttura commerciale sono stati danneggiati;
16 settembre, centro abitato di  Nizhnyaya Duvanka (LNR), la Casa della Cultura e un granaio sono stati distrutti; 5 edifici abitativi, la scuola materna “Zvonochek”, una scuola secondaria, i vigili del fuoco, una farmacia sono rimasti danneggiati;
21 settembre, centro abitato di  Novoajdar (LNR), un civile è stato ucciso e uno è rimasto ferito. Un edificio abitativo, un edificio scolastico, il convitto del College “Novoajdar agro”, un granaio, un magazzino per fertilizzanti e macchine agricole, 8 unità di macchinari agricoli, 2 auto e un camion sono stati distrutti; 4 edifici abitativi sono rimasti danneggiati;
27 settembre, centro abitato di  Bryanka (LNR), 4 civili sono stati uccisi e due sono rimasti feriti, la sezione Bryankovskij dell’impresa statale “Luganskgaz” è stata distrutta; 12 edifici abitativi multi-appartamento, il “Bryankovskij Electromechanical College”, la scuola d’arte per bambini n. 1 e un negozio di alimentari sono rimasti danneggiati;
3 ottobre, Donetsk (DNR), è stato registrato un colpo diretto sul tetto del complesso commerciale “Continent”; la vetrata della sala dell’impresa municipale di controllo del traffico “Donelektroavtotrans”, la farmacia centrale “Ol’viya”, un edificio abitativo multi-appartamento sono rimasti danneggiati;
4 ottobre, centro abitato di  Dokuchaevsk (DNR), sono stati registrati danni alla filiale n. 3 del “DFDK”, a una serie di strutture sociali, e ad edifici abitativi privati ??e multi-appartamento;
16 ottobre, Donetsk (DNR), a seguito dei bombardamenti, 5 civili sono rimasti feriti; un edificio amministrativo, oltre a una serie di negozi e a 4 edifici abitativi multi-appartamento sono rimasti danneggiati;
19 ottobre, centro abitato di  Makeevka (DNR), a seguito dei bombardamenti, sono stati registrati danni ad un edificio privato;
28 ottobre, centro abitato di Pervomaisk (LNR), una ragazza è stata uccisa, un edificio abitativo è stato completamente distrutto, altri 8 edifici abitativi e 3 auto sono rimasti danneggiati;
3 novembre, centro abitato di Gorlovka (DNR), a seguito di un bombardamento sono stati registrati gravi danni agli edifici dell’impresa operativa unitaria statale DNR “Stirol”, una delle principali imprese chimiche della Repubblica impegnata nella produzione di fertilizzanti minerali e di prodotti in polimero;
4 novembre, centro abitato di  Makeevka (DNR), a seguito dei bombardamenti una donna nata nel 1954 è stata uccisa, un uomo nato nel 1954 è rimasto gravemente ferito. Sono stati registrati danni a 4 edifici abitativi;
5 novembre, Donetsk (DNR), sono stati registrati danni multipli ad edifici abitativi e ad infrastrutture civili;
6 novembre, centro abitato di  Stakhanov (LNR), un civile è stato ucciso, 2 edifici abitativi sono stati distrutti e 16 sono rimasti danneggiati, così come la scuola di Stakhanov n. 3, la piscina “Delfin”, una linea elettrica, un gasdotto e un sistema di approvvigionamento idrico sono stati danneggiati;
7 novembre, Donetsk (DNR), è stato registrato un colpo diretto su un edificio amministrativo seguito da un incendio, la vetrata del Hotel “Central” e 2 edifici abitativi sono rimasti danneggiati;
10 novembre, centro abitato di Gorlovka (DNR), a seguito di un bombardamento è stata registrata la distruzione dell’edificio amministrativo della KP “Società di gestione di Gorlovka” e il danneggiamento di un edificio abitativo multi-appartamento;
11 novembre, centro abitato di  Krinichnaya (LNR), 2 dipendenti della miniera “Krinichanskaya” sono stati uccisi, altri 4 civili sono rimasti feriti; le strutture della miniera sono state danneggiate;
11 novembre, centro abitato di  Rozovka (DNR), a seguito di colpi diretti, sono stati registrati gravi danni alla “Scuola secondaria dei minatori del villaggio di Rozovka” e all’editore “Unione culturale-ricreativa”;
11 novembre, centro abitato di  Dokuchaevsk (DNR), sono stati registrati colpi diretti sugli stabilimenti produttivi della filiale n. 3 dello stabilimento “Dokuchaevskij Flux-Dolomite”;
12 novembre, centro abitato di  Stakhanov (LNR), 3 dipendenti di una pasticceria sono rimasti feriti, un ristorante, un club sono stati distrutti e 8 edifici abitativi, un negozio di alimentari e una pasticceria sono stati danneggiati;
12 novembre, centro abitato di  Gorlovka (DNR), a seguito di un bombardamento è stato registrato un colpo diretto al Palazzo della Cultura “Shakhter”, sono stati danneggiati i vetri del “Gorlovka Motor Transport College”, 4 edifici abitativi multi-appartamento e un negozio di alimentari;
16 novembre, centro abitato di  Yasinovataya (DNR), a seguito di un bombardamento sono stati registrati danni alla facciata e alla vetrata del Palazzo della Cultura “Mashinostroitelej”;
16 novembre, centro abitato di  Zimogor’e (LNR), un civile è stato ucciso e 2 sono rimasti feriti. Un edificio abitativo a più piani, i locali industriali del punto di ricezione del grano di Zimogoryevsk, una scuola secondaria intitolata all’Eroe dell’Unione Sovietica I.S. Mal’ko, la scuola materna “Ivushka”, la stazione ferroviaria, e le linee elettriche sono state danneggiate.
17 novembre, centro abitato di  Stakhanov (LNR), 2 civili nati rispettivamente nel 1950 e nel 1951 sono stati uccisi e 3 sono rimasti feriti; un edificio abitativo multi-appartamento è stato distrutto;
18 novembre, centro abitato di  Bryanka (LNR), una donna nata nel 1949 è rimasta ferita; un edificio abitativo multi-appartamento è stato distrutto e 2 danneggiati. Un edificio residenziale e 7 costruzioni annesse sono stati danneggiati, danneggiati anche l’edificio dell’organizzazione pubblica DOSAAF, un gasdotto e una linea elettrica;
20 novembre, centro abitato di  Kremennaya (LNR), 2 edifici abitativi, 4 annessi, 2 negozi e una linea elettrica sono stati danneggiati;
21 novembre, centro abitato di  Alchevsk (LNR), 2 civili sono stati uccisi e uno è rimasto ferito, 2 edifici abitativi sono stati distrutti e 5 sono stati danneggiati;
24 novembre, centro abitato di  Stakhanov (LNR), sono stati distrutti un edificio residenziale, uno studio d’arte per bambini e in parte l’edificio di una società di trasmissione radiofonica, radiocomunicazione e televisione; sono stati danneggiati un edificio residenziale, il cinema “Mir”, un centro culturale e una torretta televisiva e radiofonica;
4 dicembre, centro abitato di Alchevsk (LNR), l’Istituto industriale “DonGTI” (Istituto Tecnico Statale del Donbass ndr.) e il rispettivo convitto sono stati danneggiati;
5 dicembre, centro abitato di Alchevsk (LNR), 7 persone sono state uccise, 27 ferite; il padiglione didattico, il convitto e la biblioteca dell’Istituto Tecnico Statale del Donbass, il ristorante “Krugozor” e 5 edifici abitativi sono rimasti danneggiati;
6 dicembre, centro abitato di Starobel’sk (LNR), 3 dipendenti dell’impresa municipale “Starobelskij Elevator” sono rimasti feriti; magazzini e un impianto di pesatura sono stati danneggiati;
8 dicembre, centro abitato di Pervomajsk (LNR), un edificio abitativo multi-appartamento e due distributori di benzina sono stati danneggiati;
10 dicembre, centro abitato di Svatovo (LNR), danneggiato un collegio scolastico.

Invece di una sintesi, ricordiamo che in una riunione del Consiglio permanente dell’OSCE, la Russia ha già dichiarato che è l’Alleanza e, in particolare, gli Stati Uniti, ad avere la personale responsabilità delle vittime civili, della popolazione e della distruzione delle infrastrutture sociali e civili.
Buyakevich (vice rappresentante permanente della Russia presso l’OSCE ndr.): “Dall’inizio dell’Operazione Militare Speciale, i militari americani sono stati attivamente coinvolti nella pianificazione e nella effettiva gestione delle ostilità. I rappresentanti ucraini hanno riconosciuto che non un solo colpo, ad esempio, dall’Himars MLRS avviene senza il consenso degli americani. Di recente, questo, infatti, è stato ufficialmente riconosciuto dal Pentagono, a conferma che in Ucraina si trovano truppe americane.
È abbastanza ovvio che i curatori occidentali, che sponsorizzano l’Ucraina per il nono anno e, di fatto, la governano, sono pronti a combattere la Russia esclusivamente sul suolo straniero e fino all’ultimo ucraino, utilizzando i mezzi più sporchi e senza regole, violando tutte le norme del diritto umanitario internazionale, le convenzioni internazionali, che regolano le questioni relative alla condotta della guerra e alla protezione della popolazione civile in tempo di guerra.

Fonte: Centro Congiunto per il Controllo e il Coordinamento sul cessate il fuoco e la stabilizzazione della linea di demarcazione 

Traduzione di Eliseo Bertolasi, qui.

E in attesa che il sole torni a splendere sul nostro fosco futuro

barbara

LA BATTUTA MIGLIORE

Io leggo che è Zelensky che bombarda gli ucraini, insomma vedono il mondo alla rovescia…

Che potrebbe anche essere un’opinione se noi lo scrivessimo o raccontassimo. Ma il fatto è che noi lo documentiamo, mostriamo i bombardamenti sugli edifici civili, mostriamo le vittime dei bombardamenti che testimoniano che a bombardarli è l’esercito ucraino – quello per armare il quale affinché possa difendersi dal potentissimo esercito russo noi ci stiamo togliendo il pane di bocca (quelli ci stanno togliendo il pane di bocca, per la precisione). Cioè secondo loro questa gente sta venendo bombardata dai russi ma preferisce scagionare i carnefici e accusare i loro innocenti fratelli ucraini. Interessante, no? In realtà no, non è così perché loro, semplicemente, questa roba non la guardano, si rifiutano di guardarla perché sanno che è tutta propaganda russa piena di falsità, esattamente come sanno che i russi stuprano i bambini, e dopo che la gentile signora che ha dato questa “notizia” ha confessato di averla inventata, continuano a saperlo lo stesso, e a parlarne come di un dato di fatto, esattamente come il massacro di Bucha perpetrato dai russi, come il teatro di Mariupol bombardato dai russi e tutto il resto. Dice un saggio proverbio tedesco Es ist noch kein Meister vom Himmel gefallen: nessun maestro è ancora caduto dal cielo, ma qui siamo pieni di saggi ancora più saggi che sono proprio piovuti giù dal cielo già imparati e sanno tutto. Per esempio che questi sono attori pagati che fanno finta di essere civili del Donbass che vengono bombardato dall’esercito ucraino.

Poi c’è chi, a coloro che fanno un tifo sfegatato per i poveri ucraini martoriati dal Male assoluto e chiede empatia per loro, suggerisce di mostrare personalmente il proprio amore andando direttamente lì a combattere, ma i famosi saggi hanno ovviamente la risposta giusta a portata di penna:

– Ma come nasce l’empatia, etica e solidale e morale, proprio nel 2022 e non prima? E, soprattutto, perché non si va li con l’esercito invece di stare qui sul divano?
– se si andasse lì con l’esercito le grida dei pacifisti toccherebbero il cielo.

Capito? Cioè, io no, per la verità. Cioè, non ho capito se non mandiamo l’esercito per non addolorare i poveri pacifisti o perché i loro strilli ci fanno paura. Boh.
E ora guardatevi un altro po’ di attori.

E c’è chi ha la soluzione chiavi in mano per concludere la faccenda nel migliore dei modi, e soprattutto il più giusto.

Armi pesanti a iosa, sanzioni pesantissime, espulsione di ogni russo (sei mesi per fare le vagile) chiusura delle ambasciate divieto di assistenza sanotaria per i russi perdita dello della capacità giuridica per i russi.
Grande Boris Johnson. I tennisti russi sono stati esclusi da Wimbledon. Dovrebbero prendere esempio da lui tutte le federazioni sportive mondiali.
I Russi gareggiassero solo a casa loro davanti a Putin. Grandissimo. Ormai è una guerra santa contro l’impero del male, il bolsvesmo lo sciovinismo russo. I russi hanno bisogno di testate nucleare sul cranio. Sia gloria a Volodymyr Zelens’kyj, il martire della libertà. I russi devono pagare e non si deve avere pietà, il male deve essere estirpato ad ogni costo e senza patemi d’animo.

L’importante è avere le idee chiare su cosa fare, e vedrete che andrà tutto bene – ops, scusate, mi è scappata.
E a proposito di Putin, che ha un tumore al cervello, ha un tumore del sangue, ha un tumore al pancreas, ha il Parkinson, gli restano tre anni di vita, no sei mesi di vita, no due settimane di vita… Beh, l’ultima genialata è che vuole fare abortire l’amante che ha messo incinta per la quinta volta (le altre quattro sono documentate, visto che ha quattro figli): mica male per un moribondo, eh?
E ora ancora un po’ di attori.

Belli anche gli effetti speciali delle esplosioni e delle case in fiamme, vero?
E il nostro governo continua a dargli armi e ancora armi, a spese nostre. Come sarebbe bello se di fronte a questi “padri” avessimo una mamma così:

Nel frattempo l’Ucraina ha chiesto a Israele un prestito di mezzo miliardo di dollari con l’argomentazione che anche Giappone Germania e Canada hanno già dato un sacco di soldi (prestito ovviamente restituibile se l’Ucraina vince la guerra, e dopo avere ricostruito – sempre con soldi usciti dalle nostre tasche, beninteso – tutto ciò che la guerra ha distrutto).
E per concludere vi regalo un bel serpente. Russo, naturalmente.

barbara

QUELLE ORRENDE STRAGI IN AMERICA

per colpa del libero commercio delle armi.

La California: al primo posto nel porre limiti alle armi, sempre al primo posto nelle sparatorie di massa – Breitbart News

Un rapporto dell’FBI sugli “incidenti con le sparatorie” nel 2021 mostra che la California è lo Stato al primo posto per tali incidenti, 6 in totale

La California è al primo posto per quanto riguarda le restrizioni sulle armi, come ha osservato Everytown for Gun Safety, un’organizzazione affiliata a Mike Bloomberg.
Secondo l’FBI, nel 2021 si sono verificate 61 sparatorie con “tiratori attivi” in tutti gli Stati Uniti (un aumento di oltre il 50% rispetto all’anno precedente) e 12 di esse rispondevano alla definizione di “omicidi di massa“.
L’FBI definisce un “tiratore attivo” come uno o più individui attivamente impegnati ad uccidere o a tentare di uccidere persone in un’area popolata. La definizione implica l’uso di un’arma da fuoco da parte del tiratore. L’aspetto “attivo” della definizione implica intrinsecamente la natura continua di un incidente, e quindi la possibilità che la risposta influisca sull’esito, mentre un “omicidio di massa” viene definito come tre o più uccisioni in un singolo incidente.
La California ha guidato la classifica della nazione con 6 sparatorie di massa su 12. Sin dal 1982, la California ha registrato il maggior numero di sparatorie di massa, 20, rispetto al secondo posto della lista, la Florida, con 12.
La California però dispone di controlli universali sui precedenti, di un divieto sulle c.d. “armi d’assalto”, di un divieto sui caricatori ad alta capacità di proiettili, di un periodo di attesa di 10 giorni per l’acquisto di armi, di una una legge c.d. “Red Flag” che prevede il sequestro temporaneo delle armi da fuoco di una persona che si ritiene possa rappresentare un pericolo per gli altri o per se stessa, di requisiti per la registrazione delle armi, di un requisito di “giusta causa” per il rilascio di un permesso per il porto d’armi, di un divieto di portare un’arma in un campus universitario anche per autodifesa, di un divieto per gli insegnanti di introdurre armi da fuco nei campus per la difesa propria personale e della classe, di un requisito di controllo sui precedenti anche per l’acquisto delle munizioni e di un limite al numero di armi che un cittadino rispettoso della legge possa acquistare mensilmente, tra gli altri controlli. Inoltre, l’acquisto di munizioni è consentito solo se effettuato tramite un fornitore approvato dallo Stato.
Per confronto, in Wyoming, che dispone di un “Constitutional Carry” che consente di portare liberamente con sé le proprie armi, non c’è alcuna violenza con le armi da fuoco.

BreitbartNews.com, qui.

Sarebbe quindi ora di smetterla di scambiare leggende e utopie con la realtà: non fa bene a nessuno.
Aggiungo questo articolo di Giulio Meotti, che condivido totalmente.

Contro il male c’è solo un uomo buono con un fucile

L’unica notizia positiva nella strage di Uvalde è un padre di famiglia che si stava tagliando i capelli e quando ha saputo dell’attacco ha preso l’arma del barbiere ed è corso a salvare i bambini

Jacob Albarado al centro in camicia e con il fucile davanti alla scuola di Uvalde

“Uvalde è uno dei più grandi scandali delle forze dell’ordine nella storia degli Stati Uniti”. Così la veterana del giornalismo americano Peggy Noonan sul Wall Street Journal racconta quanto è successo nella scuola elementare in Texas teatro dell’ultima strage. “I bambini, alcuni già uccisi, altri no, erano rimasti intrappolati nelle aule e 19 poliziotti si erano radunati appena fuori. L’attacco è durato così a lungo, hanno detto i testimoni, che l’uomo armato ha avuto il tempo di schernire le vittime prima di ucciderle. Gli studenti chiamavano i servizi di emergenza e chiedevano aiuto. Gli agenti non si sono mossi per un’ora. Un popolo che ama parlare all’infinito di sensibilità, ma non è abbastanza sensibile da salvare i bambini dall’altra parte della porta. Mio Dio, non ho mai visto un paese così bisognoso di un eroe”.
Gli attacchi politici e ideologici alla polizia in questi due anni (“razzismo sistemico”, “uso brutale della forza” etc..) dal caso George Floyd l’hanno forse paralizzata? Una domanda che molti si stanno facendo.
Alla scuola di Uvalde, in Texas, la polizia era paralizzata mentre l’assassino Salvador Ramos era dentro la scuola. L’unica notizia positiva quella mattina è arrivata da un agente della polizia di frontiera in pensione, Jacob Albarado, che in quel momento si trovava dal barbiere. “C’è un tiratore attivo. Aiuto. Ti amo”, gli ha scritto la moglie insegnante dentro la scuola. “Ho chiesto al mio barbiere se avesse un’arma”, ha raccontato Jacob alla CBS News. “Mi sono comportato come un marito e un padre”. Sua moglie gli ha fatto sapere che era uscita, ma la loro figlia era ancora rinchiusa nel bagno. “Non sapevo quale bagno”, ha detto Albarado. “Dobbiamo portare i bambini fuori di qui”, ha detto Albarado agli agenti appena accorso sul posto. “Questo è il nostro momento”.
“La sola cosa necessaria per il trionfo del male è che le brave persone non facciano niente”, disse già Edmund Burke, che a differenza di Jean-Jacques Rousseau non pensava affatto che fossimo tutti buoni e che la società ci corrompe.
“La migliore difesa contro un assassino con una pistola è un difensore con una pistola”, ha scritto il Wall Street Journal, raccontando come anche nella strage alla sinagoga di Poway, in California, fu uno dei “buoni” armato a fermare lo stragista. “Una scena terrificante si è svolta in un Walmart a Springfield” racconta ancora la National Review. “Un uomo con un fucile tattico, una pistola e più di 100 cartucce è entrato. La polizia si è precipitata, ma quando sono arrivati ​​la crisi era finita. Un ex pompiere aveva estratto la sua arma e teneva l’uomo sotto tiro. Un bravo ragazzo con una pistola ha evitato una potenziale crisi”.
Lo stesso avvenne la mattina dell’11 settembre 2001, quando tutto il sistema americano collassò e le sole buone notizie arrivarono dal volo 93. Todd Beamer era un venditore di software per la Oracle con una casetta a Cranbury, nel New Jersey. L’11 settembre uscì alle cinque del mattino diretto all’aeroporto di Newark, facendo piano per non svegliare i bambini e la moglie incinta del terzo figlio. Quando gli attentatori dirottarono il suo volo, Todd chiese all’operatrice telefonica di recitare il 23esimo salmo: “Se dovessi camminare in una valle oscura…”. Poi quella frase: Let’s roll, alla carica. Todd disse let’s roll, riappese il telefono e insieme ad altri altri si avventò sui kamikaze, impedendo che l’aereo fosse lanciato sulla Casa Bianca (si schiantarono in Pennsylvania). Todd sapeva che quel giorno non ci sarebbe stato happy end. Ma nel loro sacrificio, lui e gli altri passeggeri diedero all’America un messaggio di speranza.
Akash Bashir è il primo “Servo di Dio” nella storia della Chiesa in Pakistan. Il giovane laico ha offerto la sua vita in sacrificio per salvare la vita di centinaia di cristiani all’interno della chiesa cattolica di San Giovanni nel distretto di Youhanabad a Lahore il 15 marzo 2015, bloccando un attentatore suicida e morendo con lui. Prestava servizio volontariamente nella sicurezza fuori dalla chiesa. Era in servizio al cancello della chiesa quando ha notato un uomo che cercava di entrare con una cintura esplosiva sul corpo. Akash abbracciò l’uomo, inchiodandolo a terra e tenendolo alla porta d’ingresso, vanificando il piano del terrorista di compiere un massacro di cristiani dentro la chiesa. L’attentatore suicida si è così fatto esplodere e Akash Bashir è morto con lui. Le sue ultime parole furono: “Sto per morire, ma non ti lascerò entrare”.
Sulle porte dei supermercati, dei teatri, dei cinema, dei grandi magazzini, delle scuole, delle sinagoghe e dei centri commerciali di Israele una guardia durante la Seconda Intifada fu l’ultima linea per proteggere i civili. Duecento persone che si trovavano in un supermercato a Gerusalemme devono la loro vita a Haim Smadar. Un ebreo tunisino emigrato in Israele quando aveva due anni. “Tu non entri, noi due moriremo qui”, disse Haim fermando una donna imbottita di esplosivo. Alla moglie Shoshana aveva detto: “Se un attentatore suicida volesse entrare nella mia scuola, io lo fermerei con il mio corpo”. Smadar faceva la guardia anche in una scuola. La moglie lo ricorda così: “Il suo nome era Haim ed è esattamente ciò che ha donato a così tante persone… la vita”.
Arnaud Beltrame è il tenente colonnello della gendarmeria francese che cercò di disarmare il terrorista islamico negli attacchi a Trebes e Carcassone, offrendosi come ostaggio al posto di una donna in un supermercato. Padre Jean-Baptiste, che lo conosceva, ricorda “l’importanza che Beltrame dava alla guerra spirituale che stava attraversando la Francia. La fede del jihadista gli ha ordinato di uccidere. La fede di Arnaud di salvare vite umane”. Racconta la moglie: “Ho trovato una frase scritta da lui, in cui dice che è pronto, che l’ora di Dio sarà la sua”. Beltrame ora riposa nel cimitero di Ferrals-les-Corbières, dove c’è sempre qualcuno che va a deporre fiori sotto una croce e una frase: “Chi osa vince”.
Lo scorso 27 ottobre in aula a Parigi, dove si svolgeva il processo ai terroristi che gli avevano ucciso la figlia Nathalie al teatro Bataclan di Parigi, Patrick Jardin ha detto: “C’è stato l’intervento di questo coraggioso poliziotto che a rischio della sua vita è entrato nel Bataclan e con le sole armi di servizio ha ucciso questa feccia di Samy Amimour. Colgo l’occasione per ringraziare questo poliziotto, questo eroe e condividere con lui tutta la mia ammirazione. A sei anni da questa tragedia ancora non riesco a capire come i soldati in servizio davanti al Bataclan abbiano potuto rimanere inerti alle grida di terrore e agli appelli disperati delle vittime”.
17 famiglie delle vittime hanno fatto causa allo stato francese perché otto soldati delle pattuglie antiterrorismo “Sentinelle” armati di fucili d’assalto e che si trovavano proprio fuori al Bataclan mentre all’interno si svolgeva la strage sono stati avvertiti dai superiori di non intervenire. Il fatto che questi soldati non siano intervenuti è già stato oggetto di molte discussioni, racconta Le Monde. Un brigadiere di polizia chiamato sul posto quella sera ha detto di aver chiesto ai soldati di entrare. Ma la questura ha risposto: “Negativo, non siamo in zona di guerra”. Il portavoce del governatore militare di Parigi, Guillaume Trohel, ha detto: “Quella sera la situazione era molto confusa. Prima di dare una missione a qualcuno, devi sapere cosa sta succedendo! Non puoi inviare un’unità alla cieca”. Il generale Le Ray ha invece detto: “Non è pensabile mettere in pericolo i soldati nell’ipotetica speranza di salvare altre persone. Non sono destinati a gettarsi nella bocca del lupo”.
Insomma, quella sera anche il sistema francese è collassato.
La rock band americana Eagles of Death Metal si esibiva sul palco del Bataclan quando i terroristi dell’Isis hanno sterminato 89 persone in un tiro al piccione. Per settimane, la Francia si è stretta attorno a questo gruppo di anarcoidi californiani di Palm Desert dalla barba folta, la voce arrochita dal fumo, i capelli a spazzola, i tatuaggi e la cultura da middle America, quella della frontiera, dove si gioca a testa o croce con l’esistenza. Poi, intervistato dalla tv francese iTélé, il frontman Jesse Hughes ha scioccato il pubblico di europei: “Non posso permettere che i cattivi l’abbiano vinta. La legge francese che limita le armi ha forse fermato la morte di una sola f…a persona al Bataclan? So che molte persone non saranno d’accordo con me, ma le armi possono rendere le persone uguali, o almeno così avrebbe potuto essere quella notte. Finché rimarrà anche solo una persona con una pistola, tutti dovrebbero averne una. Perché non ho mai visto morire una persona che aveva una pistola. Ho visto invece morire persone che forse avrebbero potuto vivere”. Hughes è tornato a scuotere la Francia con una intervista apparsa sul magazine Taki. “A una ragazza davanti a me hanno sparato e la testa le è esplosa”, racconta il musicista. “Avevo suoi pezzi di ossa e denti in faccia. Quando hanno sparato i primi proiettili, la gente mi ha guardato. Non avevano mai sentito un colpo di pistola in vita loro”.
In un mondo ideale nessuno dovrebbe andare in giro armato e soltanto lo stato dovrebbe gestire una crisi simile. Ma nel mondo reale, come a Uvalde, mentre venti poliziotti stavano con le mani in mano e la politica aveva fallito, un uomo buono con un’arma ha fatto la differenza. Dentro al Bataclan erano armati solo gli assassini dell’Isis e fuori l’esercito non intervenne.
La società occidentale ha bisogno di tanti Jacob Albarado, Arnaud Beltrame, Todd Beamer, Akash Bashir e Haim Smadar. Perché la civiltà è separata dall’abisso da una crosta molto sottile e ci sono uomini chiamati a proteggerla. Come in un detto del Talmud Babilonese: “Ci sono malvagi che da vivi sono come morti. Ci sono giusti che da morti sono sempre vivi”.
Giulio Meotti

Il Salmo 23, per chi non lo conoscesse, è questo

E non c’è niente da fare, quando le armi stanno da una parte sola, va sempre a finire male. Quando invece anche i buoni riescono ad averne un po’, qualcosa cambia di sicuro.

barbara

1939, PICCOLO PROMEMORIA STORICO

Stalin non aveva tardato a cogliere, anche se non pubblicamente conclamati, gli intendimenti delle potenze occidentali manifestati con la resa di Monaco a Hitler: spingere cioè il dittatore tedesco a realizzare i propri sogni espansionistici verso Oriente, in chiave antisovietica. Il momento di scelte decisive si stava rapidamente avvicinando. Egli decise pertanto di convocare per il marzo del 1939 il congresso del partito, che non si riuniva più dal gennaio del 1934. Tutti i suoi oppositori, veri o presunti, erano stati nel frattempo fisicamente soppressi a ogni livello. Il paese ancora una volta dopo le sanguinose purghe si trovava in uno stato di profonda debilitazione, con le nuove leve dirigenziali fedeli allo stalinismo ma impari ai compiti cui erano chiamate, in particolare tra le forze armate, i cui vertici erano stati letteralmente massacrati.
Era tempo di porre fine alla carneficina. Come suo costume, Stalin parlando ai congressisti, scaricò le proprie responsabilità sugli apparati: «Non si può dire che le epurazioni siano state condotte senza gravi errori. Purtroppo sono stati commessi più errori di quanto si potesse prevedere». E dalla tribuna vennero elencati in gran copia episodi di palesi ingiustizie e illegalità. Il messaggio che il dittatore intendeva inviare era chiaro: l’epoca del terrore di massa doveva considerarsi conclusa. Lo richiedeva in particolare la preoccupante situazione internazionale, per far fronte alla quale era necessario riportare un minimo di tranquillità e di ordine negli sconquassati apparati del potere sovietico. Fu difatti alla politica estera che Stalin dedicò la parte preponderante del suo intervento. Un evidente messaggio rivolto a tutti gli interlocutori. Germania, Italia e Giappone vennero da lui definiti «paesi aggressori» contro i quali però le potenze occidentali non sapevano che indietreggiare «facendo una concessione dopo l’altra». La condanna dello spirito di Monaco non poteva essere più esplicita anche perché ne veniva svelato il disegno recondito: quello di portare allo scontro Germania e Unione Sovietica di modo che «si indeboliscano e si logorino reciprocamente, e poi, quando saranno ufficialmente spossate, farsi avanti con forze fresche… e dettare ai belligeranti indeboliti le proprie condizioni. Con eleganza e a buon mercato». Fin dal marzo del 1939, dunque, Stalin metteva in guardia l’Occidente democratico: l’Urss non si sarebbe prestata a togliere le castagne dal fuoco per conto terzi, e ad assistere impotente alla propria distruzione. La fulminea occupazione di Praga da parte delle truppe tedesche, proprio in quei giorni, denotava del resto l’assoluta libertà d’azione del nazismo, che non esitava a farsi beffe degli stessi pur vantaggiosi accordi di Monaco.
Il definitivo scacco costrinse finalmente i governi di Parigi e di Londra a prendere atto del fallimento della politica di «appeasement» verso Hitler. Si apri un periodo confuso nel quale le democrazie occidentali attivarono canali diplomatici con Mosca ma senza un disegno organico. Si chiese a Stalin se fosse disposto a garantire le frontiere di Polonia e Romania, presumibili nuovi obiettivi del Führer, ma quando egli rispose, il 17 aprile 1939, proponendo un patto a tre, Urss, Francia e Inghilterra, che garantisse l’intangibilità di tutti i paesi che dal Baltico al Mar Nero si interponevano tra Germania e Russia, non ricevette alcuna risposta. La pregiudiziale anticomunista continuava a fare velo, del resto identica a quella di Polonia, degli Stati baltici e della Romania, anch’essi convinti che il pericolo principale risiedesse nel bolscevismo.
Il messaggio che Stalin aveva inviato alla tribuna del congresso del suo partito non veniva dunque recepito. Non ci si rendeva conto che senza precise garanzie di alleanza e di reciprocità, l`Urss non poteva impegnarsi da sola contro la sempre più possente e temibile forza militare tedesca. È bene tener presente questo inoppugnabile dato di fatto per comprendere gli avvenimenti successivi, tanto più oggi quando uno sconsiderato revisionismo tende ad addossare a Stalin la responsabilità primaria nello scoppio della seconda guerra mondiale.
Il 28 aprile 1939, Hitler, in uno dei suoi consueti sfoghi oratori, lanciava al mondo una nuova sfida rivendicando pretese territoriali nei confronti della Polonia. Il discorso produsse ulteriore e profonda preoccupazione al Cremlino: l’apertura della vertenza polacca preludeva a un confronto che avrebbe avuto come posta in palio un paese confinante con l’Unione Sovietica. Se si fosse risolto come già accaduto in Cecoslovacchia, il risultato sarebbe stato quello di vedere le armate naziste proiettate verso Leningrado, Mosca e Kiev. Stalin ritenne giunto il momento di avere le «mani libere»: insistere con gli occidentali per un’alleanza che continuava a non tradursi in realtà lo esponeva a un grave pericolo, quello di uno scontro diretto con Hitler, senza poter fruire di alcun appoggio internazionale. Il 3 maggio il Cremlino lanciava un segnale inequivocabile: il ministro degli Esteri Litvinov, fautore da anni di un’intesa, purtroppo mai realizzata, con le democrazie occidentali, veniva sostituito da Molotov, uno dei fedelissimi del dittatore, a riprova che le redini della politica estera erano tornate nelle mani di Stalin. La cecità di Londra e di Parigi permaneva intatta: quei governi si affannavano difatti a concedere patti di mutuo appoggio a singoli Stati, come Polonia e Romania, senza comprendere che in mancanza del sostegno militare sovietico sarebbero rimasti pezzi di carta, data la lontananza dall’apparato bellico di Francia e Inghilterra.
Nel mese di luglio mentre Hitler accentuava la pressione su Varsavia per ottenere il corridoio di Danzica, così da consentirgli la contiguità territoriale con la Prussia orientale, e i rumori di guerra si facevano sempre più concreti, Stalin, ancora esitante sulla linea da scegliere, avviò contemporanei contatti con la Germania e con le potenze occidentali. Con la prima accettando di intavolare trattative commerciali «senza condizioni «politiche» – e con le altre dichiarandosi disposto ad accogliere a Mosca una missione militare per un serio negoziato. Giorni febbrili in cui si giocavano i destini del mondo. Il Führer si era spinto troppo avanti nella questione polacca, indietro non poteva più tornare. Pur di vincere era disposto a tutto. L’11 agosto a un gruppo di collaboratori illustrerà senza infingimenti e con lucido cinismo le proprie intenzioni: «Tutti i miei sforzi sono diretti contro la Russia: se l’Occidente è tanto stupido e cieco da non capirlo, sarò costretto a mettermi d’accordo con i russi, colpire l’Occidente e poi, dopo la sua sconfitta, rivolgermi con tutte le mie forze contro l’Unione Sovietica. lo ho bisogno dell’Ucraina, così che non ci si potrà affamare nuovamente come durante l’ultima guerra».
A vincere le ultime esitazioni del Cremlino concorsero due fatti: l’aperto rifiuto opposto da numerosi e influenti circoli occidentali di «morire per Danzica», che confermava la pochissima voglia di battersi in difesa della Polonia, e l’irridente comportamento dei governi di Londra e Parigi a proposito della loro missione militare in procinto di partire per Mosca. Composta da personalità pressoché sconosciute e prive di qualsiasi vincolante mandato negoziale, essa decise di avviarsi servendosi di una nave, un viaggio che sarebbe durato ben 11 giorni col risultato di giungere nella capitale sovietica il 12 agosto, a giochi ormai quasi fatti. Hitler – secondo il suo nuovo progetto – premeva sui vertici del Cremlino affinché accettassero la proposta di un’alleanza che tenesse conto degli interessi sovietici nel caso di un’invasione tedesca della Polonia.
La guerra voluta dai nazisti bussava alle porte: non era più il tempo delle sofisticate manovre diplomatiche. Di fronte a un nuovo perentorio invito del Führer, quasi un ultimatum Stalin accondiscendeva a ricevere a Mosca il ministro degli Esteri nazista, Ribbentrop, latore di un piano segreto che prevedeva la spartizione della Polonia: due terzi alla Germania, un terzo all’Unione Sovietica. Il dittatore georgiano lo accettò, convinto di avere dalla sua quattro buone ragioni: 1°) un accordo con Hitler avrebbe impedito uno scontro diretto con la Germania, impossibile da sostenere a causa dell’impreparazione militare dell’Armata rossa; 2°) l’annessione della Polonia orientale consentiva di tenere l’esercito tedesco a distanza di sicurezza dai centri nevralgici del paese; 3°) il disegno delle potenze occidentali di servirsi di Hitler in chiave antibolscevica veniva temporaneamente stroncato; 4°) Se la guerra fosse scoppiata tra Germania e anglo-francesi, l’Unione Sovietica ne sarebbe rimasta fuori, in posizione d’attesa e pronta a sfruttarne le potenzialità «rivoluzionarie».

Gianni Rocca, Caro revisionista ti scrivo, Editori Riuniti (1998), pagg. 76-79

In una fonte che al momento non trovo ho letto di un’ammissione di Churchill di avere ricevuto da Stalin diverse “oneste proposte” e di averle regolarmente respinte. A questo punto, per salvare l’Unione Sovietica, non era rimasta altra carta da giocare che l’osceno patto col diavolo e lo smembramento della Polonia.

Morale della favola: se metti la Russia con le spalle al muro, poi sono cazzi acidi. E te li devi digerire tu.

83 anni più tardi… Lo leggerete domani.

(Nel frattempo aggiungo una piccola nota a margine: i veri profughi di guerra, come sempre, passano la frontiera e lì si fermano in attesa di poter rientrare il più presto possibile, non appena le acque si saranno calmate. Chi si sposta di 3000 chilometri tutto potrà essere, ma profugo di guerra proprio no)

Sempre nel frattempo, visto che il post è relativamente corto, facciamo anche un salto a casa nostra.

Giorgio Bianchi

Come è accaduto con Trieste al tempo della pandemia, è dal mondo del lavoro, quello vero, che arrivano sempre le risposte più incisive e concrete.
Massimo sostegno ai lavoratori di Pisa, veri costruttori di pace.
Non si spengono gli incendi con la benzina.
Dall’aeroporto di Pisa armi all’Ucraina mascherate da “aiuti umanitari”: i lavoratori rifiutano di caricare gli aerei. Sabato 19 manifestazione USB al Galilei
Alcuni lavoratori dell’aeroporto civile Galileo Galilei di Pisa ci hanno informato di un fatto gravissimo: dal Cargo Village sito presso l’Aeroporto civile partono voli “umanitari”, che dovrebbero essere riempiti di vettovaglie, viveri, medicinali e quant’altro utile per le popolazioni ucraine tormentate da settimane da bombardamenti e combattimenti. Ma non è così!
Quando si sono presentati sotto l’aereo, i lavoratori addetti al carico si sono trovati di fronte casse piene di armi di vario tipo, munizioni ed esplosivi.
Una amara e terribile sorpresa, che conferma il clima di guerra nel quale ci sta trascinando il governo Draghi.
Di fronte a questo fatto gravissimo, i lavoratori si sono rifiutati di caricare il cargo: questi aerei atterrano prima nelle basi USA/NATO in Polonia, poi i carichi sono inviati in Ucraina, dove infine sono bombardati dall’esercito russo, determinando la morte di altri lavoratori, impiegati nelle basi interessate agli attacchi.
Denunciamo con forza questa vera e propria falsificazione, che usa cinicamente la copertura “umanitaria” per continuare ad alimentare la guerra in Ucraina
Chiediamo:
1) alle strutture di controllo del traffico aereo dell’aeroporto civile di bloccare immediatamente questi voli di morte mascherati da aiuti “umanitari”;
2) ai lavoratori di continuare a rifiutarsi di caricare armi ed esplosivi che vanno ad alimentare una spirale di guerra, che potremo fermare solo con un immediato cessate il fuoco e il rilancio di dialoghi di pace;
3) alla cittadinanza di partecipare alla manifestazione di sabato 19 marzo di fronte all’aeroporto Galilei (ore 15) sulla parola d’ordine “Dalla Toscana ponti di pace, non voli di guerra!”.
Unione Sindacale di Base – Federazione di Pisa.

E come se non bastasse

E quando ci ritroveremo sopra la testa i caccia russi a bombardare – legittimamente – le nostre città, sappiamo ESATTAMENTE chi dovremo ringraziare.

E per concludere, il russo stavolta ve lo metto anche in divisa

barbara

ACCOLTELLARE È UN DIRITTO UMANO!

E se vi opponete siete degli infami razzisti fascisti colonialisti suprematisti bianchi pieni della vostra solita arroganza.

I Democratici gridano: “Lasciateli usare i coltelli”, perché le lotte con i coltelli tra adolescenti sono diritti umani

L’assurdità liberal raggiunge nuove vette sulla scia della sparatoria di Ma’khia Bryant.

Questo articolo è adattato dal commento di apertura di Tucker Carlson dell’edizione del 22 Aprile 2021 di “Tucker Carlson Tonight”.

Buone notizie: dopo una ricerca decennale da parte di una commissione “blue-ribbon” di esperti di fama internazionale della McKinsey & Company e della Yale Law School, il Partito Democratico ha annunciato di aver finalmente trovato la singola politica più grottesca, più distopica, più anti-umana mai adottata da un governo occidentale. Hanno cercato a lungo per trovarla, come avrete certo notato.
In una trionfale conferenza stampa, i principali leder dei Democratici hanno svelato le loro scoperte, che ora sono un asse della piattaforma del partito: permetteranno agli adolescenti di accoltellarsi a vicenda.
Accoltellare le persone è stato a lungo un tabù in questo paese, specialmente per quelli sotto i 18 anni. Per decenni, i giovani americani hanno nascosto i loro coltelli a serramanico, i loro stiletti, le loro Ka-Bar e i loro machete. I ragazzi sono stati costretti a vivere come se affondare le lame negli sconosciuti fosse qualcosa di cui vergognarsi invece che una parte normale e sana della loro infanzia. Ora non più. Le lotte con i coltelli sono diritti umani. L’accoltellamento può finalmente uscire allo scoperto.
Per certi versi, è un ritorno al futuro. Il diritto di pugnalare è stato ripristinato nel pantheon delle libertà che i nostri antenati Maya enumerarono migliaia di anni fa nel nostro documento fondatore, la Dichiarazione della Diversità. In futuro, permettere ai ragazzi di pugnalare gli altri sarà sancito dalla legge, assieme agli altri (nuovi) diritti fondamentali dell’America: il diritto di commettere frodi elettorali, il diritto a piercing gratuiti, il diritto dei trans stranieri illegali con disturbi pituitari di diventare piloti di caccia. Questi sono gli stessi diritti su cui questa nazione è stata fondata – i diritti per cui il Partito Democratico esiste per proteggere.

Ora, non tutti hanno accolto bene questa notizia. Alcuni la chiamano una forma di sacrificio degli adolescenti. Certo che l’hanno fatto. Come Kamala Harris sottolinea spesso, i bigotti odiano il progresso. Vogliono riportare questo paese ai secoli bui, un tempo in cui i quartieri residenziali dell’America erano sicuri e la gente si piaceva. Ma non si può tornare indietro.
Martedì, qualche “Neanderthal” a ColumbusOhio – un razzista, probabilmente – ha chiamato il 911 per lamentarsi di un tentato accoltellamento – che all’epoca, se potete crederci, era considerato una brutta cosa. Durante la chiamata, ha detto:
“Queste ragazze qui cercano di combatterci, di accoltellarci, di metterci le mani addosso, di prendere nostra nonna. Venite subito qui… Abbiamo bisogno di un agente di polizia qui ora”.
Ora, se il vostro primo pensiero dopo aver sentito “qualcuno sta cercando di accoltellarci e prendere nostra nonna. Abbiamo bisogno di un agente di polizia qui ora” è stato: “Calmati, razzista. Accoltellare la gente è una parte importante dello sviluppo dell’infanzia”, concedetevi una medaglia all’equità. Potrebbe esserci un lavoro per voi in prima serata sulla MSNBC.
Un accoltellamento? E che male c’è? Questo avrebbe dovuto essere il nostro primo pensiero. Ma poi abbiamo visto un video più chiaro di quello che è successo dopo, e ammetteremo per un momento che ci siamo chiesti se permettere ai ragazzi di uccidere la gente con i coltelli fosse davvero l’idea illuminata che ci hanno detto essere.
Probabilmente avete visto il video, quindi decidete voi. Un’adolescente chiamata Ma’Khia Bryant era a pochi secondi dall’affondare un coltello in qualcun altro quando la polizia è arrivata. Non importa per chi avete votato o quale sia la vostra visione dell’America moderna, non avete bisogno di indovinare cosa stava succedendo quando guardate il video.

Credo che le persone più sensibili dovrebbero evitare di guardarlo.

Se ascoltate attentamente, potete sentire qualcuno che lo dice sul nastro: “Ti pugnalerò a morte“. Non c’è dubbio che stesse per farlo. La sua mano era in aria. Il coltello era diretto verso il basso. L’altra ragazza era ad un istante dall’essere pugnalata. Se il poliziotto voleva salvare quella ragazza, doveva sparare. E così ha fatto. Non siamo investigatori della scena del crimine, ma questa è stata la nostra conclusione dopo aver visto il video diverse volte.
Kiara Yakita del Black Liberation Movement of Central Ohio ha visto invece qualcosa di diverso e, onestamente, è possibile che abbia più esperienza con queste cose. Come ha detto al Washington Post:
“Non appena l’ufficiale è sceso dalla macchina, aveva la pistola pronta a sparare a qualcuno. Le forze dell’ordine e i funzionari della città si stanno affrettando a trovare scuse perché lei avesse un coltello. Queste scuse non sono valide per me”.
Quindi sappiate questo, America: quelle scuse non sono valide per Kiara Yakita, o per l’intero Movimento di Liberazione Nera dell’Ohio Centrale – quelle “scuse” sono una persona che accoltella a morte un’altra persona davanti alla polizia. Kiara Yakita sa esattamente come un abile dipartimento di polizia gestirebbe situazioni del genere. Non è difficile. Basta diventare Bruce Lee nel film del 1971 “The Big Boss”.
Se Bruce Lee può farlo in uno dei suoi migliori film, non c’è motivo per cui i poliziotti di Columbus, Ohio, non possano fare la stessa cosa. Sì, c’era un tentato omicidio in corso. Questo è comune nei film di kung fu. Ma questo non significa che sia necessario usare le armi da fuoco. Usare una pistola per salvare una vita non è come affermare qualcosa. Non è equità, anche se la ragazza che il poliziotto ha salvato era anche una afroamericana.
Se quel poliziotto avesse letto Ibram X. Kendi, se fosse stato addestrato ai principi dell’antirazzismo, avrebbe tirato fuori un paio di nunchaku di schiuma morbida e avrebbe disarmato l’aggressore – oppure avrebbe lasciato che l’altra ragazza venisse accoltellata.
Un giorno o l’altro, il Dipartimento di Giustizia di Merrick Garland probabilmente sputerà fuori un decreto che imporrà proprio questo, non abbiamo dubbi. Nel frattempo, la MSNBC ha sottolineato che sappiamo per certo che il poliziotto era un razzista, perché non si è nemmeno preoccupato di chiedere a Ma’Khia Bryant quale fosse la sua media di voti, o se avesse un account TikTok popolare… cioè se poteste anche solo immaginarvelo.
Jason JohnsonMa’Khia Bryant, una ragazza di 16 anni di Columbus, Ohio, ha chiamato la polizia per chiedere aiuto. Un agente era sulla scena. E in ventidue secondi le ha sparato a morte. Una studentessa onoraria che stava facendo video su TikTok sul trucco e i capelli. Questo non si è fermato… E ancora, 40 minuti dopo quella sentenza [Derek Chauvin], una ragazza di 16 anni può essere colpita davanti a casa sua. Quindi, No, non sono fiducioso. Perché a meno che non ci sia un cambiamento alla base, alla base, l’abolizione di questa istituzione che continua a deludere la gente nera che paga le tasse in questo paese, tutto il resto è solo un pensiero fantasioso.”
Chi è quel tizio, e che cosa sa? È Jason Johnson della MSNBC. È uno studioso accreditato. Insegna comunicazione alla Morgan State University di Baltimora. Il professor Johnson ha concluso che se i ragazzi non possono continuare ad accoltellare la gente nei vialetti, allora dovremo abolire la polizia. Qualsiasi istituzione che non permette accoltellamenti tra ragazzi non merita di esistere.
L’ACLU ha affermato questo. “Lo diremo di nuovo”, ha dichiarato l’ex organizzazione per le libertà civili su Facebook,
“un sistema che uccide impunemente i bambini non può essere riformato”.
Sapete chi ha annuito mentre lo leggeva? Bree Newsome. La Newsome non lavora all’ACLU, e non è un genio accademico come Jason Johnson. È una sostenitrice a tempo pieno del BLM – una figlia della violenza, un poeta della strada, che a un certo punto ha anche studiato cinema alla Tisch School of the Arts della NYU.
Secondo Bree Newsome, “Gli adolescenti hanno fatto risse, comprese le risse con i coltelli, per eoni“, cioè per molto tempo.
“Non abbiamo bisogno che la polizia affronti queste situazioni presentandosi sulla scena e usando un’arma contro uno degli adolescenti”.

Giusto. Solo perché qualcuno viene accoltellato non significa che tu debba fermarlo, razzista. I ragazzi accoltellano i loro amici da sempre. Fattene una ragione. Lasciate che i ragazzi siano ragazzi. Lasciate che si accoltellino a vicenda. Lasciateli accoltellare! Il tizio che dirigeva la NAACP lo ha detto mercoledì sulla CNN.
Cornell William Brooks, ex presidente e CEO della NAACP: “Non è sbagliato, anzi è giusto che la gente si chieda: è appropriato? Era la cosa giusta? Era una cosa necessaria per un agente di polizia, in pochi minuti, estrarre la sua pistola e sparare quattro proiettili nel corpo di un adolescente?… E se fosse stata vostra figlia? E se fosse stato vostro figlio, e se fosse stato un membro della vostra famiglia, il vostro vicino in una… essenzialmente in una rissa tra adolescenti, una rissa nel cortile della scuola?”
Era solo una “rissa nel cortile della scuola“, ci spiega Cornell Brooks. Vuoi dire che non sei andato in una scuola come quella, dove i ragazzi si affondavano le lame nel petto a vicenda? Allora non sai che ti sei perso.
Joy Reid, la “signora dell’antirazzismo” alla MSNBC, ha vissuto quella che sembra una vita insolitamente privilegiata. È cresciuta a Denver, figlia di un professore, poi è andata ad Harvard, dove ha studiato qualcosa chiamato arti visive. Quindi è un membro confermato del Top 1% della società. Ma anche avendo vissuto così, Joy Reid ha visto un sacco di lotte con i coltelli andando a scuola. Perché le scuole sono così.
Joy Reid“Mi ricordo di lotte anche al liceo o anche da più giovani, dove un ragazzo portava un coltellino o qualcosa del genere a scuola e gli insegnanti erano in grado di sedarle… e non avevano pistole.”
Non avevano pistole. Sì. Avreste dovuto vedere la Brooks House ad Harvard, era piena di sangue.
Quindi, accoltellare le persone non è un grosso problema, ci dice Joy Reid. Se pensate che lo sia – se avete un problema con i ragazzi che commettono violenza nella vostra strada o nella vostra scuola – il problema non sono loro. Il problema sei tuSei tu il criminale. Sei un razzista.
Come ha detto il Sindaco di Columbus, un Democratico di nome Andrew Ginther, dopo la sparatoria:
“Come siamo arrivati a questo punto? Questo è un fallimento della nostra comunità. Alcuni sono colpevoli, ma tutti noi siamo responsabili“.
Ma aspettate un attimo, vi starete chiedendo. Mio figlio non ha cercato di accoltellare nessuno. In effetti, mio figlio avrebbe potuto essere accoltellato. Come posso essere responsabile di tutto questo? Pago le tasse. Cerco di essere un genitore decente. Faccio il possibile per andare alle partite, fare cene in famiglia. E ora sono “responsabile” di un tentato omicidio? Come funziona, esattamente? Perché non ce lo spiega, signor Sindaco?
Beh, funziona grazie alla magia del “razzismo sistemico“. Il razzismo sistemico è il mezzo con cui si viene incolpati di cose con cui non si ha niente a che fare.
La piccola portavoce accigliata di Joe Biden ha fatto questo punto subito dopo l’accaduto a Columbus. In risposta, ha detto che la Casa Bianca lavorerà “per affrontare di petto il razzismo sistemico e i pregiudizi impliciti“. Di chi? I vostri. Il vostro razzismo, i vostri pregiudizi. Ecco cosa ha causato tutto questo.
Proprio così, Valerie Jarrett, la portaborse di Obama, che si è presa una breve pausa dall’arricchirsi per mettere l’America al corrente di ciò che è realmente accaduto: “Esigete responsabilità“, ha scritto. “Lottate per la giustizia“.

Che usino pure i coltelli! O altrimenti… (qui)

FoxNews.com

Vero che siamo tutti contenti che finalmente non ci sia più quel pazzo criminale di Trump che ha spaccato l’America e fatto aumentare la violenza? E sarà poco interessante il fatto che questi sono gli stessi che vogliono ridimensionare drasticamente il diritto di possedere armi?
Se poi vi resta ancora un minuto (è molto corto) leggete anche quest’altra edificante storia dell’America in marcia verso il Sol dell’Avvenir.

barbara

PASSERELLA CONTINUA

rosso
arancio
primavera
E questa è la gonna che sto facendo
gonna
E dato che le foto me le ha fatte la deliziosa ragazza che mi permette di avere una casa decente e lenzuola lavate e stirate, come accompagnamento sonoro vi propongo la bella lavanderina.

Che poi io questa la saprei anche ballare, solo che, dopo che mi sono spaccata tutte e due le zampe e ho fatto due mesi in sedia a rotelle e tutto il resto che è seguito, dopo l’incidente che mi ha resa per mesi semiinvalida, dopo la frattura della vertebra, con immobilità inevitabile per i tre mesi del busto e quasi immobilità prescritta per mesi dopo che l’ho tolto, mi sono accorta che non sono più capace di saltare: proprio non mi si sollevano i piedi da terra. Mi concentro tutta, tendo al massimo i muscoli di gambe e cosce, e riesco a sollevarmi di un paio di centimetri. Adesso comunque mi esercito, e appena mi sono rimessa vi faccio un fischio e venite tutti ad ammirarmi, ok? (e nei commenti al video – ci credereste? Beh sì, in effetti cosa c’è di più ovvio? – ci sono invettive contro i sionisti che fomentano le guerre vendendo armi a tutto il mondo. Ach, quella povera mamma degli imbecilli senza preservativi).

barbara

DICE, È TUTTA COLPA DELLA LOBBY DELLE ARMI

Cioè quella roba che chiunque può comprarsi un’arma e la potentissima lobby degli armamenti (ma saranno mica ebbrei questi qua, così potenti e così fetenti?) non vuole saperne di restrizioni e così uno gli gira di matto, va lì e si compra un superautomatico a nove miliardi di colpi e fa una carneficina, voi smettete di vendere le armi e le carneficine non le fanno più. Chenfatti – come dice Johnny Palomba, quello delle recinzioni – chenfatti mafia camorra terroristi criminali comuni le armi se le vanno a comprare al supermercato; voi chiudete il reparto armi nei supermercati e centri commerciali, chiudete i negozi di armi, chiudete tutto e i terroristi dovranno fare i loro attentati con le fionde, le rapine in banca coi denti delle forchette e i mafiosi imporranno il pizzo facendo bum con la bocca per intimidire le loro vittime. E vissero a lungo felici e contenti ora e sempre nei secoli dei secoli amen.

(Sì, ok, questi qui, a quanto pare, le avevano acquistate legalmente, ma vi sembra un argomento quando solo in quest’ultimo paio d’anni centinaia di migliaia di persone sono morte a causa di armi illegali, o di esplosivi fatti in casa con ingredienti comprati dal fioraio o, se si ha la pazienza di farli fuori uno alla volta, con un banale coltello da cucina? Cerchiamo di non essere ridicoli, per favore)

barbara