Avrete sicuramente letto tutti quella storia che se si va a fare l’esame del DNA viene fuori che il 10% dei bambini non sono figli del padre legale. Il che è vero, solo che, detta così, manca un piccolo dettaglio: l’esame del DNA non viene fatto di routine a tutti i bambini che nascono ma unicamente, su richiesta, a quei bambini per i quali il padre legale nutre dubbi, che evidentemente ritiene fondati, sulla reale paternità. Quindi, guardando tutta la questione e non solo un ritaglio, ne possiamo concludere che fra tutti i casi in cui un marito ritiene di avere buoni motivi per dubitare di essere il padre del figlio partorito dalla moglie, in ben il 90% dei casi tali dubbi risultano essere infondati.
Cioè i dati sfornati non sono veri o falsi di per sé: vero e falso dipendono dal punto di osservazione. Più o meno come per Lombardia e coronavirus. O meglio, Lombardia, coronavirus e informazione pataccara, di cui avevo già parlato ieri. Oggi il bollettino annuncia trionfalmente:
I nuovi positivi sono 142, contro i 402 di ieri. Ma è diverso anche il numero dei tamponi effettuati: 13.696 contro gli oltre 19 mila di ieri.
Per sapere come sono realmente andate le cose bisogna fare una divisione; le divisioni a più cifre si imparano in terza elementare, se ricordo bene, e facendo questa divisione troviamo che in Lombardia è risultato positivo un caso ogni 96,45 tamponi eseguiti, cioè quasi esattamente la metà di ieri, e contro uno ogni 125 in tutta Italia.
Evidentemente qualcuno ha tutto l’interesse a tentare di farci guardare le cose dal punto di vista sbagliato che ci darà un’informazione sbagliata, come per gli sbandierati ammucchiamenti sui Navigli e altrove. E questa cosa dobbiamo sempre ricordarcela, dobbiamo stare attenti a non lasciarci indurre a guardare le cose dal punto di vista sbagliato, perché, come già più di vent’anni fa ci spiegava Jarabe De Palo
Depende
Depende ¿de qué depende?
De según como se mire, todo depende
Comincio, in risposta ai negazionisti, con questo video, a proposito dei veri numeri dei morti in Italia.
E proseguo con questa testimonianza.
RIPORTO UN TESTO CHE MI E’ ARRIVATO: SCONVOLGENTE
A Nembro le strade quasi deserte, il traffico assente, uno strano silenzio è interrotto talvolta dalla sirena di un’ambulanza che trasporta con sé l’ansia e la preoccupazione che riempiono i cuori di tutti in queste settimane. A Nembro ciascun membro della comunità riceve continuamente notizie che non avrebbe mai voluto sentire, ogni giorno si perdono persone che facevano parte delle nostre vite e della nostra comunità. Nembro, in provincia di Bergamo, è il comune più colpito dal Covid-19 in rapporto alla popolazione. Non sappiamo esattamente quante persone siano state contagiate, ma sappiamo che il numero dei morti ufficialmente attribuiti al Covid-19 è 31.
Siamo due fisici: uno diventato imprenditore nella sanità, l’altro sindaco, in stretto contatto con un territorio molto coeso, in cui ci conosciamo l’un l’altro: abbiamo notato che qualcosa in questi numeri ufficiali non tornava e abbiamo deciso — insieme — di fare una verifica. Abbiamo guardato la media dei morti nel comune degli anni precedenti, nel periodo gennaio – marzo. Nembro avrebbe dovuto avere — in condizioni normali — circa 35 decessi. Quelli registrati quest’anno dagli uffici comunali sono stati 158. Ovvero 123 in più della media.
Non 31 in più, come avrebbe dovuto essere stando ai numeri ufficiali dell’epidemia di coronavirus. La differenza è enorme e non può essere una semplice deviazione statistica. Le statistiche demografiche hanno una loro «costanza» e le medie annuali cambiano solo quando arrivano fenomeni del tutto «nuovi». In questo caso il numero di decessi anomali rispetto alla media che Nembro ha registrato nel periodo di tempo preso in considerazione è pari a 4 volte quelli ufficialmente attribuiti al Covid-19. Se si guarda a quando sono avvenute queste morti e si confronta lo stesso periodo con gli anni precedenti, l’anomalia è ancora più evidente: c’è un picco di decessi «altri» in corrispondenza di quello delle morti ufficiali da Covid-19.
Nell’ipotesi — niente affatto remota — che tutti i cittadini di Nembro abbiano preso il virus (con moltissimi asintomatici, quindi), 158 decessi equivarrebbe a un tasso di letalità dell’1%. Che è proprio il tasso di letalità atteso e misurato sulla nave da crociera Diamond Princess e — fatte le dovute proporzioni per struttura demografica — in Corea del Sud.
Abbiamo fatto esattamente lo stesso calcolo per i comuni di Cernusco sul Naviglio (Mi) e Pesaro utilizzando esattamente la stessa metodologia. A Cernusco il numero di decessi anomali è pari a 6,1 volte quelli ufficialmente attribuiti al Covid-19, anche a Pesaro 6,1 volte. Impressionanti i dati di Bergamo, in cui il rapporto arriva addirittura a 10,4.
È estremamente ragionevole pensare che queste morti in eccesso siano in larga parte persone anziane o fragili che muoiono a casa o in strutture residenziali, senza essere ricoverate in ospedale e senza essere sottoposte a tampone per verificare che fossero effettivamente infettate con il Covid-19. Dato il calo che si è visto negli ultimi giorni dopo il picco è probabile che a Nembro si stia raggiungendo l’immunità di gregge.
Nembro rappresenta in piccolo quello che accadrebbe in Italia se tutti fossero contagiati dal CoronaVirus – Covid 19: morirebbero 600 mila.
I numeri di Nembro, inoltre, ci suggeriscono che dobbiamo prendere quelli dei decessi ufficiali e moltiplicarli almeno per 4 per avere l’impatto reale del Covid-19 in Italia, in questo momento.
Il nostro suggerimento, quindi, è di analizzare i dati dei singoli comuni in cui ci siano almeno 10 morti per Covid-19 ufficiali e verificare se corrisponde alle morti reali.
Il nostro timore è che non solo il numero dei contagiati sia largamente sottostimato a causa del basso numero di tamponi e test che vengono fatti e quindi della «sparizione» degli asintomatici dalla statistica, ma che lo sia anche — dati dei Comuni alla mano — quello dei morti.
Siamo di fronte ad un evento epocale e per combatterlo abbiamo bisogno di dati credibili sulla realtà della situazione, diffusi con trasparenza tra tutti gli esperti e le persone che con responsabilità devono gestire la crisi. Sulla base di questi dati possiamo capire e decidere cosa è giusto fare, nei tempi che la crisi richiede.
* sindaco di Nembro
** amministratore delegato del Centro medico Santagostino
25 marzo 2020 (modifica il 26 marzo 2020 | 12:13) qui.
Poi c’è la cazzata del giorno, il video che “dimostra” che il coronavirus è stato intenzionalmente fabbricato in laboratorio (se per caso qualcuno volesse sfidarmi a dimostrare che non è vero, io lo sfido a dimostrare per primo che non è vero gli specchi parlano e sanno se mia cugina è più bella o più brutta di me). Qualcuno ha detto: “Non può non essere vero: troppe coincidenze!” Ah sì? E allora cosa mi dite di questa coincidenza qui, eh?
E siccome una cazzata tira l’altra peggio delle ciliegie,
Ecco l’ultima scemenza.
“Il virus è una molecola proteica (DNA)”.
Se uno studente mi dice che il DNA è una proteina è morto, se me lo dice parlando di un virus a RNA come il coronavirus lo rianimo per ucciderlo una seconda volta. Altroché Johns Hopkins (qui)
Aggiungo ancora, perché è importante sapere che cosa ci aspetta, l’oroscopo della settimana
e un simpatico neologismo di Jean Pierre Mancini
e concludo con questo toccante tributo ai caduti di questa ultima – e ancora in corso – guerra.
Ovverosia Dacia Valent un’altra volta. Questo testo è stato garantito autentico da un sito antibufala: questa cosa va precisata perché i deliri sono a un livello tale che qualunque dubbio sarebbe legittimo.
Voi non riuscite nemmeno a immaginare quanto sia difficile per me scrivere, tentando di non ferire le vostre povere sensibilità di piccoli bianchi, totalmente ignoranti del loro passato di carnefici di neri, ebrei e musulmani.
Non conoscete nulla di quello che avete nel vostro DNA storico, vi riempite la bocca di ebrei solo per salvarvi la coscienza, raccontando di come gente tipo Perlasca – un fascista di merda che dovrebbe morire mille volte solo per essere stato fascista ed aver sostenuto fossanche per un solo minuto quel regime – ne ha salvato alcuni.
Siete un popolo senza futuro perché siete un popolo senza memoria.
Me ne fotto degli italiani brava gente. Anzi, mi correggo, me ne fotto degli italiani bianchi e cristiani, naturalmente brava gente.
Non lo siete.
Siete ignoranti, stupidi, pavidi, vigliacchi.
Siete il peggio che la razza bianca abbia mai prodotto.
Brutti come la fame, privi di capacità e di ingegno se non nel business della malavita organizzata e nella volontà delle vostre donne (studentesse, casalinghe, madri di famiglie) di prostituirsi e di prostituire le proprie figlie.
Anche quando dimostrate un barlume di intelligenza, questa si perde nei rivoli del guadagno facile e del tirare a fregare chi sta peggio di voi.
Nessuna delle vostre battaglie ha un senso per altri se prima non produce un tornaconto per voi stessi.
Dalla politica alla religione, dal sociale alla cultura, siete delle nullità.
Capaci di raccogliere firme e manifestare, salvo poi smentire con ogni vostro atto quotidiano quello che a grande voce dichiarate pubblicamente. Andate a marciare da soli, che marci siete e marci rimarrete e non vi voglio profumare.
Non avete una classe media, siete una penosa e noiosa classe mediocre, incivile e selvaggia. I giornali più venduti sono quelli che trattano di gossip e i programmi televisivi più gettonati – al fine di vendere le proprie figlie come bestiame, come le vacche che sono destinate inevitabilmente a diventare, vista la vostra genia – sono i reality.
Avete acclamato qualsiasi dittatore e sottoscritto qualsiasi strage, salvo poi dimenticarvene ed assurgere come vittime di un élite. Non avete un’élite, coglioni, fatevene una ragione: i vostri deputati e senatori sono delle merde tali e quali a voi, i vostri capitani d’azienda sono dei progetti andati a male dei centri di collocamento, ma che o avevano buoni rapporti famigliari o il culo l’hanno dato meglio di voi.
Non solo quelli al governo (o che fanno capo all’area governativa), anche e soprattutto quelli che fanno capo all’opposizione.
Da quelli oggi al governo non ci aspettiamo nulla se non quello che da anni ci danno: razzismo, esclusione, spedizioni punitive, insulti ed umiliazioni.
Ma da quelli all’opposizione, quelli che si sono arricchiti con anni di Arci, Opere Nomadi, Sindacati Confederali, e sempre sulla nostra pelle, facendoci perdere diritti che ormai davamo per acquisiti, ci aspettiamo che si facciano da parte.
Sono ormai troppi anni che deleghiamo le nostre lotte a persone che in teoria dovrebbero averle fatte proprie, dimenticandoci l’infima qualità dell’italiano pseudobianco e pseudocristiano: non vale un cazzo perché non ha valori che valgano. Un popolo di mafiosi, camorristi, ignoranti bastardi senza un futuro perché non lo meritano: che possano i loro figli morire nelle culle o non essere mai partoriti.
Questo mondo non ha bisogno di schiavi dentro come lo siete voi, feccia umana, non ha bisogno di persone che si inginocchiano a dei che sia chiamano potere e denaro e nemmeno di chi della solidarietà ha fatto business.
Ha bisogno di altro, che voi non avete e quindi siete inutili.
Dite che non è così?
Ditelo ai Rom perseguitati in tutta Italia, ditelo ad Abdoul, ditelo ai 6 di Castelvoturno, ditelo a Emmanuel, ditelo ai gay massacrati da solerti cristiani eterosessuali. Ditelo a mio fratello, bastardi.*
Ditelo alle decine di persone vere, non zecche e pulci come voi, che non denunciano perché sanno che se vanno dalla vostra polizia bastarda e assassina li umilieranno e magari li picchieranno di più e forse li uccideranno come l’Aldro [ammazzato come un cane perché pensavano fosse un extracomunitario], e se sono donne le violenteranno, e non avranno nessuno a cui rivolgersi per essere difesi.
Ditelo a quelli che rinchiudete per mesi nei vostri campi di concentramento senza alcun genere di condanna, solo per gonfiare le casse di qualche associazione che finanzierà un qualche partito, generalmente di sinistra, ditelo a quelli che lavorano per i vostri partiti e sindacati da lustri senza avere un contratto ma in nero, ditelo a quelli che si sono fidati di voi per anni, ditelo a quelli che raccolgono l’ultimo respiro di quei maiali dei vostri vecchi, e a quelli che si sfilano dalle fighe delle nostre ragazze per infilarsi in quelle larghe e flaccide delle vostre donnacce, ditelo ai nostri ragazzi che vincono medaglie e che saranno il futuro di questo paese, ditecelo, figli di puttana.
Ditelo col cappello in mano, e gli occhi bassi, cani bastardi. Ma sappiate che la risposta ve l’hanno già data a Castevolturno: Italiani bastardi, Italiani di merda. Io ci aggiungo bianchi, perché il discrimine è questo. Valete poco perché avete poco da dire e nulla da dare.
Dacia Valent
* Il fratello è stato assassinato a 16 anni da due compagni di classe, rei confessi: “Era uno sporco negro, si dava delle arie, abbiamo deciso di dargli una lezione”. Essere negro e darsi arie può essere una buona ragione per far fuori uno, se si è sufficientemente razzisti, ma difficilmente basta il razzismo a spiegare le sessantatre coltellate che gli sono state inferte. E in effetti ci sono alcuni aspetti che non sono mai stati chiariti. In ogni caso ad ammazzare Giacomo Valent sono stati i due compagni di classe, non sessanta milioni di italiani.
Qualche nota buttata giù così. Giorgio Perlasca era “un fascista di merda che dovrebbe morire mille volte solo per essere stato fascista ed aver sostenuto fossanche per un solo minuto quel regime”. Giusto. Mica come quelle brave persone dei tuoi correligionari arruolate nelle SS islamiche. Le nostre “povere sensibilità di piccoli bianchi”. La mia cugina più giovane, nata settimina, è un metro e novantaquattro. Vedi un po’ tu. Se poi intendi piccoli in altro senso potrebbe venirmi in mente il dottor Angelo Beccari, il dottore che mi curava quando ero piccola. Non aveva mai soldi in tasca perché i suoi pazienti erano tutti poveri e non aveva il coraggio di chiedere soldi. E il pane che avanzava all’ospedale lo portava a casa per i suoi figli. Lavorava una quantità spropositata di ore, perché non diceva di no a nessuno, a nessuna ora del giorno o della notte, e ha finito per morire di infarto sul lavoro a cinquant’anni o giù di lì. E ce ne sono tanti di così, sai, sapessi quanti. Ma forse ho capito di nuovo male; forse intendevi dire che noi bianchi siamo una razza inferiore, il che mi pare giusto, da parte di una che guidava coraggiosamente battaglie antirazziste. E non conosciamo nulla di quello che abbiamo nel nostro DNA storico (qualunque cosa possa significare); giustamente: quando mai le razze inferiori hanno coscienza di sé? Tu invece che appartieni a una razza superiore lo conosci benissimo il tuo DNA, tanto è vero che hai sempre raccontato di essere figlia di una principessa somala. Si dà però il caso che io la Somalia la conosca bene. Lì non c’è un’aristocrazia con marchesi e baroni e principi e granduchi. Non c’è neppure mai stata una monarchia, ma unicamente tribù raggruppate in clan. Forse tua madre era figlia del capo di una tribù di qualche centinaio di persone, chissà, ma anche se così fosse, in quanto somala e donna valeva comunque meno di una capra che vale meno di un cammello che vale meno di un uomo. La gerarchia sociale è questa, e vale per tutti. In tutti gli altri Paesi dominati dalla legge islamica la testimonianza di una donna vale la metà di quella di un uomo: in Somalia vale un terzo. Vedi un po’ tu. E qui mi fermo, perché per commentare ogni delirio dovrei occupare lo spazio di Guerra e pace. Ma tanto ti commenti giù sufficientemente da sola. Solo un’ultima cosa: i nostri figli vengono partoriti e crescono ed escono dalla culla e vanno per il mondo. Alla facciaccia tua e del tuo patetico odio psicopatico. [segue]
È il fantasmagorico sindaco di Livorno, quel genio della chimica, della biologia, della biochimica, della microbiologia, dell’anatomia eccetera eccetera eccetera che nel suo spot elettorale ha provveduto a informarci che le cellule muoiono e rinascono, le molecole muoiono e rinascono, gli atomi muoiono e rinascono, i globuli rossi rinascono (non è chiaro se prima debbano morire), che lo scheletro si rigenera ogni nove anni e il cuore addirittura ogni sei mesi (ma perché quelli vecchi – che poi sono anche loro vecchi di sei mesi – non li usano per i trapianti?). Non ci credete che una sola mente possa albergare cotanta scienza? E allora guardatelo, e ne avrete le prove.
Naturalmente dopo avere dato sì magnifica prova di sé, è stato ovviamente votato dai livornesi che sono ganzi ma ganzi tanto, e di seguito ha avuto una discreta dose di contrasti con la locale comunità ebraica, di cui, nel caso vi interessassero i dettagli, potrete trovare ampia documentazione qui (non metto i singoli link, perché sono diversi).
Ma tutte queste storie le sto mettendo giù solo per inquadrare il personaggio, perché il tema del post è un altro, ossia l’ultima geniale trovata delle magnifiche sorti e progressive della mente del Nostro. Il quale è riuscito a escogitare – tenetevi forte, perché questa è un’autentica bomba – LA soluzione per le cacche dei cani. Ebbene sì. Che poi, a pensarci, è una soluzione talmente semplice che stupisce che non fosse ancora venuta in mente a nessuno. Si tratta, semplicemente, di prendere e archiviare il DNA di tutti i cani del territorio; quando si trova una cacca di cane per terra, la si raccoglie, se ne ricerca il DNA, lo si confronta con quelli archiviati e si multa il padrone del cane. Dite la verità che adesso vi state tutti mordendo le dita, a non averci pensato voi a una soluzione talmente semplice.
Shavua tov a tutti.
Presto, correte subito a boicottare Israele! Buttate via subito questa robaccia
e rivolgetevi piuttosto alla scienza islamica: quella sì che è roba onesta! (clic per ingrandire)
Un “bastardo” in cerca di un padre e di un’identità. Un “regolare” convinto di possedere entrambe le cose. Un rabbino pazzo fermamente deciso a clonare il Messia per salvare l’umanità e forse ci riuscirà per via di un rene che bisogna trovare con urgenza. O forse no. Una disputa su un necrologio che forse non è per il necrologio. E forse neanche per la cattedra. E quell’identità ebraica che ti fa sentire sempre altrove: in Israele perché il Paese ti sta stretto e appena arrivi già ti senti soffocare e vorresti scappare; negli altri Paesi perché Israele è casa, lontano da lì non è possibile vivere e appena ne esci ti senti squassare dalla nostalgia. E il grande uomo che è morto, che prima di morire ha registrato quella sorta di testamento spirituale in cui ha detto praticamente tutto. Tranne la cosa più importante. E la Shoah, finita e passata da tanto tempo, ma i graffi che ha lasciato nel corpo e nell’anima continuano a fare male, non solo in quelli che l’hanno vissuta ma anche nei loro figli. E insomma con tutte queste cose viene fuori un gran bel libro, di quelli che prima li leggi tutto d’un fiato e poi quando li hai finiti ti fermi a pensarci su. Perché ce ne sono, qui, di cose su cui riflettere, altroché se ce ne sono.