e la ragione del nostro combattere.
barbara
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LA “SHAKIRA KURDA” CHE SPAVENTA L’ISIS
“La libertà di un paese comincia da quella delle donne”. E le fiere donne kurde hanno preso le armi e sono andate a combattere. Anche la bella Helly Luv, la “Shakira kurda” è scesa in campo con le proprie armi, sfidando l’ISIS e ricevendone in cambio minacce di morte.
E qui potete vedere le guerriere
Poi se andate qui, ci trovate un bel po’ di notizie, non freschissime ma sempre interessanti.
barbara
POI LA SHOAH FINISCE
E arriva Ze’ev Tibi Ram, uno dei due sopravvissuti alla Shoah che hanno combattuto in tutte le guerre di Israele. Tibi è il perfetto simbolo del “Shoah ve Tkuma”, Shoah e rinascita. Proprio in quanto sopravvissuto alla Shoah – in cui ha perso tutta la famiglia – Tibi comprende meglio di chiunque altro l’importanza di difendere lo stato ebraico.
Ora è l’orgoglioso nonno di un soldato dell’esercito israeliano.
barbara
IO SONO MALALA
Il fatto è che noi (io, per lo meno, ma probabilmente non solo io) il nome di Malala lo abbiamo sentito per la prima volta quando i talebani le hanno sparato in faccia, ma in Pakistan la conoscevano tutti, perché da anni Malala, insieme al padre, si batteva per il diritto allo studio, soprattutto per coloro ai quali tale diritto veniva (e viene) ostinatamente negato, ossia le bambine. Da anni parlava e scriveva, da anni teneva conferenze, di fronte a giornalisti, di fronte a politici, alla radio, alla televisione, in internet. E da anni sapeva di essere nel mirino degli estremisti; ciononostante non ha mai pensato, neanche per un momento, di tirarsi indietro, di smettere di condurre una battaglia che sapeva giusta.
Il libro è la storia di questa battaglia e, contemporaneamente, la storia di una famiglia (con un padre che, alla nascita di una femmina, impone a tutti lo stesso comportamento e gli stessi rituali che se fosse nato un maschio) e la storia del Pakistan. Il libro è diario e racconto e denuncia e storia e lucidissima – e incredibilmente matura – analisi sociale e politica. È un libro bello e commovente, consapevole e straordinariamente istruttivo, che andrebbe inserito in tutti i programmi scolastici e imparato a memoria, e del quale voglio lasciarvi una sola, grandissima, perla di saggezza:
Se si vuole risolvere una disputa o uscire da un conflitto, la primissima cosa da fare è dire la verità. Perché se hai mal di testa e al medico dici di avere mal di stomaco, come potrà aiutarti? Bisogna sempre dire la verità. Perché la verità elimina la paura.
(E questa andrebbe fatta imparare a memoria a tutti quei politici che hanno la responsabilità di gestire le cose del mondo). E poi un disegno, eseguito da Malala all’età di 12 anni, che rappresenta il suo ideale di società:
Oggi è il 10 novembre, giorno che è stato decretato da Gordon Brown come Malala day. Nessuno di noi farà qualcosa di speciale per celebrare questo giorno, ma cerchiamo di fare almeno ciò che è in nostro potere: ricordare questa straordinaria ragazza nei nostri blog, siti, forum, pagine FB, e dare voce a chi ancora non ce l’ha.
GLI ULTIMI INCANTESIMI
E dopo L’ultimo Elfo e L’ultimo Orco ci arriva, dall’infaticabile penna di Silvana De Mari, il terzo libro di questa straordinaria saga fantasy, ossia di quel genere che, almeno nelle opere di Silvana De Mari, serve per far conoscere ai bambini anche le cose brutte della vita ma senza traumatizzarli e, soprattutto, senza togliere loro la speranza di una possibile redenzione. Ed ecco dunque gli orchi, quelli che amano la morte più della vita, quelli che non si accontentano di uccidere ma godono nel far soffrire la vittima il più possibile; quelli che non permettono alle proprie donne – pena la morte – di mostrare il viso, di usare le chiavi, di amare, di scegliere. In una parola: di vivere. E sarà proprio dalle donne che arriverà la luce del riscatto: dalla regina degli uomini, impareggiabile guerriera; dalla regina dei nani, povera e schiava; dalla figlia del boia, grassa e goffa, che trova il coraggio di ribellarsi a un destino che sembrava segnato; dalla regina degli Orchi, che osa osare l’inosabile; dalla sconosciuta antenata che, non potendo scrivere, ha affidato il proprio messaggio a una filastrocca per bambine da tramandare di generazione in generazione fino a quando i tempi non saranno maturi per realizzarlo. E dal più innocente degli innocenti: un bambino terrorizzato da un mostro rosa e un mostro a righe che si nascondono sotto il suo letto. E fra questi personaggi – e molti altri ancora – si snoda per settecentoquaranta pagine (ma non spaventatevi: si leggono in un attimo) la lotta titanica fra i popoli della Vita e il popolo della morte. Vincerà non chi è capace di restare sempre in piedi – nessuno lo è – ma chi, dopo essere caduto, è capace di rialzarsi.
«In piedi» disse dolcemente. «In piedi, subito. Noi siamo il Re. Il nostro compito è consolare. Abbiamo guidato il nostro popolo in un’atroce battaglia, ma noi siamo il Re degli Uomini, e gli Uomini dopo che sono caduti si rialzano e riprendono a combattere, per questo sono invincibili. Coraggio, Principi, in piedi. Oggi avete provato il sapore nauseante della guerra e quello rivoltante della morte su un campo di battaglia. Anche se tutto quello che vorreste è restare qui, ora vi alzerete e andrete a consolare i vivi, perché si rimettano in piedi e riprendano a vivere. Dopo, quando saremo di nuovo forti, verrà il tempo di strapparci i capelli e le vesti e piangere e ricordare tutto quello che è andato distrutto. […] Oggi non possiamo».
(Più o meno come loro, volendo fare delle identificazioni). Se avete figli bambini, regalatelo ai vostri figli bambini. Se avete nipoti bambini, regalatelo ai vostri nipoti bambini. Se avete amici con figli bambini regalatelo ai bambini dei vostri amici. Se non avete niente di tutto questo, regalatelo a voi stessi: poi mi ringrazierete (prima però, se non lo avete già fatto in precedenza, leggete i due primi libri della saga, altrimenti vi mancheranno le fondamenta).