L’INCENDIO DEL REICHSTAG

Giusto ieri un amico, parlando del cosiddetto assalto al Campidoglio, ha fatto riferimento all’incendio del Reichstag di Berlino. Ricordo, anche se sicuramente nessuno dei miei lettori lo ignora, che l’incendio, provocato dai nazisti, fu addebitato ai comunisti, il che fornì a Hitler il pretesto per trasformare in breve tempo la democratica carica di cancelliere in una dittatura a tutti gli effetti. Per tutte queste circostanze, l’accostamento mi sembra perfettamente pertinente. Riporto qui tre articoli che chiariscono diverse questioni relative alla vicenda.

Byron York’s Daily Memo – Condannando i rivoltosi del 6 gennaio

Le cause legali che hanno riguardato più di 600 persone accusate della rivolta del Campidoglio si stanno muovendo lentamente, molto lentamente, molto, molto lentamente. Ma alcuni dei primissimi processi si stanno avvicinando alla conclusione.

Negli ultimi giorni, due uomini, Scott Fairlamb dal New Jersey e Devlyn Thompson dallo Stato di Washington, si sono dichiarati colpevoli di aggressione criminale contro un ufficiale di polizia durante la rivolta. (Fairlamb si è dichiarato colpevole anche di ostruzione di un procedimento ufficiale, un altro reato). Le richieste di pena per entrambi gli uomini vanno da circa 3 anni e mezzo a 4 anni e mezzo di prigione. La sentenza è fissata per il 27 settembre.
Quale sarebbe una sentenza appropriata? Forse vale la pena di guardare ad un’altra rivolta avvenuta a Washington, il 20 gennaio del 2017, il giorno del giuramento di Donald Trump come presidente. Quel giorno, gruppi organizzati di anarchici vestiti di nero sono scesi nella capitale della nazione, distruggendo proprietà e attaccando la polizia.
Uno di loro era Dane Powell, un 31enne della Florida veterano dell’esercito. Secondo i documenti del tribunale, la mattina del giorno dell’inaugurazione, circa un’ora e mezza prima che Trump entrasse in carica, Powell, vestito completamente di nero e con il volto coperto da una maschera, faceva parte di un gruppo di dimostranti anti-Trump che scorrazzavano liberamente per il centro di Washington. Era armato con un martello e un “pesante bastone di legno con una bandiera fissata ad esso”, come riportato dai documenti. Il gruppo in cui si trovava ha vandalizzato diversi negozi e ristoranti.
Poi, Powell e circa 200 rivoltosi hanno caricato le file della polizia. Powell ha sfondato la linea ed “ha continuato ad impegnarsi nella violenza per le strade”, secondo i documenti. La polizia si riorganizzò poco dopo su un’altra linea di difesa e Powell attaccò anche quella. “In almeno tre diverse occasioni, [Powell] ha lanciato un mattone, una grossa pietra o un pezzo di cemento contro le forze dell’ordine in assetto”, dicono i documenti. “Più agenti sono stati portati all’ospedale dopo essere stati colpiti con mattoni, pietre o pezzi di cemento, includendo un agente che è stato colpito e che ha perso conoscenza”, come riportato dai documenti.
Powell è stato accusato di aggressione ad un ufficiale di polizia e anche di incitamento alla rivolta, un altro reato. I procuratori hanno detto che era “tra i più violenti” dei rivoltosi anti-Trump. “Ha dato inizio alle violenze”, ha detto il procuratore alla corte. “È venuto nel Distretto di Columbia per dedicarsi completamente alla violenza, nascondendo il volto, lanciando pietre e scappando”. La richiesta di pena richiedeva che Powell ricevesse da 1 a 3 anni di prigione.
Powell si è dichiarato colpevole ma ha rifiutato di collaborare con i procuratori. I suoi avvocati hanno sostenuto che ha agito per buone ragioni. Ha preso parte alla rivolta perché era “preoccupato per la direzione di questo paese” sotto Donald Trump, ha detto il suo avvocato alla corte. L’avvocato ha anche sostenuto che la polizia era responsabile di alcune delle violenze. La violenza in cui Powell si è impegnato, ha sostenuto l’avvocato, è avvenuta dopo che Powell si era semplicemente “lasciato trasportare” durante le proteste.
Il giudice ha condannato Powell a 4 mesi di prigione. Powell ha presto chiarito di non provare alcun rimorso per quello che aveva fatto. In un’intervista più tardi, nel 2017, disse: “Voglio che i compagni sappiano che sono andato in prigione con il sorriso sulla faccia”. Ha incoraggiato gli altri a non collaborare a loro volta con i procuratori. E disse anche: “Voglio che i miei compagni in Florida vadano avanti”.
Cosa significa questo per i rivoltosi del Campidoglio di oggi? Potrebbe non significare nulla. I giudici potrebbero rimanere all’interno delle richieste di condanna, o potrebbero scegliere condanne minori o maggiori. Ma in alcuni circoli politici, ci sono richieste di sentenze esemplari per i rivoltosiBasta guardare allo scrittore di The Nation, che è anche un appassionato sostenitore dell’abolizione delle prigioni. “Nessuno merita il trattamento brutale e disumanizzante che è endemico nel nostro sistema carcerario”, ha scritto a febbraio. “Eppure voglio ancora che ogni insurrezionista suprematista bianco fuori legge di Capitol Hill sia arrestato e perseguito nella misura massima consentita della legge”.
In una recente discussione sul caso Powell su Twitter, un certo numero di osservatori ha sostenuto che i rivoltosi del Campidoglio di oggi dovrebbero ricevere sentenze più pesanti perché il presidente Donald Trump li avrebbe esortati ad entrare nel Campidoglio.
Il Dipartimento di Giustizia non ha fatto una dichiarazione definitiva su tali questioni, ma i procuratori hanno cercato di far passare l’idea che la rivolta fosse un’insurrezione, anche se non hanno accusato nessuno di insurrezione.
Per l’ex procuratore federale Andrew McCarthy, questo è un problema.
Un aspetto inquietante dei casi sul 6 gennaio è l’erosione da parte dei Democratici e del DOJ del principio che la responsabilità è personale, per metterla al servizio della narrativa dell’insurrezione e della minaccia del suprematismo bianco”, ha detto McCarthy in uno scambio di email. “Gli imputati dovrebbero essere condannati in base a ciò che hanno fatto, così come avvenuto per tutti gli imputati che sono stati, storicamente, condannati per quell’accusa – non per ciò che ha fatto o detto Donald Trump. Questo è il punto di avere linee guida nelle richiesta di pena per le condanne federali. Se volete punirli per insurrezione, allora dovete accusarli e provare l’insurrezione“.
I processi per la rivolta del Campidoglio si trascineranno sicuramente fino al 2022. Le sentenze, specialmente se saranno ritenute troppo pesanti o troppo leggere, diventeranno parte della discussione politica in corso con l’avvicinarsi delle elezioni di metà mandato. Ma ricordate cosa dice McCarthy: La responsabilità è personale, e i singoli rivoltosi dovrebbero essere puniti per quello che hanno fatto, e non per quello che ha fatto qualcun altro.
Luca Maragna, 09/08/2021, qui.

Byron York’s Daily Memo – Una storia sulla rivolta del Campidoglio…

Il Dipartimento di Giustizia chiama l’indagine sulla rivolta del Campidoglio “una delle più grandi della storia americana, sia in termini di numero di imputati perseguiti che per la natura ed il volume delle prove”. Alcuni degli oltre 600 imputati sono accusati di gravi reati, avendo fatto irruzione nell’edificio del Campidoglio ed ingaggiato brutti scontri corpo a corpo con la polizia presente in numero insufficiente.
Ma come ha detto il direttore dell’FBI Christopher Wray, un gruppo molto più grande era coinvolto in comportamenti molto meno gravi. Essi “possono essere venuti con l’intenzione di essere solo parte di una protesta pacifica“, ha detto Wray al Congresso lo scorso marzo, “ma o sono stati travolti da — nella motivazione, o emozione, o qualsiasi altra cosa, impegnati in una sorta di comportamento criminale di basso livello. Violazione di domicilio, diciamo, del suolo del Campidoglio, ma non violazione dell’edificio. [È] ancora una condotta criminale, deve ancora essere trattata, ma in modo più rapido, nel momento opportuno”. (Wray ha fatto una distinzione tra il loro comportamento a quello di coloro che ha chiamato “il gruppo più pericoloso” – quelli che hanno fatto irruzione nel Campidoglio e si sono impegnati nella violenza contro le forze dell’ordine”).
Ora, considerate il caso di Karl Dresch. Quarant’anni, dalla penisola superiore del Michigan, Dresch è venuto a Washington – la sua prima volta in città – per la manifestazione del 6 gennaio “Stop the Steal“. Ha ascoltato il discorso del presidente Donald Trump e poi si è unito alla folla che si dirigeva lungo il Mall verso il Campidoglio. E quando è arrivato lì, è entrato attraverso una porta aperta. Ha vagato per circa 20 o 25 minuti e poi se n’è andato.
Dresch fu arrestato ed imprigionato il 15 gennaio. E’ stato accusato di cinque reati: “ostruzione di un procedimento ufficiale; ingresso e permanenza in un edificio o terreno riservato; condotta molesta e di disturbo in un edificio o terreno riservato; condotta molesta in un edificio del Campidoglio; e infine per aver sfilato, manifestato o fatto picchetti in un edificio del Campidoglio.”
I procuratori sapevano che Dresch, nelle parole di una nota del Dipartimento di Giustizia, “non si è impegnato in violenza fisica o distruzione di proprietà, né si è unito ad altri che tentavano di entrare nel Campidoglio degli Stati Uniti con violenza fisica”. Eppure il Dipartimento ha insistito per tenere Dresch dietro le sbarre sin dal momento del suo arresto. Prima è stato incarcerato in Michigan, poi trasferito brevemente in una prigione in Oklahoma, poi a Washington, DC.
Dresch è rimasto confinato nella sua cella per 23 ore al giorno. In attesa del processo, è stato tenuto dietro le sbarre per gennaio, febbraio, marzo, aprile, maggio, giugno, luglio e parte di agosto, più di sei mesi in tutto.
All’inizio di questo mese, Dresch e il Dipartimento di Giustizia hanno raggiunto un patteggiamento. Si è dichiarato colpevole di una sola accusa – sfilare, manifestare o fare picchetti in un edificio del Campidoglio”. Era un reato minore con una pena massima di sei mesi. Dresch è stato rapidamente condannato, multato per 500 dollari e lasciato libero.
Leggendo il memorandum di condanna del Dipartimento di Giustizia, è chiaro che Dresch non ha fatto irruzione nel Campidoglionon si è impegnato in alcuna violenza, e si è dichiarato colpevole di un singolo reato minore per il quale altri imputati probabilmente non avrebbero ricevuto alcuna custodia cautelare in carcere. Così i procuratori hanno cercato di sottolineare comunque “la gravità” di quel reato minore – l’accusa di aver fatto una sfilata – notando che altre persone (attenzione, non Dresch!) si fossero impegnate in atti di violenza durante la rivolta del Campidoglio. Quindi, i procuratori hanno sostenuto che con la sua sola presenza, quel giorno, Dresch abbia contribuito a rendere possibili le violenze.
“La condotta dell’imputato il 6 gennaio… ha avuto luogo nel contesto di una grande e violenta rivolta che ha fatto affidamento sui numeri per sopraffare le forze dell’ordine, irrompere nel Campidoglio ed interrompere il procedimento” di certificazione, hanno scritto i procuratori. “Se non fosse stato per le sue azioni, insieme a tante altre, il Campidoglio non sarebbe stato violato…“.
In un’altra occasione, i procuratori hanno indicato i post di Dresch sui social media – tra le altre cose, aveva postato che “Noi, il popolo, abbiamo ripreso la nostra casa… ora quei traditori sanno chi comanda davvero” – per sostenere che abbia sostenuto verbalmente la violenza, anche se non vi ha preso parte. “Anche se [Dresch] non si è impegnato in atti di violenza fisica o di distruzione, o è rimasto nel Campidoglio per un lungo periodo di tempo”, hanno scritto i procuratori, “la sua reazione agli eventi del giorno e le sue dichiarazioni sui social media mostrano il suo sostegno alla rivolta e l’incoraggiamento ai rivoltosi attraverso la sua stessa partecipazione”.
L’argomento ha lasciato Dresch perplesso. “A volte sembra che i giudici si stiano solo inventando le leggi per tenere le persone dentro”, ha detto Dresch in una recente intervista su YouTube con Jerrod Sessler, un candidato repubblicano al Congresso nello Stato di Washington. “Dicono che non lo fanno, ma usano i loro pensieri o le cose che hanno detto contro di loro per trattenerli qui, anche quando sono qui con accuse di non violenza. Che siano colpevoli o no, non sono accusati di alcuna violenza”. (Nel caso di Dresch, i procuratori hanno anche sottolineato che aveva un precedente, una condanna penale nel 2013 per aver guidato ad alta velocità inseguito dalla polizia).
Ma la cosa più odiosa è che Dresch è stato imprigionato per più di sei mesi in un caso che si è concluso con un patteggiamento per un reato con una pena massima inferiore al tempo che ha già scontato in prigione. Non è mai stato accusato di alcun crimine di violenza. Era stato originariamente accusato di un reato, ostruzione di un procedimento ufficiale, che è poi stato ritirato. Sembra che ci siano pochi dubbi che Dresch abbia scontato più tempo in prigione di altri accusati di reati simili.
Tornando a ciò che ha detto il direttore dell’FBI, Christopher Wray. Dresch sembra essere stato in quel gruppo di persone che “sono state travolte” dal momento e che si sono impegnate in un “comportamento criminale di basso livello”. Non era il tipo di accusa che giustificava la detenzione in carcere prima del processo, né era probabile che essa comportasse una lunga pena detentiva. Eppure è successo a Karl Dresch.
Recentemente ho scritto del caso di Dane Powell, un anarchico che si è dichiarato colpevole di un’aggressione criminale alla polizia durante le proteste del 20 gennaio 2017 a Washington, D.C. contro l’inaugurazione del presidente Trump. Powell era “tra i più violenti” tra quei manifestanti, hanno detto i procuratori. “In almeno tre diverse occasioni, [Powell] ha lanciato un mattone, una grande roccia o pezzo di cemento contro le forze dell’ordine”, hanno detto i documenti del tribunale. Powell è stato condannato a quattro mesi di prigione.
Una grande sfida in un caso politicamente carico come la rivolta del Campidoglio è, per i procuratori e i giudici, quella di sostenere le accuse di ogni imputato in prospettiva. Non importa quanto arrabbiati possano essere i procuratori per ciò che ha avuto luogo il 6 gennaio, ogni imputato deve essere processato per le proprie azioni, e non per quelle di altri.
Luca Maragna, 22/08/2021, qui.

 

Washington Examiner – L’FBI non ha trovato prove che la rivolta del Campidoglio sia stata un complotto per sovvertire la Democrazia

L’FBI ha trovato prove insoddisfacenti per poter sostenere che la rivolta del Campidoglio sia stata uno atto pianificato e coordinato per rovesciare i risultati delle elezioni presidenziali del 2020, secondo un nuovo resoconto.

L’articolo della Reuters cita “quattro funzionari delle forze dell’ordine in servizio ed ex” che sono presumibilmente coinvolti direttamente od informati sulle indagini della rivolta del Campidoglio, ed afferma che il Bureau “ha trovato scarse prove che l’attacco del 6 gennaio al Campidoglio degli Stati Uniti sia stato il risultato di un complotto organizzato per ribaltare il risultato delle elezioni presidenziali“.
L’FBI “a questo punto crede che la violenza non sia stata coordinata centralmente da gruppi di estrema destra o da sostenitori di spicco dell’allora presidente Donald Trump“, sempre secondo Reuters. Ha anche riferito che “gli investigatori dell’FBI hanno scoperto che cellule di manifestanti, compresi i seguaci dei gruppi di estrema destra Oath Keepers e Proud Boys, avrebbero mirato a fare irruzione nel Campidoglio. Ma non hanno trovato prove che i gruppi avessero dei piani seri su cosa fare una volta che fossero entrati”.
I più importanti legislatori sono stati informati nel dettaglio dei risultati dell’indagine dell’FBI.
Una fonte ha detto che non c’è stata quasi nessuna discussione recente ai livelli più alti nel Dipartimento di Giustizia riguardo alla presentazione di accuse nel campo della ‘cospirazione sediziosa‘ e che anche le accuse di ‘associazione a delinquere‘ sono state scartate. L’agenzia di stampa ha riportato che “fonti all’interno delle forze dell’ordine” hanno riferito che nessuna accusa relativa ad individui o ad un gruppo che ha giocato “un ruolo centrale nell’organizzare o guidare la rivolta” sembra essere sotto indagine.
Il Dipartimento di Giustizia ha detto all’inizio di questo mese che più di 570 imputati sono stati arrestati nelle indagini sulla rivolta del Campidoglio condotte dall’ufficio del procuratore degli Stati Uniti nel Distretto di Columbia e che almeno 175 imputati sono stati accusati di “aggressioneresistenza o intralcio a funzionari o dipendenti“, compresi più di 55 imputati accusati di “aver usato un’arma mortale o pericolosa o aver causato gravi lesioni personali a un agente”. Il DOJ riporta che circa 80 agenti della polizia del Campidoglio e 60 agenti del Dipartimento di Polizia Metropolitana sono stati aggrediti durante la rivolta.
I procuratori hanno detto che “almeno 240 imputati sono stati accusati di aver ostacolatoinfluenzato o intralciato un procedimento ufficiale, o di aver tentato di farlo”, e circa 40 imputati sono stati colpiti da accuse di “concorso” relative alla “partecipazione all’ostruzione di un procedimento del Congresso e/o per aver ostacolato o ferito un membro delle forze dell’ordine. Molti degli imputati che erano stati colpiti dalle accuse di “cospirazione” sono stati membri del gruppo di destra Oath Keepers o dell’organizzazione Proud Boys.
Un altro “ex funzionario delle forze dell’ordine a conoscenza delle indagini” ha detto alla Reuters: “Dal 90 al 95% di questi sono casi monosoggettivi. Poi c’è un 5%, forse, di questi gruppi di militanti che erano più strettamente organizzati“.
Ma non c’era nessun grande schema tra Roger Stone e Alex Jones e tutte queste persone per prendere d’assalto il Campidoglio e prendere degli ostaggi”,
Un portavoce dell’FBI ha detto al Washington Examiner che “non abbiamo commenti sull’indagine in corso e vi rimandiamo ai documenti del tribunale sui casi del 6 gennaio”.
Michael Sherwin, l’ormai ex procuratore ad interim degli Stati Uniti per il Distretto di Columbia, aveva detto nella trasmissione “60 Minutes” a marzo che le autorità stavano indagando sulla potenziale responsabilità penale di Donald Trump e che esistessero le prove per presentare accuse di “sedizione” contro alcune delle persone coinvolte nella rivolta del Campidoglio, entrambe cose a cui aveva accennato da gennaio. Ma tali accuse non sono mai state neanche presentate.
All’inizio di quest’anno, il giudice della Corte Distrettuale degli Stati Uniti Amit Mehta ha criticato il Dipartimento di Giustizia – di per sé un fatto eccezionale – dopo che i funzionari del DOJ avevano speculato sui mass media sulle possibili accuse di “sedizione” da presentare contro i membri degli Oath Keepers.
Il Dipartimento di Giustizia ha detto ai tribunali di essere in possesso di una “serie di prove” attraverso le quali gli imputati potrebbero essere scagionanti, ma che almeno alcune delle prove non sono state ancora fornite agli imputati a causa dell’enorme numero di casi relativi alla rivolta del Campidoglio. Circa cinque dozzine di imputati per la rivolta del Campidoglio sono ancora tenuti in custodia cautelare.
Democratici di spicco, tra cui Joe Biden, e coloro che partecipano l’indagine del Congresso sulla rivolta, continuano a sostenere che l’ufficiale di polizia del Campidoglio Brian Sicknick sia morto come risultato delle violenze del Campidoglio, nonostante l’ufficio del medico legale di Washington abbia concluso che la vera “causa della morte” fosse in realtà dovuta a “infarti acuti del tronco cerebrale e del cervelletto dovuti a trombosi acuta dell’arteria basilare”, un ictus sostanzialmente, e che la “modalità della morte” fosse stata “naturale“.
Anche altri due manifestanti hanno avuto attacchi cardiaci fatali durante la rivolta, ed un altro è morto per una sospetta overdose di droga. L’unica persona che è stata uccisa durante la rivolta è Ashli Babbitt, una veterana dell’Air Force di 35 anni e sostenitrice di Trump, che è stata colpita da un agente della polizia del Campidoglio mentre tentava di arrampicarsi attraverso la finestra di una porta rotta vicino alla Speaker’s Lobby. L’agente non è stato ancora accusato di omicidio.
Luca Maragna, 24/08/2021, qui.

Ho scelto di non inserirne altri precedenti a questi per non allungare ulteriormente questo già troppo lungo post; voglio tuttavia ricordare che i democratici hanno fin dall’inizio auspicato un processo spettacolare, gigantesco e con pene esemplari, che fin dall’inizio hanno avuto l’obiettivo dichiarato di arrivare all’impeachment di Donald Trump affinché non potesse mai più ricandidarsi in futuro, che la richiesta, in previsione di possibili disordini, di aumentare le forze di polizia in loco era stata rifiutata, che quelli che sono entrati al campidoglio hanno trovato le porte aperte (apertesi da sole?), e infine che è molto forte il sospetto – e solo per eccesso di cautela uso il termine “sospetto” anziché uno più forte – che fra quelli che si sono introdotti ci fosse un discreto numero di infiltrati, per non parlare delle enormi disparità di trattamento rispetto ad altri ben più cruenti assalti, oltre all’invenzione che questo “assalto al Campidoglio” sia qualcosa di mai avvenuto prima. In definitiva, una gigantesca trappola per incastrare Trump e i suoi sostenitori e toglierli di mezzo, anche come opposizione credibile, una volta per tutte.

barbara

QUEL FAMOSO ASSALTO ARMATO AL CAMPIDOGLIO

Post un po’ lungo, ma ci vuole. E partiamo dall’assalto. Armato, naturalmente.

Domande ancora senza risposta sull’assalto al Congresso: la narrazione falsa e divisiva della sinistra

Washington, la prima notizia è una non notizia: il 4 marzo avrebbe dovuto esserci un golpe della setta Qanon, perché il 4 marzo, secondo i siti dei complottisti più impresentabili della destra americana, avrebbe dovuto essere il “vero giorno dell’inaugurazione” dell’amministrazione, dunque il ritorno di Trump al potere. Migliaia di militari della Guardia Nazionale hanno pazientemente presidiato la sede del legislativo statunitense, ma la minaccia non si è neppure materializzata. Nessuna manifestazione, tanto meno un colpo di Stato, ha turbato il sonno degli americani e dei loro rappresentanti eletti.
L’incubo del 4 marzo è solo l’ultima tappa di un capitolo della storia americana aperto il 6 gennaio con l’assalto dei sostenitori di Trump (molti di Qanon) al Campidoglio. I fatti del 6 gennaio sono descritti come una “rivolta armata” contro il Congresso istigata da Donald Trump. Su questo si è basato il processo di impeachment, da cui Trump è poi uscito assolto. Sin dal discorso inaugurale di Biden, questo è ormai un “evento fondativo”. Il morale delle truppe democratiche e dei loro elettori è sostenuto dall’ira per un assalto dei barbari al tempio della democrazia, oltre che dalla paura che si possa ripetere.
Ma è stata una rivolta armata? Dove erano le armi da fuoco? Nelle immagini dell’irruzione al Campidoglio non si vedono. Non le abbiamo individuate neppure nei video delle telecamere di sicurezza mostrate dai Democratici durante il processo di impeachment a Trump. Non si è mai vista alcuna foto della polizia del Campidoglio con la schiera di armi sequestrate agli insorti, come usa dopo ogni operazione di polizia. I fact checkers se la sono presa con il senatore Ron Johnson, repubblicano, che ha definito la manifestazione del 6 gennaio come una protesta “disarmata”. Ma i fact checkers stessi, quelli di PolitiFact che commentano anche i nostri post su Facebook, hanno portato a loro volta prove insufficienti, affermando che, fuori dal Campidoglio a un manifestante è stata sequestrata una pistola (che però non ha evidentemente usato) e che in un furgoncino parcheggiato a Washington, neppure troppo in prossimità della sede del legislativo, sono stati sequestrati “materiali per costruire bombe molotov” e un taser. Vengono citate le due bombe artigianali trovate in prossimità delle sedi di entrambi i partiti, per altro mai rivendicate (ed è difficile anche indovinarne la matrice, considerando che i bersagli erano, appunto, entrambi i partiti, Democratico e Repubblicano). Infine i fact checker citano come “armi” anche tutti gli oggetti usati in modo aggressivo dai manifestanti, incluse le aste delle bandiere. Secondo questo criterio, però, praticamente tutte le manifestazioni di Black Lives Matter dovrebbero essere definite “rivolte armate”.
Questa seconda non-notizia, l’assenza di armi nella “rivolta armata” del 6 gennaio è stata confermata lo scorso mercoledì anche da Jill Sanborn, vicedirettrice dell’antiterrorismo dell’FBI, nel corso di un’audizione in Senato. Sempre Ron Johnson le ha chiesto se l’FBI avesse sequestrato armi da fuoco dopo l’assalto del Campidoglio e l’ufficiale ha risposto: “Per quanto ne sappia, non ne abbiamo sequestrata alcuna quel giorno, né abbiamo eseguito arresti per quel motivo”. Alla domanda se siano stati esplosi colpi di arma da fuoco nel Campidoglio, quel giorno, la Sanborn ha risposto: “Credo che gli unici colpi esplosi quel giorno siano stati quelli che hanno portato alla morte di quella donna”. Quella donna che si chiamava Ashli Babbitt, 35 anni, veterana dell’aviazione americana, manifestante disarmata, uccisa da colpi di pistola sparati da un poliziotto.
Quindi è più chiaro, adesso, il quadro di quel che è successo il 6 gennaio? Una manifestazione disarmata a cui la polizia locale ha risposto uccidendo una manifestante. Altri tre manifestanti sono morti nella stessa occasione, per cause che vanno dal malore alla caduta nel corso di un’arrampicata su un muro di cinta, ma non nel corso di uno scontro armato. E poi c’è ancora il mistero dell’unico poliziotto morto, Brian Sicknick, sepolto con tutti gli onori, da eroe, ma di cui non si conosce la causa del decesso.
Non si tratta di un dettaglio da poco, sulla morte di Brian Sicknick è stato costruito tutto il processo di impeachment a Trump ed è alla base della narrazione della “rivolta armata” del 6 gennaio. Sicknick, dopo i fatti del Campidoglio, era vivo e aveva telefonato al fratello, affermando di stare bene e di aver subito per due volte spruzzi di spray urticante. La sua morte sopraggiunge la sera del giorno dopo, prima smentita, poi confermata. La causa non è, appunto, mai stata rivelata. Era con tutta probabilità una bufala quella diffusa dal New York Times, secondo cui Sicknick era stato ucciso a colpi di estintore: era basata solo su testimonianze anonime, poi non corroborate da prove mediche. A domanda sulla causa della morte dell’agente, in un’audizione al Senato martedì, il direttore dell’FBI non ha risposto.
Per una volta poniamoci un po’ di domande retoriche: cosa sarebbe successo a parti invertite? Se in una manifestazione disarmata antifascista e antirazzista un poliziotto avesse ucciso a sangue freddo una dimostrante di sinistra? Se un poliziotto fosse morto, per cause ignote, più di un giorno dopo una protesta di Black Lives Matter, lo avrebbero considerato comunque una vittima della violenza dei manifestanti? I giornalisti dei grandi media liberal si sarebbero accontentati della versione data da un direttore dell’FBI, che per altro non risponde? La narrazione contro la sinistra verrebbe bollata immediatamente come “divisiva” e “incendiaria”. Siamo, per altro, abituati a veder descritte come “manifestazioni prevalentemente pacifiche” quelle di Black Lives Matter e degli Antifa, dove interi quartieri vengono messi a ferro e fuoco. Al contrario, da due mesi, sia i media che la politica stanno ingigantendo un evento che non ha provocato morti, dove l’unica vittima è una manifestante disarmata. E lo presenta come un tentativo di golpe, un assalto alla democrazia. Che cosa è questa, se non una narrazione incendiaria e divisiva?
Stefano Magni, 6 Mar 2021, qui.

E passiamo al prossimo capitolo. Vi ricordate lo slogan di quel partito islamista? “Votate per noi: non dovrete farlo mai più”. I dem americani ne hanno un altro: “Votate per chi vi pare: vinceremo comunque noi [come già stavolta era stato preannunciato sia dalla Pelosi (“Vinceremo noi, qualunque sia il conteggio finale”) che da Biden (“Abbiamo messo in piedi la più colossale macchina di brogli elettorali di tutti i tempi”) e sarà sicuramente per questo che adesso non gli fanno più fare un passo senza badante,

per non rischiare altri inopportuni smarronamenti] ora e sempre nei secoli dei secoli”.

I Democratici si preparano a rubare tutte le prossime elezioni ai Repubblicani

Dopo aver ricompensato i Progressisti, ora i Democratici premiano i politici, ovviamente a spese dei contribuenti.
Abbiamo visto nelle prime settimane dell’amministrazione Biden che – nonostante la sua retorica – l’attenzione della Casa Bianca e dei Democratici della Camera è più sul fornire il catering alla propria base elettorale che sul fare delle cose utili per il popolo americano nel suo complesso.
Questo era evidente nel disegno di legge con il (pessimo) pacchetto di stimoli di Joe Biden da 1.9 trilioni di dollari, dove solo il 9% del suo valore si concentrava effettivamente sulla spesa sanitaria per il contrasto al COVID-19, mentre il resto era distribuito a pioggia per progetti politici, sia che si trattasse dell’aumento del salario minimo che distrugge i posti di lavoro, o il finanziamento di un tunnel della metropolitana nel distretto della Speaker Nancy Pelosi, o gli aborti finanziati dai contribuenti, ed altro.
In queste settimane, i Democratici stanno dando seguito a questa politica di privilegiare la propria base elettorale con un nuovo disegno di legge liberal-radicale per la “riforma elettorale“. L’HR-1 dà potere ai burocrati e deruba i governi statali e locali del potere che dovrebbe spettare loro.
L’HR-1 prevede il finanziamento pubblico delle campagne elettorali, arma la FEC (la Commissione elettorale federale, l’agenzia che regola la legislazione dei finanziamenti delle campagne elettorali statunitensi, n.d.r.), attacca il Primo Emendamento, dà nuova autorità all’IRS (l’Internal Revenue Service, l’agenzia governativa deputata alla riscossione dei tributi all’interno del sistema tributario degli Stati Uniti, n.d.r.), e mette fuori gioco le leggi statali sull’identificazione degli elettori.
Per le dieci disposizioni più eclatanti di questo nuovo eccesso di faziosità, si prega di vedere il seguente documento per gentile concessione dell’House Administration Committee (segue traduzione).

Di seguito trovate la traduzione integrale del documento.
Riassunto: Ancora una volta, i Democratici hanno introdotto l’H.R.1, For the People Act, un’esagerazione faziosa e grossolana proveniente dal Congresso e progettata per mantenere la loro maggioranza democratica nazionalizzando le nostre elezioni. Questa legge prende alcuni dei peggiori cambiamenti nell’amministrazione delle elezioni “stile pandemia” del 2020 e li rende permanenti.

LE DIECI DISPOSIZIONI PIÙ ECLATANTI DELL’H.R. 1

Finanzia pubblicamente le campagne con le multe federali alle aziende. Crea un finanziamento 6 a 1 per qualsiasi contributo dei piccoli donatori fino ai 200 dollari o anche meno in una campagna congressuale o presidenziale – il che significa che per ogni 200 dollari, il governo federale corrisponderà 1.200 dollari. Questo finanziamento verrebbe da una maggiorazione sulle transazioni aziendali e dei grandi contribuenti con il governo federale. L’H.R. 1 stabilisce anche un nuovo programma pilota di voucher che garantisce agli elettori idonei un voucher di 25 dollari da donare a qualsiasi campagna a loro scelta.
Nazionalizza le elezioni e centralizza l’amministrazione a Washington, D.C. Supera i limiti stabiliti dalla Costituzione limitando la capacità degli Stati di determinare le loro procedure di registrazione e di voto, come protetto dall’articolo 1, sezione 4, della Costituzione, e rendendo obbligatori gli standard etici per la Corte Suprema, violando la separazione dei poteri.
Rende permanenti i cambiamenti elettorali “stile pandemia”. Nel 2020, gli Stati si sono affrettati ad apportare cambiamenti a causa del COVID-19, come l’espansione del voto per corrispondenza senza garanzie per proteggere l’integrità del voto, che ha creato il caos, aumentato le irregolarità, e minato la fiducia del pubblico nel nostro processo elettorale. L’H.R. 1 rende permanenti molti di questi cambiamenti.
Impone i metodi di voto liberal della California ad ogni Stato. L’H.R. 1 costringerebbe gli Stati ad espandere permanentemente il voto per corrispondenza, legalizzare la raccolta delle schede elettorali ed ignorare le leggi sull’identificazione degli elettori.
Arma la Commissione Federale per le Elezioni (FEC). Altera l’attuale composizione bipartisan della commissione di sei membri in una commissione faziosa di cinque membri e stabilisce lo “Speech Czar“, limitando la libertà di parola e creando una commissione non indipendente.
Aumenta la vulnerabilità all’interferenza straniera nelle elezioni. Indebolisce il sistema di voto del popolo americano centralizzando il sistema elettorale, aumentando così la sua vulnerabilità alle interferenze straniere, non riuscendo ad implementare i necessari pesi e contrappesi riguardo a chi possa registrarsi per votare. L’H.R. 1 costringerà gli stati ad implementare la registrazione degli elettori online, la registrazione automatica degli elettori e la registrazione degli elettori nello stesso giorno senza alcuna salvaguardia.
Distrugge il Primo Emendamento. L’H.R. 1 limiterebbe drasticamente la libertà di parola e imporrebbe standard vaghi che svantaggiano tutti i gruppi d’interesse che desiderano sostenere una proposta legislativa, in particolare richiedendo loro di rivelare i nomi dei donatori che versano denaro oltre una certa soglia.
Ignora le leggi statali sull’identificazione degli elettori e le regole sui voti provvisori. Costringe gli Stati a permettere l’uso di dichiarazioni giurate o autocertificazioni al posto dell’identificazione e a permettere la verifica della firma, che può essere presentata attraverso una foto se l’elettore si registra online. Costringe gli Stati a contare i voti provvisori espressi al di fuori del distretto di appartenenza dell’elettore.
Rimuove la capacità degli Stati di decidere come i loro distretti debbano essere disegnati. Obbliga il ricorso a commissioni indipendenti di redistricting per la creazione dei distretti congressuali, eliminando la flessibilità degli Stati nel scegliere i sistemi migliori per i bisogni dei loro cittadini.
Arma l’IRS di Biden. L’H.R. 1 permette all’agenzia di indagare e valutare le convinzioni ideologiche e di policy delle organizzazioni prima di concedere l’esenzione fiscale.
Oltre a questi punti, il comitato editoriale del Wall Street Journal ha pubblicato un pezzo che delinea i problemi dell’H.R.1. Questo pezzo arriva settimane dopo che un editoriale aveva spiegato che la vera motivazione della presidente della Camera Nancy Pelosi dietro il passaggio di questa legislazione fosse quella di “usare la risicata maggioranza democratica per consolidarne una permanente”.

Dall’editoriale del Wall Street Journal: “Rendere ogni elezione come quella del 2020“

Iniziamo con regole permanenti per il contrasto alla pandemia. L’H.R.1 creerebbe un diritto federale al voto per posta, senza bisogno di giustificazioni. Gli elettori registrati non potranno essere obbligati a presentare “qualsiasi forma di identificazione come condizione per ottenere il voto per corrispondenza”, tranne una firma o una “auto-certificazione”. Le leggi statali che richiedono che i voti per posta siano autenticati o firmati da testimoni verrebbero superate. I voti pervenuti in ritardo, se il timbro postale è stato apposto in tempo, sarebbero validi a livello nazionale per 10 giorni dopo il giorno delle elezioni.
L’H.R.1 scavalcherebbe le leggi statali contro la raccolta delle schede elettorali, permettendo agli americani, su scala nazionale, di “designare qualsiasi persona” per restituire il voto, a condizione che il portatore “non riceva alcuna forma di compensazione basata sul numero di schede”. Inoltre, gli Stati “non possono porre alcun limite al numero di schede elettorali per corrispondenza votate e sigillate che una persona designata possa restituire”. Sì, gli operatori elettorali di partito potranno dunque andare porta a porta, accumulando migliaia di voti, a patto che si facciano pagare all’ora.
Con l’H.R.1 la registrazione degli elettori nello stesso giorno dell’elezione ed il periodo di 15 giorni del voto anticipato diventerebbero entrambi obbligatori. Le burocrazie statali verrebbero arruolate per registrare le persone che appaiono nei registri governativi. È davvero una buona idea che sia “l’agenzia principalmente responsabile del mantenimento delle informazioni di identificazione degli studenti iscritti alle scuole secondarie pubbliche”, che il disegno di legge farebbe entrare in gioco? Allo stesso tempo, l’H.R.1 renderebbe più difficile cancellare le registrazioni errate dalle liste degli elettori.
L’H.R.1 dice che ai criminali non possa essere negato il voto, con l’eccezione di quelli incarcerati. Ma il potere del Congresso non è illimitato, quindi quella disposizione dice che si applica solo alle elezioni di livello federale (dunque, anche alle presidenziali). Con l’H.R.1 alcuni criminali diventerebbero idonei a votare nelle elezioni federali, ma non in quelle statali. I funzionari di contea dovrebbero tenere due serie di liste di elettori e due serie di schede elettorali?
Altre disposizioni dormienti: l’H.R.1 creerebbe un sistema di fondi pubblici da abbinare alle piccole donazioni politiche ad un tasso di 6 a 1. Date al vostro candidato 200 dollari, e potrebbe ottenerne 1.200 dal governo. I fondi verrebbero da una maggiorazione del 4,75% sulle multe e le sanzioni staccate alle imprese o ai dirigenti aziendali.
L’H.R.1 richiederebbe alla magistratura di creare un codice di condotta per i giudici della Corte Suprema. Sembra un altro modo per i Democratici di arrivare all’Alta Corte con la loro solita tattica di far uscire denunce etiche o richieste pretestuose di ricusazione dei giudici.
Questo è un disegno di legge di 800 pagine, quindi potremmo continuare…

GOP.gov (qui, dove puoi vedere anche tutti i link che non mi è stato possibile riportare qui)

E vediamo ora come si sta costruendo la dittatura militare.

Come i Democratici stanno giustificando una presa di controllo militare nella capitale della nazione.

Questo articolo è adattato dal commento di apertura di Tucker Carlson dell’edizione del 5 marzo 2021 di “Tucker Carlson Tonight”.

I liberal sono un gruppo spaventato. La lista delle cose di cui i liberal americani hanno paura può riempire un intero scaffale di volumi. Sarebbe un set di riferimento divertente: “L’enciclopedia delle nevrosi liberal integrale”.
Assolutamente tutto sconvolge i liberal, li agita ed infiamma le loro allergie. La Natura stessa è un’esperienza terrificante per i liberal perché non possono controllarla. La Natura ha tutte queste differenze di sesso e fluttuazioni climatiche. Ti passeranno davanti in bicicletta, sfoggiando le loro piccole mascherine chirurgiche ligi all’obbedienza, lottando per respirare per la mancanza di ossigeno, ma sentendosi virtuosi e protetti. E, naturalmente, ti giudicano perché non indossi l’uniforme.
Non c’è niente di razionale in questo comportamento, ma non dovreste esserne sorpresi. Il liberal-ismo moderno non è una visione del mondo coerente, è un tipo di personalità profondamente infelice e incostante. L’umorismo è quello che si ottiene quando le persone sono infelici dentro.
Quando sei un liberal, il mondo è un posto molto spaventoso, ma c’è una paura che si eleva sopra tutte le altre paure nella mente del liberal: La paura dell’”altro“. Come tutte le culture primitive, il liberal-ismo moderno è tribale. I liberal vedono la maggior parte del continente americano come un misterioso spazio oscuro, come una cartina medievale popolata da sbavanti elettori di Trump e violenti analfabeti con qualche cromosoma di troppo.
I liberal disprezzano persone come queste, naturalmente, e ad un certo livello, sanno di essere odiati a loro volta. Si preoccupano che un giorno ci sarà una reazione contro le persone al comando, che, ovviamente, sono loro. Questa è la loro più grande paura, una “rivolta dei contadini“.
Sono terrorizzati dal fatto che un giorno un esercito di liceali tatuati e con la maglietta della bandiera confederata si alzerà dai parcheggi per roulotte della West Virginia e prenderà il controllo del paese – prendendo d’assalto le città con le loro mitragliatrici d’assalto AR-15 calibro 75 con tromboncino, ognuna delle quali può sparare più di un milione di proiettili al minuto se montata sul retro di un pickup F-150 tappezzato di adesivi razzisti.
Questo è il loro incubo. È il “mostro sotto il letto” di ogni liberal.
Molti liberal erano certi che il 4 marzo fosse il giorno in cui la rivoluzione di destra sarebbe finalmente iniziata. Il 4 marzo, credevano, con qualcosa chiamato “QAnon Inauguration Day“. Cos’è il QAnon Inauguration Day? Non ne abbiamo idea, e non conosciamo nessuno che lo sappia. Scommetteremmo dei soldi che neanche un elettore di Trump su un milione ne aveva sentito parlare fino a questa settimana, quando i “mercanti di isteria” hanno iniziato a parlarne in televisione.
Ne avevano sentito parlare da Nancy Pelosi, che ha detto alle sue guardie del corpo di scrivere un rapporto sulla minaccia del “QAnon Inauguration Day“. Ed è quello che hanno fatto. Non abbiamo mai appreso alcun dettaglio, ma i membri del Congresso non stavano correndo rischi. Ma molti di loro sono fuggiti lo stesso dal Campidoglio. I leader della Camera hanno riprogrammato le votazioni in aula in modo che i parlamentari potessero fuggire per salvare le proprie vite, ma di sicuro non la loro dignità.
Questa non è stata una semplice isteria di parte. Democratici e Repubblicani sembravano uniti nel loro comune terrore.
Il Rappresentante Michael McCaul, Repubblicano del Texas: “Questa minaccia è credibile ed è reale. Si tratta di un gruppo della milizia di destra che crede che, poiché la data inaugurale in passato era il 4 di marzo fino a quando è passato il XX° emendamento, pensano che questo sia il vero Inauguration Day e che il Presidente Trump debba avere la sua inaugurazione”.
Quindi cosa è successo? Non abbiamo visto una sola persona insorgere al Campidoglio o altrove negli Stati Uniti come era stato preannunciato.
Era solo un’altra bugia, non molto diversa da quando ci hanno detto che avremmo avuto bisogno dei soldati per proteggere l’inaugurazione di Joe Biden. Poi, hanno detto che avremmo avuto bisogno dei soldati per tenere QAnon lontano dal processo di impeachment. Poi, c’è stata quest’ultima isteria. Ora ci sarà qualcos’altro. La polizia del Campidoglio ora dice che avranno bisogno dei soldati a Washington per almeno altri due mesi.
Le truppe non se ne andranno mai. Come probabilmente avrete già capito, i soldati sono al Campidoglio per ragioni politiche. Sono lì per sostenere il regime. Se questo stesse accadendo in Camerun, il nostro Dipartimento di Stato se ne lamenterebbe, lo chiamerebbe “un’offesa alla democrazia“. Ma siccome sta accadendo qui in America, siamo stati lenti ad accorgercene.

Soldati della Guardia Nazionale schierati a difesa del Campidoglio


Giovedì, l’hanno detto ad alta voce. Fox News ha appreso che il generale in pensione Russel Honoré ha completato la sua “revisione della sicurezza” sulla rivolta del 6 gennaio al Campidoglio. Honoré è uno squilibrato estremista fazioso, più pazzo di chiunque sia affiliato a QAnon. È stato scelto da Nancy Pelosi proprio per questo. Sapeva che Honoré avrebbe giustificato una presa di potere militare di Washington, e aveva ragione.
Nel suo memorandum ai leader della Camera, che Fox News ha ottenuto, Honoré chiede una “QRF [forza di reazione rapida] stabilmente permanente nei ranghi della Guardia [Nazionale] di Washington D.C., ristabilendo un battaglione di polizia militare e dotandolo di truppe della Riserva della Guardia Attiva che vivono in città o nelle sue vicinanze tutto l’anno, perennemente in servizio attivo“.
Questo è un comportamento molto strano per una democrazia. In una democrazia, i politici dovrebbero governare con il consenso dei governati. Si potrebbe pensare che questo possa essere venuto in mente a qualcuno al Campidoglio. Se abbiamo questa paura degli elettori americani, forse c’è qualcosa che non va. Forse non stiamo facendo un buon lavoro. Forse dovremmo stare zitti per un secondo e ascoltare le lamentele delle persone che controlliamo a vista. Forse allora non avremmo bisogno del filo spinato intorno al Campidoglio.
A quanto pare, nessuno a Washington ci ha pensato. Invece, si sono convinti che gli unici americani che hanno un problema con il modo in cui stanno andando le cose oggigiorno devono aver subito il “lavaggio del cervello” da QAnon.
Pochi giorni fa, “60 Minutes” ha deciso di dare uno sguardo più profondo a questo pericoloso culto che sta dicendo cose non approvate sui nostri leader. Gli intrepidi corrispondenti della CBS si sono seduti con il “leader spirituale” di QAnon – il famoso Sciamano Jake Angeli, n.d.r. – non in una grotta in Afghanistan, ma su Zoom, da una sala conferenze nella prigione dove è ora detenuto senza cauzione.
Potreste riconoscerlo dai video come “Chewbacca Guy“. Gli è stato chiesto se ha capito che le sue “azioni del 6 gennaio sono state un attacco a questo paese”.
Jake Angeli: “Signora, le mie azioni non erano un attacco a questo paese. Questo non è corretto. Questo è impreciso, completamente… Ho cantato una canzone, e questo fa parte dello sciamanesimo. Si tratta di creare vibrazioni positive in un’aula sacra. Ho anche impedito alle persone di rubare e vandalizzare quello spazio sacro, il Senato. Ho anche impedito a qualcuno di rubare i muffin dalla sala ristoro. Ho anche detto una preghiera in quella camera sacra perché era mia intenzione portare la divinità e riportare Dio al Senato”.
Il corrispondente della CBS gli ha poi ricordato che, legalmente, non gli è stato “permesso di essere in quella che [lui] chiama un’aula sacra” e gli ha chiesto se si considera un patriota.
Jake Angeli: “Questo è l’unico rimpianto molto serio che ho, è stato credere che quando siamo stati salutati dagli agenti di polizia, che fosse accettabile… Mi considero un amante del mio paese. Mi considero un sostenitore della Costituzione. Mi considero un credente nella verità e nei nostri principi fondativi. Mi considero un credente in Dio.”
Così, lo Sciamano di QAnon ha cantato una canzone, poi ha diffuso delle buone vibrazioni, poi ha salutato gli ufficiali in Campidoglio e loro hanno ricambiato il saluto. Queste sono cose che possono accadere in un paese dove gli sciamani di QAnon sono autorizzati a girare per le strade.
Ma non è solo questo tizio che minaccia la democrazia. A febbraio, i federali hanno incriminato diversi membri di un gruppo chiamato “Oath Keepers“. Gli imputati includevano una donna di 60 anni e suo marito di 70 anni. Anche loro sono terroristi. Geriatrici, ma micidiali.
La rappresentante Sheila Jackson Lee, Democratica del Texas, capisce tutto questo, naturalmente. Siede nel Comitato per la Sicurezza Nazionale della Camera, quindi sa una cosa o due sull’applicazione della legge e sul mantenere questa nazione al sicuro dalle minacce, straniere ed interne.
Per vivere “senza paura” in America, ha annunciato Sheila Jackson Lee, avremo bisogno di arrestare molte persone. Come ha detto su Twitter:

“A Washington, DC [sic] il 6 gennaio, dove si presume che 40.000 manifestanti fossero a DC [sic] con l’intenzione di rovesciare un’elezione legittima e di uccidere la Speaker, il Vice Presidente ed i membri del Congresso, in quel caso, solo 300 persone sono state arrestate e sono state perseguite. Che razza di giustizia è questa?”.
Quindi, se siete andati ad un raduno di Trump a gennaio, dovete essere messi in custodia cautelare. Il gen. Honoré ha dei piani per voi.
Sulla MSNBC Joe Scarborough ha detto: “Ci allontaneremo sempre di più da questo evento, ma non cambierà mai il fatto che Josh Hawley è stato il responsabile di queste morti avvenute a Capitol Hill, di questo atto di insurrezione, la peggiore insurrezione di terroristi interni nella storia degli Stati Uniti“.
Cosa ha fatto Josh Hawley (Senatore repubblicano del Missouri)? Beh, ha votato, come fanno a volte i senatori. Ed è divertente che questo pensiero venga, tra le tante persone possibili, proprio da Joe Scarborough. Ma è un’epoca di ironia. Ormai ci siamo abituati.
Per tutta questa preoccupazione per la sicurezza dei nostri leader eletti, non sembra esserci altrettanta preoccupazione per la sicurezza delle persone che li hanno eletti. Capitol Hill sembra la “zona verde” di Baghdad, ma il resto della città sembra l’area fuori dalla “zona verde”. I quartieri residenziali a Washington D.C. e nelle città in tutto il paese non sono mai stati così pericolosi. Gli americani stanno morendo in gran numero a causa della criminalità di strada, ma nessuno al Congresso se ne preoccupa. Sono troppo occupati a spendere i dollari delle tasse per proteggersi dallo Sciamano di QAnon e dai suoi complici settantenni.

Manifestanti di Black Lives Matter

Secondo un’analisi di The Intercept, l’anno scorso, l’anno del BLM, ha visto il più grande aumento di omicidi registrato in un anno nella storia americana. Quindici persone sono state assassinate a Oakland, California, solo a gennaio. Nove persone sono state uccise a Toledo dall’inizio di quest’anno, il doppio dell’anno scorso.
Ma i residenti di Toledo non stanno ricevendo alcuna “forza di reazione rapida” da Nancy Pelosi o dalla sua guardia del corpo, il generale Honoré. Forse, se affermano che sia QAnon che sta uccidendo, lo faranno. (qui)

FoxNews.com

E se sei arrivato fino a qui, vai a leggere qui cosa sta combinando quello che si sta dedicando anima e corpo a combattere il razzismo e la divisione e la disuguaglianza razziale coltivati dal suo predecessore.
Bella l’America finalmente liberata dall’uomo arancione cattivo, eh?

barbara

I DOLORI DELLA GIOVANE ALEXANDRIA

Commenterò tra le righe, perché di roba da commentare ce n’è troppa per poterla sistemare tutta in un commento finale.

Capitol Hill come uno stupro: il racconto su IG di Alexandria Ocasio-Cortez

Paragone azzardato o legittimo?

Secondo la scrittrice Dacia Maraini, storica femminista, l’accostamento tra l’assalto a Capitol Hill e lo stupro, a seguito delle dichiarazioni della deputata americana Alexandria Ocasio-Cortez, sarebbe giustificato e plausibile.

E Dacia Maraini è un uomo d’onore.

Vediamo di capire il perché.

L’assalto al Congresso vissuto da Alexandria Ocasio-Cortez

Alexandria era nascosta nel bagno del suo ufficio quando, il 6 gennaio scorso, i sostenitori estremisti di Trump irrompevano all’interno del Congresso americano, mettendolo violentemente a soqquadro.

Se questa è l’idea di soqquadro che ha questa gente,

casa mia in un giorno normale sembra Waterloo dopo la battaglia.

Dei fotogrammi indelebili per la storia americana e per la democrazia intera.

E tutti gli assalti precedenti fatti dalla sinistra, che fotogrammi sono? Tutti spariti? Dimenticati? Cancellati? Immeritevoli di menzione?

La trentunenne deputata democratica ha condiviso pochi giorni fa, in una diretta sul suo profilo Instagram, la trepidazione e la paura di quel momento.
Nei primi minuti della diretta-video, Alexandria ribadisce con forza l’importanza di continuare a parlare dell’assalto a Capitol Hill. Sottolineando che chi chiede di dimenticare ciò che è successo assume lo stesso atteggiamento di chi commette violenza.

Quindi riconosce che tutti quelli che non parlano MAI dei violenti assalti precedenti sono complici della violenza, giusto? E, a parte questo, questa non doveva essere la presidenza della pacificazione? Della riunificazione di un’America divisa – ed evitiamo accuratamente di ricordare per colpa di chi è divisa.

Lasciare che tutto venga gettato nel dimenticatoio come se non fosse mai esistito, minimizzandone i traumi e i turbamenti.

Vedi sopra.

“Sono una sopravvissuta”

Tipo Settimia Spizzichino? Primo Levi? Nedo Fiano? Shlomo Venezia? Sami Modiano? Sorella spirituale di tutti loro? O, scendendo a livelli più modesti, di chi ha fatto a piedi decine di piani di scale di una delle Torri Gemelle riuscendo a sbucarne fuori un secondo prima del crollo?

Ed è soffermandosi su questa immagine che la giovane deputata fa la sua spiazzante dichiarazione. Confessa di esser stata lei stessa vittima di abusi, definendosi una sopravvissuta, e l’attacco al Congresso le ha fatto tornare in mente quelle inquietudini del passato che le sono rimaste cucite addosso.

Messa in questi termini, siamo centinaia di milioni di sopravvissute, ma non andiamo in giro a farcene belle. Senza contare che se assimila quando accaduto al Campidoglio a uno stupro e qui si limita a parlare di abusi, non posso che dedurne che deve per forza essersi trattato di cose decisamente modeste: un complimento pesante? Uno sguardo indiscreto?

Alexandria ha raccontato di aver avuto paura di morire quel giorno,

ellapeppa

quando rannicchiata e tremante nel bagno del suo ufficio

tipo Cosetta nella taverna dei suoi aguzzini? Ma quanto ci piacciono queste immagini strizzabudella. E perché rannicchiata poi? Rannicchiati dietro una porta chiusa si è meno visibili? Più al sicuro?

sentiva un uomo urlare dietro la porta: “Where is she?”, “Dov’è lei?”.
Volevano lei, facendola ancora sentire il centro di un triste bersaglio.

Hitchcock, sei un dilettante (ma i bersagli sono tristi?).

Nelle ore successive, una volta invitata ad uscire, si scoprì che l’uomo in realtà era un agente di polizia.
Ma per Alexandria, purtroppo, la rivelazione della sua identità non fece più alcuna differenza.

Il film dello stupro ormai se lo era già girato tutto e le era piaciuto un sacco, figurati se aveva voglia di riavvolgere la pellicola.

Il terrore provocato da quella possente voce e i pugni sulla porta

un attimo fa aveva parlato solo della voce, adesso saltano fuori anche i pugni?

le avevano fatto tornare a galla il trauma degli abusi subiti.

Il rapporto tra la violenza dei suprematisti di Capitol Hill

suprematisti di cosa? Abbiamo conosciuto i suprematisti bianchi tipo KKK (quattro gatti, ma non sta bene dirlo) che chiamiamo così perché conosciamo le loro aspirazioni di dominio dei bianchi sulle altre razze, abbiamo conosciuto i suprematisti negri, tipo BLM che chiamiamo così perché conosciamo le loro aspirazioni di dominio dei negri sui bianchi, abbiamo conosciuto i suprematisti islamici che chiamiamo così perché conosciamo le loro aspirazioni di dominio dei musulmani sul resto dell’umanità. Questi qui erano suprematisti di quale specie? Qualcuno si è fatto dire da loro chi vogliono che domini e su chi?

e lo stupro

In seguito alla sua diretta, la deputata del Congresso è stata sommersa da commenti solidali e ringraziamenti per il suo coraggio nel parlare di un episodio così doloroso e strettamente personale.

Ah, un coraggio guarda che i pompieri delle torri gemelle al confronto sono dei conigli.

Il contatto che Alexandria ha subito e generato tra la violenza dei protestanti e lo stupro, ad alcuni è sembrato azzardato ma resta comprensibile da un punto di vista “simbolico”.

Io credo che chi ha realmente subito uno stupro, non avrebbe grosse difficoltà a distinguere fra uno stupro e un simbolo.

Il punto di partenza è quello di non concepire lo stupro come un abuso legato prettamente al sesso.

Lo stupro è legato al sesso. Le altre forme di violenza si chiamano violenza, gli altri tipi di abusi si chiamano abusi (per la verità anche gli abusi sessuali, se non sono stupri, si chiamano abusi e non stupri), o devo forse raccontare che sono stata stuprata tutte le volte che qualcuno mi ha insultata, tutte le volte che qualcuno bestemmia in mia presenza, tutte le volte che subisco un’ingiustizia? Le parole hanno un significato, e una società basata, come quella umana, sulla parola, può funzionare solo se ogni parola viene usata con il significato codificato e condiviso. Uno stupro è quando uno te lo mette dentro, punto.

Quest’ultimo è il misero mezzo attraverso cui si realizza, ma la cultura dello stupro resta quella del dominio, il voler sottomettere ed annientare un’altra persona calpestandola nel suo profondo essere.

Lo stupro squarcia irrimediabilmente la dignità e l’anima di una donna; l’assalto al Congresso, come già ribadito, ha colpito l’anima della democrazia.

Al pari di tutti gli altri assalti al Campidoglio di cui nessuno degli stuprati si è mai sognato di parlare, meno che mai condannare.

Sull’onda di questo veemente intreccio,

ecco che torniamo al film

Alexandria Ocasio-Cortez ha deciso perciò di confessare quell’episodio della sua vita,

confessare in che senso? Si confessano gli errori, i torti, le colpe.

cogliendo l’occasione per elaborare il trauma, sia personale che pubblico, dando coraggio a tante altre vittime come lei.

Cioè io ho subito un trauma, vado su instagram, lo racconto e – sim salabim – in tre secondi il trauma è elaborato e non c’è più. C’era l’occasione e non me la sono lasciata scappare.

CRISTINA RIGGIO, 7 FEBBRAIO 2021, qui.

Ricapitolando: un po’ di persone sono entrate in Campidoglio senza che nessuno glielo impedisse, anzi addirittura accompagnate, e non mi sembra di avere letto che siano anche entrati negli uffici privati; lei se ne sta rannicchiata nel bagno del suo ufficio, un poliziotto bussa (forse: questo non è chiaro), probabilmente, immagino, mandato a cercarla dagli altri che si erano accorti che quella deficiente non era con loro, bussa, dicevo, lei non apre, e lui se ne va. Conclusione: è stata praticamente stuprata. Se qualcuno avesse fatto scattare un accendino per fumare una sigaretta avrebbe detto che era sopravvissuta al rogo. Asia Argento, sei una dilettante.

barbara

AGGIORNAMENTI (grazie ai miei solerti commentatori)

Aggiornamento 1
Myollnir: Alla ricostruzione manca un dettaglio non da poco: La AOC NON era nell’edificio invaso. Era nel suo ufficio, che sta, assieme agli altri uffici dei deputati, a centinaia di metri di distanza, e che non è mai stato preso d’assalto.. Dunque non ha mai corso alcun rischio.
E’ solo una piccola contaballe.

Aggiornamento 2
Myollnir: Qualche anno fa si è fatta fotografare piangente davanti alle gabbie dove il perfido Trump rinchiudeva i bambini. Pubblicata su tutti i giornali. Poi qualcuno ha pubblicato una foto da un altro punto di vista, in campo più lungo: circondata dai fotografi, era aggrappata alla recinzione di un parcheggio vuoto. Una cosa ridicola, degna degli eroici reportages da Gaza, più volte sputtanati da Memri.
Una piccola contaballe, ma d’altra parte il Grande Contaballe, e plagiaro, ora fa finta di essere il Presidente degli Stati Uniti. C’è in rete un filmato surreale: lui seduto alla scrivania, gli mettono davanti una cartellina e lui, alzando lo sguardo fuori campo con l’occhio perso, chiede: “ma cosa sto firmando?”.
per la precisione: “Io non so che cosa sto firmando qui:

Poi ovviamente, mansueto, firma. Che poi hanno anche già mostrato diverse firme da lui apposte sugli ordini esecutivi: identiche, fatte evidentemente con un timbro. (Vale a dire che potrebbe averle messe chiunque? Da quella banda di magliari mi aspetto qualunque cosa. Non dimentichiamo che la Clinton ha sulla coscienza – si fa per dire – decine di morti su cui ha costruito le sue carriere professionale e politica)
Siamo in buone mani.

Aggiornamento 3
Paolo Ghezzi: questa una tipa tremante rannicchiata sotto il tappetino del cesso di fronte a un poliziotto deficiente (un bambino di cinque anni avrebbe capito che era nel bagno e avrebbe detto qualcosa tipo: “sono un poliziotto e sono qui per aiutarla. Apra la porta.”)…
E un bambino di cinque anni, dovendo inventare, avrebbe inventato un poliziotto che dice qualcosa tipo: “sono un poliziotto e sono qui per aiutarla. Apra la porta.” Che era nel bagno ovviamente lo sapeva, visto che, in questo ridicolo film, i pugni e la voce possente li aveva sentiti solo lì e non anche alle altre porte. Ma in realtà, dovendo inventare un film dell’orrore, il suddetto bambino di cinque anni avrebbe inventato qualcosa di totalmente diverso. A patto che avesse un QI non inferiore a 70.
Va bene che patriarcato e machismo non sono più di moda, ma una mozzarella simile dovrebbe rappresentare una superpotenza?

Aggiornamento 4 (a proposito di AOC sconvolta di fronte alla rete di recinzione del parcheggio vuoto)
Myollnir: sono qui per servire: clic.