I CRIMINALI ABUSI DEL GOVERNO – PARTE TERZA

E ancora una volta do spazio ai lati oscuri di questo oscuro nonché abusivo governo. Comincio con il vergognoso abuso di potere da parte delle forze dell’ordine, che lasciano gli spacciatori liberi di girare, di assembrarsi, di spacciare, per correre dietro a chi nuota o cammina.

Dagli all’untore, l’avvocato Edoardo Polacco spopola sul web (video)
inseguimento
È partita da qualche settimana la stagione della caccia all’untore. Mentre politici e scienziati di tutto il mondo brancolano nel buio e ci danno indicazioni parziali e contraddittorie, in Italia abbiamo capito dove sta il problema. Questo terribile coronavirus non si riesce a sconfiggere perché c’è qualcuno che si ostina a non restare a casa. Non sono i partigiani dell’ANPI che festeggeranno il 25 aprile, state tranquilli. Per quelli c’è il salvacondotto politico, si sa che anche il virus in fondo è antifascista. E nemmeno ci riferiamo a chi sta in coda ore e ore al supermercato. Perché la spesa bisogna farla comunque, e quello è un rischio calcolato. Ma a chi magari non ce la fa più a stare in casa prigioniero da due mesi. E senza dare fastidio a nessuno, la mattina presto si ritaglia un’ora d’aria. Una passeggiatina anche se magari non ha il cane. Una corsetta timorosa su un lungomare deserto. Una immersione al largo, per chi ha la passione di fare il sub. Apriti cielo. Elicotteri, droni, missili e raggi laser. E spesso giornalisti al seguito. Il che ad essere maliziosi fa pensare male. O come dice l’avvocato Edoardo Polacco, ricorda da vicino una buffonata di Stato.

Edoardo Polacco, usiamo elicotteri e polizia contro gli spacciatori

Avete visto quello lì, quello del gabibbo (Vittorio Brumotti, ndr). Che va in bicicletta a pizzicare gli spacciatori nelle piazze d’Italia. Sono decine di persone, stanno tranquille con le loro dosi di droga. E non si trova una volante della Polizia neanche a pagarla. L’Avvocato Edoardo Polacco è scatenato in un video che vi proponiamo come 7Colli. E che fa effettivamente riflettere. Perché le Forze dell’Ordine stanno facendo un grandissimo lavoro in questo periodo, e non solo. E spesso con risorse scarse. Ma la caccia all’untore lanciata da quello che Porro chiamerebbe il partito unico del virus sta sconfinando nel ridicolo. È questo il senso della denuncia di Polacco, che non si ferma qui. Droni, elicotteri, missili, questo spiegamento di forze non si era mai visto. E poi chi vanno a prendere? Un sub che se ne sta da solo a trecento metri dalla riva. Che ovviamente non può infettare nessuno perché è sott’acqua. Ma chi ha autorizzato un’operazione di quel tipo? Chi pagherà i costi dell’elicottero?

Polacco, l’inseguimento sulla spiaggia è stato ridicolo. E ne risente anche il prestigio dell’Arma

L’avvocato Edoardo Polacco è titolare di un prestigioso studio legale a Roma. E ha voluto registrare un video vestito di tutto punto con la sua toga. Come se fosse un avvocato del Popolo. Quello vero però, e ogni rifermento all’attuale premier è puramente voluto. Il video è ironico, ma anche tremendamente serio. Perché va a fustigare alcuni vecchi vizi italici duri a morire. Dare la colpa agli altri, fare sceneggiate inutili. Farsi prendere dalla sindrome dello sceriffo e comunque godere un po’ nel torturare le altre persone. Ma avete visto quel poveraccio che correva la mattina presto sul bagnasciuga? Tutto deserto, non c’era una persona nel raggio di chilometri. Inseguito e poi braccato fin dentro al paese, con tanto di volanti a sirene spiegate. Una buffonata di Stato, conclude Polacco. E anche una cattiva figura per l’Arma dei Carabinieri, che sicuramente merita di essere impiegata con il proprio prestigio in operazioni diverse da queste. I nostri lettori la potranno pensare ovviamente come vogliono, ma che forse si stia un po’ esagerando se ne stanno accorgendo in molti. Bene i controlli, ma con il dagli all’untore sarebbe il caso di darsi tutti quanti una bella calmata.

Sergio Marchi – 23 Aprile 2020, qui.

 

Proseguo con la vergognosa incapacità del governo di fare alcunché di utile, mentre è bravissimo in tutto ciò che è illegale e anticostituzionale, oltre che responsabile di un gigantesco sperpero di denaro pubblico, mentre già una consistente fetta di popolazione è letteralmente alla fame.

Il moltiplicarsi delle task force certifica l’inadeguatezza del governo: oltre alla competenza manca il coraggio
conte_speranza_coronavirus
E guardate com’è caruccio – qualcuno di nostra conoscenza direbbe caruccetto – il nostro maestrino tra il preside severo e Pierino messo in castigo!

Vogliamo dire una cosa chiara, senza tanti paroloni e senza tirare in ballo filosofia, sociologia, arte della politica? Se qualcosa è certo in questa gestione italiana della crisi Covid-19 è che siamo in mano a troppe persone dalle mani piuttosto tremanti. Non possiamo permetterci che un’intera classe governativa impari a fare il suo mestiere, perdinci! Abbiamo tempi brevi, che non decidiamo noi, esigenze insormontabili di efficacia e di certezza per affrontare la fase due dell’emergenza con la necessaria competenza e diligenza. Come potremmo ancora attendere che chi governa impari pian piano a non fare gaffes, predisponendo invece strutture importantissime e prendendo decisioni efficaci per evitare che, come si suol dire, chi non morirà di virus non muoia di fame? Assistiamo al quotidiano moltiplicarsi di commissioni estemporanee, denominate con il guerresco termine task force, che di guerresco non hanno proprio nulla, almeno dal punto di vista del coraggio, dell’armamento e dell’addestramento. A sentire in tv gli eminenti componenti di dette task force, tutti si accomunano nel mettere le mani avanti e prendere tempo in attesa “dell’arrivo dei dati”. Ma quali dati? Forse quelli che garantiscano loro l’ombrello della impunità personale, nel momento in cui, bene o male, le cose saranno decise e giungerà il giorno del redde rationem? Assistiamo impotenti alle dichiarazioni degli stessi “espertoni” che spiegano meccanismi, definiti salvifici, che prevedono addirittura il tracciamento satellitare di tutti noi, con l’utilizzo di quelle applicazioni informatiche che, fino a ieri, condannavamo unanimemente se introdotte da Apple o Google e che oggi vorrebbero propinarci come conseguenza della fine degli arresti domiciliari. Fino a due mesi fa la privacy era il sommo bene da tutelare ed oggi una scemenza senz’importanza. Ma si rendono conto, oltretutto, che non siamo nemmeno in grado di tracciare efficacemente i soggetti sottoposti al braccialetto elettronico (e sono poche centinaia) in quanto sottoposti a misure di vigilanza penale?

Se non fosse drammatico, verrebbe da ridere considerando che proprio i pretesi paladini delle libertà individuali, quegli esponenti della sinistra che hanno fatto della tutela della privacy una bandiera, facendo persino rimuovere dai documenti d’identità l’indicazione del nostro stato civile, vogliono adesso seguire ogni nostro spostamento, alla faccia del dettato costituzionale, ed imporci precetti giuridici inesistenti quanto inaccettabili. Quali? Il più bestiale è dire: “o installi – volontariamente – l’app immuni oppure non esci di casa nemmeno dopo la riapertura dei cancelli”. Soluzioni tanto gravemente lesive dei diritti fondamentali degli italiani non se ne vedevano da tantissimi anni, e non erano propriamente anni che questi ineffabili governanti abbiano scelto ad esempio e vogliano riportare in auge, se non ricordo male.

Ma le task force, già da sole, bastano ed avanzano a certificare, con tanto di Dpcm, la totale inadeguatezza di chi ci governa. Non esistono  forse già gli stessi ministeri a doversi occupare della regolamentazione particolareggiata delle disposizioni del ministro? Non abbiamo già enti specifici, e persino dotati di facoltà legislativa, come il Dipartimento della Protezione civile, a regolamentare nello specifico l’applicazione delle misure di tutela della pubblica incolumità? Non bastavano, evidentemente, ed al capo Dipartimento hanno dovuto affiancare un super commissario e – poteva mancare? – una apposita task force supra-dipartimentale. Siamo alla follia, all’inarrestabile autoproduzione di strutture burocratiche che si sovrappongono tra loro, il tutto in assenza assoluta del minimo avvallo parlamentare. Altro che colpo di stato, altro che uomo solo al comando! Ma almeno fosse uno solo, l’uomo al comando! Rimosso quello, all’ennesima cavolata commessa, si sarebbe risolto il problema. Avete idea di quanto tempo ci vorrà per toglierci dai piedi i super esperti? E con quali mezzi farlo, dato che, almeno ufficialmente non percepiscono un centesimo per la loro opera, non hanno prestato alcun giuramento (e ricordo che in Italia giurano persino i netturbini) e, nello specifico, non hanno un programma pubblico ed una serie di obiettivi altrettanto pubblici o, quantomeno, conoscibili, da perseguire? Il vero colpo di stato, se proprio vogliamo cercarne uno, è già stato messo in atto da un po’, avendo posto il Parlamento in posizione di assoluta ininfluenza ed avendo completamente stravolto l’organigramma statale di gestione della pubblica difesa. Uno strano e malsano mix di desiderio di protagonismo da una parte e di altrettanto agognata impunità personale, nel caso le cose si mettessero al peggio, contraddistingue i nostri attuali comandanti, quelli che dovrebbero essere sul ponte della nave che ci porti al sicuro dal fortunale, che, tuttavia, assomigliano sempre più al poco coraggioso capitano della nave malamente incagliata a pochi metri dalla riva. Come cambiano le cose entrando in politica e, magari in maggioranza, lo saprà certamente l’ex ufficiale del “torni a bordo, cazzo!”, amaramente constatando, glielo auguro, che la fama dell’eroe a volte passa in fretta, soprattutto quando si scelga di continuare il viaggio su altra nave, con compagni ancor meno coraggiosi del povero capitano di Sorrento, marinai di bassa forza che, non avendo mai minimamente immaginato di doversi confrontare con immensi problemi reali, non sanno far di meglio che delegare ad altri (si spera meno sprovveduti) come portare a casa la pelle. Perché, sia detto per inciso, possiamo nutrire umana comprensione per chi si sia trovato, da un giorno all’altro, a dover fronteggiare questa immensa buriana con pochissimi mezzi, e penso ai tanti “nuovi eroi” di oggi, ai quali auguro che nessuna Procura della Repubblica venga in mente di andare a cercare colpe che non hanno assolutamente, poveracci. Noi facciamo presto a dare una botta di “eroe” a chi non abbiamo messo in condizione di operare senza dover dimostrare eroismo, perché questo dovrebbe essere, salvo poi farlo diventare un fannullone o incapace poco dopo, a piacimento del politico scarica-barile di turno e di una magistratura non sempre all’altezza. Medici ed infermieri senza nemmeno le mascherine messi caoticamente a contatto con decine di pazienti positivi al virus? Tutti eroi, e se muoiono facciamo una bella fiaccolata e siamo a posto.

A nessuno dei tanti componenti delle troppe task force, la maggior parte dei quali boiardi di stato o imprenditori d’assalto, verrà certamente in mente la soluzione perfetta, semplicemente perché non esiste. Andrà a finire, nella sostanza, come nessuno riuscirà ad impedire che vada, e la bastonata formidabile che questa crisi assesterà all’economia, che purtroppo è fatta assai più di rispettabili famiglie di gente che lavora e assai meno di poco rispettabile spread, ce la porteremo addosso per chissà quanto tempo. Ma una cosa, una sola, vorrei consigliare a quelli che se la facevano addosso dalla gioia per tante belle facce nuove, per l’onestah, per gli apritori del Parlamento come fosse una scatoletta di sardine (queste ultime, nel frattempo, divorate dai pescecani). Adesso le facce nuove, i giovani, gli onestih, li avete sul ponte di comando (oddio, un po’ affollato) e quindi siate fiduciosi e tranquilli. Magari il braccialetto elettronico sarà solo l’inizio e la vostra dignità continuerà ad essere offesa da un imbecille che multa il vecchietto per tre bottiglie di vino nella borsa, ma questi formidabili nuovi politici, alla peggio, nomineranno sempre nuove task force, secondo la bisogna. E il Parlamento? Più che aprirlo come una scatoletta, è stato ingloriosamente messo nel cesso. Ma andrà tutto bene.

Roberto Ezio Pozzo, 25 Apr 2020, qui.

E concludo con lo sfacelo della democrazia.

Quel virus illiberale che ha colpito la democrazia

Come credevamo di essere immuni, così riteniamo di essere democratici per natura. Si tratta di due errori grossolani. Il virus, che immaginavamo dall’altra parte del mondo, è arrivato e ha messo in crisi il nostro servizio sanitario. Il governo, a sua volta, ha trasformato una chiara difficoltà sanitaria in una crisi istituzionale adottando provvedimenti illiberali che hanno impoverito il Paese sia economicamente sia moralmente. Fare ora la storia di come si sia giunti fin qui serve, forse, a poco. Invece, ciò che è utile tener presente è che da questa situazione data – illibertà e povertà – non si trova e si fatica a rintracciare una celere via d’uscita, mentre lo stesso governo è tenuto a galla dall’emergenza. Le forze pauperiste – il M5S e ampi spezzoni della sinistra – ostacolano la ripresa delle attività spingendo così l’Italia verso la trasformazione nel Venezuela del Mediterraneo che guarda a Oriente. L’opposizione, purtroppo, non è migliore del governo e non ha capito che niente è come prima, ragion per cui vanno ripensati sovranismo, europeismo ed antieuropeismo. C’è bisogno di un fronte liberale e occidentale che capisca che in gioco c’è molto ma molto di più della salute: in gioco ci sono la libertà individuale e il destino della ex democrazia italiana.

Il Covid-19 non è la causa della crisi. L’epidemia è l’occasione che ha accelerato lo sfarinamento nazionale ma lo sfarinamento era già in atto da molto tempo. Il Coronavirus non si è abbattuto su un Paese di sana e robusta costituzione ma su una democrazia che già era fragile di suo e non ha trovato di meglio da fare che abolire la Costituzione. L’epidemia contagiando lo stesso corpo istituzionale ha messo in luce quanto si intuiva ma non si aveva il coraggio di confessare a sé stessi: l’Italia è stata per mezzo secolo una democrazia non per sua virtù ma soltanto grazie al contesto internazionale e al ruolo che le veniva concesso di recitare. Mutato lo scenario internazionale ecco venir fuori tutta la debolezza della democrazia italiana, tanto sul piano politico-istituzionale quanto (ed è inevitabile) sul piano culturale.

Le scuole o culture politiche che hanno caratterizzato la vita civile italiana dal dopoguerra alla fine del comunismo e oltre sono state i due grandi partiti di massa: la Dc e il Pci. Ma nessuno dei due era realmente ispirato da una cultura democratica. Al contrario, il loro obiettivo era quello di impossessarsi della macchina statale per piegarla agli interessi del proprio blocco sociale. La concezione che l’anima comunista e l’anima cattolica avevano dello Stato era quella di uno Stato-partito o di uno Stato-chiesa ossia una istituzione salvifica in cui gli italiani in genere potevano identificarsi per essere governati ed accuditi dalla nascita alla morte all’insegna del paternalismo e del primato della sicurezza come facoltà di badare ai propri interessi mettendo in conto i debiti allo Stato. Le forze laiche – la cosiddetta terza forza, i liberali, i repubblicani, i socialdemocratici, il tardo socialismo di Craxi – hanno inciso per come hanno potuto e la loro influenza culturale in alcuni momenti, si pensi alla stessa genesi della Costituzione, è stata anche superiore alle loro forze e alle legittime attese. La democrazia italiana è stata a tutti gli effetti il risultato della divisione del mondo con gli accordi di Yalta.

Stando così le cose non è possibile meravigliarsi – lo dico prima di tutto a me stesso – se oggi la vecchia, stanca e stantia democrazia del passato si è rapidamente trasformata in una democrazia dittatoriale o in un regime dispotico in cui tutte ma proprio tutte le libertà civili sono state sospese con un banale comunicato (televisivo), esattamente come avviene nella classica tecnica del colpo di Stato descritta a suo tempo da Malaparte (un altro arci-italiano che della democrazia, tutto sommato, non sapeva che farsene ma che sapeva pur sempre guardare in faccia la realtà e non temeva la verità come, invece, ne hanno paura i suoi e miei connazionali). C’era da aspettarselo da un Paese in cui la cultura politica non è mai uscita dal dibattito strumentale intorno all’ombelico del fascismo e dell’antifascismo senza riuscire mai a uscire e riveder le stelle di una libertà che costa doveri e fatica perché mette in scacco l’idea schiavistica dei totalitarismi novecenteschi che or ora ritornano sotto altra natura.

Come andrà a finire? Pensare di ritornare alla situazione precedente è ingenuo. La libertà una volta accantonata non si riapre come se fosse un ombrellone. Gli italiani, del resto, si sono rifugiati sotto l’ombrellone statale con il convincimento che garantisca l’ombra della sicurezza, anche mettendo in conto l’impoverimento sociale, già visibile a occhio nudo nelle strade deserte e depresse, e un governo assoluto che grava sul corpo e sull’anima per chi ce l’ha. Così avanza l’antica arte della dissimulazione onesta e persino le amicizie e le antiche abitudini cambiano sapore.

Giancristiano Desiderio, 23 aprile 2020, qui.

E a proposito del 25 aprile, più sopra evocato
bologna-rimini
E torno a ripetermi: dobbiamo ribellarci. Con la scusa di salvarci dal virus ci fanno morire di fame, di altre malattie che non saremo più in grado di curare, e infine di qualunque abuso il delirio di onnipotenza di questa gente abbia voglia di suggerire.

barbara

E ORA PARLIAMO DELLA FAMIGERATA APP

Che personalmente non mi riguarda, dato che non possiedo uno smartphone, ma che non scaricherei, se lo avessi, perché la ritengo pericolosissima: pericolosissima di per sé, e pericolosa al cubo con questa specie di governo di un uomo che si è imposto come unico detentore del potere legislativo e ha instaurato uno stato di polizia. Ma dato che in materia sono totalmente analfabeta, lascio parlare gli altri.

La app Immuni sarà la nostra fine

Questo “sgoverno” se ne deve andare. Ha sbagliato tutto il possibile. Ha promesso ed ha mentito. È stato incapace di cogliere una pandemia nel suo evolvere. Ha fatto prevalere l’ideologia al buon senso. Si dimostra incapace oggi di concepire una uscita dalla reclusione di massa, detta Fase 2, con la necessaria lucidità. Ha stretto sempre più le maglie del controllo, in una escalation delirante. Ha investito le forze dell’ordine di compiti odiosi, istigandone il lato aggressivo e irragionevole. Ha consegnato la politica nelle mani di virologi influencer, dimostratisi incompetenti, arroganti, ambiziosi. Ha lasciato un paese in un limbo allucinante per due mesi, così che chi non crepa di contagio rischia di crepare di inerzia e di inedia. Ha moltiplicato le task force, forze inconsistenti, che servono solo a moltiplicare prebende, farcite di competenti assai presunti, di maneggioni, di intriganti, di carrieristi, di parassiti, di marxisti d’accatto e di risacca. Ha puntato non sull’efficacia ma su una comunicazione reality, patetica, odiosa, falsa.
Ha usato la reclusione coattiva per arrendersi all’Europa usuraia nel modo più umiliante, castrando le (debolissime, e confuse) opposizioni, incamiciando qualsiasi protesta eventuale. Ha messo contro le regioni, i poteri decentrati, non si è assunto la minima responsabilità del disastro, ha aizzato i media contro i governatori avversi continuando a flirtare coi politici amici che mangiavano involtini e cercavano cinesi con cui fare sesso solidale, fino a che, come sempre accade quando le nullità comandano, non sono finiti a divorarsi tra loro. Ha aspettato paziente il fatale esito giudiziario per gli oppositori.
E alla fine, per mano del solito Mattarella, cui si deve molto dello sfascio attuale, ha imposto un tecnocrate che sta a Londra, il manager di telefonia Colao, col compito di imporci una app. “Sarà volontaria”, avevano mentito sapendo di mentire. E lo sapevano perché sapevano che i cittadini, già provati dalla lunga cattività, esasperati, sbigottiti al cospetto di tanta inconsistenza, si sarebbero ribellati in massa ad un programma dal controllo globale, che ovviamente sarebbe rimasto anche a pandemia smaltita.
La app “Immuni”, frutto di un trust fra i soliti arcinoti, non serve alla nostra salute, serve a sconfiggerci definitivamente come cittadini, come individui, come uomini dalla libertà almeno residuale. Serve a cinesizzarci, il sogno di questo “sgoverno” realmente comunista. E adesso, implacabile, arriva la conferma. Liberi di obbedire. Liberi di assumere la app. Altrimenti, destinati al braccialetto elettronico. Altrimenti in galera. Colpevoli di niente, condannati a vita per non aver commesso alcun fatto. E lo saremo, colpevoli, lo saremo tuttavia, se non ci ribelleremo a tutto questo.
Saremo complici della nostra rovina. Volonterosi carnefici di noi stessi. Saremo gli zimbelli del mondo libero e gli stracci di quello prigioniero. Saremo senza più dignità, legittimando ogni disprezzo tedesco, francese, eurodittatoriale. Saremo quello che ci siamo meritati. Già adesso l’informazione mainstream, di sinistra, proveniente da generazioni di piombo, di fanatici del potere e del controllo sotto le mentite spoglie dei rivoluzionari, già adesso questa sporca informazione di commissari del popolo, di spioni, di delatori, di leninisti spinge, sforma, stravolge: così come chi non mangiava involtini primavera era un razzista, chi restava a casa uno stragista (oggi lo sei se ti azzardi a uscire), chi non sottoscriveva l’immunità genetica dei migranti era un nazista, chi non vuole sfondare a calci Trump o Salvini è un violento, chi non scommette sul ripensamento del capitalismo, cioè una bella e sana società paleocomunista, è un porco da annientare, allo stesso modo chi non smania per infilarsi la app come una supposta è un miserabile, un verme, un sovranista, un infame, un monatto, un untore, la cimice borghese di cui parlava Gramsci, e merita l’eterno anatema di Marx: “Io ti schiaccerò”.
Ma noi non possiamo lasciarci schiacciare, dobbiamo ribellarci. Questa volta sì, questa volta cedere non ci è dato. Ne va della nostra decenza di uomini e donne; di esseri umani. Perché noi siamo l’ultima cosa che ci rimane, e dobbiamo esserne consapevoli. Mentre è questo che ci dicono quando ci insegnano che tutto dovrà cambiare, che noi dovremo cambiare: ci stanno già cambiando, siamo il loro esperimento sociale, siamo i criceti sulla ruota. Pagheremo per la nostra rovina. Pagheremo anche la app che ci immunizza. E invece non possiamo, non dobbiamo, non vogliamo arrenderci né alla app, né al bracciale elettronico, né alle catene del controllo altrimenti, del conformismo, della sudditanza a un Paese di virologi che si divertono a mandare la morte a Trump o Boris Johnson, si insultano per una ospitata televisiva, come l’ultima delle troniste, e noi dovremmo prenderli sul serio.
Non dobbiamo sottovivere col peso addosso di un peccato originale mai commesso, ma che giustifica la nostra sudditanza concentrazionaria. Questa volta dobbiamo resistere. Noi da loro. In modo non violento, ma dobbiamo farlo, non importa il prezzo. Questa volta in culo no. Che non si arrivi a pensare di noi: potevano scegliere tra il disonore e il controllo, hanno scelto il disonore e hanno avuto il controllo. Questo “sgoverno” di questurini e di burattini, di manichini dai fili tirati dalla Cina, dalla Oms, da virologi vanesi e comici lugubri e comunisti truci, da informatici e manager, da avvocati esaltati, da presidenti distratti, questo “sgoverno” se ne deve andare.
Max Del Papa, 20 aprile 2020 (qui)

Poi vi metto una considerazione e un’altra considerazione di carattere tecnico ad opera di chi è del mestiere e un video di Luca Donadel

Restando ancora un momento al nostro amato governo e alle sue bizzarrissime bizzarrie, vi propongo questo pezzo con considerazioni che ritengo interessanti, e infine vorrei tornare ancora un momento sulla caccia all’uomo messa in atto dalle Forze dell’Ordine, e in particolare a questa foto,
Dronirimini31
sulla quale, da un post di straordinario interesse che vi raccomando di leggere, stralcio due brevi capoversi:

Adesso vorrei chiedermi perché questa specifica immagine ha colpito così tanto. Perché è stata scambiata così spesso sui social, commentata, memerizzata. Quali corde ha toccato. Cosa racconta, al di là delle apparenze. […]

Si tratta dell’inversione fra i fini e i mezzi che è propria dei regimi autoritari. Una comunità consapevole si dà regole utili a raggiungere uno scopo condiviso (difenderci tutti assieme dai rischi del virus) e ammette anche che ci siano sanzioni quando un trasgressore mette in pericolo quello scopo. Uno stato autoritario dà regole che possono anche avere uno scopo, ma applica le punizioni quando viene messa in pericolo l’obbedienza.

E con questo direi che abbiamo detto tutto. Anzi no, manca ancora questo:
comunismo marsigatto
di Marsigatto.

barbara

LE COSE CHE TROVI IN RETE

Intanto questa.

COSÌ È PIÙ CHIARO

resta a casa cazzo !!!

“Uno esce di casa, si mette le scarpette da running e da solo va a fare una sana corsetta.
Il fisico trova giovamento e la mente è libera.
Quando vede qualcuno da lontano, modifica il percorso per non incrociarlo e mantenersi anche oltre la distanza di sicurezza.
Il tempo è bello, il sole tiepido è l’aria fresca. Tutto è perfetto.
Poi quella buchetta, coperta dall’erba, il piede destro la centra, la caviglia cede, si piega, troppo, fa “crack”. Gonfia subito, il dolore non si descrive.
Rientra in casa a fatica, toglie le scarpe e il calzino.
La caviglia oltre al gonfiore ha preso un brutto colore.
Che fare?
Il dolore a freddo aumenta.
Si sente una merda ma non può fare a meno di chiamare il 118 e, nonostante il momento difficile, di li a poco arriva l’ambulanza.
I volontari, chiusi nelle loro tute ermetiche, parlano poco dietro le mascherine, lo fanno salire.
Lui si sente una merda, loro non fanno nulla per farlo sentire diversamente.
Al Pronto Soccorso fanno tutto quello che si deve fare, radiografie e tutti i controlli sanitari dettati dall’emergenza.
Mentre aspetta si sente una merda, e nessuno fa nulla per farlo sentire diversamente, anzi, a volte anche solo gli sguardi contribuiscono. Arrivano i risultati della radiografia e non ci sono sorprese, come aveva predetto il medico, c’è una frattura.
Mentre gli fanno il gesso si sente una merda, e nessuno fa nulla per farlo sentire diverso, anzi l’infermiere che gli tiene il piede dritto che in quel modo gli fa un male cane, sembra ne goda.
Poi arrivano i risultati sanitari e qui c’è la sorpresa: PAZIENTE POSITIVO AL CORONAVIRUS COVID 19 IN CONDIZIONI ASINTOMATICHE.
Gli cade il mondo addosso insieme a una montagna di merda.
Allarme rosso: il reparto del Pronto Soccorso viene totalmente isolato e reso inagibile mentre tutto il personale medico e paramedico insieme a tutti i degenti vengono messi in quarantena.
Il caos è totale e la situazione è drammatica.
Lui si sente una merda e nessuno fa nulla per farlo sentire diverso, anzi glielo dicono in coro: SEI UNA VERA MERDA!!!”
Così è più chiaro ??? merde
E ora andate a correre

Copiato e incollato!

Commento. 1. Ma veramente un runner, presumibilmente giovane, cade per una buchetta? 2. Veramente un runner presumibilmente giovane con una caduta di questo genere arriva addirittura a fratturarsi una gamba? 3. Veramente quando uno si fa una frattura si sente crack? Io non l’ho sentito neanche quando ho mandato una costola in tre pezzi, per dire. 4. Ma veramente a uno in buona salute fanno il tampone solo perché si è rotto una gamba, quando non riescono a farseli fare, nonostante ripetute richieste, neanche quelli che hanno TUTTI i sintomi del covid19? 5. Se grazie a quella provvidenziale caduta non fosse finito al pronto soccorso dove gli hanno fatto il tampone, quanta gente avrebbe infettato, essendo asintomatico e quindi inconsapevole, a partire dai familiari coi quali, a causa della quarantena, era forzatamente a stretto contatto? 6. Del personale sanitario che fa di tutto per far sentire il paziente una merda dovrebbe semplicemente cambiare mestiere. Per la serie: se c’è una cosa che proprio non si sopporta sono gli scritti edificanti. Poi c’è un’altra storiellina edificante che ho letto in rete. Purtroppo non ho provveduto a salvarla e poi non l’ho più ritrovata, ma la ricordo esattamente in tutti i dettagli, tranne il nome del primo protagonista. e quindi ve la metto qui di seguito, e mi perdonerete se elimino tutte le toccanti sdolcinature, le particolareggiate descrizioni di pianti e frigni eccetera. Noi, dopotutto, siamo uomini duri, quelli che cominciano a giocare quando il gioco si fa duro.

Un papà va al parco col bambino, che proprio non ne può più di stare chiuso in casa. Naturalmente i giochi non sono accessibili, naturalmente non gli è permesso giocare con altri bambini, anzi, neppure avvicinarsi, stanno semplicemente seduti sulla panchina, padre e figlio, a godersi un po’ di aria. Quando è ora di rientrare il bambino protesta, piange, smoccica, si sfrega gli occhi con le mani – si prega di prestare attenzione ai passaggi strategici – e poi appoggia le mani sulla panchina. Alla fine il padre riesce a portarlo via. Poco dopo arriva Monica con sua figlia per farle prendere un po’ d’aria, ma con regole rigidissime: non avvicinarsi a nessuno, non sedersi sulla panchina (sì, sempre quella), non toccarla neppure. Quando è ora di andare Monica si accorge chela bambina ha una scarpa slacciata, si china per allacciargliela e, per non dover posare la borsa sul terreno fangoso, la posa un attimo sulla panchina. Torna a casa, dove c’è anche suo padre ottantenne che per l’emergenza si è trasferito da lei in modo da non dover andare in giro lui a fare la spesa, dal momento che si sa che i vecchi sono più a rischio. Va in cucina a preparare la cena, di lì a un po’ suona il cellulare che è nella borsa, lei non lo sente e allora provvede il padre a prenderlo dalla borsa e portarglielo. Dopo qualche giorno suo padre si ammala, in rianimazione non c’è posto e lui muore.

Commento: eccheccazzo! Cioè, ma si può costruire una storia così scema per convincerci a stare a casa?!
E nel frattempo si è scatenata la caccia all’uomo con grande spiegamento – anzi, senza risparmio – di uomini e di mezzi, che qui vediamo in due episodi, entrambi mirabilmente montati .

Ed è davvero difficile trovare le parole adatte per commentare episodi tanto vergognosi quanto grotteschi, per non parlare l’eccitazione nella voce di chi commenta, come se davvero si trattasse di una caccia a pluriassassini scappati di prigione, oltre all’assurdità delle parole (“sta scappando, letteralmente!”). Ecco, io sono totalmente d’accordo con questa cosa qui:

Claudia Perina

Titolo: Talebani. Testo: Il governatore veneto Zaia è il primo ad accorgersi della deriva talebana che sta prendendo la quarantena e si muove in controtendenza rispetto ai suoi colleghi decretando la libertà di grigliata, di passeggiata e di corsetta sportiva. Per cultura, intuito o forse istintiva competenza, ha capito che la criminalizzazione rancorosa del relax, della festa, di tutto ciò che consente divertimento e piacere non ha nulla a che vedere con la lotta al virus ma piuttosto con una svolta psicologica da Loya Jirga dell’autorità. Il sottotesto della lotta al Covid ha già imposto il seguente immaginario penitenziale: lavorare si può (abbiamo scoperto che le imprese, pure al Nord sono quasi tutte aperte) ma divertirsi no. Il rischio è accettabile in nome della produzione e del Pil; diventa inaccettabile se collegato al piacere personale, pure se infinitamente inferiore alla presenza in fabbrica o in ufficio (chi metti in pericolo se corri? Se fai la grigliata con la famiglia in giardino?). La nuova austerità talebana sostituisce il culto religioso con il culto pseudoscientifico, addita al pubblico ludibrio ogni attività collegata al godimento, recluta la sua polizia morale tra gli ipocondriaci e i depressi cronici: nel mio quartiere hanno denunciato due ragazze (sorelle, probabilmente) che festeggiavano il compleanno con la musica in terrazza. Motivo: i passanti con cane si fermano ad ascoltare, non va bene, è un cattivo esempio, minaccia la regola della clausura. Nella Kabul delle leggi islamiche non si sarebbe potuto fare di meglio (o di peggio). Non so se Zaia abbia liberato le grigliate per questo motivo o per faccende sue. Comunque, bravo. (qui)

E con questa, da standing ovation, e magari ci sarebbe da fare qualche riflessione anche su questa cosa qui.

barbara