richiesta di rimuovere Kant o Hegel dalle biblioteche perché razzisti il termine ‘ebrei’ dovrebbe essere sostituito con ‘persone di fede ebraica’, cosa oltretutto sbagliata nella sostanza, poiché i nazisti non si occupavano della fede, ma della “razza”. (qui)
La patata è sessista. (qui) “E grazie al pisello!” direte voi. No, non avete capito: non la patata nel senso di passera, no no, la patata nel senso di patata.
Marieke Lucas Rijneveld, la traduttrice olandese di Amanda Gorman, ha dovuto rinunciare al lavoro perché, da bianca, è stata giudicata indegna di tradurre un’autrice di colore. Lo scrittore francese Timothée de Fombelle è l’autore di “Alma”, la storia di una ragazza africana durante il periodo della schiavitù e ne evoca la lotta per l’abolizione. Ma a differenza di tutti i suoi lavori precedenti, questo non sarà pubblicato in Inghilterra o negli Stati Uniti. Sarà anche un grande scrittore, ma de Fombelle è bianco e in quanto tale non può affrontare il tema della schiavitù. (qui) Da “il colore non è un crimine” scandito in onore del criminale ucciso da un poliziotto, siamo rapidissimamente passati a “il colore è il peggiore dei crimini”. Se sei del colore sbagliato, ovviamente, ossia uno sporco bianco, un bianco di merda e via dicendo. Quanto ad Amanda Gorman, è la ragazzina che ha letto quella ciofechina all’insediamento di Biden. Ho provato a leggerla sia in italiano che in inglese, ma mi sono dovuta fermare dopo una manciata di righe (mi rifiuto di usare il termine “versi”) perché di un’insulsaggine molto superiore a quella che il mio stomaco è in grado di reggere.
La matematica bianca è razzista, capitalista, imperialista. Quindi bisogna eliminare questa vergognosa supremazia bianca, rivoluzionando totalmente lo studio della matematica, partendo dal fatto che gli errori non esistono (ma quella che gli errori non esistono devono averla insegnata già ad Arcuri tanti anni fa) e lasciando spazio alla libera interpretazione (qui)
Potrei continuare per altre centinaia di fogli, ma penso che come esempi della follia che sta crescendo intorno a noi possa bastare. Ribellarsi non è facile, perché il rifiuto del pensiero unico comporta automaticamente l’ostracismo, l’esclusione, non di rado anche la perdita del lavoro. Ma qualcuno il coraggio lo trova.
John McWhorter, intellettuale afroamericano: “Si può dividere l’antirazzismo in tre ondate. […] Questa terza ondata di antirazzisti è una religione e ha riorganizzato la definizione di razzismo dall’essere un’accusa onesta e utile a un randello retorico […] sfrutta la paura degli americani di essere ritenuti razzisti per promulgare […] un tipo ossessivo, totalitario e assolutamente inutile di riprogrammazione culturale […] al punto che stiamo iniziando ad accettare come normali i tipi di linguaggio, politiche e azioni di cui George Orwell aveva scritto come finzione”. (qui)
Beatrice Venezi: “Io sono direttore d’orchestra”, ha detto la Venezi sul palco del teatro Ariston ad Amadeus, che la stava presentando come direttrice. “La posizione ha un nome preciso e nel mio caso è quello di direttore d’orchestra, non di direttrice“, “è importante quello che sai fare”. Poi arriva la testa di cazzo che nei commenti scrive: Finalmente una con i doppi attributi No caro, una donna in gamba non è una donna coi coglioni: i coglioni, nel senso di pendagli, non sono un simbolo di superiorità e non danno superiorità. A te per esempio ti hanno fatto diventare una testa di cazzo.
Ma anche, nel loro piccolo
Maria Teresa: – Lei è la segretaria del sindaco? – NO! Io sono IL SEGRETARIO COMUNALE!
Poi c’è la nostra oca preferita che si lancia in questa appassionata requisitoria
Quindi, ricapitolando: se sei un uomo e ti laurei ti chiamano dottore. Se non lo fanno tu dici: “Sono dottore.” E tutti ti chiamano subito dottore, scusandosi per l’equivoco. Se sei una donna e ti laurei ti chiamano per nome, o al massimo “Signora”. Se fai notare che sei dottoressa le reazioni sono: ”Eh ma il titolo non è importante.” “le discriminazioni vere sono altre dovresti occuparti di quelle.” “Ma non è maschilismo, è che siamo abituati così.” “Tanto anche se ti chiamassero dottoressa non cambierebbe niente.” “Eh però sei un po’ stronza a far notare il titolo di studio.” “Te la tiri troppo, ragazza.” Ma non è maschilismo, no.
Premesso che io mi rifiuto categoricamente di chiamare dottore chi non è medico, uomo o donna che sia, e premesso che non solo non mi sono mai presentata come dottoressa Mella, ma mi dà fastidio essere appellata in questo modo, e non mi piace essere chiamata professoressa tranne che dagli alunni e dai loro genitori, che mi hanno conosciuta unicamente in questa veste, e premesso che se dottore è l’equivalente di laureato è esattamente come dire buon giorno laureato Bianchi, buona sera laureato Rossi, ma a questo punto sarebbe doveroso dire anche buon giorno diplomato Verdi, buona sera diplomato Neri (e perché non buon giorno licenziato Viola a chi ha la licenza media per distinguerlo da chi ha solo la quinta elementare, come moltissimi della mia età, quando la scuola dell’obbligo finiva lì?); premesso tutto questo, ma voi li avete mai sentiti discorsi di questo genere? Che poi l’oca in questione è la stessa che nel chiedersi “Ma che problemi ha la gente?” riferendosi a chi ha obiezioni a dire avvocata sindaca ministra ingegnera, nel rispondere a chi obietta che certi nomi sono una sorta di neutro che vale per entrambi i sessi ribatte seccata che “il neutro c’è in latino ma non in italiano”, poi due righe più in là, a chi fa notare che avvocata non esiste, replica altrettanto seccata “in latino c’è!” E non c’è niente da fare: come canta l’immortale maestro, “Quand on est con, on est con”. E concludiamo con una nota amena e molto politicamente scorretta:
segna l’ora giusta due volte al giorno, si usa dire. Ma per sapere quando è che sta segnando l’ora giusta devo avere un orologio funzionante. E allora, mi chiedo io, a cosa mi serve avere un orologio rotto? Ecco, noi abbiamo al governo un orologio rotto che si è preso tutti i peggiori ingranaggi dell’orologio precedente; oggi finalmente è casualmente capitato che abbia segnato un’ora giusta, che porrà fine allo scempio di miliardi di euro (rubati alle nostre tasche per riempire le proprie e quelle degli amici) e all’obbligo di vedere questa faccia emetica e lassativa
e sentire questa voce nauseante
usata per auto incensarsi. Ma sempre orologio rotto rimane, se tutte le altre rotelle arrugginite e malfunzionanti rimangono saldamente al loro posto.
Mettetevi comodi che adesso ve lo faccio spiegare per bene.
Niente cure, balzo dei ricoveri: «Ci sono altre priorità»
I dati generali di ieri parlano di un aumento sensibile dei ricoveri. Il commissario lombardo Guido Bertolaso parla già di una terza ondata, il governatore Luca Zaia ha rimarcato come per la prima volta dal 31 dicembre ci sia un aumento dei ricoveri che «fa preoccupare». Aumenti di posti letto occupati anche in Piemonte.
Sembra di ritornare nel solito corto circuito: una gestione della pandemia ospedalocentrica, e ora anche vaccinocentrica. Ma di mettere al centro della strategia sanitaria nazionale le cure contro il covid non se ne parla. È un bug di sistema inquietante, o se vogliamo un cane che si morde la coda mentre tutto continua come è da oltre un anno: con la vigile attesa alla quale sono condannati i pazienti sintomatici che devono accontentarsi delle scarne raccomandazioni del medico a base di paracetamolo. E poi, se va male, si aprono le porte degli ospedali, come sta accadendo in queste ore.
Nessuno si interroga però sul perché i ricoveri stiano aumentando: scoprirebbe che la colpa non è dei ragazzini che escono al pomeriggio, ma ancora una volta della sbagliata gestione terapeutica.
Il tema del covid at home non ha conosciuto evoluzioni positive negli ultimi tempi. Anzi. La consapevolezza che incentivare la cura precoce del virus sia inversamente proporzionale ai ricoveri in ospedale aleggia nell’aria, ma senza iniziative. La conseguenza è che tutto è affidato alla buona volontà dei medici che credono nel primato della cura su tutto il resto, anche sulla vaccinodipendenza che non è una cura, è un’altra cosa.
Sempre meno sono i media che ne parlano, meritorio in questo senso quanto ha fatto la redazione di Fuori dal coro di Mario Giordano, che sta battendo il tasto da settimane sullo scandalo delle cure a domicilio assenti intervistando medici, pazienti guariti e cercando di stanare i decisori, ma ricevendo in cambio le solite e italiche promesse vaghe e negligenti.
«Speriamo ancora che Aifa possa modificare qualcosa». A parlare alla Bussola è il dottor Andrea Mangiagalli, creatore con una chat di medici di una rete di cure domiciliari spontanea che in questo anno ha curato senza mai mandare i pazienti in ospedale. Ormai è diventato un simbolo del covid at home.
Lo avevamo incontrato in autunno e ci aveva raccontato di come stesse crescendo a dismisura la platea dei medici interessati a curare e a non temporeggiare. Con lui abbiamo seguito la vicenda del ricorso vinto in Consiglio di Stato per l’utilizzo dell’idrossiclorochina, proprio mentre a fine novembre il ministero emanava attraverso una circolare il primo protocollo di cura domiciliare.
Che fu insufficiente, una presa in giro, con la sola Tachipirina in vigile attesa come unico presidio e tutto il resto (cortisonici, farmaci alternativi, eparina e antibiotici) visti di malocchio.
Ma nei mesi successivi si è continuato a chiedere la revisione di quei protocolli di cura a disposizione dei medici. Perché la Tachipirina può falsare il decorso della malattia e perché, se preso per tempo, aggredito adeguatamente fin da subito, il covid si sconfigge facilmente. Il contrario della vigile attesa raccomandata dal ministero guidato ancora da Roberto Speranza. Ma in tutti questi mesi non si è arrivati a una revisione dei protocolli di cura.
Mangiagalli quindi, dice di sperare nell’Aifa, l’agenzia italiana del farmaco che potrebbe rivedere i protocolli nell’ottica della cura e non della vigile attesa.
«Ho sollecitato da tempo il ministro Speranza sulla revisione dei protocolli di cura domiciliare – spiega il presidente Aifa Giorgio Palù alla Bussola -, da quello che so ha incaricato l’Agenas di occuparsene». Chiediamo se conosce le tempistiche e gli esiti: «Guardi – allarga le braccia sconsolato -, mi è stato riferito che ci sono altre priorità. Deve sentire direttamente all’Agenas».
Altre priorità? Quali sono le altre priorità se di fronte abbiamo un virus da curare? Forse il vaccino? Probabile, ma da qui all’immunità di gregge tanto sperata del 65% della popolazione – se mai ci arriveremo – passeranno anni, ormai si è capito. Nel frattempo, non si cura? Non si può apparecchiare un piano di cura rigoroso per fermare il covid fuori dagli ospedali e consentire così politiche di lockdown meno umilianti e stringenti?
No, evidentemente non si cura. Si sta in vigile attesa, sperando che la cosa non sfugga a molti e non ci si debba presentare in massa davanti all’ospedale per quella che qualche esperto si sta azzardando a chiamare già la “terza ondata”.
Parlare con il direttore dell’Agenas, l’agenzia nazionale per i servizi sanitari regionali, non è semplice. Lui, Domenico Mantoan, è stato il capo della sanità in Veneto e da qualche tempo guida l’ente che dipende dal Ministero della Salute.
È a lui che ci rivolgiamo per chiedere a che punto è la revisione del protocollo di cure domiciliari che sono, a detta di tutti, sempre più insufficienti. La risposta lascia di sasso: ci viene fornito il protocollo del 30 novembre. Facciamo notare che stiamo parlando proprio della revisione di quel protocollo che il ministro ha affidato all’Agenas. E qui, un altro muro di gomma ci si para davanti: «Non abbiamo avuto ancora incarico dal Ministero della Salute di lavorare su protocolli di cure domiciliari Covid. Abbiamo appena concluso linee giuda su setting assistenziali sui ricoveri ospedalieri e strutture intermedie covid».
Capito l’antifona? Il Ministero non si è ancora peritato di incaricare una revisione delle cure domiciliari, ma nel compenso ci ha messo quattro mesi per mettere a punto quello ospedaliero.
È evidente che si tratta di una decisione politica: il covid non si vuole curare subito, non si vuole curare precocemente. Roberto Speranza, ministro riconfermato anche nel governo Draghi porta anche questa enorme responsabilità: l’Italia non vuole curare precocemente il covid. Bisogna pensare al vaccino e per tutto il resto c’è l’ospedale e quindi l’aumento dei ricoveri che determina i lockdown.
Lo scaricabarile degli enti regolatori e delle agenzie statali certifica che effettivamente ci sono altre priorità. Quali? Di sicuro non la cura dei pazienti. Ma Speranza deve sapere che ogni morto oggi in ospedale era un malato che ieri poteva essere curato con successo a casa. Andrea Zambrano, qui.
Domenico Mantoan. Non so se sia più adatto Cicciobello o Vispo Tereso.
Quindi abbiamo praticamente tutto: il crimine, gli esecutori – altrimenti detti assassini – e i mandanti. Manca il movente, ma magari con un po’ di fantasia riusciamo a indovinare anche quello. E chi sperava che col cambio di governo potesse cambiare qualcosa di sostanziale, non ci ha messo molto a doversi ricredere. Qualcuno ha detto che Draghi è un Conte coi congiuntivi giusti, e mi sembra una buona definizione. E adesso state a sentire quest’altra bella storiella.
Censure su YouTube, il braccio violento dell’Oms
Dopo 11 mesi e mezzo di lockdown e restrizioni della libertà, sono ancora poche le iniziative di protesta da parte di numerosi settori colpiti e di comuni cittadini. Ma non possono essere pubblicizzate sul social network più diffuso per la condivisione dei video, YouTube, se sono considerate contrarie alle disposizioni dell’Oms e delle autorità sanitarie nazionali. La protesta più gettonata dai media è stata quella dei teatri, che il 22 febbraio hanno riacceso le luci per manifestare contro il prolungarsi delle chiusure forzate e nessuna certezza sulla data di riapertura. Il 15 gennaio, in tutte le città italiane, era stata invece la volta dei ristoranti che con l’iniziativa Io Apro avevano forzato il blocco della nuova zona rossa. Avendo meno influenza politica e meno amici fra i giornalisti, i ristoratori hanno ricevuto tantissima pubblicità negativa. Ha fatto particolarmente scalpore un’iniziativa dell’editore Leonardo Facco (il cui libro Coronavirus: stato di paura è stato recentemente rimosso dal catalogo Amazon): con una cinquantina di amici e sostenitori del suo Movimento libertario, è andato a cena in un ristorante di Modena il 30 gennaio. Una cena è ormai considerata un atto di grave insubordinazione e, benché l’iniziativa abbia ottenuto il plauso anche su siti d’oltre oceano (di orientamento libertario e conservatore), in Italia ha attirato le ire di giornalisti e commentatori, con accuse di diffusione deliberata della pandemia e sollecitazione di interventi delle forze dell’ordine. Per dimostrare che non c’è stata alcuna diffusione, deliberata e non, della pandemia, l’editore lombardo ha ripetuto l’iniziativa il 22 febbraio, dimostrando che tutti i partecipanti fossero vivi e in buona salute, così come i loro amici, parenti e conoscenti. A questo punto è scattata la censura di YouTube, che ha rimosso video e commenti.
Sono significative le motivazioni scritte della rimozione. Non solo il video viola gli standard della community, ma proprio: “YouTube non tollera contenuti che mettano in discussione l’efficacia delle linee guida fornite dalle autorità sanitarie locali o dall’Organizzazione Mondiale della Sanità (Oms) in relazione alle misure di distanziamento sociale e autoisolamento e che possano portare le persone ad agire in contrasto con tali linee guida”. Le parole sono importanti. YouTube “non tollera” contenuti che “mettono in discussione” un’autorità statale ed una sovranazionale. Può anche darsi che una linea sia sbagliata: l’Oms inizialmente non approvava l’uso delle mascherine e fino a marzo 2020 si opponeva alla strategia di test a tappeto con i tamponi. Ma l’utente deve comunque obbedire [com’era quella cosa? Ah sì: credere obbedire combattere. E per Benito Mussolini eia eia alalà]. Nel caso specifico, in Italia è permesso pranzare in un ristorante, ma una cena, come quella organizzata dall’editore Facco, nelle stesse condizioni e con uguale numero di persone, è considerata sovversiva. Non si può affermare (e dimostrare) che le linee guida siano contraddittorie.
Suonavano già ambigue le parole di Susan Wojcicki, amministratrice delegata di YouTube, quando, il 23 aprile annunciava che la piattaforma avrebbe eliminato notizie “prive di fondamento scientifico” e faceva alcuni esempi: “C’è gente che consiglia di prendere la vitamina C o la curcuma, perché ‘ti cureranno’”.* Abbiamo dunque l’amministratrice di un social che si erge già a medico e giudice pronta a tracciare una riga su ciò che (al momento) è ritenuto disinformazione su una malattia che, allora, conoscevamo da appena tre mesi. Si poteva ben immaginare come questo criterio si sarebbe poi esteso, senza freni, dalla medicina alla politica di contenimento della pandemia. Quindi non solo a una materia empiricamente verificabile, ma anche ad una serie di scelte politiche.
Il problema di fondo, poi, è che, non solo a causa della pandemia di Covid, ma anche a seguito delle elezioni presidenziali americane, la censura è stata completamente sdoganata. Viene accettato come “fatto privato” ed apprezzabile l’oscuramento dell’account Twitter di un ex presidente e la censura online di tutti i suoi post quando era ancora in carica e competeva per la rielezione. Ormai limitare la libertà di opinione, anche quando non viene violata alcuna legge, è diventato possibile e i giornalisti sono fra i primi a chiedere ancora più censura. Basta invocare la minaccia dell’argomento “privo di fondamento scientifico” o, nel caso delle elezioni “privo di prove” per far scattare l’oscuramento.
Un’altra ossessione è diventata quella dei contenuti “razzisti”. Gli algoritmi che permettono di individuare e rimuovere un video giudicato offensivo per qualche minoranza sono talmente onnicomprensivi che, questa settimana hanno portato alla rimozione di un video di scacchi. Perché “il bianco attacca il nero”. Il verbo “attaccare” è comunque a rischio censura, figuriamoci se poi è accompagnato da termini ormai sensibili come il bianco e il nero. Ma queste cose avvenivano solitamente solo in Cina, almeno fino al decennio scorso, quando i locali algoritmi rimuovevano tutte le cifre e i termini che potessero ricondurre a informazioni sgradite sul massacro di Piazza Tienanmen. Ma era Cina, appunto, un regime totalitario. Se i social network iniziano a comportarsi così anche nel mondo libero?
Paradossalmente, si usano ancora i termini cattolici per descrivere la tendenza censoria, come “inquisizione” o “indice”. Però sono i cattolici fra le prime vittime di questa tendenza oscurantista. Basti pensare come il sito Life Site News, contrario all’aborto, sia stato improvvisamente privato del suo popolare canale YouTube, uno scherzetto che è costata loro la perdita improvvisa di più di 300mila followers. Ed è difficile, adesso, stabilire quali siano i nuovi limiti del censore. Tutti noi siamo a rischio. Stefano Magni, qui.
* Qualche tempo fa ho visto su YT un video in cui veniva spiegato che mangiando tre o quattro teste d’aglio al giorno si guarisce dal cancro al cervello gola esofago stomaco intestino retto ano polmoni reni fegato vescica seno prostata ovaie pelle linfoghiandole – e se ne manca qualcuno è solo perché io l’ho dimenticato. E, per inciso, l’unica preoccupazione della stragrande maggioranza dei commenti era “Ma per l’alito come si fa?” Perché c’è in giro gente talmente scema che se gli dici che mangiando rane vive si diventa ricchi quelli lo fanno. E nessuna autorità contestava la mancanza di documentazione scientifica traendone motivo per rimuovere il video seduta stante. Comunque mi sembra più che evidente che non è questione di mancanza di documentazione scientifica nelle critiche ai provvedimenti anti covid, o di mancanza di prove nelle accuse di brogli elettorali, e non si tratta di YT o FB o twitter o del conduttore televisivo che silenzia il proprio presidente della repubblica: si tratta dell’assassinio della libertà di pensiero, parola e stampa perpetrato di comune accordo da chiunque abbia il potere di farlo. Praticamente così:
Allora, c’è stato quel tizio in sedia a rotelle stramultato perché si era fermato un momento dentro un bar per scaldarsi rendendosi così responsabile dei prossimi centomila morti. Sì, ok la legge è legge, ma anche le teste di cazzo sono teste di cazzo. E comunque un dpcm non è una legge e neanche le assomiglia.
come ha osservato, mi pare, Aldo Cazzullo, fissare una sanzione di 400 euro per la violazione dei DPCM è frutto di quella assurda mentalità per la quale, se si vuole che le norme vengano rispettate, bisogna applicare sanzioni altissime, assurde, sproporzionate. Quindi non solo colpa di Conte, mai dei legislatori degli ultimi quarant’anni, in molti campi. Io penso che, se avessero previsto una sanzione di 50 euro, o dai 20 ai 400 euro a seconda della gravità del caso, sarebbe stato molto meglio. Per il disabile multato con 400 euro perché beveva un caffè tutta colpa di Conte quindi, e non dei due agenti? No. Un nonno ha rubato qualche barretta di cioccolata in un supermercato per fare un regalo ai nipotini. Fermato, non è stato denunciato dal titolare del supermercato, e i carabinieri hanno chiuso la vicenda pagando di tasca propria il valore della merce. Si fa così quando si ha un cuore. Invece i due agenti in borghese non hanno capito che per un disabile prendere il caffè al bar, allontanarsi e berlo prima che sia ghiacciato è più difficile che per gli altri. Avrebbero potuto far finta di niente. Invece hanno applicato la Legge, anzi il DPCM. Persone squallide, come l’esponente del PD che li difende.
Concita De Gregorio, con la sua boccuccia a culo di gallina, sta conducendo una polemica niente male. In pratica Concita si chiede per quale motivo nel PD i democristiani la fanno da padrone mentre i comunisti sembrano spariti, perché Conte ne è diventato l’azionista di maggioranza e addirittura si sono ridotti a frugare nel cassonetto dei responsabili. E dopo giorni che scrive articoli e post ancora non glielo ha spiegato nessuno. Provo a dirlo con parole semplici. Concituccia, tu eri direttore dell’Unità quando l’Unità non la leggeva nessuno. Concituccia io mi ricordo quando l’Unità la andavo a vendere porta a porta. Concituccia, ma non ti sei accorta che l’Unità te l’hanno chiusa? Che l’hanno venduta a degli imprenditori di dubbia fama? Che ti sono rimaste le sentenze di diffamazione da pagare? E lo sai perché? Perché l’Unità non la leggeva più nessuno. E adesso i comunisti non c’hanno i voti. U capisti? Siete rimasti in due, tu e uno al dopolavoro ferroviario a Barberino di Mugello a sospirare ogni tanto “ci vorrebbe il piccì”. Ma peggio di Concituccia è riuscito a fare Fabio Fazio che con Concituccia in collegamento chiede ad Antonio Di Bella: “ma secondo te questo problema che dice Concita, che non ci sono le classi dirigenti, lo può risolvere Biden?” E Di Bella: “Secondo me sì”. Marziani, sono marziani.
Per la verità non ho idea del perché questo signor Messina ce l’abbia tanto coi marziani da volerli offendere con simili paragoni: ma vi sembra che vi siano paragoni possibili con una faccia simile?
E, a parte questo, avete mai sentito un marziano sparare cazzate? A proposito poi del signor Biden, prestanome della sacra Trimurti Obama-Clinton-Harris:
Ha vinto qualunque cosa. Ha più medaglie d’oro di Bolt. Corre 400 metri in 49,26 secondi. Da qualche giorno le sue medaglie non valgono più un fico secco. Perché? Perché Biden, imponendo tra i suoi primi atti le lagnose ideologie Gender (che non esistono) ha stabilito che i maschi (a patto che in quel momento si sentano femmine) possano liberamente concorrere nelle competizioni femminili. Sarebbe come stabilire che un atleta (maschio quindi senza apostrofo) di 25 anni possa competere con gli under 14 o gli over 65, in base all’età autopercepita. A occhio e croce, solo nei college americani ci sono almeno 300 ragazzi capaci di fare meglio di Allyson, senza contare il resto del mondo… Ciò significa che nessuna donna potrà più vincere una gara di atletica. Se lo avessi proposto io, avrebbero detto che Pillon vuole confinare le donne alle gare di cucina e ricamo ma, siccome lo hanno imposto loro, diranno che le torte sono squisite e i merletti bellissimi. Vergogna! Fermiamo questa idiozia. Noi stiamo con Allyson e con il suo sorriso. Evviva le ragazze che si impegnano nello sport, e hanno tutto il diritto di poter competere con altre ragazze, e non con maschi in cerca di facili medaglie. PS. questo post potrebbe esser considerato discriminatorio in base alla approvanda legge Zan, e costare fino a 6 anni di reclusione, oltre al divieto di svolgere attività politica, di avere patente, passaporto e licenza di caccia. Se mi arresteranno, portatemi arance di Sicilia.
Per il momento comunque, non potendo ancora contare sulla legge, è stato gratificato di questo grazioso disegnino
E a proposito di donne e “donne”, trovo questa signora Leandra Medina Cohen che si esibisce in questa cosa qui:
Che fa oggettivamente un po’ schifo, ma a me è venuto da chiedermi se per caso non stia in realtà mascherando una cosa che, se detta apertamente, potrebbe costarle carissima, ossia una sfida a quelle che esibiscono cartelli che affermano “Alcune ragazze hanno il cazzo, fatevene una ragione” e simili. Ecco, io sto aspettando gli strilli alla discriminazione da parte di quelle “donne” che, non per età o per qualche patologia bensì per iperipsilonite congenita, la gonna macchiata non la potranno esibire mai. E veniamo a qualche riflessione sul nostro governo più bello del mondo.
Vaccino: AIMI (Fi), è caos progetti, Arcuri è un incapace (ANSA) – ROMA, 31 GEN – “Alcune nazioni hanno riattivato le procedure di produzione conformandole a quelle in tempi di guerra, ciò per fronteggiare l’emergenza sanitaria, riconvertendo assetti industriali e servizi statali. In Italia assistiamo invece ad un caos progettuale totale, prima con la pletora delle task forces coordinate dal fantasma Colao, poi con la vetrina mediatica degli Stati Generali, infine con il super commissario Arcuri. Ma l’uomo solo al comando ha partorito molti errori e idee elefantiache”. Lo dichiara il senatore Enrico AIMI, Commissario Regionale di Forza Italia Emilia-Romagna. “L’ultima: il mega progetto “Primula”, che prevede la costruzione di punti vaccinali con padiglioni architettonici da Expo e non da crisi sanitaria. Basterebbe mettere in linea Fiere, palazzetti dello sport, caserme, come previsto dai protocolli della protezione civile per le calamità naturali, oltre alle discoteche, che si sono rese disponibili recentemente. Ulteriore sperpero di soldi pubblici quando mancano le cose più essenziali: dai vaccini alle strutture sanitarie, peraltro carenti di personale e risorse. Sul fronte rifornimento vaccini una Caporetto annunciata tra improbabili ricorsi giudiziari sui contratti, suddivisione regionale disomogenea, distribuzione spesso improvvisata. Consigliamo di fare una seria riflessione su Domenico Arcuri che, se fosse stato manager di una normale azienda privata, sarebbe stato già licenziato in tronco per manifesta inadempienza agli obiettivi di mercato”, conclude. (ANSA). ESP 31-GEN-21
Oddio, di riflessioni su faccia-da-maialino mi pare che abbiamo cominciato a farne un anno fa, e vanno tutte nella stessa direzione, e da licenziare sarebbe tutta la banda, ma purtroppo non si può, e il perché ce lo spiega l’ineffabile Corrado Augias, quello che, fedele al detto che chi sa fa e chi non sa insegna, ci ha insegnato come si fa a non cadere nei tranelli che ci vengono tesi nella rete
(Vedo che non permette di vederlo, provate ad andarlo a vedere qui) Come si sa, se il popolo non vota nel modo giusto, bisogna non farlo votare mai più. Oppure destituirlo e nominare un altro popolo. Comunque è vero che i 5 stelle rappresentano qualcosa di unico nel panorama politico italiano
Partito che annovera fra i suoi illustri esponenti anche questa graziosa fanciulla
(neppure io sono un politicolocale. E si noti il ritocco fotografico sulla pelle butterata). E concludo il capitolo governativo con quella che stando a tutti i precedenti sembra l’ipotesi più probabile
Poi c’è questa chicca spettacolare: l’organizzazione terroristica Black Lives Matter, erede naturale dei Black Panther, che per settimane ha messo a ferro e fuoco numerose città statunitensi, devastando, saccheggiando, rubando, bruciando, terrorizzando, pestando, stuprando, assassinando, è stata proposta per il nobel per la pace, che dopo quello ad Arafat e Kofi Annan mi sembra ci stia come la ciliegina sulla torta. Poi guardate questo video
e pensate che il Kosovo, dopo avere allacciato relazioni diplomatiche con Israele, aprirà la propria ambasciata, primo Paese a maggioranza musulmana, a Gerusalemme. E ringraziate mille e mille volte ancora Donald Trump. E chiudo con una domanda: ma perché nei miei voli non succede mai?
Parliamoci chiaramente: Israele ha tanti difetti – oltre che molti pregi – alcuni dei quali sotto traccia, e noti soltanto a chi ci vive da molto tempo ed è ottimamente integrato nella società. Fatta questa doverosa premessa, mettiamo da parte le statistiche e i numeri, e domandiamoci come mai Israele sta riuscendo ad affrontare in maniera decisamente migliore la pandemia di coronavirus rispetto all’Italia, mettendo in campo una campagna di vaccinazione portentosa, che a partire da domani permetterà a chiunque lo voglia, a partire dai 16 anni, di vaccinarsi. Io credo che per rispondere a questa domanda bisogna guardare a monte, e domandarci piuttosto come mai la classe dirigente italiana, a differenza di quella israeliana, si sta dimostrando così poco all’altezza della situazione. E di conseguenza, dovremmo chiederci in cosa differisce la selezione della classe dirigente in Israele e in Italia. Io, nato in Italia e diplomato al Liceo Classico, spesso rimprovero ai miei coetanei israeliani di essere molto ignoranti per quanto riguarda tutto il campo umanistico, in particolare in Storia e Filosofia l’ignoranza è davvero abissale. E qui mi fermo. Come mai? Perché la maturità, a parità di età, di un teenager israeliano è di gran lunga superiore a quella della stragrande maggioranza dei loro coetanei italiani. Cominciamo dal fatto che in Israele è molto raro trovare figli unici: le famiglie sono di media numerose, e si è portati ad avere più responsabilità ed autonomia fin da piccoli. Passiamo poi al fatto che grazie al servizio militare obbligatorio e universale, i diciottenni/diciannovenni israeliani sono impegnati a fare delle cose incredibili rispetto ai loro coetanei italiani. Trovatemi un fotoreporter militare, un analista di polizia, un tecnico aero-meccanico di f-16 e f-35 in Italia che abbia meno di vent’anni. Non lo troverete nemmeno se alzate l’asticella a 25, e probabilmente nemmeno a 30. L’esercito obbligatorio e universale è una grande palestra di cittadinanza, a base fortemente meritocratica, e per molti è un vero e proprio ascensore sociale, in grado di tirare fuori veri e propri talenti da situazioni di povertà e disagio talvolta anche estreme. Una palestra di vita che è aperta a pari modo tanto per gli uomini quanto per le donne. Esistono i raccomandati in Israele? Certamente. Ma per via della natura stessa dell’esercito, nessun ufficiale che abbia un minimo di senno si arrischierebbe al punto che la sua unità sia composta per la maggioranza da figli di papà: le conseguenze, in tempi di conflitto/emergenza sarebbero devastanti per tutti. Cosa fanno dunque nell’esercito i raccomandati? Il più delle volte incarichi di poco conto, dietro le linee, relativamente sicuri e la cui operatività è facilmente rimpiazzabile. Arriviamo dunque all’università. L’università israeliana è estremamente più selettiva e intensiva per carico di studio rispetto a quella italiana, fin a partire dai test di ingresso. È un mondo, quello accademico israeliano, che conosco benissimo al pari dell’esercito… essendo in procinto di laurearmi quest’anno (Laurea specializzata a ciclo unico di 4 anni in Comunicazione Fotografica). Sono anche stato iscritto in Italia a Storia Moderna e Contemporanea alla Sapienza e dunque posso fare un paragone tra le due esperienze, e dirvi che a livello di impegno e fatica quotidiana non c’è storia. Cosa voglio dire con questo? Che il successo di Israele nella sua capacità di far fronte alla pandemia è da attribuire al suo modo di selezionare la sua classe dirigente, a ogni grado e livello. Il virus lo stiamo sconfiggendo grazie ad efficienza, rapidità, competenza, coraggio, spregiudicatezza e meritocrazia. Tutti valori che sono alla base dell’Esercito e del mondo accademico israeliano, che a quanto pare, a differenza dell’Italia, è in grado di formare uomini e donne all’altezza della gestione di questa emergenza sanitaria. L’Unione Europea – e l’Italia con essa – è incapace di far fronte alla pandemia perché è fortemente decadente, e produce una classe dirigente che non è all’altezza né di una emergenza sanitaria né di una guerra. Da un lato, mortifica costantemente nel nome del multiculturalismo e di un buonismo ipocrita ciò di cui dovrebbe essere più fiera: il suo patrimonio storico/artistico, il suo passato imperiale (e perché no, imperialistico) e l’eredità classica. Dall’altro, ha smesso da tempo di essere meritocratica, bloccando ogni forma di ascensore sociale per tutelare ai massimi livelli i figli e i nipoti di una altissima borghesia che è sempre più parassitaria e improduttiva, impegnata in attività per lo più di tipo speculativo, sganciate dalla realtà concreta. Milioni di ragazzi e ragazze potenzialmente in grado di apportare linfa vitale alla dirigenza vengono puntualmente scartati perché nati nel posto “sbagliato” o dai genitori “sbagliati”. Totali imbecilli, “figli di”, li ritrovi già maturi a capo di importanti realtà imprenditoriali e complessi industriali che non hanno alcuna capacità di condurre, mentre veri e propri geni mancati, ma figli di impiegati e operai – talvolta laureati – a consegnare le pizze di Just Eat… A proposito: lo sapete che uno dei due figli maschi di Nethanyau … quello più intelligente … fa il cameriere in una tavola calda di Gerusalemme? Ricapitolando: Gerontocrazia oligarchica / istruzione per lo più scadente / assenza totale di ascensori sociali / raccomandazioni endemiche cosa manca per completare il quadro di questa catastrofe? una visione dell’adolescenza tipica dei paesi dell’europa occidentale sempre più distorta e malata, che si prolunga e prolunga fino ad arrivare ai 40 anni. Uomini e donne incapaci di affrontare le sfide che si trovano davanti con determinazione e coraggio. Uomini e donne isterici, profondamente infantili. O al limite bestie ferite, rabbiose e assassine… prive di ogni senso civico e asservite a una visione dell’esistenza basata sul sopruso quotidiano, unicamente muscolare. Davvero pensate che ne uscirete? Buona fortuna.
A proposito delle italiche adolescenze che arrivano a quarant’anni. Non molto tempo fa, parlando con una signora, mi ero lamentata di alcuni comportamenti estremamente sgradevoli e offensivi (non solo nei miei confronti) di un tizio di comune frequentazione, e lei ha ribattuto: “Ma perché è immaturo! Renditi conto che è un bambino!” “Un bambino?! Ha venticinque anni!” “Appunto. Mi sembra di vedere mio figlio”. A venticinque bambini, a quaranta adolescenti, a cinquanta-sessanta, quando ci governano, ancora devono raggiungere la maturità e l’assunzione di responsabilità.
Vedere che la Germania ha deciso di acquistare gli anticorpi monoclonali e che l’Italia è ancora ferma al bando per lo studio, non fa onore alla medicina italiana. Nonostante l’impegno di Giorgio Palù che ha cercato di spingere per accelerare la sperimentazione, ad oggi se io ne avessi bisogno per un mio paziente, non li potrei utilizzare. Ma noi li possiamo usare anche se sono prodotti proprio a Latina? NO Potevamo essere il primo paese in Europa a usarli e sperimentarli e invece qualcuno ha deciso di ignorare la strada dei monoclonali. Chi lo ha fatto ha sbagliato e dovrebbe assumersene la responsabilità facendo un passo indietro. Chi è stato l’esperto o gli esperti che hanno preso questa decisione o hanno fatto prendere questa decisione? Anche in questo caso non si sono ascoltati i numerosi medici e ricercatori che chiedevano da tempo di poterli utilizzare. Un’altra occasione persa. L’ennesima.
E quest’altra, opportunamente evidenziata da Mario Pacifici.
Sei un padre. Tuo figlio ti chiede di avallare un prestito che si accinge a chiedere alla Banca. La prima domanda che gli poni è: come intendi impiegare tutti quei soldi? È ovvio che, per quanto amore tu provi per tuo figlio, la sua risposta sarà decisiva per la tua decisione. Se intende comprare casa, firmerai la fideiussione a cuor leggero. Ma se intende regalarsi una bella vacanza, un suv di ultima generazione e una festa con centinaia di invitati, cercherai di farlo ragionare. L’Italia si trova nelle stesse condizioni. Il governo sta prendendo prestiti di straordinaria entità e noi stiamo inconsapevolmente firmando fideiussioni in conto nostro, dei nostri figli e dei nostri nipoti. Abbiamo il diritto di chiedere come saranno spesi tutti quei soldi. E il governo ha il dovere sacrosanto di vigilare su quella montagna di risorse prese in prestito, garantendone un uso responsabile e trasparente. È questo che sta accadendo? Leggo che i banchi scolastici sono costati mezzo miliardo e la lotteria degli scontrini quattro miliardi. Decine di milioni per incentivare l’acquisto di monopattini e biciclette dei cui ordini si avvantaggeranno solo i cinesi che ne sono i principali produttori mondiali. 400.000 euro per ogni padiglione di vaccinazione con la primula e nessuno sa quanti ne siano stati acquistati e chi li produca. Ma soprattutto nessuno sa a cosa servano quando alle stesse finalità potrebbero essere adibiti padiglioni fieristici, sale congresso in disuso causa Covid, grandi spazi museali [alberghi, palestre, piscine, scuole chiuse,caserme in disuso, nelle zone turistiche le colonie estive finché siamo fuori stagione, tende degli alpini…] Senza contare i vari aiuti a pioggia, assistenziali, fuori da ogni logica produttiva e di rilancio della crescita. Al di fuori di ogni piano strategico di ampio respiro. Al pensiero mi si accappona la pelle. Siamo nelle mani di una classe politica incapace e irresponsabile, decisa a cristallizzare in proprie mani un potere che usa come uno status personale, al di fuori di ogni regola di buon senso. Non sono un qualunquista e aborro i populisti. Nutro rispetto per il Parlamento e sono consapevole che la democrazia con tutte le sue possibili falle è pur sempre il migliore dei possibili sistemi di potere. Detto questo però mi sorge un pensiero. La più bella Costituzione del mondo, come amiamo chiamarla, fu redatta da uomini di grande cultura e di grande esperienza, forgiati dalle tragedie della guerra e di un regime asfissiante e criminale. Nel redigerla pensavano a un Parlamento popolato da gente della loro stoffa. Non potevano prevedere che sarebbe finito in mano a pupazzi del calibro di Di Maio e dei suoi adepti, a omuncoli del calibro dei nostri uomini di governo o agli esagitati che animano un certa sguaiata opposizione. Perfino Mameli oggi rabbrividirebbe. L’Italia che amava e che amiamo non s’è desta… si va piuttosto assopendo in un coma letargico.
Poi, fra gli infiniti sperperi (di soldi nostri) di faccia-da-porcellino, c’è la faccenda delle siringhe. E il povero Crisanti ormai in preda a delirium tremens che vuole impedirci di andare in spiaggia la prossima estate perché se andiamo a nuotare a luglio è ovvio che poi ci ritroviamo contagiati a ottobre, per non parlare dello spettacolare Ferruccio Sansa che vuole impedirci di scopare e di alleviare il dolore alle emorroidi per fare dispetto a Pfizer. E poi abbiamo gli sproloqui dello sciroccato fuori di senno Montagnier, convinto sostenitore dell’omeopatia, convinto sostenitore della cagata della memoria dell’acqua dopo che è stato stradocumentato che tutta la storia era nata da delle provette lavate male le cui pareti avevano conservato tracce del contenuto precedente, che da ogni pulpito disponibile continua a tuonare, insieme a Tarro e compagni di merenda vari misti, contro il vaccino (eccheccazzo, ma proprio tutti noi ce li dobbiamo ritrovare gli scappati dal manicomio?!) A proposito del vaccino, comunque, proviamo a leggere anche qualcosa di serio.
Domande sul vaccino anti-Covid: risponde il dottor Anthony Fauci
Il Dottor Fauci, medico ed immunologo laureato in Medicina alla Cornell University, ha lavorato per gli ultimi 6 presidenti statunitensi e svolto oltre 30 anni di ricerca accademica all’NIH. È inoltre uno dei membri di spicco della task force statunitense per far fronte alla pandemia di Covid. Insomma, se dici Covid, ti viene in mente lui. Recentemente ho guardato una sua intervista sull’argomento (in particolare sul vaccino) e ho pensato di tradurla in questo articolo.
Per produrre il vaccino così in fretta, sono stati sottovalutati o affrettati gli studi sulla sua sicurezza?
Non ci sono state scorciatoie, la sicurezza del vaccino non è stata compromessa. La sua velocità di produzione è dovuta esclusivamente all’evoluzione tecnologica della ricerca in campo biomedico avvenuta negli ultimi 10-15 anni. Grazie ad essa, in breve tempo si è riusciti a decodificare il codice genetico del virus, così da poter estrapolare la sequenza del gene che codifica per la proteina Spike e consegnarla alle nostre cellule tramite il vaccino. In questo modo il nostro organismo viene istruito su come codificare gli anticorpi necessari per combattere il virus. Infine la sequenza del gene viene distrutta, lasciando le cellule immunizzate contro il Covid-19. Per dimostrare che un vaccino funziona e non provoca effetti collaterali, quando si verificano pochi casi di infezione nella società possono essere necessari anche 7 anni di ricerca. Invece i test per il vaccino contro il Covid sono stati eseguiti nel mezzo di una feroce pandemia globale, il che ha praticamente azzerato i tempi di attesa, fornendo risposte nette ed immediate. Il test clinico di Moderna ha coinvolto 30.000 persone, quello della Pfizer 44.000, che sono state più che sufficienti per confermare la sicurezza e l’efficacia dei vaccini testati.
Quindi non esiste la possibilità che si manifestino effetti collaterali a lungo termine dopo la somministrazione del vaccino?
La possibilità è incredibilmente bassa. Se guardassimo la storia di tutte le vaccinazioni e chi chiedessimo “qual è la tempistica degli effetti collaterali a lungo termine?“, scopriremmo che più del 90% di questi si verificano tra i 30 e i 45 giorni dalla somministrazione del vaccino. Ecco perché l’FDA richiede che passino 60 giorni dal termine del trial clinico prima di approvare il vaccino per la commercializzazione. Il dottor Fauci racconta “non ho mai visto una persona essere vaccinata nel 1982 e avere effetti collaterali nel 1986, con nessun tipo di vaccino“.
Posso essere ancora contagioso dopo essermi vaccinato? Dovrò continuare a indossare la mascherina?
Sì. È possibile essere infettati dopo la vaccinazione e essere asintomatici: anche se il vaccino protegge dalla malattia, non sappiamo ancora se protegge dall’infezione. Potremo metter via le mascherine solamente quando avremo una copertura vaccinale sufficientemente alta da raggiungere l’immunità di gregge. In questa situazione la quantità di virus circolante sarebbe così bassa che non rappresenterebbe più una minaccia. Ancora non sappiamo quale sia la percentuale di popolazione da vaccinare per raggiungere l’immunità di gregge, ma possiamo stimarla intorno al 70-85%.
Perché non possiamo raggiungere l’immunità di gregge lasciando il virus libero di circolare?
Il livello di immunità nella popolazione statunitense al giorno d’oggi è di circa il 10-12%. A New York è arrivata al 22% perché all’inizio della pandemia è stata colpita maggiormente. Negli USA contiamo ad oggi 352.000 morti per Covid. Se ipotizzassimo (esagerando) un grado di immunità nell’intera popolazione americana del 20%, significherebbe che per raggiungere l’immunità di gregge servirebbe sacrificare 1.200.000 persone nei soli Stati Uniti: una follia. L’unica strada per raggiungere l’immunità di gregge è la vaccinazione.
Dopo quanto tempo dalla somministrazione del vaccino sarò immune?
Entrambi i vaccini, Pfeizer e Moderna, richiedono due dosi per garantire l’immunità. Possiamo considerarci protetti a partire da 10-14 giorni dopo il richiamo (quindi dopo la seconda dose).
Posso vaccinarmi se sono immunodepresso?
Gli immunodepressi possono vaccinarsi. L’unica situazione in cui un immunodepresso non può vaccinarsi è quando il vaccino si basa su un virus vivo attenuato, perché in quel caso il virus potrebbe replicarsi nell’organismo, invece di essere eliminato come succede in una persona con un sistema immunitario funzionante. Per un immunodepresso è importante vaccinarsi contro il Covid, perché anche se la risposta immunitaria fosse debole, una debole risposta è comunque meglio di nessuna risposta.
Quando potranno essere vaccinati i bambini?
I bambini e le donne incinte sono più vulnerabili. Per questo, come da sempre nella storia dei vaccini, non si immunizzano bambini e donne incinte fino a quando non si è provato che il vaccino li protegge e induce su di loro la stessa risposta di quella provocata negli adulti. In questo periodo si stanno iniziando i test clinici sui bambini.
Cosa dobbiamo aspettarci dai prossimi mesi?
Quando saranno vaccinate tutte le persone a rischio, la situazione tornerà quasi alla normalità, con la riapertura di tutte le attività, ma mantenendo attive le misure di prevenzione. Quindi non saremo ancora pronti ad abbandonare le mascherine e il distanziamento, ma i bambini potranno sentirsi sicuri a scuola, potremo partecipare ad eventi sportivi, cenare al ristorante, eccetera. Il dottor Fauci stima che negli USA questo succederà a partire da Aprile. Se poi le vaccinazioni continueranno spedite, allora sarà possibile tornare all’assoluta normalità entro la fine dell’anno. [Chiaramente in questa previsione ottimistica non sono considerati ritardi nelle consegne da parte delle aziende produttrici e altri deficit organizzativi e per gli altri Paesi le tempistiche potrebbero variare considerevolmente.]
Cosa vorrebbe dire il Dottor Fauci a chi non vuole vaccinarsi contro il Covid?
Queste persone dovrebbero fare una riflessione per capire il motivo di tale scelta. Se questa si basasse solamente su fake news e presunti complotti, dovrebbero rivedere i rischi e i sacrifici che abbiamo dovuto affrontare negli ultimi mesi. Lo scorso anno è entrato nella storia, una simile pandemia non si vedeva da 102 anni, e tutta questa insensatezza basata su fandonie e fake news porterà solo alla morte di molte più persone. Il vaccino è assolutamente sicuro ed efficace. Non ci sono motivi per non volerlo fare.
Tempo fa è stato detto, a proposito di un noto fesso,
E’ impossibile sottovalutare il sig. *****, perché mentre voi lo giudicate in base alla penultima cazzata, lui ne ha già detta un’altra più grossa. – Zenone Eleatico.
Aggiungendo al verbo dire il verbo fare, è il ritratto di arcurietto nostro. L’avevamo visto qui rispondere in modo estremamente arrogante – in uno stile che non ritengo esagerato definire mafioso – a un giornalista che gli chiedeva conto delle siringhe ordinate, enormemente più care di quelle usuali. Non ha dato spiegazioni perché non aveva voglia di darne, oltre a non vedere il motivo per cui avrebbe dovuto dare spiegazioni su come stava sperperando i nostri soldi, e comunque per ordinare quelle siringhe c’erano validissime ragioni: erano ovviamente le più adatte. Le famose ultime parole famose.
Ecco l’ennesimo flop di Arcuri: “Siringhe inadatte per vaccini”
Il 40% delle siringhe inviate alla Lombardia non preleva con precisione la dose di 0,3 ml per il vaccino. La Regione usa i propri dispositivi. Disagi anche in Liguria
Giustificato l’acquisto, al prezzo doppio rispetto alle normali siringhe, di particolari dispositivi di precisione per ricavare una dose in più da ogni fiala, il super commissario Domenico Arcuri, riporta Libero che ha raccolto le lamentele dei sanitari, rifila alle Regioni delle siringhe che non funzionano.
La Lombardia, dopo la bufera sul ritardo nella somministrazione delle dosi di vaccino assegnate (ferma al 3,9%), lunedì 4 gennaio è pronta a partire con la campagna per vaccinare a tappeto medici, operatori sanitari e ospiti delle Rsa, al ritmo di 10-15mila inoculazioni giornaliere. Insieme alle 80.595 dosi consegnate alla regione il commissario straordinario ha spedito anche migliaia delle super siringhe indispensabili per ricavare il 20% in più del prezioso siero da ogni fiala targata Pfizer. Ogni fiala contiene 5 dosi di vaccino anti-Covid da 0,3 millilitri. Una volta scongelata dal frigo a -70 gradi, la soluzione deve essere diluita, utilizzando anche una comunissima siringa da 1 ml munita di tacchette. Peccato però – denunciano i sanitari – che circa il 40% dei dispositivi da 5 ml inviati da Roma – 8mila su 20mila – non solo non sia del genere di precisione luer lock, ma risulti del tutto inadatto. E, riporta Libero, molti ospedali lombardi saranno costretti a usare le proprie scorte di siringhe. Ma la fregatura assestata da Arcuri non riguarda la sola Lombardia. Stesso disguido anche in Liguria. Dove, come confermato dal presidente Giovanni Toti, si stanno utilizzando le siringhe stoccate negli ospedali, perché molti dei dispositivi arrivati sono da 3 e 5 ml. Inadeguati per riuscire a prelevare gli 0,3 ml di siero necessari per ogni dose. Oltre al flop delle siringhe, a mettere a rischio la riuscita della campagna è soprattutto la carenza di personale medico necessario per effettuare le vaccinazioni. Il bando, indetto dal commissario Arcuri, per il reclutamento di medici e infermieri è scaduto il 28 dicembre. Ma, per ora, sulle selezioni e sulle agenzie per il lavoro scelte per reclutare il personale non si sa nulla. Intoppi, pasticci e battute d’arresto che trasformano sempre di più la promessa di immunità per tutti in un traguardo irraggiungibile.
Potrebbe bastare? A noi sì (a noi è da almeno 11 mesi che potrebbe bastare, per la verità), ma non certo all’Immaginifico, alla sua sfrontatezza, alla sua spudoratezza, che si leggono senza veli nel suo tafanarico sembiante. E dunque
Vaccini, il 70% delle dosi resta in frigo. Ma Arcuri: “Non siamo in ritardo”
Le somministrazioni in Italia vanno a rilento, solo 31 mila al giorno. In arrivo altre 470 mila dosi in giornata
Vaccini, il 70% delle dosi resta in frigo. Ma Arcuri: “Non siamo in ritardo”
L’emergenza Coronavirus in Italia continua senza sosta. Resta alto il numero di contagiati giornalieri e allarmante quello relativo ai decessi, in tripla cifra da mesi ormai. Nonostante questo la campagna vaccinale è iniziata in modo molto lento. Dopo 5 giorni – si legge su Repubblica – siamo a quota 154.007 dosi inoculate: sono 31mila al giorno, meno di metà del minimo dei minimi (65mila al giorno) che secondo il Commissario straordinario Domenico Arcuri sarebbe necessario per non considerare “un fallimento” la campagna vaccinale contro il Covid [Calcolando, tolti gli under16, tolti immunodepressi e immunosoppressi e qualche altra categoria, 40 milioni di persone da vaccinare, a un ritmo di 65mila al giorno sono 615 giorni, più altrettanti per la seconda dose fanno 1230, ossia tre anni e quattro mesi e mezzo. E questo, secondo il signor Arcuri, non sarebbe da considerare un fallimento. D’altra parte cosa aspettarsi da un fallocefalo?]. Avevamo messo nei frigo 469.950 dosi, ne abbiamo somministrata una su tre. Ieri doveva essere il giorno del riscatto, dopo una partenza lenta. L’accelerata c’è stata, ma alle 23 di ieri sera erano 40mila le dosi inoculate, ben sotto il minimo sindacale quotidiano indicato dal Commissario Arcuri. Lo stesso commissario per l’Emergenza in una lettera al Corriere della Sera ha provato a fare chiarezza sulla situazione. “Non siamo in ritardo, colmeremo presto le asimmetrie tra le Regioni. All’Italia spettano quest’anno 40 milioni di dosi Pfizer: si comincia con 2.349.750 a gennaio e 1.879.800 a febbraio, con una frequenza di 470mila dosi la settimana. Ecco la risposta alla prima domanda: la Pfizer è la sola azienda autorizzata a immettere in commercio il proprio vaccino; lo distribuisce ai Paesi Ue in percentuale alla loro popolazione; all’Italia spetta il 13,46%; riceviamo quindi 470mila dosi a settimana. Saremmo i primi a volerne molte di più [e a me viene in mente quella favoletta del libro delle elementari con la contadinella Pierina che va in città a vendere il latte, che tiene in una brocca sulla testa, e strada facendo immagina che coi soldi del latte comprerà tante uova, dalle quali nasceranno tanti pulcini, che poi diventeranno galli e galline, e poi lei li venderà e coi soldi comprerà un maialino, che poi diventerà grande e grasso e lei lo venderà, e coi soldi comprerà una mucca, che le darà tanto latte e tanti vitellini, e lei venderà il latte e i vitellini e diventerà tanto ricca che tutti quelli che la incontreranno le faranno un bell’inchino dicendo “Buon giorno signora Pierina”, e nel dire così, entrata ormai nella parte, fa un bell’inchino e la brocca del latte che ha sulla testa si fracassa per terra]. Perciò aspettiamo Moderna: sarebbero altre 20 milioni di dosi per l’Italia. A febbraio – prosegue Arcuri – partiremo con le persone che hanno più di 80 anni, oltre 4 milioni. Poi saranno vaccinati gli anziani dai 60 agli 80 anni, le forze dell’ordine, gli insegnanti e il personale scolastico, i fornitori di servizi pubblici essenziali, gli operatori del trasporto pubblico locale, il personale carcerario e i detenuti”. Martedì, 5 gennaio 2021, qui.
Il quale governo nel frattempo ci proroga lo stato di emergenza nazionale (inesistente nella nostra Costituzione, non dimentichiamolo) fino a fine luglio.
Italia 27 dicembre 2020 Vaccino ai primi tre italiani allo Spallanzani
Israele 25 dicembre 2020 […] Intanto prosegue a tutto ritmo la campagna vaccinale: solo ieri sono state circa 74 mila le persone immunizzate con la prima dose per un totale, ad oggi, di oltre 200mila soggetti.
E a proposito di numeri
Simbolo, appunto
E comunque
Ovviamente sappiamo già come andrà a finire: non arriveremo neanche al 10% del minimo degli altri, e non riusciremo a mandare a casa nessuno, come non siamo riusciti a mandarli a casa col massimo dei morti e il massimo del disastro economico e il massimo della cancellazione dei diritti costituzionali, della legalità e della libertà. Oltre a questo, c’è anche la barzelletta del trasporto
Ma tranquilli: tutto il mondo ci ammira e ci prende a modello.
Sul Washington Post è uscito un reportage firmato dal corrispondente Chico Harlan sulla situazione di Roma. Il quadro che ne esce fuori è desolante. Ciò che colpisce il giornalista è il contrasto tra un passato ricco di vita ed un presente fatto di povertà e disoccupazione. È l’Italia del lockdown: un Paese tenuto fermo, senza alcun aiuto. Tintorie e negozi storici chiusi, boutique costrette a mettere il cartello “vendesi”, ristoranti una volta colmi di clientela ridotti a raccogliere qualche soldo con gli ordini d’asporto. Strade come Via dei Banchi Vecchi, da sempre traboccanti di vitalità, divenute silenziose e vuote. E poi l’immagine più straziante: la fila di persone davanti ad una chiesa, in cerca di un posto per dormire e di un pasto caldo. Famiglie che hanno perso tutto: il lavoro, i soldi, la casa. Questo racconto sembra essere ambientato nell’Italia del dopoguerra, invece ci troviamo nei giorni nostri. È la realtà che in molti non vogliono neppure vedere, per paura di veder crollare le proprie sciocche certezze. D’altronde l’ISTAT ha già fotografato la situazione con la freddezza dei numeri: negli ultimi mesi, 73.000 imprese hanno dovuto chiudere e di queste ben 17.000 non riapriranno più. Capite questo cosa significa? Significa che intere famiglie saranno trascinate nel vortice della povertà e dei debiti. È stato il Covid? No. Sono state le scelte criminali di un esecutivo che ha puntato a distruggere le piccole e medie imprese, ovvero il 95% del tessuto imprenditoriale italiano. Sono state le menzogne vendute come “potenza di fuoco”, aiuti mai giunti e soldi insufficienti. Sono state le bollette che hanno continuato a tartassare gli italiani, le limitazioni che hanno azzoppato gli esercizi, le chiusure insensate, le multe, le spese aggiuntive. Andrà tutto bene? No. Non finché avremo a capo del Paese gente nemica dell’interesse nazionale. Non finché saremo privi della nostra moneta e di una Banca Centrale in mano allo Stato, prestatrice di ultima istanza come nel resto del mondo libero e sovrano. Non finché continueranno a rifilarci impunemente la storiella del “non ci sono i soldi.” Fino ad allora, possiamo solo puntare a rimanere a galla. Matteo Brandi, 27 DICEMBRE 2020
Sempre restando in materia di Covid, andiamo in America, dove, ci informa TGCOM24:
Covid, Trump non firma la legge per gli aiuti economici: milioni di americani senza sussidi
Terribile, vero? Mostro infame, delinquente, farabutto, affamatore del popolo! Solo cliccando ed entrando nella pagina – e non tutti lo fanno – apprendiamo che il motivo per cui non ha firmato è che
Il presidente insiste per innalzare gli assegni da 600 a 2mila dollari, ma sono gli stessi repubblicani ad opporsi mentre i Dem sono favorevoli
Non ha firmato perché gli aiuti proposti sono elemosina da fame. E sapete perché i soldi per chi ha avuto gravissime perdite a causa dell’epidemia, sono una tale miseria? Premesso che il motivo per cui è passato tanto tempo dai precedenti aiuti erogati è che i democratici ne hanno bloccato la discussione e l’andata in porto nella speranza di farla approvare in “era Biden” per attribuirne a lui il merito (tipo il vaccino, per intenderci), e che una parte dei democratici sono favorevoli alla revisione (e tocca addirittura trovarsi d’accordo con Alexandria Ocasio Cortez, roba da non credere) e una parte dei repubblicani è contraria, quindi anche il sottotitolo è almeno parzialmente falso, premesso questo, il motivo per cui per gli aiuti è stata approvata quella miserabile elemosina da fame è che il grosso dei fondi disponibili per il programma “aiuti per il covid” è stato stanziato per aiuti alla Cambogia, Burma, Egitto, Pakistan, Belize, El Salvador, Costa Rica, Guatemala, Honduras, Nicaragua, Panana, finanziamenti al Tibet per determinare il prossimo leader spirituale, per il Kennedy Center, per gallerie d’Arte, per la costruzione di edifici per l’FBI, per i pesci della barriera corallina e per la carpa asiatica, per contare le seriole del Golfo del Messico, per la riproduzione di pesci in incubatrici federali, per l’allevamento dei polli, per l’impatto degli alberi caduti, sconti fiscali aggiuntivi per i produttori di alcolici e per le piste di corse di automobili, cambiamenti della legge sul copyright, una riduzione delle penalità per il trasporto dei giacinti (cazzo, pare quasi di essere in Italia!) eccetera. Qui il video con dati completi (è una piattaforma nuova e non sono riuscita a trovare il modo di incorporarlo). Qui altri dati interessanti sullo scenario che si prospetta se davvero alla fine il presidente risultasse Biden – e non mi sento di condividere la speranza dell’estensore sull’effetto benefico che il “moderato” Biden potrebbe esercitare sugli estremisti. E per concludere, torno brevemente alla questione dei vaccini in casa nostra.
PS: non c’entra niente (un po’ però anche sì), ma se vi avanzano ancora due minuti, andate a leggere anche questo.
Innanzitutto gli auguri di Natale di Donald Trump, che non ve li può fare direttamente perché Twitter lo ha censurato (evidentemente il Natale è una fake news) ma per fortuna qualcuno lo ha ripreso in tempo
— lunastorta 🇮🇹⭐⭐⭐ #CiSalviamoDaSoli#Resilienza (@lunastorta13) December 22, 2020
Poi il gioco più tipico di queste festività
E a proposito del Natale:
Poi c’è questo signore che non ha paura di chiamare le cose col loro nome e dirle a chi di dovere
E un altro signore che da ormai quasi un anno sta sperperando (e incamerando) miliardi nostri e alle richieste di spiegazioni risponde – abitualmente, non occasionalmente (che sarebbe comunque gravissimo) con intimidazioni di tipo mafioso
#Arcuri ‘non ho voglia di giustificare’ perché abbiamo acquistato siringhe che costano il doppio. ‘Perché sono soldi pubblici’, risponde il giornalista. E il supercommissario replica in toni mafiosi. Non posso commentare oltre.
Qui la sequenza completa, con la domanda del giornalista. E poi domando: è solo a me che viene da vomitare, letteralmente, a vedere quella faccia da maiale all’ingrasso, quell’espressione sordida, e a sentire quella voce unta e untuosa da sottosacrestia cosanostresca? E vale la pena di guardare anche questo
Non sono sicura che ventimila anni di galera – previa restituzione del maltolto, beninteso, che con tutti quei miliardi forse qualche impresa si riuscirebbe a salvarla – basterebbero a punire in maniera equa quello che ha fatto questo individuo.
Sul coviddi e i problemi ad esso correlati ha voluto mettere bocca anche il sedicente papa sedicente cattolico
E poi c’è la “variante inglese”, già, la terribile mutazione del virus. E sapete perché lo chiamano virus inglese?
La “variante inglese” si chiama così, non perché il virus sia mutato in Inghilterra ma perché la mutazione l’hanno scoperta i ricercatori inglesi. I quali hanno sequenziato 150.000 genomi di virus – il 60% di tutti i sequenziamenti effettuati nel mondo – a fronte di soli 976 in Italia. Ma si sa che da noi vanno per la maggiore gli “esperti” che vanno in TV e che ottengono incarichi politici, non quelli che lavorano nei laboratori e negli ospedali.
E ricordando che di mutazioni finora se ne sono contate 4000, ma quella dei famigerati brexiter è ovviamente la più peggissima di tutte. Compresa la varietà cinese, ovviamente, che comunque non si può dire, solo il perfido Trump ha osato. E giustamente la Gran Bretagna va severamente punita bloccandole tutte le merci
A suo tempo la UE si è letteralmente prostrata di fronte alla Cina. Gli stessi che oggi parlano di “variante inglese” strillavano al “razzismo” quando qualcuno parlava di virus cinese. In Italia si sono sprecate le esortazioni ad “abbracciare un cinese”. Chi voleva mettere in quarantena tutti coloro che, cinesi e non cinesi, arrivavano dalla Cina è stato bollato di “razzismo”. I traffici con la Cina non si sono mai interrotti. Di Maio ha spedito in Cina milioni di mascherine che in Italia mancavano. I virus mutano spesso, lo sa anche un ignorante come me. Ma il virus “inglese”, anche se molto contagioso, non è, dicono gli esperti, più letale di quello già in circolazione. Eppure basta ai burocrati della UE per mettere in atto una sorta di blocco economico nei confronti della Gran Bretagna. Come spesso accade il virus è solo un pretesto. Si cerca di punire la Gran Bretagna per la brexit. Gli euroburocrati però conoscono poco la storia. Napoleone cercò di strozzare la Gran Bretagna con il blocco economico, gli andò male. Ed andò male, un po’ di tempo dopo, ad un tale chiamato Adolf Hitler. Non credo che il paese che ha sconfitto Napoleone ed Hitler si spaventi di fronte a Macron, alla signora Merkel o a … Giuseppe Conte!
Ah, e poi il vaccino. Sono sempre stata assolutamente favorevole, come ho sempre detto, anche se soffro di diverse allergie, però ho appena visto una notizia, che rimette in gioco tutto
(“Il primo vaccino che non guarda in faccia nessuno”, ha commentato qualcuno)
Nel frattempo per noi sono pronti 70.000 agenti con droni e ogni altra sorta di strumenti di repressione, mentre con loro, invece, le stelle stanno a guardare.
Dove, visti i precedenti, la forma prudenziale di “Ho paura che” ha valore puramente estetico.
Sisto Ceci
“Come volevasi dimostrare , Arcuri anche con le siringhe ha combinato un enorme casino : DAI BANCHI A ROTELLE ALLE SIRINGHE CON AGO AVVITABILE. ARCURI HA RACCONTATO BALLE AI GIORNALISTI CHE HANNO RICHIESTO SPIEGAZIONI Io avevo già sentito qualcosa sui dubbi che erano stati sollevati riguardo al bando di Arcuri per l’acquisto delle siringhe necessarie a somministrare il vaccino anti Covid e la cosa mi aveva colpito. Mezz’ora fa ho seguito Tagadà e in base a documenti scritti in possesso dei giornalisti della trasmissione e alla testimonianza resa da un responsabile dell’ azienda che fornisce la maggior parte delle siringhe agli ospedali italiani (comprandole dalla Cina), sono emersi questi elementi che a mio parere sono sconvolgenti: 1) esistono due tipi di siringhe; per un tipo, l’ago viene collegato alla parte contenente il serbatoio/stantuffo tramite una leggera pressione, mentre per l’altro tipo vi è necessità di un’avvitatura, manovra che ovviamente richiede più tempo; 2) la siringa con l’ago avvitabile serve solo per utilizzi particolari ad esempio quando il materiale da iniettare è viscoso e vi è pericolo che le due parti si scolleghino per la troppa pressione; 3) la siringa con ago avvitabile costa DUE VOLTE E MEZZO QUELLA DELL’ALTRO TIPO; 4) tutto il mondo utilizza per il vaccino Covid il tipo meno costoso; 5) le siringhe con avvitamento sono poco richieste e quindi la loro produzione è molto limitata per cui le aziende devono attrezzarsi per fabbricarle il che significa che quando arriverà il vaccino non avremo le siringhe per somministrarlo; 6) ARCURI HA DECISO CHE SI UTILIZZINO SOLO LE SIRINGHE CON L’AGO AVVITABILE E IL BANDO DI ACQUISTO RIGUARDA ESCLUSIVAMENTO TALE TIPO DI MANUFATTI; 7) Arcuri è stato interpellato e il suo portavoce ha risposto che il Commissario aveva seguito il parere del CTS il quale organismo ha smentito di essere mai stato interpellato sulla scelta da fare. Anche l’ Istituto Superiore della Sanità ha fornito la medesima risposta e pure la Pfizer, interpellata, ha scritto che possono essere usate siringhe normali.
CARISSIMI CI STANNO ANCORA UNA VOLTA PRENDENDO PER I FONDELLI PER CUI DOBBIAMO AGIRE PER OTTENERE LE DIMISSIONI DI UN PERSONAGGIO CHE CON QUESTA VICENDA DIMOSTRA LA PROPRIA INCAPACITA’ O QUALCOSA DI PEGGIO.”
Così a naso direi qualcosa di peggio. E dopo i banchi a rotelle pagati oltre dieci volte il loro valore e costati miliardi e in parte mai arrivati e gli altri mai usati, dopo le mascherine pagate e mai arrivate, dopo dieci mesi di devastazione economica, sanitaria, sociale, politica, non è davvero facile nutrire dubbi sulla veridicità della denuncia. D’altra parte, quando si ha a che fare con la più perfetta esemplificazione del concetto di “espressione bovina”,
cos’altro aspettarsi? In compenso ci è molto chiaro che cosa ci aspetta nel prossimo futuro:
E dopo questa magnifica torta, poteva mancare la ciliegina? Ma no che non poteva mancare! Ed eccola, dunque
accompagnata da un’opportuna risposta
Come si suol dire, quando credi che abbiano toccato il fondo, hanno già cominciato a scavare. Il problema è che il culo che sta sprofondando sempre più è il nostro.
Quale guerra? Quella contro l’intelligenza, contro la cultura, contro la logica, contro il buon senso, contro la coerenza, contro l’educazione, contro la salute, contro la scuola, contro gli italiani. Con la fattiva complicità del signor Arcuri, commissario definito straordinario, giustamente, perché fra la gente normale una roba simile non riesci mica a trovarla. E partiamo dalla barzelletta della febbre.
E subito naturalmente qualcuno si precipita in difesa della ministressa, ma no, ma cosa dite, ma vi pare, la frase sì, insomma, più o meno c’è, ma va contestualizzata, che diamine! E vediamo dunque come ce la contestualizzano:
Lucia Azzolina sotto accusa: “C’è davvero questa frase nel documento ufficiale?”, il malinteso sul rientro a scuola
31 agosto 2020
“Ma davvero c’è un documento del Ministero dell’Istruzione che recita: ‘Uno studente che ha la febbre e non sa di averla non deve salire sull’autobus’? Fosse vero sarebbe la frase dell’anno”. Così Luca Bizzarri sui social ha innescato una discussione sulle linee guida per il rientro a scuola a settembre. Tutte le regole ufficiali del Miur sono state rese pubbliche per chiarire dubbi di famiglie e insegnanti, ma senza leggere il testo completo la frase citata da Bizzarri potrebbe risultare priva di alcun senso: in realtà va contestualizzata, in quanto si riferisce al fatto che la temperatura va misurata a casa e non all’ingresso degli istituti perché sarebbe troppo rischioso far viaggiare sugli autobus studenti che non sanno di avere la febbre. [E dunque? Questo “contesto” renderebbe comprensibile la frase? Logica? Dotata di senso? Qua mi sa che stiamo facendo concorrenza al sardino col bambino autistico
e il solito sbufalatore professionista che spiega che quella è una metafora e che lui la capisce. Vabbè, proseguiamo]
Altra questione importante è quella che riguarda l’uso della mascherina: per chi ha meno di 6 anni è già previsto che non debba essere utilizzata, mentre per gli altri il Comitato tecnico scientifico deve ancora esprimersi. [sempre per la serie siamo prontissimi, potenza di fuoco inclusa. Che poi comunque andrà a finire così
anche se qualcuno riuscirà sicuramente a farne buon uso
giusto perché non si dica che le mascherine sono inutili] Il Miur ha chiarito anche la questione dei banchi: quello monoposto è stato indicato come una delle misure utili per consentire il distanziamento degli studenti, [ehm…]
oltre a garantire maggior sicurezza [ehm…]
permetterà di rinnovare arredi [arredi? Qui mi pare si stia parlando unicamente di banchi. E che cosa ha a che fare la presunta necessità di distanziamento con quella di rinnovare dei banchi che sono sempre stati a due posti?] in gran parte obsoleti [siamo sicuri di conoscere il significato della parola “obsoleto”?]. Non va inoltre dimenticata l’intenzione di assumere nuovi insegnanti per evitare la formazione delle cosiddette “classi pollaio” [e le classi aggiunte coi nuovi insegnanti faranno lezione dove?]: nel decreto Rilancio sono previsti 977 milioni che dovrebbero favorire l’assunzione di 50mila persone tra docenti e Ata per la ripresa della scuola. (qui) [Che poi nessuno capisce per quale motivo a scuola debbano essere distanziati quando per arrivarci
oltre a essersi ammucchiati su spiagge e parchi giochi per tutta l’estate, senza nessuna conseguenza, evidentemente, dal momento che ora sono lì, in perfetta salute, pronti a entrare in classe]
Ma qualcuno immagina che gli azzoliniani prodigi si fermino qui? Ma figuriamoci!
La scuola riparte ma non per tutti: il piano Azzolina è un caos indecifrabile
7 Settembre 2020
L’istruzione riparte, e d’altronde non si sarebbe potuto fare altrimenti. Ma quella dipinta dalla ministra Lucia Azzolina è una scuola monca, dimezzata, confusa. A rischio. Le ore perse nel tempo pieno alle elementari non hanno ancora trovato spazi per essere recuperate e, al momento, sembrano semplicemente scomparse. Alle superiori si farà un po’ da casa, connessi con il pc, e un po’ dalle aule, seguendo rigide turnazioni. Laboratori e scambi internazionali finiranno nel dimenticatoio, con le palestre che a loro volta verranno utilizzate meno (in certi casi per niente). E con rigide regole per ridurre al minimo indispensabile i contatti tra i ragazzi. Nella consapevolezza che, però, tutto potrebbe saltare da un momento all’altro.
E così mentre la stessa Azzolina mette avanti le mani, specificando che la scuola “non è un luogo fatato” e di aver lavorato duramente a contatto con il ministero della Sanità per chiarire l’iter da seguire in caso di contagi, ecco che arriva la rabbia di chi, tra quei banchi, deve tornare a breve o è già tornato. Le maestre, ad esempio, attaccano la titolare dell’Istruzione per il fiume di divieti, troppi: “Un elenco infinito. Non si può neppure giocare a palla, nemmeno se la disinfettiamo noi”. Vietato anche scambiarsi i libri, le penne e le matite. E nessuno che si sia fermato un attimo a riflettere sulle conseguenze che tutto questo potrebbe avere sui ragazzi.
“La scuola è stata commissariata alla sanità – è l’allarme del pedagogista Daniele Novara attraverso le pagine di Repubblica – con un senso di angoscia che genera un eccesso di procedure e controlli. Anche l’obbligo di non spostare i banchi o la scelta dei nidi di Milano di far indossare alle educatrici tute, visiere, mascherine, guanti: un trauma per i piccoli. Impossibile fare scuola se non puoi fare più nulla. Ma così ledi i diritti dei bambini e la libertà di insegnamento. Dobbiamo riaprire le scuole, non dei sanatori”. Un caos generale nel quale alcuni istituti chiedono rinvii, non sentendosi pronti a garantire il rispetto delle regole imposte dalla Azzolina. E che vedrà il record di alternanza di insegnanti, soprattutto quelli di sostegno.
Le lezioni a distanza, in tutto questo, saranno complementari soltanto dove possibile. Ci sono scuole che, non riuscendo a garantire l’alternanza, vi faranno ricorso come strumento principale di insegnamento. Con il rischio di creare, secondo gli esperti, “una disaffezione ancora maggiore nei confronti dell’istruzione”. Chi prova a non chiudere del tutto le porte si trova alle prese con incastri da Settimana Enigmistica: classi divise in gruppi di alunni ristretti che si alterneranno. A volte in aula, a volte al pc, altre impegnati a casa in lavori assegnati dagli insegnanti. Soltanto a ragionarci viene il mal di testa. Ma la cosa non sembra preoccupare più di tanto la Azzolina. (qui)
E poi ci sono i disabili. Che però non ci sono. Nel senso che ci sono perché esistono, ma non ci sono nell’azzoliniano spazio endocranico: o nessuno le ha detto che esistono, o non gliene frega un canterano intarsiato. Abbandonati a sé stessi da quando le scuole sono state chiuse, e nessuna direttiva per loro per la riapertura.
Piccola perla collaterale
Quando l’ho vista ho pensato a Lercio, o al salto di un pezzo di frase che rendesse incomprensibile il tutto. E invece no, è tutto vero alla lettera.
E ora basta davvero, che di questa buffonata veramente non se ne può più.