L’ATTENTATO A SALMAN RUSHDIE

Atteso da 23 33 anni, finalmente è arrivato, ponendo qualche inevitabile domanda – domande che a qualcuno suggeriscono risposte bizzarre assai, ma chissà se oltre che bizzarre saranno anche infondate – ma partiamo dalle domande. Preciso, per chi non lo sapesse, che il musulmano che uccide una persona colpita da fatwa (esattamente come chi uccide un ebreo, uno qualsiasi) ha il paradiso garantito, per cui su un miliardo e mezzo di musulmani, fra cui diciamo circa mezzo miliardo di molto molto religiosi e almeno un centinaio di milioni di fanatici, con l’aggiunta di oltre tre miliardi di dollari di taglia, non dovrebbe essere irragionevole aspettarsi che qualcuno ci provi, e altrettanto ragionevole sembrerebbe che si avesse l’accortezza di prevedere qualche misura di protezione, soprattutto considerando che finora non era ancora successo perché sempre sotto scorta – e i primi dieci anni rinunciando praticamente a vivere – e ricordando che un traduttore è stato ucciso e un altro traduttore e un editore sono sopravvissuti a un attentato, e invece no: nessunissima protezione. Come mai? Seconda domanda: l’attentatore, prima di essere fermato, ha avuto il tempo di infliggergli 15 coltellate, di cui alcune profonde, al punto di raggiungere, a quanto pare, il fegato: come mai così tanto tempo?

Le risposte bizzarre che ho trovato in un sito che non voglio nominare, sono che l’attentato sarebbe in relazione all’accordo con l’Iran sul nucleare che Obama era riuscito a concludere e che il malefico Trump aveva poi “stracciato”: adesso l’accordo era finalmente di nuovo in dirittura d’arrivo e allora qualcuno che non lo voleva avrebbe ordito l’attentato a Rushdie in modo da far ricadere la colpa sull’Iran e quindi aumentare l’odio anti iraniano e rendere impossibile a Biden approvare l’accordo. Cioè Rushdie sarebbe la vittima sacrificale di un affaire tutto interno al partito repubblicano degli Stati Uniti. Ipotesi piuttosto azzardata, di sapore discretamente complottista, ma che potrebbe anche rispondere alle domande sulla mancata sorveglianza – un po’ meno forse sul tempo eccessivo per fermare l’attentatore, dato che dubito che questo possa essere organizzato dall’alto. A screditare però almeno in parte l’articolo in questione sono alcune imprecisioni piuttosto gravi: innanzitutto la considerazione che il ragazzo è troppo giovane per sapere che la fatwa è stata annullata: primo, non solo non è vero che è stata annullata ma, al contrario, è stata ripetutamente confermata (qui diversi dettagli), secondo, se è troppo giovane per sapere che nel 1998 sarebbe stata annullata, tanto più dovrebbe essere troppo giovane per sapere che era stata pronunciata nove anni prima.
Decisamente controcorrente poi i mass media secondo cui sarebbe sconosciuto il movente dell’aggressione (come suggerisce l’amico myollnir, forse gli aveva rigato la fiancata dell’auto) e che presentano l’aggressore come un ragazzo del New Jersey senza altre precisazioni, ossia senza che niente rimandi all’Iran. E concludo con l’ennesima domanda: avremo mai delle risposte vere a tutte queste incongruenze?
A noi, non resta che augurare a Rushdie di farcela, se non altro per ricacciare in gola alle autorità iraniane i canti di gioia per il riuscito compimento della fatwa, documentati nell’articolo sopra linkato.

barbara

UN PO’ DI ATTUALITÀ CON ANNOTAZIONI SPARSE

Avevo in mente di parlare di questo tema; poi ho trovato questo post che dice sostanzialmente quello che volevo dire io, e quindi vi propongo questo.

Nel frattempo

Ieri in Nuova Zelanda, su iniziativa del primo ministro (donna), molte donne si sono messe il velo in testa per solidarizzare con gli islamici dopo l’attentato alla moschea. Che tenere.
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[che poi quella con lo sciallone rosso in testa nella prima foto forse, più che mettersi qualcosa in testa, non farebbe male a mettersi qualcosa sotto il vestito. E magari anche davanti, volendo, ndb] [se poi si illudono che per questo i musulmani gli vorranno bene…]
Nel frattempo, in pochi giorni Nigeria sono stati ammazzati decine di cristiani [e oltre 300 nell’ultimo mese e mezzo, ndb], ma questo praticamente non lo sa nessuno.
Nel frattempo in Francia, in un mese, sono stati compiuti circa sessanta atti vandalici nei confronti di chiese cattoliche (incluso un incendio a St. Sulpice, la seconda chiesa più importante di Parigi), ma praticamente non lo sa nessuno. In Francia sono più di ottocento all’anno gli atti vandalici compiuti verso chiese e cimiteri.
Non ci risultano iniziative del tipo “per due ore tutti con il crocifisso in solidarietà ai cristiani”.
D’altronde in Francia vengono compiuti anche numerosi atti vandalici nei confronti di cimiteri ebraici.
Nel frattempo, “qualcuno” ha lanciato dei missili contro Israele, ma praticamente non lo sa nessuno.
Sempre più raramente, in particolare da quando c’è il muro a Gerusalemme, però ogni tanto capita qualche morto ebreo (a volte anche in altre parti del mondo); tuttavia non vediamo gente che per due ore indossa la Stella di Davide.
D’altronde negli ultimi giorni nella Striscia di Gaza sono state represse duramente proteste di piazza di palestinesi contro Hamas (per essere chiari: la repressione è stata portata avanti da Hamas). C’è stata persino una condanna dell’ONU e di Amnes(t)y International, ma se non conoscete a priori la notizia e non la andate a cercare, non la trovate.
Chissà come mai?

Parsifal (qui)

Già. Tutto un fiorire di je suis Charlie e je suis Paris, ma mai che si senta un je suis catholique o je suis juif. Quello non fa sentire più buoni e più a posto con la coscienza.

barbara

PICCOLO PROMEMORIA

Che male non fa.

Sangue, morte e terrore: gli attentati in Europa dal 2012 a oggi

Di seguito una scheda che ripercorre i principali attentati che hanno colpito l’Europa dal 2012 a oggi: dagli attacchi di Tolosa a quello al mercatino di Natale a Berlino, passando per Parigi, Bruxelles, Nizza, Rouen, tutti gli attacchi dell’estate del 2016 in Germania, fino ad arrivare agli attentati di Westminster, San Pietroburgo, Stoccolma, Manchester, Londra e oggi a Barcellona.

2012, ATTACCHI DI MOHAMMED MERAH A TOLOSA E MONTAUBAN
Il 22 marzo 2012 fu ucciso in un raid delle forze speciali francesi a Tolosa il 23enne di origini algerine Mohammed Merah. Era responsabile degli omicidi di sette persone avvenuti nello stesso mese fra Tolosa e Montauban: l’11 marzo aveva ucciso a Tolosa un parà francese, il 15 marzo altri due paracadutisti in una sparatoria davanti a un bancomat a Montauban e il 19 marzo un rabbino e tre bambini nell’attacco davanti alla scuola ebraica di Tolosa.

2014, ATTACCO AL MUSEO EBRAICO DI BRUXELLES
Un filo rosso lega la Francia all’attacco al museo ebraico e alla sinagoga di Bruxelles avvenuto il 24 maggio del 2014, alla vigilia delle elezioni europee, in cui morirono quattro persone. Per l’attentato, infatti, fu arrestato Mehdi Nemmouche, 29enne della città di Roubaix, nel nord della Francia e vicino al confine con il Belgio. Il giovane venne fermato il 30 maggio durante un controllo di dogana in una stazione di treni e bus a Marsiglia. Gli inquirenti spiegarono che l’uomo era stato in Siria per circa un anno ed era poi rientrato in Francia. Al momento dell’arresto gli era stato trovato un lenzuolo bianco con scritto il nome del gruppo estremista islamico ‘Stato islamico dell’Iraq e del Levante’ (che poi a giugno annunciò la sua trasformazione in Stato islamico, noto con gli acronimi Isis e Isil).

GENNAIO 2015, CHARLIE HEBDO E HYPERCACHER
Il 7 gennaio 2015 i fratelli Kouachi, francesi di origine algerina, fecero irruzione nella sede del settimanale satirico Charlie Hebdo noto per le vignette su Maometto e uccisero 12 persone. Ne seguì una caccia all’uomo, che si concluse solo il 9 gennaio con la loro uccisione in un raid delle forze speciali francesi dopo che i fratelli si barricarono in una tipografia a Dammartin en Goele. Intanto anche Amedy Coulibaly fece delle vittime: il giovane l’8 gennaio uccise una poliziotta a Montrouge, vicino Parigi, e poi il 9 gennaio si barricò nel supermercato Hypercacher di Porte de Vincennes a Parigi, prendendo degli ostaggi. Il bilancio della crisi degli ostaggi al supermercato fu di quattro morti e anche Coulibaly fu ucciso. Gli attacchi dei fratelli Kouachi e di Coulibaly erano legati: il giovane chiese infatti la liberazione dei fratelli in cambio del rilascio degli ostaggi dell’Hypercacher.

14 LUGLIO 2015, NIZZA
Il 14 luglio a Nizza un camion travolge la folla che si allontanava dopo i fuochi d’artificio dei festeggiamenti della festa della Repubblica lungo la Promenade des Anglais, causando 86 morti. Alla guida del camion c’era il tunisino Mohamed Lahouaiej Bouhlel, di origini tunisine e che abitava a Nizza, ucciso dagli agenti nel tentativo di fermare la sua corsa sulla Promenade.

NOVEMBRE 2015, PARIGI E BATACLAN
La sera del 13 novembre del 2015 una serie senza precedenti di attentati provoca almeno 129 morti e altri 350 feriti a Parigi. I terroristi colpiscono sei diverse zone della città il venerdì sera: fra queste lo Stade de France, dove era in corso l’amichevole di calcio Francia-Germania, e ristoranti e bar nel decimo e nell’undicesimo arrondissement. Il maggior numero di morti, 89, viene registrato nella sala concerti Bataclan, soldout per il concerto del gruppo rock americano “Eagles of death metal”. Il 14 novembre l’Isis rivendica l’attentato.

22 MARZO 2016, AEROPORTO E METRO BRUXELLES
La mattina del 22 marzo due esplosioni avvengono all’aeroporto di Bruxelles Zaventem e poco dopo un’esplosione si verifica nella stazione della metropolitana di Maelbeek. Il bilancio è di 32 morti, più i tre kamikaze (due in aeroporto e uno nella metro), e oltre 300 feriti. Anche in questo caso l’attacco è stato rivendicato dallo Stato islamico. I due kamikaze di Zaventem erano Najim Laachraoui e Ibrahim El Bakraoui; il terzo kamikaze di Bruxelles è invece il fratello di quest’ultimo, Khalid El Bakraoui, che si è fatto esplodere alla fermata della metro di Maelbeek. In aeroporto c’era anche un terzo uomo, detto ‘uomo con il cappello’ perché compariva nelle immagini delle telecamere di sicurezza con un cappello, che è risultato successivamente essere Mohamed Abrini. Arrestato l’8 aprile, Abrini era super ricercato già dopo gli attacchi del 13 novembre a Parigi in quanto ritenuto complice di Salah Abdeslam. Con Salah era stato ripreso dalle telecamere di sicurezza due giorni prima degli attacchi nella capitale francese, cioè l’11 novembre, in una pompa di benzina a Ressons, lungo l’autostrada in direzione di Parigi. È lui che era al volante della Renault Clio usata poi per gli attentati di Parigi, e le sue impronte digitali e tracce del suo Dna erano poi state trovate in due appartamenti di Schaerbeek.

18 LUGLIO 2016, ATTACCO SU TRENO A WUERZBURG
Il 18 luglio scorso in Germania un 17enne richiedente asilo aggredisce con un’ascia i passeggeri di un treno regionale all’altezza di Würzburg, ferendo quattro persone prima di essere ucciso dagli agenti. Nella stanza del giovane assalitore viene trovata una bandiera dello Stato islamico dipinta a mano: l’Isis rivendica l’attacco e, tramite l’agenzia di stampa Amaq, diffonde un video in cui il giovane brandisce un coltello e minaccia che intende usarlo per massacrare infedeli e vendicare la morte di uomini, donne e bambini nei Paesi musulmani.

22 LUGLIO 2016, MONACO
Il 22 luglio del 2016 un 18enne tedesco-iraniano con doppia cittadinanza apre il fuoco a Monaco di Baviera poco prima delle 18 nella zona del centro commerciale Olympia Einkaufszentrum (Oez), vicino allo Stadio olimpico, uccidendo nove persone, e poi si suicida. L’attacco avvenne nel giorno del quinto anniversario del massacro di Oslo e Utoya, compiuto il 22 luglio del 2011 dall’estremista norvegese di destra xenofobo Anders Behring Breivik, in cui furono uccise 77 persone. È venuto fuori che il killer di Monaco era un fan di Brevik: uno studente ossessionato dalla violenza e dalle stragi, con problemi mentali ma senza alcun legame con il terrorismo o l’estremismo islamista.

24 LUGLIO 2016, KAMIKAZE AD ANSBACH IN BAVIERA
Il 24 luglio un 27enne siriano, richiedente asilo, si fa esplodere nel centro di Ansbach, in Baviera, durante un festival musicale, ferendo 15 persone.

26 LUGLIO 2016, ROUEN
Il 26 luglio del 2016 due assalitori entrano durante la messa mattutina nella chiesa di Saint-Étienne-du-Rouvray, vicino Rouen, e sgozzano padre Hamel mentre celebra. I due, Adel Kermiche e Abdel Malik Petitjean, vengono poi uccisi in un’operazione delle forze di sicurezza.

19 DICEMBRE 2016, MERCATINO DI NATALE DI BERLINO
La sera del 19 dicembre, lunedì, un camion si lancia sulla folla del mercatino di Natale di Berlino, provocando 12 morti. Per il caso è ancora ricercato un tunisino richiedente asilo in Germania di 24 anni, identificato come Anis Amri.

22 MARZO 2017, LONDRA, WESTMINSTER
Un assalitore, Khalid Masood, si è lanciato con un’auto sulla folla di pedoni sul ponte di Westminster, e poi ha passato la cancellata del Parlamento accoltellando a morte un poliziotto, prima di essere ucciso dagli agenti. Il bilancio complessivo è salito oggi a sei morti, compreso l’attentatore, dal momento che è deceduta Andreea Cristea, la donna romena che era caduta nel Tamigi in seguito all’attacco. Considerato l’azione di un lupo solitario, l’attacco si è verificato nel giorno del primo anniversario degli attentati a Bruxelles.

3 APRILE 2017, SAN PIETROBURGO
Un kamikaze, identificato come il cittadino russo Akbarzhon Jalilov nato in Kirghizistan, si fa esplodere nella metro di San Pietroburgo, la seconda città più grande della Russia. Il bilancio è di almeno 14 morti.

7 APRILE 2017, STOCCOLMA
È di almeno tre morti e otto feriti, stando ai dati della polizia svedese, il bilancio dell’attacco avvenuto a Stoccolma, dove un camion ha investito i passanti sulla Drottninggatan, la principale via pedonale della città. La situazione è ancora in evoluzione e si teme che il bilancio possa aggravarsi.

22 MAGGIO 2017, MANCHESTER
Un kamikaze si è fatto esplodere a Manchester al termine del concerto della cantante americana Ariana Grande nella Manchester Arena, causando la morte di 22 persone, soprattutto giovani.

3 GIUGNO 2017, LONDRA
Un van bianco investe pedoni a London Bridge circa alle 22 ora locale; poi tre uomini escono fuori dal van e accoltellano persone nei pressi di Borough Market. La polizia ha fatto sapere che i tre, successivamente uccisi, indossavano falsi giubbotti esplosivi. Il bilancio è di otto morti e 48 feriti.

17 AGOSTO 2017, BARCELLONA
Un van bianco ha investito i pedoni che camminavano su Las Ramblas, nel centro di Barcellona. Il bilancio ufficiale è al momento di 13 morti e oltre 50 feriti. La polizia ha effettuato un arresto.

(Il Tempo, 19 agosto 2017)

I principali, come è detto nell’introduzione: non tutti, che verrebbe un articolo lungo un chilometro. E il sindaco di Barcellona, signora Ada Colau Ballano, per “difendere le nostre comunità dal razzismo e dal fascismo” si rifiuta di mettere barriere sulle Ramblas. Comprensione decisamente migliore della situazione ha mostrato di avere il rabbino capo di Barcellona Meir Bar-Hen.


«Gli ebrei via dalla Spagna prima che sia troppo tardi»

L’amaro appello del Rabbino capo di Barcellona Meir Bar-Hen

«La nostra comunità è condannata. Questo posto è perso … Meglio andare via prima che sia troppo tardi». Meir Bar-Hen, Rabbino capo di Barcellona e della Catalogna, ha usato parole dure nel commentare l’attentato terroristico sulla rambla. Parlando con la Jewish Telegraph Agency prima del riposo sabbatico e precisando di farlo a titolo personale e non per tutti i membri della sua comunità, il Rabbino ha incoraggiato i suoi correligionari a lasciare la Spagna, definita «un hub del terrorismo islamico per tutta l’Europa» per anni prima dei recenti attacchi. «Gli ebrei – ha spiegato riferendosi alla città e alla regione – non sono qui in maniera permanente. Ho detto ai miei fedeli: non pensate di essere qui per sempre. E li ho incoraggiati a comprare proprietà in Israele. Questo posto è perso. Non ripetete lo sbaglio degli ebrei di Algeria e Venezuela. Meglio andare via prima che sia troppo tardi».
I motivi dell’attuale situazione per il Rabbino sono chiari. Una parte del problema, a suo giudizio, è stato svelato dagli attacchi di Barcellona e poi di Cambrils: la presenza di una grande comunità musulmana con «frange radicali. Una volta che queste persone vivono in mezzo a te – ha spiegato ancora riferendosi ai responsabili degli attentati e ai loro sostenitori – è difficile liberarsene. Diventano sempre più forti». E alla domanda se il suo ragionamento si potesse applicare all’intera Europa, ha risposto che «l’Europa è persa». Ma c’è anche la riluttanza delle autorità a confrontarsi con tutto questo. Il Rabbino ha citato la decisione del governo di consentire a Leila Khaled, palestinese condannata per aver partecipato nel 1969 al dirottamento di un aereo della Twa, di entrare nel paese per una Fiera di libri. Ciò mostra che le autorità’ «non comprendono la natura del terrorismo».

(Il Tempo, 20 agosto 2017)

E che l’Europa sia ormai persa, lo penso anch’io. E non solo per gli ebrei.

barbara

 

LE NOTIZIE DA ISRAELE

E i miei commenti alle notizie

Gerusalemme, scontri alla Spianata delle moschee: tre palestinesi uccisi. Tre israeliani accoltellati a morte in Cisgiordania
Mi raccomando: PRIMA i morti palestinesi, POI quelli israeliani, non sia mai che ci dimentichiamo le priorità.

Gli incidenti dopo che il governo ha lasciato in funzione i metal detector
che sono, notoriamente, quella cosa che impedisce di portare con sé i libri di preghiera e quindi, giustamente, chi va a pregare protesta per questo inaudito impedimento
e inasprito le misure di sicurezza
e chissà mai perché il governo avrà avuto l’idea di mettere in atto misure di sicurezza
impedendo l’accesso agli under 50. Fonti mediche:
di quale parte?
quasi 200 feriti, contusi, ustionati e intossicati. Il presidente palestinese Abu Mazen sospende i rapporti per i colloqui di pace. E in serata un palestinese ha ucciso due donne anziane e un uomo in una colonia,
colonia, eh? Ricordiamoci che è una colonia, mica un posto in cui vivono esseri umani. Come Itamar, per dire
e ferendo una quarta persona prima di essere ucciso a sua volta

GERUSALEMME – Tre palestinesi sono stati uccisi negli scontri avvenuti a Gerusalemme est nei pressi della spianata delle moschee,
cioè il Monte del Tempio
dopo la decisione delle autorità dello Stato ebraico di permettere l’ingresso nel terzo luogo sacro dell’Islam esclusivamente alle persone con più di cinquant’anni di età. Secondo l’agenzia di stampa palestinese Maan una delle tre vittime è un ragazzo di 17 anni,
ragazzo, sottolineiamo ragazzo, cioè una creatura innocente, sarà stato lì a giocare a calcetto, immagino
colpito da un colono israeliano
colono, cioè di quelli cattivi. Perché l’avrà ucciso? Mah, non si sa
a Gerusalemme Est, nel quartiere a maggioranza araba di Ras Al-Amoud
diventato a maggioranza araba nel 1948 con l’occupazione illegale della Giordania che ne ha espulso tutti gli ebrei che ci vivevano (quindi in quel periodo era diventata non a maggioranza, ma esclusivamente araba), devastato sinagoghe e dissacrato cimiteri.
La seconda vittima è Muhammad Abu Ghannam. Il suo corpo è stato prelevato dalla famiglia dall’ospedale Muqassed di Gerusalemme est, per impedire che fosse preso in custodia dalle autorità israeliane.
Che cosa temevano che scoprissero, le autorità israeliane?
Testimoni hanno infatti raccontato che la polizia israeliana hanno fatto irruzione nella clinica per arrestare i palestinesi feriti che vi erano stati portati. Il terzo palestinese ucciso, un altro diciassettenne,
ragazzino, povero piccolo innocente. Ucciso perché? Non si sa. Mentre stava facendo che cosa? Non si sa. Forse si stava semplicemente scaldando per combattere il freddo polare di questi giorni, come questi altri suoi compari, tutti giovani, tutti angioletti
proteste 21-07
si chiamava Mohammed Mahmud ed è stato colpito al petto da un proiettile israeliano nel rione di Abu Dis.
La tensione, altissima, si è estesa in Cisgiordania,
si chiama Giudea-Samaria, (in ebraico: ושומרון יהודה, Yehuda VeShomron, in arabo: اليهودية والسامرة, al-Yahudiyyah was-Sāmarah: anche gli arabi sanno benissimo come si chiama)
già teatro di proteste durante la giornata: in serata un palestinese di 19 anni, Omar al Abed, proveniente dal vicino villaggio di Kobar, è riuscito ad infiltrarsi nella colonia di Neve Tsuf
che significa oasi del nettare
e ha accoltellato quattro coloni,
coloni, eh, ricordiamoci sempre che erano coloni, non esseri umani
uccidendone tre, due uomini di 40 e 60 anni ed una donna di 40. Ferita gravemente un’altra donna di circa 60 anni. Poi il giovane è stato a sua volta ucciso a colpi di pistola.
Poi hai dimenticato di dire che il “giovane” – mi raccomando, non dimentichiamo che era giovane, povero caro – era un affiliato di Hamas. Poi hai dimenticato di dire che due ore prima di colpire aveva chiamato, sulla sua pagina facebook, alla “difesa della moschea” sul Monte del Tempio: Take your weapons and resist… I only have a knife and it will answer the call of Al-Aqsa… I know I am going and will not return. Secondo varie testate israeliane comunque, ancora non si sa con certezza se sa stato ucciso o solo ferito. Il teatro della macelleria, chi è di stomaco molto molto robusto, può andarlo a vedere qui.
Alla periferia nord di Gerusalemme, nel rione di a-Ram, un bambino di sette anni è rimasto intossicato da gas lacrimogeni, mentre era nelle braccia del padre. Fonti palestinesi riferiscono che le sue condizioni sono ritenute gravi.
E che cosa ci faceva un bambino di sette anni in mezzo a quei violentissimi disordini? Perché, in previsione di violenti disordini, suo padre l’ha portato lì? Nella speranza di fabbricare un altro martire, come quest’altro padre?

Sono centinaia le persone ferite da proiettili di gomma o intossicate da gas lacrimogeni. Le forze israeliane hanno impedito alle ambulanze palestinesi di raggiungere la zona degli scontri
in nessun posto al mondo è consentito ai veicoli – di qualunque genere – di entrare nelle zone di scontri durante gli scontri, imbecille!
e la Mezzaluna rossa ha fatto sapere che alcuni suoi addetti sono stati colpiti da candelotti lacrimogeni.
Cioè stai dicendo che, non potendo arrivare lì con le ambulanze, hanno raggiunto la zona degli scontri a piedi: per fare cosa? Per partecipare agli attacchi, come spesso succede?
Altri incidenti si sono verificati in Cisgiordania: all’ingresso di Betlemme e al valico di Qalandya, presso Ramallah.
Sempre secondo la Mezzaluna Rossa,
eh, quella sì che è una fonte attendibile!
i feriti sono almeno 193, sia a Gerusalemme sia in Cisgiordania.
? 193 a Gerusalemme e 193 in Giudea-Samaria?
Oltre 4 poliziotti, sono 41 i feriti nel centro di Gerusalemme, portati in centri di soccorso medico, in maggioranza perché sono stati colpiti da oggetti,
? Oggetti? Gli israeliani tirano “oggetti”? Scarpe, paralumi, posacenere, bicchieri da cocktail, soprammobili di ceramica, bambole da collezione…
proiettili di gomma e hanno riportato ustioni,
ustioni? Ustioni come? Gli israeliani gli hanno dato fuoco?
mentre altri 31 sono stati curati sul posto. Nel quartiere di Isariya, due persone sono state ferite da munizioni vere, 10 da proiettili di gomma, 40 sono state curate per aver inalato gas lacrimogeni e ustioni.
In Cisgiordania, 11 feriti sono stati registrati a Ramallah, a causa di granate stordenti, gas lacrimogeni e munizioni vere, mentre 38 a Betlemme, in gran parte per asfissia da gas.
Bella questa ammucchiata di numeri: dobbiamo sommarli? Dobbiamo aggiungerli ai primi dati? Lo scopo, comunque, è chiaramente quello di “fare mucchio” per impressionare il lettore.
Disordini sono avvenuti anche nel nord e nel sud del Territorio paletinese,
territorio conteso: NON esistono territori palestinesi, perché gli arabi hanno sempre rifiutato uno stato palestinese, nel 1937, nel 1947, nel 1967, nel 2001…
con tre feriti a Qalqilia, sei a Tulkarem e sei a Hebron, di cui due per proiettili veri.
E gli altri?
La Spianata delle moschee – per gli ebrei il monte del tempio,
“Spianata” maiuscolo, “monte” minuscolo
ugualmente un luogo santo – è stata fonte di gravi tensioni negli ultimi giorni in seguito all’attacco terroristico contro due poliziotti israeliani, uccisi il 14 luglio scorso: gli assalitori infatti vi si erano rifugiati prima di essere abbattuti
abbattuti! Ma quanto ci piace questo verbo: abbattuti come selvaggina, come birilli, come innocenti passanti dai perfidi cecchini appostati sui tetti
dalla sicurezza.
Poi – alla scuola di giornalismo non lo insegnano più che le notizie devono essere date in modo completo? – ci sarebbe da dire che non vi si erano semplicemente rifugiati “dopo”: ci erano stati anche prima per prendersi le armi, perché la moschea – a suo tempo ne ho postato la documentazione – è un vero e proprio deposito di armi.
Da allora il governo israeliano ha deciso di installare dei metal detector all’ingresso del sito, misura aspramente contestata dai palestinesi che per protesta hanno deciso da domenica scorsa di radunarsi a pregare all’esterno della spianata.
metal detector
Poi arriva il re dell’Arabia Saudita a spiegare che i metal detector nei luoghi santi sono una cosa assolutamente normale, ma pensa te.
Proprio per evitare un eccessivo affollamento della città vecchia nel venerdì, principale giornata di preghiera islamica, e quindi ulteriori problemi di sicurezza
bello quel “quindi”: pregare significa porre automaticamente problemi di sicurezza, come quando le nostre bisnonne dopo avere lavato i piatti recitavano il rosario, vi ricordate? Tutta la polizia in allarme coi mitra spianati
la polizia israeliana ha deciso di consentire l’ingresso nella zona ai soli ultracinquantenni, provvedimento peraltro non inedito e che mira a ridurre il rischio di attentati.
Il premier israeliano Benjamin Netanyahu ha tuttavia più volte assicurato di non voler alterare in alcun modo lo statu quo (non scritto) che permette ai musulmani di accedere liberamente al sito mentre gli ebrei devono limitarsi ad ore precise e senza potervi pregare. Di fatto lo stato ebraico controlla l’accesso alla spianata ma la gestione degli edifici di culto è affidata alla Giordania.

Amman ha chiesto la “immediata e totale” riapertura del sito ai fedeli, lanciando un appello alla comunità internazionale perché intervenga sulla questione. Ieri era stato il presidente turco Recep Tayyip Erdogan a chiedere la rimozione dei metal detector “vista l’importanza della spianata delle moschee per tutto il mondo musulmano” e sembrava che il premier ne stesse valutando la rimozione per oggi, giorno della preghiera del venerdì. Ma dopo le consultazioni con i capi della sicurezza e i membri del governo, Benjamin Netanyahu ha deciso di mantenerli attivi.
(se li toglieva andavo a castrarlo col machete, andavo)
Nei giorni scorsi il Mufti di Gerusalemme ha ordinato che le moschee cittadine siano tenute chiuse e che i fedeli convergano invece verso la Spianata, al massimo delle loro capacità date le limitazioni imposte dalla polizia. In ogni caso, ha aggiunto, i fedeli avrebbero dovuto rifiutarsi di passare dalle porte elettroniche. Il presidente palestinese Abu Mazen ha convocato a Ramallah in Cisgiordania una riunione urgente dei vertici dell’Olp e di al-Fatah per discutere la “pericolosa escalation israeliana alla moschea al-Aqsa”.
Lo so che non dovrei, perché sono cose serie, ma a me, quando sento queste sparate, scappa tanto da ridere.
Abu Mazen è stato costretto ad abbreviare una visita ufficiale in Cina per seguire da vicino l’evolversi della crisi a Gerusalemme. In serata il presidente ha annunciato il congelamento dei contatti con le autorità israeliane fino a che non sarà risolta la crisi dei metal detector agli ingressi della Spianata. (qui)

Diceva un mio amico americano: se non leggi il NYT sei uninformed, se lo leggi sei misinformed. Mi sembra che la definizione vada benissimo anche per parecchie testate nostrane.

barbara

TUTTI RICORDANO L’ATTENTATO ALL’HOTEL KING DAVID

Quello che ebbe effetti così drammatici a causa del rifiuto inglese di prendere seriamente le ripetute telefonate di avvertimento: antisemiti da sempre (l’Inghilterra fu il primo stato europeo ad espellere la totalità dei propri ebrei, un secolo prima della Francia, due prima della Spagna), gli inglesi avevano, evidentemente, grosse difficoltà a immaginare ebrei diversi dalle “pecore al macello” a cui erano abituati. Ben pochi ricordano, al contrario, l’attentato antiebraico avvenuto un anno e mezzo più tardi in Ben Yehuda.


Febbraio 1948, bombardamento di via Ben Yehuda

Una delle strade più popolari e più trafficate di Gerusalemme, via Ben Yehuda, è stata purtroppo bersaglio di diversi orribili attacchi terroristici.
Il primo di tali attacchi ebbe luogo il 22 febbraio 1948, quando terroristi arabi (assistiti da soldati britannici) guidarono tre camion dell’esercito britannico, carichi di esplosivo, nella strada affollata. I terroristi fecero detonare gli esplosivi, demolendo 4 edifici che crollarono sui civili innocenti. 58 civili ebrei furono uccisi nell’attacco e altri 140 rimasero feriti.
L’attentato, perpetrato dall’Alto Comando Arabo (AHC), provocò un’ondata di shock in tutto il paese e aggiunse benzina sul fuoco che già infuriava nei mesi precedenti la dichiarazione di indipendenza di Israele.
Il loro ricordo sia di benedizione. (qui, traduzione mia)
attentato-ben-yehuda
barbara

SONO CONTRARIA ALLA PENA DI MORTE MA

Sono pronta a ripristinarla seduta stante per i fotografi di merda che mettono su delle messinscene di merda per fare di queste foto di merda che poi dei giornali di merda pubblicano.
nizza
Cazzo, ma vi sembra che quella sia una bambola uscita da un inferno come quello di Nizza?! Come osa, quell’individuo di merda, profanare un cadavere infante con una così schifosa sceneggiata?! Dovrebbero giustiziarli sul posto, come si fa con gli sciacalli profanatori di cadaveri in occasione delle grandi catastrofi naturali.

barbara

LA NOTA CHE NON POTEVA MANCARE

Secondo il New York Times una delle prime persone travolte dal camion nella strage di Nizza è una donna musulmana. Lo riferisce il quotidiano in una delle mappe pubblicate su Twitter e rilanciata in particolare da coloro che, sui social, sottolineano che “il terrorismo non ha paternità religiosa” polemizzando con altri che indicano nella fede islamica l’origine del massacro. (qui)

Poi pesco da Google un po’ di titoli a caso:
Il fatto quotidiano: Attentato Nizza – DIRETTA – Guerra sul lungomare. Camion sulla folla e spari, 84 morti: molti bambini – l’identità del terrorista arriva alla diciassettesima riga
Repubblica: Strage a Nizza, camion e spari sulla folla. Il tir a zigzag per falciare più passanti. Almeno 84 morti
Il Giornale: Attentato a Nizza, camion uccide 84 persone
Quotidiano.net: Attentato Nizza, camion fa strage in Francia (spero proprio che lo sbattano in galera e buttino via la chiave, quel porco bastardo maledetto di un camion)
Panorama: Attentato a Nizza, 84 morti: un camion sulla folla – ma almeno l’identità del terrorista arriva subito alla prima riga
Il sole 24 ore: A Nizza camion e spari sulla folla, almeno 84 morti
Due le parziali eccezioni:
Ansa: Camion sulla folla a Nizza: 84 morti. Tanti bambini tra le vittime. L’attentatore è un franco-tunisino
Corriere della Sera: Attentato Nizza: camion sulla folla e spari, 84 morti. «Tanti i bambini» È stato un nizzardo di origini tunisine
Parziali, perché neppure in questo caso viene nominato il dato fondamentale, ossia la religione del terrorista.
E vi lascio con questa incredibile perla, pescata qui:
Sono appena sceso dal treno, dove ho litigato con uno che diceva che “magari era un ebreo” (il camionista di Nizza).

barbara

A VOLTE HO PENSIERI CHE NON CONDIVIDO

Erdogan vuole partecipare alla guerra contro l’ISIS, dice. Perché? Presto detto: a combattere attivamente, MOLTO attivamente, contro l’ISIS ci sono i curdi, quindi andando là dove c’è l’ISIS c’è la certezza di trovare un sacco di curdi già pronti, tutti ammucchiati. E il signor Erdogan ne approfitta a piene mani: bombardamenti a tappeto sui curdi e ogni tanto, giusto per non perdere del tutto la faccia, uno scappellottino pro forma all’ISIS. E adesso l’ISIS, rimasto in forze grazie al signor Erdogan, gli è andato a fare un bell’attentato in casa, con decine di morti e centinaia di feriti.
Va da sé che non posso in alcun modo condividere un pensiero così brutto sporco e cattivo, sia perché è ovvio che anche se Erdogan avesse bombardato a tappeto loro invece che i curdi – anche considerando che i curdi, invece che morti, sarebbero lì a combattere – all’ISIS sarebbero comunque rimaste forze più che sufficienti per fare attentati, sia perché a crepare non è stato il grande porco bensì cittadini innocenti.
Tuttavia non posso impedirmi di pensare che a lui però sta bene. Ma proprio tanto tanto bene.
(Dici che c’entra l’accordo con Israele? Può anche darsi, ma se il grande porco non avesse prima provocato la rottura con ogni mezzo a sua disposizione, dall’invio di una nave carica di terroristi armati fino ai denti alle aggressioni verbali a ogni genere di pesanti sgarbi diplomatici, adesso non ci sarebbe stato bisogno di un accordo per riannodare i rapporti)

Per i sottotitoli in inglese cliccare l’icona rettangolare a sinistra.

barbara

RAMADAN

Che come tutti sapete, è una ricorrenza religiosa islamica. Lo sapete come si celebra? No? Allora ve lo spiego io. Si prendono due baldi giovani,
terroristi Sarona
cugini tra loro, così sono meglio affiatati; poi i due si travestono da ebrei ortodossi, vanno in un affollato mercato di Tel Aviv e attaccano a sparare all’impazzata sulla gente seduta a mangiare:
attentato Sarona
quattro morti e vari feriti, quattro dei quali in condizioni critiche. Uno dei terroristi viene arrestato, l’altro rimane ferito. E quei coglioni degli israeliani (sì: coglioni coglioni coglioni), lo operano,
terrorista operato
mentre a Tulkarem i correligionari dei due eroi festeggiano la felice riuscita della mattanza con la consueta distribuzione di dolci.
festa x attentato Sarona
Il video che riprende l’attentato si trova qui, chi se la sente lo guardi. È in ogni caso di qualche conforto contemplare questa immagine del terrorista arrestato.
terrorista catturato
POST SCRIPTUM: non so se mi sarà possibile partecipare al viaggio di settembre, ma se lo farò, il 28 settembre sarò esattamente lì. E lì mangerò. Perché col piffero che ci lasciamo intimidire.

barbara