Qui.Ma quelli che invecchiano sono gli stessi a cui si attaccano le forchette o sono due vaccini diversi?Verità sacrosanta inoppugnabile. Oltre alle sistematiche frenate in curva.Sempre un passo avanti, i napoletani.
“Io non godo proprio mai/se qualcuno sta nei guai/ma se lui da sempre dice/che l’avviso fa felice/perché è come una malia/a tutela e garanzia/io aderisco al sentimento/e anch’io sono contento”.
“Ora deve (e gli fa orrore)/nominare un difensore/tra lo stuolo di avvocati/che da lui son tanto amati. Se costui trova un cavillo in favor di Piercamillo/per un fatto di coerenza/lui gli oppone resistenza/perché vuol esser prosciolto/(ed a questo tiene molto)/non perché l’ha fatta franca/o perché la prova manca/ma perché la sua innocenza/venga a galla in trasparenza/mica come gli altri rei/brutti, sporchi e farisei/che per colpa del sistema/hanno eluso l’anatema”.
“Ma pensando a quel vicino/ che ti ruba il cucchiaino/e che eviti già adesso/senza attendere il processo/Io vi chiedo: affidereste/per il ruolo che riveste/un segreto o un grosso intrigo/ nelle mani di Davigo? O attendete il risultato/del passaggio in giudicato/per saper se nelle more/è o non è un divulgatore?”. Jacopo Pensa
E poi c’è questa, che non c’entra con le precedenti ma ci sta bene lo stesso.
Poi ho letto che Arcuri rimane comunque, e la voglia di cazzeggiare mi è passata, per cui lascio la parola a chi sa dire le cose molto meglio di me.
Ma c’è da salvare il Paese, o da salvare un sistema di potere e un circo di impresentabili?
Ma c’è da salvare il Paese o da testarlo? E testarlo in tutti i sensi, per dire verificarne la tenuta mentale e la pazienza di fronte alle situazioni più paradossali e incongrue. Nessuna promessa mantenuta, una sequela infinita di fallimenti, di smacchi, di figuracce. E ancora il Paese si adegua, ancora aspetta chissà quale miracolo, ancora spera, anche se nessuno saprebbe più dire cosa. C’è da salvare il Paese o il Pd, questo partito di minoranza, che pochi gradiscono, dove regnano le faide, ma che non intende farsi da parte dopo abbondanti dieci anni di governo e malgoverno abusivo, non consacrato dal voto popolare? C’è da salvare il Paese o il mutuo degli scappati di casa per riparare nelle due Camere, a cominciare da questi grillini incredibili, indecenti, rotti ad ogni tradimento, coerenti solo nell’utilitarismo più sbracato e svergognato? C’è da salvare il Paese o l’ego a mongolfiera di Renzi, le sue trame da piccolo chimico, le sue ambizioni estreme, dalla segreteria Nato ai servizi segreti, dal bisogno politicamente patologico di stare al centro dell’attenzione all’altro, non meno insano, di dimostrare che lui è il jolly, sempre e comunque e può affondare chiunque gli vada sulle balle? C’è da salvare il Paese o la carriera del supermanager dei superflop Arcuri, uno che sotto qualunque cielo sarebbe stato rimosso senza perdere un minuto e invece gli vogliono dare un ministero dopo lo sfacelo della gestione manageriale dell’emergenza pandemica? C’è da salvare il Paese o Maria Elena Boschi, per la quale un ministero deve essere previsto, in modo fatale, inevitabile, indiscutibile, con la forza del destino, chissà poi perché? C’è da salvare il Paese o garantire il futuro a figurine improbabili di un presepe grottesco, le Bellanova come le Azzolina, i Di Maio come i Di Battista, un altro che magari fa il guerrigliero fino a che non gli propongono un ministero? C’è da salvare il Paese o qualche testata servile, in caduta libera e con lo spettro del crollo se il regime organico, più che amico, dovesse evaporare? C’è da salvare il Paese o garantire il raddoppio a Mattarella, del quale sempre più si fatica a comprendere le decisioni o una assenza di decisioni che scivola pericolosamente verso la complicità per il governo più disastroso della storia democratica occidentale, che tuttavia si pretende continui a dispetto dei santi? C’è da salvare il Paese o impedire di andare al potere “alle destre”, come ripete il democratico segretario postcomunista Zingaretti, col plurale che rafforza il disprezzo razziale? C’è da salvare il Paese o la pletora di intellettuali organici, commentatori di servizio, pagliacci e parassiti che gravitano intorno alla sinistra delle pubbliche sovvenzioni, della lottizzazione culturale, del controllo gramsciano sull’editoria e la scuola, sulla burocrazia e sulla Rai propaganistica, insomma il sistema come lo abbiamo sempre subito? C’è da salvare il Paese o una magistratura corrosa più che corrotta, al punto che neppure le incredibili confessioni, tardive, pelose, di Palamara scompongono più nessuno a cominciare dal vertice, il capo dello Stato che non dice e non fa niente, che fa finta di niente? C’è da salvare il Paese o gli affari, spesso c’è da temere opachi, intorno alle mascherine, ai tamponi, ai vaccini, ai banchi a rotelle, a qualsiasi cosa si muova nello sfascio generale? [“c’è da temere” e “opachi” mi sembrano dei grossissimi eufemismi] C’è da salvare il Paese o da modificarlo come predicano i compagni di prebende ossia renderlo più equo, più solidale, in una parola: più socialista, obiettivo retrologico che si può ottenere solo al prezzo dello sterminio della classe media, dell’iniziativa privata, del tessuto imprenditoriale, il che sta puntualmente avvenendo? C’è da salvare il Paese o una Unione europea palesemente inadeguata su tutto e su ogni questione, ultima puntata i vaccini, la Ue ricettacolo di trombati, di riciclati e di nullità, se uno non vale niente un posto a Bruxelles è garantito? C’è da salvare il Paese o da condannarlo fino a che non vorrà la cosca delirante dei virologi i cui sfondoni non si contano, così come non si contano le pretese demenziali (“lockdown duro e totale a tempo indeterminato”) e capisci che trattasi di gente con seri problemi che il circo mediatico ha criminalmente sguinzagliato? C’è da salvare il Paese o consegnarlo alla Cina che peraltro lo sta già comperando pezzo a pezzo, giorno per giorno, senza che nessuno trovi niente da dire? C’è da salvare il Paese o apparecchiarne la fine, per quelle misteriose, maligne congiunzioni che mettono gli ominicchi sbagliati nei posti sbagliati nel momento sbagliato, tutti insieme, senza la possibilità di metterci una pezza, senza più la forza di sottrarsi al vortice che risucchia? Max Del Papa, 3 Feb 2021, qui.
anche Vittorio Emanuele III come garante dello Statuto ha pensato che delle elezioni si poteva fare volentieri a meno
Beninteso, dovendo scegliere fra Conte e Draghi non credo si possano avere dubbi, ma la vera libertà non è dovere scegliere, bensì potere scegliere. E noi non possiamo perché da due anni il signor Mattarella ce lo sta impedendo. Poi parlano di impeachment dall’altra parte dell’oceano col pretesto di un discorso che tutto è tranne che un invito all’assalto, e qui con un attentato alla costituzione sistematicamente perpetrato lungo due interi anni, con uno stato allo sbando, al disastro sanitario, alla bancarotta, col parlamento destituito e le forze dell’ordine che danno la caccia al sub e al canoista e al paralitico in sedia a rotelle e lasciano scorrazzare ladri e spacciatori e assassini, il tutto non semplicemente permesso ma attivamente incoraggiato, neanche un sopracciglino levato.
Perché siccome i manicomi sono stati chiusi, il manicomio è rimasto tutto fra noi. Cominciamo con il caso Lamorgese, che possiamo far rientrare a pieno titolo nella categoria pezo ‘l tacon del buzo. Succede dunque che la signora fa il tampone, senza conoscerne l’esito partecipa a un’ammucchiata di ministri, e mentre è lì arriva il referto di positività, che se lo faccio io (no, non coi ministri, certo: sono una vecchia signora con l’ulcera, come tutti sanno, e ho lo stomaco delicato per via della gastrite che mi accompagna da molti decenni; potendo scegliere, preferirei aiutare un contadino a pulire il letamaio) mi manda tutti i settantamila militari e una dozzina di droni. E questo è il buzo. Poi arriva il tacon: il referto, dice, il referto di questo tampone sicuro sicurissimo, affidabile affidabilissimo, infallibile in fallibilissimo, era un falso positivo. Gli errori sono rarissimi, più o meno uno ogni quarantasette miliardi di casi. E quell’un quarantasettemiliardesimo a chi ti va a capitare? Alla lucianona nostra. E perché è un tacon pezo del buzo? Perché non cambia i fatti di una virgola: aveva fatto il tampone? Sì. Conosceva l’esito? No. Aveva il diritto di andare ad ammucchiarsi? NO. Punto. Anzi, per dirla in Biden-style, PERIOD. PERIOD. A parte questo, come mai dopo il tampone positivo ne ha fatto immediatamente un altro? E come mai con uno positivo e uno negativo non si è sentito il bisogno di farne un terzo per vederci più chiaro?
Poi abbiamo lo scemo di guerra che oltre a non ricordare di avere detto, non ricorda neppure di non avere ricordato.
IL KOMPAGNO TONINELLI HA LA MEMORIA CORTA, NOI PATRIOTI NO
Oggi si è tenuta la seconda udienza preliminare per la richiesta di rinvio a giudizio per sequestro di persona dell’ex ministro dell’Interno Matteo Salvini per i ritardi nello sbarco da nave Gregoretti di 131 migranti ad Augusta il 31 luglio 2019. Alla precisa domanda dell’Avv. Buongiorno: “C’è anche la sua firma su questo episodio, la può riconoscere la sua firma?” il “kompagno” Danilo Toninelli ha prontamente risposto: “Non ricordo se ho firmato il divieto di ingresso per Open Arms”, proseguendo: “Non esiste alcuna mia dichiarazione su una fantomatica firma del decreto relativo alla nave Gregoretti. Non esiste alcun mio ‘non ricordo di aver firmato il decreto’ per il semplice fatto che non vi è mai stato un decreto per tale vicenda. Il mio ‘non ricordo’ si riferiva ai decreti di divieto di sbarco per la nave dell’ong Open Arms. Fatti, questi, intorno ai quali ho deposto in termini di verità e trasparenza”. Peccato che esiste anche un video del 18.05.2019 dove il buon Toninelli affermò: “Fino ad oggi, non Salvini, ma Salvini insieme al sottoscritto e al Presidente del Consiglio Giuseppe Conte, abbiamo diminuito con una cifra veramente enorme il numero degli sbarchi”. La pochezza morale e politica di questi uomini è veramente a livelli irraggiungibili. Questi mezzi uomini non hanno i coraggio di assumersi alcuna responsabilità. I CONFINI DELLA PATRIA VANNO SALVAGUARDATI. Favorire politiche di integrazione e immigrazione con logiche globaliste è un qualcosa di terribile che non crea alcuna uguaglianza, ne equità.
Poi ci sarebbe questa roba qui, in cui il livello di delirio è tale da escludere la possibilità di commentarlo.
E vogliamo parlare di questo signore, che fa parte dei buoni, dei giusti, dei salvatori del mondo?
Ora, a parte l’abiezione morale della sua affermazione e il delirio del paragone, c’è ancora una cosa da dire: credo sia legittimo il sospetto che il motivo per cui Mussolini è stato giustiziato senza processo, è il timore di quello che avrebbe potuto rivelare se fosse stato interrogato in un regolare processo, che sarebbe potuto risultare scomodo per un bel po’ di gente, e mi chiedo: quali sono le cose scomode che il signor Toscani teme Salvini possa dire se viene processato invece che giustiziato sui due piedi?
E poi i nostri ragazzi in Libia: la sapevate questa?
L’esercito per controllare se al pranzo di Natale faccio cin cin, perché è stato irrefutabilmente documentato che il virus, sto bastardo figlio di ignobile madre, se ne sta lì sull’orlo del bicchiere in posizione da centometrista in attesa della partenza, e appena il bicchiere ne tocca un altro, come al colpo di pistola dello starter schizza fulmineo dall’orlo del mio bicchiere all’orlo dell’altro bicchiere per venire immediatamente bevuto dall’altro commensale e ucciderlo seduta stante (momento: ma il cin cin non si fa PRIMA di bere? E allora come fa il mio virus stare sull’orlo del bicchiere se non l’ho ancora toccato? Come diavolo ci è arrivato?), l’esercito per questo, dicevo, c’è, coi droni e tutto il resto, per liberare i nostri concittadini prigionieri di uno stato straniero niente, neanche parlarne.
Leggermente manicomiale direi che è anche il fatto che un comunista tutto d’un pezzo quale Marco Rizzo, si metta a dire cose sensate e totalmente condivisibili, cosa che ultimamente sta succedendo con una certa frequenza
E non posso lasciami sfuggire l’occasione per aggiungere due parole su questa donna dall’espressività di un asparago scondito,
con due assurde tette gonfiate in maniera spropositata,
dalla postura di un manichino in vetrina,
con delle orrende borsette che sembrano il cestino della merenda dell’asilo
(e mai riuscirò a capacitarmi che qualcuno possa spendere decine di migliaia di euro per una cosa dal valore materiale che non arriva al mezzo centinaio, oltre a essere tremendamente brutte), che si presta a fare da donna immagine per far credere che all’amichetto del casolino piacciano le donne: che cosa penosa ragazzi.
Poi c’è ancora questa cosa, che non riguarda l’Italia ma potrebbe benissimo succedere anche qui.
Vi ricordate Mila Orriols? Ve ne avevo parlato lo scorso febbraio. È la liceale francese di 16 anni, omosessuale, che aveva fatto un video su Instagram in cui denunciava gli insulti ricevuti dopo aver rifiutato delle avance indesiderate ricevute da un ragazzo musulmano, spiegando che, al di là delle proprie preferenze sessuali, riteneva aggressiva e liberticida la religione di lui, l’islam. Aveva usato parole forti, blasfeme, ma non più forti degli slogan atei che si possono ascoltare o leggere in giro. Il suo problema è che si è sfogata con l’islam anziché con il cristianesimo. Da allora vive nascosta, minacciata dagli islamisti. A febbraio Mila ha dovuto lasciare il suo liceo ed è stata ospitata nel pensionato di un liceo militare che aveva acconsentito a riceverla a condizione che non usasse mai più il telefonino. «Che è come obbligare qualcuno aggredito per strada a non uscire mai più di casa», scrive il padre. A settembre i suoi genitori hanno cercato di iscriverla di nuovo in una scuola normale, ma nonostante l’insistenza del governo tutte si sono rifiutate di accoglierla per paura di attentati. Qualche giorno fa si è lasciata sfuggire il nome dell’istituto ad un amico ed è stata per questo cacciata anche da lì. Un liceo militare e quindi l’esercito francese si piegano alle minacce degli islamisti. «Ma se neanche l’esercito può permetterle di proseguire gli studi, che cosa possiamo fare noi genitori? Per noi è un film dell’orrore». scrive il padre in una lettera pubblicata ieri da Le Point. Il caso di Mila parla della violenza degli islamisti e della propensione ad abbassare la testa delle istituzioni occidentali. È una guerra che abbiamo già perso.
E concludo con una cosa che non c’entra niente, ma bisogna proprio che lo dica: secondo me portare in giro una faccia come questa dovrebbe essere reato penale, ecco.
La signora Ilhan Omar, tanto per cominciare. Ne avrete sicuramente sentito parlare: è quella bellissima signora somala
(quello somalo è oggettivamente uno dei popoli più belli del mondo) eletta nelle file del partito democratico, negli Stati Uniti. Viene definita afroamericana, ma il termine è abbastanza improprio, in quanto si riferisce normalmente ai discendenti degli schiavi africani mentre in realtà, esattamente come per Obama, col piffero che l’avrebbero eletta se fosse discendente di schiavi. È nata a Mogadiscio, e magari l’avrò anche vista, bimbetta di cinque-sei anni, nel corso dei miei due semestri lì. Magari potrebbe anche essere stata figlia di qualche mia studentessa. Per inciso c’è un dettaglio interessante nella sua biografia: quando aveva dieci anni, in Somalia è iniziata la terribile guerra civile che per molti anni ha devastato l’intero Paese, che ancora da quella tragedia non si è ripreso. È iniziata la guerra, dicevo, e la sua famiglia è scappata e si è rifugiata in un campo profughi in Kenia, ossia appena passato il confine. Perché chi scappa dalla guerra, chi scappa veramente dalla guerra, non si sposta di diecimila chilometri, non attraversa mari e deserti: chi scappa veramente dalla guerra passa il confine e si ferma lì. Ma non è di questo che volevo parlare. Il motivo per cui la signora Ilhan Omar è salita agli onori della cronaca è il fatto che un giorno sì e l’altro pure si lancia in poderose invettive anti israeliane e antisemite. E succede che a qualcuno sia venuta l’idea di volerla criticare, e qui arrivo al punto, al motivo per cui mi sono messa a parlare di lei: lo sapete perché la criticano? Scommetto di no, e quindi ve lo dico io: la criticano perché è donna, nera e musulmana. Unicamente per questo; a lei, per lo meno, sembra non venire in mente nessun altro motivo per cui a qualcuno potrebbe venire la bizzarra idea di volerla criticare.
Poi c’è Martina Navratilova, la famosa ex tennista, omosessuale dichiarata da decenni, sposata da alcuni anni con la sua compagna storica. Ha detto che non è giusto che i trans competano come donne dato che, qualunque cambiamento abbiano operato sulle forme del loro corpo, restano geneticamente uomini, con muscolatura da uomini, con forza da uomini, e quindi le “altre” donne sono automaticamente destinate a essere sconfitte. Riuscite a trovare qualcosa di sbagliato in queste parole? No, eh? Beh, si è scatenato un finimondo planetario ed è stata cacciata dall’associazione pro-lgbt. E non può non venire in mente la mitica Loretta.
Poi c’è Padre Antonio César Fernández,
salesiano spagnolo ucciso dai jihadisti in Burkina Faso. A parte le pubblicazioni religiose, ne ha parlato unicamente Libero.
Poi c’è la TAV che è meglio non farla perché se no lo stato ci rimette le accise sulla benzina. Per cui giustamente
Poi c’è il presidente tedesco Steinmeier che si congratula con l’Iran per i 40 della Rivoluzione islamica.
Pisciando allegramente su esecuzioni di massa, torture, persecuzione delle donne e delle minoranze, drammatica riduzione della comunità ebraica passata da 65.000 a 8.000 persone, persecuzione dei cristiani, forche per i gay, uccisione di centinaia di dissidenti e scrittori anche all’estero, negazione dell’Olocausto (niente, la Germania il vizio non lo perderà mai).
Poi ci sono i partigiani, quelli che settantacinque anni fa combattevano in montana per liberare l’Italia dal nazifascismo (poi magari c’erano anche quelli che si occupavano piuttosto di far fuori i partigiani cattolici e quelli monarchici, ma non è il caso di sottilizzare: Porzus dopotutto è uno sputo di paesucolo di ventisei abitanti, perché mai ce ne dovremmo ricordare?) e che baldi e indomiti, oggi come allora combattono per liberare l’Italia
(dagli italiani?).
Poi c’è l’antisemitismo che cresce a manetta
e che sta facendo fuggire gli ebrei dall’Europa a decine di migliaia: dove? In Israele, soprattutto. Non è fantastico? Più si accaniscono sugli ebrei col pretesto di Israele, e più arricchiscono Israele di braccia e di cervelli!
E poi c’è Finkielkraut,
il cui caso dimostra come non mai quanto sia vero che l’abito non fa il monaco. Perché sarà pur vero che indossano, i suoi aggressori, i gilet gialli, ma il fatto è che quelli che gli urlano “sporco ebreo” e “la Francia è nostra” sono inequivocabilmente arabi. E musulmani. Girando per la rete però ho scoperto una verità che a noi sprovveduti era sfuggita, ma che a quelli che tengono sempre gli occhi ben aperti è risultata subito chiara: “L’ATTACCO” CONTRO ALAIN FINKIELKRAUT RIVELA IL NOCCIOLO DURO DEL POTERE SIONISTA IN FRANCIA (no, il link non ve lo metto, perché non voglio regalargli clic). Il nesso per la verità mi sfugge un pelino, ma dev’essere una faccenda più o meno come quella della Shoah che non è mai esistita e comunque se la sono fatta gli ebrei da soli per i loro loschi fini. E dunque più gli ebrei vengono attaccati, più si dimostra irrefutabilmente la loro luciferina potenza. Prima di chiudere il discorso vorrei soffermarmi ancora un momento su questa immagine di Finkielkraut al momento dell’attacco,
che mi ricorda in modo impressionante l’ultima immagine di questo video, già una volta proposto in passato.