UN PAIO DI COSE SU QUEI FAMOSI CAMBIAMENTI CLIMATICI

Quelli brutti brutti, che ci condurranno alla catastrofe, che fanno piangere la piccola Greta e per fermare i quali da almeno mezzo secolo ci restano solo dodici anni che ormai saranno diventati undici e fra poco saranno dieci. Quelli.

Riscaldamento globale: la grande truffa?

Avevo già trattato il tema del riscaldamento globale in un precedente post del 27/7/2019 (https://politicaesocieta2015.wordpress.com/2019/07/27/le-balle-del-pensiero-unico-2-episodio-il-riscaldamento-globale/).

Prendo spunto dal fallimento della conferenza di Madrid sul clima (COP 25 – nel quale Cina, India, Stati Uniti e Russia di sono defilati dal sottoscrivere impegni sui futuri tagli delle emissioni di gas serra), per tornare sull’argomento.

A margine di quella conferenza l’Europa dal canto suo sta preparando il compitino a casa e sta lavorando all’obiettivo di raggiungere zero emissioni nette entro il 2050. La stessa promessa è stata fatta a più riprese negli anni da vari politici in giro per il mondo. A questo riguardo apro subito una breve parentesi su cosa questo significhi in termini pratici perché fa molto trendy dire “zero emissioni entro il 2050” ma la realtà dei fatti è molto complicata. In base a quanto descritto in questo articolo di Forbes (https://www.forbes.com/sites/rogerpielke/2019/09/30/net-zero-carbon-dioxide-emissions-by-2050-requires-a-new-nuclear-power-plant-every-day/ ), per ottenere l’equivalente di energia prodotta dai combustibili fossili da qui al 2050, occorrerebbe costruire 3 centrali nucleari di nuova generazione ogni 2 giorni da oggi per i prossimi 31 anni per un totale di circa 17.000 nuovi impianti. Se consideriamo che il nucleare esiste da circa 70 anni e attualmente nel mondo ci sono 442 centrali nucleari operative abbiamo la misura della questione. In alternativa, dato che le centrali nucleari non piacciono a tutti, si potrebbero costruire pale eoliche: ne servirebbero 1.500 al giorno tutti i giorni sino al 2050. Totale 16.972.500 nuove pale eoliche.

Ce la possiamo fare? Lascio il giudizio a chi sta leggendo. Quando sentirete qualcuno che promette emissioni zero entro il 2050 ricordatevi di questo calcolo traendo le opportune conclusioni circa la serietà di chi vi sta probabilmente prendendo per il naso. Le utopie sono bugie molto dolci da raccontare.

Il calcolo di Forbes sarà attendibile? In ogni caso fornisce l’ordine di grandezza di un problema apparentemente enorme ovvero la necessità di escogitare misure alternative alle fonti non rinnovabili dato che per i catastrofisti dell’ambiente occorre “salvare il pianeta” dalla distruzione e dallo scioglimento dei ghiacciai che ci farà morire tutti annegati.

Ma le cose stanno veramente così? Siamo proprio sicuri i gas serra prodotti dall’uomo ci porteranno sull’orlo del baratro?

Qualche sospetto sulla attendibilità del pensiero dominante potrebbe sorgere nel momento in cui analizziamo la letteratura disponibile sull’argomento. La stragrande maggioranza dei testi reperibili in rete da siti specializzati a riguardo ci dicono:

  • che i gas serra sono la causa del riscaldamento globale
  • che i gas serra sono in aumento vertiginoso negli ultimi anni
  • che l’uomo produce quantità enormi di gas serra
  • che, di conseguenza, è colpa dell’uomo se le temperature aumentano e i ghiacciai si sciolgono perché producendo gas serra causiamo l’aumento delle temperature.

Insomma, sarebbe tutta colpa nostra, della nostra civiltà di irresponsabili che stanno “giocando col futuro delle generazioni a venire”.

Sarà un caso ma in nessuna pubblicazione delle numerose che ho consultato viene esposta dettagliatamente la reale percentuale di gas serra di produzione antropica (dell’uomo) rispetto alla mole di gas serra naturalmente presenti nell’atmosfera. Davvero singolare questa circostanza, come se non si volesse fornire ai più una informazione fondamentale per valutare la veridicità delle teorie dominanti sul riscaldamento globale in base alle quali esso sarebbe causato dalle attività umane. L’unica eccezione che ho riscontrato è un interessante articolo in lingua inglese (https://www.geocraft.com/WVFossils/greenhouse_data.html) ripreso anche in italiano dal sito centrometeo.com (http://www.centrometeo.com/articoli-reportage-approfondimenti/climatologia/5845-effetto-serra-attivita-umane-come-stanno-le-cose) che fornisce una misura esatta dell’impatto delle attività umane sui gas serra complessivamente presenti nell’atmosfera.

I dati presentati sono assolutamente sconvolgenti:

le percentuali di gas serra prodotti dalle attività umane, quelli che secondo la vulgata ormai genericamente accettata, sarebbero responsabili dell’innalzamento delle temperature del pianeta, sono ricomprese in un range tra lo 0,28% ed il 2,208%.

Questa forbice si ottiene considerando nel primo caso che il totale dei gas serra sia costituito da vapore acqueo al 95% e nel secondo caso che questa percentuale sia del 60%. La tabella seguente è estremamente esplicativa:

Dati basati sulla concentrazione (ppb) tenendo conto del GWP % di Effetto serra (caso: vapore acqueo al 95%) % Naturale % Man-made % di Effetto serra
(caso vapore acqueo al 60%)
% Naturale % Man-made
Vapore acqueo 95.000% 94.999% 0.001% 60.000% 59.999% 0.001%
Anidride Carbonica (CO2) 3.618% 3.502% 0.117% 28.948% 28.015% 0.934%
Metano (CH4) 0.360% 0.294% 0.066% 2.84% 2.32% 0.521%
Protossido di azoto (N2O) 0.950% 0.903% 0.047% 7.6% 7.225% 0.375%
Altri gas (CFC, ecc) 0.072% 0.025% 0.047% 0.574% 0.197% 0.377%
Totale 100.00% 99.72 0.28% 100.00% 97,756% 2.208%

Si rimanda alla lettura degli articoli citati per un eventuale interessantissimo approfondimento.

Che conclusioni si traggono?

  1. che la maggior parte del gas serra esistente è costituito da vapore acqueo (e su questo non possiamo intervenire);
  2. che la totalità o quasi del vapore acqueo è di origine naturale (e neppure qui possiamo intervenire);
  3. che la percentuale di anidride carbonica, metano, protossido di azoto ed altri gas presenti in atmosfera sono per la maggior parte di origine naturale (e anche su questo non possiamo farci niente)
  4. che la percentuale di gas serra prodotti dalle attività umane è insignificante.

Se questi sono i numeri, quanto possono incidere iniziative quali il Protocollo di Kyoto o di Parigi, che peraltro richiedono riduzioni solo parziali, rispetto alla variabilità naturale del sistema climatico terrestre?

“Non c’è alcun dubbio sul fatto che anche se puntualmente osservato, il Protocollo di Kyoto avrebbe un effetto impercettibile sulle temperature future – un ventesimo di grado entro il 2050”. [Dr. S. Fred Singer, atmospheric physicist Professor Emeritus of Environmental Sciences at the University of Virginia, and former director of the US Weather Satellite Service; in a Sept. 10, 2001 Letter to Editor, Wall Street Journal].

È abbastanza chiaro dove sta l’inganno? L’informazione mainstream continua a martellare l’opinione pubblica su quanto siano aumentate le emissioni di anidride carbonica negli ultimi decenni fornendo però il solo dato assoluto e non quello percentuale riferito a quanto “pesano” queste emissioni sia rispetto all’anidride carbonica di produzione naturale (l’uomo produce tra lo 0,117% e lo 0,934 dell’anidride carbonica complessiva, una quantità estremamente contenuta) sia rispetto alla totalità dei gas serra (come abbiamo visto tra un modestissimo 0,28% ed il 2,208%).

È certamente vero che la concentrazione di anidride carbonica abbia raggiunto i più alti livelli da 800.000 anni a questa parte ma la quota prodotta dall’uomo è così contenuta che se anche la razza umana si estinguesse domani, il clima non ne risentirebbe affatto. Però a voi raccontano che sono 800.000 anni che non stavamo messi così male e a sostegno della tesi vengono mostrati grafici come questi che esposti così non significano nulla perché non vengono messi in correlazione con i gas serra totali:
ct1
ct2
Qualcuno pensa veramente che una percentuale di gas serra prodotti dall’uomo nella misura dello 0,28% sia responsabile dell’aumento delle temperature globali? E il restante 99,72% non conta nulla? Conta solo ciò che produciamo noi? Immaginate la vostra scrivania di 2 metri per 1 metro e sopra quest’area disegnate un quadrato di 7,5 cm di lato; queste sono le proporzioni tra i gas serra antropici ed i gas serra totali.

Giova poi ricordare un aspetto non trascurabile ma che tuttavia non viene mai citato: l’anidride carbonica è il nutriente delle piante e non è inquinante; tutta la vita sulla Terra – piante e animali allo stesso modo – ne trae beneficio essendo questa basata sulla chimica del carbonio nella quale la CO2 è un elemento essenziale.

Se i numeri sono questi credo non ci siano molti dubbi ma attendo smentite e sono pronto a ricredermi.

Certamente è opportuno rendere l’aria respirabile soprattutto nelle città ma questo è un discorso completamente diverso: un conto è dire che i gas nocivi prodotti dall’uomo se concentrati nelle città fanno male alla salute e quindi vadano contenuti ma cosa ben diversa è dire che occorre limitare lo sviluppo economico di intere aree del pianeta che ancora oggi contano per il proprio progresso sullo sfruttamento delle fonti tradizionali paralizzando buona parte dell’economia mondiale perché altrimenti i ghiacciai si sciolgono. E il motivo è esattamente nei numeri esposti sopra. Ridurre lo 0,28% allo 0,14% o allo 0,08% che impatti avrebbe sulla temperatura del pianeta?

Verosimilmente nessuno.

La stragrande parte dei gas serra ha origine naturale e nulla possiamo fare per cambiare il corso delle cose. Mettiamoci il cuore in pace.

Dovremmo inoltre raccontare ai paesi in via di sviluppo che essi dovranno rinunciare a gran parte delle loro prospettive economiche basate sulle fonti tradizionali? Ciò causerebbe carestie di proporzioni bibliche e milioni di morti per fame. È questo che vogliamo?

Aggiungiamo inoltre che il programma di riduzione delle emissioni come previsto dal protocollo di Kyoto dovrebbe costare cifre iperboliche, di molto superiori all’intero PIL mondiale. Sarebbe come sentirsi dire dal proprio medico che dobbiamo ridurre il colesterolo da 10 a 5 (quando il limite è 200) assumendo un farmaco che costa il 99% del nostro stipendio. Chi inizierebbe una cura così costosa per ridurre un tasso di colesterolo già di per sé insignificante? Eppure questo ci stanno raccontando da anni. E la stragrande maggioranza delle persone si beve questa gigantesca bufala.

Sorgono spontanee almeno due domande:

  • se non sono i gas serra antropici, allora qual è la causa dell’aumento della temperatura del pianeta?
  • perché la comunità scientifica si è orientata sulla spiegazione “antropica” del riscaldamento globale e ci vengono propinate da anni bugie clamorose sulla responsabilità dell’uomo in relazione ad esso?

Alla prima domanda le risposte sono molteplici ma principalmente riconducibili o a fenomeni esogeni quali la variabilità periodica dell’attività solare e la variazione periodica dell’asse terrestre o a fenomeni endogeni quali l’attività vulcanica. Una buona spiegazione è fornita da questo articolo in lingua inglese https://www.geocraft.com/WVFossils/ice_ages.html. L’aumento delle temperature (o la loro diminuzione) non è assolutamente correlabile (se non in minima parte) con la produzione di gas serra antropici. Questo articolo ed altre fonti ipotizzano inoltre l’arrivo imminente di una nuova “piccola era glaciale” che potrebbe durare alcuni decenni e che farebbe sparire di colpo le preoccupazioni dei catastrofisti del riscaldamento globale e i loro seguaci https://www.ildolomiti.it/blog/tiberio-chiari/dallinverno-del-2020-le-temperature-potrebbero-abbassarsi-drasticamente-un-raffreddamento-causato-dal-ciclo-solare-in-arrivo-con-il-ritorno-di-una-piccola-era-glaciale

https://www.attivitasolare.com/la-piccola-era-glaciale-2020-2060/

Quando ciò avverrà il pensiero unico modificherà il proprio linguaggio passando dal “riscaldamento globale” ai “cambiamenti climatici” imputando questi ultimi come sempre all’uomo anche se in realtà la verità è ben diversa.

Alla seconda domanda ho già dato la mia risposta nel post precedente già citato (https://politicaesocieta2015.wordpress.com/2019/07/27/le-balle-del-pensiero-unico-2-episodio-il-riscaldamento-globale/) che ha a che fare esclusivamente con il concetto di potere. A quelle osservazioni potrei ora aggiungere che negli anni ’40 del secolo scorso l’opinione dominante era che ci saremmo avviati verso una nuova glaciazione (“raffreddamento globale”) ma poi, dopo una serie di rilevazioni consecutive per alcuni anni di lievi e costanti incrementi della temperatura media globale (misurata a terra) l’orientamento generale si spostò sulla tesi opposta che via via si è cristallizzata nel corso dei decenni rendendo difficile un ripensamento generalizzato che oggi ai climatologi costerebbe moltissimo in termini di fama, prestigio e sovvenzioni pubbliche.

Alla domanda “com’è possibile che una percentuale così modesta di gas serra antropici influisca sulle temperature del pianeta?” non so rispondere. Bisognerebbe porre lo stesso quesito ai fanatici della teoria del riscaldamento globale antropico.

Anzi, se qualcuno di essi leggesse queste righe, lo pregherei di fornirmi il suo punto di vista a riguardo supportato da dati precisi.

Non si tratta di fare dietrologie o complottismi.

Si tratta di numeri e se qualcuno è in grado di smentirli, si faccia avanti. Grazie. (qui)

E poi ci sono quei devastanti incendi in Australia, che naturalmente sono causati dai cambiamenti climatici che a loro volta sono causati da noi: lo sanno tutti, no?

Il governo australiano resiste all’ideologia eco-catastrofista: incendi dolosi

“Il governo australiano, nonostante la rabbia dell’opinione pubblica, l’angoscia delle vittime e i moniti degli scienziati, si ostina a sostenere che il cambiamento climatico non ha a che vedere con gli incendi che stanno devastando il Paese”. Esordisce così un articolo pubblicato il 7 gennaio dall’agenzia di stampa Reuters, intitolato: “I leader dell’Australia irremovibili sull’azione per il clima dopo gli incendi devastanti”. Nello stesso giorno un editoriale del Washington Post dal titolo “Gli incendi apocalittici dell’Australia sono un avvertimento al mondo” iniziava dicendo: “Questo è il futuro che l’umanità si sta preparando, proprio adesso, ogni giorno che i governi mondiali sprecano senza reagire al cambiamento climatico”.

Gli articoli su mass media e blog che mettono sotto accusa il governo australiano “insensibile ai disastri climatici” sono centinaia e se ne continuano a pubblicare, anche se il governo sostiene che il global warming non c’entri per un’ottima ragione: e cioè che gli incendi sono di origine dolosa, come d’altra parte succede quasi sempre. Le autorità australiane hanno infatti annunciato di aver già arrestato più di 180 persone. L’allarme lanciato – “questo è il futuro che l’umanità si sta preparando” – avrebbe piuttosto senso se si riferisse al fatto che sono minorenni ben il 70 per cento delle persone finora arrestate.

Ma prima o poi qualcuno forse finirà per dire addirittura che gli incendi non sono dolosi, che il governo australiano mente per non assumersi le proprie responsabilità. La colpa del governo australiano, che già dà “scandalo” per una politica inflessibile in materia di immigrazione illegale, e guai a portarlo invece ad esempio, è di mostrarsi determinato anche in fatto di politiche ambientali. Il primo ministro Scott Morrison e il ministro per la riduzione delle emissioni di gas serra Angus Taylor hanno infatti dichiarato che non c’è motivo di ridurre le emissioni di CO2 più di quanto il Paese non stia facendo. Hanno detto che, al contrario, l’Australia dovrebbe essere premiata perché sta tenendo fede all’impegno di ridurre entro il 2020 le proprie emissioni di gas serra secondo quanto stabilito. Fare di più andrebbe a danno dell’economia nazionale specialmente perché comporterebbe una riduzione delle esportazioni di carbone e gas naturale.

A chi gli rinfaccia che l’Australia anche se contribuisce solo all’1,3 per cento delle emissioni mondiali di anidride carbonica è però seconda, dopo gli Stati Uniti, per emissioni pro capite, e tuttavia alla Cop25, il summit mondiale sul clima svoltosi a Madrid all’inizio di dicembre, ha rifiutato insieme ad altri stati di votare un “ambizioso piano di riduzione delle emissioni di CO2”, il ministro Taylor ha risposto il 31 dicembre sulle pagine del quotidiano The Australian:

“Nella maggior parte dei Paesi è inaccettabile perseguire politiche di riduzione delle emissioni che incidano pesantemente sul costo della vita, provochino la perdita di posti di lavoro, riducano le entrate e impediscano lo sviluppo. È per questo motivo che non adotteremo gli obiettivi proposti dal partito laburista, impraticabili, sconsiderati e catastrofici per l’economia, che si risolvono sempre in tasse sull’energia, comunque le si vogliano chiamare”.

In precedenza, il primo ministro Scott Morrison nel corso di una intervista aveva affermato: “Non esistono prove scientifiche attendibili che ridurre le emissioni farebbe diminuire gli incendi”. Ma i mass media schierati con l’ideologia eco-catastrofista, o che quanto meno preferiscono non urtare i sentimenti di chi la condivide, se anche pubblicano le affermazioni dei politici australiani, sanno come manipolare l’opinione pubblica e ne approfittano. Il commento alle parole del primo ministro Scott Morrison è stato: “Gli scienziati del clima avvertono che l’entità e i danni degli incendi sono un chiaro esempio di come il cambiamento climatico (di origine antropica, n.d.A.) intensifica i disastri naturali”. L’articolo del The Australian, prima di riportare una serie di dichiarazioni fatte da esponenti dell’opposizione, afferma: “Gli scienziati sostengono che il cambiamento climatico (sempre di origine antropica, n.d.A.) gioca un ruolo decisivo negli incendi devastanti”.

Inutile replicare – inutile nei confronti di chi nega i fatti se contraddicono l’ideologia in cui crede – che quelli australiani non sono “disastri naturali”, ma disastri arrecati alla natura e che il “ruolo decisivo negli incendi” non lo svolge il cambiamento climatico, qualunque sia la sua origine, bensì l’azione di persone – ed è grave che per lo più si tratti di minorenni – che provocano gli incendi o per irresponsabile incuria o deliberatamente, forse per interesse, forse solo per divertirsi, magari convinti di fare una bravata.

Inoltre, per dovere di corretta informazione, si dovrebbe dire non che “gli scienziati”, ma che “degli scienziati” sostengono essere in atto un cambiamento climatico anomalo, provocato dall’uomo, causato da eccessive emissioni di gas serra, mentre altri scienziati non sono d’accordo, ritengono che quella del global warming di origine antropica sia una congettura sulla quale è irresponsabile e dannoso impostare la politica economica di un Paese, figurarsi del mondo.

Anna Bono, 10 Gen 2020 (qui)

E niente: fra 12 anni la Terra non esisterà più perché l’abbiamo scaldata troppo, e dunque:

barbara

MISCELLANEA GRETIANA

(Post lungo. Vi ho fatto battere la fiacca più che a sufficienza, adesso è ora di tornare al lavoro)

Inizio con qualche foto, partendo con la rabbiosa accusa della nostra martire, rivolta, suppongo, a tutti noi
infanzia
Proseguo con questa, che dimostra inconfutabilmente che il livello di delirio si sta pericolosamente alzando
super
Il Toscano irriverente commenta:
“Telling bullshit is not a superpower”, io osservo che da superpower a Übermensch il passo non è lunghissimo, e i toni messianici che, da buona commediante fortemente indottrinata, esibisce nelle sue seguitissime rappresentazioni, mostrano che vi si è avviata di buona lena. E tra il Savonarola e il profeta Geremia, la sentiamo declamare, passando dall’una all’altra di queste terrificanti espressioni
facce
cose come questa

”People are suffering, people are dying, entire ecosystems are collapsing. We are in the beginning of a mass extinction and all you can talk about is money and fairytales of eternal economic growth.”

Ma vediamo questo breve video

Parecchie cose impressionano: l’insulsa retorica delle frasi che sputa fuori, la recitazione (difficile pensare che rabbia e odio – soprattutto odio – siano davvero spontanei quando vengono manifestati mentre si sta leggendo) decisamente eccessiva, i coglioni che applaudono, forse non avendo capito che è esattamente di loro che sta parlando, i due burattini seduti al suo fianco che fanno sì sì con la testolina come i cagnetti sul lunotto posteriore della macchina, e quell’allucinante “non vi perdonerò mai” che fa venir voglia di dire oh oh oh, sveglia! Ma chi cazzo credi di essere? E se avete ancora una manciatina di minuti provate a fare un esperimento che ho fatto io: togliete l’audio e riguardatelo: il viso contratto, gli occhi sbarrati, le parole sputate, i gesti concitati… No, non scriverò che cosa mi ricorda, però me lo ricorda. Poi arriva il momento drammatico:

Trump incrocia Greta Thunberg: lo sguardo che fulmina il Presidente Usa (qui)

e infatti si vede benissimo che il povero Trump si sta cagando addosso, mentre nei commenti al video qualcuno ha scritto: “Reports are saying that her cold stare just lowered the planet by 2 degrees” (viene riferito che il suo sguardo freddo ha appena abbassato la temperatura del pianeta di due gradi). Su Trump invece penso che valga la pena di leggere questo.
Ma lasciamo per il momento la cialtroncella ignorante, per dedicarci alla scienza vera.

Mentre Greta sbrocca all’Onu, ascoltiamo gli scienziati: in 500 dicono che la nostra casa non è in fiamme

di Federico Punzi [lo conosco da una vita: è una garanzia]

Ieri, al vertice sul clima in occasione della 74esima sessione dell’Assemblea Generale dell’Onu, Greta Thunberg ha pronunciato un discorso che qualcuno ha definito “iconico”, ma che ad un osservatore disincantato è apparso solo molto scomposto, squilibrato, ai limiti del parossismo (guardare per credere).

Tra smorfie e lacrime di rabbia, Greta ha letteralmente perso il controllo, qualsiasi freno, scagliandosi contro i leader mondiali – a molti dei quali in questi mesi ha stretto la mano e sorriso lei stessa – e confermando tutte le peggiori impressioni, di cui abbiamo scritto ieri, sul movimento di cui è ispiratrice e testimonial: il suo fanatismo, il catastrofismo, i toni apocalittici, millenaristici, e il pregiudizio anti-capitalistico.

“Venite a chiedere la speranza a noi giovani? Come vi permettete? Avete rubato i miei sogni e la mia infanzia con le vostre parole vuote”, ha tuonato esibendo una retorica davvero degna di miglior causa, pensando ai milioni di bambini nel mondo a cui davvero, tutti i giorni, vengono “rubati sogni ed infanzia”. Bambini che tribolano nella fame, nella miseria, nello sfruttamento sessuale, nelle guerre. Anzi, come abbiamo cercato di spiegare ieri, è proprio la religione di Greta che rischia di “rubare i sogni” di miliardi di persone, negando loro la possibilità di sviluppo, di benessere, con ricette che in nome dell’ambiente sacrificano la crescita economica. Ed è lei stessa a rivendicarlo, rimproverando ai leader “tutto ciò di cui parlate sono soldi e favole di eterna crescita economica? Come vi permettete?”.

Quindi, il pentitevi o morirete tutti: “Le persone stanno soffrendo, stanno morendo. Interi ecosistemi stanno collassando. Siamo all’inizio di un’estinzione di massa… Il mio messaggio è che vi teniamo gli occhi addosso”.

Ma almeno una cosa, ieri, Greta l’ha detta giusta: “Non dovrei essere qui, dovrei essere a scuola, dall’altro lato dell’oceano”.

A proposito di scuola, sempre ieri in Italia il ministro dell’istruzione Fioramonti (quello che vuole tassare le merendine) ha pubblicato una sua circolare in cui si invitano le scuole a giustificare le assenze degli studenti che venerdì 27 settembre parteciperanno al Global Strike di Greta, “stante il valore civico che la partecipazione riveste”, si legge. E se gli studenti vorranno partecipare a scioperi contro la guerra il lunedì, contro la povertà il martedì e via dicendo di nobile causa in nobile causa, godranno della stessa giustificazione? Come ciascuno può facilmente comprendere si tratta di un precedente scivoloso, dato che ciascun ministro potrebbe in futuro riconoscere lo stesso “valore civico” nella partecipazione alle manifestazioni politiche che condivide.

Dai FridaysForFuture ai sabati fascisti è un attimo.

Ma mentre tutti i riflettori sono puntati sulla giovane attivista svedese, facciamo come dice Greta, ascoltiamo gli scienziati. Nell’indifferenza delle istituzioni e dei media mainstream, 500 di loro hanno indirizzato al segretario generale dell’Onu Guterres una lettera contro l’allarmismo climatico. Lanciata da Guus Berkhout, geofisico e professore emerito presso l’Università dell’Aia, l’iniziativa è il risultato di una collaborazione tra scienziati e associazioni di 13 Paesi. Pubblicato in un momento in cui l’agenda internazionale pone di nuovo il clima in cima alla lista delle preoccupazioni, questa “Dichiarazione europea sul clima” ha lo scopo di far sapere che non c’è urgenza né crisi climatica. Chiede quindi che le politiche climatiche vengano completamente ripensate, riconoscendo in particolare che il riscaldamento osservato è inferiore al previsto e che l’anidride carbonica, lungi dall’essere un inquinante, ha effetti benefici per la vita sulla Terra.

Di seguito riportiamo una traduzione della lettera:

Eccellenze,

Non c’è emergenza climatica

Una rete mondiale di oltre 500 scienziati e professionisti esperti del clima e di campi correlati hanno l’onore di inviare alle Vostre Eccellenze l’annessa “Dichiarazione europea sul clima”, di cui i firmatari di questa lettera sono gli ambasciatori nazionali.

I modelli di divulgazione generale sul clima su cui si basa attualmente la politica internazionale sono inadeguati. È pertanto crudele nonché imprudente sostenere la perdita di trilioni di dollari sulla base dei risultati di modelli così imperfetti. Le attuali politiche climatiche indeboliscono inutilmente il sistema economico, mettendo a rischio la vita nei Paesi a cui è negato l’accesso all’elettricità permanente a basso costo.

Vi invitiamo a seguire una politica climatica basata su solida scienza, realismo economico e reale attenzione a coloro che sono colpiti da costose e inutili politiche di mitigazione.

Vi invitiamo inoltre a organizzare con noi all’inizio del 2020 un incontro costruttivo di alto livello tra scienziati di fama mondiale di entrambe le parti del dibattito sul clima. Questo incontro renderà effettiva l’applicazione del giusto e vecchio principio di buona scienza e giustizia naturale secondo il quale le due parti devono poter essere ascoltate in modo completo ed equo. Audiatur et altera pars!

Rispettosamente,

Gli ambasciatori della Dichiarazione europea sul clima:
Guus Berkhout, professore (Paesi Bassi)
Richard Lindzen, professore (Stati Uniti)
Reynald Du Berger, professore (Canada)
Ingemar Nordin, professore (Svezia)
Terry Dunleavy (Nuova Zelanda)
Jim O’Brien (Irlanda)
Viv Forbes (Australia)
Alberto Prestininzi, professore (Italia)
Jeffrey Foss, professore (Canada)
Benoît Rittaud, docente (Francia)
Morten Jødal (Norvegia)
Fritz Varenholt, professore (Germania)
Rob Lemeire (Belgio)
Viconte Monkton of Brenchley (Regno Unito)

Dichiarazione europea sul clima

Non c’è emergenza climatica
Questo messaggio urgente è stato preparato da una rete globale di 500 scienziati e professionisti. La scienza del clima deve essere meno politicizzata, mentre la politica del clima deve essere più scientifica. Gli scienziati devono affrontare apertamente le incertezze e le esagerazioni nelle loro previsioni sul riscaldamento globale, e i leader politici devono valutare in modo spassionato i benefici e i costi reali dell’adattamento al riscaldamento globale, nonché i costi reali e i benefici attesi della mitigazione.

Un riscaldamento è causato da fattori naturali e antropici
La documentazione geologica rivela che il clima della Terra varia da quando esiste il pianeta, con fasi naturali fredde e calde. La piccola era glaciale si è conclusa solo di recente, intorno al 1850, quindi non sorprende che oggi stiamo vivendo un periodo di riscaldamento.

Il riscaldamento è molto più lento del previsto
Il mondo si è riscaldato con un ritmo inferiore alla metà di quanto era stato inizialmente previsto, e meno della metà di ciò che ci si poteva aspettare basandosi sulla forzatura netta umana e allo squilibrio radioattivo. Questo ci dice che siamo lungi dal comprendere il cambiamento climatico.

La politica climatica si basa su modelli inadeguati
I modelli climatici presentano molte carenze e sono difficilmente sfruttabili come strumenti decisionali. Inoltre, probabilmente esagerano gli effetti dei gas serra come la CO2. Infine, ignorano il fatto che arricchire l’atmosfera con CO2 è benefico.

La CO2 è il cibo delle piante, il fondamento di tutta la vita sulla Terra
La CO2 non è un inquinante. È essenziale per tutta la vita sulla Terra. La fotosintesi è una benedizione. Più CO2 fa bene alla natura, rende la Terra verde: l’aggiunta di CO2 nell’aria ha portato ad un aumento della biomassa vegetale globale. È anche buono per l’agricolutura, aumentando i raccolti in tutto il mondo.

Il riscaldamento globale non ha per forza causato disastri naturali
Non ci sono prove statistiche che il riscaldamento globale stia intensificando uragani, alluvioni, siccità o altri disastri naturali simili, né che li renderebbe più frequenti. Al contrario, le misure di mitigazione della CO2 sono devastanti quanto costose. Le turbine eoliche uccidono uccelli e pipistrelli e le piantagioni di olio di palma distruggono la biodiversità delle foreste tropicali.

L’azione politica deve rispettare le realtà scientifiche ed economiche
Non c’è emergenza climatica. Non vi è quindi motivo di panico e di allarmarsi. Ci opponiamo fermamente alla politica inutile e irrealistica di neutralità carbonica proposta per il 2050. Fino a quando non emergeranno approcci migliori, il che certamente accadrà, abbiamo ampio tempo per riflettere e adattarci. L’obiettivo della politica internazionale deve essere quello di fornire energia affidabile ed economica, permanentemente e in tutto il mondo. (qui)

Avrei voluto tradurre e postare uno splendido articolo segnalato ieri dall’amico Myollnir, ma purtroppo è stato rimosso: conteneva un elenco di una cinquantina di catastrofiche previsioni climatiche fatte nell’ultimo mezzo secolo che il clima ha puntualmente (per pura cattiveria secondo me) evitato di realizzare: se faremo questo e non faremo quest’altro entro dieci anni le calotte polari saranno completamente sciolte, interi stati saranno sommersi eccetera eccetera. Come Greta, insomma, che oltre a tutto il resto non è neanche capace di essere originale. È stato rimosso, dicevo; cercando in rete ne ho trovato uno che presenta le stesse cose, solo che invece dell’elenco delle catastrofiche previsioni ci sono le foto degli articoli che le contengono, comunque se avete voglia di vederlo – è straordinariamente interessante, e utilissimo come promemoria per quando il prossimo messia verrà ad annunciarci un’altra volta che abbiamo i giorni contati – lo trovate qui. E per chiudere in bellezza, è arrivato el merendinero
assenze
POST SCRIPTUM: ho visto che qualcuno ha preso a chiamarla Cassandra; niente di più sbagliato: Cassandra preannunciava cose vere e nessuno le credeva, Greta dice puttanate senza fondamento e le credono tutti.

POST POST SCRIPTUM, FUORI TEMA: stasera ho brindato.

barbara

GRETA: IL PIÙ BELL’ARTICOLO DI TUTTI I TEMPI

In viaggio con Greta per fare non si sa cosa, ma farlo in fretta

Correttore di bozze 18 aprile 2019 Società

L’estasi contemplativa di Repubblica a bordo del treno che ha portato la famiglia Thunberg in Italia a «dire qualcosa sul clima»

Correttore di bozze, nella sua insopportabile vanagloria, pensava di non avere nulla da imparare in quanto a cieco fanatismo bigotto. Ma ieri improvvisamente la rigida fede dogmatica e retriva di cui andava tanto fiero gli è sembrata una robetta da sbarbati quando ha letto la cronaca del viaggio di Repubblica in treno con Greta Thunberg. Uno sfoggio di religiosa devozione da far crepare di invidia il peggio trinariciuto dei baciapile di Verona.

Del resto, in confronto alle favolette evangeliche in cui crede quell’illuso di un Correttore, il verbo di Pippi Calzethunberg ha la solidità della roccia, la forza dell’evidenza, l’efficacia dell’assioma aritmetico, nonché l’urgenza del bisogno fisiologico. Vuoi mettere? E infatti il cronista di Repubblica, totalmente rapito dalla contemplazione della sua beniamina svedese in viaggio verso l’Italia, neanche avverte la necessità di farsele ripetere, quelle verità. Il reportage ferroviario di Giacomo Talignani dall’Eurocity Basilea-Milano gomito a gomito – beato lui – con la famiglia Thunberg è tutto un dire che «andiamo avanti: dobbiamo farlo», e un ripetere che «andremo avanti finché non ci daranno una risposta», e un ribadire che «i giovani italiani sono molto determinati, si stanno dando “davvero da fare”». Sì ma per fare che? Zitto lei, e cazzi quella gomena.

«Siamo stanchi, ma andiamo avanti: dobbiamo farlo», dice suo padre. Lei, Greta Thunberg, osserva fuori dal finestrino dell’Eurocity le montagne svizzere con la neve ormai sciolta. Quasi non apre bocca, aggiunge soltanto alle parole del padre: «Andremo avanti finché non ci daranno una risposta». Poi chiude gli occhi, deve dormire: ha bisogno di energie per esortare i potenti a “svegliarsi”. 

LA SCIENZA AL COSPETTO DELLA RELIGIONE

Svegliare i potenti ancora ancora. Svegliare il Correttore di bozze invece è impossibile. Ignorante di una capra. Neanche leggendo lo specchietto messo in pagina da Repubblica con gli appuntamenti di Greta in Italia, quell’asino è riuscito a cogliere l’impellente messaggio della signorina del meteo pazzerello. Per dire. Ieri doveva andare in piazza San Pietro all’udienza di papa Francesco poiché «è stata ammessa al Baciamano». E là dove il Correttore di suo avrebbe commentato «anvedi», Repubblica invece spiegava con un poco di emozione che Greta «porterà i dati della scienza al cospetto della religione», e cioè «al Papa dirà qualcosa sul clima». Sissignore, proprio così: qualcosa sul clima.

E in effetti alla fine ieri Greta è andata dal Papa e gliel’ha detto, qualcosa sul clima. «Grazie per la lotta per il clima», gli ha detto fra esclamazioni di stupore e meraviglia generale. E lui, Francesco, che sveglio lo è sempre stato anche senza le energie di Greta, fin qui sembra essere uno dei pochi potenti ad aver capito davvero la solfa: «Vai avanti, Greta!», ha risposto. Anche perché tanto, se le diceva «mo’ basta», quella andava avanti lo stesso.

AFFRONTARE LA CRISI

Intanto, prima di arrivare nella Capitale, Greta ha parlato all’Europarlamento: «È andata bene, abbiamo detto quello che c’era da dire». Il concetto ribadito dalla giovane svedese è che non c’è più tempo, il cambiamento climatico corre veloce e il mondo è indietro: «Notre Dame sarà ricostruita, ma la nostra casa sta crollando e il tempo stringe, i nostri leader devono agire, non lo stanno facendo. Bisogna pensare come se dovessimo costruire una cattedrale, vi prego di non fallire», ha detto Greta ad Antonio Tajani e colleghi.

E così, chiarito che all’Europarlamento «abbiamo detto quello che c’era da dire», riuscire finalmente a sapere che accidenti bisogna fare per non morire malissimo nei prossimi cinque minuti, in fondo non è così importante. L’importante per adesso è sbrigarsi. Dire quel c’è da dire e fare quel che c’è da fare. Ma soprattutto muoversi. Non c’è più tempo.

Per riuscire a salvare il Pianeta la giovane con la sindrome di Asperger cerca dunque di andare più veloce. È così che camminava a Basilea quando abbiamo iniziato il viaggio con lei: rapida, sguardo basso e entrambe le mani salde al cartello marrone che porta sotto braccio con scritto “sciopero per il clima”. Pare voler dire che non ha tempo, proprio come la Terra. […] Appena prima di salire in carrozza verso l’Italia un gruppetto di ragazzi la riconosce, fa per tirar fuori lo smartphone e scattare un selfie: Greta accelera, quasi a voler sparire, a rendersi invisibile. Lo ha detto lei stessa: «Non parlate di me, parlate del cambiamento climatico». Quello è il problema, quella è la sua missione: farsì che si affronti la crisi. 

Esatto: «Farsì che si affronti la crisi». Giustamente Repubblica, nell’ansia di fare qualcosa in fretta e furia per affrontare la crisi ma non sapendo che cosa, ha cominciato a risparmiare sugli spazi tra le parole.

HAI VOLUTO LA BICICLETTA?

Altrimenti, per soli euri 12,90, si può correre in edicola, sempre in fretta mi raccomando, e acquistare velocissimamente con Repubblica il libro di Greta Thunberg La nostra casa è in fiamme, possibilmente in molteplice copia, e in questo modo «farsì» che si acceleri anche il disboscamento del pianeta.

«È essenziale andare a votare, anche per chi come me non può farlo», ha ribadito la sedicenne, il cui libro “La nostra casa è in fiamme” è in vendita con Repubblica.

In aggiunta, visto che venerdì Greta parlerà alle 12.30 al Fridays for Future da un palco che «sarà alimentato dall’energia delle biciclette dei ragazzi», il Correttore di bozze da parte sua propone con la massima fretta che in quell’occasione, oltre a sfruttare giustamente i minorenni per generare energia a scrocco, si vieti loro anche per tutta la giornata di esalare le famose flatulenze che nuocciono all’ozono, vieppiù quando vengono sprigionate nel mentre che si pedala.

GIORNI INTERI SUI BINARI

Poi, di punto in bianco, ecco l’illuminazione. Finalmente anche agli occhi annebbiati del Correttore di bozze diventa chiaro che cosa accidenti è che bisogna fare con tutta questa urgenza. Bisogna fare il tagskryt, ovvio.

Anche il “tagskryt” fa parte del suo messaggio. È così che gli svedesi indicano, in senso buono, il vantarsi di prendere il treno, molto meglio dell’aereo in termini di emissioni. Qualche anno fa Greta rimproverò il padre Svante per essere andato in Italia con la sorella Beata usando l’aereo, “troppe emissioni” gli disse. Ora che tocca a lei, la famiglia viaggia soltanto sui binari. Ogni tanto scattano una foto per mostrare agli altri l’impegno: da stazione a stazione, inquinando meno. Sei ore da Stoccolma a Cophenaghen, altre sei fino ad Amburgo, altrettante fino a Strasburgo. Poi quasi sette per Milano e da lì a Roma. «Sono giorni interi che viaggiamo», ripetono i Thunberg sfiniti. Un sacrificio che per Greta fa la differenza: un solo viaggio in aereo dalla Svezia all’Italia significa oltre 300 kg di Co2, con il treno sono almeno un decimo.

A Greta perciò tutta l’ammirata gratitudine di Repubblica, e del Correttore di bozze, per questo magnanimo sacrificio, per merito del quale stamattina in tutta Europa, fateci caso, è già tornata a fare capolino dopo secoli una mezza stagione. Senza dimenticare naturalmente la sacra famiglia: grazie infinite e alleluia anche a voi, amici martiri Thunberg, cosa non darebbe un correttore di bozze per immolarsi al posto vostro tra le fauci del tagskryt.

Dopo di che, però, tanti auguri a spiegare ai potenti europei che devono svegliarsi, agire subito, rispondere in fretta, sbrigarsi, dai, su, adesso, che state aspettando. Ora che quelli arrivano in Parlamento per fare qualcosa sul clima, qualunque cosa sia, la nostra casa sarà già bella che bruciata. Per colpa di un treno del menga che inquina davvero niente ma ci mette sette ore a fare Milano-Strasburgo. (qui)

@Correttoredibox
greta morirete
Non ho idea di chi sia quest’uomo, ma lo adoro, l’ho adorato dalla prima riga. Poi però, se vi avanza un minuto e mezzo, andate a leggere anche questo. Che poi uno si chiede: ma con tutto sto terrificante riscaldamento globale talmente caldo da mandare a fuoco la casa per autocombustione- tipo Notre Dame, per intenderci – com’è che Pippi nostra ha bisogno di tre giacche e tre cappucci?
LA NOSTRA CASA È IN FIAMME
PS: ma sono solo io a vedere come il fanatismo ottuso abbia sempre a stessa espressione?
Ahed TamimiGreta Thunberg
barbara