Anzi correttissime. Comincio con la gravissima emergenza omofobia, che ci sta togliendo il sonno
ll
E infatti
Una splendida lezione di correttezza al malefico BoJo:
E anche il mondo dei motori si adegua alla correttezza politica:
e quello delle favole
e dei rapporti famigliari
(ma com’è che a nessuna vedova o ragazza madre è mai venuto in mente di chiedere l’abolizione della festa del papà?)
per non parlare delle manifestazioni sociali,
dei giochi dei bambini
dei criteri per concedere le interviste
(certo che anche con le cozze vale il detto che Dio le fa e poi le accoppia)
e nella politica americana
Poi vi mostro un magnifico esempio di educazione politicamente corretta
di emoticons politicamente corretti
di diritto alla difesa politicamente corretto
Proseguo con quattro importanti lezioni
(giusto e sbagliato non dipendono dai numeri)
e le profezie dei nostri due migliori profeti
(in Italia abbiamo circa 9000 posti in terapia intensiva; il 28 maggio i posti occupati erano 1142; il 29 maggio 1095; il 30 maggio 1061; il 31 maggio 1033; il 3 giugno 989)
Concludo con una lezione sui sintomi del covid
un’esibizione di striptease estremo
un saluto molto molto politicamente corretto, inclusivo e zaniano (zanoso? zanesco? azzannato?)
e una pazza scriteriata talmente folle da credere che solo le donne abbiano il ciclo, al punto da metterlo addirittura nel titolo
Inizio ripescando un post vecchio (o forse nuovo) di un anno.
GRANDI PANDEMIE
La grande pandemia di peste nera del ‘300 durò, in Europa, dal 1347 al 1352. Nella sola Europa fece circa 30 milioni di vittime, un terzo della popolazione dell’epoca. Causata da topi e pulci, con buona pace di quanti parlano di “amorosa convivenza di tutte le forme di vita esistenti in natura”, si diffuse con incredibile velocità a causa delle pessime condizioni igieniche del tempo. Eppure si era in epoca pre industriale, quella che tanti rimpiangono e paragonano con nostalgia all’attuale in cui “l’umana follia” ha “trasformato il pianeta in una pattumiera”. Molti attribuirono l’epidemia all’ira di Dio e organizzarono cerimonie e processioni di massa, col solo risultato di accrescere il numero dei contagiati. Vittime fra le vittime furono, tanto per cambiare, gli ebrei, immediatamente identificati come untori. Tempi lontani, per fortuna, anche se qualche vago ricordo delle tragiche superstizioni ed intolleranze di allora si riverbera anche oggi. Il Santo padre ha parlato di vendetta della natura ed il governo iraniano se la prende non con gli ebrei… solo con Israele. I parallelismi storici sono sempre molto imprecisi e forieri di errori, lasciamoli perdere. Una sola domanda: la pandemia del ‘300 è durata 5 anni e si è ripresentata sia pure in forma meno virulenta in seguito. Le cose oggi sono ben diverse, malgrado “l’umana follia” di cui tanti pseudo filosofi si riempiono la bocca. C’è l’igiene, la medicina, i sistemi sanitari. Però… non è escluso che la pandemia da Covid 19 possa durare ancora a lungo. Cosa intendiamo fare, stare sei mesi o un anno col paese spento? Possibile che le uniche misure possibili contro questo flagello siano gli arresti domiciliari ed il blocco dell’economia? Personalmente questa mi sembra una abdicazione della intelligenza. Potrà andare bene per chi adora l’irrazionale, non per le persone ancora capaci di pensare. Giovanni Bernardini, 2 maggio 2020, qui.
Il buon Giovanni un anno fa sparava “un anno col paese spento” come ipotesi di massima follia. Era stato spaventosamente ottimista dato che è passato proprio un anno giusto, e di riaccendere il paese non se ne parla proprio. E infatti
E molto opportuna, direi, la domanda finale (ma saranno poco strepitose queste due voci?) La lezione su come uscire dalla merda ci viene, una volta di più* dalla perfida Albione
Vaccini, così il liberale Johnson ha battuto l’Ue
Per uno studioso del CEO capitalism, scanzonato come me, il biennio Venti-Ventuno, sia sul lato della dottrina, sia su quella della execution, mi sta dando (purtroppo!) grandi soddisfazioni personali: aver capito con largo anticipo il fallimento di una intera classe dirigente fatta con lo stampino, tutta comunicazione da talk show ma incapace di gestire la complessità, da loro stessi creata. Se la “amazonizazione”, leggi “sociopatia logistica” (ne rivendico il copyright) del mondo occidentale dovesse andare avanti come ha stabilito Jeff Bezos ne sarei disperato. Osservo, approfondisco, analizzo: cosa vedo è orrendo, ma non posso farci nulla, se non dichiararmi all’opposizione di tutto questo mondo ignobile che quattro sociopatici stanno costruendo.
L’arroganza del Ceo capitalism La gestione del virus di Wuhan da parte della Classe Dominante mi ha intellettualmente annichilito, facendomi capire le terribili prospettive che può riservarci questo progetto di futuro. Il CEO capitalism, sia per sua natura, sia per l’arroganza intellettuale che lo contraddistingue, non è attrezzato per le emergenze. Lo sapevo, ma ora è certificato. Essendo una burocrazia estrema ha l’ossessione del rischio (solo un idiota elitario può sognare il rischio zero), quindi vorrebbero sottoporci a norme preventive per proteggere i singoli e la società.
Il fallimento di Francia e Germania La dimostrazione è di come siano state fallimentari nella gestione della pandemia le due super amministrazioni statali a cui si ispira l’Europa: la Germania e la Francia. In Germania il protocollo di vaccinazione prevede che un “farmacista” riempia una siringa, un’”infermiera” faccia l’inoculazione, un “dottore” spieghi al vaccinando il protocollo e “tre impiegati” della Croce Rossa riempiano tutti i formulari, otto fogli, che il “dottore” deve poi firmare. In Francia il 40% del personale medico e paramedico è subissato da attività amministrative: si è ridotto a essere “mezzo medico mezzo burocrate” come mi dice un amico parigino.Sono i due Paesi ultra burocratizzati che, per vendicarsi del successo mondiale del modello “leggero” di Boris Johnson (ricordate? È quel matto della Brexit che ha voluto rispettare le scelte del suo popolo contro gli euroburocrati), hanno deciso di rompere i rapporti con AstraZeneca (stessa qualità certificata ma gli uni li pagavano 2,80 € mentre ora pagano il Pfizer 19,50 €!). Senza parole.
Il modello BoJo Che ha fatto invece Boris Johnson di così sconvolgente? Si è comportato da leader, da liberale nature. Ha chiamato Kate Bingham, da un decennio la miglior “venture-capitalist”, una delle massime competenti del “medical risk”, con una rete infinita di contatti, tutti nell’ambito della scienza medica e le ha affidato l’organizzazione del tutto. Così, semplicemente. Il leader “buzzurro” BoJo ha puntato su una donna competente, i sofisticati eurocrati Angela e Emmanuel hanno puntato su una languida baronessa che guida 27 collaboratori di 27 paesi, tutti selezionati con criteri politici. Tutti i 28 avevano titoli di studio e skill giuste per fallire. E così è stato.
Cade pure la Svizzera E i mitici svizzeri? A forza di essere succubi dell’Europa sono precipitati anche loro nel torpore burocratico e hanno clamorosamente fallito. Essendo seri faranno una Commissione parlamentare d’inchiesta, mentre noi dobbiamo sperare nelle Procure di Bergamo e di Gorizia, per dare giustizia alle famiglie dei morti causa la sciatteria del Conte Bis Interessante il caso sollevato sul Corriere del Ticino dal finanziere Tito Tettamanti. La lenta burocrazia svizzera non ha degnato d’attenzione l’offerta del Gruppo Lonza per una catena di produzione comune di principi attivi del vaccino a Visp (Canton Vallese). Via Moderna potevano avere un’indipendenza logistico produttiva. Invece i burocrati si sono spaventati dinnanzi a un investimento a rischio dell’ordine di 60 milioni di franchi (il buzzurro Donald Trump buttò 20 miliardi $ al buio sui vaccini americani) mentre la Covid sta costando alla Svizzera 70 miliardi!Tettamanti si chiede come mai un personaggio di altissimo livello come il Consigliere federale Alain Berset (uno dei sette che governa collegialmente la Confederazione) abbia commesso o tollerato errori simili. Si risponde da solo: Berset era arrivato già all’età di trent’anni ad alte cariche politiche, quindi del mondo vero poco o nulla conosce. Uscito dall’università è entrato nella politica, quindi nella burocrazia federale: questi i risultati. CEO capitalism in purezza.Che dire? Aggiungendo avidità e vanità alla routine burocratica europea si è creato un gran torpore da vaccino, sottoprodotto della sociopatia logistica dominante. Che Dio ci protegga da costoro!Riccardo Ruggeri, 25 aprile 2021, qui.
Ieri sera comunque sono stata in strada dalle dieci e venticinque alle dieci e quaranta. Lungo il percorso ho incrociato cinque auto, due biciclette e sei pedoni, fermi a chiacchierare a due a due: qualcuno finalmente comincia a ribellarsi. Ce ne sarebbe stato anche un settimo ma quello non lo conto perché aveva il cane e quindi aveva una giustificazione. Per la verità l’avrei avuta anch’io dato che stavo tornando dall’ospedale dove ero andata a fare un’infiltrazione; le prime volte, dopo l’introduzione del coprifuoco, mi ero fatta rilasciare un certificato che attestava il motivo per cui ero fuori, ma stavolta ho detto basta: mi sono improvvisamente resa conto che facendomi scrivere il certificato mi rendo complice di un atto illegale e anticostituzionale, e quindi niente. La volta che mi fermeranno dirò che sono fuori perché ho il diritto di farlo, punto. E credo che tornerò alla mia vecchia abitudine di farmi delle bellissime, rilassanti camminate alle due di notte. Se voi invece non siete così coraggiosi da sfidare il tiranno, consolatevi col fatto che potrete comunque mangiare nei ristoranti all’aperto.
* Dopo avere messo rapidamente in ginocchio tutta l’Europa orientale, Hitler è passato a quella occidentale, Belgio Olanda Danimarca Francia, buttate giù come birilli al bowling; poi è passato all’Inghilterra, convinto di proseguire la serie dei successi. Ignorava evidentemente una cosa: che l’Inghilterra, in tutta la sua storia, non si era mai arresa. In qualunque situazione si sia trovata, mai. Non so se ce l’avrebbe fatta a resistere fino in fondo se non fosse poi intervenuta l’America, ma per un anno e mezzo l’Inghilterra ha continuato a resistere da sola contro il più grande e feroce esercito che mai il mondo avesse visto, salvando così il mondo intero. L’Inghilterra che non si era mai arresa, non si è arresa neppure a Hitler. E oggi ha proseguito nella gloriosa tradizione, rifiutando di arrendersi all’Unione Europea.
La vera variante inglese: sui vaccini il modello è quello del “negazionista” Johnson
Vuoi vedere che aveva ragione Boris Johnson? Il piano di vaccinazioni inglese corre a tutta velocità dopo lo smarcamento di Londra dall’Unione europea e nel Regno Unito si parla di fine del lockdown, progetti per le vacanze estive, ripresa dell’economia, mentre la sterlina è ai massimi da tre anni. Un mondo di distanza rispetto a come la Commissione Von Der Leyen ha pasticciato sulle dosi e sui contratti con le case farmaceutiche: infatti mentre Israele, Regno Unito e Stati Uniti volano, Berlino, Parigi e, ahinoi, Roma restano ferme al palo. Con oltre 18 milioni di vaccinati il Regno Unito vede la fine del terzo lockdown, istituito ormai due mesi fa, dopo la scoperta della cosiddetta “variante di Kent”, e l’allentamento delle restrizioni introdotte per contenere il Covid. Prime tra tutte il rientro a scuola a partire dall’8 marzo. Dal 29 marzo sarà possibile incontrare fino a 6 persone diverse da quelle del nucleo famigliare. Misure prese con cautela ma che segnano un parziale ritorno alla normalità. Nei mesi scorsi il leader Tory era stato sottoposto a pesanti critiche che avevano fatto salire la tensione in un partito in maggioranza anti-chiusurista. Tra i membri del Covid Group si era parlato anche di sfidare la leadership di BoJo. Steve Baker aveva prima scritto una lettera in cui paventava un nuovo contest per stabilire un percorso che avrebbe portato a sfidare Johnson, e poi aveva ritrattato sostenendo che Johnson fosse la migliore guida per i Conservatori in questo momento. Il successo del piano vaccini ha riportato i Conservatori in vantaggio di 5 punti nei sondaggi, una cosa che non si vedeva da prima dell’estate. Mentre allo scoppio della pandemia il premier appariva titubante e quasi restio a prendere delle decisioni gravi ma per il bene del Paese, ora Johnson appare come un leader lungimirante, che aveva visto prima di tutti come le vaccinazioni fossero l’unica via d’uscita dalla pandemia. Dalla leadership nel Gavi a quella nel G7 – dove il Regno Unito si è anche speso per la fornitura dei vaccini in esubero ai Paesi in via di sviluppo – il “modello inglese” sta facendo il giro d’Europa, tanto che pare che pure il neo presidente del Consiglio italiano, Mario Draghi, guardi a Londra per dare un’accelerata al piano italiano. Sembrano passati secoli da quando il Guardian titolava “Con la Brexit i vaccini arriveranno in ritardo nel Regno Unito”, e la stampa europea accusava, ingiustamente, Johnson di “negazionismo”, deridendo il suo piano vaccini con titoli come “Gli scimpanzè rigettano i vaccini di Johnson” (sic). Ora anche gli inglesi più filo-europei stanno iniziando a vedere il lato positivo dell’uscita dall’Unione europea. Johnson è lieto di passare la palla della crisi interna a Sir Keir Starmer, il leader del Labour. Starmer è apparso sulle tv britanniche per tutto il week-end, dalla Bbc a Sky News, per ribadire la credibilità della sua leadership e del suo nuovo corso centrista, post-Brexit e patriottico. All’interno del movimento il rinnovo nelle cariche del maggiore sindacato affiliato ai laburisti, Unite, sta mettendo sul piede di battaglia la sinistra che si rifà all’ex leader Jeremy Corbyn. Starmer, che in aprile festeggerà il suo primo anno da Leader dell’Opposizione, sembra faticare a tenere insieme riformisti che si ispirano alla Società Fabiana e a Compass, e i radicali come l’ormai ex leader di Unite, Len McCluskey. Un report interno al Labour avverte: per vincere nel 2024 servirà un miracolo. Daniele Meloni, 22 Feb 2021, qui.
Un miracolo, o delle miracolose macchinette da voto: funzionano che è una meraviglia. E passiamo al dentro. Dentro la famigerata UE, ovviamente.
Un anno di Covid in Italia e i nemici della libertà sono sempre gli stessi: il virus, la paura e gli ipocriti
La notte del 21 febbraio 2020 viene accertato il primo caso italiano di positività al Sars-Cov-2: Mattia Mestri, 38 anni, ricoverato all’ospedale di Codogno. Di lì a poche settimane, l’Italia avrebbe affrontato un evento di portata storica, senza dubbio il più drammatico dall’inizio della storia repubblicana: il lockdown. In un primo momento, la misura viene circoscritta a determinate zone con un indice di trasmissibilità (Rt) stimato tra 2 e 3 (l’intera Lombardia insieme a molte province emiliane, venete e piemontesi), interessando un totale di circa 15 milioni di italiani. Nonostante tutto, ben presto ci si accorge dell’inefficacia dei provvedimenti. Nella notte tra il 7 e l’8 marzo, esattamente alle 2.30 e dopo ore di panico che hanno portato folle di italiani a salire su qualsiasi treno diretto verso Sud, il premier Giuseppe Conte decide di estendere le restrizioni a livello nazionale, ufficializzando il lockdown totale nazionale l’11 marzo. Si può uscire – rigorosamente con autocertificazione alla mano – solo per comprovate esigenze di lavoro, di salute e per andare al supermercato. Qualsiasi evento pubblico è sospeso ed il motore produttivo del Paese viene spento. Nonostante le iniziali rassicurazioni – il 27 gennaio Conte si presentava in televisione da Lilli Gruber esclamando il celebre “siamo prontissimi!” – nulla era stato pianificato: non ci sono mascherine, respiratori, camici, il piano pandemico è aggiornato al 2006 e le strutture sanitarie sono impreparate. Solo pochi giorni prima, i memorabili hashtag – ben presto scomparsi dai social – #AbbracciaUnCinese e #MilanoNonSiFerma, accompagnati dall’aperitivo a Milano del segretario del Pd Nicola Zingaretti (tra i primi politici a contagiarsi) e dalle foto al ristorante dei sindaci di Bergamo e Cremona, rispettivamente Giorgio Gori e Gianluca Galimberti. In questo contesto, il presidente della Lombardia Fontana, subito dopo la notizia della positività di una sua collaboratrice, appariva in un video indossando una mascherina chirurgica. Inutile ricordare le reazioni di giornali e politica: ondate di sdegno e Fontana colpevolizzato per aver contribuito a diffondere l’immagine dell’Italia come “Paese untore”. Come ben sappiamo, pochi giorni dopo sarebbe cominciata la caccia mediatica (e non solo) all’untore senza mascherina, al runner e a chi portava a spasso il cane oltre 200 metri da casa. Al di là di questi incredibili scivoloni ormai passati nel dimenticatoio, il coronavirus non ha innescato solamente la più grande crisi sanitaria dalla fine del secondo conflitto mondiale, ma ha creato una fortissima saldatura tra i due più grandi traumi del XXI secolo: l’attentato alle Torri Gemelle e la crisi economica del 2008. Il primo fu un atto sconvolgente che mise a nudo le fragilità – anche della più grande democrazia occidentale – sul piano della sicurezza, mentre il crash finanziario certificò le nostre debolezze sotto il profilo economico (tristemente celebre è la foto del pensionato greco che piange davanti ad una banca di Salonicco). La pandemia riassume malvagiamente il tutto: la facile perdita della libertà e della sicurezza, uno shock sanitario senza precedenti, un tracollo economico che ha trascinato nel baratro 500.000 imprese, oltre ad un milione di italiani che si trovano oggi in povertà assoluta. Dopo un anno di pandemia, i nemici sono sempre gli stessi di 12 mesi fa: il virus e la paura. Matteo Milanesi, 22 Feb 2021, qui.
No, caro Milanesi: IL nemicO è sempre lo stesso: il governo. E dopo 13 mesi di dittatura terrorista sarebbe ora che ci ribellassimo davvero, altro che mettere a Palazzo Chigi un’altra marionetta al posto della marionetta di prima da parte del burattinaio di sempre. E per l’Italia
«Boris non mi è mai piaciuto. Con Allegra si erano conosciuti a Oxford. Quando hanno deciso di sposarsi ho fatto di tutto per dissuadere mia figlia. Non mi piaceva che fosse di destra, ma soprattutto non mi piaceva il carattere. Per lui la verità non esiste. Per fortuna lui e Allegra non hanno avuto figli. Poi lei si è resa conto di quanto si fosse sbagliata». Gaia Servadio viene intervistata sul numero di F in edicola per parlare, alla vigilia del Giorno della Memoria, del suo nuovo romanzo «Giudei», dove si intrecciano le vicende di due famiglie ebree devastate dalle leggi razziali, e che è ispirato alla sua stessa storia, tra l’infanzia in fuga dalla persecuzione antisemita e una nonna morta a Auschwitz.
Ma l’82enne scrittrice, giornalista e pittrice finisce per raccontare anche la seconda straordinaria parte della sua vita quando, giovanissima giornalista iscritta al partito comunista, incontrò William Mostyn-Owen, storico dell’arte amante dell’Italia, ricco possidente, proprietario di due castelli. «L’ho sposato – dice a F – e sono entrata, senza saperlo, in un altro mondo. Il castello, la cuoca, il maggiordomo… Avevo poco più di 20 anni. Non ero consapevole. Non immaginavo».
Da quel matrimonio sono nati due maschi e una femmina, Allegra appunto, che dal 1987 al 1993 è stata sposata a Boris Johnson. A causa del legame con il Pci, racconta ancora Servadio, la sua casa londinese fu un punto di riferimento per i leader di partito: «Per loro organizzavo incontri con la stampa, con i politici. Ero la loro “entratura” nel mondo della sinistra inglese. Sono passati tutti da casa mia, anche Enrico Berlinguer. Con Giorgio Napolitano è nata una bella amicizia».
curlywurly27 gennaio 2021 | 18:20′ Bello fare i comunisti con le sterline degli altri ..
Poi a 45 anni la signora Allegra ha sposato un ventitreenne musulmano: peccato che la signora Servadio non ci dica che cosa pensa del nuovo genero. E peccato soprattutto, visto che sta parlando, alla vigilia della giornata della memoria delle vittime della Shoah (tra l’altro ha perso una nonna ad Auschwitz), del suo nuovo libro che tratta di ebrei vittime dell’antisemitismo e delle persecuzioni razziali, che non ci racconti qualcosa del compagno Jeremy Corbyn, sicuramente a lei molto più affine di quel gaglioffo che “Non sapeva sciare, ma un inverno si buttò senza indugio giù per le piste difficili e in qualche modo arrivò in fondo” (esatto: lui si butta e arriva in fondo). Ma poi ci rendiamo conto?! A fine anni Ottanta una madre che muove mari e monti per impedire alla figlia di sposare un uomo intelligente e coltissimo, di buona famiglia, con un’ottima posizione sociale ed economica (“arruola” perfino Philip Roth (?) perché la aiuti a dissuaderla)! E meno male che milita fra i progressisti! Quanto al fatto che sua figlia “poi si è resa conto di quanto si fosse sbagliata”, sicurasicurasicura che sia così che sono andate le cose? Il fatto che Boris Johnson si sia risposato due settimane dopo il divorzio non le dice niente? E meno male che è lui quello che non sa che cosa sia la verità.
Perché, come dice il saggio proverbio, chi manda affanculo il primo dell’anno manda affanculo tutto l’anno (sì lo so, la mezzanotte è passata e siamo già al 2, ma siccome è il primo post dell’anno, vale uguale). E siccome quest’anno che sta cominciando sarà molto peggiore del precedente, anche se questo comunicato delle 8 di sera del 31 dicembre 2020 tenta di smorzare i toni e ridimensionare la cosa
e di cose e persone da mandare affanculo che ne saranno fin sopra i capelli, sarà bene che ci facciamo trovare in forma e ben allenati. E dunque cominciamo.
Vaffanculo al governo, che a fronte di una situazione stabile e sostanzialmente tranquilla ha messo in atto un gigantesco sequestro di persona per paura che cenone di Natale e affini potessero far aumentare i contagi.
01 GENNAIO 2021
Sono 22.211 i nuovi casi di coronavirus registrati oggi in Italia (contro i 23.477 di ieri su 186.004 tamponi). Le vittime sono 462, in calo rispetto a ieri quando erano state 555. Continua a salire il tasso di positività, che si attesta al 14,1% rispetto al 12,6% di ieri. (la Repubblica)
E non venitemi a dire che non sappiamo come sarebbero stati i contagi col cenone di Natale con tre invitati al posto di due, o mando affanculo anche voi.
Vaffanculo al governo 2.
E vaffanculo anche a Giovanni Rezza, direttore generale della prevenzione presso il ministero della salute (che una volta si chiamava Sanità e faceva funzionare la sanità, mentre adesso si chiama salute e si preoccupa appunto della nostra salute, sequestrandoci in casa, vietandoci di mostrare la faccia, di abbracciare gli amici, di invitare a cena genitori suoceri fratelli cognati, decidendo quali malattie si debbano curare e per quali altri lasciar crepare i malati come cani).
Rezza: “abbiamo il calendario vaccinale più bello d’Europa e forse del mondo”.
Vaffanculo alle veterinarie che si spacciano per virologhe, come se di virologi del cazzo che sproloquiano sui mass media non ne avessimo già più che a sufficienza.
Sulle pagine del Corriere della sera, la virologa [virologa di sto cazzo] Ilaria Capua parla di K, il fattore di dispersione virale. Non tutti infatti diffondono il covid allo stesso modo: “Come amplificatori del fenomeno pandemico non siamo tutti uguali. Alcuni di noi, a causa della convergenza di più fattori, riescono a sviluppare proprio ‘l’effetto elicottero’”. Si chiamano i super-spreader: individui spesso asintomatici (almeno durante l’evento del contagio) che sono avvolti da una nuvola di virus a concentrazioni altissime che con l’aiuto di alcuni accorgimenti può essere trasformata anche in migliaia di contagi. [trasformata in migliaia di contagi – una sola persona ne contagia cinquemila?!?! – con l’aiuto di alcuni accorgimenti?!?! Cioè se imparo a fare la esse balorda o qualche pronuncia dialettale (in quello sono bravissima, ne so fare un sacco) mi basta chiedere scusi per piazza Garibaldi vado bene per infettare cinquemila persone? Figo! Adesso comincio subito a esercitarmi!] La virologa si domanda se determinati modi di parlare – come le inflessioni dialettali – possano favorire la diffusione del virus. Allo stesso modo mi incuriosisco su alcuni difetti di pronuncia — come il sigmatismo, meglio noto come zeppola — forse possano creare un volume di goccioline maggiore a quello [“maggiore a”? Per non parlare della sintassi] che emetterebbe chi non l’ha o ha l’erre moscia. Insomma la K della pandemia del 2020 ci ricorda che ognuno di noi è individuo, unico, irripetibile e speciale. Pur sempre parte di una comunità, però. (qui) [se qualcuno volesse cortesemente fornire la parafrasi dell’ultima parte, in modo da permettere di capire anche a noi illetterati…]
Ma secondo me quella ha smesso di fare la veterinaria perché le bestie appena vedevano la sua faccia si mettevano paura e scappavano
Vaffanculo ai buonisti accoglionisti del cazzo.
Agitu Gudeta, donna straordinaria sopravvissuta al razzismo, uccisa dalla violenza sessista
@elenatebano[a prima vista avevo letto talebano. Poi ho letto l’articolo e ho visto che avevo letto giusto]
Agitu Ideo Gudeta era una donna straordinaria: aveva lottato in Etiopia per difendere i pastori poveri e il loro diritto alla terra sottratta dai latifondisti. Poi, quando era diventato troppo rischioso, era tornata in Italia, a Trento, dove aveva studiato sociologia, e sulle «nostre» montagne aveva salvato, lei che era straniera e l’Italia l’aveva scelta, una tradizione che rischiava di estinguersi, allevando le capre autoctone nella Valle dei Mocheni. Aveva questo dono: far vedere anche a noi i tesori che avevamo dimenticato di avere. Per riuscirci aveva dovuto combattere col razzismo di chi le rimproverava di non essere «di qui», «troppo» nera e forse e soprattutto, troppo brava e intelligente. Circa due anni fa, Agitu aveva ricevuto minacce e subito una aggressione con insulti razzisti dall’uomo che abitava la baita vicino alla sua abitazione [aggressione fisica o aggressione verbale? Le aggressioni verbali sono orrende, ma fra le due qualche differenza io la vedo]. Lo scorso gennaio, l’autore della violenza, che si era scagliato anche contro il casaro del Mali che aiutava Agitu, era stato condannato a 9 mesi per lesioni dal Tribunale di Trento. Agitu era andata avanti. L’imprenditrice esule [pliz, prendere un vocabolario e studiare il significato di “esule” e di “immigrato”: se esistono due parole, significa che esistono due significati diversi], 42 anni, era diventata anche un simbolo, dell’ostinazione e della forza che riescono a tirar fuori il meglio dall’incontro di mondi diversi, ma non poi così lontani. Anche per questo fa ancora più male che sia stata uccisa. Sfuggita alla violenza di classe, era riuscita a tenere a bada il razzismo, ma è stata vittima di un altro “ismo”, quello della violenza sessista, compiuta da un uomo che come lei veniva dall’Africa: il pastore ghanese Adams Suleimani, 32 anni. L’uomo dice di aver agito per soldi, ma dopo averla colpita ha compiuto un gesto osceno su di lei: uno spregio di carattere sessuale. [la signora sembra avere qualche difficoltà a distinguere fra uno stupro e un gesto osceno. Non sarà per caso che quando un bianco fa un gesto osceno la signora lo chiama stupro, così giusto per gradire e mostrare che lei non è razzista?] Nella violenza c’è stato dunque anche un elemento di sopraffazione di genere: è un femminicidio in piena regola. A dimostrazione del fatto che le donne, anche quelle straordinarie, devono lottare costantemente contro forme di violenza molteplici e costanti, che spesso si intersecano. Oggi è un giorno triste. L’unica cosa che riesco a pensare è che dobbiamo impegnarci ogni giorno di più contro quegli “ismi” che hanno spezzato una vita così bella e feconda. (qui)
Sopravvissuta al razzismo e uccisa dal sessismo: gli insulti razzisti del bianco e l’assassinio e lo stupro sulla moribonda del negro esattamente identici. E aggiungo quest’altro commento:
Il Suo contributo è decisivo. Leggo “per questo fa ancora più male che sia stata uccisa” punto. Manca il complemento d’agente. Che strano. Si legge lo scoramento dovuto al fatto che non l’abbia ammazzata E POI VIOLENTATA l’indigeno trentino, che avrebbe ricoperto il ruolo alla perfezione, essendosi già “scagliato” (?) contro il casaro del Mali. Quindi, non potendosi gridare al razzismo in quanto l’indigeno trentino non c’entra, si ricorre al sessismo.
Vaffanculo ai talebani del terrorismo sanitario.
Fonte: Ragione Critica
12 ANNI SOSPESA DA SCUOLA PER “ECCESSO DI AFFETTUOSITA”
Ecco i risultati del lavaggio del cervello che avviene dentro i Gulag 2.0, cioè dentro le scuole al tempo del corona. Una bambina di 12 anni, spontanea e molto affettuosa all’uscita da scuola ha avuto l’istinto di abbracciare una sua compagna, che per questo gesto si è messa ad urlare! In un primo momento pensava di averla stretta troppo e di averle fatto del male, la tristissima realtà è che la sua amichetta gridava per la violazione delle norme anti-Covid. Avete capito dove sta il problema? Se una ragazzina di 12 anni urla a squarcia gola perché viene semplicemente abbracciata da una compagna è il segnale inequivocabile che abbiamo intrapreso la strada verso la distruzione dell’infanzia. E voi genitori ne siete i responsabili perché state avallando un sistema educativo in metastasi che sforna piccoli mostri asociali e complessati. Piccole creature che diventeranno adulti corrotti e manipolabili: cioè sudditi perfetti del regime. L’epilogo di questa storia è ancora più triste perché la bambina rea di “eccesso di affettuosità” è stata portata in presidenza e dopo due giorni sospesa da scuola! Ebbene sì, una volta si sospendevano i bambini per cose serie e gravi, ora perché amano e abbracciano gli altri. Se è questa la scuola che voi genitori volete per i vostri figli, allora è giusto e sacrosanto che paghiate un conto salatissimo… Marcello Pamio (qui)
La ragazza dell’estetista, che ha una bambina di due anni, mi ha detto che quest’anno non la manda al nido: “Educatrici senza viso, in mezzo a bambini che non può abbracciare, che non può toccare, che non può avvicinare, non può toccare i loro giocattoli e loro non possono toccare i suoi, ossia non possono giocare, che razza di socialità può sviluppare in queste condizioni? E che razza di vita è?” Entrambe le nonne si sono trovate d’accordo e si sono dette la disponibili a tenerla a turno.
BUONGIORNO SCAMPOLI DI VERITÀ SUI VACCINI CHE LA PROPAGANDA DI GOVERNO NASCONDE
Avete visto le immagini della propaganda natalizia? Un camioncino col numero più basso di vaccini del mondo riservato all’Italia, mostrato trionfalmente all’arrivo dalla TV di regime? I produttori Pfizer e Moderna avevano offerto alla Commissione Europea 800 milioni di dosi. Bruxelles ha fatto la scelta protezionista del cavolo, ordinando 300 milioni di dosi alla francese Sanofi e solo 200 milioni a Pfizer e 80 milioni a Moderna . Siccome il diavolo è sempre distratto, Sanofi ha sbagliato il vaccino , consegnerà solo nel secondo trimestre 2022, e noi da questo ritardo dipenderemo, rischiando di avere tutto il 2021 in compagnia del Covid. Contenti di stare nella gloriosa Unione Europea? Mentre meditate, sappiate anche che resta la speranza che i cattivi inglesi, quelli della variante sulla quale il governo italiano ha fatto terrorismo sotto Natale lasciando i nostri connazionali negli aeroporti inglesi abbandonati, tirino fuori rapidamente il vaccino dell’Anglosvedese Astrazeneca. Che cos’è? Un farmaco immunitario che protegge dal virus e che potrebbe essere disponibile fra 4 mesi. Ma il governo italiano starà sicuramente agli ordini dell’Unione Europea ancora una volta. E ancora una volta per sperare di salvarci la vita e salvare la nazione, la prima cosa da fare e’ liberarsi di questo governo. Buona domenica a tutti
Buon Anno Presidente, grazie per aver tenuto coesa l’unità Nazionale regalandoci il Governo PD – 5Stelle– Renzi, forze politiche che hanno tutta la fiducia del popolo italiano, forze politiche unite e mai litigiose che nell’interesse del paese dimostrano tutti i giorni l’attaccamento alle sorti della Patria e non alla poltrona. Grazie per aver vigilato sulla gestione della pandemia, sui soldi spesi per le mascherine, gli ospedali, i banchi a rotelle, i monopattini, i trasporti, i ristori ai commercianti e alle partite IVA, la cassa integrazione. Grazie per il continuo vigilare sui soldi del Recovery Plan con cui ci indebiteremo fino al 2050 e che con cui finalmente investiremo 18miliardi sulla parità di genere e l’integrazione. Mi scordavo: IMPORTANTE, un caloroso grazie per il lavoro della magistratura, una giustizia libera e giusta, seria, corretta ed efficiente che abbiamo in Italia, di cui Lei è il capo supremo. Ah, poi le mogli dei marinai sequestrati in Libia da un gen. Capotribù, ringraziano per il TUO TEMPESTIVOE DECISIVO INTERVENTO PER LA LORO LIBERAZIONE. Grazie Presidente per tutto quello che non ha fatto, (Che ci sia stato o no, è stata la stessa cosa. Il nulla) Buon Anno.
Vaffanculo misera italietta, ridotta ormai a un lecca-lecca a cui tutti quelli che passano si sentono in diritto di dare una leccatina, e ormai non sta rimanendo altro che il bastoncino. E d’altra parte il linguaggio del corpo è già sufficiente a dire tutto
Vaffanculo Onu
Eccetera. E ora concediamoci almeno un mezzo sorriso con questa
Restrizioni ed esercito nelle strade per Dpcm. E meno male che amiamo libertà e serietà…
Nel Regno Unito i deputati Tories mettono alle strette il loro primo ministro perché le misure anti-Covid non sono sufficientemente dibattute ai Comuni, mentre in Italia basta un atto amministrativo per schierare l’esercito. E meno male che “amiamo la libertà ma anche la serietà”: maggioranza silente, misure anticipate sui media, opposizione sonnolenta
Da diversi giorni il primo ministro britannico Boris Johnson ha un vero grattacapo da risolvere e non riguarda Brexit. Il malumore tra le fila del Partito conservatore sulla gestione dell’emergenza Covid si è fatto sempre più rumoroso, al punto che si pronosticano un’ottantina di deputati pronti alla battaglia contro il loro leader perché le misure di prevenzione annunciate diventino oggetto di dibattito alla Camera dei Comuni: tra queste c’è la possibilità di avvalersi dell’esercito per rafforzare i controlli. Scrutiny è la parola d’ordine: un esame minuzioso delle misure proposte per poi procedere con una votazione. Particolarmente interessante è anche lo spunto offerto sulle pagine dello Spectator da Petronella Wyatt che ha ricordato al suo ex direttore Johnson una massima di Benjamin Franklin che amava citare quando era alla guida della rivista d’animo conservatore: “Chi rinuncia alla libertà, allo scopo di raggiungere una piccola e temporanea sicurezza, non merita né l’una e l’altra”.
A Roma però sono molto più seri. Il meccanismo ormai è consolidato: prima ancora che il nuovo, ennesimo Dpcm firmato dal premier Giuseppe Conte diventi realtà, i mezzi d’informazione hanno fornito diversi retroscena e interpretazioni degli umori che si respirano a Palazzo Chigi e dintorni. Si sonda il terreno: l’obbligo di indossare la mascherina anche all’aperto in tutto il Paese e non solo in alcune regioni, l’idea di imporre un coprifuoco ai locali a partire dalle 23, il piano per limitare il numero di invitati ad occasioni quali matrimoni, battesimi e altre cerimonie. L’opinione pubblica reagisce, si aggiusta il tiro – la chiusura anticipata di bar e ristoranti pare essere rientrata, ma perché, assicurano i soliti bene informati, si vuole procedere con cautela, quindi potrebbe essere solo rimandata – e alcuni punti restano, tra i quali l’impiego dell’esercito per evitare forme di assembramento e monitorare la situazione. In un Paese che può vantare polizia, polizia locale, carabinieri e guardia di finanza [e la guardia costiera: è stata usata anche quella per dare la caccia al tipo in canoa e a quello che faceva sub al largo, in assoluta solitaria], che in regime di lockdown davano la caccia ai trasgressori con droni ed elicotteri, a favor di telecamere… Evidentemente non bastano. Il dispiegamento dell’esercito, dunque, sarebbe previsto da un atto amministrativo, non avente forza di legge, che non richiede dunque firma del capo dello Stato né passaggi parlamentari vincolanti. Tutto ciò sta avvenendo con lo scontato disinteresse della maggioranza (i grillini poi sono troppo presi dalle beghe sulla proprietà del blog delle stelle, al punto che il ministro degli esteri pare essersi scordato pure dei 18 pescatori siciliani sequestrati in Libia), tanto che nemmeno il numero legale alla Camera sulle comunicazioni del ministro Speranza è riuscita a garantire, e la sonnolenza di un’opposizione che, superate le elezioni amministrative, ha sotterrato l’ascia di guerra. Il Quirinale più che super partes, si mantiene alla larga e non proferisce parola: evidentemente è il nuovo codice della strada a mostrare molte più criticità, d’altronde i monopattini sono davvero un pericolo per tutti… Dev’essere iniziata la nuova fase auspicata da Conte con il discorso di domenica scorsa ad Assisi, in cui accennava alla necessità di una “rigenerazione interiore” e di una “radicale mutazione di passo e prospettiva, anche sul piano culturale”. Per essere liberi, ma soprattutto seri. Ci auguravamo avvenisse con mezzi e modalità diverse, ma è chiaro che gli ingenui siamo noi… Ps: se vi capitasse di visitare una delle località del Basso lodigiano rinchiuse nella famosa e triste zona rossa, chiedete a chi vi abita quali siano i ricordi che più hanno lasciato il segno di quei giorni. In molti vi risponderanno indicando la presenza dei militari a delimitare i confini entro i quali potevano muoversi. Dario Mazzocchi, 7 Ott 2020, qui.
“Don’t let it dominate your life”. Il messaggio di Trump e la vera emergenza in Italia: economica e democratica
Mentre Trump cerca di ribaltare una narrazione a lui sfavorevole e lanciare un messaggio di ottimismo e vigore (si può convivere con il virus senza chiudere il Paese come vorrebbe fare Biden), qui in Italia, dove “amiamo la libertà ma anche la serietà”, dopo otto mesi si procede ancora a colpi di Dpcm e restrizioni… Ma l’emergenza non può essere un jolly che governo e maggioranza (e Quirinale) giocano all’infinito per addomesticare l’opposizione
Noi di Atlantico Quotidiano siamo stati tra i primi a non sottovalutare il virus di Wuhan. Sebbene privi di competenze scientifiche e mediche, ne abbiamo intuito la pericolosità semplicemente sulla base delle misure drastiche adottate dal regime di Pechino, che apparivano del tutto sproporzionate rispetto ai numeri (evidentemente falsi) che dichiarava a metà gennaio [anch’io. Sulla base del fatto che conosco la Cina, e se loro dicono che non c’è pericolo, sapendo con assoluta certezza che mentono, so anche con altrettanta certezza che il pericolo c’è]. Tra i primi abbiamo denunciato con una lunga serie di articoli il cover up firmato Cina/Oms e compreso che l’ondata del virus sarebbe arrivata e ci avrebbe travolti. Chi oggi governa l’emergenza a colpi di restrizioni e obblighi, anche senza basi scientifiche, implicitamente scaricando sulla cittadinanza la responsabilità dell’aumento dei contagi e diffondendo il panico, all’epoca assicurava che eravamo pronti [“prontissimi”, per la precisione] anche se non lo eravamo affatto, abbracciava cinesi, mangiava involtini, beveva spritz nella “Milano non si ferma”, e accusava di razzismo chi chiedeva rigorose quarantene per chiunque arrivasse dalla Cina. E siamo stati tra i primi anche a denunciare l’emergenza democratica, i rischi di deriva autoritaria, non tanto per le misure di restrizione in sé, ma soprattutto per le modalità con le quali venivano adottate (i Dpcm) e per il protrarsi di uno stato d’emergenza che da troppi mesi concentra “pieni poteri” nelle mani di pochissimi uomini senza una adeguata e tempestiva azione di controllo da parte del Parlamento. Ieri, qualcuno si è scandalizzato perché le opposizioni hanno esultato quando alla Camera è mancato il numero legale sulla risoluzione di maggioranza in merito alle comunicazioni del ministro Speranza sull’ennesimo Dpcm. Ma perché la maggioranza non era in aula a votare la sua risoluzione? L’emergenza non può essere un jolly che governo e maggioranza (e Quirinale) giocano all’infinito per addomesticare l’opposizione. Dopo ben otto mesi d’emergenza, si può, anzi si deve fare opposizione anche su una gestione del Covid a colpi di Dpcm e Parlamento “edotto”. Dopo quasi dieci mesi di pandemia, un lockdown estremo di quasi tre mesi che ha messo al tappeto le attività economiche, e considerando che conosciamo meglio la malattia, le cure sono più efficaci ed è, quindi, meno letale, dovrebbe essere pacifico che occorre trovare un modo per convivere con il virus se non vogliamo distruggere milioni di vite ammazzando la nostra economia e trascurando malattie altrettanto se non più pericolose e letali. Eppure, chiunque osi mettere in dubbio l’approccio adottato o le singole misure – tra l’altro non sempre supportate dai pareri del Cts, come si è visto – viene demonizzato, ricorrendo allo straw man argument. Chi non si allinea all’allarmismo imperante è “negazionista”, come se sostenere un approccio diverso, più attento alle ricadute economiche e sociali, significasse negare o sottovalutare la pericolosità o l’esistenza stessa del virus. Tra chi ne ha fatto le spese in questi mesi, nella narrazione manipolatoria dei media mainstream, è senz’altro il presidente Donald Trump, appena tornato alla Casa Bianca dopo un ricovero di qualche giorno, al Walter Reed General Hospital, per Covid-19. Nel video di poco più di un minuto diffuso lunedì sera al suo rientro, è condensato il suo approccio, a nostro avviso equilibrato:
“Non abbiate paura. Non lasciate che il virus domini la vostra vita. Abbiamo le migliori attrezzature mediche, abbiamo i migliori medicinali, abbiamo bravissimi medici e infermieri … So bene che c’è un rischio, che c’è un pericolo, ma non lasciatevi dominare dal virus. Uscite, state attenti… abbiamo i migliori medicinali e i vaccini arriveranno molto presto”. [A proposito di Trump: una riflessione
di uno che difficilmente potrà essere accusato del famigerato suprematismo bianco]
Smentiamo innanzitutto una menzogna che i media mainstream sono riusciti a inculcare nella mente del loro pubblico: Trump non è mai stato “negazionista” (così come Boris Johnson non ha mai pensato all’immunità di gregge come strategia contro il coronavirus). Ha prontamente chiuso il Paese ai voli dalla Cina, ancor prima della dichiarazione d’emergenza dell’Oms, scelta per cui fu criticato da Biden e dai Democratici con la solita accusa di “razzismo”. Ha disposto le quarantene, si è mobilitato per le navi ospedali e l’acquisto dei dispositivi sanitari, ha spinto la ricerca sui vaccini. Ha stanziato le risorse necessarie perché test e terapie fossero gratuite per tutti [alla faccia della leggenda dei tamponi a 4000 dollari] e si è battuto per far sì che le cure sperimentali fossero disponibili a tutti prima possibile. Infine, ha duramente accusato la Cina e l’Oms per aver ingannato il mondo e contribuito alla diffusione del virus. Non sembra proprio una condotta da “negazionista”. Ricordiamo anche che non è di competenza federale decidere le misure restrittive e i lockdown nei singoli stati, né la responsabilità di organizzare e preparare le strutture sanitarie. A Trump si può certo imputare qualche leggerezza: per esempio, non aver voluto esibire in pubblico l’uso di dispositivi di protezione come le mascherine, o non aver rinunciato ad eventi pubblici, ma questo non perché negasse la pericolosità del virus, ma perché il suo obiettivo, da imprenditore che sa bene quanto il mood influenzi l’economia, è sempre stato quello di non deprimere e gettare nel panico il Paese. La sua posizione è sempre stata di cercare di convivere con il virus senza fermare le attività economiche e, laddove si sono dovute fermare, per farle ripartire al più presto, consapevole che la Cina è lì pronta ad approfittare delle difficoltà economiche dell’Occidente. Viceversa, molti governatori Democratici sono apparsi quasi tifare per il virus per mero calcolo politico, alcuni arrivando a prospettare la completa riapertura dei loro stati solo dopo le elezioni presidenziali. Ora il messaggio di Trump è chiaramente volto a ribaltare una narrazione per lui estremamente negativa: se la notizia della positività, il ricovero in ospedale, avvaloravano l’accusa dei suoi avversari di aver sottovalutato il virus, rimettersi presto e bene, a 74 anni, significa dimostrare quanto ha sempre sostenuto, e cioè che con il virus si può convivere senza chiudere il Paese come vorrebbe fare Biden. Significa potersi presentare come vincitore, rafforzare la sua immagine di leader combattente, persino sprezzante del pericolo, che non si è nascosto, non si è rinchiuso dentro la Casa Bianca, ma ha sfidato il virus come milioni di americani che non si sono fermati. Non sappiamo se basterà a garantirgli la rielezione, ma è uno storytelling senz’altro meno penalizzante di quello che vedeva il presidente rinchiuso in ospedale, “punito” per aver sottovalutato il virus… Ma nel suo messaggio di ieri c’è anche tutto l’ottimismo, fondato sulla fiducia nei progressi della scienza e della medicina, che fa parte della cultura profonda americana. Vedremo se e quanto il coronavirus ha intaccato e piegato, almeno temporaneamente, quello spirito. In tal caso, il messaggio di Trump avrà toccato le corde sbagliate e risuonerà stonato alle orecchie della maggioranza degli americani.
Se invece noi in Italia ci troviamo con un governo che vuole impiegare l’esercito contro gli assembramenti, che ci obbliga alle mascherine all’aperto, nella totale assuefazione dei media e sonnolenza delle opposizioni, allora non possiamo troppo lamentarci se ci dicono che amiamo la libertà meno di altri popoli… L’obbligo di indossare le mascherine anche all’aperto viene giustificato in queste ore con la necessità di “recuperare il livello di attenzione”, dare un “segnale psicologico di allerta” (Zingaretti). In sostanza, ci pare, stanno ammettendo che vogliono creare allarmismo. Peggio che inutile, significa lanciare il messaggio che il pericolo è ovunque, che stiamo tornando al dramma di marzo-aprile scorsi, alimentando un clima di paura che rischia di avere sull’economia effetti simili a quelli del lockdown. E certo, però, fa comodo a chi ci governa, da Palazzo Chigi o a livello regionale, scaricare la responsabilità dell’aumento o meno dei contagi sui comportamenti dei cittadini, distrarre il dibattito pubblico dalla propria inefficienza e impreparazione. A Roma assistiamo a code di chilometri, centinaia di auto in fila per i tamponi drive-in. I mezzi pubblici sono di nuovo affollati, mentre come ha osservato il direttore sanitario dell’Istituto Spallanzani, Francesco Vaia, “dovrebbero essere raddoppiati”, ma a quanto pare otto mesi di emergenza e 100 miliardi di debito extra non sono stati sufficienti per potenziarli. La distribuzione del vaccino antinfluenzale è in ritardo, molte regioni non hanno aumentato a sufficienza il numero di terapie intensive, di medici e infermieri, e non hanno ancora predisposto strutture dove accogliere positivi che non richiedono il ricovero ma che per le loro condizioni non possono nemmeno essere lasciati a casa. Sul lato economico, molti lavoratori e le loro famiglie aspettano ancora la cassa integrazione di maggio, molte imprese falliscono, il Recovery Fund è una “favola” che dobbiamo dimenticarci, ammettono anche i giornalisti che l’hanno venduta ai loro lettori, arriverà nella seconda metà del 2021, sempre che arrivi (e bisogna vedere quanti italiani, nel frattempo, non ce l’avranno fatta: e non per il Covid…). Per non parlare della scuola… Ma di tutto questo, che ha a che fare con l’inettitudine di un governo che si è dimostrato capace solo di chiudere e vietare, non si parla, se non marginalmente. La priorità è l’obbligo delle mascherine all’aperto e chi dissente è “negazionista”… Federico Punzi, 7 Ott 2020, qui.
E poi mettiamoci il De Luca che fa ricoverare tutti gli asintomatici per poi strillare all’intasamento degli ospedali che “conferma” la situazione di emergenza con conseguente necessità di rinchiuderci di nuovo tutti quanti e metterci l’esercito sulla porta di casa nel caso ci venisse la malaugurata idea di voler uscire. E per concludere guardiamoci questo:
barbara
AGGIORNAMENTO
Finalmente, con 125.314 tamponi, al posto della manciata di migliaia che si facevano al tempo dell’epidemia, ci sono riusciti.
Da domani chi esce di casa dovrà sempre portare con sé una mascherina. “C’è una risalita dei contagi. Abbiamo varato un decreto per prorogare lo stato di emergenza e introdotto l’obbligo dell’uso della mascherina all’aperto. Non va solo portata ma anche indossata. Dobbiamo essere più rigorosi”. Il presidente del Consiglio Giuseppe Conte, parlando con i giornalisti, ha spiegato quali sono le nuove misure anti Covid previste, che saranno in vigore da domani e fino al prossimo 15 ottobre, quando probabilmente le regole anti Covid saranno aggiornate con un nuovo dpcm. Il rischio, ha spiegato Conte, è che la netta risalita dei contagi possa comportare una necessità di varare nuove misure più restrittive per le attività sociali e commerciali. Per questo è stata prorogato lo stato d’emergenza fino al prossimo 31 gennaio. Il nuovo provvedimento varato oggi allunga l’effetto delle misure già disposte con il dpcm del 7 settembre in scadenza alla mezzanotte oggi, e limita i poteri dei presidenti delle Regioni: “Abbiamo ritenuto opportuno e necessario recuperare quel rapporto tra Stato e Regioni che avevamo costruito nella fase più dura. D’ora in poi le Regioni potranno adottare misure più restrittive rispetto a quelle a livello nazionale. Invece saranno limitate nell’adozione di misure di allentamento. Lo potranno fare solo d’intesa con il ministro della Sanità”, ha aggiunto il premier durante la breve conferenza stampa. [Capito? Se un De Luca vuole tirare fuori il lanciafiamme è liberissimo di farlo, ma se uno volesse dire qui non c’è nessuna situazione di allarme quindi allento un pochino no, quello non lo può fare] La mascherina bisogna insomma averla sempre con sé, a meno che non ci si trovi in una situazione di continuativo isolamento. Per il resto la mascherina va portata e indossata, anche quando si è per strada e all’aperto insieme ad altre persone che non siano congiunti, quindi anche con gli amici. Se si viola questa norma si rischia una multa da 400 a 1000 euro; si tratta comunque una cifra inferiore al periodo del lockdown, quando le multe potevano arrivare fino a 3000 euro. Ci sarà però una stretta nei controlli. Sono previste però alcune eccezioni nell’utilizzo della mascherina, vediamo quali.
Quando è consentito non portare la mascherina Come ha spiegato la sottosegretaria alla Salute Sandra Zampa, “Le mascherine non sono previste quando si è lontano dagli altri, per esempio se si va in campagna, in giardino, nel proprio orto”, in momenti cioè in cui si è da soli per un periodo di tempo continuato.
Categorie esentate Non sono obbligati a indossare il dispositivo di protezione i bambini di età inferiore ai sei anni e i soggetti con patologie o disabilità incompatibili con l’uso della mascherina (devono però esibire un certificato medico valido).
In spiaggia o nel bosco Se si sta facendo una camminata, da soli o con i conviventi, in un luogo all’aperto nella natura, in spiaggia o in un bosco per esempio, non è necessario portare la mascherina.
In macchina con i congiunti È inoltre possibile togliere la mascherina se si va in bici, in moto o in auto da soli o con i propri congiunti. Anche chi guida un monopattino può abbassare la mascherina, ma va usata non appena si scende dal mezzo.
Lo sport senza mascherina I runner, o chi fa attività sportiva o motoria nei parchi o per strada, non devono portare la mascherina, purché sia rispettato il distanziamento sociale.
Nei locali pubblici all’aperto Nei bar o nei ristorante che hanno a disposizione un dehors, si può togliere la mascherina per consumare cibo o bevande. [Nooooo! Veramente posso mangiare e bere senza mascherina?! Ma com’è umano lei! Ma fra un sorso e l’altro e un boccone e l’altro la devo rimettere, vero?]
In casa e nei luoghi chiusi Nei luoghi pubblici al chiuso la mascherina è sempre obbligatoria, come nelle palestre (rimangono infatti i protocolli anti-contagio previsti per specifiche attività economiche e produttive) o in auto con gli amici. In casa chiaramente lo Stato non può imporre delle regole, ma il presidente del Consiglio Conte ha voluto fare una forte raccomandazione, ribadendo che proprio i contatti con amici e parenti sono secondo gli esperti il principale veicolo di contagio: “Ci sono persone anziane, fragili, vulnerabili: rispettiamo la distanza, proteggiamo anche loro con le mascherine se ci avviciniamo”, perché “lo Stato non può entrare nelle abitazioni private, lo ritengo un principio sacrosanto. Le regole non esistono per l’aspetto sanzionatorio, ma più importante è la realizzazione di un progetto comune”. Sono inoltre fatti salvi i protocolli e linee-guida anti-contagio previsti per le attività economiche, produttive, amministrative e sociali. Ciò significa che nei luoghi di lavoro continuano ad applicarsi le vigenti regole di sicurezza, antecedenti al nuovo decreto del governo. (qui)
Una pallottola a frammentazione nel culo. Mezzo etto di cianuro nella macedonia. Due quintali di tritolo sotto la macchina. Una colata di cemento a presa rapida nel gargarozzo. Una bomba atomica sulla casa. In una nazione con tutte le malattie mortali di questo mondo tranne il covid quel lurido figlio di puttana ha inventato un’epidemia che non c’è per ridurre in schiavitù sessanta milioni di persone e ridurre sul lastrico un’intera nazione. Ci stava lavorando da mesi e finalmente ci è riuscito. E chi lancia l’allarme dittatura si prende del fanatico complotti sta, vi possano inculare tutti dal primo all’ultimo.
“Dio non sbaglia mai. Ma con le mosche e con alcune persone ci è andato molto vicino”.
Per esempio quando ha visto l’uomo in azione
ha pensato bene di mettergli vicino la donna, ed era sicuramente una buona idea. Solo che poi deve essersi un po’ distratto e gli è scappata fuori questa signora qui
che, esattamente con quel sorrisetto furbo e ammiccante, spiega che gli ebrei deportati e gassati ad Auschwitz sono stati molto più fortunati di lei.
E poi gli è scappata fuori anche quest’altra signora qui
(e pensare che c’è ancora qualcuno che non ci crede che discendiamo dalle scimmie), che ci sta riempiendo casa di clandestini, molti dei quali infetti, per i quali non valgono le leggi a cui dobbiamo sottostare noi, e che ci costano un capitale – quello che per noi non c’è, ma per loro sì. E spero che nessuno mi venga a raccontare che questi qua
sono partiti (dove sono i viveri? Dove l’acqua? Dove il carburante di riserva? Con quale motore per un carico di almeno una decina di tonnellate?) pensando di dover attraversare il Mediterraneo. E, come dice il generale Tricarico:
E ancora si deve essere distratto con la signora che sta facendo fuoco e fiamme per il fagiolo razzista e quella che vuole stuprare le statue e scoparsi tutt*. Le trovate entrambe qui (“A Ocasio di cane” merita almeno 184 minuti di applausi). La seconda, di cui non dice il nome, è Claudia Ska.
E infine una menzione ad honorem – lei la merita a prescindere – a questa signora qui
che pare che stia masticando merda.
E poi – ma guarda tu cosa mi ritrovo a dover dire – sembra avere ritrovato la concentrazione con questo e con quest’altro.
Una volta in Cina – così come in Unione Sovietica e in tutto quel paradiso in terra che è il mondo comunista – si usavano le sedute di autocritica, in cui per mostrare la propria buona volontà, il proprio attaccamento al partito e al Suo Sovrano, la propria consapevolezza di ciò che è giusto e ciò che è sbagliato – anche se ciò che è sbagliato oggi è, orwellianamente, ciò che era giusto ieri, ci si autoaccusava di ogni sorta di nefandezze (dall’essersi distratti per ben sei secondi e mezzo dal lavoro all’avere distolto la mente per due secondi e un quarto dalla bellezza del partito); naturalmente questo riguardava il popolo, ancora e sempre troppo impregnato di spirito borghese, ma non certo i capi. E siccome è bene conservare fedelmente le tradizioni, anche oggi i capi si guardano bene dal fare autocritica. E tanto più se ne guardano quanto più grandi sono i crimini.
E passiamo ai complici.
Dalla promozione del modello Cina all’esclusione di Taiwan, l’Oms si presta al gioco del regime di Pechino
Le misure di Taipei avrebbero potuto rappresentare un esempio da seguire contro il coronavirus, ma – per ragioni politiche – l’esperienza taiwanese è stata semplicemente ignorata dai vertici dell’OMS, impegnati invece a elogiare pubblicamente le strategie di risposta della Cina comunista
Mentre oltre un terzo della popolazione mondiale è costretto a una quarantena indefinita e un centinaio di Paesi è alle prese con una delle più gravi crisi della storia contemporanea, per Pechino l’emergenza coronavirus è già da qualche settimana un questione principalmente politica. L’offensiva propagandistica cinese svela giorno dopo giorno tutte le sue sfaccettature, dalle campagne di disinformazione a livello globale sulle responsabilità e i meriti del governo, ai numeri dell’epidemia domestica, alle forniture di macchinari e materiale medico camuffate da assistenza umanitaria. In questa strategia volta a promuovere l’influenza del Partito Comunista Cinese al di fuori dei confini nazionali, i gerarchi di Zhongnanhai possono contare su un alleato di prim’ordine, nientemeno che l’agenzia delle Nazioni Unite incaricata della protezione della salute pubblica nel pianeta.
Che l’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS) stesse prestandosi a un gioco poco trasparente era già emerso dalla conferenza stampa tenutasi il 24 febbraio scorso a Pechino, in cui uno dei suoi direttori esecutivi, il canadese Bruce Aylward, aveva esplicitamente lodato le misure adottate dalla Cina, invitando gli altri stati a prendere esempio dai “metodi vecchio stampo” del regime. Più che una valutazione scientifica, una vera e propria adesione ideologica al cosiddetto modello politico cinese che avrebbe trovato un’eco favorevole in Europa nel corso delle settimane successive. Ma Aylward è stato protagonista pochi giorni fa di un episodio ancora più emblematico dell’influenza cinese sull’organizzazione che rappresenta. Nel corso di un’intervista rilasciata a un programma televisivo di Hong Kong, interpellato dalla giornalista sulla possibilità di una riammissione di Taiwan nell’OMS, il canadese si è rifugiato in un imbarazzato silenzio, prima fingendo di non aver sentito la domanda e poi, incalzato, interrompendo la comunicazione via webcam. Richiamato dalla trasmissione, Aylward ha bruscamente congedato l’intervistatrice affermando di “aver già parlato della Cina“. Quest’ultima affermazione è specialmente significativa, in quanto riflette esattamente la politica ufficiale cinese, secondo cui Taiwan altro non è che una “provincia ribelle” appartenente alla Repubblica Popolare. Poche ore dopo l’intervista, curiosamente, il profilo di Aylward è stato rimosso dalla pagina web del comitato esecutivo dell’OMS.
Il caso Taiwan è tornato alla ribalta di recente in seguito ad alcune dichiarazioni del governo di Taipei, secondo cui i funzionari del Ministero della sanità dell’isola informarono l’OMS già a fine dicembre che il virus era trasmissibile tra persone. Nessuno fece caso a quell’avviso né si presero misure profilattiche al riguardo. Solo venti giorni dopo la Cina confermò la possibilità del contagio umano e da quel momento l’informazione fu condivisa con gli altri Paesi. E solo il 30 gennaio, per l’eccessivo riguardo nei confronti delle preoccupazioni cinesi, come ricostruito dal Wall Street Journal, l’OMS si decise a dichiarare l’emergenza sanitaria globale. L’esclusione di Taiwan dagli organismi internazionali è una condizione stringente imposta da Pechino: dal 2016 non può neppure partecipare alla riunione consultiva annuale dell’OMS o agli incontri tecnici tra specialisti e l’accesso a una gran mole di informazioni rilasciate dall’organizzazione le è preclusa. Già nel maggio 2019, il ministro degli esteri taiwanese, Joseph Wu, denunciava che il veto cinese, oltre ad essere moralmente ingiustificato, lasciava il Paese in condizioni di oggettiva inferiorità in materia di prevenzione di eventuali pandemie e, soprattutto, impediva la condivisione delle conoscenze e dell’esperienza degli operatori sanitari dell’isola con la comunità internazionale. Quest’ultimo aspetto si rivela particolarmente drammatico in piena espansione della pandemia originatasi a Wuhan, tenendo conto degli eccellenti risultati ottenuti da Taiwan nel suo contenimento. Grazie a una serie di interventi tempestivi e mirati, il contagio si è limitato a 67 casi e un solo decesso, nonostante la vicinanza geografica con l’epicentro dell’infezione: test a tutti i viaggiatori in entrata, chiusura immediata delle frontiere con la Cina, Hong Kong e Macao, ricerca attiva dei nuovi casi, quarantena dei sospetti, applicazioni informatiche per l’identificazione volontaria dei pazienti. Le misure descritte avrebbero potuto rappresentare un esempio da seguire in contesti simili, soprattutto nella fase iniziale dell’espansione del virus, ma – per ragioni politiche – l’esperienza taiwanese è stata semplicemente ignorata dai vertici dell’OMS, impegnati invece a elogiare pubblicamente le strategie di risposta della Cina comunista. Mentre Taiwan è di fatto oggi una zona libera dal virus, a livello economico e diplomatico continua a soffrire le conseguenze della sua assimilazione alla Cina continentale, dal momento che i suoi casi vengono ancora conteggiati insieme ai dati forniti da Pechino. Cinquanta milioni di persone passano ogni anno per Taiwan, uno dei principali hub di collegamento internazionali, ma l’OMS non comunica formalmente a Taipei informazioni aggiornate su questioni di salute pubblica, dovendo affidarsi le autorità locali alle comunicazioni filtrate dal regime cinese. Solo Stati Uniti, Giappone, Germania e Australia si sono espresse di recente a favore della riconsiderazione della situazione di Taiwan, anche se l’intervento più significativo al riguardo è arrivato dal ministro degli esteri della piccola isola caraibica di Saint Vincent and Grenadines (sic!), Luke Browne, che nel corso dell’ultima Assemblea Mondiale della Salute tenutasi a Ginevra l’anno scorso dichiarò davanti ai rappresentanti di tutti gli stati: “Non c’è nessuna ragione di principio per giustificare l’assenza di Taiwan, l’unico motivo è che il governo di Pechino non ne ammette la presenza“. Semplice, chiaro, e ovviamente destinato a cadere nel vuoto.
Se Pechino non vuole Taiwan, Taiwan per l’Organizzazione Mondiale della Sanità semplicemente non esiste. Il silenzio di Bruce Aylward davanti alla domanda della giornalista di Hong Kong è lo specchio dell’anima corrotta di un ente che, in linea con la tradizione Onu degli ultimi decenni, soccombe alle logiche dei regimi autoritari. Ma da cosa deriva la crescente influenza cinese sul massimo organismo mondiale a protezione della salute pubblica? Anche se come sempre le ragioni economiche hanno il loro peso, in realtà a contare sono in prevalenza fattori politici. Il budget dell’OMS negli ultimi anni dipende soprattutto dai contributi volontari dei suoi membri. Anche se quella degli Stati Uniti resta la quota principale, la Cina ha aumentato il suo apporto del 52 per cento nell’ultimo lustro. Ma il moltiplicatore in termini politici di questa partecipazione deriva dall’asserita percezione della Cina come partner di futuro rispetto a un progressivo disimpegno statunitense. Poco importa se quello che da più parti è indicato come il nuovo soft power cinese è in realtà è un’arma di ricatto decisiva in mano a Pechino. Infatti, se Bruce Aylward è un funzionario che può essere sacrificato all’occorrenza (forse è già successo), la voce della Cina dentro l’OMS è nientemeno che quella del suo direttore generale Tedros Adhanom Ghebreyesus. Di nazionalità etiope, Paese con il quale Pechino intrattiene intense relazioni politiche e commerciali tanto da farne un tassello fondamentale della sua penetrazione in Africa, Tedros deve la sua elezione al vertice dell’organizzazione (2017) all’intervento cinese. Primo direttore generale senza background medico, sponsor dell’allora uomo forte dello Zimbabwe Mugabe come “ambasciatore di buona volontà” delle Nazioni Unite, pochi giorni dopo la vittoria sul suo contendente britannico dichiarò ai media statali cinesi che l’OMS avrebbe rispettato senza esitazioni la “One China policy” come principio cardine delle relazioni internazionali del Paese asiatico. Traduzione: Taiwan out.
Tre anni dopo il risultato è sotto gli occhi di tutti. Il 28 gennaio, in piena epidemia cinese, Tedros incontrava nella capitale Xi Jinping. Alla fine della riunione elogiava il regime comunista per aver “creato un nuovo standard di controllo delle emergenze sanitarie” e i vertici del partito per la loro “trasparenza nella condivisione delle informazioni“. Ricordiamo che l’annuncio ufficiale sull’espansione del coronavirus da parte delle autorità cinesi risaliva solo a due settimane prima, dopo circa due mesi di silenzio a partire dai primi casi accertati. Il 20 febbraio, con l’Italia già presa in pieno e l’Europa in procinto di essere investita dal coronavirus, Tedros affermava che “la Cina ha comprato tempo per il bene del mondo intero” e criticava gli stati che imponevano restrizioni all’entrata di cittadini cinesi. “Abbraccia un cinese” in versione Onu. “Non bisogna politicizzare l’epidemia“, ammoniva mentre faceva politica a favore di una dittatura dove da settimane stavano sparendo le voci scomode che denunciavano insabbiamenti e ritardi. Perfino all’interno dell’OMS la voce dissenziente di John Mackenzie, membro del comitato esecutivo, segnalava che l’azione internazionale avrebbe preso una piega differente se non fosse stato per la “riprovevole opera di occultamento dell’estensione dell’epidemia” da parte della Cina. Ma Tedros da quell’orecchio non ci ha mai sentito troppo bene, tanto che ha atteso fino all’11 marzo, quando ufficialmente Xi Jinping dava per controllata l’emergenza, per dichiarare ufficialmente la pandemia. I suoi padrini non avrebbero consentito un simile sgarbo.
L’immenso costo umano ed economico della diffusione su scala globale del Covid-19 dovrà condurre all’accertamento delle responsabilità del regime che l’ha provocata e allo smascheramento delle connivenze e delle complicità di cui gode sullo scenario internazionale. In gioco non c’è solo il nostro stato di salute fisico ma anche quello delle democrazie liberali, che stanno pagando con migliaia di bare il prezzo della menzogna di stato. Enzo Reale, 31 Mar 2020, qui.
Ma per fortuna, tra tanti yes-men, c’è anche chi dice no.
Trump all’attacco dell’Oms “Cina-centrica”: sospenderemo i fondi, sapevano ma non hanno avvertito
Su Atlantico Quotidiano, riprendendo una lunga e documentata analisi del Wall Street Journal, avevamo anticipato il tema già da metà febbraio: “Numeri di Pechino inaffidabili, sotto accusa finisce l’Oms”. In questi giorni i ritardi, le omissioni e gli errori dell’Organizzazione mondiale della sanità nella gestione della pandemia da coronavirus, e la sua deferenza verso Pechino, sono diventati motivo di attacchi da parte del governo degli Stati Uniti e di forti critiche anche in altri Paesi occidentali.
L’accusa principale che formulava già allora il WSJ era un ritardo di 7-10 giorni, dietro pressioni cinesi, nel dichiarare l’emergenza sanitaria globale: secondo le testimonianze raccolte dal quotidiano, per aver dato “troppo peso alle preoccupazioni di Pechino che la decisione avrebbe danneggiato la sua economia e l’immagine della sua leadership”. Divisioni all’interno del suo Comitato per le emergenze avrebbero impedito che una decisione fosse assunta già nella riunione del 22 e 23 gennaio, subito dopo l’intervento pubblico di Xi Jinping del 20 gennaio. Proprio il 23, Pechino adottava il blocco delle prime tre città (Wuhan, Huanggang e Ezhou), circa 20 milioni di persone, ma secondo una fonte citata dal WSJ avrebbe fatto “pressioni” sul Comitato perché non dichiarasse l’emergenza globale.
Ed erano i giorni in cui il direttore generale Tedros Adhanom Ghebreyesus lodava le “straordinarie misure” adottate dal governo cinese per combattere il virus, definendole addirittura un “nuovo standard”, mentre ha invitava gli altri Paesi a non adottare restrizioni dei viaggi.
“Gli esperti di salute pubblica si chiedono se l’Oms non sia stata troppo deferente nei riguardi della Cina nella sua gestione del nuovo virus”, scriveva il WSJ.
Una settimana fa, con un lungo e dettagliato articolo di Enzo Reale siamo tornati sulle responsabilità dell’Oms, che dalla promozione del modello Cina all’esclusione di Taiwan si è prestata al gioco del regime di Pechino.
Ieri il durissimo attacco, prima via Twitter, del presidente americano Trump, che ha minacciato di congelare i fondi Usa all’organizzazione (116 milioni di dollari l’anno, ma nel 2017 i contributi Usa per specifici progetti hanno superato i 400 milioni), accusandola di aver sbagliato veramente tutto e di essere “sino-centrica”:
The WHO really blew it. For some reason, funded largely by the United States, yet very China centric. We will be giving that a good look. Fortunately I rejected their advice on keeping our borders open to China early on. Why did they give us such a faulty recommendation?
Per fortuna, ricorda Trump, “non ho seguito il loro consiglio di tenere aperti i nostri confini alla Cina all’inizio” [farebbero bene a ricordarlo, le scimmiette addestrate che continuano a ripetere che Trump e Johnson non hanno fatto niente contro l’epidemia: loro, a differenza di noi, i propri confini li hanno chiusi subito]. Quindi, una inquietante domanda: “Perché ci hanno dato una raccomandazione così errata?”. Soluzioni che “interferiscono inutilmente con i viaggi e il commercio internazionale”, le aveva bollate il direttore dell’Oms.
Durante la conferenza stampa di ieri sera il presidente Usa ha affondato il colpo: si sono sbagliati su molte cose, sospenderemo i finanziamenti all’Oms.
“Hanno sbagliato la decisione. Hanno mancato di avvertire. Avrebbero potuto avvertire mesi prima. Avrebbe dovuto sapere, e proabilmente sapevano, ma non hanno avvertito… Sospenderemo i soldi spesi per l’Oms”.
“Sembrano essere molto sino-centrici. Ed è un modo cortese di dirlo”.
Per poi precisare, “non sto dicendo che lo faremo, ma considereremo la fine del finanziamento”.
Ancora il 14 gennaio, quando a Pechino erano ben note caratteristiche e virulenza del Covid-19, un tragico tweet sull’account ufficiale dell’Oms: “Indagini preliminari condotte dalle autorità cinesi non hanno trovato prove evidenti di trasmissibilità da persona a persona del nuovo coronavirus identificato a Wuhan” (con bandierina cinese). Peccato che Taiwan avesse avvertito l’Oms della trasmissibilità umana del nuovo virus già il 31 dicembre – ma Taiwan non esiste per l’Oms, in ossequio al principio di “una sola Cina”. E peccato che un primo caso fosse stato confermato il giorno prima, il 13, in Thailandia (difficile che un pipistrello o un pangolino fossero arrivati fin laggiù).
“L’Oms deve una spiegazione al mondo sul perché hanno preso per buone le parole della Cina. Tante sofferenze sono state causate dalla cattiva gestione delle informazioni e dalla mancanza di responsabilità da parte dei cinesi”, ha twittato l’ex ambasciatore alle Nazioni Unite Nikki Haley.
L’Oms, è lecito chiedersi, ha partecipato attivamente al cover-up da parte di Pechino, o ne è stata anch’essa vittima? In nessuno dei due casi ne potrà uscire bene, ma la sensazione è che almeno negli Stati Uniti vogliano vederci chiaro.
Non solo la Casa Bianca, anche il Congresso è sul piede di guerra contro l’Oms. Sia individualmente sia attraverso delle risoluzioni, molti senatori e deputati, in larga parte Repubblicani, chiedono le dimissioni del direttore generale Tedros Ghebreyesus.
Ieri alla Camera dei rappresentanti alcuni deputati repubblicani hanno presentato una risoluzione in cui si chiede al Congresso di tagliare i fondi all’Oms finché il suo direttore generale non si dimetterà e finché non verrà istituita una commissione internazionale per indagare su come l’organizzazione si è comportata con la Cina durante la pandemia. “L’America è il maggior contributore dell’Oms. Non è giusto che i dollari guadagnati con fatica dei contribuenti americani siano usati per propagare le bugie del Partito comunista cinese”, ha tuonato il deputato Guy Reschenthaler.
Il mese scorso, un’altra risoluzione, presentata alla Camera e al Senato, in cui si chiedeva al direttore dell’Oms di ritrattare le sue “dichiarazioni di supporto altamente fuorvianti sulla risposta del governo della Repubblica popolare cinese”.
Il senatore della Florida Rick Scott la scorsa settimana ha proposto una commissione d’inchiesta del Congresso, non internazionale, sul “ruolo dell’Oms nell’aiutare la Cina comunista a coprire le informazioni riguardanti la minaccia del coronavirus“. “Devono essere ritenuti responsabili per il loro ruolo nel promuovere la disinformazione e aiutare la Cina comunista a insabbiare una pandemia globale”, ha dichiarato. “Sappiamo che la Cina comunista sta mentendo su quanti casi e morti hanno, cosa sapevano e quando l’hanno saputo – e l’Oms non si è mai preoccupata di indagare ulteriormente”.
“Il marciume all’Oms in realtà va oltre le effusioni con Pechino, ma questo è un buon punto di partenza”, è la chiosa all’iniziativa del senatore da parte del Wall Street Journal, in un editoriale dal titolo eloquente: “World Health Coronavirus Disinformation”.
Lunedì scorso infatti il quotidiano Usa è tornato ad attaccare l’Oms, accusandola di disinformazione, di aver danneggiato, con i suoi “inchini” a Pechino, la riposta globale alla pandemia, e invitando il Congresso Usa a indagare sulla sua performance contro il coronavirus, ipotizzando che la sua capacità di giudizio sia stata “corrotta dall’influenza politica della Cina”.
Impietosa la ricostruzione del WSJ, la stessa che già avete letto in più articoli su Atlantico, da fonti in gran parte cinesi.
L’inizio dell’epidemia in Cina, a Wuhan, probabilmente a novembre, l’esplosione a dicembre.
Il genoma del nuovo coronavirus sequenziato dai laboratori cinesi entro la fine di dicembre, secondo Caixin Global, ma arrivò l’ordine dall’alto dei funzionari del partito di distruggere i campioni e non pubblicare nulla.
Il 30 dicembre l’allarme del dottor Li Wenliang, per questo arrestato con alcuni suoi colleghi e poi morto ufficialmente di Covid-19.
L’allarme sulla trasmissibilità da persona a persona arrivato il 31 dicembre direttamente all’Oms dalle autorità di Taiwan, ma ancora dopo due settimane lo sciagurato tweet del 14 gennaio, di cui abbiamo parlato poco sopra. Passerà un’altra settimana prima che la trasmissibilità umana venga ufficializzata.
Quindi la riunione del comitato emergenze dell’Oms del 22-23 gennaio, in cui si discute se dichiarare l’emergenza sanitaria globale. Una decisione apparentemente facile, ma non se ne fa niente, per le obiezioni e le pressioni di Pechino.
La dichiarazione arriva il 30, dopo la visita di Ghebreyesus a Pechino e le sue lodi alla risposta cinese: “Bisogna complimentarsi con il governo cinese per le straordinarie misure che ha adottato. Non mi ha lasciato assolutamente alcun dubbio sull’impegno della Cina per la trasparenza”. Comico. In realtà, si erano perse almeno 3-4 settimane preziosissime, durante le quali gli altri Paesi avrebbero potuto iniziare ad adottare le necessarie misure. Secondo uno studio dell’Università di Southampton, i casi nel mondo sarebbero stati ridotti del 95 per cento se la Cina avesse agito per contenere il virus solo tre settimane prima.
Secondo il Wall Street Journal, “gran parte della colpa dei fallimenti dell’Oms ricade sul Dr. Tedros, che è un politico, non un medico”, e di cui il giornale ricorda i trascorsi politici come ministro degli esteri e della salute del governo autocratico etiope, come membro del Fronte Popolare di Liberazione del Tigrè, di ispirazione marxista e socialista, nonché la sua proposta di nominare Mugabe ambasciatore dell’Oms.
Quindi, il WSJ chiede a Washington di riformare l’Oms, contrastando l’influenza cinese, o tagliarle i fondi.
“Di tutte le istituzioni internazionali, l’Oms dovrebbe essere quella meno politicizzata. La sua missione primaria è quella di coordinare gli sforzi internazionali contro le epidemie e fornire oneste linee guida di salute pubblica. Se invece è solamente una politicizzata Linea Maginot contro le pandemie, allora è più che inutile e non dovrebbe ricevere più finanziamenti dagli Stati Uniti”.
Un editoriale che Trump deve aver letto…
Una settimana fa aveva battuto un colpo anche l’intelligence Usa, facendo trapelare il contenuto di un rapporto riservato alla Casa Bianca secondo cui “la Cina ha nascosto la reale dimensione dell’epidemia di coronavirus, sottostimando deliberatamente sia il numero di casi di infezione rilevati che il numero dei decessi”. Senza poter fornire ulteriori dettagli, le fonti governative citate da Bloomberg hanno riferito che le conclusioni nel rapporto definiscono “falsi” i numeri forniti da Pechino.
Secondo i media britannici anche il primo ministro Boris Johnson sta ripensando ai legami tra Regno Unito e Cina alla luce della mancanza di trasparenza di Pechino sul coronavirus e, secondo fonti governative, Michael Gove, cancelliere del Ducato di Lancaster, avrebbe accusato la Cina di non aver condiviso dati accurati circa “la portata, la natura e la infettività” della malattia, anticipando che a Pechino verrà presentato il conto quando la pandemia sarà finita. Non escluso che il governo Johnson possa rivedere la sua decisione di consentire a Huawei di avere un ruolo nello sviluppo della rete 5G britannica.
La pandemia rischia di allontanare anche Cina e Russia (che è stata la prima a sigillare i suoi confini). Durante un meeting del presidente russo Putin con i suoi esperti, riferisce su Twitter Artyom Lukin (grazie a Luigi De Biase per la segnalazione), è emerso che Mosca ha ottenuto il suo primo campione biologico di Covid-19 dall’Australia, il 15 febbraio, non essendo riuscita ad assicurarsene dalla Cina. Federico Punzi, 8 Apr 2020, qui.
Per capire cosa intendeva dire l’inquilino della Casa Bianca bisogna tornare al maggio 2017 quando al Palazzo di Vetro si sceglie il nuovo direttore generale dell’Oms. Su indicazione della Cina 50 paesi africani totalmente allineati a Pechino votano per Tedros Adhanom Ghebreyesus, un ex-ministro della sanità e degli esteri etiope. Oltre a esser un microbiologo anziché un medico come tutti i suoi predecessori, Tedros Adhanom è anche sospettato d’aver insabbiato tre epidemie di colera scoppiate durante il suo mandato.
Se non fosse lo slogan di un famigerato gruppo terroristico, verrebbe voglia di riesumare il vecchio “Pagherete caro, pagherete tutto”. Spero comunque, con o senza slogan, che qualcuno faccia davvero pagare tutto a questi assassini.
PS: Qualche giorno fa un commentatore ha scritto:
Ancora un zic di sinofobia da 4 schèi (soldi) e chiedo la cittadinanza cinese, anche senza mangiare schifezze: o sono vegetariano. Ah, le identiche app le usa Israele.
Visto che qui di “sinofobia” ce n’è uno ziccone bello grosso, immagino che la Gloriosa Repubblica Popolare Cinese da oggi acquisterà uno schiavo in più, ben felice di esserlo, come tutti gli schiavi ideologici.
Smontiamo una volta per tutte la faziosa narrazione del Giornalista Unico sul piano di Johnson contro il Covid-19
Premessa: sono ignorante in materia di epidemiologia e non mi occuperei mai di stabilire quale sia il metodo giusto per sconfiggere un virus, pertanto se vi interessa il lato scientifico dell’argomento cercate altrove. Sono invece esperto di marketing e comunicazione digitale (che è il mio lavoro da 17 anni) e nella mia carriera ho lavorato con quattro politici italiani (Parlamento europeo e italiano, amministrazioni locali) e attualmente curo la comunicazione di un politico inglese. Nel mio tempo libero, inoltre, mi diverto a sbertucciare il Giornalista Unico quando noto che il suo lavoro sconfina nella fiction più spinta. In modo particolare trovo molto interessante come lo spin applicato a questo discorso di Johnson (che è stato completamente distorto da tutti i media) si sia affermato sulla stampa mainstream senza che una versione più aderente alla realtà abbia potuto farsi largo (complice la scarsa conoscenza dell’inglese del giornalista medio italiano, che ha quindi dovuto aderire a una versione raccontata dei fatti). Vediamo se riusciamo a demistificare questa vergognosa narrazione.
In calce a questo articolo troverete il testo integrale in italiano del discorso di Boris Johnson (dove scoprirete che la storia è molto diversa da come ve l’hanno raccontata) e potrete verificare quanto sia fantasiosa la narrazione che è sorta intorno alle politiche del governo britannico. La mia disamina, poi, è basata su un’analisi dei fatti concreti che partedalla documentazione delle dichiarazioni dei rappresentanti del governo riguardo l’emergenza Covid-19 sempre corredata dai link alle fonti originali.
Spoiler: nel governo UK nessuno ha mai parlato di perseguire l’immunità di gregge (o un’ancora più fantasiosa forma di darwinismo) e i giornalisti che in queste ultime ore parlano di “inversione a U” o di “retromarcia” del governo in realtà vogliono coprire la loro faziosa narrazione delle dichiarazioni delle prime ore.
Il discorso alla nazione di Boris Johnson: ecco i fatti. Il 12 marzo Boris Johnson si presenta in conferenza stampa insieme ai due consulenti tecnici del governo Chris Whitty e Sir Patrick Vallance per quello che è a tutti gli effetti un discorso alla nazione nell’ora più buia della nostra generazione (trovate il discorso integrale in calce e a questo articolo). Qui Boris Johnson si trova, con tono funesto, a dover spiegare ai suoi cittadini che ci saranno molti morti (il famoso “molti perderanno i loro cari”) e che il governo inglese farà tutto ciò che è in suo potere per minimizzare le perdite e curare tutti i bisognosi di cure. Sembrerebbe un discorso ineccepibile, esposto con grande realismo e tatto in un’ora tra le più drammatiche.
E invece, succede che, per gran parte della stampa mondiale, il senso del discorso diventi: Boris Johnson se ne frega dei morti e, se dovranno morire tanti inglesi, tanto vale lasciar correre libero il virus (immunità di gregge) e lasciare che la selezione naturale faccia il suo corso (darwinismo).
In Italia il tenore degli interventi è del tutto allineato a quanto sopra, ma condito con incredibili speculazioni sulle ontologiche differenze tra il calvinismo anglosassone e la pietas cristiana. Nelle stesse ore, purtroppo, in Italia il personale medico ci informava di trovarsi a dover scegliere chi curare (leggi l’articolo del Corriere qui) e poco dopo anche la Spagna dichiarava di dover scegliere chi curare.
Veniamo dunque all’analisi della narrazione.
La fantasiosa narrazione sulla presunta “inversione a U” e “retromarcia” di Downing Street
Uno dei passaggi fondamentali a questo proposito è quello in cui Boris Johnson afferma:
“Stiamo prendendo in considerazione di vietare i principali eventi pubblici come quelli sportivi. Il parere del comitato scientifico, però, è che, attualmente, vietarli avrebbe un impatto limitato sulla diffusione del virus ma c’è anche il problema che tali eventi potrebbero avere delle criticità per i servizi. Quindi stiamo discutendo con tutti i membri del Regno Unito e seguiranno ulteriori aggiornamenti a riguardo. Ogni fase sarà guidata dalla scienza e cercheremo di fare la cosa giusta al momento giusto. Non stiamo – in questo momento – chiudendo le scuole perché il parere scientifico è che sarebbe controproducente e potrebbe avere effetti negativi in questa fase, ma ovviamente stiamo monitorando la situazione e potremmo dover cambiare le nostre posizioni man mano che la malattia si diffonde. Le scuole dovrebbero chiudere solo se espressamente consigliato di farlo dal parere del comitato scientifico e questo rimane il nostro consiglio.”
Sì, avete letto bene: il lock-down è stato preso in considerazione fin dall’inizio. Semplicemente (e questo lo trovate nel video integrale) si aspettava il momento giusto per farlo. Come tutti sappiamo, infatti, mentre l’Italia ha dovuto fare il lock-down per via del sistema sanitario al collasso, nel Regno Unito il 12 marzo gli ospedali erano ancora ben lontani dal punto critico e la chiusura non era ritenuta necessaria in quel preciso momento, pur restando una prospettiva concreta per un secondo momento (dopo due giorni o due mesi) sulla base dei dati che arrivano di giorno in giorno al governo.
Questa può essere una decisione discutibile a livello scientifico ed epidemiologico (come detto non mi occupo di questo e aspetterei i dati prima di emettere sentenze), però è chiaro come le polemiche su Boris Johnson che cambia idea servano alla stampa per rimediare agli strafalcioni iniziali dove si era riferito di un leader strafottente e spietato, che non avrebbe fatto nulla per bloccare il virus.
Cosa ha detto il governo sull’immunità di gregge?
Ad oggi non risulta che in alcun discorso ufficiale membri del governo abbiano propugnato l’immunità di gregge come strategia programmatica per affrontare l’emergenza Covid-19.
Nello stesso discorso alla nazione (che trovate sempre in calce), si trova Vallance affermare che, sul Coronavirus, l’obiettivo principale è evitare il collasso del sistema sanitario contenendo il picco per tenerlo a un livello gestibile e poi aggiungere: “It’s not possible to stop everybody getting it” (non è possibile impedire a tutti di prenderlo) e poi: “It’s also not desirable, because you want some immunity in the population to protect ourselves in the future” (non è nemmeno desiderabile, perché serve un po’ di immunità nella popolazione, per proteggerla nel futuro). E infine (dopo aver parlato del primo obiettivo che consiste nell’appiattimento della curva del contagio per non portare al collasso il sistema sanitario) “the second big aim is to protect the elderly and the vulnerable” (il secondo grande obiettivo è proteggere le persone deboli e gli anziani).
Nel video qui sotto trovate il discorso di Boris e, dal minuto 11:22, le dichiarazioni di Vallance (basta cliccare sul video per trovarsi nel punto esatto delle dichiarazioni di Vallance):
Notate che Vallance non parla mai di immunità di gregge né, tanto meno, la propone come strategia del governo, d’altronde sarebbe follia programmare una strategia che si basi sul contagio di più di metà della popolazione e ha più a che fare con le teorie eugenetiche che con la realtà.
Il concetto di immunità di gregge emerge solo in questa intervista alla Bbc dove Vallance parla di “some sort of herd immunity” peraltro senza alcun riferimento programmatico e in via del tutto teorica, per di più su un arco di tempo molto lungo in quanto il governo britannico ha capito sin dall’inizio che non si trattava di una faccenda che si poteva sbrigare in poche settimane.
In altre parole, se spostiamo la prospettiva su un arco di più anni, è normale ragionare su un numero più alto di contagiati (e quindi immunizzati), soprattutto se si parte dal presupposto (che mi sembra sia stato dimostrato dai fatti) che è impossibile sperare che il virus sparisca dalla circolazione per via dei lock-down di queste poche settimane. E quindi in un’ottica di lungo periodo ci si aspetta che interverrà una condizione di immunità di gregge, magari facilitata anche dalla scoperta di un vaccino.
Il giorno dopo poi, su Sky, un giornalista fa a Vallance una domanda sull’immunità di gregge che sembra innocente (gli chiede come funziona): la risposta è tecnica ed espone ciò che ci dice la scienza (d’altronde, Vallance di questo si occupa): “Per ottenere l’immunità di gregge, si dovrebbero ammalare il 60 per cento degli inglesi”. Il giornalista capirà che Vallance vuole ottenere l’immunità di gregge (e quindi il contagio di 36 milioni di persone!), mentre lui ha solo risposto a una domanda in cui gli si chiedeva come funziona. E poi aggiunge ancora che “questo può accadere solo nel corso di vari anni”. Trovate tutto nel video qui sotto, al minuto 4:53:
A questo punto il giornalista fa finta di non sentire che si parla di un ragionamento basato su uno scenario pluriennale (e quindi non sul programma del governo per contrastare Covid-19) e fa il calcolo di cosa significhi 60 per cento di 60 milioni (popolazione inglese), ed ecco fatto il titolo sensazionalistico. Basta vedere il titolo del video qui sopra, che Sky diffonderà su YouTube:
Breaking: Uk needs to get Covid-19 for “herd immunity”
Nota: Sky (cioè Murdoch, che ne è il proprietario) è stato un fervente sostenitore della Brexit perché gli ha consentito di risparmiare 2,5 miliardi grazie alla caduta della sterlina (lo spiega bene il Guardian qui). Sarebbe interessante capire a cosa sia dovuto questo riposizionamento anti Johnson (ma forse vogliono solo “rifarsi una verginità” editoriale dopo anni di bombardamento a tambur battente pro-Brexit).
Per avere una conferma sul fatto che l’immunità di gregge non sia mai stata nei piani del governo è sufficiente una banalissima prova del nove:
andate su questo link (è il documento che il governo ha rilasciato il 3 marzo in cui si anticipava tutto il programma di contrasto al Covid-19):
digitate CTRL+T (CMD+F sul Mac) e cercate le parole “herd immunity” (immunità di gregge).
notate come il risultato sia zero.
Ebbene sì: in un documento di 6.883 parole l’immunità di gregge non compare mai.
Oltre a quanto scritto sopra, infine, dopo che l’attacco coordinato del Giornalista Unico aveva per giorni speculato sulla inesistente immunità di gregge, anche il ministro della salute Matt Hancock ha precisato chiaramente che l’immunità di gregge non è la strategia del governo (“It is not government policy”).
Nonostante ciò ancora oggi, settimane dopo il discorso di BoJo, c’è ancora qualcuno che continua a parlare di immunità di gregge…
Con quali tattiche si può stravolgere così profondamente un discorso?
Un modo sempre efficace, ad esempio, è estrapolare un virgolettato di tre-quattro parole da un discorso fatto di 866 (ottocentosessantasei) parole e, se questo non basta, aggiungerne altre inventate di sana pianta.
Contrariamene a quanto riportato qui sopra da Dagospia (qui) Johnson non dice mai “abituatevi”, cosa che cambia di un bel po’ la sostanza della frase (se mai lo spirito del suo discorso è “lotteremo fino alla fine”, altro che abituarsi!). Già trovo pessimo l’esercizio di estrapolare quattro parole (4) da un discorso di mezz’ora e quindi dal suo contesto (per di più su un tema così delicato). Se poi ce ne devi aggiungere una quinta inventata di sana pianta perché se no il tuo discorso finto-sofista non regge, allora siamo a cavallo.
La cosa divertente del post è anche che apre dicendo “speravo di aver capito male”… e poi ha capito male veramente!
Nota: questo post di Berruto è diventato virale venendo in molti casi erroneamente attribuito a Philippe Daverio (un’ulteriore grossa imprecisione inizialmente riportata anche dallo stesso Dagospia, che poi ha corretto).
E adesso, a completamento della nostra disamina, eccovi finalmente il testo integrale in italiano del discorso di Boris Johnson, se ci trovate strafottenza, mancanza di tatto, proposte di immunità di gregge o darwinismo fatemi un fischio.
Il discorso originale lo tralascio perché l’avevo già tradotto io qui. Tuttavia, siccome lui sa sicuramente l’inglese molto meglio di me, andate a leggere anche la sua traduzione qui, così potete confrontarle e farmi le pulci (tra l’altro in un passo sono andata un po’ a naso perché c’era un’espressione che non conosco e sulla quale il vocabolario non mi aiutava), e oltretutto potete anche vedere i video di cui parla l’articolo. E sono sicura che troverete il tempo di andare a dare un’occhiata anche a questo.
Quello vero. Quello pronunciato da lui, non le bestialità inventate dalle bestie che sanno solo buttare fango su chi non sta dalla loro parte.
Buonasera a tutti e grazie per essere venuti.
Ho appena presieduto una riunione con il comitato governativo per l’emergenza, comprendente ministri di Scozia, Galles e Irlanda del Nord ed è chiaro che il Coronavirus, Covid-19, continuerà a diffondersi in tutto il mondo e nel nostro paese nei prossimi mesi. Abbiamo fatto ciò che si può fare per contenere la malattia e ciò ha consentito di guadagnare tempo prezioso, ma è ora diventata una pandemia globale. Il numero di casi aumenterà sensibilmente, il numero reale dei casi è, probabilmente, molto più alto di quelli confermati con il tampone.
Devo essere chiaro, dobbiamo essere chiari, questa è la peggiore emergenza sanitaria di questa generazione.
Alcuni la paragonano alla normale influenza stagionale, ma non è corretto, anche a causa della mancanza di immunità, è molto più pericolosa e si diffonderà ulteriormente e io devo mettermi nei vostri panni, mettermi nei panni del pubblico britannico, molte più famiglie perderanno prematuramente i loro cari. Il capo del comitato scientifico fornirà la migliore informazione.
Ma come abbiamo detto nelle ultime settimane, abbiamo un piano chiaro su cui stiamo lavorando.
E ora ci stiamo avviando al la seconda fase del piano. Perché ora non si tratta solo di contenere il più possibile la malattia, ma di ritardarne la diffusione e contemporaneamente cercare di ridurre il più possibile la sofferenza. Se ritardiamo il picco anche solo di poche settimane, il nostro sistema sanitario nazionale sarà più forte dato che le condizioni atmosferiche miglioreranno, e meno persone soffriranno di disturbi respiratori, più letti ci saranno a disposizione, e noi avremo più tempo per la ricerca medica.
Possiamo fare in modo da dilatare il picco in un periodo più lungo in modo che la nostra società possa affrontarlo meglio.
Il direttore sanitario indicherà le nostre linee di difesa, che metteremo in campo al momento opportuno per massimizzarne l’effetto.
Il compito principale sarà quello di difendere i nostri anziani e le persone più vulnerabili durante le settimane di punta quando il rischio di contrarre la malattia sarà massimo e il nostro sistema sanitario subirà la massima pressione.
Quindi il periodo peggiore non è ora, bensì fra qualche settimana, a seconda della velocità con cui si diffonderà.
Oggi, quindi, stiamo andando avanti con il nostro piano.
Da domani, se avete sintomi anche lievi – una tosse persistente o febbre alta – dovreste rimanere a casa almeno 7 giorni per proteggere gli altri e aiutare a rallentare la diffusione della malattia.
Consigliamo a chi ha più di 70 anni ed a quelli con gravi patologie di evitare crociere, e sconsigliamo gite scolastiche internazionali.
Probabilmente ad un certo punto, nelle prossime settimane, andremo oltre, e se un membro della famiglia dovesse presentare quei sintomi, chiederemo a tutta la famiglia di restare a casa.
Non lo stiamo ancora introducendo per i motivi che Sir Patrick spiegherà, ma voglio avvertire che arriverà.
Stiamo prendendo in considerazione di vietare i principali eventi pubblici come gli incontri sportivi, ma il parere del consiglio scientifico, come abbiamo detto nelle scorse settimane, è che vietare questi eventi avrebbe scarso effetto sulla diffusione. Ma c’è anche la questione del peso che tali eventi potrebbero avere sui servizi. Quindi stiamo discutendo queste questioni con i colleghi in tutte la parti del Regno Unito e comunicheremo presto gli aggiornamenti sulla tempistica delle ulteriori misure da prendere.
In ogni fase siamo stati guidati dalla scienza, e faremo la cosa giusta al momento giusto.
Non – ripeto, non – chiuderemo le scuole adesso. Il parere scientifico è che in questo momento potrebbe fare più male che bene, ma naturalmente lo stiamo tenendo sotto controllo e anche questo potrebbe cambiare man mano che la malattia si diffonde.
Le scuole dovrebbero chiudere solo se verrà loro espressamente raccomandato di farlo, e questo rimane il nostro consiglio.
Dobbiamo prendere atto che queste misure causeranno gravi disagi nel nostro paese per molti mesi.
Il parere degli scienziati è che aiuteranno a rallentare la diffusione del virus e a salvare le vite. Ci saranno informazioni dettagliate sul sito del NHS e dal 111 online. Ma voglio sottolineare una cosa molto importante sulla scia di quanto stiamo dicendo – raccomando alle persone che, in base a ciò che stiamo dicendo a proposito dei loro potenziali sintomi, pensano di dover rimanere a casa, di non chiamare il 111, ma di chiedere informazioni via internet, se possono.
A questo punto voglio parlare direttamente alle persone anziane. Poiché questa malattia è particolarmente pericolosa per voi, per gli anziani, anche se per la maggioranza sarà solo lieve o moderata, so che molti sono molto preoccupati. E penso che dovremmo pensare sopratutto ai nostri parenti anziani, ai membri vulnerabili della famiglia,ai nostri vicini, e a tutto quello che possiamo fare per proteggerli nei prossimi mesi. Avremo bisogno di mobilitare milioni di persone per aiutarci e sostenerci a vicenda. E voglio che sappiate che il governo farà tutto il possibile per aiutare voi e la vostra famiglia durante questo periodo.
Durante questo periodo non provvederemo solo, come in passato, a sostenere l’economia, ma forniremo denaro e altre forme di sostegno ed aiuteremo le comunità a sostenersi a vicenda.
E, come abbiamo fatto nelle ultime settimane, continueremo a fornire, non appena le avremo, il maggior numero possibile di informazioni scientifiche e mediche chiare.
Quindi vorrei finire ripetendo i due messaggi importanti, con i quali avrete acquisito familiarità – è ancora vitale, forse più vitale che mai – che ricordiamo di lavarci le mani.
E infine, naturalmente, anche se adesso le cose sembrano difficili, solo per ricordare che riusciremo a superare questo, questo paese uscirà da questa epidemia, esattamente come ha già superato molte esperienze più difficili, se ci aiutiamo l’un l’altro e ci impegniamo con tutto il cuore in un unanime sforzo nazionale.
Pubblicato il 12 March 2020, qui, traduzione mia
Ecco, questo è l’assassino genocidario che vuole la morte di tutti i vecchietti. Poi, per ampliare un momentino il discorso, questo è l’altro assassino genocidario di cui “parleranno i libri di storia” [non ne ho il minimo dubbio], e questo è il sistema sanitario che lascia morire la gente per strada.
Da noi invece ieri ci sono stati 368 morti per un totale di 1.809 e questa tabella
creata da Salvo Di Blasi mostra i dati giorno per giorno.
Concludo con una nota personale. Dove abito io vivono tutte perone civili: qui per fortuna non abbiamo stronzi esibizionisti che si mettono al balcone con microfono e altoparlanti a rompere i coglioni e spaccare i timpani a tutto il vicinato. Meno che mai abbiamo dei deficienti che sbraitano “siam pronti alla morte”. Se ne sentissi uno gli direi buttati giù che fai prima, testa di cazzo.