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Archivi tag: dialogo

DEDICATO AL PROFETA DEL DIALOGO

Pubblicato da blogdibarbara in Uncategorized ed etichettato con Di Battista, dialogo, jihad, muro dell'apartheid, muro dell'odio, muro della vergogna, ponti non muri, Vanni Frediani agosto 26, 2014

All’inizio vennero a fucilare i comunisti persiani
Non dissi nulla perché non ero persiano
Poi decapitarono Daniel Pearl
E non dissi niente, non ero mica un giornalista
Poi accoltellarono Theo Van Gogh
Tacqui, che non ero un regista
Poi sterminarono i darfuri
Son forse un negro, io?
Seppellirono vivi gli yazidi
Avevo tanti difetti, ma non ero zoroastriano…
Crocefissero i caldei
Ma avevo ben altro di cui occuparmi.
Infine vennero a prendere me
Ma era rimasto solo di Battista:
“Tocca capirli, cos’altro posson fare? La colpa è nostra. E dei gasdotti. Serve il dialogo.”
Dissi loro: “decapitate lui!”
“Ehi, siam jihadisti, mica scemi. Lui ci serve così. Alla fine, se mai. Dulcis in fundo.”
Vanni Frediani

Non so a voi, ma a me è piaciuta un sacco. E dato che uno degli slogan dei dialoghisti a oltranza è “Ponti, non muri”, con il quale si intima a Israele di abbattere il muro dell’apartheid, il muro della vergogna, il muro dell’odio, vi ripropongo questo video che abbiamo fatto cinque anni fa.


barbara

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FACCIAMO FINTA CHE

Pubblicato da blogdibarbara in Uncategorized ed etichettato con Boko aram, Di Battista, dialogo, Gestapo, integralismo islamico, Isis, nazismo, terrorismo islamico agosto 23, 2014

Nella primavera del 1943, con l’obiettivo di regalare a Hitler per il suo compleanno una Berlino totalmente judenrein, furono arrestati alcune centinaia di ebrei sposati con donne non ebree o figli di matrimonio misto che fino a quel momento erano stati lasciati in pace. Subito le madri e le mogli di questi uomini si raccolsero davanti alla prigione, reclamando la liberazione dei loro congiunti. Erano donne. Erano, naturalmente, disarmate: sarebbe bastata una sventagliata di mitra per risolvere l’incidente. Ma la sventagliata di mitra non arrivò; al contrario, tutti gli ebrei arrestati furono liberati, e mai più toccati fino alla fine della guerra. Contro le proteste isolate la repressione era spietata, e sappiamo tutti fin troppo bene che cosa accadeva nei boschi dei territori occupati, oltre che nei campi di sterminio, ma mitragliare centinaia di persone in piena città era qualcosa che neppure la ferocissima Gestapo osava fare.
Ora, facciamo finta che qualche centinaio di parenti delle ragazze rapite dai Boko Haram, o delle yazide vendute come schiave per bordelli e affini da quelli dell’ISIS trovino il coraggio di presentarsi tutti insieme davanti ai rapitori delle loro congiunte e ne reclamino la liberazione: secondo voi come andrebbe a finire?

L’idea di questo confronto mi è venuta rispondendo a un commento a questo post.

Poi mi è capitato di trovare questa vignetta
dialogo
che, anche se la proposta è un po’ diversa, direi che si sposa piuttosto bene con questo post.

barbara

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L’AIEA CONFERMA LE REALI INTENZIONI DELL’IRAN: COSTRUIRE LA BOMBA ATOMICA

Pubblicato da blogdibarbara in Uncategorized ed etichettato con AIEA, dialogo, Iran, negoziati, nucleare, pericolo, prendere per il c***, sanzioni maggio 30, 2012


E alla fine arrivò il nuovo report dell’AIEA confermando, se davvero ne avevamo bisogno, le reali intenzioni dell’Iran. Ancora una volta, l’Agenzia Internazionale per l’Energia Atomica ha provato la non pacificità del programma nucleare iraniano e ha dimostrato – numeri alla mano – che quello che il regime di Teheran persegue è il raggiungimento di un know-how che gli possa permettere di costruire diversi ordigni nucleari in poco tempo. Come avevamo preannunciato, quindi, il summit di Baghdad è stato un nuovo fallimento e ha permesso all’Iran di ottenere più tempo per le sue strategie diplomatiche e nucleari. Vediamo, però, nel merito cosa ha riscontrato il nuovo report dell’AIEA.

Il nuovo report dell’AIEA sull’Iran

Come dicevamo, il nuovo report dell’AIEA sull’Iran ha comprovato le reali intenzioni nucleari della Repubblica Islamica. Senza entrare in tecnicismi che poco sono comprensibili ai più, basti qui riportare i dati principali rilevati nel report dell’Agenzia Internazionale per l’Energia Atomica: Teheran ha prodotto sinora nell’impianto di Natanz 6,196 Kg di U-235 arricchito al 3,5% e 145,6 Kg di U-235 arricchito al 19,75%. Secondo l’analisi fatta dall’Istituto americano ISIS – l’Institute for Science and International Security, un vero pilastro in materia – l’Iran ha già oggi un quantitativo di uranio che gli permetterebbe di costruire ben cinque bombe nucleari. Non solo: l’AIEA ha denunciato che l’Iran non ha interrotto i suoi lavori nell’impianto di Arak ove, secondo gli ispettori internazionali, Teheran starebbe lavorando con l’obiettivo di riprocessare l’uranio e di produrre un ordigno nucleare per mezzo dell’istotopo del Plutonio Pu-239. Dulcis in fundo, l’AIEA ha trovato tracce di uranio arricchito al 27% nell’impianto di Fordow, vicino alla città santa di Qom, ennesimo chiaro segnale della volontà di Teheran di portare avanti un programma nucleare non pacifico.

Le provocazioni di Teheran

In ultimo, tanto per non farci mancare nulla, il regime iraniano è tornato a provocare il mondo con progetti pericolosi e false promesse. Teheran, infatti, ha annunciato la costruzione di due altre centrali nucleari (una seconda a Bushehr e un’altra nel Golfo Persico).  In seguito, quindi, l’Iran si è rimangiato le promesse fatte al capo dell’AIEA Amano durante la visita di quest’ultimo a Teheran e ha dichiarato che non aprirà la base di Parchin agli ispettori internazionali. Infatti Fereydoun Abbasi, capo dell’Agenzia Atomica dell’Iran-AIOI, ha detto che non ci sono le condizioni per aprire la base militare di Parchin e che la Repubblica Islamica continuerà ad arricchire l’uranio al 20%, senza considerare le richieste della Comunità Internazionale. Insomma, per farla breve, l’Iran andrà avanti a modo suo, mentre la diplomazia americana ed europea continua a sperare in qualche cambiamento nei prossimi negoziati di Mosca (previsti per il 18-19 giugno).

Dieci anni di carcere per lo scienziato “eroe”

Mentre scriviamo in Iran fioccano le condanne. Stavolta la magistratura iraniana colpisce Shahram Amiri, scienziato nucleare, a lungo considerato dall’Iran un eroe per aver denunciato di essere sfuggito ad un tentativo di rapimento da parte degli americani e dei sauditi nel 2010 (vedi il video). In realtà Amiri è uno scienziato nucleare che ha tentato di fuggire dall’Iran per riparare negli Stati Uniti, passando per La Mecca. Il regime, quindi, ha minacciato di colpire la famiglia e, conseguentemente, Shahram Amiri è tornato in Iran accolto, in maniera scenografica, come un rivoluzionario. Adesso Teheran gli serve il conto e condanna a dieci anni di carcere lo scienziato “eroe”. Una condanna che segna la fine di Amiri e della sua ridicola e tragica storia.

L’Italia aumenta le esportazioni di petrolio dall’Iran

Al report dell’Agenzia Internazionale per l’Energia Atomica-AIEA l’Italia, come buona parte della Comunità Internazionale, ha reagito in maniera dura. Il Ministro degli Esteri Giulio Terzi, ha chiesto a Teheran di fermare l’arricchimento dell’uranio e di rispettare le risoluzioni internazionali approvate dal Consiglio di Sicurezza dell’Onu. Non solo, da Torino arriva anche la notizia che la FIAT ha deciso di sospendere – attenzione, non terminare ma solo sospendere – i suoi rapporti economici con Teheran. Peccato che, mentre Terzi e Fiat condannavano, l’Unione Petrolifera annunciava che nel mese di Marzo 2012 l’Italia ha aumentato del 6% le importazioni di petrolio dall’Iran. Nuovamente, quindi, troppi fatti e poche parole. Anche a Roma, purtroppo, non hanno capito che portare avanti il doppio gioco sulla questione iraniana si risolverà in un grande fallimento per gli interessi di buona parte della Comunità Internazionale. (qui)

Naturalmente sono all’ordine del giorno gli appelli delle anime belle che invitano alla ragionevolezza, che invitano alla prudenza, che invitano alla moderazione, che invitano al dialogo, che ci spiegano, dall’alto della loro superiore saggezza, che l’unica soluzione possibile è quella negoziale, che l’unica via percorribile è quella diplomatica, che l’unico provvedimento ammissibile è quello delle sanzioni – ma non saranno per caso quelle stesse anime belle di cui abbiamo sperimentato la didimoclastia selvaggia quando le sanzioni erano applicate all’Iraq? – e via quintofabiomassimeggiando. A tutti costoro rivolgo un caloroso invito a leggere questo interessante documento.

IRAN, OVVERO COME FARSI PRENDERE PER IL C

barbara

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