CATTIVA CATTIVA CATTIVA LA RUSSIA

Anzi, adesso glielo dico ancora una volta: cattiva! Ecco. L’ultima – anzi ormai la penultima – l’avete sicuramente già sentita: per colpa della Russia che blocca le navi col grano, mezzo mondo sta morendo di fame, giusto? Embè sì, se tutti i giornali dicono la stessa cosa dovrà essere vero per forza (qualcuno, per rafforzare il concetto, ricorda anche che già una volta la Russia – in realtà l’Unione Sovietica, col forte contributo del segretario del partito comunista ucraino Nikita Krusciov, ma chi sta a badare a questi insignificanti dettagli – ha fatto morire di fame gli ucraini a milioni portandogli via il grano: e tanto gli si sono fuse le sinapsi da non accorgersi neppure del fatto che questo grano di cui si parla in questo momento non è destinato all’Ucraina bensì all’esportazione). E dunque vediamole queste orrendissime azioni, questi crimini di guerra, questi crimini contro l’umanità perpetrati dall’infamissima Russia.

Fake news della propaganda: le navi con il grano non escono dall’Ucraina per colpa della Russia

Fioccano le accuse verso la Russia perché avrebbe messo in atto un ‘blocco navale’ e non consentirebbe alle navi con il grano ucraino di uscire dal porto di Odessa (il porto più importante del paese), condannando così il mondo alla fame. Questo è ripetuto dal Dipartimento di Stato USA, da Ansa, dal Corriere della Sera. Ma non è la tesi sostenuta dagli stessi stati che hanno le navi effettivamente bloccate, che puntano il dito sull’Ucraina.

In particolare, la Turchia ha più volte protestato con l’Ucraina perché 21 navi turche nel porto di Odessa sono impossibilitate ad uscire dal porto a causa del divieto delle autorità ucraine.

Ecco ciò che dice il Il quotidiano turco Aidinlyk:

“… si è scoperto che l’Ucraina non ha permesso alle navi straniere di lasciare i porti per prevenire attacchi a Odessa. Secondo le informazioni ottenute da Aydınlık, 21 delle navi a cui non è stato permesso di lasciare il porto di Odessa appartengono alla Turchia. Precisamente 4 di loro sono battono bandiera turca e le altre 17 sono di proprietà turca …. L’Ucraina non vuole che queste navi partano, adducendo che “c’è un pericolo”, citando le mine marine in mare.

La Russia ha aperto un corridoio di sicurezza, ma l’Ucraina ancora non consente di utilizzarlo. Lo scopo principale di questo diniego è che se le navi straniere partiranno, gli ucraini diventeranno un chiaro bersaglio [dei russi] e Odessa presto cadrà. Per questo motivo, i turchi non consentono navi straniere, comprese le 21 navi [turche]. Uno dei motivi per cui le navi turche continuano ad aspettare è questo: se i russi avviano un’operazione a Odessa e colpiscono le navi turche, si calcola che ci saranno tensioni nelle relazioni turco-russe” [Questo passaggio, frutto evidentemente di un traduttore automatico, non è del tutto chiaro, ndb]

La versione russa dei fatti è del tutto simile ed è questa fornita dall’ambasciatore russo alle Nazioni Unite:

Commento dell’ambasciata sulle accuse contro la Russia di aver innescato la crisi alimentare, 20 maggio 2022.

Le accuse da parte russa secondo cui la Federazione Russa non permette alle navi che trasportano grano di partire da Odessa e da altri porti ucraini e che questo rappresenta una minaccia di una crisi alimentare globale, non hanno nulla a che fare con la realtà.
Secondo le informazioni del Segretariato dell’Organizzazione marittima internazionale (IMO), al momento del lancio dell’operazione militare speciale, nei porti dell’Ucraina c’erano 94 navi e circa 2.000 membri dell’equipaggio. Ora 84 navi sono bloccate lì e circa 200 membri dell’equipaggio rimangono a servizio delle navi.
Alla fine di marzo, la Russia ha creato un corridoio umanitario nel Mar Nero per le navi in ​​partenza dai porti ucraini. Questo corridoio è lungo 80 miglia e largo 3 miglia. Questo corridoio è aperto tutti i giorni. Tuttavia, nessuna nave ha potuto utilizzare il corridoio, sebbene sia le autorità competenti della Russia che dell’Ucraina (ad esempio la nave di Hong Kong Joseph Schulte) abbiano ricevuto la notifica delle loro intenzioni.
La parte ucraina ha costantemente chiarito che non prevede di adottare misure significative per mettere in sicurezza la sua sezione di corridoio. Tutti i porti dell’Ucraina sono al più alto livello di sicurezza , il 3. Questo corrisponde al divieto totale di ingresso e uscita delle navi mercantili.
Questo passaggio è “integrato” dal fatto che le truppe ucraine hanno minato porti e acque adiacenti. Il minamento è stato effettuato in modo così caotico che non ci sono mappe delle mine marine.
Per qualche tempo, la delegazione ucraina presso l’IMO ha affermato che tutte le mine nel Mar Nero erano russe. È stato solo durante il briefing del segretario generale dell’IMO del 12 aprile che il delegato ucraino ha confermato il minamento deliberato dei propri porti.
In sostanza, le navi civili bloccate e i loro equipaggi sono tenuti in ostaggio dal regime di Kiev e fungono da “scudo umano”.
Ad ogni contatto, gli ucraini mettono come condizione alla partenza di navi straniere dai loro porti, la cessazione delle ostilità e il completo ritiro delle truppe russe dal territorio dell’Ucraina.
L’esercito russo è in grado di avviare lo sminamento dei porti. Tuttavia, Kiev evita qualsiasi interazione, anche con gli armatori, ed ogni modo possibile per risolvere la questione dell’uscita sicura delle navi.
Naturalmente, in assenza di una soluzione a questo problema principale, non è necessario parlare dell’esportazione di grano ucraino via mare.

Ci vuole poco a verificare una notizia, la maggior parte delle volte, ma redazioni con decine di giornalisti non ci riescono.
E’ di oggi l’articolo del Corriere della Sera il cui titolo è eloquente: “Porto di Odessa, il blocco navale russo che affama il mondo – Corriere della Sera“.
Ed dell’11 maggio Ansa: “Ucraina: Usa, Russia blocca 300 cargo con grano nel Mar Nero”.
Ogni giorno – dopo l’esperimento del covid – la maggior parte dei media italiani, come del resto la politica si adoperano a piegare la realtà a ciò che vogliono dimostrare. Questo è ormai il metodo usato comunemente. Nello stesso tempo si preoccupano della ‘propaganda russa, delle fake news ed addirittura si auto eleggono come Factchecking per proteggere le nostre menti.
Informazione come fabbrica di consenso a vantaggio del potere, anche tramite la falsificazione dei fatti.
Negli ultimi decenni, nuovi “valori pubblici” sono stati impiantati nella coscienza degli italiani, prima attraverso manipolazioni psicologiche, pubblicità e ora attraverso pressioni amministrative, psicologiche.
Ciò che da tempo – precisamente dalla guerra di Libia e poi di Siria – ho cercato di mettere in evidenza anche tramite questo blog, è che la distorsione della realtà produce parecchi effetti deleteri: tra questi, la conseguenza più grave è la riduzione della nostra libertà. Perché ove il giudizio è minato dalla manipolazione, le mie azioni, il mio pensiero, di fatto vengono indeboliti e disarmonizzati.
Quindi non solo si tratta semplicemente del fatto, di per sé grave, delle menzogne propagate da parte di una informazione che è stata investita del compito di continuare a istruire – a secondo delle esigenze – per orientare un pubblico già ampiamente addomesticato. Si tratta di una guerra dichiarata contro il popolo attraverso la modellazione di un nuovo tipo umano che si basa sulla degenerazione della cultura, della politica, della storia e della tradizione.
Patrizio Ricci, VPNews, qui.

Ulteriore conferma, con qualche altro significativo dettaglio, qui.
Poi c’è la questione dei prigionieri, che hanno il diritto di essere visitati dalla Croce Rossa Internazionale, e anche qui la Russia si dimostra così cattiva che più cattiva non si può, nemmeno col cattiveggio. Vero? Per fortuna che ci sono almeno i nazisti che leggono Kant, che sono così buoni che più buoni non si può, nemmeno col buoneggio.

Russia: l’Ucraina non consente la visita dei prigionieri russi alla Croce Rossa Internazionale

Il Deputato della Duma di Stato dell’Assemblea federale della Federazione Russa e difensore dei diritti umani  Tatyana Moskalkova si è rivolta al Comitato internazionale della Croce Rossa (CICR) con la richiesta di fornire informazioni sui prigionieri di guerra russi in Ucraina e di aiutare a organizzare la loro visita in base a quanto previsto dalla Convenzione di Ginevra del 1949 sul trattamento dei prigionieri di guerra che è forse l’unico accordo internazionale nella storia firmato da tutti i paesi del mondo senza eccezioni.

“Mi sono rivolta ancora una volta al Presidente del Comitato Internazionale della Croce Rossa, Peter Maurer, con la richiesta di fornire informazioni sui prigionieri di guerra russi e di aiutare me o i miei rappresentanti a visitarli”, ha affermato la Moskalkova che, nonostante le ripetute richieste, la parte russa non ha ricevuto alcuna informazione sui propri militari fatti prigionieri”.

“Né noi né i loro parenti sappiamo quale dei militari russi di stanza in Ucraina è stato visitato dai rappresentanti del CICR, in quale condizione psicologica e fisica si trova la nostra gente, se le disposizioni della Convenzione di Ginevra sono osservate nei loro confronti, se sono provvisti di le cure mediche necessarie”, ha osservato.

La Convenzione di Ginevra conferisce al CICR il diritto di visitare i prigionieri di guerra e gli internati civili durante i conflitti.
E’ da ricordare che nella recente resa dei militari trincerati nell’Azovstal a Mariupol, la Croce Rossa Internazionale ha regolarmente visitato i prigionieri ucraini per sincerarsi che fossero trattati e curati secondo la Convenzione di Ginevra.
Sia la Russia che la Repubblica autonoma di Donetsk hanno consentito l’accesso alla Croce Rossa Internazionale che ha valutato positivamente le condizioni di detenzione dei militari ucraini.

Torture e esecuzioni sommarie di militari russi

Ha fatto molto scalpore il video che a marzo ritraeva militari ucraini che torturavano prigionieri di guerra russi e poi li uccidevano (vedi qui). I presunti partecipanti alla tortura dei prigionieri in Ucraina si sono rivelati i leader del “Corpo nazionale”.

Presumibilmente, l’incidente è avvenuto in una delle basi dei nazionalisti ucraini nella regione di Kharkiv. Il filmato pubblicato mostra come i militari, dopo aver sparato ai prigionieri alle gambe, continuano a deridere i feriti sdraiati a terra e a torturarli. Nel video, si può vedere come uno dei soldati russi catturati e picchiati, a cui è stato messo un sacco in testa, muore davanti a membri dell’esercito ucraino.
I nomi dei presunti colpevoli sono stati resi noti dal canale Telegram Tribunal che ha riferito che la tortura dei prigionieri di guerra è avvenuta presso lo stabilimento lattiero-caseario Malorohachinsky alla periferia occidentale del villaggio di Malaya Rogan vicino a Kharkov, e il leader nella tortura era il leader del ramo di Kharkov del partito ucraino “Corpo nazionale” Sergei Velichko, soprannominato ‘Cile’.
All’atto vile e criminale ha partecipato anche un altro leader della forza politica, Konstantin Nemichev. Molto prima dell’attualità, Velichko si è rivelato noto come partecipante all’Euromaidan nel 2014, militante del reggimento Azov di nazionalisti ucraini e imputato in un procedimento penale sulla creazione di un gruppo criminale e racket, in cui furono coinvolti diversi altri membri del Corpo Nazionale.
Si sa di Nemichev che guida un battaglione di difesa territoriale locale e nel 2021 è stato nominato sindaco di Kharkov.

La reazione dei funzionari russi

Il presidente del comitato investigativo russo Alexander Bastrykin ha reagito all’incidente. Ha incaricato di indagare su tutti i fatti di maltrattamento dell’esercito ucraino nei riguardi del personale militare russo catturato, di scoprire tutte le circostanze dell’incidente e di identificare tutte le persone coinvolte al fine di assicurarle successivamente alla giustizia.
Ha anche incaricato di indagare sull’omicidio di un prigioniero di guerra russo da parte di un nazionalista ucraino. Come stabilito dalle indagini, il prigioniero di guerra russo è stato duramente picchiato e poi ucciso all’ingresso di uno degli edifici residenziali sul territorio dell’Ucraina. “Il video, che è stato diffuso su Internet, ritrae il processo di pestaggio e uccisione di un prigioniero di guerra russo da parte di un rappresentante dei distaccamenti nazionalisti dell’Ucraina, le cui mani sono legate dietro la schiena”, ha affermato il dipartimento.
Si segnala che, nell’ambito dell’indagine penale, tutti i complici del reato saranno identificati e ritenuti responsabili. La situazione è stata commentata anche dal Commissario per i diritti umani nella Repubblica popolare di Donetsk (DPR) Daria Morozova. La stessa ha ammesso di essere rimasta profondamente scioccata dai filmati delle torture e li ha definiti “una palese violazione del diritto umanitario internazionale”.
Patrizio Ricci, VPNews, qui.

Ovvio che con tutte quelle torture e mutilazioni ed evirazioni non possono permettersi il lusso di far visitare i prigionieri dalla Croce Rossa, ma è chiaro che il rifiuto – esattamente come il rifiuto di un uomo indiziato come padre di un bambino di sottoporsi all’esame del DNA – è di per sé una patente prova di colpevolezza, ma la domanda che mi pongo, e della quale temo di conoscere la risposta è: sarà davvero evidente per tutti? E ora guardate un po’ questa cosa qui:

Alain Eman

Infowar  

Su questa lapide è scritto:
“Qui riposa un soldato ucraino sconosciuto sepolto dai soldati [numero di brigata].
Affronta il tuo nemico come vorresti che lui facesse con te.
Possa riposare in pace.
11 maggio 2022”
Purtroppo dall’inizio delle operazioni militari speciali sempre più spesso gli ucraini si rifiutano di recuperare i corpi dei loro soldati uccisi in combattimento.
Quando questo succede se ne occupano i soldati russi che li seppelliscono secondo il rito ortodosso.
Nella barbarie della guerra un grande segno di civiltà.

Concludo con due parole sul soldato ragazzino condannato all’ergastolo. Stabilito il dato di fatto che non sta né in cielo né in terra un processo di questo genere a guerra in corso, stabilito il dato di fatto che si è trattato di un processo farsa – questo sì in perfetto stile staliniano – senza alcun tipo di garanzia nei confronti dell’imputato, senza alcuna trasparenza nella conduzione del processo, senza alcuna indagine sulle circostanze del reato imputatogli, stabilito che una confessione resa in queste condizioni vale, dal punto di vista giuridico, meno di zero; stabilito tutto questo, Albert Speer, riconosciuto colpevole, in ben altro genere di processo, di crimini (crimini, non UN crimine) di guerra e crimini contro l’umanità, perpetrati più o meno per tutta la durata della guerra, è stato condannato a vent’anni. Vedete un po’ voi.
E ora regaliamoci un momento di puro genio

e, come al solito, un po’ di bellezza con la meravigliosa Alexandra Trusova, qui appena quindicenne.

barbara

MIGRANTI: LA PAROLA A CHI SA

Il traffico di umani dall’Africa, le mafie e la complicità dei razzisti

Il traffico di esseri umani nel mondo frutta 150 miliardi di dollari alle mafie, di cui 100 miliardi vengono dalla tratta degli africani. Ogni donna trafficata frutta alla mafia nigeriana 60 mila euro. Trafficandone 100mila in Italia, la mafia muove un giro di 600 milioni di euro all’anno. Nessun africano verrebbe di sua volontà, se sapesse la verità su cosa lo attende in Europa.
Non mi infilo nell’eterna guerra civile italiana basata su fazioni e non contenuti, ma da afrodiscendente italiano e immigrato ora negli Stati Uniti credo sia arrivato il momento di parlare e trattare l’immigrazione o meglio la mobilità come un problema e fenomeno strutturale che ha vari livelli e non come uno strumento per fare politica o da trascinarsi come i figli contesi di due genitori che li usano per il loro divorzio come arma di ricatto.
Secondo stime dell’ONU, ogni anno sono trafficati milioni di esseri umani con una stima di guadagno delle mafie di 150 miliardi di dollari di fatturato ripeto 150 MILIARDI. (le allego la news di AlJaazera non de Il Giornale o il Fatto Quotidiano). Io non so se lei ha mai vissuto o lavorato nell’Africa vera e che Africani conosce in Italia o se da giornalista si informa su testate anche non italiane, ma il traffico di esseri umani con annessi accessori vari (bambini, organi, prostituzione) non è un fenomeno che riguarda solo l’Italietta dei porti sì o porti no, ma è un fenomeno globale che fattura alle mafie africane, asiatiche, messicane, 100 – e ripeto 100 – Miliardi di dollari all’anno.
Questi soldi poi non vengono certo redistribuiti alla popolazione povera di questi paesi, ma usati per soggiogarla ancora di più con angherie di ogni genere, destabilizzarne i già precari equilibri politici, reinvestirli in droga e armi.
Si è mai chiesto perché, a parità di condizioni di povertà e credenza che l’Europa sia una bengodi, quelli che arrivano da Mozambico, Angola, Kenya sono pochissimi, o quelli che arrivano dal Ghana (il Ghana che è il mio Paese d’origine ha una crescita del PIL del 7% e una situazione di assenza di guerre e persecuzioni) provano a venire? Perché esiste una cosa chiamata Mafia Nigeriana, che pubblicizza nei villaggi che per 300 euro in 4 settimane è possibile venire in Italia e da lì se vogliono andare in altri Paesi Europei. Salvo poi fregarli appena salgono su un furgone aumentandogli all’improvviso la fee di altri 1000 $, la quale aumenta di nuovo quando arrivano in Libia dove gliene chiedono altri 1000$ per la traversata finale. Il tutto non in 4 settimane come promettono, ma con un tempo di attesa medio di un anno.
In tutto questo ci aggiungo minori che vengono affidate a donne che non sono le loro veri madri, che poi spariranno una volta sistemate le cose in Europa e di centinaia di donne che saranno invece dirottare a fare le prostitute ognuna delle quale vale 60 mila euro d’incasso per la mafia stessa. Solo trafficandone 100.000 verso l’Italia la mafia nigeriana muove un giro di affari di 600 milioni di euro all’anno.
A questo si somma quello che perde l’Africa: risorse giovani. Ho conosciuto ghanesi che hanno venduto il taxi o le proprie piccole mandrie per venire in Europa e ritrovarsi su una strada a elemosinare o a guadagnare 3 euro all’ora, se gli va bene, trattati come bestie e che non riescono neanche a mettere ovviamente da parte un capitale come era nei loro progetti. E anche se desiderano tornare non lo faranno mai per la vergogna perché non saprebbero cosa dire al villaggio, non saprebbero come giustificare quei soldi spesi per arrivare in Europa, anzi alimentano altre partenze facendosi selfies su facebook, che tutto va bene per non dire la verità per vergogna e quindi altri giovani (diciottenni, non scolarizzati ) cercano di venire qui perché pensano che sia facile arricchirsi.
Che senso ha sostenere che questo traffico di “schiavi” e questa truffa criminale della mafia nigeriana, come quelle asiatiche in Asia, deve continuare?
A chi fa bene? Non fa bene al continente africano, non fa bene al singolo africano arrivato qui, perché al 90 per cento entra in clandestinità e comunque non troverà mai un lavoro dignitoso; non fa bene all’Italia che non ha le risorse economiche e culturali per gestire e sostanzialmente mantenere tante persone che non possano contribuire specialmente in un Paese dove il 40% dei coetanei di questi giovani africani è già senza un lavoro; e non fa bene neanche all’immagine che l’europeo ha dell’Africano perché lo vede sempre come una vittima, un povero, un soggetto debole.
Questo da africano, ma anche essere umano, è l’atteggiamento più razzista che ci sia oltre che colonialista perché non aiuta nessuno, se non le mafie e chi lavora in buona o malafede in tutto questo indotto legato alla prima assistenza.
Con 5 mila dollari è più facile aprire una piccola attività in molti Paesi dell’Africa che venire qui a mendicare e se solo fosse veramente chiaro e divulgato questo concetto il 90 per cento delle persone non partirebbe più probabilmente neanche in aereo per l’Italia.
Specialmente chi ha forse la quinta elementare e 20 anni. Non è lo stesso tipo d’immigrazione di 30 anni fa dove molti erano anche 30enni, alcuni laureati, ma molti con diploma superiore e comunque trovavano lavori nelle fabbriche e in situazioni dignitose.
Non conosco la situazione delle ONG che si occupano dell’assistenza marittima, ma conosco benissimo quelle che operano in Africa di cui la maggioranza sono solo un sistema parassitario. Per i maggiori pensatori Africani e veri leader politici una delle prime cose da fare è proprio cacciare dall’Africa tutte le ONG, perché seppure il personale che ci lavora sono in buonafede, i giovani volontari, il sistema ONG serve a controllare e destabilizzare l’Africa da sempre, oltre che creare sudditanza all’assistenza, senza contare il giro finanziario di donazioni e sprechi fatti dalle ONG per mantenere dirigenti sfruttando l’immagine del povero bambino africano.
Basta con questo modo di pensare controproducente, razzista, e ignorante. Sarebbe curioso vedere qualcuna di queste ONG fare iniziative a Scampia mettendo nelle pubblicità le foto di qualche bambino napoletano.
Siamo stanchi di questa strumentalizzazione che fate su questo tema per i vostri motivi ideologici o le vostre battaglie fascisti o antifascisti sulla pelle di un continente di cui conoscete poco o che avete romanticizzato e idealizzato e che usate per mettere a posto la vostra coscienza o lenire i sensi di colpa del vostro status privilegiato. E’ ora di fare analisi serie e porre in campo soluzioni concrete vincenti, non di avvelenare i pozzi di un partito o dell’altro, perché chiunque vinca perde l’Africa.
Sarebbe bello un reportage di Edo State in qualche villaggio per capire a che livello di furbizia, cattiveria, fantasia criminale sono arrivati e scoprirete che forse solo trasportare e illudere un giovane analfabeta di vent’anni e la sua famiglia è il minimo che questa potentissima e sottostimata organizzazione criminale fa ogni giorno, sfruttando la disperazione e ignoranza delle gente di cui alcuni disposti a tutto, persino a vendere un figlio appena nato per 100 dollari.
Se questo verrà tollerato ancora i rischi non saranno solo per l’Italia, ma anche per i Paesi Africani dove oltre al problema di dittatori si aggiungerà quello di Narcos al livello della Colombia di Escobar o il Messico di El Chapo con ancora più morti e sottosviluppo di quello che già c’è.

di Fred Kuwornu (qui)

E poi c’è Gino Strada, che i “migranti” li raccatterebbe su tutti, li porterebbe tutti in Italia, subito, di corsa, ma…

È sobbalzato sulla sedia, il giornalista Toni Capuozzo, quando l’altra sera, ospite a In onda su La7 con Gino Strada, ascoltava il fondatore di Emergency raccontare perché la sua organizzazione non sia più presente nel Mediterraneo a soccorrere i migranti.
Salvini non c’entra, anzi «se potessimo saremmo in mare domani mattina e li porteremmo nei porti italiani». Il punto è che «non abbiamo i soldi per farlo – ha spiegato Strada -. Noi lavoravamo su una barca che era di proprietà di Moas, contribuivamo con il nostro personale sanitario che pagavamo noi: delle spese logistiche noi pagavamo 150mila euro al mese. Dopodiché – ha svelato – ci hanno chiesto di dare di più, 180mila o 230mila, noi abbiamo discusso tra di noi e abbiamo accettato. Poi ci hanno detto: vogliamo che sbarchiate domani perché la Croce Rossa ci dà 400mila euro e noi che dovevamo fare? È come quando il padrone di casa ti dà lo sfratto».

Siete scettici? Fake news? Manipolazione? Frasi estrapolate dal contesto? Allora ascoltatele dalla viva voce di Strada in persona:

La Croce Rossa, già. Quella che a Theresienstadt ha trovato tutto regolare, quella che ad Auschwitz, nella persona di Maurice Rossel intervistato da Claude Lanzmann, non solo non vede camere a gas e forni crematori, cosa che possiamo anche immaginare senza troppa difficoltà, ma non vede neanche i treni, non vede i camini, non vede il fumo, non sente l’odore delle tonnellate di carne umana bruciata (“Le baracche militari o cose simili hanno sempre un cattivo odore. Ma se mi parla di odore di carne bruciata, di cose di questo tipo, altri le hanno sentite o viste, io non ho visto nulla”) qui, se il Cannocchiale funziona. Quella che, dopo avere accettato come simbolo riconosciuto la mezzaluna rossa, alla proposta di accettare anche la stella di David rossa ha risposto: “ E perché non anche la svastica allora, già che ci siamo!” Quella, ora anche in combutta coi trafficanti di carne umana.
Chiudo con una nota ottimistica che ci viene da un signore che immagino sia di sinistra, che ci fa sperare che non tutti siano accecati dall’odio antisalviniano.
susic
barbara

PERCHÉ LE ONG EUROPEE E LA CROCE ROSSA SONO I REALI NEMICI IN ISRAELE

L’autore scopre che la Terra promessa ha un problema tedesco

Di Tuvia Tenenbom – Traduzione di Davide Levy, originale qui.

Da Forward.com, domenica 8 gennaio 2015

Il mio vero nome, per quelli che mi conoscono con altri nomi, è Tuvia.
Sono nato in una comunità ebraica estremamente anti-sionista, ultra-ortodossa in Israele conosciuta come “Hazon-Ishnikes”, tra gente che è certa che loro sono il popolo più vicino a Dio e che loro sono gli unici suoi rappresentanti sulla Terra. Mettiamola facile, sono nato nell’élite dell’élite dell’ebraismo religioso odierno.
Seguendo i passi dei miei avi, una lunga serie di rabbini, nella mia gioventù ho passato ogni momento da sveglio studiando le regole di Dio. Vero, la vita non era sempre perfetta, specialmente nei mesi estivi quando la temperatura raggiungeva i 100 gradi (fahrenheit, circa 40 gradi Celsius n.d.t) e dovevo andare in giro con quello che i miei maestri mi insegnavano essere i “vestiti ebraici”, un cappotto di lana nero e un cappello pesante, ma oltre a questo, onestamente, la vita era non meglio che perfetta.
Ma poi, in un freddo giorno invernale, ho avuto nelle mie mani tutti i tipi di libri e immagini e ho trovato che mi avevano mentito. I nostri vestiti neri da “ebrei” mi facevano spaventosamente sembrare come i nobili non ebrei polacchi e i borghesi austriaci di due secoli fa; la glorificazione nella nostra comunità delle vergini era più in linea con le idee nelle società islamiche; e il modo in cui i miei rabbini mi prevenivano da ogni interesse verso la sessualità, “tu non devi mai guardate le femmine” mi ricordavano sempre, mi sembrava più di radice cattolica che ebraica.
In linea con la mia natura di rappresentante di Dio, ho consultato il cielo e ho lasciato il movimento ultra ortodosso. Mi sono unito al mondo Modern Orthodox e, nel processo, sono diventato un fervente sionista di destra.
E con il passare di qualche anno mi sono arruolato nell’esercito israeliano. Come soldato, mi sono sentito un vero padrone. Guidavo carri armati nel deserto e portavo un grosso fucile d’assalto quando ero in città. Un giorno, quando camminavo nelle strade di Gerusalemme, credendo di essere il Re David della bibbia, i miei occhi incontrarono quelli di una ragazzina araba vestita in un lungo vestito bianco che stava sul tetto della sua casa. Lei stava là, in piedi e fiera. Mi guardò e poi cantò una piacevole canzone in arabo che catturò il mio cuore e la mia mente. La guardai anche io, una estrema bellezza, con una voce da angelo e mi innamorai di lei di colpo. La sua canzone, conclusi immediatamente, era molto più pericolosa di ogni mio proiettile.
Proprio in quel giorno divenni di sinistra, di estrema sinistra per essere esatti, e mi innamorai di tutti gli arabi.
Essendo giovane e ingenuo, pensavo che il mio nuovo amore corresse giù e si precipitasse nelle mani di Re Davide, cioè io.
Semplicemente non successe. Lei ignorò questo Re.
Non ci volevo credere. Come non poteva innamorarsi di un uomo sexy come me?
Sì, ero sexy!
Vedete, in quegli anni, giovani volontari tedeschi venivano in Israele in massa per aiutare gli ebrei dello stato ebraico, perché si sentivano in colpa per quello che avevano fatto i loro genitori, zii e zie agli ebrei qualche decina di anni prima. Per loro, io ero il più sexy uomo vivente perché i miei genitori sopravvissero a malapena ai nazisti e gran parte della mia famiglia evaporò in cielo attraverso qualche forno crematorio.
Già, tristemente per la bellezza araba io non ero niente di speciale.
Ci volle tempo ma realizzai con il fatto di essere rifiutato dalla ragazza araba, in quei giorni loro erano “arabi” non “palestinesi”. E passando gli anni, abbandonai il fucile e decisi di essere di centro e di studiare in una università.
Ma mia madre, che credeva che andare in una università laica fosse la peggior cosa che un ebreo potesse fare, non poté smettere di piangere quando le riferii la mia decisione.
Non augurando a mia madre ciò che le fecero i nazisti, lasciai Israele.
Questo fu 33 anni fa.
Andai negli USA e passai i successivi 15 anni in diverse università, studiando tutto e qualsiasi cosa pensassi fosse interessante. Ho fondato il Teatro Ebraico di New York, dove circa 20 mie commedie sono state rappresentate e iniziai a scrivere per varie testate americane e europee, soprattutto per il giornale tedesco Die Zeit.
Alla fine del 2012, il mio libro “Ho dormito nella stanza di Hitler” (“Allein unter Deutschen” in tedesco), un viaggio di sei mesi nella psiche dei tedeschi contemporanei, fu pubblicato. Il libro, che documenta la scioccante profondità dell’antisemitismo tedesco odierno, è diventato un best seller di Spigel. Un anno dopo, il mio editore mi chiese se volessi scrivere un libro su Israele, usando la stessa tecnica che ho impiegato per il primo libro, formalmente: viaggiare per il paese, guardando tutto e tutti, parlando a chiunque e poi scrivere su tutto questo, dettaglio dopo dettaglio.
Accettai e volai in Israele.
I giorni e i mesi sono passati e sono ancora in Israele.
L’Israele di questi giorni non è l’Israele che ricordavo. Andate, per esempio, le belle volontarie tedesche.
No, no, lasciatemi essere più preciso, loro sono qui, le giovani tedesche, ma adesso, per la maggior parte almeno, sono occupate a fare cose che ti fanno sentire colpevole. In questi giorni sono molto occupate a insegnare agli Arabi il migliore metodo per combattere gli ebrei. Lasciatemi tornare indietro. Questi volontari tedeschi si sentono molto colpevoli per quello che i loro nonni fecero agli ebrei e perciò, adesso, loro aiutano gli arabi per combattere contro gli ebrei.
Questo può non avere molto senso per voi, ma per questi tedeschi, la logica non gioca un ruolo principale.
Qui un esempio: ero seduto vicino a una coppia di giovani ragazze tedesche in un evento anti-israeliano che si teneva alla Università Al-Quds in Gerusalemme, nella quale ci veniva detto che lo stato di Israele fu creato da bande di massacratori ebrei che vennero in questa parte del mondo per nessuna ragione ovvia e sgozzarono migliaia di civili addormentati nel mezzo della notte. Le ragazze applaudirono. “tre anni fa” una di loro mi disse ” sono stata volontaria per Israele e mi sono innamorata del popolo ebraico”.
“E per questo che hai deciso di venire ancora?” chiesi.
“Sì”
“Tre anni fa ti sei innamorata degli ebrei e per ciò tu adesso aiuti i Palestinesi?”
Lei mi guardò incredula, molto arrabbiata: “che cosa stai tentando di dire?”
Sì, i volontari tedeschi sono cambiati. E anche gli ebrei sono altrettanto cambiati.
Per me, gli ultra ortodossi odierni sembrano più simili a fedeli pagani dell’età del bronzo che polacchi o austriaci del secolo passato. In questi giorni, per esempio, puoi vedere rabbino dopo rabbino fare i più strani “miracoli”, come aiutare la gente a “sembrare attrattiva” attraverso delle benedizioni, promettendo in oltre ai loro ingenui “seguaci” delle “comode suite in paradiso”, tutto questo con degli oboli straordinari, ovviamente.
Gli ultra-ortodossi non sono gli unici ad essere cambiati. I Modern-Orthodox adesso, con mia sorpresa, sono quasi l’esatta copia degli ultra-ortodossi della mia gioventù. 30 anni fa, i ragazzi e le ragazze Modern-Orthodox amavano ballare insieme il pomeriggio di shabbat. Adesso, ai ragazzi non è permesso toccare le ragazze, lasciamoli ballare tra di loro.
Oggigiorno anche la gente di sinistra ha subito un grosso cambio. Qualcuno dirige ONG che sono sovvenzionate con milioni e milioni di dollari da donatori stranieri e passano i loro giorni e notti seguendo un sogno: distruggere l’identità ebraica di questo paese.
“Alla fine qui ci dovrà essere uno stato singolo con un uomo un voto” un artista di sinistra mi ha detto.
Siccome i palestinesi sono quasi la maggioranza in questo stato singolo, lo stato ebraico cesserà di esistere, giusto? Chiesi
“Lo sogno questo!” ha detto
Ho incontrato molta gente come lui che orgogliosamente dichiaravano di amare la cultura palestinese.
Parli Arabo? chiedevo loro
“No” è la risposta che avevo
Hai letto il Corano o qualche altre fonte Islamica?
“Non ancora” era quando tendenzialmente mi dicevano
È sbalorditivo come gente che dedica la loro esistenza a proteggere l’identità e cultura palestinese non pensi neppure di studiarla questa cultura.
Io ho studiato arabo, il Corano, Hadith e qualsiasi altra cosa io potessi mettere le mani sopra e non vado ancora in giro a proclamare il mio amore. L’élite israeliana di sinistra che ho incontrato conosce Kant, Nietzsche, Sartre e Aristotele, ma non conosce Corano o Hadith e neppure la lingua araba.
A fianco degli ebrei ci sono gli arabi qui, ovviamente. Sono cambiati?
Oh, sì lo sono!
I sorrisi che ero abituato a vedere nelle loro facce 33 anni fa sono ora totalmente spariti. Prima Europa e America fornivano incalcolabili quantità di denaro in varie “iniziative di pace”, gli arabi e gli ebrei si mischiavano abbastanza bene. Non era il paradiso, ma nemmeno New York lo è. Ricordo che potevo andare a Ramallah, Nablus, Bethleem, proprio ovunque. Mi piaceva il cibo e la musica Araba e ne fruivo quando volevo. Adesso gli ebrei israeliani possono andare a Nablus, Gaza o Ramallah?
“C’era un bus qui,” un israeliano della città meridionale di Askelon mi ha detto “il bus pubblico numero 16, e potevamo andare a Gaza. Eravamo in buoni rapporti, i gazamiti e gli israeliani. Lavoravamo insieme, mangiavamo insieme e ci facevamo visita a vicenda. La vita era differente allora. Ora Gaza è un mondo separato. Non possiamo andare da loro e loro non possono venire da noi”
Sono stato nella casa di uno dei più importanti leader palestinesi, il General Maggiore Jibril Rajoub, un uomo che molti israeliani pensano essere il più moderato del OLP. “Se Hitler si svegliasse dalla sua tomba (è stato cremato, N.d.T.) e vedesse la brutalità di Israele, potrebbe essere scioccato”, mi ha detto.
Uno dei suoi uomini mi ha detto, abbracciandomi forte: “tutti noi, tutti i palestinesi, siamo tedeschi”.
Qui mi conoscono come “Tobi il tedesco”, un nome che uso quando sono con i palestinesi e loro amano me, un uomo ariano. Fossi stato Tuvia, un nome che mi identifica come ebreo, ci sarebbero state buone possibilità che non sarei in vita adesso. In nessun posto in Palestina, o “area A” secondo i termini di Oslo, non può trovare un ebreo, ameno che non sia stato rapito e probabilmente ucciso.
Jibril mi apprezzava. E, per essere onesto, anche a me piaceva. Mi disse che il mio nome non doveva essere più Tobi.
Questo padrone dello spionaggio palestinese trova che io non sono Tobi?
Per grazia e compassione di Allah, no. “Il tuo nome, da adesso è Abu Ali” mi ha detto. Abu Ali, che rappresenta rispetto e coraggio in arabo palestinese, è anche il nome con cui qualche palestinese chiama Adolf Hitler.
Ebbene sì: che differenza fanno 33 anni.
Come è avvenuto questo cambio nelle relazioni arabo-ebraiche? ci sono voluti mesi di vagabondaggio nelle strade per rivelare la presenza di persone che hanno lavorato duro per portare questo cambio in essere.
Chi sono queste persone?
Tristemente, loro sono gli attivisti delle ONG che vagabondano in questa terra spargendo odio. Non sono gli unici, c’è un altro colpevole: l’Unione europea.
Per essere onesto, non sono i soli colpevoli qui intorno. Nemmeno l’americana Agency for Inernational Development, differentemente al credo comune, è fatta di persone rette. Ma USAID è un piccolo attore comparato agli europei, così prendiamocela con gli europei per ora.
Sorpresi? Io lo sono stato. Ma la realtà è il più grande assassino delle sorprese, e la realtà qui è straordinariamente velenosa.
Se qui tu sei un turista, o se perfino vivi qui, molto probabilmente non fai molta attenzione a questo. Ma se tu devi scrivere un libro su questo paese e non puoi chiudere i tuoi occhi e le tue orecchie, la realtà rivela se stessa.
L’ho capita male? controlliamo.
Per piacere, venite con me in un viaggio a Yad Vashem, il museo dell’Olocausto di questo paese. Forse siete stati lì e oggi sto andando lì anch’io. Al contrario di molti di voi, penso, sto andando a Yad Vashem con un viaggio pagato dall’EU tramite un finanziamento della commissione europea.
Mi unisco a una ONG italiana, la “Casa della Pace” di Milano, che porta giovani italiani nel paese con l’intento di provare Israele in prima persona. Questa ONG utilizza anche una guida israeliana che si chiama Itamar.
“Benvenuti in Israele, Palestina” Itamar dice, parlando ad un microfono e poi ci dice di essere un ex-ebreo.
Mentre camminiamo attraverso il museo, Itamar fa del suo meglio per trasformare la storia della Seconda Guerra Mondiale in una storia contemporanea, facendo comparazioni tra i Nazisti di ieri ed Israele di oggi.
“In Israele oggi, gli africani sono stati messi in campi di concentramento” Itamar dice, riferendosi agli immigranti illegali sudanesi ed eritrei, che, apparentemente, ci fa credere che siano bruciati nei crematori dappertutto in Israele.
Quando il tour prosegue, ci spostiamo nella sezione con più morti ebrei, dove un visitatore normale affronta la più potente fase dello stermino di massa di milioni di ebrei. Ma il nostro ex-ebreo ha altre cose in testa. Lui dice: “Quello che vedete qui (a Yad Vashem) è tutto delle vittime ebree, questo è dopotutto un museo ebraico. Ma quello che vedete qui, con ebrei e nazisti, sta anche succedendo oggi, in Palestina. Quello che sta avvenendo qui in Israele è un Olocausto.”
Sono felice, se si può dire così, che mia madre sia morta e non debba sentire questo.
Come persona privata, Itamar è autorizzato a queste sue visioni. Ma ciò che interessante qui è che the EU stia pagando un “ex-ebreo”, un uomo che loro dovrebbero sapere parlare male degli ebrei, per guidare un gruppo di turisti e a Yad Vashem.
E poi, c’è la Croce Rossa o come è conosciuta ufficialmente, ICRC. Questi sono la gente retta della Terra che guida meravigliosi camioncini bianchi con piccole croci rosse e stanno sempre aiutando la gente bisognosa di aiuto.
Bene, non proprio così.
La gente che ho incontrato della Croce Rossa qui fa cose molto più importanti che assistere i malati o prendersi cura delle persone bisognose. Per esempio: spende risorse reclutando e/o equipaggiando arabi con gli strumenti adatti per catturare e registrare i cattivi ebrei che vagabondano in questo pezzo di terra. Israele è un occupante, loro insegnano agli arabi e gli arabi devono combattere gli occupanti ebrei. Quando questa terra è stata occupata? No, no, non dire 1967. Questa terra fu occupata nel 1948.
Come lo so?
No, non ho letto della Croce Rossa nei giornali. I media qui, come ho imparato duramente, non è il posto dove si trovano i fatti. Per scoprire cosa stanno facendo le persone della Croce Rossa, mi sono unito a loro in un giro in una città araba, Jenin, e ho visto di prima mano come loro operano.
Il mio giorno con i ragazzi della Croce Rossa è iniziato stranamente. Mi sono mostrato negli uffici della ICRC nel quartiere di Sheikh Jarrah e mi sono imbarcato the furgone che mi avrebbe portato a Jenin.
Mentre stavamo guidando, il rappresentante della Croce Rossa mi ha parlato: “quando loro (Israele) demoliscono una casa, noi arriviamo insieme alla PRC (Pelestinian Red Crescent, Mezzaluna Rossa Palestinese n.d.t) e offriamo i kit per l’igiene e tende per le persone che hanno appena perso la casa. Tutti gli edifici in Sheikh Jarrah hanno ordini di evacuazione e Israele mette qui i coloni.”
Questo suona veramente male. Quante case sono demolite in Sheikh Jarrah fino ad ora? gli ho chiesto.
Lui ha provato di sommarli tutti nella sua testa ed è uscito con la somma esatta: ZERO.
Questo non ha molto senso, ma non sembra interessare. La Croce rossa non si vergogna nemmeno di condividere i suoi pensieri di odio per scritto, se sei un giornalista tedesco ovviamente. In una email dalla Croce Rossa, mi è stato detto che la Croce Rossa distribuisce le sue analisi sulle questioni dei diritti dell’uomo “con gli stati appartenenti alla Convenzione di Ginevra e loro seguono la nostra interpretazione della legge, con l’eccezione di Israele”
Israele, apparentemente, è il solo paese sulla terra che viola la Quarta Convenzione di Ginevra e i regolamenti della legge umanitaria internazionale. Mannaggia, gli ebrei.
In aggiunta alle ONG straniere operanti nell’area, le ONG israeliane sono anche loro molto attive qui, poiché la loro maggiore sorgente di introito viene dall’estero.
Una delle più famose ONG israeliane è B’Tselem, che è bellamente finanziata con mezzi tedeschi.
B’Tselem ha reso pubbliche varie storie sulla violazione di diritti umani da parte del governo ed esercito israeliano. Come l’hanno fatto? B’Tselem ha ricercatori sul campo, circa 10 in tutto, tutti questi palestinesi.
Ho incontrato un ricercatore di B’Tselem che si chiamava Atef e mi preso per testimoniare di prima mano le orribili cose che gli ebrei avrebbero fatto. Tristemente, quando siamo arrivati dove i cattivi ebrei avrebbero dovuto essere, non abbiamo visto alcun ebreo. Invece, Atef mi ha presentato alcuni abitanti del luogo.
Abbiamo parlato per un momento e improvvisamente il capo della famiglia mi ha accusato, dicendo che io “pago denaro agli ebrei!”
“Quando io ho pagato denaro a qualche ebreo?” Io, Tobi il Tedesco, ho chiesto.
“Beh, non tu personalmente ma il tuo popolo, i tedeschi” lui ha detto.
Ho ricordato ai miei nuovi amici che noi, i tedeschi, non abbiamo scelta che pagare gli ebrei perché li abbiamo ammazzati nella seconda guerra mondiale.
Atef, il ricercatore, ha interrotto: ” questa è una bugia, non ci credo” ha detto.”
L’olocausto così come noi tutti lo conosciamo è un invenzione degli ebrei.
E gli ebrei di B’Tselem stavano chiamando questo uomo un ricercatore di punta.
Queste storie sono solo una goccia nel secchio di quello che ho trovato in questa terra e per il tempo che ho passato, io sapevo come chiamare il mio nuovo libro: “Catch the Jew!” (Acchiappa l’ebreo, N.d.T.), tre parole che raccontano la storia moderna degli ebrei, arabi e l’illuminato mondo occidentale
Quando “catch the Jew!” usci in Israele, le stazioni TV israeliane trasmisero qualche video che io gli diedi, che descrivevano qualche storia che c’è nel libro. Un video era su B’Tselem. Ma B’Tselem si oppose al servizio e accusò che il video era stato tirato fuori dal contesto. Quindi misi una versione più lunga del video su Facebook.
Solo dopo che Haaretz riportò che io avevo citato correttamente il borsista di B’Tselem, l’organizzazione finalmente ammise la verità e licenziò Atef.
Ma Atef fu solo il caso. B’Tselem è una delle tante ONG che operano qui, ognuna dedicata ai “diritti dell’uomo” e alla “pace”, ma in realtà dedicate alla distruzione dello stato di Israele e alla delegittimazione dei cittadini ebrei.
Questo suona duro, lo so ma tristemente questa è la realtà.
Come puoi immaginare, le ONG costano, milioni su milioni e qualcuno deve pagare per loro. La questione è chi?
Secondo gli agenti dell’Intelligence con cui ho parlato, la maggior parte del denaro europeo anti-Israele viene dalla Germania. I finanziamenti tedeschi delle ONG piene d’odio non è il solo convogliamento tedesco in attività anti-israeliane qui. Guardate per un momento i vari partiti politici che operano qui attraverso il loro fondazioni affiliate. Per quanto loro pubblicamente lo neghino, loro coscientemente finanziano gli anti-semiti.
Siccome io sono sul punto di partire, mi chiedo che cosa sembrerà questo paese da qui a 33 anni. Non sono sicuro, siccome ho smesso di essere il rappresentante di Dio da tanto tempo, ma scommetto che se i tedeschi continuano sulla loro strada, in 33 anni non ci sarà un singolo ebreo qui.

Il prossimo libro di Tuvia Tenenbom “Catch the Jew!” sarà pubblicato in febbraio da Gefen Publishing.
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E adesso che lo avete letto, stampatelo, e imparatevelo a memoria.
Noi ci vediamo… boh, non lo so. Comunque ci vediamo.

barbara

FINALMENTE INTERVIENE ANCHE LA CROCE ROSSA

Il Comitato Internazionale della Croce Rossa ha invitato Israele a ripristinare le visite per terroristi palestinesi prigionieri, senza neppure menzionare il fatto che i gruppi palestinesi attualmente detengono tre ostaggi israeliani adolescenti.
Come la compagine politica palestinese, che stabilisce un rapporto di causa-effetto tra il rapimento e uno sciopero della fame attuato da 150 terroristi palestinesi nelle carceri israeliane, la Croce Rossa dice che medici ICRC stanno “conducendo regolari visite ai detenuti in sciopero della fame”. Il gruppo chiede anche “una rapida ripresa delle visite delle famiglie, richiesta dalla quarta Convenzione di Ginevra”.
Tuttavia, il gruppo non estende la stessa richiesta ai rapitori di Eyal Yifrah, Gil-Ad Shayer e Naftali Frenkel. In un comunicato pubblicato sul sito del ICRC, il gruppo osserva “aumento di tensione” e che “è in atto una vasta operazione militare per salvare tre persone rapite in Cisgiordania,” ma si guarda bene dal chiedere la liberazione degli ostaggi o il diritto di visitarli.
Dall’altro lato, la Croce Rossa descrive dettagliatamente gli aspetti militari dell’attuale incursione nelle città governate dall’autorità palestinese per rintracciare i ragazzi scomparsi.
“L’operazione attualmente in corso ha incluso perquisizioni casa per casa e incursioni notturne, oltre 200 arresti e requisizioni di alcune case private. Episodi di aggressioni e scontri che hanno causato un morto in Cisgiordania e feriti a Gaza stanno alimentando frustrazione e possono innescare ulteriore violenza. Nella striscia di Gaza nuovi attacchi aerei e lanci di razzi contribuiscono anch’essi a innalzare la tensione”, ha dichiarato.
L’attuale politica dell’organizzazione sembra coerente con la posizione che ha mantenuto durante la detenzione di Gilad Shalit. Allora, i funzionari della Croce Rossa non hanno mai preteso il diritto a fare visita all’ostaggio, accontentandosi di alcune cortesi richieste di “segni di vita” da Shalit.
Inoltre Jacques de Maio, capo della delegazione dell’ICRC in Israele e “territori occupati” ha detto che “i civili che vivono in Cisgiordania ora affrontano maggiori restrizioni nei loro movimenti, e diverse migliaia di familiari non possono visitare i loro cari in prigione in Israele questa settimana a causa di chiusure di sicurezza.”
Non è chiaro da questo testo se de Maio intende includere le tre famiglie ebree che non hanno potuto visitare i loro figli questa settimana, e che non sanno in che condizioni siano i ragazzi. (qui, traduzione mia)

Non c’è niente da fare: la Croce Rossa è la solita prostituta di sempre, quella che durante la guerra si è prestata alla farsa della visita a Theresienstadt; quella che dopo la guerra insieme al Vaticano ha collaborato al salvataggio di settantamila criminali nazisti; quella che quando, visto che era stata accettata la mezzaluna rossa, era stato chiesto di accettare anche la stella di David rossa (che, a differenza della mezzaluna, salva chiunque e non solo correligionari) il presidente ha seccamente risposto: “E perché non anche la svastica, già che ci siamo?” Eccetera. Quella. Clic 1, clic 2

barbara

MI RACCOMANDO, NON SPARATE SULLA CROCE ROSSA

Che la Croce Rossa è una cosa buona e giusta e serve solo per cose buone e giuste, come è documentato anche qui e quindi spararci su è una cosa brutta e cattiva. E meno che mai sparate se si tratta della Croce Rossa dell’Onu, che è una cosa ancora molto più buonissima e giustissima della Croce Rossa normale perché l’Onu è quella cosa buonissima, onestissima, superpartissima che serve per portare la pace nel mondo.

Poi se avete ancora un po’ di tempo, andate anche a leggere qui.

barbara