IL CALDO

Quello proprio tosto. Quello che alle nove di mattina il termometro già arriva quasi a quaranta (e tra una cosa e l’altra, all’una passata sei ancora in giro sotto la canicola). Quello.
È arrivato, e da giorni e giorni è così. L’aria che infilo nei polmoni è rovente. I vestiti mi stanno incollati addosso, io che non sudo praticamente mai. La pelle bolle, se qualcuno ci rompesse sopra due uova, dopo pochi minuti potrebbe mangiarsele all’occhio. E il mio corpo, di tutto questo caldo, ne gode selvaggiamente (no signor Train, non è un pleonasmo: c’è la virgola). Il mio corpo fiorisce. Dopo trentotto anni di Alpi, dopo trentotto anni di freddo infinito e interminabile (certi anni a fine agosto di notte già si va sotto zero; certi anni a fine giugno si è molto vicini allo zero), dopo trentotto anni di sofferenza, finalmente il mio corpo può assaporare la voluttà del CALDO, sia sempre benedetto.
solleone
barbara