NON MORIRÒ STANOTTE

È il titolo di un libro autobiografico, che adesso vi racconto. Allora c’è questo tizio, uno studente, che va in Siria con un progetto umanitario ma poi decide di fermarsi lì e di unirsi alla lotta armata contro l’ISIS. Non ha fatto il militare perché è stato abolito che lui era ragazzino, non ha mai preso in mano un’arma ma ha a sua disposizione l’arma più potente di tutte: l’ideologia, il marxismo. E così va lì, si fa istruire da uno esperto, mette insieme una squadra di una decina di volontari e parte all’assalto dell’ISIS. E casa dopo casa, strada dopo strada, quartiere dopo quartiere, città dopo città fino all’epopea di Raqqa, col suo gruppetto libera tutta la Siria, tutti i comandanti degli eserciti regolari si consultano con lui prima di decidere ogni azione, gli americani – schifosissimi capitalisti ma purtroppo gli aerei con le bombe li hanno solo loro – prendono ordini da lui, lui prende la ricetrasmittente e dice ho bisogno che mi bombardiate questo palazzo qui se no non posso proseguire in sicurezza, e dieci secondi dopo eccoli lì che bombardano a tutto spiano. Tutti gli altri gruppi di volontari vengono via via decimati quando non addirittura annientati ma il suo no, perché lui non commette errori in quanto è sorretto dall’ideologia. Gli arabi sono dei cazzoni su cui non si può far conto perché fanno tutto in maniera cialtronesca, per esempio quando comunicano via ricetrasmittente urlano come forsennati e in più ci si fanno lunghe chiacchierate così si fanno regolarmente localizzare e quelli dell’ISIS li fanno fuori. Sui curdi non si può contare perché sono dei gran fifoni e scappano al primo segnale di pericolo e quindi non resta che lui, grazie al quale l’ISIS è stato definitivamente sconfitto. Tutto vero, eh! La faccenda che non morirà stanotte è quando il pavimento gli crolla sotto i piedi e lui precipita per due piani e si frattura una vertebra e lui appunto, precipitato da quella altezza, quasi paralizzato dal dolore, ha l’impressione di essere conciato così male che potrebbe morire ma sa con certezza che a questa notte sopravvivrà. E non vi dico cosa non riesce poi a fare – e hai proprio trovato quella giusta a cui raccontare quante prodezze si possono fare con una vertebra rotta – roba che uno quasi non ci crederebbe. Ma solo quasi, eh.
Poi solo alla fine scopri che in realtà il libro non lo ha proprio scritto lui: lui ha raccontato la storia a una tizia – autentica narratrice di razza – la quale ha creato questo libro, narrativamente meraviglioso. Solo che la storia non funzionerebbe neanche se fosse presentata come romanzo, proprio perché racconta vicende inserite in un contesto che tutti noi abbiamo, chi più chi meno, seguito, e sappiamo perfettamente che non è così che sono andate le cose. Insomma, una tremenda buffonata. Di cui la cosa più incredibile di tutte sono le recensioni dei lettori su Amazon: uno straordinario comandante, una bellissima storia vera, un importante documento… Qualcuno, oltre a mostrare una totale ignoranza dei fatti, scodella anche grandi complimenti per la sua bellissima scrittura, quando lui nell’ultima pagina dice chiaramente che la stesura non è sua, e riporta il nome della persona che ha tutto il merito per il bellissimo stile, sicché uno si chiede: ma questi cosa hanno letto? Come hanno letto?

barbara

MAPPOVERE POVERE BIMBE!

Guardatele, guardatele quanto sono terrorizzate, e patite, durante la prigionia, per liberarle dalla quale abbiamo regalato dodici milioni di euro ai tagliagole, affinché possano tagliarne ancora di più con la nostra benedizione!
lezoccolette
E al momento della liberazione, dopo cinque mesi nelle mani dei terroristi (quelli che, ormai è inequivocabilmente documentato, erano andate ad aiutare), guardate come sono distrutte, come traspaiono dai loro visi i segni delle privazioni, delle sofferenze, delle umiliazioni subite, guardate!
marzullo-ramelli
Precise sputate a Domenico Quirico, per dire, dopo una prigionia di pari durata.
quirico-ciampino_jpg
Poi, in una lettera aperta a loro rivolta, mi capita di imbattermi in questa frase: Quando ci siamo incontrate ci hai guardati male perché mio marito indossa la kippà, e allora diventa tutto molto più chiaro.

barbara