E precisamente di Gaby Aghion, creatrice del marchio Chloè
(qui notizie dettagliate) che, essendo la moda l’ultima cosa al mondo a potermi interessare, non avevo mai sentito nominare. Così sono andata a cercarla e, incredibilmente, al contrario di quello che si vede normalmente in giro quando si parla di moda, ho visto parecchie cose belle: vestiti che hanno l’aspetto di vestiti e non di stracci
abiti da cerimonia creati per coprire con eleganza e non per scoprire con volgarità
scarpe degne di questo nome
occhiali dall’aspetto umano
premaman a forma di vestito e non di sacco
e se hai qualche chilo in più c’è qualcosa di carino anche per te.
Ah, stavo quasi per dimenticare: Gaby Aghion e suo marito erano profughi. Di quelli che non esibiscono le chiavi di casa – magari di un tipo messo in commercio quarant’anni dopo il presunto abbandono della propria casa. Di quelli che non hanno un’agenzia miliardaria ad occuparsi di loro. Di quelli per i quali il mondo non si straccia le vesti. Di quelli che non passano la vita a frignare e a farsi mantenere e a seminare morte e distruzione. Di quelli che si rimboccano le maniche e affrontano la vita con decisione e con dignità. Come altri novecentomila
(qui) che il mondo continua a ignorare.
barbara