Bisogna dire “genitore che partorisce”, perché la parola “madre” è discriminatoria nei confronti delle “ragazze col cazzo” come a volte amano dichiararsi con grandi cartelli, che madri non possono essere. Ma queste ragazze col cazzo che non possono diventare madri, possono per caso partorire? Qual è il guadagno nell’orrenda sostituzione? Se vanno in crisi per il sostantivo che indica ciò che non potranno mai essere, ci andranno di meno con il verbo che indica ciò che non potranno mai fare? Perché non ci son santi ragazzi, se non nasci con vagina utero tube ovaie e un bel XX, puoi farti castrare e pompare di ormoni quanto ti pare, e farti chiamare Loretta fino allo sfinimento, ma di partorire te lo sogni.
E quelle donne nate donne, rimaste donne, che si sentono donne, che possono benissimo diventare madri adottando ma non possono partorire a causa di un’isterectomia, di un’ovariectomia bilaterale, di tube non pervie, perché affette da sindrome di Turner o altro ancora, come dobbiamo chiamarle? Se madri no perché se no i trans poverini poverini si avviliscono, dobbiamo chiamare anche loro genitori che partoriscono aggiungendo al danno la beffa – la presa per il culo, per chiamare le cose col loro nome – oltre alla palese falsità?
E poi non bisogna dire donna, bensì mestruante. I trans non “mestruano”, ovviamente, perché gli uomini non mestruano, da che mondo è mondo, e quindi invece che con l’aborrito “uomo” li chiamiamo col bellissimo “non mestruante”. Però anch’io sono non mestruante, da una ventina d’anni: sono equiparabile a un trans? Anche se ho vagina e ovaie e non pisello e palle? Anche se non ho avuto bisogno di pomparmi di ormoni per avere le tette? Anche se ho XX e non XY? E, per inciso, anche le figlie della mia vicina che vanno all’asilo sono sicuramente non mestruanti, epperò non mi sembra che assomiglino molto a dei trans.
La prossima domanda la faccio fare all’amico
Renato Miele
Domanda ingenua: perché nel caso di Saman, la ragazza pachistana di cui si sospetta [di cui ora è certa] l’uccisione, non si è ancora sentita la parola FEMMINICIDIO?
È una domanda difficile, e dubito che qualcuno riuscirà a trovare una risposta.
Qualcuno suo tempo ha ammonito che quando si bruciano i libri, prima o poi si bruceranno le persone. Nel 1933 hanno bruciato i libri

e meno di dieci anni dopo bruciavano le persone in quantità industriale. Adesso stanno decapitando le statue.

Fra quanto tempo…? Ah no, che domanda stupida: è da quel dì che i seguaci della religione di pace stanno decapitando le persone in quantità industriale e addestrando anche i bambini a tale nobile attività. A casa loro? No, cari, anche a casa nostra, dove le anime belle continuano a predicare accoglienza.
barbara