Sì, questo è stato il motivo per cui il generale Abdulaziz Al Shalal, capo della Polizia militare siriana ha deciso di disertare: «Non posso più restare con i criminali che massacrano il nostro popolo». E io, all’autore di questa nobile scelta vorrei chiedere: signor generale, in quale cassaforte blindata è rimasta chiusa la sua coscienza negli ultimi ventuno mesi? In quale forziere era asserragliata la sua coscienza mentre quasi cinquantamila membri del suo popolo – almeno la metà civili innocenti – venivano massacrati? In quale bunker a prova di bomba atomica è rimasta riparata la sua coscienza mentre bambini di pochi anni venivano seviziati, stuprati e smembrati vivi? Le sono occorsi ventuno mesi per accorgersi che coloro che lei fedelmente serviva erano responsabili di atti non propriamente commendevoli? Le sono occorsi ventuno mesi per accorgersi che gli ordini che lei dava – lei è un generale, signor Abdulaziz Al Shalal, non un graduato di truppa – non andavano esattamente in direzione della difesa della popolazione? O non le saranno occorsi invece ventuno mesi – e la defezione di un gran numero di alti ufficiali e di importanti politici, oltre che di gran parte delle truppe – per raggiungere l’assoluta certezza che Assad è destinato a perdere? E non avrà aspettato ventuno mesi per poter godere il più a lungo possibile di tutti i benefici che il suo status le conferiva, prima di buttarsi giù dalla nave in fiamme?
La sa una cosa, signor generale Abdulaziz Al Shalal? Lei fa ancora più schifo di quelli che stanno continuando a massacrare il popolo siriano.
barbara