LA GRAN PUTTANATA DELL’EMERGENZA CLIMATICA, PARTE SESTA

Ovvero: piove, ambientalista ladro!

Renato Miele

L’italia del no è con l’acqua alla gola

Veti ambientalisti sulle infrastrutture chiave. Parla il geologo Fazzini

Il Foglio Quotidiano 18 May 2023 di ERMES ANTONUCCI

Roma. “L’emilia-romagna è da sempre all’avanguardia nella ricerca ambientale. Il problema è che negli ultimi dieci anni dal punto di vista infrastrutturale non è stato fatto nulla, tanto che il territorio è quello mediamente a più alto rischio idrogeologico. La spinta ambientalista all’interno della politica emilianoromagnola è stata talmente forte che non ha permesso di far nulla”. Lo dichiara al Foglio Massimiliano Fazzini, responsabile del team Rischio climatico della Società italiana di geologia ambientale.
Secondo Fazzini, geologo e docente di Rischio climatico all’università di Camerino i primi dati a disposizione sulle precipitazioni in Emilia-romagna “ci consentono di parlare di eventi eccezionali dal punto di vista meteorologico”: “In alcune zone tra Faenza e Forlì, tra l’evento del 2-3 maggio e quello delle ultime ore sono caduti 500 millimetri di pioggia, che rappresentano il 70 per cento della precipitazione media annua. Questo ci fa capire che la prima metà di maggio sarà sicuramente ricordata come eccezionale”. L’eccezionalità dell’evento, tuttavia, non deve impedire di riflettere su quanto è stato fatto (o non è stato fatto) sul piano della prevenzione dei rischi. “L’unica struttura che aveva cominciato a occuparsi seriamente del problema era Italia Sicura, la struttura di missione per la riqualificazione dell’edilizia scolastica e il dissesto idrogeologico, ma è stata cancellata”, afferma Fazzini.
“Adesso il nuovo governo sembrerebbe aver cambiato un po’ le cose. E’ stata fatta la rilettura del Piano nazionale di adattamento ai cambiamenti climatici, bloccato da sette anni. Ora però si devono fare i passi decisivi sul piano infrastrutturale”.
“Non si può sempre dire di no a tutto”, aggiunge il geologo. “Con questo nuovo clima bisogna regimare i corsi d’acqua, laddove occorra anche con opere impattanti sull’ambiente, ma sempre nel rispetto di quest’ultimo”, dichiara Fazzini: “Ad esempio, con l’invaso di Ridracoli, nel cesenate, si è risolto il problema dell’approvvigionamento idrico di cinque milioni di abitanti che d’estate popolano la riviera romagnola a scopo turistico. In altre parole, quando occorrono le opere bisogna farle. Non è che andiamo a tagliare cinquanta chilometri di bosco o andiamo a mettere a repentaglio la vita della gente”.
Per l’esperto, dunque, “dobbiamo adattarci e cercare di ridurre al massimo delle nostre potenzialità, tenendo conto dell’ambiente, il rischio effettivo, facendo sì che il rischio residuo sia il più basso possibile. Il rischio zero non esiste, purtroppo. E quindi: dove serve un’infrastruttura grande bisogna farla, dove è sufficiente un’infrastruttura piccola si interviene con l’infrastruttura piccola. Ma bisogna muoversi. Non si può dire sempre di no a tutto, perché altrimenti nel giro di dieci anni siamo rovinati”.
“Il 94 per cento del territorio italiano è messo come la pianura emiliano-romagnola – prosegue Fazzini – quindi i fondi del Pnrr andrebbero maggiormente destinati a opere finalizzate a contrastare il rischio idrogeologico”.
Tutto ciò chiama ovviamente in causa la politica. “Negli ultimi mesi – afferma Fazzini – ci siamo confrontati con i ministri Fratin, Salvini, Lollobrigida. Sono tutti favorevoli alle grandi opere. Il problema è che poi a gestire i soldi sono le regioni e spesso, nel momento in cui il segno politico della regione è opposto a quello del governo, si blocca tutto”.
Eppure, “l’adattamento al rischio” è la chiave fondamentale, “altrimenti continueremo a contare ogni volta morti su morti”, conclude il professor Fazzini.

Stenderei un velo pietoso su “questo nuovo clima” (verso la metà degli anni Novanta a Brunico è piovuto ininterrottamente – cioè tutti i giorni tutto il giorno – per tutto aprile, maggio, giugno, luglio, agosto, venti giorni a settembre e quindici a ottobre, segnati sul calendario e contati), ma mi interessa riprendere questo articolo per la grande verità che contiene in merito al devastante comportamento dei cosiddetti ambientalisti, per il quale trovo un solo nome: cinismo. E non perdono occasione per dimostrarlo, pronti come sono a sacrificare l’intera umanità in nome della loro delirante ideologia. E a tutti coloro che per “salvare il pianeta” sono pronti a sacrificare l’umanità, vorrei mostrare questo disegnino esplicativo

– non che mi illuda che siano capaci di capire, sia ben chiaro.

Marcello Mazzoleni

Ieri sera ne ho bloccato un altro.
Dopo due o tre messaggi in cui lo stavo aiutando a capire che i ghiacciai in epoca medioevale e fino a tutto il Cinquecento non esistevano sulle Alpi, nonostante gli avessi condiviso delle mappe e dei documenti, questo era ancora convinto che negli ultimi decenni sta accadendo qualcosa di mai visto prima. Gli ho anche spiegato che, ad esempio, dove oggi c’è il ghiacciaio dell’Aletsch, lo spessore massimo del ghiaccio attuale è di circa 900 metri. Fino all’inizio del Seicento lì sotto quasi un chilometro di ghiaccio attuale, passavano delle strade, c’erano delle malghe e dei pascoli. E questo, imperterrito, ancora a darmi contro.
Ma ci rendiamo conto di quanta ignoranza ci sia in giro e di come neanche di fronte all’evidenza della storia questa gente continui imperterrita nelle proprie ideologie?
Leggiamo uno stralcio della storia dei ghiacciai, tratta dal sito della Regione autonoma Valle d’Aosta, dove ben si capisce quale sia stata l’unica vera crisi climatica degli ultimi millenni e perché. Buona lettura.

“…nel periodo del Sacro Romano Impero e della organizzazione feudale dell’Europa sulle Alpi, prendono vita numerosi stati di valico istituiti a controllo e a servizio delle vie transalpine, arterie vitali della grande unità politica. Fra di essi vi è quello dei Conti di Savoia il cui fulcro fu per secoli la Valle d’Aosta con i passi del Piccolo e del Grande San Bernardo.
Il limite climatico delle colture cerealicole si spinge fino all’altitudine di 2300 m. Lo conferma la presenza di settori attrezzati per la trebbiatura del grano in fienili di dimore dell’alta valle di Ayas e di Valgrisenche poste a quell’altitudine, ora diventate stagionali ma costruite nei tempi in cui lassù si poteva abitare tutto l’anno.
Riguardo allo stato dei ghiacciai l’Abbé Henry, noto ricercatore tanto in campo storico quanto in campo naturalistico, scrive in una sua relazione (NOTA 10); “Entre le 1300 e le 1600 les glaciers devaient être très petits et réduits à leur minimum… Sa découle d’un grand nombre de documents tels que les Reconnaissances de l’époque ou le mot glacies est introuvable. Une autre preuve que les glaciers étaient alors très petits et très recules c’est que les passages par les cols élevés de montagne étaient alors très faciles et très fréquentés: on allai communément, on faisait passer vaches et mulets de Prarayé à Evolène par le Col Collon (3130 m), de Zermatt à Evoléne par le Col d’Hérens (3480 m); de Valtournenche à Zermatt par le Col de Saint-Théodule (3380 m).
Il Colle del Teodulo – oggi centro di uno dei più prestigiosi comprensori sciistici – nel Basso Medioevo fu a tutti gli effetti un itinerario “Europeo” sulla via transalpina che univa il porto di Genova con quello di Amsterdam. Tutte le carte geografiche del ‘500 e del ‘600, comprese quelle del grande cartografo olandese Mercatore, rappresentano il “Mons Silvius” – tale era il suo nome in latino – e il villaggio di Ayas, suo principale centro di servizi. In quelle redatte nei paesi d’oltralpe compare la dizione: “Krëmertal”, ovvero “Valle dei mercanti” posta fra i toponimi di Ayas e del valico del Teodulo.
Il controllo delle strade che dalla valle della Dora salivano al colle del Teodulo, era esercitato dagli Challant, la più prestigiosa famiglia nobiliare valdostana che proprio da quel traffico traeva la sua ricchezza e la sua rinomanza a livello europeo.
In questo periodo caldo dai traffici assai vivaci, prese origine la millenaria fiera di Sant’Orso che tutt’ora si celebra il 31 gennaio nel cuore dell’inverno, una stagione che pare ben poco propizia ad un gran concorso di gente, soprattutto in passato quando non esistevano i mezzi spazzaneve. Il più antico documento che riguarda questa rassegna risale al 1305 ma pare che allora essa già fosse secolare, era esclusivamente dedicata agli attrezzi agricoli e si svolgeva nei tre giorni che precedevano la festa di Sant’Orso e nei tre che la seguivano. Questa grande fiera invernale è una testimonianza della mitezza che doveva caratterizzare la stagione fredda durante gli otto secoli dell’Optimum climatico del basso medioevo.
Fra il 1550 e il 1850 ha luogo la più grave crisi climatica del tempi storici denominata dagli specialisti il Pessimum climatico della Piccola Età Glaciale.
Essa provocò un abbassamento di almeno 500 metri dei limiti climatici delle colture, del bosco, del pascolo e delle nevi persistenti determinando un lungo innevamento annuo dei valichi e addirittura la glacializzazione dei più elevati e insieme la perdita di una grande quantità di terre coltivabili. Venendo a mancare contemporaneamente i proventi legati ai traffici transalpini e quelli delle più elevate terre agricole, il periodo della Piccola età glaciale fu per le valli alpine un‘epoca di estrema povertà.
In valle d’Aosta il contraccolpo fu durissimo: da ganglio dei traffici europei la Regione si trasformò in cellula chiusa in se stessa; le attività economiche si ridussero ad una agricoltura volta esclusivamente all’autosussistenza e tanto misera che viene definita dagli studiosi francesi “de acharnement”; la popolazione, poverissima e denutrita, venne falcidiata dalla peste e da malattie endemiche, molte delle quali riconducibili alla malnutrizione e alle grandi fatiche che in tali condizioni ambientali i lavori agricoli richiedevano.
Le condizioni del clima determinarono, nel corso della Piccola età Glaciale, la più imponente crescita volumetrica, areale e lineare dei ghiacciai verificatasi negli ultimi due millenni.
Dopo la metà del secolo XIX inizia il riscaldamento climatico tuttora in corso.
La fine della piccola età glaciale è segnata da una improvvisa forte diminuzione delle precipitazioni e da un sensibile innalzamento delle temperature: all’osservatorio meteorologico del Gran San Bernardo nei vent’anni successivi al 1856 le precipitazioni annue risultano meno di 1600 mm e l’altezza della neve caduta di 870 cm nei confronti di medie di lungo periodo assai più elevate; le temperature medie annue che fino al 1860 erano state attorno ai -1,9 °C si innalzano bruscamente a -1,5 °C”

Chi fosse interessato ad approfondire l’intero articolo dal quale ho tratto questo passaggio, ed estendere l’analisi agli ultimi ottomila anni di variazioni climatiche in Valle d’Aosta può approfondire a questo link
https://www.regione.vda.it/…/aspx/environnement.aspx…
A me spiace continuare a bloccare gente, ma di fronte a tanta ignoranza, a tanta ideologia frutto della becera propaganda in atto e a tanta mancanza di voglia di capire come stanno le cose non posso fare altro.
E questo pure mi dava del negazionista perché metto in ragionevole dubbio strampalate stime e congetture future. E lui che negava le certezze della storia? Ma ci rendiamo conto???
E intanto, questa foto di ieri

ci mostra come sulle stesse strade che anticamente erano percorse tutto l’anno, oggi si stia facendo molta fatica, nonostante le frese e gli strumenti tecnologici attuali, a garantire il passaggio di una tappa del Giro d’Italia nella seconda metà di maggio. Con i valichi alpini che restano aperti a malapena quattro mesi all’anno. E il negazionista poi sono io.
Ma per favore.

E giustamente ricorda, tra le altre cose, che caldo significa prosperità, economica, sociale e culturale, e freddo significa miseria, fame, e regresso su tutti i fronti.

Giovanni Bernardini

DUE MODI…

Ci sono due diversi modi di rapportarsi alle avversità atmosferiche.
Il primo è quello pragmatico: ci si dota degli strumenti tecnici in grado di ridurre le conseguenze negative dei fenomeni meteorologici negativi e si mettono in atto le politiche conseguenti. Ci si dota di una rete idrica efficiente per far fronte ai periodi di siccità, si costruiscono argini, si dragano i fiumi e si puliscono i boschi per far fronte alle piogge torrenziali, si acquistano spazzaneve per far fronte alle nevicate…
Il secondo è quello ideologico. Non si cerca di far fronte agli eventi climatici negativi ma di cambiare il clima. Si teorizza un “clima amico” privo di piogge torrenziali, periodi di siccità, nevicate eccessive e si addebitano tutti gli eventi climatici negativi all’”umana follia”. Si prendono misure costosissime per “cambiare il clima” che cambiano solo, in peggio, la situazione economica e si chiacchiera moltissimo sulle transizioni ecologiche, il nuovo modo di consumare, nuovi modelli di vita eccetera.
Poi arrivano i disastri…
Quale dei due modi sono stati messi in atto nel nostro paese?

E a proposito di eventi climatici negativi, anzi, estremi (oggi è tutto estremo, ve ne siete accorti? Il caldo è sempre equatoriale, il freddo sempre polare, le piogge sempre torrenziali…) non posso non rubare questa chicca all’amico Enrico

E infine un po’ di politica in senso stretto.

Alluvione, piove governo ladro? Bussare a Bonaccini e Schlein

Mai l’espressione “piove governo ladro” poco c’azzecca come in questa alluvione in Emilia Romagna. Checché ne dica Saviano, non solo l’esecutivo Meloni poco poteva farci con le piogge di questi giorni essendo al potere solo da sei mesi. Ma se c’è qualcuno a cui andare a bussare quello è il governo della Regione colpita dal disastro, che da sempre è nelle salde mani dei dem (e dei loro antenati) e che all’ultimo giro vedeva nientepopodimenoche l’attuale presidente del Pd nel ruolo di governatore e la segretaria in quello di vicepresidente.

I danni in Emilia Romagna

Se piove, piove. E le colpe sono sempre difficili da individuare: dunque non saremo noi a puntare il dito per forza contro chi guida la regione. Però oggi il Corriere di Bologna fa notare un confronto interessante tra due eventi simili e vicini sia in ordine di tempo che dal punto di vista geografico. In Emilia Romagna sono caduti in 24 ore qualcosa come 300 millimetri di pioggia, una quantità enorme in troppo poco tempo. Sono esondati fiumi, crollati ponti, interi Comuni sono stati sommersi e l’acqua ha ucciso almeno 13 persone. Per non parlare dei danni incalcolabili alle coltivazioni, alle strade, agli edifici pubblici e a quelli privati. Un disastro a tutti gli effetti che però ha un “precedente”, pure peggiore dal punto di vista della quantità di acqua piovuta ma con meno effetti catastrofici.

L’alluvione in Veneto

Nel 2018 in Veneto la tempesta Vaia colpì le montagne del Nord-Est con venti fortissimi e ben 715 millimetri di pioggia caduta in 70 ore. Più del doppio rispetto all’Emilia Romagna, fa notare il Corriere, eppure “non ci furono allagamenti paragonabili a quelli dell’Emilia Romagna di questi giorni”. Come mai? Merito delle infrastrutture. Il Veneto ha realizzato opere anti alluvionali per un miliardo e mezzo di euro dopo l’alluvione che nel 2010 devastò il Padovano e il Vicentino. La Regione ha messo a punto bacini di laminazione e altri importanti interventi strutturali al territorio. “Finora – ha spiegato Giampaolo Bottacin, assessore all’ambiente e alla Protezione civile del Veneto – abbiamo completato 5 bacini, investito 400 milioni in opere di consolidamento, 320 milioni in opere di manutenzione. E siamo solo a metà. Già oggi, però, possiamo dire che c’è stata una svolta importante. Lo testimoniano gli eventi impattanti del 2018, 2019 e 2020”.
Storia diversa in Emilia Romagna, dove 22 fiumi su 23 sono esondati provocando il disastro cui stiamo assistendo. Anche qui la Regione aveva previsto di costruire delle vasche dove far convogliare i fiumi in caso di alluvioni, ma molte sono ancora in corso d’opera. “Tra il 2015 e il 2022 sono stati destinati oltre 190 milioni di euro per la realizzazione di 23 bacini ma all’esplodere dell’ultima emergenza solo 12 erano funzionanti – scrive il Corriere – Nove sono ancora da finire, altri due funzionano in parte”. Colpa di Elly e Stefano? Difficile dirlo, anzi. Ma una cosa è certa: fosse successo in una regione governata dal centrodestra, oggi gli amministratori sarebbero già sul patibolo. Invece al momento nessuno osa bussare agli uffici del governo regionale targato Pd. (Qui)

In pratica funziona così

Oggi di fare quei lavoretti insulsi non abbiamo più tempo perché siamo troppo occupati a fermare e contrastare i cambiamenti climatici per salvare il pianeta, e tra oche ritardate e galline isteriche, finiremo tutti sommersi.

barbara

LA GRAN PUTTANATA DELL’EMERGENZA CLIMATICA, PARTE PRIMA

e della sua pretesa origine antropica.

La verità sul clima? È sempre cambiato (e l’uomo non c’entra)

Il clima sulla Terra non è mai stato stabile e uguale a sé stesso, ma ha attraversato continue fasi di cambiamento. La temperatura media della Terra è aumentata e diminuita con il trascorrere del tempo e di questo continuo cambiamento abbiamo dimostrazioni scientifiche definitive nelle risultanze dei carotaggi effettuati nei ghiacciai e nei sedimenti oceanici.
I ghiacciai si sono formati progressivamente attraverso la deposizione di strati di neve. Ad ogni nevicata la neve ha trascinato con sé le sostanze che in quel momento erano presenti nell’atmosfera, intrappolando bolle d’aria aventi la composizione chimica e isotopica dell’atmosfera di allora. Queste bolle d’aria contengono anche impurità rappresentative del particolato sospeso nell’atmosfera. Le bolle d’aria intrappolate nel ghiaccio sono dunque vere e proprie “capsule del tempo” che consentono di ricavare una grande mole di informazioni sulla composizione dell’atmosfera e del particolato e, attraverso questi dati, sulle temperature medie che regnavano sulla Terra nelle diverse epoche.
Ad ogni stagione invernale, durante la quale la neve si depositava, faceva seguito una stagione estiva durante la quale parte della neve depositata si scioglieva. Ma la maggior parte della neve caduta durava fino all’inverno successivo, quando era ricoperta da nuove nevicate. Gli strati di neve si sono così accumulati gli uni sugli altri. Ogni strato ha ricoperto il precedente intrappolando per sempre le sostanze che componevano l’atmosfera. Ogni strato ha aumentato la pressione sugli strati caduti in precedenza comprimendoli progressivamente e trasformandoli in ghiaccio compatto. Con il trascorrere dei millenni, lo spessore del ghiacciaio è aumentato fino a raggiungere, in alcune aree, migliaia di metri. Ogni strato del ghiacciaio ha conservato intatte le informazioni relative alla composizione dell’atmosfera, informazioni che sono oggi disponibili per studiare l’evoluzione del clima.

Carote di ghiaccio

Con una trivella cilindrica chiamata carotatrice è possibile scavare in profondità nel ghiacciaio portando in superficie il ghiaccio che lo costituisce: si ottengono in tal modo cilindri di ghiaccio del diametro di circa dieci centimetri e di lunghezza teoricamente illimitata, grazie all’estrazione di carote successive, ciascuna delle quali, singolarmente, può essere lunga fino a circa 35 metri. Le carote sono poi tagliate in sezioni lunghe un metro che sono racchiuse in cilindri di metallo, a loro volta depositati, ordinati secondo la profondità di estrazione, in magazzini refrigerati in cui la temperatura è mantenuta a – 36 °C.
Ogni strato delle carote di ghiaccio contiene campioni dell’atmosfera che esisteva all’epoca in cui lo strato si è formato. Studiando la composizione delle minuscole bolle d’aria si riesce a ricostruire la temperatura media che regnava sulla Terra nel periodo in cui lo strato di ghiaccio si è formato.
I siti in cui si estraggono e si studiano le carote di ghiaccio si trovano in tutte le zone fredde.
Alcuni di essi si trovano in Groenlandia. Uno di questi siti, denominato GISP2, ha consentito di estrarre e studiare strati di ghiaccio formatisi tra il presente e circa 130 mila anni fa.
Altre ricerche sulle carote di ghiaccio sono state effettuate nell’ambito del progetto EPICA (European Project for Ice Coring in Antarctica), un consorzio di dieci paesi finanziato dall’Unione Europea che ha portato a termine tra il 1996 e il 2003 una perforazione nel ghiaccio antartico profonda tre chilometri il cui strato più antico risale a 740 mila anni fa.

Sedimenti oceanici

Informazioni sull’evoluzione del clima della Terra possono essere estratte anche dal carotaggio dei sedimenti oceanici. In questo caso si studia la stratificazione del materiale fine che si deposita con continuità sul fondo degli oceani fino a costituire strati dello spessore di migliaia di metri. All’interno di questi sedimenti si conservano limi di origine minerale e biologica che intrappolano i resti dei microorganismi che un tempo vivevano nelle acque degli oceani e sui fondali marini. Analizzando lo spessore e la composizione dei singoli strati e la composizione isotopica dell’ossigeno e del carbonio contenuti nei microrganismi, i ricercatori sono in grado di ricostruire in modo dettagliato i cambiamenti climatici avvenuti nel corso degli ultimi 66 milioni di anni.
La carota denominata “MD012443”, campionata nell’Atlantico in corrispondenza del Margine Iberico, ha consentito di ricostruire un profilo della temperatura media dell’oceano relativo agli ultimi 400 mila anni, profilo che è risultato praticamente identico a quello ricavato per il medesimo periodo dall’analisi delle carote di ghiaccio antartico estratte nell’ambito del progetto EPICA.

Evoluzione del clima

I dati derivanti dallo studio delle carote di ghiaccio e dei sedimenti marini consentono di avere informazioni sull’evoluzione del clima terrestre. In particolare, l’analisi delle carote di ghiaccio GISP 2 estratte in Groenlandia ha consentito di ricostruire l’andamento della temperatura media atmosferica dalla fine dell’ultima glaciazione, conclusasi circa diecimila anni fa, ad oggi.
Nel diagramma, l’andamento della temperatura media annuale è espresso come “anomalia termica”, ovvero come allontanamento della temperatura media annuale (linea blu) dalla temperatura media dell’intero periodo post-glaciale (linea rossa). In altri termini, il diagramma evidenzia di quanti gradi centigradi, nel corso del tempo, la temperatura media annuale si è allontanata, in più o in meno, dal valore medio post-glaciale, posto convenzionalmente pari a 0 °C.
La prima considerazione che possiamo esprimere è che, a partire dalla fine dell’ultima glaciazione, la temperatura media annuale ha oscillato intorno alla temperatura media con variazioni aventi un’ampiezza complessiva di 1,5 °C. Per quanto ampie possano essere state le variazioni climatiche che si sono verificate nel periodo post-glaciale, esse non hanno mai determinato temperature medie annuali al di fuori di questo ristretto intervallo. È una circostanza, questa, che può essere letta in modo allarmante o rassicurante. In chiave pessimistica, si può dire che una variazione limitata a 1,5°C può causare catastrofi climatiche; in chiave ottimistica si può affermare che, negli ultimi diecimila anni, anche la variazione climatica più estrema non ha comportato variazioni della temperatura media eccedenti di più di 1,5 °C la temperatura attuale.

“Mai così caldo”?

La seconda considerazione è che, come mostrano i dati, oggi non ci troviamo affatto in un periodo caratterizzato da temperature medie annuali particolarmente elevate. Anzi, è vero il contrario. Considerando l’andamento delle temperature negli ultimi 3.500 anni, periodo che coincide con l’intera epoca storica, notiamo che le temperature medie annuali sono diminuite complessivamente di circa 1 °C.
Le temperature medie annuali sono aumentate e diminuite più volte toccando un massimo intorno al 1300 a.C., un minimo intorno al 750 a.C., un nuovo massimo intorno al 100 a.C., un nuovo minimo intorno al 700 d.C. e un nuovo massimo intorno all’anno 1000 d.C..
Dall’anno 1000 in poi la temperatura media annuale è diminuita fino all’anno 1850 e solo successivamente a quella data ha ripreso a crescere, rimanendo tuttavia al di sotto della temperatura media post-glaciale.
Durante tutta l’epoca storica (dal 1500 a.C. ad oggi) il trend delle temperature medie annuali (linea azzurra tratteggiata nel grafico) evidenzia un netto calo, che colloca la temperatura attuale al di sotto della media post-glaciale di circa 0,3 °C.
La terza considerazione è che le temperature medie attuali sono certamente superiori a quelle degli anni intorno al 1850, ma restano ben al di sotto delle temperature più elevate raggiunte in passato. Questa circostanza fa giustizia di quanto si legge spesso a proposito delle temperature che non sarebbero mai state così calde.
Se dunque è vero che i cambiamenti climatici ci sono (ma ci sono sempre stati, anche prima dell’era industriale) essi non sono affatto liquidabili come un “riscaldamento globale”: quello attualmente in corso è un riscaldamento che sta ponendo fine ad un lungo periodo di raffreddamento (quello che i climatologi hanno chiamato “piccola età glaciale”) e che tende a far risalire la temperatura media annuale verso il valore medio post-glaciale, che non è stato ancora raggiunto.
Ugo Spezia, 7 gennaio 2023, qui, con i grafici.

1. continua

Fra i commenti ho trovato questo, magnifico, di tale NitFo

Il primo grafico non mente, è sempre colpa dell’uomo: l’ultima impennata fuori controllo delle temperature, addirittura +12 gradi, è avvenuta 150.000 anni fa. Guarda caso proprio quando l’uomo ha iniziato ad accendere sistematicamente fuochi davanti alle caverne, facendo impennare le emissioni di CO2. A quei tempi alcuni ecofessi volevano vietare l’accensione dei fuochi, starnazzando “non c’è più tempo!” e gettando succo di bacche per deturpare le pitture rupestri. Avrebbero condannato la razza umana a una non evoluzione e a grugnire per sempre nelle caverne.
Per fortuna, le persone a quei tempi erano molto più intelligenti di oggi.

E poi propongo questa riflessione, di puro buon senso

Giovanni Bernardini

ESTREMO

E’ mattina presto. Come tutti i diversamente giovani sono piuttosto mattiniero [facciamo quasi tutti, va’]. Sorseggio il caffè ed intanto guardo distrattamente la TV, in attesa del primo notiziario. Uno spot pubblicitario attira la mia attenzione. Ci invitano a comprare una stufa elettrica. “Vi tiene caldo anche durante i fenomeni climatici estremi”, sussurra una voce sensuale. E sul teleschermo appaiono le immagini della neve che cade, lenta lenta.
Ecco, una nevicata sarebbe un “fenomeno climatico estremo”!
Tutto è ormai “estremo”. Il freddo come il caldo. La pioggia come la siccità, la neve come la sua assenza.
Per non essere “estremo” il clima dovrebbe essere perfettamente a misura d’uomo. Dovrebbe nevicare solo sulle piste da sci, piovere, leggermente, solo sui campi coltivati ed il vento dovrebbe ridursi a piacevole brezza. Tutto ciò che non quadra con questa melassa climatica è qualificato “estremo” ed addebitato all’”umana follia” ed al “consumismo compulsivo”.
Nessuno è sfiorato dal dubbio che il concetto di “estremo” si riferisce a valori ed esigenze umane nei confronti delle quali la natura è assolutamente indifferente. Per NOI un uragano o un terremoto sono qualcosa di “estremo”, ma a ben vedere le cose si tratta di normalissimi fenomeni naturali. Spiacevoli, addirittura tragici per noi, è vero, ma chi lo ha detto che la natura debba sempre e comunque esser “piacevole” per noi?
Se il dibattito sui mutamenti climatici si liberasse della insopportabile melassa ideologica che oggi lo caratterizza si potrebbe cominciare ad affrontare seriamente i problemi. Sarebbe un gran bel passo avanti.

Il paragone che mi viene più ovvio, per la religione dell’emergenza climatica, è con la religione islamica: una religione fondamentalista, estremamente pericolosa, assolutista, che si manifesta con il lavaggio del cervello, che si realizza attraverso il martirio degli adepti e i sacrifici umani dei miscredenti, che usa come strumento per diffondersi il terrorismo, che a qualcuno costa moltissimo in termini economici, e a qualcun altro rende moltissimo al cubo. Se non ci ribelliamo in massa verremo sommersi, e in questo sì che il conto alla rovescia corre a velocità folle.

barbara

E ANCORA UCRAINA

Speravo potesse bastare ma invece no.

Un po’ di pre-storia.

Fulvio Del Deo

Capisco che in tanti nel 2014 dormissero.

(di Claudia Monteverdi)

Un colpo di stato è stato attuato in Ucraina sostenuto ovviamente dagli Usa. Biden all’epoca era agli esteri e la cara Hillary Clinton alla difesa [errore: Biden era vicepresidente, Hillary Clinton è stata ministro degli esteri fino al 2013, seguita, dopo il disastro della strage di Bengasi per la quale è stata direttamente responsabile, da John Kerry; e alla presidenza indovina chi]. Hanno tolto di mezzo il presidente filorusso e grazie al battaglione Azov e al Pravy sector, costole della destra hitleriana ucraina finanziati da Soros, hanno preso il potere.
L’Ucraina è divisa in due dal Dneper. Da una parte ucraini, nazionalisti e vicini all’Europa, dall’altra, compresa la Crimea, i russi. La Crimea indisse un referendum e poiché il 90% (per l’esattezza il 95,32% nota di FDD) decise di voler stare con la Russia, senza colpo ferire, ci fu l’annessione.
Mentre per le altre province sono passati otto anni di lacrime e sangue e di persecuzioni. Sono persino arrivati a fare multe se si parlava in russo e a sparare a chi pregava in russo.
Dati OSCE riferiscono di 14000 morti, fra civili e militari nel Donbas in questi anni. Informatevi di cosa sia stata la famosa strage di Odessa, che ovviamente i media occidentali se ne sono guardati bene di raccontare nei dettagli [informazioni qui, qui e soprattutto qui]. Gli squadristi nazisti incendiarono un sindacato in cui si erano riuniti uomini donne e bambini che, non appena hanno cominciato a darsi alla fuga, vennero impallinati dai cecchini.
Arrivò la presidenza Trump. Egli fece mancare ogni appoggio all’Ucraina in quanto a lui “non interessavano” le loro questioni. Venne attuato il cessate il fuoco e furono fatti gli accordi di Minsk che prevedevano il riconoscimento da parte dell’Ucraina delle due repubbliche come regioni a statuto speciale. Purtroppo questi accordi rimasero solo sulla carta.
Appena eletto, il presidente Biden attaccò Putin definendolo un killer e che gliela avrebbe fatta pagare. Chiese l’ingresso dell’Ucraina nella Nato. Ma secondo voi è accettabile che il nemico ti possa puntare missili con testate nucleari da una posizione che dista 300 km da Mosca?!?!?.
Da dicembre, gli esportatori di democrazia d’oltreoceano hanno iniziato a esaltare quel pupazzo di Zelensky, a promettergli sostegno militare, e così ha iniziato a bombardare di nuovo il Donbas per riprenderselo. Come un pollastro è cascato nel trappolone tesogli dai Dem americani che si sono così costruiti il pretesto per poter attaccare adesso quel cattivone di Putin, al quale peraltro è stato negato ogni tentativo di accordo. La risposta è sempre stata che l’Ucraina ha il diritto di entrare nella Nato.
A questo punto fate i vostri ragionamenti e se vedete in giro la coatta della Garbatella provate ad erudirla e se ci riuscite raccontate questa storiella anche a quello che mangia Nutella. Forse è meglio.
(Claudia Monteverdi)

Olga Juravlyova

Per otto anni, il mondo democratico ha guardato senza passione il bombardamento del Donbass. Salutando via le case distrutte, i quartieri residenziali distrutti, uccisi e feriti donne, bambini e anziani.
Nei miei sentimenti, il punto di non ritorno è stato superato quando le parole di Vladimir Putin, Cancelliere tedesco, Olaf Scholz, hanno cominciato a raccontare con sorriso quanto è divertente. Si è divertito a guardarci, con gli occhi di Alley Angels a Donetsk e Gorlovka, lastre di marmo, lavate con i nomi dei bambini, accanto ai giocattoli di peluche.
Parallelamente, in tutti questi otto anni, ci hanno detto senza esitazione come avrebbero distrutto la Russia. Combatti la Crimea, arma Ucraina, Georgia e altri paesi secondo gli standard della NATO. I politici ucraini, senza essere confusi, hanno parlato di attacchi terroristici in territorio russo, hanno strangolato la Crimea con un blocco di acqua, energia e trasporti. Minacciato la diffusione della NATO e fatto questo.
E la Russia è stata strangolata dalle sanzioni. Per Skripali, per interferenze nelle elezioni, per Navalny, per qualsiasi cosa, se fosse possibile sfruttare gli interessi della Russia, non danneggiare i tuoi.
All’inizio eravamo colpevoli. Russo significa, puoi sparare e persino uccidere. I nostri media possono essere chiusi, i nostri progetti (anche puramente economici) possono essere strangolati. Puoi intervenire apertamente nei nostri rapporti con la Cina e qualsiasi altro paese, senza esitare a interrompere nessuno dei nostri piani.
E la Russia taceva. Ho continuato a preservare il mondo con tutte le mie forze. Ha fornito oltre il 40 per cento del gas necessario per sopravvivere all’Europa – la stessa Europa che, senza confusione, ce la bloccherebbe, se ne avesse l’opportunità. Ma noi non siamo loro. Non combattiamo per la pace. Non blocchiamo l’acqua alle città.
Il 24 febbraio 2022, l’Occidente collettivo ha finalmente risvegliato l’orso russo. La stessa cosa di cui proprio questo occidente si è dimenticato da tempo e se ha menzionato, poi con un sorriso e una battuta.
Sette ore e mezza per arrivare a Kiev. Battuto i carri armati con i bruchi e disperso la polvere degli investimenti multimiliardari di otto anni degli Stati Uniti e della NATO in Ucraina. Che doveva diventare la punta d’acciaio della lancia, diretta nel cuore della Russia, e si è rivelata uno straccio imbevuto d’acqua.
È ora di parlare con USA e NATO alla pari. Per una ragione del genere, “dimenticheremo” i loro brillanti risultati in Afghanistan e certamente non li paragoneremo all’operazione in Ucraina, per non allontanare “partner costosi” nella pittura e nell’invidia.
Sì, siamo forti. Sì, abbiamo un numero enorme di risorse. Sì, abbiamo uno degli eserciti più potenti e moderni per proteggerci. E no, non siamo timidi al riguardo.
Igor Mityushkin da LinkedIn

Già: quanti programmi televisivi sono stati dedicati alle stragi dei russi da parte degli ucraini? Quante pagine di giornale? Quanti inviatiti di guerra sono andati a coprire le vicende? Quante condanne dall’Onu o da Amnesty (ah no, a loro non si può chiedere: sono troppo occupati a tempo pieno col loro stato-canaglia preferito)? Quanti sit in davanti all’ambasciata? Quanti gessetti colorati? Quanti utenti di social selvaggiamente scatenati? E poi i paragoni, quei grossi, grassi e succulenti paragoni che riempiono così bene la bocca!

Lorenzo Capellini Mion

History Reminder

Se fosse come Hitler oggi Kiev sarebbe ridotta come ridussero Coventry.
Se fosse come gli “Alleati” oggi Kiev sarebbe ridotta come ridussero Dresda.
Se fosse come Stalin oggi Kiev sarebbe ridotta come ridussero Berlino.
Se fosse come Bush jr oggi Kiev sarebbe ridotta come ridussero Kabul.
Se fosse come Clinton oggi Kiev sarebbe ridotta come ridussero Belgrado.
Se fosse come Obama oggi Kiev sarebbe ridotta come ridussero Aleppo o Tripoli .
Se fosse.
Demilitarizzandola, denazificandola e portando l’Ucraina alla neutralità l’intervento armato, oltre a proteggere i perseguitati del Donbass, potrebbe davvero prevenire la Terza Guerra Mondiale.
Certamente chi è interessato a certi traffici tra i quali quelli di virus, danaro sporco, organi ed esseri umani etc non sarà contento.
Preghiere per le vittime innocenti di una e dell’altra parte

E poi le traduzioni:

Da sempre, quando hanno a che fare con lingue poco conosciute, i nostri giornalisti danno libero sfogo alle proprie fantasie – e ideologie. Ricordo tanti anni fa una manifestazione di protesta di israeliani contro i continui tiri palestinesi su Gilo, e qualcuno aveva un cartello con scritto “shalom”. Naturalmente tutti sanno che cosa significa questa parola, ma il cartello era scritto in ebraico, e non molti erano in grado di leggerlo, così il giornalista ha pensato bene di raccontare che era scritto “Morte agli arabi”.
E adesso vediamo un po’ di figure, che coi disegnini si capisce meglio. Innanzitutto vediamo la prova inconfutabile che Putin, con la sua ossessiva sindrome di accerchiamento, è proprio paranoico pazzo demente eccetera eccetera

Poi ci sono questi due signori, molto più furbissimi assai di tutti noi, che hanno capito che cosa VERAMENTE sta dietro all’improvvida mossa di Putin

E da Babbe bibbo bu Boccuccia di rosa ve lo faccio anche sentire,

(certo che con una faccia così, non se la meriterebbe una bella Patente pirandelliana?)

e per finire una cosa finalmente seria, serissima

Gli attacchi di isteria senile di Biden col chiodo fisso del nemico nemicissimo mi hanno fatto venire in mente la moglie di un collega, tanti (tanti tanti tanti) anni fa, che si era messa in testa di avere motivo di essere gelosa di me; non ne aveva, in realtà, ma ero talmente diventata un’ossessione per lei, che non faceva altro che parlare di me, e questo povero collega, che mi vedeva servita a colazione pranzo e cena, ha cominciato a guardarmi con occhi diversi, e ad un certo punto ha finito per succedere quello che senza l’ossessione di sua moglie con tutta probabilità non sarebbe successo mai.
Un’ultima considerazione (ultima di questa puntata). Da quando è iniziata la pandemia, e ancora di più, molto di più, da quando sono arrivati i vaccini, siamo circondati da una marea di gente che si fa un vanto di non credere una sola parola di quello che dicono i mass media e le varie autorità: non “so che a volte (tante, poche) mentono, quindi verifico ogni parola che dicono, cerco prove, faccio controlli incrociati”, no: lo dicono i mass media? Allora sono matematicamente sicuro che è falso. Lo dice il governo? Allora sono matematicamente sicuro che è falso. Lo dicono gli esperti o sedicenti tali? Allora sono matematicamente sicuro che è falso. E ora? Mass media governo ed esperti gridano che Putin è un criminale di guerra? Tutti a strillare che è un criminale di guerra e a sperare che qualcuno lo uccida. Mass media governo ed esperti parlano di distruzioni immani e immani ecatombi? Distruzioni ed ecatombi sono verità di vangelo. Per non parlare di questa spettacolare inviata di guerra con elmetto che con indomita fierezza e sprezzo del pericolo sfida la morte per informarci

o di questa altrettanto spettacolare notizia che qualcuno ha fortunatamente colto al volo:
ore 11:30. abbattuti 4 carri armati russi.
abbattuti?? carri armati volanti??

Con tutto questo sto dicendo che Putin è un santo, che in Ucraina è tutto tranquillo, che la Russia è il paradiso in terra? No. Sto semplicemente dicendo che primo, per poter giudicare correttamente il presente bisogna conoscere – e ricordare – la storia; secondo, stabilire a priori di non credere una parola di quanto dicono i mass media e, alternativamente, di bersi avidamente ogni parola di quanto dicono i mass media, non è segno di grandissima intelligenza; terzo, se vi indignate a morte per quanto sta accadendo a mezza Ucraina oggi e non vi siete indignati almeno altrettanto per quanto sta succedendo all’altra metà da otto anni, se vi indignate per il colpo di mano di Putin oggi e non vi siete indignati altrettanto per il colpo di stato di otto anni fa, siete solo dei maledetti ipocriti. Vergognatevi.

barbara

SE PER ESEMPIO

Se per esempio sostituissimo davvero tutte le auto vere con le auto elettriche. Prima una riflessione di puro buon senso.

Fabrizio Santorsola

L’auto elettrica – la più grande truffa che il mondo abbia mai visto?
Qualcuno ci ha pensato?
“Se tutte le auto fossero elettriche… e dovessero restare bloccate in un ingorgo di tre ore nel freddo di una nevicata, le batterie si scaricherebbero tutte, completamente.
Perché nell’auto elettrica praticamente non c’è riscaldamento.
Ed essere bloccato in strada tutta la notte, senza batteria, senza riscaldamento, senza tergicristalli, senza radio, senza GPS per la batteria tutta scarica, non deve essere bello.
Puoi provare a chiamare il 911 e proteggere le donne e i bambini, ma non potranno venire ad aiutarti perché tutte le strade sono bloccate e probabilmente tutte le auto della polizia saranno elettriche.
E quando le strade sono bloccate da migliaia di auto scariche, nessuno potrà muoversi. Le batterie come potranno essere ricaricate in loco?
Lo stesso problema durante le vacanze estive con blocchi chilometrici.
Non ci sarebbe in coda la possibilità di tenere accesa l’aria condizionata in un’auto elettrica. Le tue batterie si scaricherebbero in un attimo.
Naturalmente nessun politico o giornalista ne parla, ma è questo che accadrà.
Testo da me liberamente tradotto, ripreso da Marian Alaksin (Repubblica Ceca)

Poi un articolo con un po’ di calcoli.

Giancarlo Lehner

A proposito della moda del green, qui e subito, una delle più strampalate mistificazioni della storia, cito i seguenti inoppugnabili dati dall’articolo di Dario Rivolta, uno studioso che ragiona e non vende fumo:
«Un parco eolico da 100 megawatt richiede trentamila tonnellate di minerali ferrosi, cinquantamila tonnellate di cemento e almeno novecento tonnellate di plastica e resina.
In un impianto solare della stessa potenza, il ferro e l’acciaio necessari sono tre volte tanto e solo il cemento sarà impiegato in quantità minore che nell’eolico.
Nel progetto lanciato dall’Ue la produzione di energia elettrica derivante da questi impianti dovrebbe passare dai 1500 gigawatt di oggi ad 8000 GW entro il 2030. Il calcolo dei materiali necessari che bisognerà estrarre dalla terra è presto fatto. E lo si dovrà fare con i vecchi metodi industriali.
Inoltre, molti dei componenti che dovranno essere utilizzati appartengono al gruppo di quei minerali che vanno sotto il nome di “terre rare”.
Alcune di loro portano nomi sconosciuti come i lantanidi, lo scambio, l’ittrio, l’eurobio, il lutezio ecc.
Di altri minerali abbiamo forse già sentito parlare:
niobio
tantalio
tungsteno
litio
tellurio
selenio
indio
gallio
Oltre a queste, per creare l’elettricità e stoccarla nelle batterie occorrono anche grandi quantità di cobalto, manganese, nickel, stagno, grafite, rame ecc.
Nella maggior parte dei casi, nonostante l’aggettivo (rare) attribuito ad alcune di queste materie, non si tratta di presenze scarse sul nostro pianeta ma sono minerali dispersi all’interno di rocce che devono essere estratte e lavorate.
Per ottenere un chilo di vanadio bisogna lavorare otto tonnellate di rocce; per un chilo di gallio ne occorrono cinquanta, mentre per ottenere il lutezio in eguale quantità bisogna raffinarne ben duecento tonnellate.
Tutte queste lavorazioni si fanno con l’impiego di grandi quantità di acqua e solventi.
La lavorazione necessaria è così deleteria per l’ambiente circostante che si spiega perché la maggior parte dei Paesi del mondo ha rinunciato ad estrarli, lasciando che sia la Cina ad occuparsi della produzione (e relativa fornitura) di almeno due terzi della domanda mondiale.
Un altro esempio: in una macchina a propulsione elettrica circa duecento chili di quanto pesa in totale sono indispensabili per il funzionamento della batteria e per la sua protezione.
Si tratta di un quantitativo corrispondente a sei volte quello presente nelle auto tradizionali.
Bisogna aggiungere che per la trasmissione dell’elettricità derivante dagli impianti solari, eolici e dall’idrogeno, le reti di distribuzione oggi esistenti saranno riutilizzabili solo in parte.
Serviranno enormi quantità extra di rame per gli elettrodotti e migliaia di tonnellate di acciaio per le nuove tubature necessarie al trasporto dell’idrogeno.
I prezzi schizzeranno alle stelle, causando una nuova e lunga inflazione anche su tutti i prodotti a valle.
Al nuovo ingente sfruttamento delle risorse naturali per procedere verso la “transizione verde” vanno aggiunte le conseguenze socio-economiche all’interno delle nostre società. L’Europa (così come- forse- gli Stati Uniti) si è data l’obiettivo di passare ai nuovi sistemi entro il 2030 e completare il processo entro il 2050, mentre la Cina ha dichiarato che raggiungerà il picco delle proprie emissioni di CO2 solo nel 2030 e raggiungerà l’obiettivo finale non prima del 2060. Per l’India il passaggio richiederà ancora più tempo.
È allora evidente che, negli anni che faranno la differenza, si creerà un divario crescente nei costi di produzione industriali tra i due mondi e certo non a vantaggio delle imprese europee. Con conseguenti crisi che colpiranno molti lavoratori e molte aziende.
Sotto l’aspetto politico va anche aggiunto che, pur riuscendo a liberarci dall’oligopolio dei produttori di gas e petrolio, ci metteremmo, noi europei, totalmente nelle mani dei nostri nuovi fornitori di minerali rari e materie prime.
Va aggiunto che gli utenti dovranno sostituire le loro caldaie per il riscaldamento, tuttora a gas o gasolio, con pompe di calore azionate dall’ energia elettrica da fonti rinnovabili.
Gli automobilisti dovranno rottamare i loro veicoli a benzina, a gasolio o ibridi per sostituirli con autovetture solo elettriche che però, con la tecnologia attuale, non consentiranno loro di andare da Milano a Roma senza fermarsi qualche ora per ricaricare le batterie».
L’imperialismo del regime comunista cinese evidentemente ha pagato e strapagato politici, scienziati (quelli non mercenari non vengono ascoltati) e addetti all’informazione, per montare la mitologia del green.

E tutto questo bordello sarebbe per fermare i “cambiamenti climatici” per via del fatto che ci sarebbe in atto una “emergenza climatica”. Siccome so che purtroppo c’è ancora in giro gente che crede a questa ridicola favola, ricordo che le cose che strilla istericamente la piccola analfabeta ritardata psicopatica mitomane allo scopo preciso di terrorizzare le masse (“voglio che siate terrorizzati” – e riuscendoci perfettamente), ossia che abbiamo ancora dieci anni prima che sia troppo tardi, come già è stato ripetutamente documentato in questo blog, venivano strillate anche dieci anni fa, e venti anni fa, e trenta anni fa, e quaranta anni fa, e cinquanta anni fa. E se i signori della dittatura del terrore climatico avessero ragione, ciò significherebbe che da quarant’anni il pianeta non esiste più  e noi siamo zombie vaganti nello spazio. Fermo restando che, se anche un’emergenza climatica ci fosse – ma non c’è – il solo pensare di poter intervenire sul clima sarebbe puro delirio di onnipotenza. E qualcuno farà bene a cominciare a ridimensionarsi.

barbara

ANCORA CLIMA E AMBIENTE

Iniziamo con due parole ai giovani manifestanti anti-blablabla. Perché “no more blablabla” significa “basta chiacchiere a vuoto e passiamo ai fatti”, giusto?

-Ciao papi, allora me li dai i soldi per il nuovo telefono?
-No.
-Ma come no? Hai detto che forse me li davi se prendevo la sufficienza in Storia!
-E’ vero, ma è successo prima che tu andassi alla manifestazione Friday For Future.
-MA CHE C’ENTRA SCUSAAA?!!
-Intanto non urlare che provochi inquinamento acustico ed emetti anidride carbonica in quantità anomala. Ti spiego: vedi amore di papà, tu e tutti quei ragazzi in piazza mi avete fatto riflettere e ho capito che fino a oggi ho agito da irresponsabile, quindi farò qualcosa per il tuo futuro, proprio come avevi scritto sul tuo cartellone.
-MA IO HO BISOGNO DI QUEL TELEFONO!!!!
-Intanto non ti agitare, che la tua termogenesi aumenta, causando un notevole dispendio energetico. Ti spiego: il tuo telefono funziona ancora?
-NO!!! CIOE’ SI’, MA E’ RALLENTATO E POI E’ UN MODELLO DI UN ANNO FA!!
-Visto? Funziona, dunque è un falso bisogno, indotto dal consumismo esasperato che in piazza dicevate di volere abbattere. Pensa che grazie al tuo sacrificio ci sarà un telefono in meno da smaltire come rifiuto. Brava! Sono fiero di te!
-MA NOOO! DAI PAPI PERO’!!!!! GUARDA CHE LO COMPRO CON I SOLDI DELLA GITA SCOLASTICA AD AMSTERDAM EH…
-Ah. A proposito di gita, ti informo che non ci andrai.
-COOOOSAAA?!!!!
-Amore di papà, io mi sento così in colpa per quello che abbiamo fatto al pianeta che vi lasceremo, che mi sono informato e ho letto che il traffico aereo è uno dei maggiori fattori di inquinamento dell’aria. Ogni giorno più di 100.000 aerei rilasciano tonnellate di CO e UHC che danneggiano vegetazione ed ecosistemi, con un’azione climalterante che contribuisce in modo incisivo al surriscaldamento del pianeta.. Quindi non ci andrai. Brava! Sono fiero del tuo impegno per un’aria più pulita!
-NOOOO!!!! IO CI VADO IN GITA!!!
-Io non credo.
-SI’ INVECE!!!
-No tesoro, non ci andrai. Ma perché ti arrabbi che poi mangi troppo per il nervoso contribuendo alla sovralimentazione delle popolazioni dei paesi sviluppati? Hai chiesto tu che si facesse qualche sacrificio per l’ambiente e io sono molto fiero della tua coerenza!
-MA CHE C’ENTRO IO?!!!! DILLO AI POLITICI NO?!!!
-E cosa pensi debbano fare i politici?
-MA CHE NE SO IO! …ELIMINARE LA PLASTICA, GLI ALLEVAMENTI INTENSIVI…’STA ROBBA QUA INSOMMA…
-Bravissima amore di papà! Allora niente più scarpe da ginnastica in plastica, soprattutto quelle prodotte all’altra parte del mondo da persone della tua età, sfruttate e impoverite dal consumismo occidentale. E niente più Mac Donald’s, che deforesta e usa troppa chimica nei suoi prodotti.
– PAPAAAA!!! SMETTILA!!!
-Amore, non sbattere i piedi a terra in quel modo, che piccole variazioni in questo spazio fisico producono grandi variazioni nel comportamento a lungo termine di un altro spazio fisico.
-IO TI ODIO!!
-Per amore tuo lo sopporterò. Aggiungo che l’odio è un atteggiamento che innalza alcuni ormoni a sfavore di altri, poi dobbiamo andare dall’endocrinologo che sta dall’altra parte della città, e in bicicletta sai, è una bella pedalata! Te l’ho già detto che per salvaguardare l’ambiente e ridurre i consumi di combustibili fossili, ho deciso che la macchina si userà solo se la destinazione da raggiungere supera i dieci chilometri di distanza, come da raccomandazioni ecologiste? Dunque a scuola ci andrai a piedi. Tre chilometri sono una passeggiata salutare in fondo e sarai contenta che non ti accompagnerò più con l’inquinante automobile fino a davanti la porta della classe.
-Papi, dimmi la verità…ti stai drogando? Hai iniziato a bere?
-Ma no amore di papà. Anche noi andavamo ad Amsterdam con la scusa della gita, ma poi la cosa finiva lì.
-IO NON CI STO CREDENDO! MA FAI SUL SERIO?!!
-Sì amore di papà. Voi avevate ragione e noi torto, per questo cambierò i nostri comportamenti criminali nei confronti dell’ambiente. C’è un’altra cosa, da oggi in poi niente più capi colorati, perché per tingere i tessuti si utilizzano ogni anno 9 trilioni di litri di acqua e tonnellate e tonnellate di oltre 8000 sostanze chimiche che poi vanno nel terreno, nei fiumi e nel mare. Quindi vestiremo solo tessuti ecosostenibili, naturali, non tinti…Hai presente quel grigiolino, avanino? Al limite il giallino dei capi sbiancati al bicarbonato o il verdolino di quelli colorati con le erbe? E niente zainetti nordeuropei, visto che i tessuti sintetici come il Nylon creano ossido di azoto, un gas a effetto serra 310 volte più potente dell’anidride carbonica. La shopper in tela grezza del negozio di fiori andrà benissimo.
-MA PAPA’…C’E’ SCRITTO “DITELO CON UN BAOBAB”!!!
-Bello. Etnico, equosolidale, multiculturale, proprio come piace a noi… Ah! E basta anche con quei coloranti assurdi che usi per farti i capelli da disadattata, che sono un fattore inquinante considerevole visto che se ne usano 1.300 tonnellate l’anno solo nel nostro paese.
-BASTAAA! MAMMAAAA!!! PAPA’ E’ IMPAZZITO!!!
-Amore di papà, già che ci sei, dì alla mamma che la nuova macchina per il caffè la può vendere, perché si calcola che ogni giorno si debbano smaltire milioni e milioni di quelle capsule in alluminio colorate estremamente inquinanti.
-……….VOGLIO MORIRE!!!
-E gli assorbenti… Quelli, in stoffa. Da lavare e riutilizzare. Meno alberi abbattuti, meno sbiancanti, meno colla, meno ali, meno rifiuti.
-AAAAAHHHHHH!!!!!
-Ah, un’ultima cosa amore di papà, per una ragazza che voglia sembrare impegnata e responsabile come te, il 6 a Storia dopo mesi e mesi di insufficienze è un autentico VOTO DI MERDA!!, (ma visto che parliamo di un concime organico naturale, hihihhihihihi!!! Una goduria questo ecologismo.)

Perché è un fatto che una gran parte dei ragazzotti che seguono Greta all’unico scopo di saltare un giorno di scuola, fanno i gretini col culo degli altri, o meglio, credono di fare i gretini col culo degli altri, perché siccome per andare a manifestare non vanno a scuola, restano ignoranti e non si rendono conto che prima o poi le conseguenze della religione ecologica toccheranno anche il loro, di culo

Perché, come già detto, l’ecologismo è una religione fondamentalista estremamente pericolosa per quanto riguarda i fedeli, ma è un affare da miliardi di miliardi di euro per quanto riguarda i gran sacerdoti. E le tasche da cui dovrà uscire tutta quella immensa montagna di soldi  sono le nostre. Però vuoi mettere la gioia di poter tornare a vivere come ai ben tempi di una volta, liberi e felici e con l’aria pulita…

Giovanni Bernardini

IL SIGNOR MALTHUS

Gli esseri umani si procurano oggi ciò che è necessario alla loro esistenza usando tecniche, strumenti, modi di lavorare e produrre che hanno un impatto ambientale enormemente superiore rispetto a quelli usati in passato. Questa è una delle idiozie più largamente diffuse e propagandate dai mistici dello pseudo ambientalismo. La sostengono un po’ tutti, da papa Bergoglio a Greta Thunberg. In passato esisteva una dolce armonia fra uomo e natura, questa è stata brutalmente rotta dalla rivoluzione industriale. Da allora è iniziata la marcia dell’umanità verso la distruzione.
Ma stanno così le cose? Vediamo.
I nostri antichissimi progenitori erano cacciatori e raccoglitori. Si procuravano il cibo cacciando i più disparati animali e mangiando frutti erbe e bacche che trovavano sul loro cammino.
Proviamo a fare un esperimento mentale. Tralasciamo ogni considerazione su tutti i beni diversi dal cibo di cui oggi disponiamo. Limitiamoci alla pappa e facciamoci la seguente domanda: cosa succederebbe se noi OGGI ci procurassimo il cibo usando solo caccia e raccolta? La risposta è incredibilmente semplice: nel giro di pochissimo tempo distruggeremmo ogni traccia di vita animale e vegetale sul pianeta e morremmo a centinaia di milioni. Lo stile di vita dei cacciatori- raccoglitori era quanto di più distruttivo per l’ambiente si possa immaginare. Come mai allora qualche millennio fa l’ambiente non era a rischio? La risposta di nuovo è semplicissima: l’ambiente non era a rischio perché il modo usato dagli umani per procurarsi da vivere impediva lo sviluppo demografico. Gli uomini erano pochissimi, la mortalità altissima, la vita breve e difficile. Per questo caccia e raccolta, per quanto distruttive, avevano effetti molto limitati.
Le grandi rivoluzioni nei modi di produzione, a partire dalla invenzione dell’agricoltura e dell’allevamento nel neolitico, hanno introdotto modi di produrre più efficaci ed efficienti e a minor impatto ambientale. Questo e solo questo ha permesso il miglioramento delle condizioni di via degli esseri umani, l’allungamento della speranza di vita e lo sviluppo demografico.
I veri ambientalisti oggi dovrebbero chiedere che vengano introdotti modi di produrre energia e beni sempre più efficaci ed efficienti che, proprio per questo, hanno un minore impatto ambientale. Il nucleare è uno di questi. Produce enormi quantità di energia a costi limitati e ad impatto ambientale zero. L’eolico fa l’esatto contrario: produce poca energia a costi elevatissimi e ad altissimo impatto ambientale.
Non proseguo in un discorso che potrebbe diventare lunghissimo. Aggiungo solo una cosa: do per scontato che nessuno si proponga di ridurre di qualche miliardo di persone il genere umano. Molti mistici dello pseudo ambientalismo lo fanno: i più coerenti fra loro auspicano l’estinzione volontaria del genere umano (spero siano sinceri quando usano il termine “volontaria”). Altri, meno coerenti, a cominciare da Greta Thunberg, non arrivano a tanto ma questo è il senso delle loro farneticazioni: dobbiamo diventare tutti più poveri e ridurre drasticamente il nostro numero. Punto e basta. Resta aperto un problemino: CHI deve abbandonare questo mondo brutto e consumistico?
Ovviamente non scoprono nulla di nuovo. Il vecchio signor Malthus li ha anticipati di oltre due secoli. E dire che la sinistra del suo tempo lo considerava un terribile reazionario!

Ma naturalmente non lo chiederanno, perché se la religione è l’oppio dei popoli, l’ecologismo ne è il crack, che ha l’effetto di spappolare il cervello. E ora, prima di chiudere, ascoltiamo che cosa ha da dire il nostro pianeta, che tanto i signori ecologisti si affannano a voler salvare, a costo della distruzione dell’umanità.

(segue alla prossima puntata)

barbara

ECCO DOVE CI VOGLIONO PORTARE

Clima, ci vogliono imporre il maoismo energetico

Nelle giornate di conferenza sul clima svoltesi la settimana scorsa a Milano è apparsa chiara la volontà di imporre una rivoluzione economica ed energetica dall’alto, con il pretesto dell’emergenza climatica. E spuntano idee che rimandano al “Grande balzo in avanti” che Mao impose alla Cina nel 1958 e che creò una vera catastrofe economica e umanitaria.

Un passaggio non deve sfuggire di questi giorni di “Circo del Clima” che si è esibito a Milano come antipasto della Cop26 (Conferenza Internazionale sul Clima) di novembre a Glasgow. E la chiave ce la fornisce ancora una volta il presidente del Consiglio italiano Mario Draghi. Nel suo discorso davanti ai giovani di Youth4Climate il 1° ottobre ha detto che sul clima l’Italia è «pronta a scelte audaci» perché «dobbiamo agire adesso». Ma cosa vuol dire «scelte audaci»? Rimanendo in discorsi astratti, l’affermazione suona bene, dà l’idea di una svolta che finalmente farà fare cose buone che uniscono il benessere delle persone al bene dell’ambiente; sa di investimenti fatti a fin di bene e non per arricchire pochi speculatori, e così via.

Ma se entriamo nel concreto, Draghi suggerisce ben altro. Teniamo presente che tutti i discorsi sentiti in questi giorni a Milano (almeno quelli seri, non i bla bla di Greta e Vanessa) parlano di una transizione ecologica ed energetica che è in realtà, almeno nelle intenzioni, una vera e propria rivoluzione che intende rifondare da zero l’intero sistema economico. La novità sta nel fatto che dopo anni ed anni in cui si è venduta l’idea “green” con la promessa di tanti, nuovi posti di lavoro che avrebbero realizzato un mondo idilliaco fatto di aria profumata e tanti soldi per tutti, il nostro presidente del Consiglio ha fatto capire come stanno effettivamente le cose.

E cioè: «La transizione è una necessità: o la affrontiamo ora o pagheremo un prezzo ancora più alto in futuro». Tradotto: la transizione ecologica sarà un bagno di sangue (economicamente parlando), ma serve per evitare che tra 30-50 anni siamo tutti spazzati via dalle catastrofi naturali. Dunque, dichiarare lo stato di emergenza climatica serve per spingere le persone ad accettare grossi sacrifici ora, reali (il clamoroso aumento delle bollette di luce e gas è solo l’antipasto), per evitare ipotetici e non meglio identificabili sacrifici futuri. Del resto, si sa, se c’è una emergenza tutto diventa lecito da parte dei governi.

Eppure, malgrado la propaganda ecocatastrofista, nessuno può dire oggi cosa accadrà al clima tra 20-30-100 anni e che conseguenze avrà sulla vita delle persone; e le previsioni degli scorsi decenni, che alla prova dei fatti si sono rivelate sballate, inducono almeno alla cautela nel prendere per oro colato gli scenari drammatici che ci vengono prefigurati.

Di sicuro vediamo che c’è oggi una volontà di ridisegnare l’economia dall’alto; far vivere l’opinione pubblica nella paura e nell’emergenza rafforza il potere dello Stato sul cittadino e anche sulla libertà d’impresa. Al riguardo si faccia memoria del discorso con cui Draghi ha presentato il governo alle Camere: con la pandemia – era il concetto espresso – tante attività economiche vengono azzerate o messe in difficoltà, noi aiuteremo a farle ripartire; ma non tutte, solo quelle che sono utili. Chiaro no? È il trionfo del modello cinese, l’economia socialista di mercato. La presunta emergenza climatica serve solo a imprimere la svolta definitiva, e ora si può cominciare a dire che i costi della transizione saranno molto alti, perché la gente nell’emergenza Covid ha già dato prova di essere pronta a sopportare e supportare le «scelte audaci» che il governo ci imporrà.

Se poi andiamo nel dettaglio, vediamo delle proposte concrete decisamente inquietanti, una in particolare vorremmo segnalare: le “comunità energetiche”. Tutti sappiamo che al cuore del programma contro i cambiamenti climatici sta la rinuncia ai combustibili fossili entro 10, 30 o 40 anni secondo i diversi programmi. Il problema è che tale proposito – dati alla mano – appare semplicemente irrealizzabile, essenzialmente perché solare ed eolico, checché se ne dica, sono destinate a rimanere fonti energetiche marginali. Ma invece che prendere atto della realtà, i nostri grandi strateghi sono alla ricerca di soluzioni per realizzare l’obiettivo.

Ed ecco dunque l’idea: trasformare tutti i cittadini da consumatori a produttori di energia. Lo ha ben spiegato nei giorni scorsi dalle colonne di Avvenire Leonardo Becchetti, che è uno degli economisti italiani più in vista, molto ben inserito sia negli organismi internazionali sia nella Chiesa (è anche nel Comitato promotore delle Settimane sociali dei cattolici italiani). È stato coniato anche un nuovo termine per definire il cittadino modello: prosumer, ovvero l’unione tra le due parole producer e consumer (produttore e consumatore, in pratica una crasi energetica). Così condomini e quartieri possono avere la loro mini-centrale elettrica, piazzando pannelli solari sui tetti o turbine eoliche negli spazi verdi e immagazzinando questa energia (che non è continua e stabile) in appositi accumulatori. In questo modo i condomini possono consumare l’energia che producono e possibilmente vendere il di più prodotto immettendolo nella rete nazionale. 

Non entriamo in questa sede nel dettaglio tecnico di questo progetto, ma siamo sicuri che i lettori più attenti avranno a questo punto la sensazione di aver già sentito qualcosa del genere tanti anni fa. Esatto: era il 1958 e Mao Zedong lanciava il piano quinquennale che avrebbe dovuto garantire alla Cina comunista “Il grande balzo in avanti”. Il piano si prefiggeva un rapido sviluppo agricolo e industriale basato su collettivizzazione agraria e produzione dell’acciaio. E come sfidare l’Occidente sul terreno dell’acciaio, visto che Mao prevedeva che in 15 anni la Cina avrebbe prodotto tanto acciaio quanto l’Inghilterra? Con gli “altiforni da cortile”. Cioè, ogni piccolo villaggio o agglomerato doveva dotarsi di piccole fornaci in cui fondere tutto il metallo possibile per produrre l’acciaio necessario.
Decine di milioni di agricoltori e operai furono obbligati a dedicarsi a questa impresa (visto che le fornaci, così come le centrali elettriche, non funzionano da sole). Chiunque può andare a leggersi come andò a finire: nel giro di tre anni si consumò un vero disastro economico, e “Il grande balzo in avanti” provocò una carestia che provocò dai 15 ai 40 milioni di morti [su una popolazione, all’epoca, di circa 600 milioni, ndb].

Qualsiasi persona di buon senso poteva capire che il piano di Mao – sostenuto dagli esperti del tempo – era una vera e propria follia, ma l’ideologia acceca e rende possibile qualsiasi disastro. Anche l’ecologismo è una ideologia, e sta accecando le élites occidentali. A fare veramente paura non dovrebbero essere i cambiamenti climatici, ma questi esperti che ripropongono oggi, come fossero una novità geniale, gli stessi concetti che già tante catastrofi hanno provocato nella Cina di Mao.

Riccardo Cascioli, qui.

Come già detto in altre occasioni, l’ecologismo è una religione fondamentalista con vocazione terroristica, da parte degli adepti, e un colossale affare da miliardi di miliardi per i gran sacerdoti. E la convinzione che l’uomo possa determinare il clima ha un nome ben preciso: delirio di onnipotenza, patologia grave ed estremamente pericolosa, per sé e per gli altri. E adesso state a sentire questa chicca.

Emanuel Segre Amar

E adesso gli ebrei controllano anche il clima: lo sapevate? Questo tipo che afferma questa assoluta verità spera di diventare il sindaco della capitale degli USA, Washington.

Un membro del consiglio di Washington, D.C., che ha suscitato clamore quando ha insinuato che i finanzieri ebrei controllano il clima, è in corsa per diventare il prossimo sindaco della capitale degli Stati Uniti.
Trayon White Sr., un democratico, ha confermato che sperava di spodestare l’attuale sindaco Muriel Bowser, che deve ancora confermare se si candiderà per un terzo mandato.
“Ha un enorme sostegno che gli sta arrivando perché è intenzionato a parlare e a difendere coloro che hanno più bisogno della leadership” ha detto mercoledì uno dei consiglieri di White.
White ha fatto notizia a marzo 2018 quando si è filmato mentre guidava nella neve nel centro di Washington, D.C. e ha affermato che i “Rothschilds controllano il clima per creare disastri naturali per i quali possono pagare per possedere le città.”
Il commento si riferisce alla famiglia ebrea Rothschild, che è stata oggetto di numerose teorie della cospirazione antisemite.

D’altra parte, cosa aspettarsi da un fervente sostenitore di Louis Farrakhan?
(segue alla prossima puntata)

barbara

RISCALDAMENTO CIODUE EMERGENZA CLIMATICA E BLABLABLA

Dell’imminente glaciazione anzi no dell’imminente scioglimento di tutti i ghiacciai della terra anzi no ci stiamo raffreddando ma è per colpa del caldo lo stesso e comunque ci sono i cambiamenti climatici e comunque c’è l’emergenza climatica e da almeno una sessantina d’anni abbiamo dieci anni per invertire la rotta prima che il mondo sia distrutto, di questo abbiamo già abbondantemente parlato in questo blog. Oggi torno sul tema per dimostrare che OGGI ci sono i cambiamenti climatici, come possiamo vedere qui

clic per immagine ingrandita

Ah no, forse mi ero sbagliata, quelli c’erano anche mille anni fa, duemila anni fa, tremila anni fa, quattromila anni fa… No vabbè, però adesso ci sono gli eventi estremi di cui una volta quando non c’era il malefico essere umano o almeno quando non c’era questo consumismo selvaggio degli ultimi anni non c’era traccia. Giusto?

Ehm, no forse mi sono sbagliata di nuovo, non ci sono neanche quelli. PERÒ C’È LA CIODUE, LA FAMIGERATA CIODUE! Provate a negarlo se avete il coraggio. La ciodue che distruggerà il pianeta e tutta la vita su di esso. Guardate, lo dice anche questo signore qui che siamo pieni di ciodue.

MUTANDE PAZZE

PUBLISHED ON 19 AGOSTO 2021BY ROBERTO

Autore: Massimo Lupicino
Data di pubblicazione: 17 Agosto 2021
Fonte originale:  http://www.climatemonitor.it/?p=55496

Un giorno gli alieni atterreranno sulla Terra. Probabile che la troveranno ricoperta in buona parte di ghiacci, come ciclicamente accade al nostro Pianeta, che ha passato più tempo a battere i denti dal freddo nelle ere glaciali, che a godersi un piacevole tepore  durante i fortunati periodi inter-glaciali come quello che stiamo vivendo (pur lamentandocene).
Per ritrovare testimonianze di una civiltà umana ormai purtroppo estinta, gli alieni ricorreranno a carotaggi nel ghiaccio, che restituirà loro vestigia del passato di una gloriosa civiltà la cui auto-distruzione sarà diventata materia di studio presso tutte le università aliene della Galassia.
Eh sì, perché gli alieni saranno davvero affascinati alla scoperta del modo originalissimo in cui una civiltà in apparenza progredita come quella umana riuscì a suicidarsi nell’incredibile convincimento che la CO2, il cibo delle loro piante e il mattone elementare della loro vita, fosse invece un pericoloso inquinante capace di alterare in modo catastrofico il clima del loro Pianeta. Da lì seguirono una serie di scelte economiche sciagurate che gettarono le economie occidentali nella depressione economica e nel caos, e prepararono le basi per un conflitto mondiale senza vincitori.
In una missione dedicata a quella che fu l’Italia, i carotaggi avverranno nelle valli alpine, che saranno ricoperte da strati di ghiaccio spessi centinaia di metri, come accadde all’apice dell’ultima glaciazione. Gli alieni scopriranno anche in Italia (come negli altri paesi europei) gli stessi segni e testimonianze di come, a fronte di un cambiamento del clima terrestre verso condizioni molto più fredde, la “comunità scientifica” negò con forza l’evidenza.
Ci si dedicò infatti inizialmente a raffinatissimi esercizi di “omogeneizzazione” dei data-set climatici per dimostrare che il passato era stato ancora più freddo, anche se nessuno se n’era accorto. Infine, si attribuì il troppo freddo al troppo caldo, in un inspiegabile esercizio oratorio che con la scienza non aveva niente a che vedere, ma che era perfettamente in linea l’approccio da “scienza molle” che si era deciso di dare alla ricerca in campo climatico.
Ma la narrativa era dettata dai media, e la scienza si era messa diligentemente al servizio di chi i media li governava (e le ricerche sul clima le finanziava), come accade in tutte le civiltà in cui la concentrazione di poteri, ricchezze e associate influenze supera un livello critico ben noto agli studiosi e ai politici alieni.
E poi quel finale tragicomico, con la popolazione intirizzita chiamata a sbrinare le pale eoliche e a rimuovere la neve dai pannelli solari, in un tentativo disperato di rendere utilizzabili le stesse fonti energetiche che già mostravano tutta la loro inefficienza in condizioni climatiche più favorevoli. Le stesse fonti energetiche su cui gli umani facevano incredibilmente affidamento per salvarsi dalla morte imminente per “troppo caldo” profetizzata dagli scienziati di allora.
Ma tra tutti i carotaggi ce ne sarà uno che lascerà gli alieni decisamente interdetti.
Si tratterà di un manifesto pubblicitario di un “body contenitivo”: un capo di biancheria che gli alieni liquideranno irrispettosamente come un paio di mutandoni elastici per terrestri con problemi di linea. Ma ad attrarre l’attenzione sarà una nota sul manifesto pubblicitario, in apparenza criptica: “Emissioni CO2 compensate”. Un vero rompicapo per gli alieni, inizialmente incapaci di comprendere l’associazione tra l’acquisto di un bene voluttuario come un paio di mutandoni smagrenti, e la questione scientifica politico-economica delle emissioni di CO2.
Trattandosi di una civiltà progredita, gli alieni riusciranno comunque a capire che il riferimento alla “compensazione” andava inteso come una forma di auto-tassazione dei produttori di mutande per flagellarsi davanti ai loro clienti del fatto di emettere CO2 nel processo produttivo della lingerie. Ridicolo e grottesco, certo, ma comunque comprensibile alla luce del fatto che i terrestri, sulle fondamenta di quella scemenza assoluta del pericolo-CO2, avessero costruito un monumento alla stupidità che non risparmiava assolutamente nulla, nemmeno la biancheria intima.
Semmai gli alieni ne faranno una questione di marketing: considerata l’ignoranza media dell’essere umano (ritenuta dagli alieni la causa prima della sua propensione ad accettare come realistiche e credibili le ridicole profezie climatiche veicolate dai media di allora), cosa avrebbe potuto capire l’acquirente di mutande da quel riferimento alle emissioni “compensate”? Intrigati dal mistero, e solleticati dall’argomento invero pruriginoso (anche gli alieni indosseranno le mutande per nascondere e al tempo stesso valorizzare le loro vergogne?) avranno fatto alcune ipotesi:

  • Il terrestre avrà colto l’essenza del messaggio pubblicitario? Ovvero che il produttore di mutande con quella curiosa espressione intendeva in effetti avvertirlo che il costo della biancheria sarebbe aumentato a causa delle tasse sulle emissioni di CO2? Gli alieni concluderanno di no: perché sarebbero state necessarie conoscenze economiche che il terrestre medio decisamente non aveva.
  • Allora forse il terrestre avrà ritenuto che le mutande servissero a contenere inopinate e imbarazzanti flatulenze? In effetti il produttore avrebbe potuto “compensarle” grazie ad un sistema di contenimento a micro-filtri adsorbenti collocato nella parte posteriore della mutanda… Col risvolto climaticamente virtuoso di ridurre le emissioni in atmosfera di gas-serra di origine intestinale.
  • Oppure il terrestre avrà pensato ad un sistema di sconti per chi era afflitto da problemi di meteorismo? Qualcosa del tipo: compra le mie mutande e ti ri-compenso se emetti molte flatulenze? Sarebbe servito un certificato medico per usufruire dello sconto? O piuttosto una dimostrazione dal vivo in negozio in appositi stanzini dotati di gas detector?
  • O al contrario, il potenziale acquirente le avrà viste come qualcosa di minaccioso? Del tipo: guarda che se emetti troppe flatulenze finirai per far aumentare i gas-serra. E quindi le mutande me le paghi di più! Una interpretazione non lontana dal punto 1) ma più alla portata del terrestre medio.
  • E infine un’ultima ipotesi: ovvero che l’acquirente di mutande avrebbe liquidato la pubblicità con una alzata di spalle, come l’ennesima clima-cazzata. E come l’ennesimo, goffo esempio di “virtue-signalling” da parte dell’azienda di turno.

Ipotesi, quest’ultima, scartata con decisione dagli alieni. Perché se ci fosse stata una coscienza vera e diffusa della ridicolaggine e della ascientificità della narrativa allora dominante sul “Climate Change”, forse gli esseri umani si sarebbero salvati. E forse, delle clima-cazzate del ventunesimo secolo avrebbero potuto ancora raccontare di persona, tra le risate generali degli umani e degli alieni stessi. (qui)

Poi guardate qui

e ditemi se possono sussistere dubbi sul fatto che sia ritardata, per non parlare di quel ghigno da psicopatica – da psicopatica pericolosa, maligna, perfida, sadica, così, insomma. E tocca perfino assistere a questo

Precisando che la ritardata bianca, anche se dimostra 11 anni, ne compirà 19 fra tre mesi, mentre la ritardata nera ne ha 23. Mala tempora currunt, fratelli, e nessuno che vada in giro ad agitare qualche campanello per svegliare il branco di idioti che si accoda a queste pericolose stronzette analfabete.
E alla fine di tutto, non resterà che questo:

barbara

GRETA ,IL CLIMA, LA CINA E IL KGB

Essendo passato da appena due giorni il giorno della memoria (nome completo: “Giornata internazionale di commemorazione in memoria delle vittime della Shoah”. E chi viene a cianciare di altre vittime e altre tragedie si impicchi al primo albero. Quelli che hanno ritenuto di dover commemorare le foibe si sono fatti il loro giorno, senza rompere le palle a nessuno. Prendete esempio), ritengo doveroso ricordare anche la piccola Greta, sorella spirituale di Anna Frank, come hanno intelligentemente ricordato le menti più illuminate.

La Cina sfrutta l’ambientalismo alla Greta Thunberg per indebolirci tutti

Il cambiamento climatico è una minaccia alla nostra sicurezza nazionale – ma non nel modo in cui pensano i vertici politici e l’opinione pubblica.

Le tendenze di cui parleremo oggi non sono assolutamente iniziate con lo sfortunato avvenimento dei “Fridays for Future“, le colorate manifestazioni dei “gretini“, i sostenitori di Greta Thunberg, che in epoca pre-Covid si divertivano a fare il weekend lungo per chiedere agli Stati (e già qui vien da ridere) di “risolvere” il problema del cambiamento climatico.
Tutti i gruppi ambientalisti, più o meno “mainstream“, si sono sempre schierati  contro  gli  interessi dell’Occidente. Già durante il periodo della Guerra Fredda, gruppi ambientalisti utilizzarono lo spauracchio del cosiddetto “inverno nucleare” (ovvero la drastica riduzione delle temperature a seguito di un conflitto atomico globale) per tentare di impedire a Ronald Reagan di portare avanti il rinnovamento dell’arsenale nucleare statunitense, che serviva come deterrente contro l’Unione Sovietica. Nel corso degli anni si scoprì l’intrusione del KGB, il servizio segreto dell’URSS, nelle questioni ambientaliste, che riuscì persino a sfruttare l’influenza dei membri della Rockefeller Family Fund. Si tenne così nel 1983 una conferenza sul tema dell’inverno nucleare sostenuta, tra gli altri, dall’Environmental Defense Fund, dai Friends of the Earth e dal Natural Resource Defense Council (NRDC).
Questa tendenza a sfruttare le ONG e gli “scienziati preoccupati” per minare gli interessi dei paesi e delle società occidentali è prassi quotidiana ancora oggi, sopratutto a Pechino. Un report di Patricia Adams per la Global Warming Policy Fundation con sede a Londra, mostra esattamente la “tattica” cinese per spingere l’Agenda verde nei programmi dei partiti politici, e di come questa influenza serva anche come strumento di propaganda per Pechino.
Questo è il motivo per il quale la divisione asiatica del Natural Resource Defence Council (NRDC), citato prima, abbia pubblicato qualche anno fa un libro intitolato “Will China Save the Planet?” (La Cina salverà il Pianeta?) definito addirittura “visionario” dai funzionari di stato cinesi… forse l’unica sorpresa è perché abbiano messo un punto interrogativo nel titolo. Ma verrebbe anche da chiedersi di quali sostanze abbiano abusato all’NRDC per avere queste “visioni”. Ed ecco perché…
La Cina, infatti, ha un’economia interamente basata sullo sfruttamento degli idrocarburi, che generano l’86% dell’energia prodotta internamente. Nel 2020 sono stati aggiunti 11,4 Gigawatt, tutti interamente provenienti dalla combustione del carbone (mentre gli Stati Uniti, nel 2019, sono scesi a 15.1 Gigawatt di energia prodotta da questo combustibile fossile).
Le SOE (aziende statali, n.d.r.) di Pechino che operano in ambito energetico aumenteranno di circa il 10% il numero di centrali a carbone nei prossimi anni, e al momento il paese ha anche una forte capacità di raffinamento del petrolio, secondi solo agli Stati Uniti.
Sempre per rimanere in tema carbone, Pechino sta aumentando l’output delle proprie miniere, investendo circa 90 miliardi di dollari in 35 progetti petrolchimici che avranno un impatto ambientale nettamente superiore ai cicli classici.
Per quanto riguarda il gas naturale, in un accordo del 2014 con la russa Gazprom, Pechino importerà 0.04 trilioni di metri cubi di “oro blu” attraverso il gasdotto “Power of Siberia” fino al dicembre del 2049.
Secondo il ridicolo Accordo di Parigi sul clima, la Cina può liberamente raggiungere il picco di emissioni entro il 2030, avendo dunque paradossalmente un incentivo – per giunta riconosciutogli e messogli per iscritto dalla comunità internazionale – ad inquinare liberamente. Un qualsiasi Stato occidentale sarebbe già stato messo alla graticola dalle ONG-Verdi, additato come un “criminale climatico” che mette in pericolo la sopravvivenza del Pianeta. Ma per la Cina non conta. “Dare la priorità alla sostenibilità cementerà l’eredità della Cina quando assumerà un ruolo più importante sulla scena globale”, se ne è uscita fuori Greenpeace.
Inoltre, la Cina, con una legge del 2017 ha trasformato le proprie ONG operanti all’estero in “strumenti della propaganda del regime”. Devono essere sponsorizzate da un’agenzia designata o da un dipartimento governativo che controlli e supervisioni le loro attività; devono presentare piani di lavoro e budget annuali a questi organismi. E, ovviamente, il mancato rispetto delle regole può comportare il sequestro dei beni, la detenzione del personale ed il divieto di condurre attività in Cina per 5 anni – e senza diritto di appello.
Ma c’è di più, Pechino non ha nemmeno bisogno di pagare di tasca sua per il lavoro di propaganda che vuole fare negli Stati Uniti! La ONG con sede a San Francisco, Energy Foundation China, ha erogato oltre 330 milioni di dollari a organizzazioni registrate negli Stati Uniti che operano in Cina, finanziamenti forniti da fondazioni multimiliardarie come la William and Flora Hewlett Foundation e la Catherine T. MacArthur Foundation. Si pensi che l”amministratore delegato di questa ONG è un ex-funzionario del governo cinese e fa il negoziatore per gli accordi sul clima.
Per la Cina il dibattito sul cambiamento climatico è evidentemente una “opportunità“. Mentre il mondo si decarbonizza, loro possono portare avanti indisturbati i propri piani industriali, ad un costo decisamente più basso rispetto alle potenze occidentali. Decarbonizzare il resto del mondo, infatti, rende l’economia cinese più forte [Biden lo ha capito, e andarle in aiuto è stata una delle sue primissime mosse] – indebolisce le economie dei suoi rivali, riduce il costo dell’energia per la sua economia basta interamente sullo sfruttamento degli idrocarburi, ed affonda l’India – ancora povera di energia – come potenziale rivale nell’area dell’Indo-Pacifico. E, a differenza dell’economia sclerotica dell’Unione Sovietica, quella cinese è ben lontana dal collasso, dato che è l’unica grande economia ad essere riemersa dal baratro del Covid già alla fine dello scorso sciagurato 2020 – ed è probabile che lo sarà ancora di più nel 2021. Il cambiamento climatico offre dunque un’opportunità strategica che verrà colta.
Il cambiamento climatico è dunque effettivamente un problema per la nostra sicurezza nazionale, ma non perché scompariranno gli orsi polari, semplicemente perché è nata una  retorica  che  criminalizza l’inquinamento dei soli paesi occidentali (tra l’altro in costante riduzione) ma che al tempo stesso tollera e asseconda quello cinese, [in sostanza così,

per intenderci] il che è utile a Pechino per rafforzarsi geo-economicamente sia nella propria regione che, in un futuro non lontano, sul mondo intero.
L’attenzione ossessiva e spasmodica al cambiamento climatico minaccia dunque gli interessi vitali sia degli Stati Uniti, che dell’Europa, che del nostro paese, distraendo i vertici politici e l’opinione pubblica dalle minacce incombenti sulla nostra sicurezza nazionale dalle realtà geopolitiche mondiali, subordinando ogni pensiero ed azione all’illusione di star “salvando il pianeta”. State pur certi che la Cina ed i suoi alleati nelle ONG non faranno assolutamente nulla per distogliere te ed il tuo rappresentante politico da questa illusione.
Ovviamente una delle soluzioni per decarbonizzare “in fretta” – non essendo sufficiente mettere semplicemente dei pannelli solari qua e là tra la Pennsylvania e la Pianura Padana, visto lo scarso utilizzo invernale – sarebbe quella di puntare maggiormente sull’energia nucleare, unica fonte ad “emissioni Zero”, sicura e con la possibilità di impiegare un elevato numero di addetti. Ma per farlo, ovviamente, è necessario che la rete elettrica sia messa in sicurezza dai vari attacchi cibernetici.
La domanda per l’amministrazione Biden, dunque, riguarda come l’America ha intenzione di rispondere a tutto questo: Come un piccolo paese o come una grande potenza? Sul tema della  sicurezza  cibernetica delle reti elettriche potete anche non chiederglielo: Joe Biden ha già detto di stare dalla parte di Pechino.

RealClearEnergy.org (qui)

Qui una cosa interessante da leggere, dedicata a quelli che per salvare il mondo basta fare così, basta eliminare cosà, basta cambiare cosù.
Quanto alla Cina, prima è arrivato questo

e adesso quest’altro

E non illudiamoci: stiamo permettendo alla Cina di conquistare il mondo – e l’unico che stava riuscendo ad arginare la sua avanzata è stato bloccato – e prima o poi sarà anche il nostro turno (ma avete mai sentito, fra i non anglofoni, una pronuncia inglese tanto incomprensibile?)

barbara

MENTRE L’ATTESA SI PROLUNGA 2

Comincio con questo sconvolgente episodio, assolutamente senza precedenti nella storia, che sicuramente rappresenterà un funesto precedente foriero di tragedie future. E questo lo dedico alle persone bizzarramente convinte che in America comandi Trump.

Qui l’articolo.

Proseguo con quest’altro video, che ci mostra da dove vengono i soldi per la campagna di Biden. E questo lo dedico alle persone che sembrerebbero bizzarramente convinte che, siccome in America comandano le corporation, ne sarebbe automaticamente avvantaggiato chi comanda al momento.

Quest’altro pezzo, preso dalla pagina di Jaime Andrea Jaime, residente negli USA, lo dedico alle persone bizzarramente convinte che col voto postale i brogli siano pressoché impossibili (l’ha detto Nature, mica il NYT o FoxNews!)

Allora, per i plancton.
Da sempre in USA si può votare per posta da casa con una scheda che si richiede espressamente al locale ufficio elettorale dove ci si deve preventivamente iscrivere mostrando documenti, identita’, Social Security e prova di residenza (normalmente un conto della energia elettrica o telefono o gas o mondezza).
Si chiama Absentee Ballot ed ovviamente e’ anche per i milioni di americani in giro per il mondo sia privati che TUTTI i militari e Diplomatici.
Quello che invece, con la scusa del Ciaina Vairus, si sono inventati e’ di inviare la scheda a tutti secondo liste di residenza e NON secondo quelle certificate degli uffici elettorali.
In pratica la mandano a tutti, cani e porci, morti, traslocati finiti in galera…., senza nessuna certificazione di identita’, come se uno andasse a votare senza nemmeno mostrare un documento comprovante chi realmente e’.
Chiare le truffe possibili che capirebbe un bambino dell’asilo?

Raccomando invece la lettura di questa ottima analisi di Mordechai Kedar a coloro che ancora non si rendono conto dell’immane catastrofe che incombe sull’intero Medio Oriente con la presidenza Biden – leggi Obama+Clinton+Kamala Harris.
Il prossimo articolo potrebbe forse fornire qualche spunto di riflessione a chi è fortemente critico su temi quali Cina, UE, clima. Da parte di un giornalista che non è mai stato un trumpiano a oltranza.

Giulio Meotti

Non sono mai stato un trumpiano tanto per fare, non ho mai amato certe sue mattane e familismi e che non abbia letto più di cinque libri in vita sua, ma ora che ha perso qualcosa va detto chiaro. Trump è stato eletto per porre fine ai cosiddetti interventi “umanitari” e lo ha fatto. Ha eliminato il Califfo Baghdadi e il Generale Soleimani senza farsi trascinare in nuovi Vietnam. Ha annullato l’”accordo” di Obama che avrebbe dato all’Iran una via alle armi nucleari, una nuova Monaco. È uscito dal ridicolo accordo sul clima di Parigi. Ha rafforzato la posizione di Israele in Medio Oriente e costretto Emirati Arabi, Sudan e Bahrain a farci la pace. Ha osteggiato l’Onu. Ha detto agli europei che dovevano contribuire di più alla propria sicurezza, oltre al proprio luna park sociale. Ha eletto giudici importanti alla Corte Suprema, nemesi della cultura progressista che vorrebbe l’America simile alla Svezia (penso ad Amy Barrett e alla sua famiglia [che ha preso il posto di quella, recentemente defunta, che per ventisette anni ha prostituito la legge all’ideologia]). Ha completamente cambiato il modo in cui gli americani pensano alla propria dipendenza dai prodotti cinesi a buon mercato. Mai prima la Cina ha sentito una minaccia al proprio dumping economico planetario. Quando un paese industriale avanzato non è in grado di produrre mascherine chirurgiche, guanti e gel per le mani e ibuprofene durante una pandemia, significa che la globalizzazione si è spinta troppo oltre. Va rivista per non morire in suo nome. E questo vale anche per l’Italia. Ma il più grande risultato di Trump è stato nell’economia. Durante i primi tre anni della sua presidenza, una quota importante di ricchezza è andata ai lavoratori più poveri. Ha portato crescita salariale agli svantaggiati. Ecco perché gli elettori nelle zone dimenticate del paese, i forgotten men che ho descritto due giorni fa, hanno votato per lui nel 2016 e in numero ancora più grande nel 2020. Ecco perché un numero sorprendente di afroamericani si è rivolto a lui quest’anno. Con la “giustizia sociale” le minoranze non mangiano. Le sue restrizioni all’immigrazione hanno ridotto la concorrenza per gli americani più poveri. Trump tornerà a giocare a golf in Florida. Quella che perde è una certa idea della realtà. E’ quella che ha portato molti immigrati che lavorano duro a votare Trump e quasi tutti i bianchi benestanti a votare Biden. Perdono i vecchi, sporchi rapporti umani e vince il Silicio dei social. Perde la nazione e vince il “villaggio globale”. Perde l’idea che la propria cultura conta e vince il multiculturalismo. Dopo questa festa di liberazione da Trump ci sarà da lavorare per l’Occidente. Se devo scegliere fra il mondo di Oprah, di chi butta giù le statue e degli accademici che lavorano per una società di individui indefiniti, e il mondo di un operaio americano dai denti consumati dal tabacco e di un messicano rispettoso delle regole e con il rosario in tasca, non ho dubbi.

Concludo la puntata odierna con questa breve, doverosa, riflessione:

e con un confronto fra i due candidati sul tema del razzismo. Questo è Biden

che faccia da mona anche da giovane!

e questo è Trump. Vedete un po’ voi.

barbara