AS TIME GOES BY…

Oggi.

“Voi del battaglione Azov agli occhi del mondo siete degli eroi” (Bernard-henri Lévy, Repubblica, 16.5). Uno scambio di prigionieri per gli eroi dell’azovstal” (Giornale, 18.5). “Eroi vivi” (Francesco Merlo, Repubblica, 18.5). “Quelli di Azovstal sono eroi” (Foglio, 19.5)

E questo straordinario inno d’amore, per non dire poema epico.

FINO ALL’ULTIMO

Asserragliato nei cunicoli labirintici della acciaieria Azovstal, il comandante Dennis Prokopenko, Radis, a capo del Battaglione Azov, è già una figura epica, un eroe nazionale. Sua sarebbe, dopo quella di Zelensky, la testa che vorrebbe issata sulla picca il brutale signore del Cremlino.
Quella di questo soldato trentenne, originario della Carelia, regione di confine con la Finlandia, il cui nonno fu l’unico sopravvissuto allo sterminio della sua famiglia ad opera dell’Armata Rossa nella guerra del 1939 contro la Finlandia.
Propopenko, combatte da due mesi insieme ai suoi uomini e agli altri soldati ucraini rintanati a Mariupol, contro l’invasore russo.
Indomito resistente, fino all’ultimo. Lode a lui.

E quello che segue è uno scambio di commenti fra un lettore e l’aulico titolare.

– Rimane lì perché forse ha fatto stragi in Donbas in otto anni? … forse ha chiaro che se esce sarà eliminato e finché può si nasconde cosciente che ora dovrà pagare
– la prima strage l’ha compiuta lei con i suoi neuroni. Probabilmente ne è inconsapevole. A lei non la eliminerà nessuno, dorma sonni tranquilli. vada a spurgare i pozzi, l’attività principale per cui è pagato. Non ho tempo di intrattenermi con dei minus habentes della sua fatta.

Ieri.

I neo-Nazi imperversano in Ucraina, ma il Nazismo non è più il “male assoluto”(per l’Occidente).

Una settimana fa l’assemblea generale dell’ONU ha approvato una mozione presentata dalla Russia che condannai tentativi di glorificazione dell’ideologia nazista e la conseguente negazione dei crimini di guerra nazisti, compreso l’Olocausto. La risoluzione rileva e condanna anche l’aumento di attacchi razzisti in tutto il mondo e propone di applicare la Convenzione Internazionale sull’eliminazione di ogni forma di Discriminazione Razziale adottata in sede Onu nel 1969 ma mai davvero messa in pratica.
I media italiani hanno quasi del tutto ignorato la notizia, che invece presenta aspetti interessanti, sottolineati da blog alternativi (es qui), anche nostrani (qui e qui).  Del resto parlano poco anche delle atrocità che continuano ad essere compiute in Ucraina, come testimonia anche l’ultimo rapporto ONU.
Si dirà che la mozione ricalcava altre risoluzioni del genere approvate alle Nazioni Unite, anche recentemente (2010, 2012). 
Si dirà che quest’ultima risoluzione era una furbesca mossa propagandistica del Cremlino per raccogliere una condanna indiretta del nuovo governo ucraino, nato da un “colpo di stato” sponsorizzato da Stati Uniti e avvallato dalla UE. 
Fatto sta che, se in altre occasioni simili c’era stata l’unanimità o quasi, questa volta è andata diversamente.
I voti favorevoli sono stati 115, 3 i contrari, 55 gli astenuti. A votare contro sono stati USA, Canada e Ucraina – è la prima novità. La seconda è che ad astenersi sono stati i paesi dell’Unione Europea (ambigui e un po’ ipocriti, come spesso capita) più vari stati  nordafricani.   Astenuta anche la Germania, mentre Israele non ha potuto negare il suo sì, associandosi al resto del mondo.
Una svolta ideologica. La sottolinea un blog italiano decisamente “di sinistra” che osserva come in questa occasione il “merito” della mozione (la condanna del Nazismo) perda di peso,   non conti più.  L’importante è contrastare l’avversario (la Russia) e sostenere l’alleato (l’Ucraina di Poroshenko e Pravy Sektor).
Un voto puramente “politico”, certo. Ma che rovescia un modo di pensare radicato nella tradizione culturale occidentale e in particolare europea – ne sa qualcosa la generazione cresciuta nel dopoguerra nel mito degli USA “salvatori” dell’Europa dal perfido criminale Hitler gasatore di ebrei e minoranze (ma del ruolo decisivo della Russia nel fermare il Furer,  e dei 23 milioni di russi morti, tra militari e civili, poco si parlava e si parla).
“Con questo voto il concetto di “male assoluto”, storicamente e unitariamente identificato nel nazifascismo, non possiede più dei contorni valoriali riconosciuti e riconoscibili da tutti – osserva il blog – ma diventa semplicemente l’etichetta da affibbiare al “nemico di turno”. L’integralismo islamico-sunnita dell’Isis può essere nominato come il nuovo “male assoluto”, mentre i nazifascisti in carne-ossa-spranghe-fucili – in qualsiasi paese alleato dell’Occidente – non lo sono più “. 
E’ una svolta che data ormai da decenni. Quanti “nuovi Hitler” sono stati additati, da Noriega a Saddam Hussein, da Milosevich a Gheddafi? Fino allo stesso Putin negli ultimi mesi.  Ma senza ribaltare i termini della questione, senza negare esplicitamente il “male assoluto“ Nazista originario, come fa invece il recente voto negativo all’ONU da parte di US, Canada e Ucraina.
Ucraina e neo-Nazisti.La svolta ideologica sarebbe il minor problema se neo-Nazisti in carne e ossa venissero non solo tollerati ma addirittura utilizzati, finanziati, premiati con cariche parlamentari, ministeriali e non solo. E’ quel che accade in Ucraina come, a un anno dalla cosiddetta “rivolta di Maidan” e in coincidenza col voto all’ONU, documentano svariati post (diversi sul sito canadese Global Research).
E’ accaduto del resto fin dall’inizio, quando fazioni di estrema destra ultranazionalista, con bandiere e chiari simboli neo-Nazi, hanno giocato un ruolo decisivo nel “colpo di Stato” che ha rovesciato il presidente Viktor Yanukovich (corrotto quanto si vuole ma regolarmente eletto)  e dato vita al governo di Arseniy Yatseniuk. Un copione scritto da tempo dal Dipartimento di Stato americano, è stato ampiamente provato, contro la volontà degli europei che col presidente uscente avevano siglato un accordo, rinnegato il giorno seguente dopo i furiosi, oscuri scontri di piazza nella notte tra polizia e dimostranti fra i quali spiccavano le milizie del Settore Destro (Pravy Sektor) e misteriosi cecchini, disordini che misero in fuga Yanukovich (Underblog qui qui con link vari, e ancora qui, autorevole e decisivo)
Neo-Nazi in Ucraina al governo…  Sono tanti, a dispetto della scarsissima affermazione del loro partito. Farne un elenco è inevitabile (qui e qui).
Andry Parubiy.  Segretario del Consiglio Ucraino di Difesa e Sicurezza Nazionale. Parubiy aveva fondato il Partito Nazional Socialista dell’ Ucraina, formazione di estrema destra ultranazionalista e neo-Nazista nata nel 1991 che, malgrado il nome cambiato in Svoboda(=libertà) siede in parlamento(con soli 6 eletti invero) continuando a usare tranquillamente simboli e bandiere naziste e a richiamarsi a a Stepan  Bandera, il collaborazionista ucraino dell’Ovest schierato dalla parte di Hitler, che era invece combattuto dagli Ucraini dell’Est alleati con l’Unione Sovietica di Stalin. Di qui, e da ancor più antiche ostilità, l’odio feroce che oppone le due parti dell’Ucraina. Sarebbe utile approfondire per meglio capire le posizioni.
Oleh Tyahnybok,leader di Svoboda, partito che siede in parlamento (Tyahnybok  fotografato un anno fa col futuro premier Yatseniuk insieme al senatore US John McCain e a Victoria Nuland, assistente di John Kerry per Europa e Eurasia, falco Neocon nonché moglie di Robert Kagan, la vera architetta del piano ucraino costato $5 miliardi, dichiarò lei stessa,  di cui venne resa nota la telefonata in cui mandava esplicitamente a farsi fottere gli europei.
Dmytro Yarosh, vice Segretario per la Sicurezza Nazionale. Leader di Pravy Sektor, sovrintende le forze armate con Parubiy. Pravy Sektor include il gruppo di estrema destra Patrioti dell’Ucraina e i paramilitari di UNA-UNSO (ne parliamo più avanti). Nelle loro insegne ci sono rune naziste, svastiche e altri simboli nazi.
Oleksandr Sych, vice Primo Ministro. Sych è membro del partito Svoboda
Ihor Shvaika,ministro dell’Agricoltura, idem
Andriy Mokhnyk, ministro dell’Ecologia. Mokhnyk di Svoboda è vice leader.
…e in parlamento,capi dei battaglioni di milizie che seminano terrore nell’Est.  Squadre di volontari/mercenari che affiancano/surrogano esercito regolare di Kiev e Guardia Nazionale nella guerra etnica contro i cosiddetti “separatisti filo-Russi “.  Sarebbero 34 o 50 e conterebbero varie migliaia di militi, 7000 solo il Dniepr secondo AFP.
Oleg Lyashko, capo del Radical Party che porta anche il suo nome, nonché del battaglione “Shaktar”. Human Right Watch e Amnesty International ne hanno condannato le azioni nell’Est Ucraina, ma pure sequestri di persona e torture nei confronti di  suoi concorrenti (video qui). Global Researchaggiunge accuse di stupri e di giovani volontari costretti a prostituirsi (video), sebbene Lyashko, che era un candidato alla presidenza, sia considerato un politico in ascesa.
Sergey Melnichuk, comandante del battaglione “Aydar”dalle incerte sorti, deputato scelto da Lyashko.
Andrij Teteruk, neo senatore e comandante del battaglione “Myotvorets” (=che porta la pace), milizia di polizia che “restaura l’ordine negli insediamenti liberati, li ripulisce dai criminali e dalle armi”, a suo dire. Tradotto: milizie punitive.
Semen Semenchenko, nuovo senatore anche lui, il suo battaglione “Donbass” è responsabile di molti orrori contro i civili delll’Est.
Yuri Bereza, neo senatore, comanda il battaglione“Dniepr1” finanziato da Ihor Kolomoysky, il potente oligarca banchiere 2° o 3° più ricco del paese, da poco nominato governatore di Dniepropetrovsk. Kolomoysky, passaporto ucraino, cipriota e israeliano,   avrebbe pianificato e finanziato il massacro di Odessa in cui sono stati torturati, mutilati e infine bruciati 37 civili, 19 dei quali ebrei. Il battaglione pullula di svastiche e mercenari Neo-Nazi. “Animali neonazisti”, li ha bollati l’assistente dell’oligarca.
Andrij Biletsky, capo dei gruppi neo-Nazisti Assemblea Social-Nazionale e Patrioti dell’Ucraina è il fondatore e comandante del battaglione “Azov”, il più tristemente noto.  Responsabile di rapimenti, stupri, torture e assassini di civili nella regione del Donbass ma anche a Mariupol dove è basato, fra i suoi emblemi oltre a rune e svastiche (viste in tv pare abbiano impressionato molto i tedeschi, per il WashingtonPost  sono romanticherie giovanili) c’è il simbolo occulto del Sole Nero usato dalle SS naziste.
Circa 500 uomini, “apertamente neo-Nazisti” li definì  Foreign Policy  in un pezzo di agosto dedicato al battaglione (ma forse sono be di più)  alla pari degli oltre 50 “battaglioni punitivi”, unità paramilitari che combattono nell’EstL’”identità europea” propugnata dall’ideologo Odnorozhenko è molto diversa dal liberalismo americano ed europeo, osserva FP. Biletsky propugna apertamente la superiorità Ariana. “La storica missione della nostra nazione in questo momento critico e guidare le Razze Bianche del mondo in una crociata finale per la loro sopravvivenza” ha detto alTelegraph (ripreso qui da Consortiumnews  in un post che linka i grandi media come NYTimes ecc, che finalmente a settembre si accorgono dei neo-Nazi in Ucraina.
E sul loro sito si leggono frasi così: “Sfortunatamente oggi fra le genti Ucraine ci sono molti Russi (per mentalità), ebrei, americani, europei dell’UE, Arabi, Cinesi e così via, ma non molti specificamente Ucraini . Non è chiaro quanto tempo e quanti sforzi ci vorranno per sradicare questi pericolosi virus dal nostro popolo”.
Conclude FP: “I pro-Russi dicono di combattere contro nazisti e fascisti , nel caso di Azov e altri battaglioni queste accuse sono essenzialmente vere”.
Di sfuggita: qualche giorno fa il vicecomandante del battaglione “Azov” Vadim Troyan, è stato nominato Capo della Polizia della Regione di Oblast dal ministro dell’Interno Arsen Avakov (che la Russia chiede venga ricercato dall’Interpol per metodi di guerra proibiti, assassini e altri reati).
Da segnalare anche l’apparente processo di “nazificazione” in corso nelle scuole, come testimoniato dal dal tweet del presidente Poroshenko sull’addestramento militare a lezione e dall’immagine dei simboli nazisti in questa classe.
Eppure il governo US li aiuta e li finanzia. “Se solo il pubblico sapesse che il governo US aiuta mostri del genere”, scrive Global Research raccontando di una delegazione Ucraina in arrivo a Washington per reclamare altri soldi e aiuti militari. In realtà armi, anche letali, ne hanno appena ricevute, in coincidenza con la recente visita a Kiev del vicepresidente Usa Joe Biden – come ha rivelato il sito di hackers CyberBerkut che ha messo in rete elenchi e documenti originali (segnalato qui, in it.).  Del resto un provvedimento per bloccare gli aiuti militari US all’Ucraina  neo-Nazi, presentato da un deputato dem, sarebbe stato bloccato, sorprendentemente, dalla lobby israeliana.
La potente lobby ultranazionalista Ukrainian Congressional Committee of America (UCCA) sa come attivarsi. Dal dopoguerra porta avanti la piattaforma di estrema destra dell’OUN (Organization of Ukrainian Nationalist) compreso il culto del filo-Hitleriano Bandera e ha solidi canali nella destra americana Neocon.
E se il partito Svoboda fosse solo il fronte elettorale di organizzazioni neo-Naziste e ultranazionaliste non nuove, ben conosciute e appoggiate dalla stessa UCCA, come l’UNA-UNSO? Se questi organizzazioni non fossero tanto espressione dell’opposizione ucraina quanto delle forze segretamente utilizzate dalla NATO che usano l’Ucraina come base, e non da oggi? Se a giocare un ruolo decisivo negli episodi di violenza che portarono al collasso del governo ucraino che era uscito dalle elezioni fosse questa organizzazione militare neo-Nazista legata alla NATO?
Una tesi ardita, anche se ormai è difficile stupirsi di alcunché. A sostenerla, in un post del marzo scorso rilanciato ora dal solitamente attendibile Global Research, è l’analista geopolitico F. William Engdahl, basandosi anche su fonti personali tra i quali veterani dell’intelligence americana.
Engdhal che scriveva a ridosso di quei primi eventi, ricostruiva l’accaduto, Yanukovich forzato a fuggire come un criminale, accusato di aver rifiutato l’offerta di un ingresso dell’Ucraina nella UE preferendo un accordo con la Russia che offriva il taglio di $15 miliardi di debiti ucraini e   gas a prezzi ridotti.  Ricordava l’accordo di compromesso raggiunto con Yanukovich dai ministri degli Esteri di Germania, Francia e Polonia – senza gli US, prova dei diversi punti di vista e metodi europei – la telefonata in cui la Nuland spiegava al “suo” ambasciatore quale governo e quale coalizione volesse a Kiev, col famoso “F..k the EU”, l’Europa si fotta, appunto.  
E arriva al precipitare degli eventi, quel 22 febbraio, quando a piazza Indipendenza la polizia si ritirò in preda al panico, sotto il fuoco incrociato dei cecchini. 
Chi aveva schierato i cecchini? è la domanda finora senza risposta, si chiedeva l’autore.   Secondo fonti di veterani dell’intelligence US i cecchini arrivarono dall’organizzazione militare di ultra destra  conosciuta come Ukrainian National Assembly–Ukrainian People’Self Defense (UNA-UNSO).
(Una sigla che abbiamo già incontrato in un altro post dove era vista ricadere sotto l’ala del Pravy Sektor, il Settore Destro). 
L’autore ricorda come il leader di UNA-UNSO Andrij Shkil dieci anni fa divenne il consigliere di Julia Tymoshenko, appoggiata dagli US. Durante la “Rivoluzione Arancione” appoggiò il candidato pro-NATO Yushenko contro il pro-Russia Yanukovich. Si dice anche che abbia legami stretti col Partito Nazionale Democratico in Germania (NDP).
Dalla dissoluzione dell’Unione Sovietica nel 1991 i membri dell’organizzazione para-militare UNA-UNSO sono stati dietro ogni rivolta contro l’influenza Russa – afferma EngdahlIl filo che connette le violente campagne è sempre anti-Russia. L’organizzazione, secondo le fonti di veterani dell’ intelligence americana, è parte di una  GLADIO segreta  della NATO,  e non è un gruppo nazionalista come quello che viene descritto dai media occidentali.
Secondo tali fonti UNA-UNSO avrebbe partecipato agli eventi Lituani nell’inverno 1991 (confermato ufficialmente), al colpo di Stato Sovietico nell’estate 1991 (defenestrazione di Gorbaciov, ndr), nella guerra anti Mosca di Abkhazia del ’93,  a quella in Cecenia, alla campagna organizzata dagli US in Kosovo contro la Serbia, alla guerra in Georgia nel 2008. I para-militari dell’UNA-UNSO sarebbero stati coinvolti in ogni guerra sporca della NATO nel post guerra fredda. Si tratta di pericolosi mercenari usati ovunque sia per combattere guerre sporche sia per incastrare la Russia, perché pretendono di essere forze speciali Russe (per Wikipedia nel ’91 membri di UNA–UNSO avevano servito nelle forze armate sovietiche).
Gli avvenimenti in Ucraina sono andati avanti secondo le linee suggerite da Engdhal (al governo Arsenij Yatseniuk pilotato dagli US, forte ruolo di Svoboda), che chiudeva con una frase quasi profetica. 

“Il dramma non è affatto finito. In gioco c’è il futuro della Russia, le relazioni Europa /Russia e il potere globale di Washington o almeno di quella fazione che a Washington vede ulteriori guerre come primo strumento della politica”.
MARIA GRAZIA BRUZZONE, 30 Novembre 2014, qui (grazie all’amico Renato Miele per la segnalazione).

E questo video intitolato “Neo-Nazi threat in new Ukraine” è del 1 marzo 2014:

E questi sono un po’ di graziosi tatuaggi

NOTA per chi non lo sapesse: 88 significa HH, ossia Heil Hitler

Naturalmente non posso concludere senza

(soprattutto per via del grande amore della mia vita che assomigliava preciso sputato a Humphrey Bogart, però più bello)

barbara

TORNIAMO UN MOMENTO IN VIETNAM

Protestò contro la richiesta giunta da Washington di ridurre le vittime civili: nel 1968 il ritmo mensile delle sortite dei B-52 contro gli obiettivi in Vietnam del Sud e nel Laos quasi raddoppiarono, salendo a millecinquecento, e nel marzo del 1969 i giganteschi aeroplani scaricarono centotrentamila tonnellate di bombe. […] Ciò nonostante, nell’aprile del 1969 Abrams disse a un giornalista: «Quando abbiamo tenuto l’iniziativa… il nostro tasso di uccisioni è stato spettacolare». Il più aggressivo dei suoi subordinati, e il più notoriamente indifferente agli interessi vietnamiti, era il maggior generale Julian Ewell, un ferino veterano della divisione aviotrasportata nella seconda guerra mondiale. Nel 1968-1969 Ewell comandò la 9ª divisione nel delta del Mekong, quindi assunse il comando della II Field Force. Scrisse: «Sarebbe ora di finirla con l’approccio “cuori e menti”. Nel delta l’unico modo per avere la meglio sul controllo e il terrorismo VC è la forza bruta». Ewell non accettò i dati raccolti dall’ispettore generale del MACV, ovvero che durante i sei mesi dell’operazione Speedy Express, compiuta dalla sua formazione, fossero morti settemila civili. Nell’aprile del 1969, il drenaggio illegale di carburante dall’oleodotto dell’esercito a nord di Phu Cat raggiunse i ventitremila ettolitri al mese, e a livello nazionale le perdite toccarono i centosettantamila ettolitri. Durante la riunione settimanale del MACV si discusse di punire qualche ladro a mo’ di esempio. Un ufficiale obbiettò: «Non si può sparare alla gente per qualche furtarello». Ewell rispose: «Stron-za-te». Abrams espresse il proprio disagio per le uccisioni indiscriminate. Ewell disse: «Non sono d’accordo, generale. Trovi un’unità di guastatori che sta minando la strada e ne uccidi due o tre, e quelli la piantano. Questa gente sa contare. E diamine, quando li metti in fila [i corpi] il loro entusiasmo cala parecchio. È così che abbiamo sgomberato la Route 4: facendoli fuori». Abrams fece ridere tutti i presenti al tavolo dicendo: «Va bene, esamineremo la proposta». A ogni modo esortò a prestare attenzione ai civili: «Non vogliamo un tasso di terrorismo statunitense superiore a quello VC». Ma Ewell continuò a fare a modo suo. Il pilota di un elicottero d’assalto Huey si trovò a lavorare per un generale di brigata della 9ª divisione, John “Mal Hombre” Geraci: «I suoi ordini erano: uccidi tutto quello che si muove». Geraci portava con sé un bastone da ufficiale che era solito puntare al petto degli altri ufficiali per sottolineare: «Voglio dei morti». La 9ª divisione perfezionò una tecnica che prevedeva di isolare una zona con la fanteria per poi tempestare con l’aviazione e l’artiglieria tutto ciò che conteneva. Il numero dei morti era certamente notevole, ma esageratamente maggiore rispetto a quello delle armi sequestrate, l’indicatore più plausibile del fatto che stessero morendo le persone giuste. Il 12 novembre 1969, i cablogrammi dell’Associated Press riportarono il primo resoconto del giornalista d’inchiesta freelance Seymour Hersh, secondo cui alcuni uomini della 23ª divisione di fanteria “Americal” avevano perpetrato un massacro di civili a My Lai, a pochi chilometri dal mare nella provincia di Quang Ngai, per il quale massacro sarebbero finiti davanti alla corte marziale. Nei mesi e negli anni che seguirono, emerse che il 16 marzo 1968 almeno 504 contadini di tutte le età e di entrambi i sessi erano stati assassinati senza motivo dalla compagnia C, 1° battaglione del 20° reggimento di fanteria – per la maggior parte a “My Lai 4”, una borgata che in realtà si chiamava Tu Cung. Si ritiene che My Lai – nota come Pinkville fra alcuni grunts – abbia visto il maggior numero di uccisioni ingiustificate fra le molte avvenute durante la guerra, anche se c’è chi sostiene che le truppe stanziate in Corea del Sud abbiano combinato cose ancora peggiori. Il capitano Ernest Medina, che comandava la compagnia C, aveva in precedenza ordinato di sparare a sangue freddo a due marinai al largo, e gli uomini dell’unità massacrarono altri civili senza incorrere in provvedimenti. Chi stuprava non era soggetto ad azioni disciplinari. […] Nei mesi successivi a My Lai, ancora più scioccante del massacro fu il suo insabbiamento istituzionalizzato. I comandanti ignorarono il vivido rapporto a caldo del pilota di elicottero warrant officer Hugh Thompson, che il giorno stesso sollevò coraggiosamente un putiferio su quello che aveva visto, e continuò a sollevarlo anche in seguito. Il comandante dell’unità operativa, il tenente colonnello Frank Barker, liquidò le manifestazioni di disagio dovute alle affermazioni del 1° battaglione del 20° reggimento, che sosteneva di aver ucciso 128 nemici senza aver catturato una sola arma, dicendo: «È una tragedia aver ucciso queste donne e bambini, ma è successo in una situazione di combattimento». Nel marzo del 1969 Ronald Ridenhour, mitragliere di elicottero, scrisse a trenta membri del Congresso, descrivendo le atrocità che i suoi compagni gli avevano raccontato in modo credibile, suscitando in patria una piccola ondata di sconcerto che in seguito diventò un’alluvione. Tuttavia, l’ufficiale di stato maggiore della 23ª divisione, il maggiore Colin Powell, poi segretario di Stato degli Stati Uniti, produsse un memorandum per l’aiutante generale che costituiva la più totale copertura della vicenda. […] Dalle indagini su My Lai emersero le prove di altri crimini di guerra perpetrati nello stesso periodo dalla compagnia Bravo del 4° battaglione del 3° reggimento di fanteria, per i quali non fu mai condannato nessuno. Quando il tenente generale William Peers condusse un’indagine completa e tardiva nel novembre del 1969, le sue conclusioni citavano ventotto ufficiali, compresi due generali e quattro colonnelli, che egli accusava di 224 reati militari gravi, dalla falsa testimonianza all’omissione di denuncia di crimini di guerra alla cospirazione per insabbiare le informazioni possedute, e per aver partecipato a crimini di guerra o per non averli impediti. Si scoprì che più di quaranta dei centotré uomini della compagnia C avevano preso parte al massacro, e non uno dei soldati di fanteria aveva provato a impedirlo, né a fermare gli stupri collettivi. Anche se il comandante della 23ª divisione, il maggior generale Samuel Koster, fu, seppur tardivamente, degradato a generale di brigata, la corte marziale non inflisse condanne per nessun crimine grave, eccezion fatta per il comandante del 1° plotone, il tenente William Calley, il 29 marzo 1971. Benché Calley fosse stato condannato alla reclusione, il presidente intervenne immediatamente per ordinare che fosse semplicemente «confinato nei suoi alloggi». Quando il capitano Medina fu assolto, il giudice gli augurò buon compleanno. Dei cinquemila telegrammi inviati alla Casa bianca sulla condanna a Calley, quelli a favore del tozzo tenente erano circa cento contro uno, e il dirigente nazionale dei Veterans of Foreign Wars disse: «Per la prima volta nella nostra storia abbiamo processato un soldato per aver eseguito il suo dovere». Nel novembre del 1969, quando la stampa dedicava le prime pagine alla vicenda di My Lai, Nixon esclamò più volte a un addetto militare della Casa bianca: «Ci sono dietro quegli stramaledetti ebrei di New York». Le reclute che marciavano a Fort Benning intonavano: «Calley… Calley… È uno dei nostri». AFN Saigon trasmise più volte una ballata registrata da un gruppo vocale dell’Alabama che si faceva chiamare C Company: «Mi chiamo William Calley, sono un soldato di questa terra / avevo giurato di fare il mio dovere e di avere la meglio, / ma hanno fatto di me un cattivo / mi hanno appiccicato un’etichetta». Alla fine il MACV ordinò alla stazione radio di cessare la messa in onda del disco, che pur vendette duecentomila copie, ma non poté eliminare le scritte come «Uccidi un gook per Calley» tracciate dai grunts a Saigon.

Hastings, Max. Vietnam: una tragedia epica 1945 -1975, Neri Pozza, pagg. 656-660.

Questa la dedico a quelli che “e l’Holodomor”, “e Katyn”, “e Stalin” per dimostrare che a tutti i massacri e stupri e crimini di guerra e crimini contro l’umanità di cui il cicciobello in mimetica accusa la Russia dobbiamo credere ciecamente, per via dei “precedenti”. Ecco, qui abbiamo l’America del Vietnam, e della Corea, e di tutto il resto che sappiamo: quindi è fuori discussione che quanto viene detto sul fatto che l’America sta combattendo la sua guerra da “Russia delenda est” per interposta Ucraina è meritevole di essere creduto ciecamente, giusto? Soprattutto ora che il pupazzo sembrerebbe disposto a concedere la Crimea e concludere la pace ma la NATO – ossia ovviamente chi regge i fili di tutto il teatrino – ha detto che non se ne parla neanche (com’era quella storiella dello stato sovrano?), e così come Ifigenia deve morire affinché le navi possano salpare, così devono morire gli ucraini affinché l’America possa continuare a combattere la Russia. E poi magari teniamo anche presente che loro le nefandezze della Russia stanno continuando a raccontarle, noi quelle dell’Ucraina le documentiamo.

A proposito, visto che molti sostenitori dell’Ucraina sono anche sostenitori di Israele e naturalmente oppositori del terrorismo palestinese, che cosa mi dite di questo?

E questo?

Poi vediamo questo, di due giorni fa

E beccatevi anche questo

(Campanello d’allarme ancora niente? Due domandine ancora niente?)

Aggiungo un suggerimento che, anche se le api per me significano pericolo di morte, condivido:

Claudia Premi

Per aiutare le api servono aiuole così… il costo è basso… semi di fiori misti di campo!
Aiutate le api, non aiutate Zelensky.
Comunque, anche se le provocazioni nei confronti della Russia dovessero arrivare a un punto tale da indurla a usare un’arma atomica, noi possiamo dormire i nostri sonni tranquilli perché

anche se qualcuno fa notare che

Vabbè, adesso è il momento di fermarci con la cronaca e regalarci una bella polka.

barbara

DALLA PARTE DEI NAZISTI

Che a quelli svegli – quelli che non si bevono la propaganda russa, quelli che per i russi invocano “la soluzione finale”, esattamente come gli arabi e i nazisti per gli ebrei, quelli per cui “la Russia è il più grande pericolo per la pace mondiale”, esattamente come Israele per gli arabi e i nazisti – piacciono da morire.
Qualche giorno fa ho letto di un soldato ucraino dell’acciaieria assediata torturato e giustiziato perché aveva detto di volersi arrendere. Adesso ne abbiamo le prove: prove, non “propaganda russa”, bensì il video in cui si sono ripresi durante lo spettacolo, esattamente come certi teppistelli si fanno riprendere mentre seviziano o stuprano qualche handicappato (non si preoccupino gli stomaci delicati: del video viene qui riprodotto solo un frammento non relativo alle torture)

Choc in Ucraina: il battaglione Azov giustizia un soldato “amico”?

Immagini strazianti, quelle riportate nelle foto e nei video che arrivano da fonti separatiste russe, precisamente da Troika, gruppo di esperti di approfondite ricerche sui crimini commessi dai nazionalisti ucraini. Immagini figlie della guerra dove – da sempre e per sempre – i buoni non sono sempre buoni e i cattivi non sono sempre cattivi.
La notizia è quella della morte, dopo varie torture, di un combattente dell’esercito ucraino per mano – come riferisce il canale sopracitato – di uno dei noti ufficiali del battaglione Azov, David Georgievic, che adesso si trova ancora nell’acciaieria Azovstal. “Il tatuaggio sul dito che è apparso per un secondo ci ha detto tutto sulla persona: questo è il nostro vecchio amico Kasatkin David Georgievich, 96gr, istruzione secondaria, presta servizio a contratto ad Azov, vive a Mariupol. Durante l’inizio dell’operazione, David sparò al colonnello delle forze armate ucraine impegnato nella difesa della costa. E dopo ha lavorato sui prigionieri. Al momento, siede come un topo in Azovstal e sta aspettando lo “sblocco””, questo il testo che Troika ha deciso di divulgare.
Stando sempre alle fonti separatiste il video è stato trovato sul telefono all’interno dei pantaloni di un combattente Azov caduto – a dimostrazione che chi filmava, e quindi interrogava, il soldato ucraino era del battaglione – dopo che i nazionalisti hanno cercato di uscire dalla zona industriale di Ilicic a nord dell’acciaieria, dove erano presenti insieme all’esercito ucraino.

Prima interrogato, poi torturato e infine giustiziato: questa sembrerebbe la drammatica sequenza. L’uomo è stato infatti ritrovato cadavere in un bidone della spazzatura intorno al complesso industriale. Come mostrano le foto, e come spiega Troika, il soldato ucraino è ancora con le manette ai polsi, ha ancora stessa giacca, gli stessi pantaloni, la solita barba e gli stessi baffi di quando, poco prima, veniva interrogato e lasciato fumare – probabilmente – l’ultima sigaretta.
Il nome del responsabile è stato rivelato proprio dal canale Troika che, attraverso la comparazione del tatuaggio sul dito di chi fa l’interrogatorio – come si vede nel video – e ad altri contatti stretti degli esperti che lavorano mediante accurate indagini al fine di scoprire questi tipi di crimini, hanno confermato che la morte del soldato ucraino è da imputare all’Azov.
Il motivo dell’uccisione e ancor prima dell’interrogatorio, secondo i prigionieri che erano insieme al soldato ucciso, ricadrebbe sul fatto che voleva arrendersi.
Il fatto in sé, in un clima di guerra purtroppo è all’ordine del giorno, e – anche se brutale da dire – non ci sorprende. Ogni giorno sotto le bombe delle guerre di tutto il mondo muoiono migliaia di persone. La brutalità di questa morte però, in questo specifico conflitto, dove i confini e le convinzioni sono sempre apparse – almeno in Occidente – molto nette e inequivocabili, può sicuramente portarci alla riflessione che il conflitto russo-ucraino non è una partita tra pecore e leoni, e non rappresenta una precisa divisione tra vittime e carnefici. È un conflitto duro, troppo vicino a noi probabilmente per renderci conto davvero, ma resta una lotta alla sopravvivenza fatta di orrore, strategia, disumanità.
Parole e fatti orribili che, come questa tragica parentesi ci dimostra, avvengono da entrambi le fazioni: anche gli ucraini uccidono gli ucraini. Questo non significa né giustificare un’invasione, né sminuire le morti per mano dei russi, né dimenticare i bambini costretti a fuggire dall’ira delle esplosioni. Significa però provare ad avere una visione neutra del conflitto o, quantomeno, condannare ad “armi pari” i crimini di guerra che – come è normale che sia – vengono effettuati da entrambe le parti.
La brutalità di questo nazionalista Azov che ha condotto alla morte di un suo compaesano ci fa capire che in guerra vale tutto e che i preconcetti confezionati come cioccolatini sono solo un’altra estrema e pericolosa fonte di caos. Contano i fatti e oggi il fatto è questo, anche se a molti probabilmente non piacerà.
Bianca Leonardi, 22 aprile 2022, qui.

Non è invece per stomaci delicati il lavoro di bassa macelleria dei nazisti ucraini documentato in quest’altro video – io sono riuscita a reggere un minuto e mezzo scarso, vedete un po’ voi se ve la sentite.

In questo vediamo gli abitanti di Mariupol e il loro incontro con gli uomini di Kadyrov, il comandante delle truppe cecene a sostegno della Russia in Ucraina che li hanno liberati

E qui la vita che timidamente prova a riprendere a Mariupol, ormai quasi completamente liberata

Come tante volte ripetuto, la verità è un animale ostinato, e per quanto si insista a nasconderla, a negarla, a capovolgerla, prima o poi riesce sempre (quasi) a mettere fuori il naso.

Fabio Mini – “Bombe di verità”: così gli Usa hanno messo le mani sull’Ucraina

di Fabio Mini – Fatto Quotidiano, 17 aprile 2022

Un paio di settimane fa, in un’apparizione su una televisione statunitense, la celebre giornalista Lara Logan (una che sicuramente non ha paura) ha lanciato tante e tali “bombe di verità” su uno spaesato pubblico da costringere i conduttori della trasmissione a implorare (sui telefoni interni) l’interruzione pubblicitaria. Le bombe in realtà erano cose che i cosiddetti complottisti dicono da tempo a tutto il mondo, salvo agli americani evidentemente.
A prescindere dalla retorica putiniana, speculare a quella antiputiniana, ciò che meraviglia è la reazione del pubblico: un tripudio di complimenti per le verità taciute, un paio di obiezioni, molti attestati di ammirazione per il coraggio e altrettante preghiere di chi teme per la sua vita.
Anche nella terra della libertà di espressione, se dici qualcosa che infastidisce il potere sei morto. La filippica della Logan è qualcosa di più: è una chiara chiamata in correità della leadership Usa in ciò che sta accadendo in Ucraina. Lì la retorica dei buoni e dei cattivi è saltata, com’era saltata sul Vietnam, l’Iraq, l’Afghanistan, ma per gli americani ormai assuefatti all’idea di essere i buoni, è sempre una “scoperta” salutare ma traumatica.
Cercare le tracce del coinvolgimento diretto degli Stati Uniti in questa guerra che viene presentata come una questioncina tra Russia e Ucraina e al massimo tra Ue o Nato e Russia è meno difficile di quanto possa sembrare.
Gli Usa sono in Ucraina dal 1991 e non se ne sono mai andati. All’atto della disintegrazione dell’Urss, l’Ucraina si trovò con il terzo più potente arsenale nucleare al mondo, dopo Stati Uniti e Russia. Ben 176 missili intercontinentali con 1240 testate nucleari.
Diverse dozzine di bombardieri nucleari strategici con 600 missili e bombe a gravità e 3000 ordigni nucleari tattici. Stati Uniti e Russia concordarono una riduzione degli armamenti nucleari e nell’idea che l’Ucraina sarebbe stata comunque nella sfera d’influenza della Russia, decisero di eliminare tutti gli armamenti nucleari esistenti in Ucraina.
Dal 1992 l’Ucraina sfruttò la sensibilità occidentale alla questione nucleare e fino al 1994 l’Ucraina continuò a temporeggiare e mercanteggiare sulla propria adesione al trattato di non-proliferazione e sulla ratifica degli Start. Lo smantellamento di ogni silo missilistico costava 1 milione di dollari (di allora) e gli Stati Uniti stanziarono 399,2 milioni per pagare la Bechtel Corp. che prese l’appalto dei lavori.
La denuclearizzazione si completò, almeno sulla carta, nel ’96, ma solo nel 2000 i bombardieri strategici furono ceduti alla Russia in cambio dell’abbuono dei debiti accumulati con le forniture di gas. L’Ucraina ha ereditato circa il 30% dell’industria militare sovietica, che comprendeva il 50-60% di tutte le imprese ucraine, impiegando il 40% della sua popolazione attiva. L’esercito ucraino commerciava armi convenzionali e firmava contratti con imprese commerciali. I primi contratti sulle consegne di armi all’Iran, firmati a metà ’92, causarono una reazione negativa in Occidente (specie negli Usa). Da allora l’Ucraina non ha cessato di produrre armamenti e di cederli anche sul mercato nero a vari Paesi, sempre sotto l’occhio vigile di Usa, Russia e relativi trafficanti e oligarchi.
A partire dalla Rivoluzione arancione del 2004, gli Stati Uniti intervengono in Ucraina per destabilizzarne i rapporti con la Russia. I vari tentativi si concretizzano dieci anni dopo con gli incidenti di Maidan. L’ingerenza è plateale ed è la telefonata di Victoria Nuland – che “l’Ue si fotta!” – a rivelare che non si tratta di semplice monitoraggio degli eventi, ma di regia politica e operativa. Dal 2014 al ’22, con sanzioni e interventi di assistenza militare Usa e Nato, viene ristrutturato l’esercito, vengono armate e addestrate le milizie paramilitari e installati laboratori di ricerca biologica a cura di compagnie statunitensi. In un tentativo grottesco di spacciare per fake news la questione dei laboratori, il Vox Check Team scrive: “Biolaboratori segreti americani in Ucraina? Un mito della propaganda russa. Non ci sono prove che ci siano… Tuttavia c’è una cooperazione tra istituzioni ucraine e americane. Dal 2005 gli Stati Uniti hanno aiutato a modernizzare i laboratori ucraini, a condurre ricerche e a migliorare la cultura della sicurezza per prevenire focolai di pericolose malattie infettive attraverso il programma di riduzione della minaccia biologica. Durante l’intero periodo di cooperazione, gli Stati Uniti hanno investito circa 200 milioni di dollari per lo sviluppo di 46 laboratori e istituzioni mediche in Ucraina. Queste istituzioni non sono coinvolte nello sviluppo di armi chimiche o biologiche”.
E infatti, siccome la mutua ucraina non tratta vaccini ma elementi patogeni ad alto rischio, l’11 marzo (fonte Reuters) l’Organizzazione mondiale della sanità ha consigliato all’Ucraina di distruggere tali agenti ospitati nei laboratori di sanità pubblica del paese per prevenire “qualsiasi potenziale fuoriuscita” che diffonderebbe malattie tra la popolazione.
Ma la questione è che “al contrario, gli Stati Uniti hanno avviato un programma per prevenire lo sviluppo di tali armi. L’Unione Sovietica aveva il suo programma di armi biologiche. Dopo il crollo, i materiali biologici pericolosi sono rimasti sul territorio dell’Ucraina. Il programma degli Stati Uniti mira a garantire che questi materiali non vengano rubati o utilizzati per scopi non di ricerca. Fino al 2014, il programma si estendeva anche ai laboratori russi”.
Questi materiali lasciati dall’Urss sollevano però l’interrogativo degli altri materiali sovietici in Ucraina. L’Urss aveva uno stock di quasi 40mila tonnellate di agenti chimici nervini, vescicanti e soffocanti. Secondo alcuni rapporti, la scorta totale superava le 50mila tonnellate, con un’ulteriore scorta di 32.300 tonnellate di agenti al fosforo. Quante di queste scorte sono rimaste in Ucraina?
Ufficialmente nessuna, ma se sono rimaste le armi biologiche perché non lasciare anche quelle chimiche di cui dispongono ancora Russia e Usa?
Le tracce degli Stati Uniti in Ucraina sono anche qui, se non altro perché sanno esattamente dove sono finite. Se poi si dovesse misurare il coinvolgimento statunitense dal numero di soldati Usa presenti sul territorio, ci si può limitare a contare i cosiddetti volontari tra i foreign fighter e i contractor . Il presidente Zelensky ha parlato di circa 20mila volontari da ogni parte del mondo (Usa compresi).
La “legione internazionale” è stata incorporata nelle forze di difesa dell’Ucraina, così da non cadere nel vuoto giuridico sullo status di mercenari. In effetti molti di essi sono pagati con i fondi elargiti da Usa ed Europa oltre che da “privati”. Il comandante della Legione Georgiana Mamulashvili conduce reclutamento e addestramento di battaglioni formati da professioni, in maggioranza statunitensi e britannici, fin dall’aprile 2014. E anche ha personalmente condotto i suoi battaglioni contro i russi all’aeroporto di Hostomel, nella regione di Kiev. Se poi si vuole esaminare il ruolo statunitense nella questione ucraina a pochi passi dal confine si può dedurre che la “difesa” Nato è poco difensiva e molto provocatoria. Il Pentagono ha riposizionato le sue truppe prima dell’invasione russa. I 160 uomini della Guardia nazionale della Florida (istruttori) sono stati ritirati dall’Ucraina. Dei circa 40mila soldati Usa presenti in Germania, alcune migliaia sono stati schierati nei Paesi Nato confinanti. La Nato ha schierato 5mila uomini fin dal 2014 nei Paesi baltici e gli Usa ne hanno inviati altri 5mila in Germania.
Anche la presenza Usa nella cyberguerra è di lunga data. L’ultimo attacco russo alla rete ucraina di controllo dell’energia elettrica (8 aprile) è stato miracolosamente evitato grazie a Microsoft e alla slovacca Eset. Il collettivo Anonymous ha più volte attaccato la Russia e si è schierata totalmente con l’Ucraina. La provenienza dei membri transitori del collettivo è la più varia e offre varie possibilità ad agenti di cyberwar di mascherarsi dietro quel brand. La stessa opportunità è offerta a siti anti-russi come RURansom Wiper e decine di altre piattaforme formali e informali. Le grandi aziende Usa sono tutte presenti in Ucraina e boicottano e censurano qualsiasi comunicazione “non gradita”. Sono attività collaterali, ma importanti.
Tuttavia il coinvolgimento più significativo è quello che sta con e dietro l’invio di fondi e armi. Il presidente Biden ha portato a 1 miliardo di dollari il contributo Usa in una settimana e a 2 miliardi dall’inizio del suo mandato. Le nuove armi inviate includono i missili Stinger (800), Javelin (2mila), sistemi anticarro (6mila). La cessione all’Ucraina di veicoli corazzati, tecnologia e droni da parte di altri Paesi è stata autorizzata. Molti di tali sistemi hanno bisogno anche dei relativi operatori e questi sono normalmente forniti tramite le compagnie militari private che continuano a reclutare personale specializzato.
Con tutto questo, soltanto un Paese volutamente lasciato nell’ignoranza può ancora pensare di non essere coinvolto e di poter trascorrere una serena Pasqua. (Qui)

E adesso la pubblicità

E per finire, naturalmente

barbara

DAI, FACCIAMOCI DUE RISATE

Quelli che seguono sono alcuni stralci di un sapiente articolo, di quelli del genere iohocapitotuttoeadessovelospiego.

Avrebbe dovuto essere un successo militare da vantare con la Cina, l’alleato più importante. L’Ucraina sarebbe caduta e il conquistatore russo, accolto festosamente dai filorussi, avrebbe posto il suo sigillo sul paese. A ormai un mese dall’inizio, con perdite ingenti, non ancora perfettamente calcolabili, ma nell’ordine delle migliaia, l’esercito russo si trova impantanato, privo del raggiungimento di un singolo obbiettivo strategico (Kiev, Kharkiv e Nikolaev, le tre città chiave, sono ancora in mano ucraina) e con ben sette generali morti, nove tenenti colonnelli, e venti maggiori.
Fallito il Blitzkrieg, la Russia è passata all’uso di forze leggere sostenute dall’aviazione. Non ha avuto esiti significativi. Allora si è optato su un attacco concentrico rivolto alle città più piccole, basato su forze di terra che si sono rivelate assai poco coordinate e facilmente colpibili dalla resistenza ucraina, molto più agile, sul proprio territorio, e meglio coordinata. Successivamente, visto che anche questa strategia non portava a risultati si è passati al bombardamento indiscriminato, ma anche in questo caso non si è riusciti a fiaccare la resistenza e a costringere il governo Zelensky alla resa. Chernihiv, Sumy, Kharkiv e la martoriata Mariupol, hanno resistito e continuano a resistere. […]
L’esercito russo non è stato all’altezza dell’operazione, e sta arrancando. […]
La Russia è sempre più marginalizzata. […]
Ma forse il dono più grande che Putin ha fatto, quello che ci si augura sia un lascito perenne, è la sua fine.
Non avverrà subito, ma l’esito di questa avventura, nonostante alla fine Putin possa portare a casa dei risultati, lo ha politicamente fortemente e probabilmente, irrimediabilmente [brrr!] indebolito. Non sarà il popolo, naturalmente, a segnarne l’epilogo, sarà un affare tutto interno, come è sempre stato tra le mura del Cremlino.

E questo è uno scambio di battute fra un lettore e l’autore.

oh, finalmente una bella notizia!
No perché, io avevo letto che la Russia controllava già due terzi del territorio Ucraino, tutto lo spazio aereo della nazione, che Mariupol fosse stata rasa al suolo e Kiev, anzi Kyiv, fosse praticamente circondata.
Ma evidentemente erano tutte “feic nius” diffuse dalla “ propakanta ARRussa”!
Le sue parole mi danno invece grande conforto. E non solo per gli Ucraini ma egoisticamente anche per noi perché l’orso russo si sta rivelando essere un gatto spelacchiato e quello che Reagan definì l’Impero del male oggi è meno temibile della Banda Bassotti.
Mi conforta non poco sapere che il Putin, dipinto come un novello Hitler che pianta le bandierine sul mappamondo come nella magistrale parodia di Chaplin altro non è che un ducetto da operetta che comanda un’armata Brancaleone. E noi occidentali, noi europei, noi che siamo parte della NATO e abbiamo gli USA come alleati, dovremmo temere uno manco riesce in un mese a piegare una piccola nazione come l’Ucraina?
Presumo che, andando avanti così, come dice lei, cioè come stanno davvero le cose, per Pasqua vedremo le truppe di Zelensky ergere le bandiera azzurro-gialla sul Cremlino come fece l’Armata Rossa sul Bundestag nel ‘45! Quelli del battaglione Azov, i “nazisti utili” (così li hanno definiti molti giornaloni Italiani) sono oltre 75 anni che aspettano di levarsi sto sassolino dalla scarpa!
Però a parte rasserenare il sottoscritto dovrebbe inviare questo suo pezzo innanzi tutto a Zelesnky che non ha ben chiaro che ha praticamente vinto perché, negli ultimi dieci giorni, forse per scaramanzia, ha lanciato messaggi del tipo che l’Ucraina è rassegnata a non entrare nella NATO e che: «questa atroce guerra va fermata, ci affidiamo ai negoziati».
E sopratutto lo scriva a Biden che ieri altro paventava l’uso preventivo delle armi atomiche!
A parte che usare l’atomica contro un gruppo di bulletti malconci sarebbe come andare a caccia di passeri con gli Stinger (robe da film di Fantozzi), c’è pure il rischio che il PresiDement lanci l’atomica su San Paulo do Brazil piuttosto che su San Pietroburgo.

ma lei è ancora in circolazione? Certo che il suo sarcasmo è escoriante. Quando la leggo, solo dopo poche righe, sento il bisogno di detegermi le ferite. Immagino che tra i suoi amici del bar lei sia il più temuto. Ha mai pensato di dedicare il suo notevole talento al cabaret? Peccato sprecarlo qui su Facebook. Lei ha un grande futuro davanti a sè.

Quando si dice lo stile…
Più o meno in linea abbiamo anche questo pezzo.

Daniele Perra

Questa settimana abbiamo imparato che:
– le vecchie ucraine abbattono i droni russi con i barattoli di passata di pomodoro (diamogli quelli al posto delle armi… Ah no, non si può perché, secondo la retorica occidentale, vengono prodotti in Cina dagli schiavi uiguri);
– Bergoglio è filoputin;
– i neonazisti ucraini (in realtà bassa manovalanza atlantista) non sono neonazisti perché leggono Kant;
– la Russia tra un paio di giorni finisce il carburante ed andrà in default (più o meno lo ripetono da un mese);
– nessun “esperto” televisivo sembra conoscere la strategia del calderone (eppure venne utilizzata anche a Stalingrado);
– nessuno sembra rendersi conto che (forse) se utilizzi solo 100.000 uomini, mezzi ridotti e limitato controllo aereo, il tuo obiettivo non è la conquista totale dell’Ucraina ma qualcos’altro;
– l’Ucraina ha vinto la guerra anche se il suo esercito come struttura unitaria non esiste più ed ha perso definitivamente il controllo sulla parte orientale del Paese (quella più ricca ed industrializzata), sul Mare d’Azov e sulla più grande centrale nucleare d’Europa;
– Franceschini vuole ricostruire il teatro di Mariupol ma sembra ignorare il fatto che la città non sarà mai più in Ucraina;
– Zelensky alla notte degli oscar mi sembra il giusto premio per un’interpretazione sin qui perfetta.
In foto un lettore di Kant che grida: “la moralità non è propriamente la dottrina del come renderci felici, ma di come dovremo diventare degni di possedere la felicità”.

Quello che segue invece è un discorso estremamente serio, ma con quel pizzico di ironia che lo rende adatto a essere inserito qui.

Diario di Ariel Shimona Edith

Israele sa bene che ZELENSKY non solo è totalmente inaffidabile ma neppure vagamente sostenibile.
Il fatto che sia ebreo viene utilizzato come salvacondotto, inaccettabile!
“Apprezzo il presidente dell’Ucraina e sostengo il popolo ucraino nel cuore e nelle azioni, ma è impossibile riscrivere la terribile storia dell’Olocausto”, ha twittato il ministro delle Comunicazioni Yoaz Hendel. “Il genocidio è stato commesso anche sul suolo ucraino. La guerra è terribile, ma il confronto con gli orrori dell’Olocausto e la soluzione finale è scandaloso”.
L’ex ministro del governo Yuval Steinitz, ora deputato del Likud, è arrivato al punto di dire: “Se il discorso di Zelensky fosse stato pronunciato … in tempi normali [non bellici], avremmo detto che rasentava la negazione dell’Olocausto … Ogni confronto tra una guerra regolare, per quanto difficile possa essere, e lo sterminio di milioni di ebrei nelle camere a gas nel quadro della Soluzione Finale, è una totale distorsione della storia. Lo stesso vale per l’affermazione che gli ucraini hanno aiutato gli ebrei nell’Olocausto… La verità storica è che il popolo ucraino non può essere orgoglioso del suo comportamento nell’Olocausto degli ebrei”.
Il politico sionista religioso Simcha Rothman ha contestato il riferimento di Zelensky agli ucraini che hanno salvato gli ebrei e ha twittato: “Non capisco l’ucraino, ma se la traduzione che ho sentito è corretta, Zelensky ci ha chiesto di trattare gli ucraini come ci trattavano 80 anni fa. Mi dispiace, ma penso che dovremo respingere quella richiesta. Dopotutto, siamo una nazione morale”.
Gli israeliani conoscono molto bene la storia dell’Olocausto; 900.000 ebrei dell’attuale Ucraina furono assassinati dai nazisti e dai loro collaboratori. La polizia ausiliaria ucraina ha radunato gli ebrei per essere massacrati a Babyn Yar, Lviv e Zhytomyr. Circa 80.000 ucraini si offrirono volontari per le SS, rispetto ai 2.600 ucraini documentati per aver salvato gli ebrei. E prima ancora, alcuni dei peggiori pogrom della storia ebraica furono perpetrati in quella che oggi è l’Ucraina. (Fonte: Jerusalem Post)

https://m.jpost.com/…/politics-and…/article-701850

Poi c’è questo signore, che se non fosse una catastrofe per l’intera umanità sarebbe una barzelletta da ridere per tre ore di fila.

E questa è la democrazia per la quale è giusto che siamo pronti a combattere e a morire.

La “democrazia ucraina”. La fake dell’anno smontata in 3 minuti

La fake più incredibile che i media con l’elmetto italiani diffondono ininterrottamente è che il regime di Kiev sarebbe una “democrazia”, un modello di democrazia anzi, che porta avanti addirittura i valori di libertà e pluralismo per conto dell’Unione Europea.
Dal 2014 – con il golpe di Maidan che ha imposto un regime fantoccio di Unione Europea e Nato con neo-nazisti dichiarati nei gangli del governo e dell’esercito – la realtà è ben diversa come sapevano anche i media occidentali, del resto, impegnati a cancellare le “prove” in questi giorni da internet. A Kiev si è instaurato un regime razzista che ha abolito partiti, reso illegale il russo, fatto liste di proscrizione che includevano bambine (!), applicato sistematicamente bombardamenti a tappeto e crimini contro l’umanità contro le popolazioni russofone. 
Zelensky è salito al potere nel 2019 – dopo un primo turno in cui prese il 30% su un’affluenza di poco superiore al 60% e un secondo scontato con l’odiato e disastroso Poroshenko – con un programma chiaro: la pacificazione con le regioni russofone e la ripresa degli Accordi di Minsk sistematicamente violati dal regime di Kiev. Non ha potuto o voluto farlo, conta poco, perché è l’ennesima dimostrazione di come i battaglioni neo-nazisti e i loro manovratori nella capitale siano i veri detentori del potere. E hanno voluto, per conto dei padroni a Washington, creare le condizioni per lo scontro definitivo con la Russia.
Oggi quando sentite parlare della “democrazia ucraina” sui media italiani, sappiate che il regime di Kiev si sta macchiando di giustizia sommaria, repressione politica, sadismo contro i prigionieri di guerra. Immagini terrificanti che abbiamo raccolto in questo video di 3 minuti targato redazione de l’AntiDiplomatico. La visione è consigliata ad un pubblico adulto e non particolarmente sensibile.  (Qui)

Alcuni passaggi sono effettivamente piuttosto “forti”.
Continuano poi ad arrivare le testimonianze degli ostaggi dei nazisti finalmente liberati dai russi.

Russia-Press

Con la quasi completata liberazione di Mariupol gli ostaggi dei nazisti iniziano a parlare.

Video via Intel Slava. Traduzione di Marinella Mondaini

“Io adesso dico: io questi nazisti… questo Zelenskij, carogna, drogato, buffone, canaglia, che sia maledetto lui e tutta la sua famiglia! Devono bruciare all’inferno! A voi – riferito ai soldati russi che lo hanno liberato e gli hanno dato cibo e acqua – a voi dico un grande grazie! Io ho un nipote che vive a Kemerovo (in Russia), non è potuto venire qui perché ai russi hanno vietato di venire qua! E loro carogne … Mio figlio per poter lavorare è stato costretto a dare l’esame di lingua ucraina, nonostante che noi qui parliamo tutti in russo, noi tutti, chi ucraino, o tataro, o ebreo… la nostra lingua madre è il russo! E siamo tutti slavi! Ma loro bestie, carogne che sono arrivate qui dall’Ucraina occidentale, non hanno finito di eliminarli nel ’59, e adesso hanno rialzato la testa! Sono stati cresciuti da Poroshenko, Kolomojskij, Akhmetov che è venuto qua il 22 ed è andato via, dirigenti! Anche il nostro sindaco, Bojcenko, bestia e carogna! Che avesse detto alla popolazione “prendetevi da mangiare, da bere”, niente! Solo il 24 febbraio, quando è iniziata (l’operazione militare russa) e tutti questi sorci sono usciti fuori e hanno cominciato a derubare le farmacie, gli ospedali, i negozi di manifattura e di generi alimentari!”

Poi c’è questa cosa che avrete sicuramente visto

e questa signora ucraina che ha da dire la sua in proposito

Tengo a precisare che, come già ho avuto occasione di dire, l’obbligo vaccinale per i medici e tutto il personale sanitario mi trova assolutamente favorevole, ma il fatto è che per questi medici e infermieri ucraini l’obbligo è stato abolito, aggiungendo che i Paesi dell’est europeo hanno percentuali di vaccinazione bassissime, e noi – oltre a tutte le cose sacrosante dette dalla signora del video – li mandiamo nei nostri ospedali a infettare (visto che questo è il motivo – sacrosanto – per cui non vi si fanno lavorare i nostri non vaccinati) i nostri malati?! Che cosa prevede il nostro codice penale per chi, come i nostri politici a partire da Speranza, provoca intenzionalmente danni alla salute delle persone?

E infine, visto che i nostri buoni di professione boicottano anche i bambini:

barbara