EUROFESTIVAL

Il caso Maruv

Maruv, alias Anna Korsun, è la ventisettenne ucraina che ha vinto l’ammissione per l’Eurofestival. Ma non ci andrà perché è in castigo. Per la precisione per avere cantato in Russia, cosa che la televisione nazionale ucraina ha espressamente vietato (ho letto un po’ di cose qua e là e le riassumo a braccio, può darsi che ci siano imprecisioni). Queste le dichiarazioni dell’ente televisivo:

Maruv ha vinto la selezione nazionale come risultato di una competizione equa, e ha ricevuto il massimo punteggio dal pubblico. […] Tuttavia, l’artista, che rappresenterà l’Ucraina sul palco internazionale, ha anche degli obblighi: dopo aver firmato un contratto con UA:PBC durante il concorso, il performer diventa un ambasciatore culturale dell’Ucraina, e porta in scena non solo la sua musica, ma diventa anche un portavoce della società ucraina nel mondo.

La selezione nazionale ha attirato l’attenzione della nostra società a uno dei problemi sistemici della industria musicale ucraina: le connessioni degli artisti del mondo dello spettacolo con il territorio dello “stato aggressore”, che sono ancora molto strette al quinto anno di conflitto militare. Per una parte della società, questo fatto è inaccettabile, e per altri causa indignazione e rifiuto.
Le leggi ucraine non impongono alcuna restrizione sul lavoro dei performer e degli artisti nel territorio della Federazione Russa, nonostante la larga richiesta pubblica di risolvere questa situazione.

E visto che la legge non lo vieta, ci pensa opportunamente la televisione. E queste le dichiarazioni dell’artista:

[…] Mi è stato chiesto di partecipare alla selezione nazionale per l’Eurovision 2019: ho accettato e ho vinto, e con grande orgoglio ero pronta a rappresentare il mio paese, l’Ucraina, all’Eurovision.
La cancellazione dei concerti in Russia per me e il mio team non era un problema. Le principali discussioni sono state causate da altre clausole del contratto che, se avessi deciso di firmare, mi avrebbe reso una schiava. Sono una cittadina ucraina, pago le tasse e amo realmente l’Ucraina, ma non sono pronta a inventare slogan, trasformando la mia partecipazione al concorso in azioni promozionali per i nostri politici.

Spettacolare infine, dopo tutto questo bordello politico, questa dichiarazione dell’emittente televisiva:

Inoltre, in ottemperanza alle regole dell’Eurovision, l’emittente partecipante deve assicurare la natura apolitica del Contest.

Dopodiché la partecipazione è stata proposta ai secondi e terzi classificati, che si sono però rifiutati, e quindi l’Ucraina, all’Eurofestival non ci sarà. L’artista con la sua canzone è questa:

Sì, ok, non è proprio il massimo della finezza…

Queste invece sono le ragazze tedesche che andranno a Tel Aviv, e questo è stato il loro modo di festeggiare.
Germ-eurovision
barbara

SCENEGGIATA PALESTINISTA A VICENZA ORO

Introdotta da questo manifesto
V.O. manifesto
in cui, tra l’altro, è interessante notare come vengano calcolate le spese per l’esercito (senza peraltro approfondire i motivi che rendono necessaria una spesa così alta), ma non quelle per l’istruzione, per la cultura, per la ricerca scientifica, per l’innovazione tecnologica, per la medicina… Vabbè, questa poi è la sceneggiata:
bds 1
bds 2
bds 3
Ma che cosa succede a questo punto? Hehe! A questo punto ARRIVANO I NOSTRI! Ed eccoli qua,
Isr_Farina_Richetti_1
Isr_Farina_Richetti_2
Paola Farina ed Enrico Richetti, della gloriosa bandiera ammantati! Qui potete leggere un po’ di cronaca, in cui compare questa spassosissima frase: “Gli agenti di polizia hanno separato le due fazioni”. Cioè, Paola ed Enrico sono una fazione, capito? (non che quei quattro sfigati di pallestinari siano molti di più, comunque, anche se fanno molto più chiasso).

barbara

TERRORISTI DI TUTTO IL MONDO UNITEVI!

Francesco Giordano
Il signore che con la faccia coperta dalla kefiyah sventola orgogliosamente la bandiera degli alleati di Hitler nel gruppetto che urla assassini a coloro che hanno contribuito a liberare l’Italia dal nazifascismo, è Francesco Giordano, uno degli assassini del giornalista Walter Tobagi: rimasto disoccupato dal terrorismo in cui militava, per morte più o meno naturale dello stesso, se ne è cercato subito un altro, ed ecco dunque l’accoppiata vincente: il terrorista rosso con l’emblema del terrorismo nero (nazista)-verde (islamico).

PS: io non ci sono, quindi a eventuali commenti risponderò solo al mio ritorno, ed eventuali commenti in moderazione non potranno essere approvati prima di quel momento.

barbara