QUALCHE CONSIDERAZIONE PERSONALE

Sento spesso accusare di ipocrisia quelli che, come Orsini, a ogni considerazione sulla guerra e su che cosa l’ha provocata premettono regolarmente la condanna dell’aggressione russa all’Ucraina: ebbene, di questa colpa, dell’ipocrisia, posso in tutta onestà considerarmi innocente: mai mi sono sognata di condannare l’aggressione della Russia, così come mai mi sono sognata e mai mi sognerei di condannare l’aggressione israeliana all’Egitto e alla Giordania nel ’67. L’unico errore che imputo a Putin è lo stesso degli alleati nel ’38: non essere intervenuti subito, concedendo alla Germania nazista un intero anno per armarsi fino ai denti. Allo stesso modo Putin ha concesso ben otto anni alla cricca Obama-Biden-Clinton-Nuland-Pelosi (e ora anche Harris) di armare fino ai denti l’Ucraina nazista. Nessun aggressore e nessun aggredito dunque? Beh no, non proprio: l’aggressore è stato, per otto lunghi anni, l’Ucraina nazista e l’aggredito la popolazione del Donbass, bombardata e massacrata per otto interi anni.

Poi c’è l’altra cosa buffa, dei mass media che mostrano orripilati il Donbass in macerie, scenario che ci riporta al Libano del 1982: dopo il famoso Settembre Nero, la sanguinosa repressione messa in atto da re Hussein di Giordania contro i palestinesi di Arafat, che avevano creato un vero e proprio stato nello stato, con una propria polizia, propri posti di blocco che esigevano il pizzo per lasciar passare i viaggiatori, e violenze di ogni genere, e si accingevano a provocare un colpo di stato per rovesciare la monarchia e prendere il potere, dopo questo, dicevo, la maggior parte di loro si sono rifugiati in Libano, all’epoca lo stato più ricco, moderno, libero e, insieme a Israele, l’unico democratico del Medio Oriente (Beirut era chiamata la Parigi del Medio Oriente). Arrivati qui hanno immediatamente scatenato una guerra civile che ha provocato, si calcola, 160.000 morti, su una popolazione di meno di due milioni e mezzo, e ridotto lo stato in macerie. Dodici anni dopo Israele, per fermare lo stillicidio di attacchi terroristici sul proprio territorio da parte dei palestinesi con base in Libano, si sono finalmente decisi a intraprendere una guerra contro di loro. A questo punto si sono improvvisamente svegliati un sacco di giornalisti che si sono precipitati lì, hanno trovato il Libano ridotto in macerie da dodici anni di terrorismo palestinese e guerra tra le varie fazioni, e hanno detto cazzarola, guarda che razza di macello hanno fatto sti fetenti di Israeliani. Già, la storia si ripete, praticamente identica, con interi quartieri del Donbass ridotti in macerie, abitazioni scuole asili ospedali dai bombardamenti ucraini, e i nostri mass media venduti ci mostrano le distruzioni “causate dai bombardamenti russi”, e poco contano le decine, se non centinaia, di ore di filmati che, a partire dal 2014 documentano le sistematiche distruzioni operate dagli ucraini e le testimonianze delle vittime – e magari non sarà proprio esattamente una farsa questa ripetizione della storia, ma col comico in guêpière e tacco dodici, anche se la tragedia sicuramente non manca, direi che non ne siamo troppo lontani.

Una delle cose più oscene che ho letto da parte dei filonazisti è lo sbeffeggiamento delle testimonianze sui crimini degli ucraini “fatte da russofoni in territorio russofono a giornalisti russi”. Ora: le vittime dei crimini ucraini sono i russofoni: chi altro dovrebbe testimoniarle? I russofoni vivono in territorio russofono: dove altro dovrebbero renderle le testimonianze? Quanto ai giornalisti, sia io che tutti gli altri che se ne sono occupati abbiamo pubblicato interviste di Giorgio Bianchi, italiano, Vittorio Rangeloni, italiano, Patrick Lancaster, americano. Quindi questi signori oltre che deficienti sono anche in palese malafede: non solo negano ciò che avviene sul territorio, ma falsificano anche quello che hanno visto coi propri occhi e sentito con le proprie orecchie. Oppure non hanno guardato nessuno di queste decine di video perché tanto “si tratta di propaganda russa” ma ne parlano come se li avessero visti inventandone i contenuti. Feccia immonda, e la qualifica di osceni la meritano tutta.

Una cosa che ho capito con sette anni di ritardo. La prima signora che ho avuto per pulire la casa quando sono venuta ad abitare qui mi era stato detto che era ucraina, sennonché una volta che l’ho sentita parlare al telefono mi è venuto un dubbio e le ho chiesto: “Ma lei è ucraina o russa?”, e lei ha risposto: “Ucraina, ma parlo russo”. Avevo pensato che intendesse dire che stava parlando russo in quel momento; solo adesso ho capito che intendeva tutt’altro.

Poi ci sarebbe Israele. Che da sempre quando ha bisogno di colpire armi iraniane o terroristi in Siria si fa il suo bel bombardamento, e la Russia guarda da un’altra parte. Poi arriva la guerra, Israele si accoda al gregge e fa la sua brava “condanna dell’aggressione”, e va bene, manda tonnellate di materiale sanitario, ambulanze antiproiettile, un attrezzatissimo ospedale da campo, e va bene – al guitto no però, al punto che vi sbraita addosso, dice che dovete fare di più, fa paragoni con la Shoah, cosa che ha sollevato ovviamente critiche, ma niente di paragonabile al putiferio scatenato dalle dichiarazioni di Lavrov, che sicuramente non erano più gravi di quelle. Vabbè. Poi un bel giorno vi mettete a mandare anche armi – anche combattenti, sembra, ma di quelli non è detto che il governo sia responsabile – e la musica, in Siria, ovviamente cambia. E tutti i filoisraeliani in giro per il mondo si incazzano con Putin. Ma grandissime teste di cazzo, voi e il governo israeliano, dopo che per anni vi ha lasciato fare in Siria tutto quello che volevate, dovrebbe ringraziarvi che mandate armi a quelli che gli sterminano la sua gente? Tutti contenti del nuovo governo frutto del “chiunque tranne Netanyahu” – gemello del “chiunque tranne Trump” – e da una parte come dall’altra i risultati si sono visti. Ho sentito gente entusiasta: “Per la prima volta siedono vicino destra, sinistra e arabi”, col bel risultato che si sta scatenando un livello di terrorismo come non si vedeva da un pezzo, e non potete reagire se no gli arabi si incazzano e vi fanno cadere il governo. E come se non bastasse vi mettete anche ad armare i nazisti, ma andate affanculo, mastodontiche teste di cazzo! Vi siete sempre rifiutati di riconoscere il genocidio armeno per non fare incazzare la Turchia che era l’unico stato mediorientale a non essere in guerra con voi perché la morale è una bella cosa ma le esigenze dello stato vengono prima, e adesso vi andate a sputtanare coi nazisti? E riandate affanculo, va’.

Comunque sembra che si stia cominciando ad accorgersi che la guerra per l’Ucraina è persa e non vi sono possibilità di recupero, il che era chiaro fin dall’inizio ed è, oltre che logico, anche giusto, e dunque, a meno che qualcuno non si illuda, come quegli altri nazisti 77 anni fa, che sia in fase di messa a punto una super arma segreta che sbaraglierà il nemico in men che non si dica, il comico non ha altra scelta che la resa. Non è che sia la scelta più ragionevole: è proprio l’unica, non ce ne sono altre. E il massimo che potrà ottenere sarà esattamente quello che Putin aveva chiesto per vent’anni, e ancora, per l’ultima volta, quattro giorni prima della guerra. Ma qualcuno, preso da delirio di onnipotenza, ha preferito puntare più in alto e giocare al tavolo della roulette svariate migliaia di vite, come già ricordato qui. Ma qualcuno, come dicevo, sta forse cominciando a svegliarsi.

NYT: urge un ritorno al realismo sulla guerra ucraina

Il comitato editoriale del New York Times, organo di riferimento del partito democratico, chiede a Biden di chiudere la crisi ucraina. Si tratta forse dell’intervento più autorevole in tal senso apparso sui media americani, da cui la sua importanza.
“La guerra in Ucraina si sta complicando e l’America non è pronta” è il titolo dell’editoriale del giornale della Grande Mela che, pur elogiando il sostegno che l’America ha fornito a Kiev, chiarisce che ora la guerra è entrata in una fase nuova e gli obiettivi dell’amministrazione Biden stanno diventando sempre meno chiari.
I suoi esponenti, infatti, in più occasioni si sono profusi in improvvide dichiarazioni che rendono nebulosi gli obiettivi di tale aiuto, che non possono essere identificati con la sconfitta della Russia, perché ciò è irrealistico e rischia di scatenare escalation, anche nucleare.
Tali obiettivi devono essere rivisti anche nel più ristretto ambito del conflitto ucraino. Così il Nyt: “Una vittoria militare decisiva per l’Ucraina sulla Russia, che vedrebbe l’Ucraina riconquistare tutto il territorio che la Russia ha conquistato dal 2014, non è un obiettivo realistico. Sebbene la pianificazione e le capacità militari della Russia siano stati sorprendentemente modesti, la Russia rimane troppo forte e Putin ha investito troppo prestigio personale nell’invasione per fare marcia indietro”.
“Gli Stati Uniti e la NATO sono già profondamente coinvolti, militarmente ed economicamente [nella guerra]. Ma aspettative irrealistiche potrebbero trascinarci sempre più in profondità in un conflitto lungo e costoso. La Russia, per quanto ferita e incapace, è ancora in grado di infliggere distruzioni indicibili all’Ucraina ed è ancora una superpotenza nucleare”.
“[…] Recenti dichiarazioni bellicose da Washington: l’affermazione del presidente Biden secondo cui Putin ‘non può rimanere al potere’, il commento del segretario alla Difesa Lloyd Austin secondo il quale la Russia deve essere ‘indebolita’ e la promessa del presidente della Camera, Nancy Pelosi, che gli Stati Uniti sosterranno l’Ucraina ‘fino alla vittoria’ possono riecheggiare come proclami travolgenti, ma non avvicinano ulteriormente i negoziati”, che oggi appaiono un miraggio lontano, essendo il dialogo tra le parti precipitato al punto più basso dall’inizio della guerra.
Le trattative invece urgono, per i motivi suddetti e perché le conseguenze globali della crisi diventeranno sempre più disastrose, sia a livello economico che sociale, dal momento che il conflitto (e le sanzioni anti-russe, ma questo il Nyt non lo può scrivere) sta impoverendo il mondo. E il popolo americano, che presto proverà i morsi di tali conseguenze, non continuerà a sostenere indefinitamente il supporto a Kiev, mentre gli ucraini continueranno a morire e il conflitto porrà rischi crescenti alla “pace e alla sicurezza a lungo termine nel continente europeo”.
Certo, la decisione di trovare un compromesso con Mosca deve essere presa dalla leadership ucraina, continua il Nyt. Sarà loro compito, infatti, “prendere le dolorose decisioni riguardo i territori che il compromesso richiederà“. Ma anche tale leadership deve fare i conti con la realtà.
Il Nyt non lo scrive, ma si può tranquillamente aggiungere che Zelensky appare come drogato dal supporto politico, economico e militare che sta ricevendo (come denotano anche certe derive venate da delirio di onnipotenza).
Queste, infine, le conclusioni del Nyt: “mentre la guerra continua, Biden dovrebbe chiarire al presidente Volodymyr Zelensky e al suo popolo che c’è un limite al grado di intensità con il quale gli Stati Uniti e la NATO si impegneranno nello scontro con la Russia e limiti alle armi, al denaro e al sostegno politico che possono ricevere. È imperativo che le decisioni del governo ucraino siano basate su una valutazione realistica dei suoi mezzi e di quanta distruzione può sostenere l’Ucraina“.
“Confrontarsi con questa realtà può essere doloroso, ma non si tratta di un appeasement [col nemico]. Questo è ciò che i governi sono tenuti a fare, non inseguire una illusoria ‘vittoria’. La Russia subirà le ferite dell’isolamento e delle sanzioni economiche per gli anni a venire e Putin passerà alla storia come un macellaio. La sfida ora è scrollarsi di dosso l’euforia, fermare gli scherzi e concentrarsi sulla definizione e sul completamento della missione. Il sostegno dell’America all’Ucraina è una prova del suo posto nel mondo nel 21° secolo e il signor Biden ha l’opportunità e l’obbligo di aiutare a definire ciò che sarà tale futuro”.
Si nota che quello del Nyt è un grido di vittoria, non certo un cedimento a Putin. Si tratta di trovare un accordo che possa consentire anche a Putin di rivendicare la sua vittoria, seppur non ampia come da aspettative.
Quanto all’Ucraina, se la guerra finisce qua, ha già ottenuto la sua vittoria, al di là della conservazione o meno dei territori oggi controllati dai russi, avendo conquistato un posto di primo piano nel mondo e potendo contare su un sostegno internazionale che gli consentirebbe non solo per ricostruire il Paese, ma anche di rilanciarsi ulteriormente. Vincerebbero tutti e il dolore per i morti sarebbe compensato con la consapevolezza di averne risparmiati ulteriori. 

Ps. Zelensky, oggi: solo la “diplomazia” può porre fine alla guerra ucraina. È la prima volta che lo dice in maniera così assertiva…. occorre superare le pressioni di quanti finora ha lavorato attivamente per contrastare il dialogo tra le parti, portando al collasso delle trattative intraprese all’inizio del conflitto.
21 maggio 2022, qui.

Ma in ogni caso…

E adesso guardate un po’ i russofoni come bombardano

Gli ucraini invece preferiscono il fosforo

tanto, chi si azzarderà ad accusarli di crimini di guerra, loro che sono dalla parte giusta? E pensare che otto anni fa il coraggio di dire le cose e chiamarle col loro nome c’era

E già che ci siamo, continuiamo a sparare…

barbara

UN PICCOLO MEMENTO E ALTRE STORIE

Il Tet impose una tremenda devastazione, distruggendo quarantottomila abitazioni vietnamite e creando quasi mezzo milione di nuovi profughi. La citazione attribuita da un giornalista a un anonimo ufficiale statunitense («È stato necessario distruggere la città per salvarla») la si ritiene ora inventata di sana pianta; la frase sembra tuttavia riflettere accuratamente l’atroce contraddizione insita nella guerra portata dall’America «per preservare la libertà sudvietnamita». Weyand aveva parlato con orgoglio della «difesa riuscita» della capitale discorrendo con Abrams, ma costui, andando via in elicottero dal quartier generale di Westmoreland, vide che «a Saigon si levava il fumo, le fiamme si innalzavano fino al cielo. Ho calcolato che possiamo riuscire a difendere Saigon altre sette volte, e poi ci troveremo di fronte all’imbarazzante situazione che, di città, non ne sarà rimasta più nessuna». (Hastings, Max. Vietnam: una tragedia epica 1945 -1975, p.611, Neri Pozza)

Anche loro, gli americani, per sconfiggere il Nord comunista, erano pronti a battersi fino all’ultimo vietnamita (ma anche fino all’ultimo americano, per la verità, visto l’ingentissimo numero di perdite che continuavano a subire senza che mai li sfiorasse il sospetto di avere sbagliato qualcosa) e a distruggere fino all’ultima casa vietnamita. Alla fine comunque hanno perso, così come hanno perso in Afghanistan, e mi auguro caldamente che sia davvero valido il detto che non c’è due senza tre. Il problema è che un conto è avere a che fare con comandanti cinici, lucidamente cinici, altro è sapere i codici nucleari in mano a un demente che sempre più spesso non sa neppure quello che dice, non sa dove si trova, non sa quello che fa e porge la mano ai fantasmi.
E ora torniamo all’attualità.

“Tutto questo l’hanno fatto i neo-nazisti dell’Azov!” La Rai torna servizio pubblico per una sera con un servizio di testimonianze da Mariupol

La Rai torna servizio pubblico per una sera e apre uno squarcio di verità nel mare di propaganda filo Nato di questi mesi.
E’ bastato che Manuele Bonaccorsi di Report facesse il suo lavoro, telecamera in spalla, e settimane di fake news si sono sciolte all’improvvisto come neve al sole. 
Nel servizio, di cui è altamente consigliata la visione completa [guardatelo: è meno di un quarto d’ora], fatto a Mariupol e nel resto del Donbass emergono le testimonianze dirette dei cittadini.
Ascoltatele, diffondetele e iniziate a porvi alcune domande. Coltivate il dubbio. 
Come l’AntiDiplomatico vi proponiamo due stralci per noi molto significativi. Buona visione.

Primo stralcio.

“I militari ucraini mettevano dei barattoli rossi per segnalare dove mettere le armi sul tetto. Noi lo abbiamo tolto e ci siamo salvati. Chi non l’ha fatto si è trovato il palazzo distrutto.”
“Hanno fatto saltare le rotaie era impossibile lasciare Mariupol prima”.
“Il battaglione Azov ha sparato contro casa mia. Sono sicura che erano loro. Avevano la bandiera ucraina sulla divisa”.
Fonti ucraine hanno parlato di deportazione, chiede il giornalista alle persone in arriva a Donetsk da Mariupol. “Ma smettetela. Nessuno ci ha deportato stiamo lasciando l’inferno. Hanno messo l’artiglieria nei palazzi anche se c’era scritto bambini sui muri. Ci hanno trattato come scudi umani”.
“I militari hanno messo i carri armati al primo giorno di guerra e non era possibile più partire. Solo quando la Russia ha conquistato tutta la costa è stato possibile”.  

“E’ stata l’Ucraina che ci ha bombardato. Tutto questo l’hanno fatto i neo-nazisti dell’Azov. Abbiamo lavorato e vissuto tranquillamente fino al 2014. Poi ci hanno vietato di parlare in russo”.

Secondo stralcio.

Che dire? La Rai è tornata servizio pubblico almeno per una sera e complimenti da tutta la redazione de l’AntiDiplomatico per il coraggioso Manuele Bonaccorsi. (Qui)

E a voi, proprio non è ancora suonato un campanello d’allarme? Due domandine non ve le volete porre?

E sbufaliamo un’altra leggenda.

Il “Fantasma di Kiev” che uccide i russi? Non è mai esistito: svelata la bufala

Si sgonfia la leggenda sul pilota che avrebbe abbattuto 40 aerei russi in combattimento

Chissà se il nuovo “Ministero della Verità” di Joe Biden si interesserà anche di questo caso. E di tante altre leggende che in questi due mesi abbondanti di guerra hanno riempito le cronache mondiali. Dopo i martiri dell’isola dei Serpenti ancora vivi e vegeti, dopo le fosse comuni di Mariupol che fosse comuni pare non fossero, dopo le foto dei macellai di Bucha che non erano mai stati a Bucha, adesso arriva l’ultimo capitolo delle “fake news dei buoni“: il fantomatico Fantasma di Kiev, il pilota eroe dei cieli, non esiste. Alla faccia delle bufale.
Lo avevano chiamato così perché pareva fosse in grado di abbattere ogni cosa indossasse una bandiera russa. L’eroe in grado di evitare la supremazia aerea di Mosca sull’Ucraina. Una storia meravigliosa, degna di un film di Hollywood. Peccato che il comando dell’aviazione militare ucraina, passate settimane e settimane, alla fine ha capitolato e ha raccontato su Facebook che questo mito dei cieli tale era. Un mito. Cioè non esiste proprio.
“Il Fantasma di Kiev è un supereroe leggendario creato dalla fantasia degli ucraini”, si legge nel post per smentire le notizie circolate sui media britannici, a partire dal The Times, e poi riprese da buona parte dei giornali italiani. “Esortiamo il nostro popolo a controllare le fonti di informazione, prima di fare circolare una notizia. Più che il record di un singolo uomo, il Fantasma di Kiev è l’immagine collettiva dei piloti della 40esima Brigata Aerea che difendono il cielo sopra la capitale”. Allo spasmodico desiderio di dare un volto a questo “fantasma”, i grandi media internazionali avevano avanzato l’ipotesi che potesse portare il nome di Stepan Tarabalka, decorato come “Eroe dell’Ucraina”. Ma l’Aviazione smentisce: “Non è il ‘Fantasma di Kiev’ e non ha colpito 40 aerei. Il 13 marzo 2022, il maggiore Stepan Tarabalka è stato eroicamente ucciso in un combattimento aereo con le forze degli occupanti russi. Il Fantasma di Kiev invece è un supereroe-leggenda il cui personaggio è stato creato dagli ucraini”. Il comando ucraino ci ha tenuto a precisa anche che i piloti militari di Kiev non si stanno affatto addestrando sugli F-16 all’estero e soprattutto non ci sono caccia Usa che sorvolano l’Ucraina. Di fake news, invece, ne volano eccome. A stormi. (Qui)

E ancora un Paolo Liguori da manuale

(E che spettacolo un intervistato che parla pacatamente, un’intervistatrice che lo lascia parlare, e che esibisce la sua professionalità e non le sue tette e le sue cosce)

E dopo il tango dell’altro ieri, oggi un bel valzer, sempre da quei russi che gli amanti della giustizia escludono dalle gare per vincere più facile.

POST SCRIPTUM molto molto OT (ma non posso aspettare che finisca la guerra per raccontarvelo): oggi ho inaugurato la faccia (ero uscita anche ieri, ma unicamente per cose mediche e quindi con obbligo di bavaglio), e per l’occasione ho messo uno dei miei rossetti più sfolgoranti (la foto allo specchio del bagno non rende granché, ma almeno un’idea la dà):

Mi guardavano tutti stralunati come se stessero vedendo un marziano – e la stragrande maggioranza ancora mascherati.

barbara

GUERRA: DISTRUZIONI, PROFUGHI, MORTI

di cui il mondo intero si fotte.
“Hanno ucciso 5.000 ragazzi, preso le nostre chiese e terre, ma noi armeni non ci arrendiamo”

Intervista per la newsletter a Davit Babayan, ministro degli Esteri dell’Artsakh. “Siamo i primi cristiani della storia. Ma l’Europa che ha perso i suoi valori è stata indifferente alla guerra turca”

Davit Babayan è un ministro degli Esteri molto speciale. Rappresenta nel mondo una repubblica che ha perso l’80 per cento del suo territorio in una guerra terribile. La Repubblica dell’Artsakh, enclave che i sovietici arbitrariamente attribuirono all’Azerbaijan nonostante fosse la culla della storia armena, indipendente dal 1992 dopo la guerra fra armeni e azeri, infine al centro di un’altra guerra terribile nell’autunno 2020. Secondo un rapporto del Caucasus Heritage Watch – composto da accademici americani – dozzine fra chiese armene, pietre sacre, cimiteri e altri beni culturali sono stati distrutti dall’Azerbaigian. 5.000 i morti da parte armena, l’80 per cento dei quali di appena 20 anni, prefigurazione di un disastro demografico. Due terzi del territorio, compresa la storica città di Shushi che sovrasta la capitale Stepanakert, passato nelle mani degli azeri. Forze di interposizione russe schierate lungo il confine e a protezione di antichissime chiese come Dadivank, fondata da un allievo dell’apostolo Taddeo. Quasi 100.000 dei 150.000 abitanti armeni fuggiti dai combattimenti.

Davit Babayan è a colloquio in esclusiva con la mia newsletter.

Quale trauma avete vissuto voi armeni nella guerra dell’Artsakh? Demograficamente, religiosamente, storicamente… Per far capire la tragedia e i rischi che vi attendono…

La guerra del 2020 contro l’Artsakh è stata la terza scatenata dall’Azerbaigian. La prima ha avuto luogo nel 1991-1994, la seconda nel 2016. Prima di allora l’Azerbaigian ha scatenato una semi-guerra contro l’Artsakh e il popolo armeno dell’ex Repubblica socialista sovietica azerbaigiana a seguito della quale circa 700.000 armeni furono deportati dalle loro terre storiche, migliaia di persone furono uccise, le loro proprietà saccheggiate e distrutte, il patrimonio culturale armeno annientato. La guerra del 2020 ha avuto le sue particolarità, è stata un’aggressione lanciata contro l’Artsakh da Azerbaigian, Turchia e terroristi internazionali, un’alleanza molto pericolosa di elementi statali e terroristici, che rappresenta una seria minaccia per il mondo civile in generale. Se il mondo non reagisce a tali minacce e non mette in atto misure adeguate, altri paesi dovranno affrontare le stesse sfide. Sarà solo questione di tempo. Noi siamo stati i primi, voi sarete i prossimi. Quando sarà, tra uno, cinque o dieci anni, è secondario. A causa dell’attacco azerbaigiano-turco-terrorista, l’Artsakh ha sofferto molto. La perdita più irreversibile è stata la vita di 5.000 giovani. Abbiamo perso l’80 per cento del nostro territorio, la maggior parte delle infrastrutture economiche e delle risorse naturali. Abbiamo decine di migliaia di rifugiati. L’Azerbaigian, insieme alla Turchia e ai terroristi, stanno portando avanti la politica di genocidio culturale nei territori occupati distruggendo il patrimonio culturale armeno. E questo sta accadendo nel XXI secolo. Sì, il nostro corpo è gravemente ferito, ma la nostra volontà e la nostra fede sono incrollabili. Questo è il motivo per cui il nostro popolo è deciso a vivere sul suo suolo storico, lottare per i propri diritti e libertà. Non faremo mai parte dell’Azerbaigian. Questa è la linea rossa per noi.

Nella “guerra dei 44 giorni” contro gli armeni diplomatici americani ed europei si sono distinti per assenza o pusillanimità, troppo impegnati nella lotta al Covid, alle elezioni presidenziali negli Stati Uniti e alla Brexit, poco o per nulla interessati a una regione a geostrategicità limitata (niente petrolio, niente gas, niente accesso al mare e qualche rara miniera)… Soltanto un popolo con la sua fede millenaria.

Ci sono molte ragioni. Geopolitica, interessi economici, attività di lobbying (o meglio corruttrici) dell’Azerbaigian e della Turchia. Tuttavia, tutti questi sono fattori derivati da un fenomeno molto pericoloso: il degrado dei valori. Sfortunatamente, i valori sono stati ampiamente sostituiti dai prezzi. Questo erode il sistema immunitario delle società e degli stati. Molte civiltà sono scomparse proprio per questo.

Cosa rappresenta l’Armenia per la coscienza e la civiltà occidentale? Per me è un’isola di antichissima fede e cultura sopravvissuta per duemila anni a invasioni, genocidi, assimilazione…E che ancora resiste. Un esempio bellissimo per l’Occidente che va nella direzione opposta.

L’Armenia è una delle civiltà più antiche del mondo. Sì, è il primo stato cristiano della storia. Abbiamo affrontato, ha assolutamente ragione, genocidi, deportazioni, massacri, distruzioni e altre prove per millenni. Ma questo destino non ha cambiato lo spirito e l’anima del nostro popolo, non c’è odio verso nessuna nazione, religione o razza tra gli armeni. E questa è la base più importante per il recupero.
Giulio Meotti

Tutt’altro discorso, tutt’altra sensibilità, tutt’altra partecipazione invece per le vittime di moda del momento, che sembrano – solo per il momento, non illudiamoci – avere addirittura superato i palestinesi. Onorare quei morti lì è un’autentica passione, un piacere, una gioia, al punto che se i russi non ne ammazzano abbastanza, se ne inventa qualcuno in più, giusto per non rovinare il divertimento

come i palestinesi – ve li ricordate? – che durante il trasporto verso il cimitero cascano dalla barella, si rialzano e ci risalgono sopra, o che proprio nel momento preciso in cui il fotografo scatta si stufano di fare il morto e si tirano su a sedere. Come ho detto fin dall’inizio, dai palestinesi hanno imparato tutto.

barbara

IL RAZZISMO È TALMENTE BRUTTO

che qualunque mezzo è lecito per combatterlo, e quindi non possiamo che approvare questo superbo spettacolo di lotta senza quartiere all’infame sentimento.

Poi naturalmente combattere il razzismo significa accogliere chiunque arrivi, non importa chi, non importa come, non importa in quali condizioni di salute.

Fulvio Del Deo

Da Betta:

“Quindi mi state dicendo che in Bangladesh vendevano certificati falsi a 36 euro per partire con la febbre verso il nostro Paese, che è in corso una caccia a 600 positivi introvabili sparpagliati per l’Italia, ma che abbiamo respinto un Jet privato con 4 americani sani a bordo atterrato in Sardegna?
Siete meravigliosi!

Cioè, qui si fa del terrorismo psicologico sui “focolai” di qualche manciata di positivi, perlopiù asintomatici, e ci mettono in casa 600 positivi con la febbre? Per poi rinchiuderci in casa un’altra volta perché è finalmente arrivata la sospirata seconda ondata? E con questa scusa impedirci di nuovo di andare a votare? Direi che ci sta proprio bene questo
contecess
e anche questo, tiè
governanti
E per combattere il razzismo bisogna anche evitare accuratamente di mostrare agli italiani che cosa succede là dove sbarcano i clandestini, non sia mai che, cattivi come siamo, ci venga da manifestare qualche pensiero ostile.

Stefano Zangrillo

Ci fosse stato un cazzo di TG che avesse fatto vedere agli italiani la situazione drammatica che stanno vivendo a Lampedusa e a Porto Empedocle. Il grido disperato del Sindaco al Governo “Venite a vedere con i vostri occhi invece di pontificare dalle comode poltrone romane” non ha diritto ad essere divulgato dalle TV, il fatto che si è assistito a turisti in fuga per l’imminente sbarco di 180 clandestini di cui 44 in grave stato di instabilità mentale (come riferito dalla ONG Ocean Viking) che si vanno ad aggiungere ai 300 già sbarcati (tra cui 34 infetti da covid) non deve trovare spazio in nessun TG nazionale. Come accadde per i terremotati, anche questi italiani vengono silenziati e lasciati soli nella discarica creata dal Governo. Altro che Villa Pamphili! Li prenderei così come stanno a tavola
governo
e li farei stare 10 giorni sulle banchine di Lampedusa e Porto Empedocle.

E va da sé che il razzismo si combatte anche accettando gioiosamente quella che sembra tanto disturbare

Marina Terragni

Mai sentita una donna che dice ad altre donne “succhiami il c…o”? Et voilà, eccola qua! Emilia Decaudin, responsabile delle donne nel Partito Democratico newyorkese.

Ed eccola dunque la nostra Emilia
Emilia Decaudin 1
che in effetti sotto il vestito sembra avere un bel po’ di roba,
Emilia Decaudin 2
nonostante il viso così inconfondibilmente femminile.
Emilia Decaudin 3
E un po’ più in là la stessa Marina Terragni dice anche

La parola madre va abolita in quanto transfobica.
Fra un po’ mi metto a picchiare

E deve essere veramente cattiva e razzista, oltre che spaventosamente priva di tatto, per volere a tutti i costi usare l’orrenda parola “madre”.

E poi vi metto questa cosa qui, che non è granché in tema però mi è piaciuta un sacco e comunque è utile da sapere, soprattutto per chi ha figli in età scolare.

barbara

LIQUAMI SPARSI

Difficile il lavoro per questo post, perché per non farne un’opera delle dimensioni dell’Enciclopedia Britannica bisogna scartare almeno il 90% dei liquami che si trovano in giro, e la scelta del “meglio” è tutt’altro che facile. Insomma, questa è la mia selezione La quale, se non v’è dispiaciuta affatto, vogliatene bene a chi l’ha scritta, e anche un pochino a chi l’ha raccomodata. Ma se in vece fossimo riusciti ad annoiarvi, credete che non s’è fatto apposta. (Pura propaganda e captatio benevolentiae, naturalmente, perché lo sanno tutti che quando annoio e quando rompo e quando provoco e quando faccio incazzare lo faccio sempre apposta, oh se lo faccio apposta!)

E cominciamo con questa foto, per la quale l’unico aggettivo che mi viene in mente è “imbarazzante”.
fiori negro
E la faccio commentare da Fulvio Del Deo.

Il poveretto è attonito e resta con le mani in tasca. Probabilmente si sente preso per il culo.
Invece le tre stronzette pensano di fare cosa gradita, come quando danno le noccioline alla scimmietta. Il loro, è un razzismo peggiore di quello palese.

Che poi in effetti no, ci starebbero benissimo anche patetica, demente, squallida. Se mi ci metto ne trovo sicuramente anche delle altre.

Passo alla deturpazione dei monumenti all’uomo che ha contribuito a liberare l’America dalla schiavitù e che per questo è stato assassinato, volontariamente e premeditatamente, lui,
Lincoln
e a quello che ha contribuito a liberare l’Europa dal nazismo
Churchill
E proseguo con questo gioiello
ospedale ped
che sembra effettivamente il modo migliore per rendere giustizia a questo individuo
floyd
E proseguiamo con questa toccante e ispirata scena evangelica
lava piedi
così commentata da

Niram Ferretti

REPENT

La distruzione del senso della realtà, della proporzione delle cose procede implacabile, per tappe.
La nuova religione laica dei Diritti Umani e dell’Antirazzismo continua a chiedere fedeli e… penitenti.
Prima ci si inginocchia. Poi si lavano i piedi.
E’ successo a Cary, nel North Carolina. Due uomini e una donna sono inginocchiati per lavare i piedi a due pastori di colore, un uomo e a una donna. C’è una piccola folla. Vengono raggiunti da alcuni ufficiali di polizia che si inginocchiano a loro volta. Mentre uno dei due lavatori chiede perdono attraverso un megafono, si sentono singhiozzi e pianti.
L’uomo chiede perdono a Dio, davanti a due pastori di colore a cui sono stati lavati i piedi come Gesù fece agli Apostoli prima della sua Passione. Chiede perdono per il colonialismo, per il pregiudizio, per l’ingiustizia.
Con voce accorata chiede perdono per la segregazione e per avere messo le ginocchia sul collo di George Floyd simbolo di tutti coloro ai quali sono state messe le ginocchia sul collo. A questo punto il megafono passa a una donna bionda la quale dice che è un onore e un privilegio per lei trovarsi inginocchiata lì.
Mancano solo le processioni dei flagellanti. Forse, a qualcuno, verranno in mente.
Quando si tocca il fondo, in realtà non lo si tocca mai, perché sia apre una botola e si sprofonda ancora ulteriormente.

E la botola si è infatti aperta a Londra, dove il sindaco musulmano ha approvato l’abbattimento delle statue di personaggi non più rispondenti ai “canoni attuali” – ossia quelli relativi alla sua, chiamiamola così, cultura – e provvederà a farne rimuovere molte altre ancora.

E veniamo al razzismo nostrano con un recente fatto di cronaca.

[] Un’altra conferma di questo rapido ritorno alla normalità viene da Mario Balotelli, licenziato dal Brescia per giusta causa. Il motivo? Non partecipava alle riunioni con i compagni. Prima a quelle online su Zoom o WhatsApp. Poi a quelle, meno virtuali, sul campo. Mal di pancia, indisposizioni varie giustificate con certificati, ai quali il presidente Cellino ha risposto con il licenziamento. Ora i due si vedranno in tribunale. Un duello tra giganti perché anche Cellino, con i suoi 32 esoneri di allenatori in carriera, è un bel fenomeno. Qui la novità è che, al posto di un altro allenatore, il presidente abbia licenziato Balotelli, eterna promessa naufragata tra mille cretinate da adolescente incompreso. Solo che ormai Mario ha 30 anni, e di super gli resta poco.

Ed ecco il commento:
Balotelli
Restando in casa nostra, questa è la vergognosa sceneggiata che ha avuto come palcoscenico la camera dei deputati:
in ginocchio
Anche a uno sguardo frettoloso e superficiale appare chiara la sapiente corografia della scena: il popolo che si protende plasticamente verso la salvifica giustizia
quarto stato
(per la verità avevo in mente anche un altro quadro, ma non riesco a ricordare quale) e davanti a loro l’eroina, la pulzella senza macchia e senza paura che combatte intrepida contro il tiranno e lo affronta seria ma serena,
con lo sguardo dritto e aperto nel futuro, e anche un po’ commossa – compostamente commossa – perché consapevole dell’importanza della missione che le è stata affidata da Dio in Persona
Giovanna d'Arco
D’altra parte sappiamo che la boldrinessa è usa a cambiare le proprie maschere a comando:

Per fortuna in casa nostra abbiamo ancora qualcuno che conosce il significato delle parole decenza e dignità

Quanto invece all’indegna sceneggiata boldriniana, rubo ancora una volta le parole a Niram Ferretti:

IL PENOSO SHOW

Il penoso show di Laura Boldrini alla Camera, in cui dopo avere detto,
“Io non respiro perché sono donna, non respiro perché sono disabile, immigrata, perché sono ebrea, perché sono musulmana, perché sono gay, perché ho la pelle nera”, dimenticando dall’elenco “Perché Sono cristiana, perché sono nordcoreana, perché sono tibetana, perché sono venezuelana, perché sono cubana, perché sono iraniana, ecc”
il penoso show della Boldrini che dopo avere pronunciato queste marmoree parole si è inginocchiata marmorea insieme ad altri parlamentari ci dice come sia terrificante e nemica dell’intelligenza e del pensiero critico, la demagogia, la maleodorante, asfittica demagogia,
il penoso show di Laura Boldrini ci dice di come sia facile essere parlati invece di essere parlanti, attori che recitano un copione scritto da altri con parole banali, grondante una retorica ripugnante
il penoso show di Laura Boldrini ci dice di come il totalitarismo del pensiero unico ci voglia tutti sudditi, inginocchiati, davanti alle medesime parole confezionate per fare apparire chi vi aderisce, nobile, giusto, migliore, dalla parte delle vittime
il penoso show di Laura Boldrini ci dice come sia disinvolto lo sprezzo assoluto del ridicolo
Ci dice come sia necessario, assolutamente necessario, ribellarsi a questa melassa, a questa capitolazione cerebrale, a questa inaudita violenza intellettuale.

E ancora in casa nostra abbiamo un ministro dell’educazione (dovrete passare sul mio cadavere per farmi usare l’orrendo neologismo imposto dall’aberrante moda del politicamente corretto) signora Azzolina, membro (membro, sì: non è una membra) di un governo che non è stato capace di vedere un’epidemia che già stava impazzando tra di noi, che non è capace di vedere che adesso se n’è andata, ma sa con certezza che a ottobre ritornerà e sarà più cattiva e feroce che pria, e che di conseguenza ha programmato la riapertura a settembre con le mascherine, coi banchi distanziati e le gabbie in plexiglas ma poi ha cambiato idea e adesso sostiene di non avere mai programmato niente del genere, il che mi ricorda quella compagna di università che essendo di formazione cattolica viveva il sesso con un notevole senso di colpa, soprattutto nel periodo in cui scopava con tre contemporaneamente, e nelle sue confidenze scendeva anche in dettagli sulle dimensioni di suo gradimento, e poi quando si è sposata, a 34 anni, mi ha raccontato che si è sposata vergine. Ma questa è un’altra storia. La reinverginata signora Azzolina, dicevo. Che non solo replica stizzita a chi protesta per il plexiglas, ma impartisce anche delle strepitose lezioni di inglese:
plexiglas
E concludo con questo autentico delirio.

Roberto Giovannini

Che epoca meravigliosa… J. K. Rowling, la donna che ha inventato Harry Potter, è finita nel bel mezzo di una bufera di sciroccati. Commentando su Twitter un articolo intitolato “Creare un mondo post-Covid-19 più equo per le persone che hanno le mestruazioni”, ha scritto: “Le persone che hanno le mestruazioni. Sono sicura che ci fosse una parola per quelle persone. Qualcuno mi aiuti. Wumben? Wimpund? Woomud?”. Naturalmente la parola esatta è “women”, donne. Per aver osato sostenere che le mestruazioni sono cose da donne è stata insultata in ogni modo (strega, puttana, transfobica, nazifemmina, ecc.). Al che lei ha pure rincarato la dose: “Se il sesso non esiste, non ci può essere attrazione per lo stesso sesso”. Adorabile. Perché in fondo femministe da trincea, odiatori, antirazzisti del piffero, oppressi di ogni tipo e tutta la compagnia dei fiocchi di neve di questi tempi sciagurati può essere (deve essere) demolita con la cosa che a loro proprio manca. La logica.

Va detto che l’abominevole Rowling è recidiva in questo genere di nefandezze: meno di sei mesi fa una ricercatrice aveva sostenuto che il sesso biologico è un dato oggettivo e che quindi le transessuali non sono vere donne, e naturalmente è stata licenziata, e la Rowling, indovinate un po’: si è schierata dalla sua parte! E anche in quell’occasione si è scatenato il finimondo.
D’altra parte come stupirsi se, sempre nel Regno Unito, la portavoce dell’associazione delle levatrici è stata costretta a dimettersi per avere detto che a partorire sono solo le donne? (Effettivamente, come ha a suo tempo ricordato l’amico Enrico Richetti, a rigor di termini ciò è falso: partoriscono anche le mucche, le pecore, le gatte, le tope…) E a questo punto dobbiamo arrenderci all’evidenza: finiremo male, perché, come ricorda Schiller – giusto nella Pulzella d’Orleans, per riprendere un altro tema di questo post (sì, certo, ho googlato) – Contro la stupidità gli stessi dei lottano invano.

barbara

MINNEAPOLIS E DINTORNI

I fatti: un negro viene assassinato a sangue freddo da un poliziotto bianco. In conseguenza di questo episodio si scatena la protesta contro la sistematica violenza dei bianchi contro i negri.

Veramente? Ma proprio veramente veramente? Proviamo a guardare un paio di grafici:
uccisi-razze
Uhm… non sembrerebbe proprio che i neri siano le vittime principali. Guardiamo allora la questione da un’altra prospettiva:
violenza interrazziale

Anche qui la leggenda della violenza bianca contro i poveri indifesi negretti fa un po’ acqua, vero? Ma, restando allo specifico fatto di cronaca che ha dato il via a un vero e proprio attacco allo stato, come si comporta la polizia dal punto di vista razziale?
uccisi polizia

Leggiamo poi qui che

“lo studio dimostra altresì come sia il tasso di criminalità violenta da parte di un gruppo razziale a determinare la maggiore probabilità che gli agenti di polizia ricorrano ad uno strike e, tra il 1980 e il 2008, i dati del Dipartimento di Giustizia riportano che il 51 per cento degli omicidi (tipico esempio di criminalità violenta a cui si fa riferimento) totali commessi negli Stati Uniti sia stato eseguito da afroamericani.”

Prendiamo per esempio questa storia.
Justine-Mohamed
Nella tarda serata del 15 luglio 2017 Justine Ruszczyk Damond (usava anche il cognome del compagno, Don, con lei nella foto), veterinaria australiana, sente grida di donna provenire dal vicolo dietro casa sua, nel quartiere, considerato a basso crimine, Fulton, a Minneapolis, temendo che sia in atto un’aggressione o un tentativo di stupro telefona alla polizia, arriva un’automobile di servizio guidata dell’agente Matthew Harrity, al suo fianco il capo pattuglia, Mohamed Noor, cittadino statunitense di origine somala, durante la perlustrazione dichiarano di non notare attività criminali, mentre sono ancora in automobile nel vicolo Justine Damond si avvicina, in ciabatte e pigiama, presumibilmente per chiedere informazioni sulla situazione (e magari essere tranquillizzata), Mohamed Noor “sente se stesso e il collega in pericolo”, estrae la pistola e le spara all’addome, uccidendola. (Nel giugno 2019 viene condannato a 12 anni e sei mesi per omicidio di terzo e secondo grado). Non ricordo di manifestazioni violente e saccheggi da parte della popolazione per protestare contro l’uccisione di quella donna (bianca) da parte di un poliziotto (nero), ma veglie di preghiera e raduni per ricordarla.
(proteste della comunità somala, per la condanna a loro dire troppo severa), qui.

Se poi qualcuno si immagina che siano rivolte spontanee – che ci vuole comunque tanta ma tanta fantasia per crederlo – guardiamo questo appello:
fuck the city
Quello che gli appartiene, certo, perché sappiamo che black lives matter, only black lives and no other life.

Ma non è solo il prendere: qui c’è proprio il piacere orgasmico della devastazione
devastazione
e del colpire, massacrare, assassinare. Vi risparmio il video della donna selvaggiamente aggredita, bestialmente sprangata di fronte al suo negozio, e vi propongo invece questo breve articolo che mostra gli abissi di perversione e di infamia di queste belve mai sazie di sangue umano.

Lorenzo Capellini Mion
capo dip. Richmond
Il capo del dipartimento di polizia di Richmond, Virginia, non ha retto all’emozione raccontando di come i rivoltosi abbiano dato fuoco ad una casa plurifamiliare bloccando poi l’accesso ai vigili del fuoco che accorrevano per mettere in salvo un bambino bloccato all’interno.
È solo un esempio, non cercano giustizia, vogliono la guerra civile.
Media partigiani complici. (qui)

Poi chi sa il francese può leggere anche questo (chi non lo sa può sempre metterlo in un traduttore)

E di chi è la colpa di tutto questo? Ma come, non lo avete ancora capito?

Da Ema Bolo:

Ricapitolando: il Minnesota è uno stato che vota democratico, Minneapolis ha una amministrazione democratica, l’agente indagato s’era già reso protagonista di dubbi episodi di violenza, tra cui l’uccisione di una ventunenne con 2 colpi di pistola all’addome che l’avrebbe aggredito, ma mai rimosso dall’incarico, né dal capo della polizia (afroamericano) né dal sindaco, ma le colpe sono di Trump e dei repubblicani.

E cavalcare la tigre dell’antitrumpismo sembra essere uno sport particolarmente gratificante.

ANARCHIA ORGANIZZATA

“Un uomo di colore viene arrestato e ucciso in un atto di violenza atroce mentre è ammanettato e indifeso. Tre colleghi, nelle immediate vicinanze del poliziotto assassino, osservano il crimine, ascoltano l’uomo di colore che implora e non fanno nulla per fermarlo. Per i successivi giorni orde inferocite mettono a ferro e fuoco le città americane, saccheggiando negozi, bruciando edifici, macchine della polizia e bandiere americane e persino uccidendo persone sul loro cammino. La giustificazione offerta per la loro violenza e i loro atti criminali è che stanno protestando contro un sistema razzista – o nelle pittoresche parole del senatore Bernie Sanders, “Un sistema grottesco di razzismo radicato e disparità economica che ora più che mai ha bisogno di essere abbattuto”. Questi attacchi all’America sono ciò di cui ci stanno realmente parlando le rivolte. Il “sistema grottesco di razzismo radicato” di Sanders è una fantasticheria di sinistra che alimenta la rabbia dei rivoltosi e la loro violenza, la quale è diretta non solo contro gli americani bianchi ma anche contro gli americani di colore ai cui quartieri, centri commerciali e attività commerciali i compagni di Sanders sono lieti di appiccare il fuoco”.

Così comincia il lungo editoriale di David Horowitz su Frontpage Magazine.

L’omicidio di George Floyd da parte di un poliziotto brutale, una mela marcia del corpo di polizia, è diventato il pretesto per azioni coordinate di violenza urbana ben manovrate in cui si sono inseriti gruppi di estrema sinistra come “Black Life Matters” e “Antifa”.
Il loro scopo, dietro sigle roboanti e strumentali, è quello di generare il caos e di mantenerlo in vita il più a lungo. Si tratta di delinquenti comuni, di teppisti travestiti da “social warriors” e che hanno in personaggi come Bernie Sanders, ammiratore di Castro e Chavez, ottimi fiancheggiatori.
La risposta del governo non può che essere ferma.
Il Procuratore Generale William Barr ha dichiarato:
“Sfortunatamente, con le rivolte che si stanno verificando in molte delle nostre città in tutto il paese, le voci delle proteste pacifiche vengono dirottate da violenti elementi radicali. In molti luoghi sembra che la violenza sia pianificata, organizzata e guidata da gruppi estremisti di estrema sinistra e gruppi anarchici che usano tattiche simili all’Antifa”.
Stiamo assistendo a una concertata manovra il cui scopo ultimo è quello di colpire la presidenza Trump, nonostante il fatto che Minneapolis, la città dove è avvenuto l’episodio sia un feudo democratico, nonostante il fatto che Derek Chauvin, il poliziotto che ha ucciso George Floyd, fosse stato mantenuto al proprio posto malgrado si sapesse che era un poliziotto molto problematico, dal capo della polizia di Minneapolis, che è di colore.
La strategia progressista in atto da quando Trump fu eletto, è stata quella della demonizzazione costante della sua persona, della manipolazione e deformazione della realtà atta a fare credere che il responsabile di tutto ciò che di negativo accade negli Stati Uniti sia lui.
La società che i Sanders hanno in mente, la società che i Soros hanno in mente (e Soros è tra i finanziatori di Antifa e Black Life Matters), più “equa”, “libera”, “umana”, è la fantasia degli utopisti senza scrupoli per i quali, il venire in essere di un mondo irrealizzabile, che in realtà altro non è se non il loro modello di mondo giusto (e sappiamo che regimi modello abbia saputo indicare Sanders), si deve, all’occorrenza anche servire di estremisti e delinquenti.
Niram Ferretti, qui.

Il POPOLO

Per Joe Biden candidato sfidante di Donald Trump alle presidenziali del 2020, la decisione di Donald Trump di ricorrere all’Insurrection Act, la legge del 1807 che attribuisce al presidente degli Stati Uniti in casi di emergenza di mobilitare l’esercito federale e la Guardia Nazionale, significa usare “l’esercito americano contro il popolo”.
Per Biden dunque “il popolo” sarebbero le orde di teppisti e saccheggiatori, di delinquenti che in queste ultime ore hanno vandalizzato e saccheggiato. Ultimi episodi a New York dove sono stati presi di mira i grandi magazzini Macey’s e negozi sulla Quinta Avenue, come è accaduto precedentemente a Los Angeles a Rodeo Drive.
E’ bene saperlo. Joe Biden aspirante presidente abbraccia la marmaglia definendola “il popolo”, mentre il presidente in carica, come è nelle sue prerogative, ha il dovere di attivarsi per mantenere l’ordine e la legalità.
“Sono il vostro presidente, di legge e ordine alleato di tutti i manifestanti pacifici. Negli ultimi giorni la nostra nazione è stata tenuta nella morsa di anarchici professionisti, boss violenti, persone incendiarie, saccheggiatori, criminali, rivoltosi, antifa e altri” ha dichiarato Trump.
Fermare il caos è necessario. Tutto ciò non ha nulla a che vedere con “il popolo” e il diritto a manifestare pacificamente. Qualcuno dovrebbe spiegarlo al candidato Biden.
Niram Ferretti, qui.

Per qualcuno, a quanto pare, cogliere certe differenze è cosa troppo complicata
protest-crime
Ma gli inutili – e spesso pericolosi – idioti, non sono una prerogativa d’oltre oceano.

Beppe Sala ieri chiedeva indignato la denuncia dei gilet arancioni che hanno fatto folklore ma nessuna violenza e oggi giustifica gli Antifa che stanno mettendo a ferro e fuoco l’America facendo danni a cittadini di ogni colore e credo?
beppe sala
Marco Lancini

Quando l’ignoranza e la mediocrità si incontrano, ne risulta solitamente una dichiarazione politica di Beppe Sala.
Le sue parole infatti non solo sono pericolose perché sdoganano l’esercizio della violenza come metodo per far sentire la propria voce, a danno di tutti coloro i quali stanno vedendo distrutto il lavoro di una vita dai riottosi, ma evidenziano una chiara mancanza di conoscenza dell’assetto istituzionale americano.
Affermare infatti che vi sia una centralità del Presidente nella gestione dell’ordine pubblico significa mancanza di conoscenza oppure malafede (e conoscendo il background di Sala propenderei per la prima) [io invece propenderei per una combinazione di entrambe: conciliare quell’individuo e la buonafede è come mettere l’acqua e l’olio nella stessa ciotola].
L’imposizione del coprifuoco al pari della richiesta di intervento della Guardia Nazionale è una scelta a discrezione dei governatori dei singoli stati federati.
E praticamente tutti gli stati interessati dalle rivolte sono a guida Democratica (Minnesota, Pennsylvania, California, New York).
Ps: quelli come Sala sono tendenzialmente gli stessi che nel 2014 quando Ferguson era una pentola a pressione scagionavano Obama da qualsiasi responsabilità. (qui)

Poi ci sono gli imbecilli ancora più imbecilli, ma talmente imbecilli da essere veramente convinti che nutrendo il coccodrillo si possa ottenere il privilegio di essere  mangiati per ultimi. È il caso di Bill Gates, che si è schierato anima e corpo dalla parte dei vandali devastatori assassini. E questa è stata la riconoscente risposta dei suddetti signori

In tedesco si chiama Schadenfreude: ebbene sì, sto godendo come un riccio.

Comunque non preoccupatevi: All you need is love, cantavano quelli là; e questo, esattamente, è ciò che ci stanno offrendo: pace, bene e amore universale
love
barbara

E RICORDIAMO ANCORA UNA VOLTA

Prima il sabato, poi la domenica.

Ieri

‘S BRENNT

Brucia! Fratelli, brucia!
Ah, la nostra povera città – D.o ci protegga – brucia!
Venti malvagi col loro fragore
trascinano, rompono, strappano
le fiamme selvagge diventano ancora più forti,
tutto intorno brucia!

E voi ve ne state a guardare
con le braccia conserte,
e voi ve ne state a guardare –
la nostra città brucia!

Brucia! Fratelli, brucia!
Ah, la nostra povera città – D.o ci protegga – brucia!
Lingue di fuoco lambiscono tutta la città –
e i venti selvaggi infuriano –
la nostra città brucia.

E voi ve ne state a guardare
con le braccia conserte,
e voi ve ne state a guardare –
la nostra città brucia!

Brucia, fratelli, Brucia!
Forse verrà il momento
in cui la nostra città con noi insieme
dal fuoco saremo trasformati in cenere,
resteranno – come dopo un macello
solo i muri nudi e neri.

E voi ve ne state a guardare
con le braccia conserte,
e voi ve ne state a guardare –
la nostra città brucia!

Brucia! Fratelli, brucia!
La salvezza è solo in voi stessi;
se questa città vi è cara,
prendete i secchi, spegnete il fuoco,
spegnetelo con il vostro stesso sangue,
dimostrate che ne siete capaci

Non restate, fratelli, a guardare
con le braccia conserte;
non restatevene così, fratelli, spegnete il fuoco
la nostra città brucia. (traduzione mia)

Oggi 

(cliccare sull’immagine per ingrandire)
crist persec
distruzione 1
distruzione 2
distruzione 3
distruzione 4
distruzione 5
fuoco 1
fuoco 2
fuoco 3
fuoco 4
fuoco 5
fuoco 6
crocifis 1
crocifis 2
crocifis 3
Quelle sanguinolente ve le ho risparmiate, ma se avete stomaco, potete trovarne quante volete.

barbara

SIMBOLICAMENTE

io ci vedo un parallelismo.
twin towers
Notre Dame 1
Notre Dame 2
Notre Dame 3
E qui

E nelle manifestazioni di gioia
festa TT
festa ND
con l’aggiunta delle esternazioni scritte
gioia 1
gioia 2
(qui il catalogo completo) e gli immancabili utili idioti
utili idioti
Nonostante gli inquietanti precedenti
12
Oggi (settimana santa!) come l’11 settembre, è stato colpito al cuore un importantissimo simbolo della nostra civiltà, della nostra cultura, del nostro stile di vita. Oggi anche se l’attacco non ha provocato la carneficina di 18 anni fa, si è però simbolicamente alzato ulteriormente il tiro: sono state colpite le nostre radici, la nostra spiritualità, la nostra arte, la nostra storia. Siamo, in entrambi i casi, stati colpiti al cuore noi.

barbara

E FINALMENTE SCOPRIRONO I PRESERVATIVI

I palestinesi, dico. Dopo avere tentato di sfondare in decine di migliaia il confine di Israele al fine dichiarato di fare strage degli abitanti dei villaggi e kibbutz nei pressi del confine e averci un tantino rimesso le penne; dopo avere bruciato decine di migliaia di pneumatici, coi quali si sono asfissiati in primo luogo loro, oltre all’immane disastro ambientale che hanno provocato; dopo avere bruciato ettari ed ettari di terreni coltivati israeliani inviando aquiloni con appesi ordigni incendiari, adesso hanno, come dicevo, finalmente scoperto i preservativi,
preservativi 1
che una volta gonfiati diventano palloncini, sono molto più facili e veloci da approntare, e volano anche meglio;
preservativi 2
preservativi 3
in un solo giorno, alla fine del Ramadan, sono arrivati a lanciarne fino a cinquemila. E ora guardate questa foto: lo riconoscete?
cormorano Iraq
È il cormorano iracheno imbrattato di petrolio la cui immagine ha fatto il giro del mondo, mostrata su tutti i giornali, in tutte le televisioni, diventato l’icona di quella guerra, l’emblema delle devastazioni provocate. E questa la riconoscete?
garzetta Israele
No, vero? Probabilmente non l’avrete neppure mai vista. Questa è una garzetta israeliana, in cerca di un cibo che non troverà, perché tutto il suo habitat è stato devastato dagli incendi appiccati grazie ai suddetti preservativi. Come scrive Giulio Meotti, “Le bombe incendiarie si accendono quando atterrano sul lato israeliano del confine con Gaza. 412 roghi hanno colpito i campi agricoli israeliani e le aree protette. Almeno un terzo della terra di Israele lungo il confine ha subito ingenti danni. Colture alimentari che avrebbero potuto nutrire migliaia di persone, le attrezzature per l’irrigazione e il sostentamento degli agricoltori, tutto è andato in fumo. Centinaia di tacchini nel Kibbutz Ein Hashlosha sono stati soffocati a morte, riempiendo l’aria del fetore della carne bruciata. Eucalipti, pini e foreste, ogni albero piantato a mano cinquant’anni fa nella periferia di Gaza sono ora moncherini anneriti. Oltre 40 alveari sono andati in fiamme vicino a Tel Gama.” Guardiamola, dunque, questa immane devastazione
bruciato 1
bruciato 2
bruciato 3
bruciato 4
bruciato 5
bruciato 6
bruciato 7
e diamo un’occhiata anche a queste altre immagini, che ci mostrano gli stessi scorci ora e nel recente passato.
prima dopo 1
prima dopo 2
prima dopo 3
prima dopo 4
Chiudo con un augurio: che a chi ha provocato questa catastrofe, non per impossessarsi di qualcosa, ma solo per l’esaltante piacere di distruggere, ritorni tutto con ampi interessi.

barbara

ANCORA UNA VOLTA

la Bibbia aveva ragione.

La Bibbia ha raccontato quel che è veramente accaduto. Clamorosa sentenza arriva da Israele, dove gli archeologi dell’Israel Antiquities Authority hanno effettuato una scoperta rivoluzionaria. Gli scavi nella Città di David, il primo storico insediamento, hanno portato alla luce una serie di reperti e artefatti datati 600 avanti Cristo, ritrovati bruciati. Come spiega HuffingtonPost.it, si tratta di semi di vite, legno, ceramiche, ossa bruciacchiate, tutto ricoperto di cenere. La datazione è stata resa possibile dai sigilli visibili sopra gli oggetti, “caratteristici del periodo di costruzione del Primo Tempio”, come ha spiegato il capo-archeologo Joe Uziel.
In pratica, la Città di David avrebbe subito un devastante incendio proprio nello stesso periodo indicato dall’Antico Testamento. Nel libro di Geremia (52, 12-13) si cita proprio un incendio, con queste parole: “Nel quinto mese, il dieci del mese, essendo l’anno decimonono del Regno di Nabucodònosor re di Babilonia, Nabuzaradàn, capo delle guardie, che prestava servizio alla presenza del re di Babilonia, entrò a Gerusalemme. Egli incendiò il tempio del Signore e la reggia e tutte le case di Gerusalemme, diede alle fiamme anche tutte le case dei nobili”.
(Libero, 18 febbraio 2018)

È un dato di fatto: ogni tanto arriva una nuova scoperta che conferma la realtà storica della narrazione biblica, come per l’incredibile impresa del tunnel di Ezechia, di cui avevo raccontato qui.

barbara