IL COSIDDETTO CONSOLATO ITALIANO A GERUSALEMME

Lo scandalo del Consolato italiano a Gerusalemme

Vergognoso messaggio del nuovo Console Giuseppe Fedele “I principi del 2 Giugno per sostenere le istituzioni dell’Autorità palestinese”

L’Italia, così come il resto dei paesi dell’Unione Europea, non riconosce Gerusalemme come capitale d’Israele e notoriamente mantiene la sua Ambasciata in Israele a Tel Aviv. Ciò genera ovviamente delle situazioni paradossali. In primis, dal momento che il Presidente riceve gli accrediti dei diplomatici stranieri e risiede a Gerusalemme, per presentare le proprie credenziali, all’atto dell’assunzione del loro incarico, gli ambasciatori devono recarsi da Tel Aviv a Gerusalemme. Non solo. Le massime cariche della Repubblica sono sistematicamente venute a Gerusalemme, qui hanno avuto qui incontri con Presidenti e Premier ed hanno parlato alla Knesset. Tutto a Gerusalemme. Tutto ufficiale. Peccato che a pochi metri in linea d’aria dalla Residenza del Presidente d’Israele dove Inno di Mameli ed Hatikvà hanno più volte risuonato, il Consolato Generale d’Italia continui ad essere uno schiaffo in faccia ad ogni israeliano ed ogni ebreo.

Il Consolato – simbolo del non riconoscimento della sovranità israeliana – non dipende dall’Ambasciata e non è accreditato in Israele. Dipende direttamente dalla Farnesina. In effetti il Consolato Generale d’Italia a Gerusalemme funziona come una vera e propria Ambasciata presso l’Autorità Palestinese. Spieghiamoci meglio: l’Italia non riconosce Israele a Gerusalemme (salvo doverci venire per incontrarne le cariche), tiene la sua Ambasciata in Israele a Tel Aviv, ma vi mantiene la sua Ambasciata presso i palestinesi. Non è una supposizione, è scritto nero su bianco sul sito ufficiale del Consolato.

Il Consolato Generale cura le relazioni che il Governo italiano intrattiene con le autorità palestinesi e che si sostanziano in rapporti politici, economici, culturali, di cooperazione allo sviluppo e di dialogo tra realtà locali e tra società civili.

È questo il primo scopo del Consolato. Solo dopo:

Il Consolato Generale assicura inoltre assistenza agli italiani a Gerusalemme, in Cisgiordania e nella Striscia di Gaza: dalla comunità israelitica italiana di Gerusalemme, ai connazionali impegnati in attività di cooperazione internazionale; dai numerosi religiosi di nazionalità italiana qui presenti, al personale italiano che opera presso missioni internazionali, oltre che a tutti i connazionali che si trovino a risiedere o anche solo di passaggio.

Da notare la dicitura comunità israelitica. Non israeliani.

Gli uffici sono dislocati in due sedi, situate rispettivamente a Gerusalemme ovest e a Gerusalemme est, dove si trova anche l’Ufficio dell’AICS (Agenzia Italiana per la Cooperazione allo Sviluppo).”

Da qui le continue vessazioni contro la popolazione ebraica che ha bisogno di servizi consolari. Dal celeberrimo codice Gerusalemme (ZZZ) che sui Passaporti Italiani cancella Israele, alle cartoline elettorali con dicitura Gerusalemme (Palestina), salvo poi nascondersi dietro “sviste dei Comuni di origine”.

Da pochi giorni è arrivato a Gerusalemme un nuovo Console Generale, Giuseppe Fedele che ieri ha diramato un messaggio in occasione della Festa della Repubblica. La rinascita del 2 Giugno – che ricordiamolo mette fine alla persecuzione degli ebrei italiani da parte del Governo Italiano – viene trasformata nel preambolo per il sostegno ai palestinesi. (continua)

Jonathan Pacifici, 2 Giugno 2020

Questo che segue è il messaggio integrale di quel signore, cortesemente inviato da Cecilia Nizza. Tutto ciò che troverete inserito nel testo, link, parole e immagini, rappresenta il mio personale commento.

Messaggio del Console Generale d’Italia a Gerusalemme, Giuseppe Fedele, in occasione della Festa della Repubblica Italiana – 2 giugno 2020

Cari Amici,

quest’anno, nel rispetto delle vittime della pandemia in Italia e nel mondo, il Ministero degli Affari Esteri e della Cooperazione Internazionale ha deciso di evitare di celebrare con eventi sociali, tramite la sua rete diplomatica e consolare, la ricorrenza della Festa della Repubblica Italiana. Ma questa giornata costituisce comunque una doverosa occasione di riflessione e ricordo.

Dal presente momento di difficoltà il nostro Paese saprà riprendersi come ha già dimostrato di poter fare più volte in passato, a partire da quel fondamentale 2 giugno del 1946 che, con la definitiva scelta in favore della Repubblica, ha marcato anche il punto di partenza della rinascita dalla deriva totalitaria del ventennio fascista

ragazzo, il ventennio non è stato una “deriva” totalitaria – come quella che stiamo vivendo dall’inizio di marzo, tanto per intenderci – : quella è stata una dittatura. Ma capisco che non tutti sono all’altezza di comprendere certe finezze.

e dalle macerie della seconda guerra mondiale.

Questa rinascita non sarebbe potuta avvenire senza una collaborazione tra le diverse anime politiche e sociali del Paese, che scelsero di sedersi allo stesso tavolo per dar vita alla Costituzione. Questa e` da allora faro del nostro lavoro ed e` basata su principi più che mai attuali oggi, mentre ci risolleviamo insieme ai nostri partner del mondo dall’emergenza sanitaria: libertà,

Libertà?! Con sessanta milioni di persone agli arresti domiciliari? Col divieto di incontrare gli amici? Col controllo capillare di ogni movimento?

uguaglianza,

uguaglianza?! Con ottanta comunisti per metro quadro il 25 aprile senza alcuna sanzione, [NOTA: la foto precedente è stata sostituita in quando scattata in altra occasione, grazie alla segnalazione di “libberosthoughts”]
25 aprile 2020
con ottocento curiosi per metro quadro ammucchiati per la “liberazione” di “Aisha” senza alcuna sanzione
x Silvia 2
x Silvia 1
e un ristoratore sull’orlo del fallimento ogni quattro metri quadri tutti multati?
ristoratori
giustizia

giustizia?! Con persone multate per avere acquistato una bottiglia di vino? Per avere preso il sole in una spiaggia deserta? Per avere fatto una corsa nel parco?

e democrazia.

Con la Costituzione sospesa e il Parlamento esautorato sine die?

Si tratta degli stessi principi che guidano la presenza dell’Italia e dell’Unione Europea in quest’area. Continuiamo a sostenere le istituzioni dell’Autorità palestinese in vista della creazione di uno Stato palestinese indipendente e democratico, che viva in pace e sicurezza al fianco dello Stato di Israele,

Dalla Costituzione di Al-Fatah
Articolo (2) Il popolo palestinese ha un’identità indipendente. Essi sono l’unica autorità che decide il proprio destino e hanno completa sovranità su tutte le loro terre.
Articolo (3) La rivoluzione palestinese ha un ruolo guida nella liberazione della Palestina.
Articolo (4) La lotta palestinese è parte integrante della lotta mondiale contro il sionismo, colonialismo e imperialismo internazionale.
Articolo (5) La liberazione della Palestina è un obbligo nazionale che ha bisogno del supporto materiale e umano della Nazione Araba.
Articolo (6) Progetti, accordi e risoluzioni dell’Onu o di singoli soggetti che minino il diritto del popolo palestinese nella propria terra sono illegali e rifiutati.
Articolo (9) La liberazione della Palestina e la protezione dei suoi luoghi santi è un obbligo arabo religioso e umano.
Articolo (17) La rivoluzione armata pubblica è il metodo inevitabile per liberare la Palestina.
Articolo (19) La lotta armata è una strategia e non una tattica, e la rivoluzione armata del popolo arabo palestinese è un fattore decisivo nella lotta di liberazione e nello sradicamento dell’esistenza sionista, e la sua lotta non cesserà fino a quando lo stato sionista non sarà demolito e la Palestina completamente liberata. (Enfasi mia, qui, traduzione mia)

nell’ambito di una soluzione negoziata del conflitto che preservi lo status di Gerusalemme quale capitale condivisa dei due Stati.

Ragazzo, “preservare” significa conservare qualcosa nello stato in cui si trova. Ora, Gerusalemme è da oltre tremila anni la capitale indivisa di Israele, tranne i diciannove anni in cui è stata illegalmente occupata dalla Giordania. Capitale di uno “stato palestinese” non lo è stata mai, perché…

L’intera collaborazione dell’Italia con la Palestina – a tutti i livelli: politico,
stato-di-palestina
state-of-palestine
economico,
soldigaza
tunnel costo
culturale
libri palestinesi
– resta ispirata a questo obiettivo di fondo.

La relazione bilaterale tra Italia e Palestina è di lungo corso e si articola in una molteplicità di settori di collaborazione: agricoltura,
serretun
istruzione,
festa Gaza
ambiente,
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giustizia e diritti umani,
colab1    colab3
colab6
formazione dei diplomatici, protezione del patrimonio culturale
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e training delle forze di sicurezza palestinesi, grazie alla professionalita’ messa a disposizione dall’Arma dei Carabinieri. E’ mio auspicio che questa ricchezza di rapporti possa essere presto sancita e ulteriormente intensificata grazie a un nuovo incontro ad alto livello tra i rispettivi Governi, non appena le condizioni lo consentiranno. Intanto, lo scorso dicembre, la terza riunione del Joint Business Forum italo-palestinese tenutasi a Ramallah ha consentito di approfondondire i rapporti economici e commerciali e la conoscenza reciproca tra i due sistemi imprenditoriali.

E ancora, resta intensa la collaborazione tra Italia e Palestina nei settori della cultura e della tutela del patrimonio, attraverso missioni archeologiche,

cioè collaborate anche alla sistematica distruzione di tutte le testimonianze ebraiche sotto il Monte del Tempio?

opere di restauro, formazione di esperti locali. Basti pensare all’intervento sulla Basilica della Nativita’ a Betlemme, patrimonio dell’umanita’ (L’ASSEDIO DELLA NATIVITÀ), o alle inziative in programma per celebrare Betlemme Capitale della cultura araba, al piu` tardi il prossimo anno.

Non si puo` poi omettere di ricordare il lavoro che AICS – Gerusalemme, insieme alle agenzie internazionali, alle nostre Organizzazioni della Societa` Civile e agli enti territoriali, svolge quotidianamente per migliorare le condizioni di vita della popolazione palestinese a cominciare dai settori della salute e delle politiche di genere, messi duramente alla prova dalla pandemia in corso.

Tengo inoltre a ricordare il nostro impegno per diffondere la lingua e la cultura italiana nella circoscrizione, anche grazie alla preziosa azione della Societa’ Dante Alighieri con i suoi Comitati di Gerusalemme e di Ramallah-Betlemme, e per fornire quanto più efficacemente possibile i consueti servizi alla Comunità italiana di Gerusalemme, della Cisgiordania

si chiama Giudea e Samaria, (in ebraico: יהודה ושומרון, Yehuda VeShomron, anche יוש Yosh o שי Shai; in arabo: اليهودية والسامرة, al-Yahudiyyah was-Sāmarah, quindi a chiamarla Cisgiordania o West Bank, oltre a violentare la storia, non fai neppure un favore agli arabi)

e della Striscia di Gaza, rappresentata dal Comites che ringrazio per la sempre fruttuosa collaborazione. Mi piace ricordare quanto questa Comunita` sia ricca, articolata e radicata: da quella israelitica

non sia mai che capiti per sbaglio di parlare di israeliani, e sempre meglio parlare di israeliti piuttosto che usare quell’orrenda parolaccia di ebrei

a quella palestinese, dai connazionali attivi nella cooperazione allo sviluppo al personale impegnato nelle Organizzazioni

come l’UNRWA che coi soldi delle nostre tasse arruola tra le sue file un immenso numero di terroristi palestinesi?

e missioni internazionali, fino ai religiosi, che da secoli svolgono un ruolo cruciale in Terra Santa. Superate le limitazioni imposte dall’emergenza sanitaria, le porte del Consolato Generale tornano a essere aperte per tutti, per mettere insieme le formidabili energie della nostra collettività.

La ripresa dalla pandemia richiede collaborazione tra individui, tra comunita’ scientifiche, tra governi. Grazie alla solidarieta’ e ai valori dimostrati dai nostri connazionali, agli eroici sacrifici del personale sanitario, all’impegno di ricercatori e scienziati, alla generosa assistenza di partner vicini e lontani, l’Italia si sta rimettendo in piedi e mette a disposizione dei suoi amici l’esperienza che ha maturato.

Cioè l’esperienza dello stato che ha sospeso la Costituzione, esautorato il Parlamento, emanato decreti privi di alcun valore legale, messo in atto la segregazione più lunga e più feroce del mondo civile ottenendo in cambio la più alta concentrazione di morti? L’esperienza di mezzo migliaio di “esperti” che per mesi hanno parlato ognuno per conto proprio? L’esperienza di un governo che ha messo in ginocchio un’intera nazione e chissà se riusciremo mai a rimetterci in piedi? Questo vuoi mettere a disposizione, ragazzo? Ma fino a questo punto ti manca il senso del ridicolo?

Questo stesso spirito di collaborazione sara’ cruciale in Terra Santa, non solo per superare l’attuale crisi sanitaria, ma soprattutto affinche’ Israele e Palestina tornino al tavolo delle trattative per riprendere i negoziati di pace e raggiungere una soluzione giusta e duratura, in linea con le esigenze e le aspirazioni legittime di entrambi i popoli.

Aspirazioni legittime? Di entrambi i popoli? Ma davvero davvero?

L’augurio a tutti i cittadini italiani, e a tutti gli amici dell’Italia nel mondo, e’ quello di seguire l’esempio fornitoci nel 2 giugno di 74 anni fa e di fare tesoro degli insegnamenti che questa lunga lotta contro il virus ci sta lasciando. Dalle difficolta` puo` nascere piu` solidarieta`.

E se veramente hai visto in giro questo, hai davvero problemi grossi, ragazzo.

Buona Festa della Repubblica!

Buona festa a te caro, e che buon pro ti faccia.

barbara

PRIMA IL SABATO, POI LA DOMENICA

Così si trovò scritto sui muri della basilica della Natività a Betlemme quando, il 10 maggio 2002, fu finalmente possibile liberarla dai terroristi palestinesi che vi avevano fatto irruzione – evento regolarmente citato come “l’assedio della Natività” trasferendo il crimine, come d’abitudine, dai terroristi palestinesi all’esercito israeliano. Prima il sabato poi la domenica, ossia prima provvediamo a far fuori gli ebrei, poi toccherà ai cristiani. E infatti dopo avere svuotato l’intero nord Africa e Medio Oriente degli ebrei che vi risiedevano da millenni, sono passati a svuotarli dei cristiani che vi risiedevano da molti secoli prima che le loro terre venissero invase, conquistate e devastate dalle orde islamiche. Quei pochi, eroici, che resistono, stanno camminando su un filo a venti metri da terra, e la rete non c’è. E il mondo? Tace. Ha taciuto mentre milioni di ebrei venivano portati via dalle nostre città e dalle nostre vie, ha continuato a tacere per tutti questi decenni di carneficina israeliana da parte dei palestinesi (“mai più”, eh?) seguita a tacere mentre, massacro dopo massacro, la presenza cristiana sta scomparendo. E non importa quanto sia grave, sanguinaria, efferata la strage di turno, la consegna è sempre la stessa: ignorare, tacere (anche in Alto Loco: sopire, troncare, padre molto reverendo, troncare, sopire”). Propongo, come ulteriore riflessione, questo ottimo articolo.

Massacro di cristiani in Egitto: dopo quelli del sabato, quelli della domenica

Nazismo ed estremismo islamico vanno da sempre a braccetto, sin dai tempi di Hitler e del gran Mufti di Gerusalemme. Ma la “quasi indifferenza” mostrata in questi giorni dopo due terribili massacri dimostra che il mondo non ha ancora capito la pericolosità di questa strana alleanza

Franco Londei

novembre 3, 2018

Un pazzo nazista e suprematista bianco entra in una sinagoga di Pittsburgh e uccide 11 persone, ebrei, quelli del sabato. Meno di una settimana dopo tocca a un pulman che trasportava pellegrini cristiani copti il quale viene assaltato da un commando di estremisti islamici in Egitto. Sette morti, cristiani, quelli della domenica.
Apparentemente i due episodi sono scollegati. Da un lato c’è un nazista bianco che spara e uccide al grido di “morte agli ebrei”, dall’altro ci sono terroristi islamici, presumibilmente legati all’ISIS che al grido di “Allah è grande” sparano su dei poveri pellegrini cristiani.
In realtà i due episodi sono meno scollegati di quanto si pensi, se non altro a livello ideologico. Nazismo ed estremismo islamico sono sempre andati a braccetto, sin dai tempi dell’amicizia tra Adolf Hitler e il gran Mufti di Gerusalemme Amin al-Husseini.
Se l’obiettivo comune primario di nazismo ed estremismo islamico è sicuramente l’ebraismo, anche il cristianesimo non è poi tanto da meno. Lo stesso Hitler, che rimane il faro nei moderni nazisti, rifiutava i principi del cristianesimo e secondo i Diari di Joseph Goebbels era estremamente cristianofobo, un fatto questo confermato anche nelle Memorie del Terzo Reich scritte da Albert Speer e nelle trascrizioni delle conversazioni private di Hitler registrate da Martin Bormann in conversazioni a tavola di Hitler.
Nazismo ed estremismo islamico sono quindi storicamente complementari. Quello che è strano è la “normalità” con la quale questo assunto viene trattato dalla stampa e dai media occidentali, come se massacrare ebrei in una sinagoga o uccidere pellegrini cristiani sia un fatto non dico normale ma accettabile, come se fosse nell’ordine delle cose.
La cosa è diventata così normale che persino il Papa, a poche ore dal massacro di Pittsburgh non ha sentito il dovere di parlarne o quantomeno di citarlo, mentre ormai uccidere o perseguitare i cristiani copti in Egitto è diventato quasi la norma. Per non parlare poi della stampa. Poche righe su Pittsburgh, qualche trafiletto sul massacro di cristiani di ieri (non so se ne parleranno più nel dettaglio stamattina, ma ho poca fede. Spero di essere smentito). E’ come se tutto questo fosse una cosa normale.
Mi chiedo allora cosa sarebbe successo a parti invertite, se cioè un ebreo avesse sparato su un raduno di nazisti o se un cristiano avesse sparato su dei musulmani uccidendone alcuni. Beh, vi posso garantire che sarebbe successo il finimondo. Titoloni sui giornali, servizi televisivi e breaking news a non finire. Se ne parlerebbe per settimane e non per poche ore com’è successo la scorsa settimana per il massacro di Pittsburgh e come succederà per il massacro di cristiani copti avvenuto ieri in Egitto. Perché? Perché ammazzare ebrei e cristiani è normale, ma provate a toccare un musulmano per ragioni religiose. Basta guardare a cosa sta succedendo in Pakistan con Asia Bibi, che poi non aveva ammazzato nessuno ma secondo l’accusa aveva offeso Maometto e per questo doveva morire.
C’è qualcosa che non funziona in questo mondo se si considera “quasi normale” il massacro di ebrei da parte di un nazista e il massacro di cristiani da parte di estremisti islamici. C’è qualcosa di distorto in questa società se sfugge il nesso tra nazismo ed estremismo islamico.
Prima quelli del sabato e poi quelli della domenica, è così che alcuni nazi-islamici vedono il futuro. E non fanno nemmeno niente per nasconderlo, tanto nessuno avrà il coraggio di contrastarli o quantomeno di denunciarli. Chi ci ha provato non ha fatto una gran bella fine. (qui)

Credo che dovremmo avere il coraggio di guardare in faccia la realtà e prendere atto che, se lasciamo andare avanti le cose ancora per poco – ma veramente poco, e in alcune parti, per esempio in Francia, forse il tempo è già scaduto – abbiamo di fronte due sole possibilità: guerra civile o totale sottomissione. A noi la scelta.

barbara

PRIMA IL SABATO, POI LA DOMENICA

La basilica della Natività, si diceva. Quando è stata finalmente evacuata dopo quella lunga occupazione che Innaro-Bonavolontà hanno almeno avuto il pudore di chiamare “assedio-occupazione”, ma che i mass media hanno sempre chiamato unicamente “assedio”, come se un bel giorno l’esercito israeliano si fosse svegliato col ghiribizzo di andare ad assediare la basilica, Lorenzo Cremonesi, in un raro guizzo di onestà giornalistica, ha descritto tutto il bendidio, in fatto di cibo, trovato nella basilica in cui per trentanove giorni, stando alle cronache quotidiane, erano sopravvissuti ad aria e preghiere. Ma c’è una cosa che nessun giornale, credo, ha raccontato, ed è la scritta lasciata dai terroristi su un muro della basilica: Prima il sabato, poi la domenica. Vale a dire: fateci finire il lavoro con gli ebrei, poi ci occuperemo anche dei cristiani. Peccato che nessuno abbia voluto prestare attenzione a questo chiarissimo avviso. Eppure si dovrebbe, dal momento che la sua attuazione è in corso da quasi un millennio e mezzo, come si può vedere chiaramente da questo documento (da leggere cominciando dal basso)
Massacri di cristiani
Nel 622 è nato l’islam, nel 624 ha cominciato a sterminare gli ebrei, dieci anni più tardi ha cominciato a sterminare i cristiani: tutto come da programma. La lista, come potete vedere, non è aggiornata: mancano gli ultimi 22 anni, ma dopotutto non ne abbiamo bisogno, dal momento che i massacri sono quotidianamente davanti ai nostri occhi, e i risultati si possono verificare in questa tabella.
cristiani M.O.
Ma purtroppo si continua a preferire far finta di non vedere. Col rischio, quando riapriremo gli occhi, che sia troppo tardi.

Zuerst holten sie die Kommunisten;
ich schwieg, denn ich war kein Kommunist.
Dann holten sie die Juden;
ich schwieg, denn ich war kein Jude.
Dann holten sie die Gewerkschaftsmitglieder unter den Arbeitern;
ich schwieg, denn ich war kein Gewerkschafter.
Danach holten sie die Katholiken;
ich schwieg, denn ich war Protestant.
Schließlich holten sie mich,
und da war keiner mehr, der für mich hätte sprechen können.

Prima vennero a prendere i comunisti;
io tacqui, perché non ero comunista.
Poi vennero a prendere gli ebrei;
io tacqui, perché non ero ebreo.
Poi vennero a prendere i sindacalisti fra gli operai;
io tacqui, perché non ero sindacalista.
Poi vennero a prendere i cattolici;
io tacqui, perché ero protestante.
Infine vennero a prendere me,
e non era rimasto più nessuno che potesse parlare per me. (Traduzione mia)

Martin Niemoeller
(Pastore evangelico deportato a Dachau)

NOTA: questa è la versione originale dei versi di Martin Niemoeller; tutte le altre versioni, a base di zingari che rubacchiano ed ebrei antipatici (per non parlare di quella in cui sono stati infilati anche i palestinesi), sono manipolazioni successive (che, a mio avviso, hanno l’unico effetto di banalizzarla)

barbara

VI RICORDATE LA NATIVITÀ?

La basilica di Betlemme, intendo. Quella in cui dodici anni fa, proprio di questi giorni, una banda di terroristi armati ha fatto irruzione e vi si è asserragliata tenendo in ostaggio tutti coloro che vi si trovavano e depredando tutto ciò che vi era da depredare. E molte leggende, nei trentanove lunghi giorni dell’occupazione, hanno trovato spazio e tenuto banco nei nostri mass media, dall’incombente morte per fame e sete degli occupanti alla costante mancanza di corrente elettrica – mentre tutti, lì dentro, continuavano a comunicare con i cellulari che evidentemente si ricaricavano, visto il luogo, per Grazia Divina – ai ferocissimi soldati con la stella di David sempre pronti a fare un massacro. Nel caso qualcuno fosse interessato, può leggere la recensione che ho scritto all’epoca del libro, dedicato alla vicenda, di Marc Innaro e Giuseppe Bonavolontà.
L’ASSEDIO DELLA NATIVITÀ
Alla fine la vicenda si è risolta con un compromesso multiplo: i terroristi (quelli di cui adesso il signor Mahmoud Abbas, aka Abu Mazen, vorrebbe il ritorno  in cambio della graziosa concessione di parlare con gli israeliani – parlare, beninteso, per ribadire che non riconoscerà mai Israele come stato ebraico, che pretende tutti i territori e Gerusalemme est, non un centimetro in meno, che nessun ebreo potrà risiedervi, che tutti i terroristi processati e incarcerati in Israele devono essere liberati, che cinque milioni di sedicenti profughi dovranno ritornare, non nello “Stato di Palestina” bensì in Israele, e, soprattutto, che non dichiarerà mai la fine del conflitto e la decisione di rinunciare al terrorismo) accettavano di uscire, Israele accettava di non arrestarli, e alcuni stati europei, fra cui l’Italia, accettavano di accoglierli. È stato in quell’occasione che sono stata toccata dalla Grazia dell’Ispirazione, e ho composto quest’ode immortale.

Son venuti finalmente
– come sempre dall’Oriente –
i Re Magi santi e buoni
e ci portano dei doni.

Porta il primo una cintura
tutta in dinamite pura:
garantito, come arriva
ti darà gioia esplosiva.

Il secondo cosa avrà?
Guarda un po’: razzi kassam
per lontano assai colpire
senza dover lui morire.

E ci porta il terzo infine
le katiusce e bombe e mine
per far lieto il Bambinello
ch’è giudìo, il poverello.

I Re Magi buoni e santi
son venuti tutti quanti,
son venuti tutti e tre
e vivranno qui da re.

Ma perché, direte voi,
hanno scelto proprio noi?
Perché noi, Dio ci perdoni
siamo proprio dei ********.

barbara