DIOCESI BATTE FUOCO 1:0

“Una civiltà che trasforma Notre Dame in una Disneyland è finita”

Approvata la ristrutturazione che farà della cattedrale il tempio del kitsch. Intervista per la newsletter al filosofo della Sorbona Jean-François Braunstein: “Ci adoreranno Pachamama?”

“L’incendio di Notre-Dame non è né un attacco né un incidente, ma un tentativo di suicidio” (Alain Finkielkraut)

La commissione di esperti del patrimonio francese ha dato il via libera alla controversa ristrutturazione degli interni di Notre Dame, nonostante le critiche di un centinaio di personalità che parlano di un “vandalismo politicamente corretto” del capolavoro gotico, racconta il Telegraph. Stéphane Bern, che il presidente Emmanuel Macron ha incaricato di raccogliere fondi per salvare i tesori del patrimonio francese in rovina, si è unito ad artisti e accademici di alto profilo per firmare una petizione contro i piani di ristrutturazione della cattedrale danneggiata dall’incendio del 16 aprile 2019. Le parti esterne dell’edificio saranno riportate al loro antico splendore. Gli interni saranno invece cambiati con un’enfasi sull’Africa e l’Asia, giochi di luci in mandarino e arabo e l’ultima cappella che sarà all’insegna dell’ambientalismo.
Il ministero della Cultura ha fatto sapere che il pioniere della street art Ernest Pignon-Ernest, così come altri artisti come Anselm Kiefer e Louise Bourgeois, sono tra i nomi presi in considerazione. Il Wall Street Journal lo ha definito “il piano incendiario per Notre Dame”. Verranno risistemati elementi come il tabernacolo e il battistero. La petizione su Le Figaro, intitolata “Notre-Dame de Paris: Ciò che il fuoco ha risparmiato, la diocesi vuole distruggere“, ha espresso orrore per il progetto approvato. Il rifacimento “riduce a nulla i disegni pazientemente elaborati da Viollet-le-Duc”, il celebre architetto che restaurò la cattedrale dopo le devastazioni della Rivoluzione francese nel tentativo di riportarla allo spirito del cristianesimo medievale.
Lo storico dell’arte Didier Rykner su La Tribune de l’art descrive il progetto come “brutto, indegno di Notre-Dame e che deve essere contrastato dagli amanti del patrimonio”. Rykner descrive nel dettaglio lo scempio che si vorrebbe attuare: “Altari interamente spogliati non solo del loro arredamento (ostensori, candelabri…), ma anche delle sculture; confessionali rimossi da tutte le cappelle laterali e cappelle che saranno riempite da opere d’arte contemporanea, di cui non si sa nulla”.
Notre Dame ha quasi mille anni. Scampata al Medioevo, al terrore della Rivoluzione francese, a due guerre mondiali e all’occupazione nazista, rischia di non sopravvivere alla barbarie kitsch della cultura europea post-cristiana nel 2021.
Ne parlo in esclusiva per la newsletter con Jean-François Braunstein, che insegna Filosofia all’Università Sorbona di Parigi (da Einaudi è uscita la sua Storia della psicologia) e fra i firmatari dell’appello su Le Figaro.

Quali sono le radici di questo “vandalismo politicamente corretto”? Postmodernismo? Kitsch? Mero denaro? Nel suo discorso su Notre-Dame, Emmanuel Macron non seppe neanche pronunciare la parola “cattolico” o “cristiano”…
Su Notre Dame, la cosa più sorprendente è che è la diocesi a prendere l’iniziativa di un progetto il cui scopo è trasformare Notre Dame in un luogo puramente turistico, il che non può che far piacere al Comune di Parigi, che sta trasformando tutta la capitale in una specie di Disneyland. Sai che la Sorbona viene gradualmente svuotata delle sue classi e trasferita in uno dei peggiori sobborghi, Aubervilliers? La Sorbona originaria sarà utilizzata come luogo di incontro o ‘di prestigio’ e affittata per vari eventi e riprese. Anche il vecchio Palazzo di Giustizia è stato in parte svuotato. Anche l’Hotel Dieu sarà trasformato in un luogo di eventi e tutta Parigi diventerà una sorta di zona turistica dove le auto saranno presto bandite dalle strade: nel 1°, 2°, 3°, 4° arrondissement e in parte del 5° e 6° arrondissement. Tutto il centro di Parigi viene assassinato e le gallerie d’arte del 6° si preparano a trasferirsi. L’offensiva turistica incontra l’offensiva modernizzante e kitsch della diocesi, incapace di conservare la bellezza di Notre Dame. C’era un progetto molto più rispettoso che consisteva nel far lavorare sul posto artigiani e restauratori. Ora invece dovremo accontentarci di musica di sottofondo e proiezioni di ‘parole’ sui ‘muri’, con panchine luminose e rimovibili, come in una specie di aeroporto. Il cuore di questo progetto è rendere ordinario ciò che era sublime… È incredibile che sia la diocesi in prima linea su questo e significa, secondo me, che il cattolicesimo sta scomparendo ad alta velocità, sotto la direzione di questo ‘Papa’ che non crede più in nessuna trascendenza e di un arcivescovo di Parigi che è stato costretto a dimettersi per storie di relazioni femminili… Naturalmente, sembra che ci sarà un po’ di propaganda ambientalista, con riferimenti alla ‘Laudato Si’ e forse anche alla Pachamama…Didier Rykner, uno storico dell’arte che è all’origine della petizione, ha detto su La tribune de l’art: ‘Ricordiamo che l’interpretazione del Concilio Vaticano II fatta dalla Chiesa francese ha portato nel nostro paese alla più importante ondata di vandalismo degli edifici religiosi dalla Rivoluzione francese’. Credo che abbia ragione e che questo vandalismo continui… Una pura catastrofe. È molto significativo che a protestare siano storici dell’arte, studiosi e non tanto i credenti, il che è un pessimo segno.
Ha ragione Jean Clair a scrivere che l’angelo custode della nostra tradizione è volato via?
La frase di Clair mi sembra molto appropriata. La gente comune è stata devastata dall’incendio di Notre Dame; la Chiesa e il Comune di Parigi lo vedono come un’opportunità per fare affari.
Sei cattedrali, senza contare decine di chiese, sono state bruciate in questi due anni in Francia. E se la ristrutturazione di Notre Dame rientrasse in questo crollo delle radici francesi?
Hai ragione, il numero di chiese che bruciano in Francia è estremamente alto e credo di sapere chi siano i piromani… In ogni caso, la Chiesa in Francia oggi non è all’altezza di conservare il suo straordinario patrimonio. La civiltà si sta indebolendo, ma parlerei piuttosto di un esaurimento della nostra civiltà…
Giulio Meotti

“Solo degli imbecilli possono pensare di sfigurare Notre Dame”

Eric Zemmour, un ebreo più cattolico dei vertici della Chiesa: “Macron e dei preti progressisti hanno deciso che la cattedrale debba continuare a perire tra le fiamme del politicamente corretto”

Dal settimanale Le Point traduco l’articolo di Eric Zemmour contro il rifacimento di Notre Dame. Il paradosso è che, come racconta oggi il New York Times, la diocesi aveva chiesto alla commissione persino di poter rimuovere le statue dei santi dalle cappelle. Il paradosso è che le voci più forti a difesa dell’integrità di Notre Dame sono arrivate da intellettuali ebrei come Zemmour, Finkielkraut e Pierre Nora. La “cancel culture” appare davvero come il fiume carsico della coscienza occidentale.

***

Miei compatrioti,
da mesi è in corso un progetto volto a decostruire la cattedrale di Parigi con il pretesto di restaurarla. Da ieri è entrato nella sua fase di realizzazione.
Amanti dello splendore della nostra civiltà, non possiamo tacere di fronte a questa spaventosa impresa volta a snaturare l’edificio più visitato al mondo, il baricentro della cristianità francese e il simbolo della nostra Nazione.
Cosa avrebbe dovuto decidere Emmanuel Macron la mattina dopo l’incendio? Ricostruire la cattedrale in modo identico, dentro e fuori. Invece, mosso da un orgoglio selvaggiamente fuori luogo, Macron lanciò un concorso per modernizzare la cattedrale e creò una struttura opaca destinata a soddisfare i suoi capricci.
Poi, il fascicolo di Notre-Dame è stato nascosto sotto il sigillo della segretezza più assoluta. Fino a quando non abbiamo saputo che era nato un nuovo progetto, volto a stravolgere radicalmente l’interno della cattedrale. Macron ne è così soddisfatto che ha invitato all’Eliseo il designer principale, un prete progressista con sogni nebulosi. Il Presidente della Repubblica sta cercando di far passare i fan di Notre-Dame come antiquati. Ma da quando in qua la modernità consiste nello sfigurare un capolavoro incredibile e nel sostituirlo con una fantasia idiota?
A due anni dall’incendio, la nostra cattedrale continua a perire tra le fiamme del politicamente corretto. ‘Spazi emotivi’, ‘cappella ecologica’, ‘viaggi iniziatici’, ‘pittura astratta’: fra astrazioni imbecilli e kitsch, i demoni del wokismo hanno messo gli occhi sul tesoro più commovente di Parigi.
I capi di questo progetto mostrano una percezione distorta e viziosa della storia. C’è una ragione per tutto questo: a loro non piace la Francia. Considerano, come dice lo stesso Macron, che ‘non esiste una cultura francese’. Incoraggiano tutto ciò che può decostruire il cuore della nostra civiltà.
Non è ancora troppo tardi. Macron deve dare l’ordine di cancellare questo progetto il prima possibile. E, se per caso si ostinasse a lasciar sfigurare la cattedrale di Parigi, quando sarò eletto Presidente della Repubblica, prometto solennemente che Notre Dame tornerà a essere Notre Dame.
Viva la nostra Storia, viva la nostra Arte e, soprattutto, viva la Francia.
Giulio Meotti

Ho letto tra l’altro, non ricordo più dove, che – orrore degli orrori – tutte queste aberrazioni non riguardano principalmente la parte distrutta dal fuco e quindi da ricostruire ex novo, bensì le parti rimaste intatte, cioè quelle sulle quali il fuoco non ha creato la necessità di mettere le mani. Io mi auguro che il giorno in cui inizieranno i lavori tutti i francesi con ancora un cervello funzionante vadano a fare da scudi umani alla cattedrale, impedendone il secondo scempio – molto peggiore di quello operato da fuoco.

barbara

QUEL GRAN FESSO DEL GAD LERNER

lui sa sempre come fare

lui con una penna in mano fa barattoli… (piermanzoniani, per la precisione)

Per la ‘Repubblica’ 2.0 i ribelli neri sono l’Isis

Me ne infischio se qualche zoticone [è chiaro? Se non sei d’accordo con lui sei uno zoticone. E giustamente un appartenente ai moralmente superiori se ne infischia di ciò che pensa la plebe] mi accuserà di fare il censore o il sacerdote del “politicamente corretto’: Trasecolo ugualmente imbattendomi sulla prima pagina di Repubblica, con seguito nel suo paginone culturale, di un testo che in altri tempi su quel giornale mai sarebbe stato pubblicato senza prenderne le dovute distanze [sappiamo caro, sappiamo com’era Repubblica, sappiamo cos’era Repubblica quando regnava il suo fondatore, antisemita fino alle budella e mentitore seriale: abbiamo buona memoria, non preoccuparti. Ma tu che, a macello siriano ampiamente avviato, ti sei fatto raccomandare presso Assad con la nota “è ebreo, ma odia Israele”, non ti lasciavi certo impressionare da un po’ di antisemitismo, vero?]; magari tra i commenti e sottoposto a contraddittorio [eh già, il contraddittorio, questo illustre sconosciuto quando a essere pubblicati in prima pagina erano i deliri filo terroristi]. Il titolo suona vagamente spengleriano [dai, su, diamoci una pennellata di cultura], sulla scia del tramonto dell’Occidente: “Dalla mia finestra osservo New York cancellare la Storia” A cancellare, niente meno, la storia americana sarebbe il movimento di protesta antirazzista Black lives matter. [Quelli che non esitano ad assassinare seduta stante una donna che si permette di obiettare che “All lives matter”] E la finestra da cui viene osservato cotanto scempio è quella del designer Gaetano Pesce, autore delle “riflessioni d’artista” [naturalmente non è Pesce a definirle così, bensì il buon gaddino, a scopo manifestamente derisorio e denigratorio]  che seguono. Pesce manifesta ribrezzo nei confronti della “prepotente protesta di certa minoranza afroamericana”, [ma che assurdità! Come può venirgli in mente di definire prepotente una giusta protesta tanto tranquilla e pacifica?!] fomentata da “bande di professionisti della ribellione” [mentre sappiamo benissimo che sono tutti dilettanti della ribellione, che hanno abbandonato i propri posti di lavoro per andare a protestare] – poteva mancare? “probabilmente finanziati da misteriosi sostenitori: Manca il solito nome di Soros, [e lo sai perché manca, caro? Perché è del tutto superfluo: lo sanno tutti – tranne i fallocefali come te – che fra i finanziatori di questa guerra terroristica contro la civiltà quell’autentico signore delle tenebre non poteva mancare, e infatti non manca] agitato continuamente a mo’ di spauracchio da Trump, [e figuriamoci se non saltava fuori il kattivissimo Trump, e pazienza se c’entra peggio dei cavoli a merenda] ma l’insinuazione basta e avanza. Pur riconoscendo deprecabile l’omicidio di George Floyd ad opera di “un poliziotto con gravi problemi psicofisici” (poverino, ndr) [mentre i “problemi psichiatrici” dei terroristi islamici, tutti senza eccezione quelli che vengono a seminare morte in casa nostra, sono serissimi e soprattutto autentici], Pesce non esita a far suo un paragone infamante: “Le gravi proteste-sommosse e relative distruzioni accomunano i loro fautori ai reazionari dell’Isis… e ai talebani quando fecero esplodere le grandi statue di Buddha’ [invece di mettere un aggettivo del tutto privo di senso (infamante per chi? infamante in che senso?) non sarebbe stato meglio spiegare che cosa c’è che non va, secondo la tua eccelsissima mente, in questo paragone?]: Un bel modo di etichettare sulla progressista Repubblica nuovo movimento per i diritti civili [devastare è un diritto civile? Rubare è un diritto civile? Incendiare è un diritto civile? Rapinare è un diritto civile? Stuprare è un diritto civile? Assassinare è un diritto civile?]. Accusato di abbattere monumenti eretti in onore non solo degli eroi americani, ma anche di Gesù Cristo e di Santa Maria [? Non lo hanno fatto?]. Lanciato in un’ardita contrapposizione tra “i malanni e le ingiustizie” che colpiscono la minoranza afroamericana e la sopraffazione maschile sulle donne, Pesce rincara la dose: la componente femminile è oppressa anche nella minoranza afroamericana e “sicuramente nel continente Africa’: Come dire: a che titolo protestate voi neri, proprio voi che in Africa opprimete le donne? Ennesimo stereotipo di matrice colonialista travestito da denuncia sociale [L’oppressione delle donne stereotipo? Ma sai di che cosa stai parlando, ne hai una qualche vaghissima idea, grandissimo pezzo di residuo di alimenti digeriti che viene espulso?]. Non manca, ovviamente, la più diffusa storpiatura del pensiero di Pier Paolo Pasolini che avrebbe scelto [HA scelto] di stare dalla parte dei poliziotti contro “le orde di giovani europei’ [in che senso è una storpiatura?]; dei quali “la stragrande maggioranza trovava un passatempo nel bruciare, rompere, demolire, rubare, ecc.’: Roba da neurodeliri [cioè non è da neurodeliri che della gente passi il proprio tempo a bruciare, rompere, demolire, rubare, ecc., no, ci mancherebbe: da neurodeliri è denunciare tutto questo]. Orbene. Qui non si contesta al nuovo corso di Repubblica di mettere in pagina simili corbellerie [caro ragazzo, finora hai messo giù una robusta ammucchiata di parole, ma ancora non hai spiegato perché sarebbero corbellerie. Capisco che comunisti e realtà non sono mai andati troppo d’accordo, ma almeno inventare una qualche spiegazione, per quanto farlocca, giusto così per provare almeno a salvare la faccia, no, eh? Ok, no], se le ritiene interessanti nel contenuto o per l’autorevolezza del firmatario. Ma che senso ha farlo così, alla chetichella? [? Alla chetichella? Ma non hai appena detto che è stato messo in prima pagina? E poi proseguito nel “paginone” culturale? O forse ignori il significato dell’espressione “alla chetichella”, tu che non esiti a sbeffeggiare e perculare con pesante sarcasmo tuo padre che, avendo avuto ben altre priorità e necessità, non si è potuto permettere di studiare e il suo italiano, lingua straniera appresa alla meno peggio insieme a mille altre, è sempre rimasto un po’ approssimativo e impreciso?] Siamo al corrente delle aspre polemiche seguite alla pubblicazione nella (più adatta) pagina delle opinioni del New York Times di un intervento del senatore Tom Cotton che invocava l’uso dell’esercito contro i manifestanti. Tale scelta portò alle dimissioni del responsabile di quella pagina e, in seguito, di un’editorialista filo-Trump [emmipare giusto, mi pare! Uno filo-Trump che pretende di poter parlare? Pubblicare? Lavorare? Ma quando mai! E la sentite, la toccate con mano la soddisfazione di gaddino nostro per la giusta messa al bando degli eretici?]. Un grande quotidiano d’opinione definisce il suo profilo non solo con quel che pubblica, ma anche per come lo pubblica. Per intenderci, dubito che La Repubblica che conoscevo io avrebbe messo in pagina le tesi islamofobe di Oriana Fallaci [ah già: l’osservazione della realtà si chiama “tesi”. E va doverosamente confutata] senza sottoporle a obiezioni di pari rilievo. Pregherei di non invocare a difesa di quella che spero di poter considerare solo una (grave) leggerezza il recente manifesto di 150 intellettuali americani contro il conformismo censorio della cosiddetta cancel culture [cosiddetta? COSIDDETTA?]. Per carità, nel mio piccolo, lo avrei firmato anch’io. Ma tra il rivendicare la libertà d’espressione con la sua inevitabile, scomoda ma necessaria pluralità dei linguaggi [scomoda, non dimentichiamolo mai: la pluralità dei linguaggi – anche se non ho la più pallida idea di che cosa sia una pluralità di linguaggi, non in questo contesto per lo meno – è spaventosamente scomoda. E tanto tanto fastidiosa,oserei dire], e lasciare libero sfogo a farneticazioni grossolane [notiamo che il signor Lerner ha ricevuto mandato divino di etichettare le opinioni altrui] elevate alla dignità della pagina culturale, ce ne corre [Hai ragione! Censura! Guarda come funzionava bene sotto il compagno Stalin! E soprattutto guarda come funziona tuttora a meraviglia in Cina, con lo straordinario vantaggio di fare centinaia di migliaia di morti in tutto il mondo e mettere in ginocchio l’intera economia mondiale! Quelli sì che sanno come si vive, altro che le nostre ridicole pretese di libertà di pensiero e di espressione!]. Grazie al cielo possiamo condannare l’abbattimento delle statue pur riconoscendo che Black lives matter non è cancellazione bensì passaggio fondamentale della storia americana (qui). [E ora con permesso, che devo andare un momentino a vomitare]

NOTA: DI Gad Lerner si era già parlato anche qui.

Aggiungo, prima di chiudere il post, una breve documentazione di quanto sta accadendo in queste ore a Portland.

Geopolitical News PR

Stati Uniti: la città di Portland è ormai fuori controllo e l’arrivo dei federali ha peggiorato la situazione.
Negozi dati alle fiamme, dai ristoranti ai supermercati, danni per milioni di dollari.
La vera peculiarità? I manifestanti Antifa e Black Lives Matter fanno irruzione ovunque alla ricerca di bandiere americane e di Bibbie da bruciare. Decine i roghi appiccati ogni giorno, decine i negozi vandalizzati, pochi gli arresti.
Portland come Seattle, in tutti gli Stati Uniti stanno nascendo zone grigie fuori dal controllo statale in mano alla sinistra radicale.
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barbara

IL RAZZISMO È TALMENTE BRUTTO

che qualunque mezzo è lecito per combatterlo, e quindi non possiamo che approvare questo superbo spettacolo di lotta senza quartiere all’infame sentimento.

Poi naturalmente combattere il razzismo significa accogliere chiunque arrivi, non importa chi, non importa come, non importa in quali condizioni di salute.

Fulvio Del Deo

Da Betta:

“Quindi mi state dicendo che in Bangladesh vendevano certificati falsi a 36 euro per partire con la febbre verso il nostro Paese, che è in corso una caccia a 600 positivi introvabili sparpagliati per l’Italia, ma che abbiamo respinto un Jet privato con 4 americani sani a bordo atterrato in Sardegna?
Siete meravigliosi!

Cioè, qui si fa del terrorismo psicologico sui “focolai” di qualche manciata di positivi, perlopiù asintomatici, e ci mettono in casa 600 positivi con la febbre? Per poi rinchiuderci in casa un’altra volta perché è finalmente arrivata la sospirata seconda ondata? E con questa scusa impedirci di nuovo di andare a votare? Direi che ci sta proprio bene questo
contecess
e anche questo, tiè
governanti
E per combattere il razzismo bisogna anche evitare accuratamente di mostrare agli italiani che cosa succede là dove sbarcano i clandestini, non sia mai che, cattivi come siamo, ci venga da manifestare qualche pensiero ostile.

Stefano Zangrillo

Ci fosse stato un cazzo di TG che avesse fatto vedere agli italiani la situazione drammatica che stanno vivendo a Lampedusa e a Porto Empedocle. Il grido disperato del Sindaco al Governo “Venite a vedere con i vostri occhi invece di pontificare dalle comode poltrone romane” non ha diritto ad essere divulgato dalle TV, il fatto che si è assistito a turisti in fuga per l’imminente sbarco di 180 clandestini di cui 44 in grave stato di instabilità mentale (come riferito dalla ONG Ocean Viking) che si vanno ad aggiungere ai 300 già sbarcati (tra cui 34 infetti da covid) non deve trovare spazio in nessun TG nazionale. Come accadde per i terremotati, anche questi italiani vengono silenziati e lasciati soli nella discarica creata dal Governo. Altro che Villa Pamphili! Li prenderei così come stanno a tavola
governo
e li farei stare 10 giorni sulle banchine di Lampedusa e Porto Empedocle.

E va da sé che il razzismo si combatte anche accettando gioiosamente quella che sembra tanto disturbare

Marina Terragni

Mai sentita una donna che dice ad altre donne “succhiami il c…o”? Et voilà, eccola qua! Emilia Decaudin, responsabile delle donne nel Partito Democratico newyorkese.

Ed eccola dunque la nostra Emilia
Emilia Decaudin 1
che in effetti sotto il vestito sembra avere un bel po’ di roba,
Emilia Decaudin 2
nonostante il viso così inconfondibilmente femminile.
Emilia Decaudin 3
E un po’ più in là la stessa Marina Terragni dice anche

La parola madre va abolita in quanto transfobica.
Fra un po’ mi metto a picchiare

E deve essere veramente cattiva e razzista, oltre che spaventosamente priva di tatto, per volere a tutti i costi usare l’orrenda parola “madre”.

E poi vi metto questa cosa qui, che non è granché in tema però mi è piaciuta un sacco e comunque è utile da sapere, soprattutto per chi ha figli in età scolare.

barbara

LIQUAMI SPARSI

Difficile il lavoro per questo post, perché per non farne un’opera delle dimensioni dell’Enciclopedia Britannica bisogna scartare almeno il 90% dei liquami che si trovano in giro, e la scelta del “meglio” è tutt’altro che facile. Insomma, questa è la mia selezione La quale, se non v’è dispiaciuta affatto, vogliatene bene a chi l’ha scritta, e anche un pochino a chi l’ha raccomodata. Ma se in vece fossimo riusciti ad annoiarvi, credete che non s’è fatto apposta. (Pura propaganda e captatio benevolentiae, naturalmente, perché lo sanno tutti che quando annoio e quando rompo e quando provoco e quando faccio incazzare lo faccio sempre apposta, oh se lo faccio apposta!)

E cominciamo con questa foto, per la quale l’unico aggettivo che mi viene in mente è “imbarazzante”.
fiori negro
E la faccio commentare da Fulvio Del Deo.

Il poveretto è attonito e resta con le mani in tasca. Probabilmente si sente preso per il culo.
Invece le tre stronzette pensano di fare cosa gradita, come quando danno le noccioline alla scimmietta. Il loro, è un razzismo peggiore di quello palese.

Che poi in effetti no, ci starebbero benissimo anche patetica, demente, squallida. Se mi ci metto ne trovo sicuramente anche delle altre.

Passo alla deturpazione dei monumenti all’uomo che ha contribuito a liberare l’America dalla schiavitù e che per questo è stato assassinato, volontariamente e premeditatamente, lui,
Lincoln
e a quello che ha contribuito a liberare l’Europa dal nazismo
Churchill
E proseguo con questo gioiello
ospedale ped
che sembra effettivamente il modo migliore per rendere giustizia a questo individuo
floyd
E proseguiamo con questa toccante e ispirata scena evangelica
lava piedi
così commentata da

Niram Ferretti

REPENT

La distruzione del senso della realtà, della proporzione delle cose procede implacabile, per tappe.
La nuova religione laica dei Diritti Umani e dell’Antirazzismo continua a chiedere fedeli e… penitenti.
Prima ci si inginocchia. Poi si lavano i piedi.
E’ successo a Cary, nel North Carolina. Due uomini e una donna sono inginocchiati per lavare i piedi a due pastori di colore, un uomo e a una donna. C’è una piccola folla. Vengono raggiunti da alcuni ufficiali di polizia che si inginocchiano a loro volta. Mentre uno dei due lavatori chiede perdono attraverso un megafono, si sentono singhiozzi e pianti.
L’uomo chiede perdono a Dio, davanti a due pastori di colore a cui sono stati lavati i piedi come Gesù fece agli Apostoli prima della sua Passione. Chiede perdono per il colonialismo, per il pregiudizio, per l’ingiustizia.
Con voce accorata chiede perdono per la segregazione e per avere messo le ginocchia sul collo di George Floyd simbolo di tutti coloro ai quali sono state messe le ginocchia sul collo. A questo punto il megafono passa a una donna bionda la quale dice che è un onore e un privilegio per lei trovarsi inginocchiata lì.
Mancano solo le processioni dei flagellanti. Forse, a qualcuno, verranno in mente.
Quando si tocca il fondo, in realtà non lo si tocca mai, perché sia apre una botola e si sprofonda ancora ulteriormente.

E la botola si è infatti aperta a Londra, dove il sindaco musulmano ha approvato l’abbattimento delle statue di personaggi non più rispondenti ai “canoni attuali” – ossia quelli relativi alla sua, chiamiamola così, cultura – e provvederà a farne rimuovere molte altre ancora.

E veniamo al razzismo nostrano con un recente fatto di cronaca.

[] Un’altra conferma di questo rapido ritorno alla normalità viene da Mario Balotelli, licenziato dal Brescia per giusta causa. Il motivo? Non partecipava alle riunioni con i compagni. Prima a quelle online su Zoom o WhatsApp. Poi a quelle, meno virtuali, sul campo. Mal di pancia, indisposizioni varie giustificate con certificati, ai quali il presidente Cellino ha risposto con il licenziamento. Ora i due si vedranno in tribunale. Un duello tra giganti perché anche Cellino, con i suoi 32 esoneri di allenatori in carriera, è un bel fenomeno. Qui la novità è che, al posto di un altro allenatore, il presidente abbia licenziato Balotelli, eterna promessa naufragata tra mille cretinate da adolescente incompreso. Solo che ormai Mario ha 30 anni, e di super gli resta poco.

Ed ecco il commento:
Balotelli
Restando in casa nostra, questa è la vergognosa sceneggiata che ha avuto come palcoscenico la camera dei deputati:
in ginocchio
Anche a uno sguardo frettoloso e superficiale appare chiara la sapiente corografia della scena: il popolo che si protende plasticamente verso la salvifica giustizia
quarto stato
(per la verità avevo in mente anche un altro quadro, ma non riesco a ricordare quale) e davanti a loro l’eroina, la pulzella senza macchia e senza paura che combatte intrepida contro il tiranno e lo affronta seria ma serena,
con lo sguardo dritto e aperto nel futuro, e anche un po’ commossa – compostamente commossa – perché consapevole dell’importanza della missione che le è stata affidata da Dio in Persona
Giovanna d'Arco
D’altra parte sappiamo che la boldrinessa è usa a cambiare le proprie maschere a comando:

Per fortuna in casa nostra abbiamo ancora qualcuno che conosce il significato delle parole decenza e dignità

Quanto invece all’indegna sceneggiata boldriniana, rubo ancora una volta le parole a Niram Ferretti:

IL PENOSO SHOW

Il penoso show di Laura Boldrini alla Camera, in cui dopo avere detto,
“Io non respiro perché sono donna, non respiro perché sono disabile, immigrata, perché sono ebrea, perché sono musulmana, perché sono gay, perché ho la pelle nera”, dimenticando dall’elenco “Perché Sono cristiana, perché sono nordcoreana, perché sono tibetana, perché sono venezuelana, perché sono cubana, perché sono iraniana, ecc”
il penoso show della Boldrini che dopo avere pronunciato queste marmoree parole si è inginocchiata marmorea insieme ad altri parlamentari ci dice come sia terrificante e nemica dell’intelligenza e del pensiero critico, la demagogia, la maleodorante, asfittica demagogia,
il penoso show di Laura Boldrini ci dice di come sia facile essere parlati invece di essere parlanti, attori che recitano un copione scritto da altri con parole banali, grondante una retorica ripugnante
il penoso show di Laura Boldrini ci dice di come il totalitarismo del pensiero unico ci voglia tutti sudditi, inginocchiati, davanti alle medesime parole confezionate per fare apparire chi vi aderisce, nobile, giusto, migliore, dalla parte delle vittime
il penoso show di Laura Boldrini ci dice come sia disinvolto lo sprezzo assoluto del ridicolo
Ci dice come sia necessario, assolutamente necessario, ribellarsi a questa melassa, a questa capitolazione cerebrale, a questa inaudita violenza intellettuale.

E ancora in casa nostra abbiamo un ministro dell’educazione (dovrete passare sul mio cadavere per farmi usare l’orrendo neologismo imposto dall’aberrante moda del politicamente corretto) signora Azzolina, membro (membro, sì: non è una membra) di un governo che non è stato capace di vedere un’epidemia che già stava impazzando tra di noi, che non è capace di vedere che adesso se n’è andata, ma sa con certezza che a ottobre ritornerà e sarà più cattiva e feroce che pria, e che di conseguenza ha programmato la riapertura a settembre con le mascherine, coi banchi distanziati e le gabbie in plexiglas ma poi ha cambiato idea e adesso sostiene di non avere mai programmato niente del genere, il che mi ricorda quella compagna di università che essendo di formazione cattolica viveva il sesso con un notevole senso di colpa, soprattutto nel periodo in cui scopava con tre contemporaneamente, e nelle sue confidenze scendeva anche in dettagli sulle dimensioni di suo gradimento, e poi quando si è sposata, a 34 anni, mi ha raccontato che si è sposata vergine. Ma questa è un’altra storia. La reinverginata signora Azzolina, dicevo. Che non solo replica stizzita a chi protesta per il plexiglas, ma impartisce anche delle strepitose lezioni di inglese:
plexiglas
E concludo con questo autentico delirio.

Roberto Giovannini

Che epoca meravigliosa… J. K. Rowling, la donna che ha inventato Harry Potter, è finita nel bel mezzo di una bufera di sciroccati. Commentando su Twitter un articolo intitolato “Creare un mondo post-Covid-19 più equo per le persone che hanno le mestruazioni”, ha scritto: “Le persone che hanno le mestruazioni. Sono sicura che ci fosse una parola per quelle persone. Qualcuno mi aiuti. Wumben? Wimpund? Woomud?”. Naturalmente la parola esatta è “women”, donne. Per aver osato sostenere che le mestruazioni sono cose da donne è stata insultata in ogni modo (strega, puttana, transfobica, nazifemmina, ecc.). Al che lei ha pure rincarato la dose: “Se il sesso non esiste, non ci può essere attrazione per lo stesso sesso”. Adorabile. Perché in fondo femministe da trincea, odiatori, antirazzisti del piffero, oppressi di ogni tipo e tutta la compagnia dei fiocchi di neve di questi tempi sciagurati può essere (deve essere) demolita con la cosa che a loro proprio manca. La logica.

Va detto che l’abominevole Rowling è recidiva in questo genere di nefandezze: meno di sei mesi fa una ricercatrice aveva sostenuto che il sesso biologico è un dato oggettivo e che quindi le transessuali non sono vere donne, e naturalmente è stata licenziata, e la Rowling, indovinate un po’: si è schierata dalla sua parte! E anche in quell’occasione si è scatenato il finimondo.
D’altra parte come stupirsi se, sempre nel Regno Unito, la portavoce dell’associazione delle levatrici è stata costretta a dimettersi per avere detto che a partorire sono solo le donne? (Effettivamente, come ha a suo tempo ricordato l’amico Enrico Richetti, a rigor di termini ciò è falso: partoriscono anche le mucche, le pecore, le gatte, le tope…) E a questo punto dobbiamo arrenderci all’evidenza: finiremo male, perché, come ricorda Schiller – giusto nella Pulzella d’Orleans, per riprendere un altro tema di questo post (sì, certo, ho googlato) – Contro la stupidità gli stessi dei lottano invano.

barbara

MINNEAPOLIS E DINTORNI

I fatti: un negro viene assassinato a sangue freddo da un poliziotto bianco. In conseguenza di questo episodio si scatena la protesta contro la sistematica violenza dei bianchi contro i negri.

Veramente? Ma proprio veramente veramente? Proviamo a guardare un paio di grafici:
uccisi-razze
Uhm… non sembrerebbe proprio che i neri siano le vittime principali. Guardiamo allora la questione da un’altra prospettiva:
violenza interrazziale

Anche qui la leggenda della violenza bianca contro i poveri indifesi negretti fa un po’ acqua, vero? Ma, restando allo specifico fatto di cronaca che ha dato il via a un vero e proprio attacco allo stato, come si comporta la polizia dal punto di vista razziale?
uccisi polizia

Leggiamo poi qui che

“lo studio dimostra altresì come sia il tasso di criminalità violenta da parte di un gruppo razziale a determinare la maggiore probabilità che gli agenti di polizia ricorrano ad uno strike e, tra il 1980 e il 2008, i dati del Dipartimento di Giustizia riportano che il 51 per cento degli omicidi (tipico esempio di criminalità violenta a cui si fa riferimento) totali commessi negli Stati Uniti sia stato eseguito da afroamericani.”

Prendiamo per esempio questa storia.
Justine-Mohamed
Nella tarda serata del 15 luglio 2017 Justine Ruszczyk Damond (usava anche il cognome del compagno, Don, con lei nella foto), veterinaria australiana, sente grida di donna provenire dal vicolo dietro casa sua, nel quartiere, considerato a basso crimine, Fulton, a Minneapolis, temendo che sia in atto un’aggressione o un tentativo di stupro telefona alla polizia, arriva un’automobile di servizio guidata dell’agente Matthew Harrity, al suo fianco il capo pattuglia, Mohamed Noor, cittadino statunitense di origine somala, durante la perlustrazione dichiarano di non notare attività criminali, mentre sono ancora in automobile nel vicolo Justine Damond si avvicina, in ciabatte e pigiama, presumibilmente per chiedere informazioni sulla situazione (e magari essere tranquillizzata), Mohamed Noor “sente se stesso e il collega in pericolo”, estrae la pistola e le spara all’addome, uccidendola. (Nel giugno 2019 viene condannato a 12 anni e sei mesi per omicidio di terzo e secondo grado). Non ricordo di manifestazioni violente e saccheggi da parte della popolazione per protestare contro l’uccisione di quella donna (bianca) da parte di un poliziotto (nero), ma veglie di preghiera e raduni per ricordarla.
(proteste della comunità somala, per la condanna a loro dire troppo severa), qui.

Se poi qualcuno si immagina che siano rivolte spontanee – che ci vuole comunque tanta ma tanta fantasia per crederlo – guardiamo questo appello:
fuck the city
Quello che gli appartiene, certo, perché sappiamo che black lives matter, only black lives and no other life.

Ma non è solo il prendere: qui c’è proprio il piacere orgasmico della devastazione
devastazione
e del colpire, massacrare, assassinare. Vi risparmio il video della donna selvaggiamente aggredita, bestialmente sprangata di fronte al suo negozio, e vi propongo invece questo breve articolo che mostra gli abissi di perversione e di infamia di queste belve mai sazie di sangue umano.

Lorenzo Capellini Mion
capo dip. Richmond
Il capo del dipartimento di polizia di Richmond, Virginia, non ha retto all’emozione raccontando di come i rivoltosi abbiano dato fuoco ad una casa plurifamiliare bloccando poi l’accesso ai vigili del fuoco che accorrevano per mettere in salvo un bambino bloccato all’interno.
È solo un esempio, non cercano giustizia, vogliono la guerra civile.
Media partigiani complici. (qui)

Poi chi sa il francese può leggere anche questo (chi non lo sa può sempre metterlo in un traduttore)

E di chi è la colpa di tutto questo? Ma come, non lo avete ancora capito?

Da Ema Bolo:

Ricapitolando: il Minnesota è uno stato che vota democratico, Minneapolis ha una amministrazione democratica, l’agente indagato s’era già reso protagonista di dubbi episodi di violenza, tra cui l’uccisione di una ventunenne con 2 colpi di pistola all’addome che l’avrebbe aggredito, ma mai rimosso dall’incarico, né dal capo della polizia (afroamericano) né dal sindaco, ma le colpe sono di Trump e dei repubblicani.

E cavalcare la tigre dell’antitrumpismo sembra essere uno sport particolarmente gratificante.

ANARCHIA ORGANIZZATA

“Un uomo di colore viene arrestato e ucciso in un atto di violenza atroce mentre è ammanettato e indifeso. Tre colleghi, nelle immediate vicinanze del poliziotto assassino, osservano il crimine, ascoltano l’uomo di colore che implora e non fanno nulla per fermarlo. Per i successivi giorni orde inferocite mettono a ferro e fuoco le città americane, saccheggiando negozi, bruciando edifici, macchine della polizia e bandiere americane e persino uccidendo persone sul loro cammino. La giustificazione offerta per la loro violenza e i loro atti criminali è che stanno protestando contro un sistema razzista – o nelle pittoresche parole del senatore Bernie Sanders, “Un sistema grottesco di razzismo radicato e disparità economica che ora più che mai ha bisogno di essere abbattuto”. Questi attacchi all’America sono ciò di cui ci stanno realmente parlando le rivolte. Il “sistema grottesco di razzismo radicato” di Sanders è una fantasticheria di sinistra che alimenta la rabbia dei rivoltosi e la loro violenza, la quale è diretta non solo contro gli americani bianchi ma anche contro gli americani di colore ai cui quartieri, centri commerciali e attività commerciali i compagni di Sanders sono lieti di appiccare il fuoco”.

Così comincia il lungo editoriale di David Horowitz su Frontpage Magazine.

L’omicidio di George Floyd da parte di un poliziotto brutale, una mela marcia del corpo di polizia, è diventato il pretesto per azioni coordinate di violenza urbana ben manovrate in cui si sono inseriti gruppi di estrema sinistra come “Black Life Matters” e “Antifa”.
Il loro scopo, dietro sigle roboanti e strumentali, è quello di generare il caos e di mantenerlo in vita il più a lungo. Si tratta di delinquenti comuni, di teppisti travestiti da “social warriors” e che hanno in personaggi come Bernie Sanders, ammiratore di Castro e Chavez, ottimi fiancheggiatori.
La risposta del governo non può che essere ferma.
Il Procuratore Generale William Barr ha dichiarato:
“Sfortunatamente, con le rivolte che si stanno verificando in molte delle nostre città in tutto il paese, le voci delle proteste pacifiche vengono dirottate da violenti elementi radicali. In molti luoghi sembra che la violenza sia pianificata, organizzata e guidata da gruppi estremisti di estrema sinistra e gruppi anarchici che usano tattiche simili all’Antifa”.
Stiamo assistendo a una concertata manovra il cui scopo ultimo è quello di colpire la presidenza Trump, nonostante il fatto che Minneapolis, la città dove è avvenuto l’episodio sia un feudo democratico, nonostante il fatto che Derek Chauvin, il poliziotto che ha ucciso George Floyd, fosse stato mantenuto al proprio posto malgrado si sapesse che era un poliziotto molto problematico, dal capo della polizia di Minneapolis, che è di colore.
La strategia progressista in atto da quando Trump fu eletto, è stata quella della demonizzazione costante della sua persona, della manipolazione e deformazione della realtà atta a fare credere che il responsabile di tutto ciò che di negativo accade negli Stati Uniti sia lui.
La società che i Sanders hanno in mente, la società che i Soros hanno in mente (e Soros è tra i finanziatori di Antifa e Black Life Matters), più “equa”, “libera”, “umana”, è la fantasia degli utopisti senza scrupoli per i quali, il venire in essere di un mondo irrealizzabile, che in realtà altro non è se non il loro modello di mondo giusto (e sappiamo che regimi modello abbia saputo indicare Sanders), si deve, all’occorrenza anche servire di estremisti e delinquenti.
Niram Ferretti, qui.

Il POPOLO

Per Joe Biden candidato sfidante di Donald Trump alle presidenziali del 2020, la decisione di Donald Trump di ricorrere all’Insurrection Act, la legge del 1807 che attribuisce al presidente degli Stati Uniti in casi di emergenza di mobilitare l’esercito federale e la Guardia Nazionale, significa usare “l’esercito americano contro il popolo”.
Per Biden dunque “il popolo” sarebbero le orde di teppisti e saccheggiatori, di delinquenti che in queste ultime ore hanno vandalizzato e saccheggiato. Ultimi episodi a New York dove sono stati presi di mira i grandi magazzini Macey’s e negozi sulla Quinta Avenue, come è accaduto precedentemente a Los Angeles a Rodeo Drive.
E’ bene saperlo. Joe Biden aspirante presidente abbraccia la marmaglia definendola “il popolo”, mentre il presidente in carica, come è nelle sue prerogative, ha il dovere di attivarsi per mantenere l’ordine e la legalità.
“Sono il vostro presidente, di legge e ordine alleato di tutti i manifestanti pacifici. Negli ultimi giorni la nostra nazione è stata tenuta nella morsa di anarchici professionisti, boss violenti, persone incendiarie, saccheggiatori, criminali, rivoltosi, antifa e altri” ha dichiarato Trump.
Fermare il caos è necessario. Tutto ciò non ha nulla a che vedere con “il popolo” e il diritto a manifestare pacificamente. Qualcuno dovrebbe spiegarlo al candidato Biden.
Niram Ferretti, qui.

Per qualcuno, a quanto pare, cogliere certe differenze è cosa troppo complicata
protest-crime
Ma gli inutili – e spesso pericolosi – idioti, non sono una prerogativa d’oltre oceano.

Beppe Sala ieri chiedeva indignato la denuncia dei gilet arancioni che hanno fatto folklore ma nessuna violenza e oggi giustifica gli Antifa che stanno mettendo a ferro e fuoco l’America facendo danni a cittadini di ogni colore e credo?
beppe sala
Marco Lancini

Quando l’ignoranza e la mediocrità si incontrano, ne risulta solitamente una dichiarazione politica di Beppe Sala.
Le sue parole infatti non solo sono pericolose perché sdoganano l’esercizio della violenza come metodo per far sentire la propria voce, a danno di tutti coloro i quali stanno vedendo distrutto il lavoro di una vita dai riottosi, ma evidenziano una chiara mancanza di conoscenza dell’assetto istituzionale americano.
Affermare infatti che vi sia una centralità del Presidente nella gestione dell’ordine pubblico significa mancanza di conoscenza oppure malafede (e conoscendo il background di Sala propenderei per la prima) [io invece propenderei per una combinazione di entrambe: conciliare quell’individuo e la buonafede è come mettere l’acqua e l’olio nella stessa ciotola].
L’imposizione del coprifuoco al pari della richiesta di intervento della Guardia Nazionale è una scelta a discrezione dei governatori dei singoli stati federati.
E praticamente tutti gli stati interessati dalle rivolte sono a guida Democratica (Minnesota, Pennsylvania, California, New York).
Ps: quelli come Sala sono tendenzialmente gli stessi che nel 2014 quando Ferguson era una pentola a pressione scagionavano Obama da qualsiasi responsabilità. (qui)

Poi ci sono gli imbecilli ancora più imbecilli, ma talmente imbecilli da essere veramente convinti che nutrendo il coccodrillo si possa ottenere il privilegio di essere  mangiati per ultimi. È il caso di Bill Gates, che si è schierato anima e corpo dalla parte dei vandali devastatori assassini. E questa è stata la riconoscente risposta dei suddetti signori

In tedesco si chiama Schadenfreude: ebbene sì, sto godendo come un riccio.

Comunque non preoccupatevi: All you need is love, cantavano quelli là; e questo, esattamente, è ciò che ci stanno offrendo: pace, bene e amore universale
love
barbara