Ciononostante, noi Non smetteremo di danzare.
barbara
per diffondere gioia, amore e pace.
barbara
Ma non si mangia solo: si balla, anche
e si suona!
barbara
(un attimo di respiro prima di ripartire)
barbara
(un attimo di tregua, poi si riparte)
Quello che segue, Firenze 2017, è un toccante omaggio alle vittime del nostro terremoto.
E l’ultimo sarà sicuramente apprezzato dagli amanti di cose ebraiche.
(e non c’è niente da fare: i culetti di ballerini e pattinatori sono proprio una cosa da sballo)
barbara
AGGIORNAMENTO. Mia interpretazione della danza, con una premessa: secondo una credenza dell’ebraismo orientale, in paradiso ci sono angeli definitivi, destinati a restare angeli per sempre, e angeli temporanei, destinati a nascere, ad un certo momento, e diventare bambini. Quando arriva il momento, l’angelo preposto a questa funzione accompagna l’angelo che sta per nascere ai confini del paradiso, gli taglia le ali e gli dà un buffetto al naso, che gli fa perdere la memoria di tutto ciò che ha vissuto e imparato in paradiso. Qui vediamo che qualcuno strappa qualcosa dalle spalle della donna: sembra un mantello, ma potrebbe anche essere un paio di ali. Subito dopo lei entra in uno spazio nuovo che si apre davanti a lei, e prova a volare, in tutti i modi, saltando, lanciandosi, ma finisce sempre a terra, e si siede con l’aria sconsolata e infelice. Poi arriva il cerchio, e con quello lei torna a volare, rimane sospesa in aria, volteggia, piroetta, e quando alla fine ritorna a terra, si siede nella stessa posizione di prima, ma adesso la sua espressione è felice e appagata.
barbara
barbara
E gli ebrei ballano
Un po’ come qui, se vogliamo.
O come quando, nel 2011 l’ambasciata israeliana in Egitto è stata sanguinosamente attaccata, e gli israeliani sono andati davanti all’ambasciata egiziana e si sono vendicati così
barbara
Qualcuno avrà forse notato la somiglianza di questa danza con la hora, danza tradizionale ebraica diventata poi anche danza tradizionale israeliana (qui qualche interessante informazione).
Io l’ho ballata, un po’ improvvisandola, alla conclusione di uno spettacolo teatrale fatto con una mia classe, cinquantadue personaggi interpretati da venti scolari, che fra un’interpretazione e l’altra si precipitavano a cambiarsi in parte nello sgabuzzino a destra del palcoscenico, in parte in una classe al di là del corridoio oltre l’uscita alla sinistra del palcoscenico, a seconda delle diverse posizioni sulla scena. Io, lì, ho fatto la regista,
con interminabili prove,
la coreografa, ho scelto le musiche, ho collaborato come tecnico del suono con la mitica Brigitte, in teoria bidella, in pratica pilastro portante di tutta la scuola, ho coordinato la costruzione dei materiali, ho fatto all’uncinetto il tetto azzurro
e ho danzato la hora insieme agli scolari, con una chiusura inventata da me.
(In realtà ricordo di avere fatto anche qualcos’altro, ma dopo quattordici anni non mi ricorso più che cosa) Le mamme invece hanno provveduto a creare e confezionare gli strepitosi costumi.
Su quale musica avevamo danzato (usando una mia cassetta) non lo ricordo più, ma possono darne un’idea queste due variazioni.
barbara
Resistere! Resistere! Resistere!
barbara