AVETE MAI VISITATO UN BORDELLO?

No? Allora ve ne mostro io uno bellissimo, si trova in Piazza Colonna, 370, 00186 Roma RM
Palazzo Chigi
Visto che spettacolo? Allora adesso guardatevi questo, non è cortissimo, ma vale la pena di guardarlo perché vi spiega tutto per bene.

E poi magari leggete questo commento.

Gerardo Verolino

Adesso che è scoppiato lo scandalo. Adesso che si è scoperto che il presidente del Consiglio ha mentito agli italiani (per una cosa del genere, in altre nazioni, sarebbe stato portato a processo mentre la stampa avrebbe condotto una campagna di stampa per indurlo a dimettersi) ci dicono, attraverso Fiorenza Sarzanini sul Corriere della sera, che esisterebbe un “documento segreto” del 10 Marzo, cioè dopo il decreto di Conte che è dell’8, secondo il quale, il comitato tecnico scientifico, avrebbe approvato la decisione del premier di istituire la zona rossa a tutto il Paese. Anzitutto: che vuol dire “documento segreto” (da non confondersi con “documento desecretato)? È un documento che custodiva in casa Brusaferro pronto da esibire, nel caso, ce ne fosse stato bisogno? E, poi, non è ridicolo cercare di esibire a propria discolpa un “documento segreto” del 10 quando le decisioni già sono state prese e quando, i buoi, in pratica già sono scappati dalla stalla? Insomma, siamo di fronte ad un imbroglio tipico da giocatori delle tre carte, di quelli che si vedono alla stazione di Napoli: alza la carta e trova il documento, documento vince documento perde, zona rossa sì zona rossa no. Stanno cercando solo di confondere le acque nel, goffo, tentativo di salvare la poltrona. Ma chi pensano di prendere in giro? Credono, davvero, che, gli italiani, abbiano tutti l’anello al naso?

Sì, caro Verolino, credono proprio davvero che gli italiani abbiano l’anello al naso. E fanno benissimo a crederlo, visto il da fare che si danno un sacco di italiani a dargli ragione.

Perché l’ho chiamato bordello? Perché così si chiama il posto in cui operano le prostitute, e prostituta è il nome di chi si vende in cambio di benefici concreti: contante, carriera, o una poltrona. Con la differenza che la signora che si vende in cambio di contante o di una carriera (che so, cinematografica per esempio) non toglie la libertà a nessuno, non viola, almeno nelle democrazie, la Costituzione, non esautora il parlamento e soprattutto non fa, in quattro mesi, più del doppio dei morti che ha fatto Pinochet in diciassette anni.

barbara

TELECOM: TELENOVELA CONTINUA

Del bordello che mi ha combinato la telecom in occasione del trasloco vi ho già raccontato. E dunque. Rientrata finalmente fra gli umani, all’inizio di giugno, comincio a scaricare e leggere la posta. E fra i messaggi ne trovo uno della telecom in cui mi si informa che è stata accolta la mia richiesta di posticipare l’intervento del tecnico per l’allacciamento dell’utenza al 3 di luglio. Cioè, avete capito: io sono lì in piena crisi d’astinenza, isterica, nevrastenica, idrofoba, pronta a mordere chiunque mi capiti a tiro e chiedo, così, giusto per vedere l’effetto che fa, che aspettino un altro mese prima di ricollegarmi all’ossigeno. Vabbè. Penso a un qualche tilt del computer e decido di non fare niente: tanto avranno registrato che l’allacciamento è avvenuto e che quindi non serve più nessun intervento, no? No. Lunedì pomeriggio mi squilla il cellulare mentre sono a Ginevra, quindi all’estero, quindi in gran parte a spese mie. È il tecnico telecom che mi chiama per avere conferma del lavoro di allacciamento che deve venire a fare venerdì 3 luglio in via tale numero tale. Gli dico che no, che non c’è nessun allacciamento da fare, e per spiegare perché non ce n’è bisogno gli devo anche fare, sia pure succintamente riassunta, tutta la cronistoria delle vicende precedenti. Lui, dopo avere fatto qualche domanda, chiesto qualche chiarimento, insistito su qualche dettaglio, scrive una disdetta dell’intervento di allacciamento e poi me la legge; comprensibilmente, dopotutto: in fin dei conti si sta prendendo la responsabilità di annullare un ordine di lavoro registrato, e ha bisogno di essere sicuro che non ci siano errori. Il giorno dopo, martedì, nella pausa pranzo mi stendo un momento sul letto con dei dischetti imbevuti sugli occhi per dare loro un po’ di sollievo. E un po’ per la stanchezza, un po’ per il silenzio, un po’ per la penombra sto per assopirmi quando squilla il cellulare: è una della telecom, che chiede conferma dell’annullamento dell’ordine di allacciamento del numero tale via tale numero tale per venerdì 3 luglio. E non mi riassopisco più.
Oggi ultimo (ultimo?) atto: mi arriva la fattura relativa ai mesi di luglio e agosto per il telefono di Brunico. La cui utenza, apprendo nel corso dell’ennesima, chilometrica chiamata alla telecom, non è mai stata disattivata.
simpson-telefono
barbara

NO, IO QUESTA NON L’HO MICA CAPITA

 “Presidente Crocetta, stiamo con Battiato”: firma l’appello su ilfattoquotidiano.it

Una raccolta firme per far ritornare sui suoi passi il presidente della Regione Sicilia Rosario Crocetta, a cui si chiede di reintegrare l’ex assessore Franco Battiato, ‘silurato’ dalla giunta siciliana dopo quel “nel Parlamento ci sono troppe troie disposte a tutto” pronunciato dal cantautore in quel di Bruxelles. E’ l’iniziativa di alcuni pezzi da novanta del mondo della cultura italiana e che Il Fatto Quotidiano ha deciso di sostenere tramite una raccolta firme sul nostro sito

di Redazione Il Fatto Quotidiano | 30 marzo 2013

Una raccolta firme per far ritornare sui suoi passi il presidente della Regione Sicilia Rosario Crocetta, a cui si chiede di reintegrare l’ex assessore Franco Battiato, ‘silurato’ dalla giunta siciliana dopo quel “nel Parlamento ci sono troppe troie disposte a tutto” pronunciato dal cantautore in quel di Bruxelles. E’ l’iniziativa di alcuni pezzi da novanta del mondo della cultura italiana e che Il Fatto Quotidiano ha deciso di sostenere tramite una raccolta firme sul nostro sito.

Ecco il testo dell’appello: “Egregio presidente Crocetta, esprimiamo il nostro rammarico per l’esclusione di Franco Battiato dalla sua Giunta. La straordinaria sensibilità artistica, il prestigio, il rigore e il senso dell’etica di Franco Battiato sono indiscutibili. La strumentalizzazione politica delle parole dell’artista è invece, secondo noi, profondamente ingiusta, anche alla luce del fatto che Battiato ha prontamente e chiaramente precisato che non voleva certo offendere né le donne né le istituzioni attuali. L’assenza di Franco Battiato dalla Sua Giunta è una grande perdita per la Regione da Lei presieduta. Distinti saluti”.

Poi le firme in calce: Dario Fo, Franco Rame, Aldo Nove, Barbara Spinelli, Isabella Ferrari, Alessandro Bergonzoni, Mimmo Paladino, Marco Travaglio, Stefano Bonaga, Piera Degli Esposti, Aldo Cazzullo, Demetrio Paparoni, Nanni Balestrini, Roberto Alajmo, Samuele Bersani, Marco Alemanno, Mario Sesti, Franco Mussida, Elisabetta Sgarbi, Eugenio Lio, Antonio Forcellino, Paola Pallottino. (qui)

Caro Fatto quotidiano: vai a cagare. Caro Dario Fo: vai a cagare. Cara Franca Rame: vai a cagare. Caro Aldo Nove: vai a cagare. Cara Barbara Spinelli: vai a cagare. Eccetera eccetera. Ma soprattutto: CARO FRANCO BATTIATO, che hai passato la vita a venderti peggio di una zoccola da bordello per militari e poi ti permetti di dare delle troie a chi, al massimo, ma proprio proprio al massimo, ha fatto quello che hai fatto tu: VAI A CAGARE.

POST SCRIPTUM: lo sapevate che c’è chi si mette degli occhiali da sole per avere più carisma e sintomatico mistero?
Franco_Battiato
barbara

POST POST SCRIPTUM: questa mi è piaciuta un bordello.

LA BARACCA DEI TRISTI PIACERI

Le violenze sessuali subite dalle donne durante il nazismo sono state oggetto di scarsa considerazione da parte della ricerca storica, forse anche ostacolata dal silenzio delle vittime. A cominciare dagli stupri compiuti su centinaia di migliaia di donne da parte dell’Armata rossa durante la sua avanzata attraverso la Prussia orientale, poi continuati sulla popolazione civile berlinese, agli abusi commessi dalle SS su internate nei vari campi di concentramento, alla prostituzione forzata alla quale lo Stato aveva spinto donne che dopo la fine della guerra, schiacciate dalla vergogna, preferirono tacere temendo di essere giudicate e discriminate.
Il fatto che nella Germania nazista, per motivi di igiene razziale, la prostituzione fosse giudicata un grave reato punibile con la reclusione, non impedì a Himmler di ordinare la costruzione di dieci bordelli nei grandi campi di concentramento, dove prigioniere prelevate soprattutto dal lager femminile di Ravensbrück furono costrette alla prostituzione coatta.
Dopo il 1945, l’esistenza di questi bordelli fu messa a tacere, in linea con quanto già raccomandato nel 1943 ai vari comandanti dei lager: in caso di sopralluoghi, soprattutto da parte di delegazioni della Croce Rossa, non mostrare le camere a gas, gli strumenti di tortura, i crematori, i bunker di rigore – e i bordelli.
Solo recentemente la Germania si è svegliata da questo oblio, affrontando ciò che per decenni era rimasto un tabù.

Scrive (quasi sempre) romanzi, Helga Schneider, ma quando parla di campi di sterminio sa bene di che cosa parla, lei, abbandonata all’età di quattro anni, con un fratellino di uno e mezzo, dalla madre ansiosa di compiere il suo dovere di patriota come volontaria nei campi di sterminio. E così, dopo lo stupendo romanzo – in realtà autobiografia leggermente romanzata – “Il rogo di Berlino” (mentre “Porta di Brandeburgo” e “Lasciami andare madre” sono rigorosamente autobiografici), ci regala, sotto forma di romanzo, un’altra drammatica pagina della storia dei Lager (credo che prima di lei ne avesse parlato solo Ka-Tzetnik 135633 nel suo sconvolgente “La casa delle bambole”, oltre a un accenno, se ricordo bene, nel film “Vincitori e vinti” del 1961, capolavoro di Stanley Kremer, in cui una dei testimoni si apre coraggiosamente la camicia per mostrare, tatuata sul petto, la scritta “Feldhure”, puttana da campo). Storia, come scrive nell’appendice qui riprodotta, fatta affondare per decenni nell’oblio. Dal quale è nostro dovere farla riemergere.

Helga Schneider, La baracca dei tristi piaceri, TEA

barbara