Se ne sta lì appostato, all’uscita del supermercato, pronto a piombarti addosso per offrirti il suo aiuto non appena hai messo fuori mezzo piede. Solo se hai il carrello, beninteso: se esci con quattro borse piene in mano e magari un bambino di tre anni attaccato alla gonna, scordati pure di poter contare su un’offerta di aiuto. E dunque appena esco si proietta in avanti e dice: serve aiuto? No, dico. Quando uno offre aiuto si dovrebbe dire no grazie, ma con chi sta cercando di spillarmi soldi non mi sento in dovere di essere né gentile, né educata. Al contrario, essere sufficientemente sgarbata lo ritengo praticamente un obbligo. Arrivo alla macchina, prendo le borse, comincio a riempirle, e lui arriva lì: serve aiuto? (Dai cazzo, hai il carrello pieno, sei una vecchia coi capelli grigi anche se hai la macchinona sportiva da duecento all’ora, NON PUOI non avere bisogno di aiuto!) No. Ma… No. Se ne va. Finisco di svuotare il carrello e sistemare le borse in macchina, riporto il carrello alla base e lui si rifionda: metto io il carrello? Grazie, so come si fa. A questo punto va in onda il piano B: con un’espressione da moribondo e voce da agonizzante accasciato tra le dune del deserto sotto il sole di mezzogiorno, alza faticosamente il braccio a indicare la catasta di bottiglie di acqua minerale che campeggia subito dopo l’ingresso e rantola: “Comprare acqua…” Quella di rubinetto qui è buonissima, dico, io bevo solo quella. “Acqua…” Siccome è abbastanza probabile che ci siano complici appostati da qualche parte, tutti di altrettanto sana e robusta costituzione fisica e altrettanto floridamente nutriti, evito di mandarlo affanculo a voce alta e mi accontento di farlo col pensiero.
Anche nei parcheggi sono lì in agguato, normalmente due per ogni parcheggio, che dietro adeguata ricompensa si offrono di “proteggere” la tua macchina, che non ti capiti di ritrovarla con una fiancata squarciata con un chiodo o con le gomme tagliate. In Sicilia si chiama pizzo: quello che paghi alla mafia perché non ti vada accidentalmente a fuoco il negozio o la fabbrica.
E alla stazione. Se hai bagaglio arrivano lì e offrono aiuto. Poi ovviamente ti chiedono i soldi. Ora, se ho una valigia pesante da caricare in treno, mi può anche andare bene di pagare un paio di euro (non di più, sia ben chiaro: si tratta di un minuto di lavoro, e sessanta euro all’ora direi che possono bastare) perché qualcuno lo faccia al posto mio; a patto che sia chiaro che mi sta proponendo una prestazione lavorativa a pagamento, e non la butti là come un’offerta di aiuto. Poi una volta mi è capitato che ero già salita in treno quando mi sono accorta che avevo dimenticato di timbrare il biglietto (il treno nasceva in quella stazione, e mancava ancora un po’ alla partenza, quindi affrettandomi potevo farcela); chiedo alla tizia seduta vicino a me di dare un’occhiata alla valigia, scendo al sottopassaggio, mi guardo un attimo in giro, e un tizio che mi vede col biglietto in mano capisce cosa cerco e mi indica la macchinetta a due metri da me; ringrazio, mi avvicino, e si avvicina anche lui, e mi spiega che devo infilare il biglietto nella fessura e che devo tenerlo a sinistra. Poi mi chiede i soldi per l’aiuto prestato.
OK, meglio questi che offrono aiuto che quelli che rapinano o spacciano droga (quelli della stazione, intendo; quelli dei parcheggi no: quelli sono pronti a fare danni a più non posso, se non paghi il pizzo), però anche questo continuo assedio è una forma di violenza, di cui davvero non se ne può più.
PS: non è per razzismo che dico che sono tutti negri: è perché sono tutti negri, senza eccezione.
barbara