Teglia di zucchine, bucce di anguria e cipolle, condite con olio, sale, pepe, aglio, paprica dolce, curcuma, senape in polvere, e una spolverata di parmigiano. Poi l’ho organizzata così.
barbara
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FELICITÀ È UN PIZZICO DI NOCE MOSCATA
Si fa presto a dire “verità”. Si fa presto a dire “realtà”. Si fa presto a dire “bisogna guardare in faccia i fatti”. Si fa presto, quando i fatti sono quelli degli altri. Ma quando la realtà è tale che solo a sfiorarla con lo sguardo non potresti sopravvivere, come si fa? Quando hai una figlia che fortunatamente ha cancellato dalla memoria la propria infanzia, come fai a spiegarle da dove vengono quelle cicatrici che si porta addosso? E allora ti inventi – e le inventi – una realtà parallela, fatta di profumi e di eventi straordinari e meravigliosi e di persone buone e di tanto tanto amore. E la inventi così bene che alla fine non conosci più altra realtà che quella: non la stai più inventando, non stai più mentendo: quel mondo meraviglioso lo stai vivendo.
Il problema è che una figlia, quando si rende conto che quelle storie non possono essere vere perché i suoi compagni sghignazzano sgangheratamente quando lei le racconta nei temi, e la maestra la rimprovera per queste invenzioni così assurde e implausibili, si sente ingannata, si sente tradita, e vuole a tutti i costi sapere la verità, vuole sapere chi è suo padre, vuole conoscere la propria infanzia. E da te non la può sapere, perché tu quella verità non la conosci più, e deve dunque cercarla altrove, e sarà una ricerca lunga, e difficile, e maledettamente dolorosa. Poi, quando sarà arrivata a trovarla, lo capirà anche lei, che con una verità come quella non avresti potuto sopravvivere, né tanto meno regalare a lei tanto amore e tanta felicità.
È un libro bellissimo: leggetelo!
Maria Goodin, Felicità è un pizzico di noce moscata, Sperling & Kupfer
barbara
HO INVENTATO UNA RICETTA
Nata dal mio orrore per ogni sorta di sprechi, ma soprattutto per quelli alimentari – non per il pensiero dei poveri bambini in India che muoiono di fame, ma perché ritengo lo spreco alimentare in sé, indipendentemente dall’esistenza o no di persone che non hanno cibo a sufficienza, un crimine contro l’umanità. E dal dolore che provavo ogni volta a buttare via le codine verdi dei cipollotti. E dalla considerazione che se sono commestibili i cipollotti, lo saranno anche le loro code. Così ho tenuto le code, le ho lavate, lo ho asciugate , le ho tagliate a pezzetti di due tre centimetri, le ho messe in un tegamino col burro, prima quelle grosse, poi, dopo due minuti le medie e dopo altri due minuti le più sottili, e le ho cucinate con un po’ di sale e pepe. Sono un contorno fantastico: provare per credere.
barbara