L’ARCHIVIO DI TRAVAGLIO È IMPRESSIONANTE
Bakhmut
Il Fatto Quotidiano23 May 2023Marco Travaglio
Inuovi Leonardo. “Da Vinci e il soldato fumatore Bakhmut. Come nell’atene di Pericle, nella Roma di Plutarco e nella Rivoluzione francese dopo Valmy, l’ucraina celebra i suoi eroi” (Bernard-henri Lévy, Instagram, 10.9.2022)
Suicidio. “Il suicidio di massa imposto dalla Wagner per frenare gli ucraini. I russi non sfondano a Bakhmut” (Repubblica, 30.12).
Non se ne vanno. “Bakhmut non la abbandoneremo, è la nostra fortezza” (Volodymyr Zelensky, 4.2.2023).
Se ne vanno. “Ucraini pronti a lasciare Bakhmut. Ritirata strategica nelle campagne” (Lorenzo Cremonesi, Corriere, 13.2).
Sacco e Vanzetti. “L’assalto russo a Bakhmut si arena nel villaggio di Sacco e Vanzetti… Il numero di militari è insufficiente a scardinare le linee di difesa ucraine” (Gianluca Di Feo, Rep, 14.2).
Muro vivente. “Bakhmut resiste all’assalto dei russi, Zelensky: ‘È il nostro muro vivente’” (Messaggero, 16.2).
Muoiono solo russi. “A Bakhmut si lotta strada per strada: ‘I russi hanno perso 200 mila uomini’” (Stampa, 5.3).
Un trionfo. “Podolyak (consigliere di Zelensky, ndr) anticipa le prossime mosse per sconfiggere il nemico: ‘Bakhmut è un successo strategico. Fra due mesi la controffensiva’” (Stampa, 10.3).
Non può cadere. “Bakhmut, adrenalina e fango. ‘Si spara, poi via veloci prima che arrivino i russi. La porta del Donbass non può cadere’” (Cremonesi, Corriere, 11.3).
Lo sbarco di Ferrara. “Salvare Bakhmut… inviare dal cielo gli angeli sterminatori. Bisogna che un’apocalisse sacrosanta di fuoco costringa le ributtanti milizie dello stupro e dell’eccidio a fare retromarcia” (Giuliano Ferrara, Foglio, 15.3).
Frenata. “‘Bakhmut, frenata russa’. Zelensky arriva al fronte” (Messaggero, 23.3). “I russi perdono slancio” (Libero, 23.3).
Controffensiva/1. “La controffensiva ucraina può arrivare a Belgorod (Russia, ndr). Kiev ammassa 80 militari vicino a Bakhmut” (Giornale, 24.3).
Senza appeal. “Bakhmut perde appeal” (manifesto, 31.3).
Strategica. “Bakhmut, il centro strategico del Donetsk” (Corriere, 4.4).
Non è tempo. “Bakhmut: lotta all’ultimo uomo. Non è ancora tempo per una ritirata strategica” (Cremonesi, che aveva annunciato la ritirata strategica il 13.2, Corriere, 9.4).
Controffensiva/2. “Arrivati i Patriot in Ucraina. Controffensiva dal 9 maggio” (Giornale, 20.4).
Controffensiva/3. “Prove di controffensiva” (Stampa, 24.4). Controffensiva/4. “Controffensiva (Foglio, 29.4).
Controffensiva/5. “La controffensiva fa paura e i soldati russi scappano” (Messaggero, 1.5).
Ecatombe. “Ecatombe russa: 20mila morti in 5 mesi a Bakhmut e a Est” (Stampa, 3.5).
La resa. “La resa di Prigozhin” (Stampa, 6.5).
Città decisiva. “Gianluca Di Feo: il conflitto di Bakhmut sarà decisivo per la controffensiva ucraina, ma non solo… ‘La battaglia riguarda anche i giochi di potere tra Prigozhin, leader della Wagner, e Kadyrov, leader dei ceceni. Il futuro del Cremlino passa da queste città e da questi leader” (Rep, 8.5).
Lo sbarco di Mieli. “La crepa russa a Bakhmut, parzialmente in mano ucraina, danneggia in modo irrimediabile la parata di Putin” (Paolo Mieli, Corriere, 8.5).
Controffensiva/6. “Kiev ha iniziato la fase uno della controffensiva” (Di Feo, Rep, 11.5).
Contrattacco. “Bakhmut, il contrattacco. L’esercito di Kiev avanza: liberati 2 km. Zelensky: ‘Riprenderemo tutto’” (Stampa, 11.5). “Kiev, contrattacco a Bakhmut. E Prigozhin ammette: rischiamo” (Corriere, 11.5).
“Bakhmut, avanzata di Azov” (Messaggero, 11.5).
Avanzata. “Kiev avanza nel fumo di Bakhmut. I soldati ucraini parlano di ‘controffensiva difensiva’” (Corriere, 14.5).
La riprendiamo. “Il comandante Aibolit guida l’assalto ucraino alla città: ‘L’ordine di contrattaccare è arrivato il 6 maggio. Ora riprendiamo Bakhmut’” (Rep, 15.5).
Ripresi. “A Bakhmut ripresi 20 kmq” (Giornale, 17.5). “I russi perdono terreno a Bakhmut” (Domani, 17.5).
Progressi. “Bakhmut, altri progressi gialloblu” (Giornale, 18.5).
Riavanzata. “Gli ucraini avanzano a Bakhmut” (Corriere, 19.5). “Gli ucraini avanzano a Bakhmut” (manifesto, 19.5).
Perde. “Bakhmut, l’armata rossa perde altre posizioni. L’arma segreta è del 1986. Guadagnati 2 km grazie a un obice datato” (Giornale, 19.5).
La fine. “Bakhmut è soltanto nei nostri cuori” (Zelensky si arrende all’evidenza: Bakhmut conquistata dai russi, 21.5).
Ma è inutile. “Bakhmut, la città ormai è caduta, ma rischia di rivelarsi un inutile trofeo di Putin” (Daniele Raineri, Repubblica, 21.5). “Bakhmut ai russi, ma non possono spostarsi (e Zelensky dice che sono soltanto macerie)” (Corriere, 21.5).
Anzi dannosa. “La conquista delle macerie”, “Bakhmut è una trappola? Perché per i russi la conquista della città può essere uno svantaggio” (Corriere, 22.5). “Bakhmut, gli ucraini circondano i russi per la controffensiva” (Raineri, Rep, 22.5). Ah ecco: li hanno lasciati vincere per metterli in trappola. E poi l’uva era acerba.
Travaglio è quel tizio che quando decide di fare lo stronzo, non sono in molti a batterlo. Però anche quando si ricorda di essere un genio e decide di dimostrarlo, non è facile togliergli il podio.
Però manca questo

Che si abbina bene con quest’altro attento resoconto
Andrea Zhok
Di sconfitta in sconfitta, perdendo secondo il Corriere una brigata al giorno, combattendo senza calzini e a colpi di vanga, esauriti da tempo di missili, travolti ogni mese da una delle nuove Zauberwaffen della Nato, guidati da generali alcolisti e da un presidente pazzo e malato, i Russi ieri hanno completato la conquista della roccaforte di Bakhmut (Artemovsk).
Esattamente ad un anno di distanza dalla conquista dell’altra roccaforte inespugnabile di “Azovstal” a Mariupol.
Ora rimane solo la terza e ultima linea difensiva.
Questo nonostante l’Ucraina si sia giovata di armamenti e addestramento Nato dal 2016, e nonostante dopo lo scoppio della guerra la Nato abbia sostenuto l’esercito ucraino svuotando i propri arsenali convenzionali, addestrando le truppe, fornendo e pagando mercenari stranieri, e nonostante il budget ucraino sia oramai sostenuto soltanto dai finanziamenti a perdere occidentali.
Confesso di essere stupito, perché per quanto bassa potesse essere la stima nei confronti della lungimiranza del blocco occidentale, di fronte ad uno sforzo pazzesco e concorde del genere, con sanzioni economiche durissime, mi sarei aspettato almeno qualche rovesciamento del fronte. (Prospettiva peraltro assai preoccupante, perché sappiamo tutti che una Russia davvero in difficoltà, che temesse per la propria esistenza, rappresenterebbe la più pericolosa delle prospettive.)
Invece si sta prospettando lo scenario più catastrofico tra quelli immaginabili per l’Occidente (meglio, per l’Europa, gli USA se la caveranno come sempre).
Uno sforzo economico-bellico del genere, con una situazione aggravata dalla distruzione delle linee di approvvigionamento energetico russo, non poteva che rappresentare nel medio-lungo periodo un quadro drammatico, a meno che non si fosse realizzato uno scenario particolarissimo.
L’unico scenario su cui l’Europa poteva scommettere, scenario fantapolitico, ma almeno inizialmente fantasticabile, era la prospettiva di una Russia che si scioglieva come neve al sole, dove un cambiamento di regime avrebbe rimesso un orsetto gommoso tipo Eltsin al Kremlino, dando il via ad un nuovo saccheggio occidentale, come quello degli anni ’90.
Oggi possiamo affermare con tutta la certezza che la storia consente, che questa non è una prospettiva realizzabile.
Ogni altro scenario oscilla tra due opzioni, ad un estremo abbiamo un’escalation illimitata della partecipazione Nato fino all’Olocausto nucleare, all’estremo opposto abbiamo uno sfondamento russo che pone fine all’esistenza dell’Ucraina arrivando ai confini Nato di Polonia e Romania.
In mezzo tra questi estremi abbiamo vari stadi intermedi di congelamento del fronte su linee mediane (il Dnepr?), con il perdurare di un conflitto a bassa intensità, come guerriglia o terrorismo, capace di andare avanti per decenni.
Dunque in tutti gli scenari disponibili l’errore di valutazione fatto dalle oligarchie europee rimarrà nei libri di storia.
Esso apre a cascata una fase di drammatico ridimensionamento del ruolo economico e culturale dell’Europa, ponendo fine a quella fase dominante avviata tra XVI e XVII secolo, arrestatasi sì con le due guerre mondiali, ma poi proseguita in alleanza con gli USA negli ultimi settant’anni.
L’impoverimento delle popolazioni europee, iniziato dopo la crisi subprime – anch’essa originatasi per decisioni americane – subirà un’accelerazione progressiva dovuta alla convergenza dell’aumento dei costi di produzione (energia e materie prime), della riduzione dei mercati di esportazione (fine della globalizzazione), e della necessità di un aumento stabile delle spese militari.
Non mi illudo che a questa catastrofe indotta da scelte politiche scellerate le popolazioni europee – stordite, depoliticizzate, ipnotizzate in modo terminale – saranno in grado di reagire.
Ma è certo che in altre epoche, intere dinastie regnanti hanno perso la testa per molto meno.
E poi c’è questa chicca
Bakhmut, quindi, non sarebbe una conquista essenziale in quanto territorio strategico, piuttosto come il simbolo della battuta d’arresto degli ucraini, associato al continuo rinvio della controffensiva di questo mese (qui).
Stendendo un triplice velo pietoso sull’italiano da terza elementare del solito ineffabile Matteo Milanesi, giovane protégé di Nicola Porro, c’è questa cosa bizzarra di un territorio per mantenere il quale vale la pena di farsi massacrare per 224 giorni, e una volta perduto si trasforma all’istante in un’entità dal valore puramente simbolico, del tutto priva di importanza pratica (mi sa che dev’essere questa la famosa teoria della relatività sulla questione dello spazio e del tempo).
Aggiungo un paio di aggiornamenti in immagini


e un video, per comprendere il quale è obbligatorio attivare l’audio
Iniziato anche l’addestramento su portaerei con gli ultimi modelli di caccia consegnati all’Ucraina…
Attento però, ragazzo: quel giocattolino è assolutamente delizioso,

ma a giocarci in maniera maldestra…
E infine il solito sboicottamento, e per portare un po’ di freschezza in mezzo a tanto marciume, vi offro l’undicenne Elena Kostileva
barbara