DI NUOVO CLIMA E AMBIENTE

Parto con questo interessantissimo commento.

Rafael Romo (@rrockman) ha detto:

18/10/2021 ALLE 11:30 AM

Boghossian e Lindsey sono leggende…
A proposito di Climate Change (va scritto in inglese e maiuscolo, per designarlo bene come ideologia…) ha avuto discreto successo un mio tweet di risposta a una risposta ad articolo di Bloomberg.

Stranamente nessun campione della causa mi ha dato contro.
A proposito del periodo a cui mi riferisco nel tweet, un fatto di cui nessuno parla: la gran parte dei periodi di successo per le specie animali e vegetali sono stati periodi di estremo calore (estremo se comparato a quello attuale.)
Per la maggior parte del Secondario e del Terziario non abbiamo avuto ghiaccio sul pianeta. Neanche un po’! E quasi tutte le estinzioni di massa sono state causate da eventi che hanno raffreddato il pianeta (che comunque non è stato abbastanza per provocare glaciazioni, almeno in quelle ere) come vulcanismo e asteroidi, che sollevando ceneri/polveri hanno fatto scendere la temperatura di svariati gradi.
Anche le ultime glaciazioni bisogna ricordare, sono state associate a grandi estinzioni. E bisogna ricordare che geologicamente e cosmicamente parlando, siamo appena usciti da una glaciazione. Statisticamente siamo in uno dei periodi più freddi che il pianeta abbia vissuto/sopravvissuto: le temperature DEVONO salire e salirebbero anche senza di noi: stiamo accelerando un processo naturale.
Ora, ovviamente le specie che vivono in questo periodo sono adattate al freddo, dato che sono quelle sopravvissute al filtro dell’era glaciale. E in quanto tali, soffriranno sicuramente di un riscaldamento veloce (anche se si estinguerebbero ancora di più per raffreddamento veloce.)
Ma lamentarci del fatto che il mondo stia diventando sempre più caldo e umido è una tendenza che gli animali, se potessero, accuserebbero come “animalicida”: i biomi con più biodiversità al mondo sono le foreste pluviali. Calde e umide.
Quello che causa danni può essere la velocità del cambiamento, si. Ma causa danni più che altro a specie che sono specializzate per climi freddi e quindi comunque destinate a soccombere nel lungo termine: stiamo accelerando quello che la natura farebbe comunque.
Il vero danno che stiamo creando è quello di distruggere/eliminare fisicamente gli ambienti in cui le specie vivono. La distruzione fisica degli ambienti è la prima causa di estinzione di ogni specie e non c’entra assolutamente nulla col riscaldamento globale. Si tratta di un danno che paradossalmente i tanto amati pannelli solari potrebbero solo esacerbare, dato che nessuna specie potrebbe vivere su territori adibiti al solare (o all’eolico, se è per quello.)
Il problema della distruzione degli ambienti naturali però è quasi assente nei paesi sviluppati (in cui le foreste stanno solo aumentando) ed è invece terribile nei paesi in via di sviluppo. Per questo non se ne sta parlando più: renderebbe troppo evidente che è la povertà umana che sta uccidendo specie viventi più di ogni altro problema. Non le emissioni. Solare e eolico sono quindi terribili come soluzioni per due grossi e diversi motivi: necessitano di distruzione degli ambienti naturali e in aggiunta non fanno nulla per risolvere la povertà che porta a questa distruzione per altri motivi. Anzi, con i loro costi più alti, possono solo peggiorare la situazione.
Un bel casino.

Qualche altro dato, a tale proposito.

Giovanni Negri

Ora, terminata la gigantesca kermesse ideologica-mediatica-affaristica di Glasgow, resti agli atti che:

-250 d.C. : Roma decide di piantare viti in tutta Europa. Marco Aurelio Probo affida alle legioni il vitigno adatto a un clima freddo.
– 380 d.C. : Estate di San Martino, nuova agricoltura da clima mite nel centro Europa. Martino regala metà mantello al viandante perché è generoso, ma prima ancora perché gli è sufficiente coprirsi con l’altra metà. – 800 / 1300 : Ottimo Climatico Medievale. Grande caldo, è questo clima la culla dei mercati all’aperto, cuore del Rinascimento. Groenlandia terra verde scoperta dai Vichinghi. Terranova battezzata Viinland. Olivo in tutto il nord Italia, dalla Valtellina alla Romagna. Viti e vini in Danimarca, Germania, Scozia, Polonia. Nuovi prodotti agricoli inondano i borghi medievali, creazione delle grandi città mercantili europee. Dall’ Ottimo climatico medievale nasce l’Europa oggi conosciuta come tale.
– 1550 / 1850 : Piccola Era Glaciale. Freddo: carestie, peste. Oltre un metro di neve a Napoli e a Palermo. Scomparsa della vite e dell’olivo da buona parte dell’ Europa. Drastica riduzione della produzione agricola causa freddo. Carestie, aridità, miseria. Seguono epidemie e pestilenze in tutto il continente. Picco di 35 gradi sotto zero nel Gennaio 1709. Grandi fiumi, laguna di San Marco e principali porti europei ghiacciati.

Non a caso la specie umana si è sviluppata a partire dall’Africa, e non dalla Scandinavia o dalla Terra del Fuoco.
Ma c’è chi invece ha deciso che il problema esiste ed è serio, e non si perde in chiacchiere, ma si dà invece da fare a trovare soluzioni concrete.

Sepoltura green, la trovata da brividi del vescovo Usa

Michael Jackels, arcivescovo di Dubuque, ha scritto un messaggio alla sua diocesi suggerendo due alternative alla sepoltura classica, per “salvare” il pianeta: l’idrolisi alcalina e il compostaggio. Un’idea che si inchina all’utilitarismo del mondo e ignora che la sepoltura è “segno” con cui si confessano precise realtà di fede trasmesse dalla Bibbia.

Un vescovo decide di inviare, in prossimità della Commemorazione di tutti i fedeli defunti, un messaggio alla sua diocesi. Titolo: Alternative ai metodi tradizionali di sepoltura (qui l’originale e qui la traduzione in italiano). In tempi normali ci sarebbe da rallegrarsi che un pastore abbia a cuore che le proprie pecorelle comprendano il senso profondo dell’inumazione e che prendano le distanze dalle alternative, come la cremazione, ormai molto diffusa, la quale, anche quando vi si ricorre senza negare il dogma della risurrezione della carne o mancare di rispetto per quel corpo che è stato tempio dello Spirito Santo, dal punto di vista del segno si allontana fortemente dal significato espresso dall’inumazione.

In tempi normali, appunto, non nel nostro tempo. Perché monsignor Michael Jackels, arcivescovo di Dubuque, negli Stati Uniti, ha invece pensato bene di spronare i fedeli a forme alternative di sepoltura, decisamente più green. La lettera di Jackels è perfettamente in linea con la metodologia “eco” che fa della descrizione catastrofista della situazione attuale la sua chiave di volta, e scarica immancabilmente sull’essere umano la responsabilità di tutto. Già, perché per il vescovo di Dubuque, sull’uomo pesa la colpa di inquinare l’ambiente non solo da vivo, ma anche da morto. Leggere per credere: «Nel mondo, ogni secondo muoiono due persone. Negli Stati Uniti ogni anno muoiono circa 2,5 milioni di persone. Ciò rende la questione delle pratiche di sepoltura un problema ambientale significativo. Si stima che più di 130 miglia quadrate di terra saranno necessarie per le sepolture in terra delle persone che si prevede moriranno nei prossimi vent’anni». Insomma, il pianeta Terra è destinato a divenire un cimitero.

Ma questo è nulla perché, se gli uomini si ostinano a farsi inumare, le risorse naturali vengono sprecate «per produrre bare, il terreno viene riempito di cemento per le volte, e l’acqua freatica viene inquinata dai rifiuti dell’imbalsamazione». Un bel problema. Se la cremazione potrebbe sembrarvi una ragionevole via d’uscita a questa drammatica situazione, vi sbagliate di grosso. Perché è vero che si risparmia terreno, «ma una singola cremazione usa circa trenta galloni di carburante, e sia la combustione che il corpo stesso rilasciano sostanze inquinanti nell’aria». Nemmeno prendere la salma, metterla sotto terra, evitando accuratamente di sprecare risorse per fare una lapide, accontenta il vescovo zelante, perché rimarrebbe pur sempre il problema spaziale: «Consuma ancora terra».

Insomma, campare a lungo significa erodere per troppo tempo le risorse del pianeta, ma anche la morte appare come l’ultimo sfregio fatto a Madre Terra. Che fare, dunque? Una soluzione c’è, anzi due: idrolisi alcalina e compostaggio, già respinte dai “colleghi” vescovi di Jackels (vedi qui). Ve lo spiega l’arcivescovo, che in questo caso non ama la comunione con la propria Conferenza episcopale: «Un’altra opzione è chiamata idrolisi alcalina: una combinazione di acqua calda, liscivia, aria compressa e circolazione usata per liquefare un cadavere in poche ore, cadavere che può poi essere smaltito in modo sicuro nel terreno». Oppure il compostaggio: «Il corpo viene messo in un contenitore, coperto con trucioli di legno, paglia ed erba medica, usando il calore per uccidere i batteri e il flusso d’aria per la decomposizione». E poi diventare un terriccio fertile fertile, che genera nuova vita (qui un video di ideale pia cerimonia di compostaggio). Pensate che sollievo: uscire in giardino e chiedere, davanti a un albero: “Nonno, posso prendere una mela dal tuo ramo”?

Se leggendo queste cose, avvertite un senso di ripugnanza, se vi sembra che la riduzione del corpo umano a rifiuto organico sia un tantino irriverente, ci pensa mons. Jackels a soffocare i moti della vostra coscienza cattolica: «Tutto ciò è più offensivo del processo coinvolto nell’imbalsamazione del corpo, nel vestirlo come una bambola per bambini, e applicargli il trucco? O è più offensivo dell’uso della Chiesa di tagliare il corpo di un santo in pezzi per le reliquie? E la sepoltura tradizionale non è irrispettosa della buona e verde terra di Dio?». L’importante è solo «la disposizione del liquido o della terra in modo reverenziale, come la corretta disposizione delle ceneri».

Se mons. Jackels avesse anche spiegato che Gesù e la Madonna avevano inventato l’opzione Ascensione-Assunzione per rispettare la «buona e verde terra», avrebbe aggiunto una nota di dogmatica incontrovertibilità alle sue stravaganti argomentazioni. Sarà per la prossima volta.

La posizione dell’arcivescovo di Dubuque non dev’essere ritenuta un delirante assolo: cadremmo nel medesimo errore di chi, anni fa, pensava che quanto oggi ormai vediamo proclamato dal vertice della Chiesa fosse una stravaganza che mai avrebbe trovato accoglienza nel popolo di Dio e nei suoi pastori. Mons. Jackels semplicemente spinge fino in fondo la liquidazione del “segno” nella vita della Chiesa: per lui – e per molti altri – basterebbe salvare a parole la fede nella risurrezione della carne e il rispetto del cadavere del defunto, per poi realizzare il contrario. Esattamente come chi straparla di rispetto del corpo dell’uomo vivente, ma poi giustifica qualsiasi aberrazione sessuale o non difende più l’indisponibilità del corpo umano per finalità sperimentali.

Il cadavere dev’essere sepolto nella terra, come il chicco di grano che, per dare frutto, muore (cfr. Gv 12, 24). Ed è sempre l’idea della semina che ricorre anche in san Paolo: «Si semina corruttibile e risorge incorruttibile; si semina ignobile e risorge glorioso, si semina debole e risorge pieno di forza; si semina un corpo animale, risorge un corpo spirituale» (1Cor 15, 42-44). L’inumazione esprime potentemente queste verità rivelate.

L’uomo proviene dalla terra che Dio ha creato, nella quale Dio stesso ha infuso il soffio vitale (cfr. Gn 2, 7); allorché l’alito vitale torna direttamente al suo Creatore, il corpo viene nuovamente affidato alla terra, perché torni ad essere polvere (cfr. Gn 3, 19), in attesa della risurrezione dei morti. L’anima viene direttamente da Dio e a Dio torna direttamente; il corpo viene da Dio, mediante la terra, e, una volta che la morte è entrata nel mondo per il peccato, a Dio ritorna mediante la terra. Non possiamo disporre dei corpi a nostro piacimento.

L’uomo non può essere sottoposto a logiche utilitaristiche e funzionalistiche, non può essere subordinato a quella creazione di cui è signore. Signore del creato, fratello dei suoi simili, creatura di Dio e, nella rigenerazione battesimale, tempio della Santissima Trinità: la sepoltura deve confessare integralmente queste realtà di fede.
Luisella Scrosati, qui.

Come già detto in altre occasioni, questa è una religione fondamentalista altamente pericolosa, che se continuerà a essere seguita e a celebrare i suoi riti, non potrà avere che un unico sbocco:

Continua alla prossima puntata.

barbara

ANCORA CLIMA E AMBIENTE

Iniziamo con due parole ai giovani manifestanti anti-blablabla. Perché “no more blablabla” significa “basta chiacchiere a vuoto e passiamo ai fatti”, giusto?

-Ciao papi, allora me li dai i soldi per il nuovo telefono?
-No.
-Ma come no? Hai detto che forse me li davi se prendevo la sufficienza in Storia!
-E’ vero, ma è successo prima che tu andassi alla manifestazione Friday For Future.
-MA CHE C’ENTRA SCUSAAA?!!
-Intanto non urlare che provochi inquinamento acustico ed emetti anidride carbonica in quantità anomala. Ti spiego: vedi amore di papà, tu e tutti quei ragazzi in piazza mi avete fatto riflettere e ho capito che fino a oggi ho agito da irresponsabile, quindi farò qualcosa per il tuo futuro, proprio come avevi scritto sul tuo cartellone.
-MA IO HO BISOGNO DI QUEL TELEFONO!!!!
-Intanto non ti agitare, che la tua termogenesi aumenta, causando un notevole dispendio energetico. Ti spiego: il tuo telefono funziona ancora?
-NO!!! CIOE’ SI’, MA E’ RALLENTATO E POI E’ UN MODELLO DI UN ANNO FA!!
-Visto? Funziona, dunque è un falso bisogno, indotto dal consumismo esasperato che in piazza dicevate di volere abbattere. Pensa che grazie al tuo sacrificio ci sarà un telefono in meno da smaltire come rifiuto. Brava! Sono fiero di te!
-MA NOOO! DAI PAPI PERO’!!!!! GUARDA CHE LO COMPRO CON I SOLDI DELLA GITA SCOLASTICA AD AMSTERDAM EH…
-Ah. A proposito di gita, ti informo che non ci andrai.
-COOOOSAAA?!!!!
-Amore di papà, io mi sento così in colpa per quello che abbiamo fatto al pianeta che vi lasceremo, che mi sono informato e ho letto che il traffico aereo è uno dei maggiori fattori di inquinamento dell’aria. Ogni giorno più di 100.000 aerei rilasciano tonnellate di CO e UHC che danneggiano vegetazione ed ecosistemi, con un’azione climalterante che contribuisce in modo incisivo al surriscaldamento del pianeta.. Quindi non ci andrai. Brava! Sono fiero del tuo impegno per un’aria più pulita!
-NOOOO!!!! IO CI VADO IN GITA!!!
-Io non credo.
-SI’ INVECE!!!
-No tesoro, non ci andrai. Ma perché ti arrabbi che poi mangi troppo per il nervoso contribuendo alla sovralimentazione delle popolazioni dei paesi sviluppati? Hai chiesto tu che si facesse qualche sacrificio per l’ambiente e io sono molto fiero della tua coerenza!
-MA CHE C’ENTRO IO?!!!! DILLO AI POLITICI NO?!!!
-E cosa pensi debbano fare i politici?
-MA CHE NE SO IO! …ELIMINARE LA PLASTICA, GLI ALLEVAMENTI INTENSIVI…’STA ROBBA QUA INSOMMA…
-Bravissima amore di papà! Allora niente più scarpe da ginnastica in plastica, soprattutto quelle prodotte all’altra parte del mondo da persone della tua età, sfruttate e impoverite dal consumismo occidentale. E niente più Mac Donald’s, che deforesta e usa troppa chimica nei suoi prodotti.
– PAPAAAA!!! SMETTILA!!!
-Amore, non sbattere i piedi a terra in quel modo, che piccole variazioni in questo spazio fisico producono grandi variazioni nel comportamento a lungo termine di un altro spazio fisico.
-IO TI ODIO!!
-Per amore tuo lo sopporterò. Aggiungo che l’odio è un atteggiamento che innalza alcuni ormoni a sfavore di altri, poi dobbiamo andare dall’endocrinologo che sta dall’altra parte della città, e in bicicletta sai, è una bella pedalata! Te l’ho già detto che per salvaguardare l’ambiente e ridurre i consumi di combustibili fossili, ho deciso che la macchina si userà solo se la destinazione da raggiungere supera i dieci chilometri di distanza, come da raccomandazioni ecologiste? Dunque a scuola ci andrai a piedi. Tre chilometri sono una passeggiata salutare in fondo e sarai contenta che non ti accompagnerò più con l’inquinante automobile fino a davanti la porta della classe.
-Papi, dimmi la verità…ti stai drogando? Hai iniziato a bere?
-Ma no amore di papà. Anche noi andavamo ad Amsterdam con la scusa della gita, ma poi la cosa finiva lì.
-IO NON CI STO CREDENDO! MA FAI SUL SERIO?!!
-Sì amore di papà. Voi avevate ragione e noi torto, per questo cambierò i nostri comportamenti criminali nei confronti dell’ambiente. C’è un’altra cosa, da oggi in poi niente più capi colorati, perché per tingere i tessuti si utilizzano ogni anno 9 trilioni di litri di acqua e tonnellate e tonnellate di oltre 8000 sostanze chimiche che poi vanno nel terreno, nei fiumi e nel mare. Quindi vestiremo solo tessuti ecosostenibili, naturali, non tinti…Hai presente quel grigiolino, avanino? Al limite il giallino dei capi sbiancati al bicarbonato o il verdolino di quelli colorati con le erbe? E niente zainetti nordeuropei, visto che i tessuti sintetici come il Nylon creano ossido di azoto, un gas a effetto serra 310 volte più potente dell’anidride carbonica. La shopper in tela grezza del negozio di fiori andrà benissimo.
-MA PAPA’…C’E’ SCRITTO “DITELO CON UN BAOBAB”!!!
-Bello. Etnico, equosolidale, multiculturale, proprio come piace a noi… Ah! E basta anche con quei coloranti assurdi che usi per farti i capelli da disadattata, che sono un fattore inquinante considerevole visto che se ne usano 1.300 tonnellate l’anno solo nel nostro paese.
-BASTAAA! MAMMAAAA!!! PAPA’ E’ IMPAZZITO!!!
-Amore di papà, già che ci sei, dì alla mamma che la nuova macchina per il caffè la può vendere, perché si calcola che ogni giorno si debbano smaltire milioni e milioni di quelle capsule in alluminio colorate estremamente inquinanti.
-……….VOGLIO MORIRE!!!
-E gli assorbenti… Quelli, in stoffa. Da lavare e riutilizzare. Meno alberi abbattuti, meno sbiancanti, meno colla, meno ali, meno rifiuti.
-AAAAAHHHHHH!!!!!
-Ah, un’ultima cosa amore di papà, per una ragazza che voglia sembrare impegnata e responsabile come te, il 6 a Storia dopo mesi e mesi di insufficienze è un autentico VOTO DI MERDA!!, (ma visto che parliamo di un concime organico naturale, hihihhihihihi!!! Una goduria questo ecologismo.)

Perché è un fatto che una gran parte dei ragazzotti che seguono Greta all’unico scopo di saltare un giorno di scuola, fanno i gretini col culo degli altri, o meglio, credono di fare i gretini col culo degli altri, perché siccome per andare a manifestare non vanno a scuola, restano ignoranti e non si rendono conto che prima o poi le conseguenze della religione ecologica toccheranno anche il loro, di culo

Perché, come già detto, l’ecologismo è una religione fondamentalista estremamente pericolosa per quanto riguarda i fedeli, ma è un affare da miliardi di miliardi di euro per quanto riguarda i gran sacerdoti. E le tasche da cui dovrà uscire tutta quella immensa montagna di soldi  sono le nostre. Però vuoi mettere la gioia di poter tornare a vivere come ai ben tempi di una volta, liberi e felici e con l’aria pulita…

Giovanni Bernardini

IL SIGNOR MALTHUS

Gli esseri umani si procurano oggi ciò che è necessario alla loro esistenza usando tecniche, strumenti, modi di lavorare e produrre che hanno un impatto ambientale enormemente superiore rispetto a quelli usati in passato. Questa è una delle idiozie più largamente diffuse e propagandate dai mistici dello pseudo ambientalismo. La sostengono un po’ tutti, da papa Bergoglio a Greta Thunberg. In passato esisteva una dolce armonia fra uomo e natura, questa è stata brutalmente rotta dalla rivoluzione industriale. Da allora è iniziata la marcia dell’umanità verso la distruzione.
Ma stanno così le cose? Vediamo.
I nostri antichissimi progenitori erano cacciatori e raccoglitori. Si procuravano il cibo cacciando i più disparati animali e mangiando frutti erbe e bacche che trovavano sul loro cammino.
Proviamo a fare un esperimento mentale. Tralasciamo ogni considerazione su tutti i beni diversi dal cibo di cui oggi disponiamo. Limitiamoci alla pappa e facciamoci la seguente domanda: cosa succederebbe se noi OGGI ci procurassimo il cibo usando solo caccia e raccolta? La risposta è incredibilmente semplice: nel giro di pochissimo tempo distruggeremmo ogni traccia di vita animale e vegetale sul pianeta e morremmo a centinaia di milioni. Lo stile di vita dei cacciatori- raccoglitori era quanto di più distruttivo per l’ambiente si possa immaginare. Come mai allora qualche millennio fa l’ambiente non era a rischio? La risposta di nuovo è semplicissima: l’ambiente non era a rischio perché il modo usato dagli umani per procurarsi da vivere impediva lo sviluppo demografico. Gli uomini erano pochissimi, la mortalità altissima, la vita breve e difficile. Per questo caccia e raccolta, per quanto distruttive, avevano effetti molto limitati.
Le grandi rivoluzioni nei modi di produzione, a partire dalla invenzione dell’agricoltura e dell’allevamento nel neolitico, hanno introdotto modi di produrre più efficaci ed efficienti e a minor impatto ambientale. Questo e solo questo ha permesso il miglioramento delle condizioni di via degli esseri umani, l’allungamento della speranza di vita e lo sviluppo demografico.
I veri ambientalisti oggi dovrebbero chiedere che vengano introdotti modi di produrre energia e beni sempre più efficaci ed efficienti che, proprio per questo, hanno un minore impatto ambientale. Il nucleare è uno di questi. Produce enormi quantità di energia a costi limitati e ad impatto ambientale zero. L’eolico fa l’esatto contrario: produce poca energia a costi elevatissimi e ad altissimo impatto ambientale.
Non proseguo in un discorso che potrebbe diventare lunghissimo. Aggiungo solo una cosa: do per scontato che nessuno si proponga di ridurre di qualche miliardo di persone il genere umano. Molti mistici dello pseudo ambientalismo lo fanno: i più coerenti fra loro auspicano l’estinzione volontaria del genere umano (spero siano sinceri quando usano il termine “volontaria”). Altri, meno coerenti, a cominciare da Greta Thunberg, non arrivano a tanto ma questo è il senso delle loro farneticazioni: dobbiamo diventare tutti più poveri e ridurre drasticamente il nostro numero. Punto e basta. Resta aperto un problemino: CHI deve abbandonare questo mondo brutto e consumistico?
Ovviamente non scoprono nulla di nuovo. Il vecchio signor Malthus li ha anticipati di oltre due secoli. E dire che la sinistra del suo tempo lo considerava un terribile reazionario!

Ma naturalmente non lo chiederanno, perché se la religione è l’oppio dei popoli, l’ecologismo ne è il crack, che ha l’effetto di spappolare il cervello. E ora, prima di chiudere, ascoltiamo che cosa ha da dire il nostro pianeta, che tanto i signori ecologisti si affannano a voler salvare, a costo della distruzione dell’umanità.

(segue alla prossima puntata)

barbara

E QUESTO È IL NOBEL PER LA FISICA

che non chiamo testa di cazzo perché non voglio offendere il cazzo con tale paragone improprio.

Il Nobel Parisi fa il grillino del clima

E allora? Torniamo alla candela? Al calesse? Aboliamo i cimiteri e, quasi del tutto, la doccia, come suggeriva Fulco Pratesi del Wwf? E soprattutto, c’era bisogno di premiare con il Nobel la tesi del ritorno all’età della pietra? Ieri, Giorgio Parisi, fresco del prestigioso riconoscimento dell’Accademia svedese, intervenendo alla Camera, ci ha deliziato con la sua teoria sulla decrescita: se il Pil “rimarrà al centro dell’attenzione”, avremo “un futuro triste”. E poi la solita requisitoria ai governi che non fanno abbastanza, che sul clima hanno ottenuto risultati “estremamente modesti”. Il “bla bla bla” di Greta Thunberg.
Ma è proprio così? Non ci permettiamo di competere sul piano della scienza con il professor Parisi. Ma non vorremmo neppure che la scienza fosse sommersa dall’ideologia. Perché, al contrario di quanto sostiene il Nobel tricolore, la scienza e la tecnologia offrono e offriranno parecchie soluzioni per rendere la crescita sostenibile. Il nucleare, anzitutto, quello di ultima generazione e quello che, forse già dagli anni Duemilaquaranta, potrà ricorrere alla fusione. E poi i sistemi per catturare l’anidride carbonica dall’atmosfera. Mentre altre soluzioni che ci spacciano per ecologiste, tanto amiche dell’ambiente (e dei diritti umani) non sono: basti pensare al ciclo di estrazione dei minerali necessari a costruire le batterie per le auto elettriche, allo sconvolgimento ambientale che quel processo comporta, all’abuso delle popolazioni del Terzo mondo, alla partita geopolitica delicatissima che si gioca attorno a un settore sul quale si è tuffata – e certo non in virtù di una genuina preoccupazione per la “casa comune” – la Cina di Xi Jinping.
Alla fine, aveva ragione Giulio Andreotti: questi verdi sono come i cocomeri, verdi fuori e rossi dentro. Ma con una puntina di giallo grillino: quel tocco di decrescismo “felice” che è una bufala scientifica e un pericolosissimo programma politico. Già, perché poi le transizioni ecologiche – e tanto più pervasivamente quanto più esse sono fondamentaliste – le paga il ceto medio. Quello al quale stanno raccontando che il salasso “è necessario”, se no entro qualche decennio moriremo tutti. “Le inondazioni, gli uragani, le ondate di calore e gli incendi devastanti di cui siamo stati spettatori attoniti sono un timidissimo assaggio di quello che avverrà nel futuro su una scala enormemente più grande”, minaccia Parisi. Bravo, bis, premio Nobel. Il destino volle che il fisico della Sapienza non se lo filò nessuno quando inventò le equazioni che descrivevano i quark, mentre, ora che supera a sinistra Greta e Vanessa, i cervelloni di Svezia sono caduti ai suoi piedi. È l’emergenza climatica, bellezza. Aveva ragione Cacciari: ogni scusa è buona per governare con lo stato d’eccezione.
Forse l’ambientalismo apocalittico ci porterà alla decrescita. Ma intanto, grazie alla moda green, tasche e fama di qualcuno cresceranno eccome…
Nicola Porro, 9 ottobre 2021, qui.

E niente, chiedo preventivamente scusa al cazzo ma bisogna che lo dica: Giorgio Parisi, sei una testa di cazzo. E mi torna in mente una recente discussione con una signora che si definiva “ecologista dalla testa ai piedi” e che “l’emergenza climatica” e che “è sotto gli occhi di tutti” e che “io leggo”. Quando le ho risposto che anch’io leggo, e trovo informazioni e dati molto diversi da quelli che dice lei, mi ha replicato: “Lei legge quelli, io leggo gli altri”. Replica due volte sbagliata: primo perché io non leggo “quelli” bensì tutti, e li metto a confronto, secondo perché ha ammesso che lei legge solo quelli che concordano con la sua ideologia. E così quando – un classico – le ho fatto notare, a proposito del presunto riscaldamento, che duemila anni fa Annibale ha potuto attraversare le Alpi con gli elefanti mentre oggi non si potrebbe fare perché le Alpi sono interamente coperte di neve e ghiaccio, mi ha risposto: “Evidentemente non è passato per le Alpi”, cioè il famoso “se i fatti non si accordano con l’ideologia, bisogna eliminare i fatti”. Compresi quelli storici. E a proposito di “rispetto per l’ambiente”, propongo una riflessione di Fulvio Del Deo sulle famigerate auto elettriche

LE “ECOLOGICHE” AUTO ELETTRICHE

I modelli più economici di auto elettriche (attorno ai 20.000 euro) hanno un’autonomia che non va oltre i 250 chilometri.
Se si è disposti a spendere di più (oltre i 60.000 euro) si può arrivare fino a ben 500 chilometri di autonomia.
La batteria delle auto elettriche in genere è garantita per 8 anni di vita. Sostituirla non conviene perché è più conveniente comprare una macchina nuova.
Ma le batterie esauste, che fine fanno? Come vengono smaltite?
Secondo il professor Paul Anderson, dell’università di Birmingham, intervistato dalla BBC, il problema è serio e pericoloso, e nessuna soluzione efficace è stata ancora adottata su vasta scala dai produttori.
Intanto, la produzione di batterie per e-car aumenta del 25% l’anno in media, e tra 10 o 15 anni la quantità di batterie da smaltire e riciclare sarà drammatica: le batterie a litio e ioni attualmente usate come propulsori delle auto elettriche contengono molti elementi pericolosi e inquinanti, dal cobalto al nickel al manganese.
Al momento, la media delle batterie riciclate si aggirerebbe attorno a un misero 5%. Le batterie delle e-car sono composte tra l’altro di centinaia di cellule e hanno mostrato una tendenza a esplodere se smantellate in modo non accurato.

E poi ci sarebbe questo piccolo dettaglio:

Siamo tutti d’accordo che queste infanzie siano sacrificabili? Che queste vite siano sacrificabili? Sono effetti collaterali accettabili per le nostre coscienze ecologiche? Ne vale la pena in cambio di un ambiente pulito? Cioè pulito qui, dove sta la nostra bella auto elettrica, perché in realtà è così che funziona

E più precisamente

E tornando al nostro superfisico secondo cui non è il PIL la cosa importante, cioè i soldi: supponendo per un momento che le auto elettriche fossero la soluzione per un ambiente migliore, io 60.000 euro in banca non li ho, e neanche 20.000: me li regala lui i soldi per comprarla? E per le bollette maggiorate del 40%? E per tutto il resto? Niente, è sempre lì che bisogna tornare: è una testa di cazzo. Infatti non mi sembra che abbia neanche lontanamente accennato a questo

E d’altra parte, se non lo fosse mica glielo avrebbero dato il Nobel, no?

barbara

DIFENDIAMOCI DA CHI STA CERCANDO DI DISTRUGGERCI!

Ecco il mostro “green” Ue del Commissario Stranamore: una minaccia mortale per famiglie e imprese

Il 14 luglio 2021, la Commissione europea se ne è uscita con un pacchetto di proposte volte a “ridurre le emissioni nette di gas a effetto serra di almeno il 55 per cento entro il 2030, rispetto ai livelli del 1990 … affinché l’Europa diventi il primo continente a impatto climatico zero entro il 2050”. Variamente definita come Green Deal europeo ovvero Fit for 55, il pacchetto consiste in un groppo di proposte legislative e normative, giornalisticamente definito come il Mammut.
Alla grande industria pesante (imprese produttrici di energia elettrica e industrie ad alta intensità energetica) già oggi è imposto di acquistare speciali diritti (detti quote di emissione) per emettere CO2. Tale imposizione viene resa oggi assai più pesante e, al contempo, essa viene estesa ai distributori di combustibile per gli edifici: i quali, naturalmente, ne gireranno il costo su quelle imprese e quelle famiglie che ancora, d’inverno, ardiscono a riscaldare i propri uffici e le proprie case. E pure alle famiglie che ancora osano avere la cucina a gas.
Idem ai distributori di carburante per il trasporto stradale, con conseguente aumento del prezzo del pieno alla pompa. Ciò che vale per le famiglie, ma anche per camionisti, agricoltori e pescatori. Per questi ultimi, però, si aggiunge la revisione della direttiva sulla tassazione dell’energia, che intende procedere “eliminando le esenzioni obsolete e le aliquote ridotte, che attualmente incoraggiano l’uso di combustibili fossili”: in pratica, pagherebbero il diesel come lo pagano i privati, cioè oggi il doppio, ma domani anche il triplo, considerato l’effetto combinato dei due provvedimenti. Per soprannumero, gli agricoltori dovranno, entro il 2035, “raggiungere la neutralità climatica, comprese le emissioni agricole diverse dal CO2, come quelle derivanti dall’uso di fertilizzanti e dall’allevamento”. Con tanti saluti alla spesa a buon mercato: al pesce fresco ed alla bistecca, ad esempio, che diverranno un bene di lusso per raffinati residenti in ZTL … tutti elettori del Pd, naturalmente.
Vero è che “tutte le autovetture nuove immatricolate a partire dal 2035 saranno a zero emissioni”. Sicché, forse è un bene che le famiglie cessino di scaldare le proprie abitazioni d’inverno … così risparmieranno abbastanza per comprarsi un’auto elettrica, a rate.
Pure in settori nei quali è già presente, l’imposizione delle quote di emissione per emettere CO2 verrà reso più stringente: nel settore aereo, ad esempio. Insieme all’altra misura del pacchetto (ReFuelEU Aviation), che impone ai “fornitori di combustibili di aumentare la percentuale di carburanti sostenibili per l’aviazione nel carburante per gli aviogetti caricato a bordo negli aeroporti dell’Ue”, con tanti saluti ad uno degli ultimi miti europei: i voli low cost.
Altrove, la misura assume toni sfacciatamente protezionistici: l’estensione al trasporto marittimo, ad esempio, non può che servire da volano alla de-globalizzazione. Tanto più in quanto unita all’altra misura del pacchetto (FuelEU Maritime), che impone “un limite massimo al tenore di gas a effetto serra dell’energia utilizzata dalle navi che fanno scalo nei porti europei”. Sempre ammesso che le si possa imporre pure alle flotte mercantili battenti bandiera di Stati abbastanza fortunati da non appartenere alla Unione europea, ad esempio: se una nave giunge a Napoli appena rifornita di gasolio nella libera Tunisi, la Ue le impone di vuotare i serbatoi?!
Così pure i dazi verdi (CBAM – carbon border adjustment mechanism), imposti al fine di compensare le quote di emissione pagate dall’industria che produce nella Ue ma non da quella che produce fuori dalla Ue. Ancorché il sempre patetico Gentiloni si sgoli a sostenere di agire “nel pieno rispetto degli impegni assunti nell’ambito del WTO”, fuori dal mondo fatato di Bruxelles i suoi dazi verdi sono interpretati per quello che sono: dei dazi. E, come tali, chiameranno la reazione del resto del mondo, in forma di contro-dazi. In un divertentissimo sforzo di dirlo senza dirlo, The Economist fa mostra di non volerli considerare dazi, ma solo per affondarli con un diverso argomento, questo: “attuare la politica in modo equo significherebbe accertare quanto carbonio è stato emesso nella produzione di una data importazione e fino a che punto i governi stranieri avevano già tassato tali emissioni. Nel 2018, la Commissione europea ha affermato che sarebbe chiaramente ingestibile. Non è cambiato molto da allora”.
È questo un problema ben noto a chi abbia gli occhi per guardare, sul quale regolarmente si infrangono le proposte di tassazione verde. A cominciare dalla italianissima plastic tax: siccome essa tasserebbe la plastica vergine ma non quella riciclata, teoricamente l’importatore alla frontiera dovrebbe dichiarare di quanta plastica vergine è fatto un determinato imballo (quello di un computer, ad esempio), ma senza che il doganiere abbia modo di effettuare alcuna verifica, sicché è scontato che tutti gli imballi importati verrebbero dichiarati in plastica riciclata e, per conseguenza, la produzione di plastica per imballo in Italia cesserebbe del tutto. Così è fatto il mondo dei gretini.
Questa marea di nuove tasse, andrà a finire: in parte nelle casse dell’Unione, la quale ci pagherebbe una quota del mitico Recovery Fund (a sua volta al 37 per cento destinato “all’azione per il clima”); in parte agli Stati membri (in particolare le quote di emissione). Ma, questi ultimi dovranno poi spendere la totalità delle tasse così raccolte “per progetti connessi al clima e all’energia”. Ad esempio, dovranno “installare punti di ricarica e di rifornimento a intervalli regolari sulle principali autostrade: ogni 60 km per la ricarica elettrica e ogni 150 km per il rifornimento di idrogeno”; “sarà tenuto a ristrutturare il 3 per cento dei suoi edifici ogni anno”; dovrà “produrre il 40 per cento della nostra energia da fonti rinnovabili entro il 2030”; si vedrà assegnato “obiettivi rafforzati di riduzione delle emissioni per quanto riguarda gli edifici, il trasporto stradale e il trasporto marittimo interno, l’agricoltura, i rifiuti e le piccole industrie”; tutti insieme, dovranno “piantare tre miliardi di alberi in tutta Europa entro il 2030” e assorbire “carbonio dai pozzi naturali, per 310 milioni di tonnellate di emissioni di CO2 entro il 2030”.
Di particolare interesse, per l’Italia, la questione del patrimonio edilizio: la Commissione giudica “inefficiente dal punto di vista energetico” circa 3/4 del patrimonio edilizio dell’Unione. Laddove, per edificio efficiente da un punto di vista energetico, essa non può che intendere un edificio quanto di più lontano dalla tradizione edilizia latina (che è fatta di pietra) e vicina alla tradizione edilizia germanica (che è fatta di legno: come quelle migliaia di case in legno, anche a più piani, in questi giorni travolte dalle piene fra la Mosella ed il Reno). Immaginare come ciò sarà possibile in presenza delle nostre Soprintendenze, rende l’intera questione farsesca.
Senza dimenticare che la gran parte di tali spese, andrebbe nell’acquisto di materiale (batterie, impianti di ricarica, pannelli solari, …) di produzione non nazionale, ma estera: importati. In particolare dalla Cina e dalla Germania. Con conseguente sciupio del nostro avanzo commerciale: ingentissimo e che costituisce, oggi, la nostra vera forza.
Ciliegina sulla torta, “la direttiva sull’efficienza energetica fisserà, a livello di Ue, un obiettivo annuale vincolante più ambizioso di riduzione del consumo di energia”, intesa come consumo globale di energia, cioè pure l’energia elettrica. Casomai a qualcuno fosse venuto in mente che l’obiettivo dell’Unione sia l’elettrificazione: no, l’obiettivo dell’Unione è il ritorno all’età della pietra.
Fondamentalmente, il mostruoso pacchetto sarebbe stato scritto sotto dettatura tedesca: “la Germania ha avuto ciò che voleva” – scrive Politico. In uno sforzo che si dice elettorale: nel senso di sostegno alla campagna elettorale della CDU in vista delle elezioni nazionali tedesche di settembre, nelle quali l’avversario principale della CDU sono i Verdi.
Un altro indizio di germanicità del pacchetto è nell’enfasi, posta da Von der Leyen, nel dare per scontato che “l’economia basata sui combustibili fossili ha raggiunto i suoi limiti” (in ciò consiste la cosiddetta economia decarbonizzata). Ebbene, la Germania è, notoriamente, una potenza industriale priva di una propria grande industria petrolifera: Total è francese, Shell inglese, Eni italiana … ma una Eni tedesca non c’è. Dunque, per la Germania, cosa vi sarebbe di meglio che toglierla pure agli altri Paesi?
Di tale sospetto troviamo una sfolgorante conferma nelle parole di Jeffrey Sachs (quello che consigliava Eltsin) su La Repubblica: “l’epoca dei combustibili fossili è finita” … e qui fa il pappagallo della Von der Leyen; “bisogna smantellare la rete di potere e interessi sostenuta dall’industria dei combustibili fossili”; chi la difende è affetto da “corruzione, ignoranza e avidità”. Epperò la Ue “soffre meno della potenza dell’industria del fossile” … espressione che non può che riferirsi alla sola Germania.
Terzo indizio di germanicità troviamo nelle conclusioni logiche di Sachs: la Ue “potrebbe lavorare a un accordo con la Cina, visto che l’America si è incartata in una sorta di Guerra Fredda con Pechino, che distoglie attenzione ed energie dalla questione climatica”. Infatti, il maggiore produttore di CO2 al mondo è la Cina e di gran lunga. Sicché, ogniqualvolta Washington invita Berlino a riallinearsi contro Pechino, Berlino risponde che della Cina abbiamo bisogno “per affrontare la sfida del cambiamento climatico”. Che poi Berlino non abbia la benché minima intenzione di rompere con Pechino per motivi del tutto diversi, sarà certamente un caso.
La Commissione è la prima ad ammettere che il Mammut implica “trasformare radicalmente la nostra economia e la nostra società”. Anzi, se ne fa vanto. Timmermans, in particolare, vuole la “lotta contro la crisi climatica e la perdita di biodiversità” e, interrogato circa le conseguenze socio-economiche della propria follia, si dice “più preoccupato dalla crisi climatica, più preoccupato dall’ecocidio che ne può derivare”. In ogni caso: “We have no other option” … TINA, come un Mario Monti qualunque.
Grazie al cielo, il Commissario Stranamore si è trovato di fronte una mezza rivoluzione di palazzo. La Francia, in particolare, memore dei gilet gialli. Ma pure tutto l’est Europa e (pare, ma non è confermato) persino il governo italiano. Sicché, il meraviglioso piano verde rischia seriamente di trovarsi subito impantanato: “l’approvazione potrebbe richiedere anni”, fanno sapere diplomatici degli Stati membri.
Il che ci pare cosa buona e giusta. Perché non vogliamo tornare all’età della pietra e perché non vogliamo morire cinesi, anzitutto.
Ma pure per amore di buon senso: la rivoluzione normativa non può precedere una rivoluzione tecnologica, ma solo seguirla. Non si può vietare per legge l’uso delle candele, se ancora non è stata inventata la lampadina. Non si può vietare per legge l’uso delle carrozze a cavallo, se ancora non è stato inventato il motore a scoppio. Il che è, però e precisamente, ciò che pretenderebbe di fare l’Ue. Così il commissario per l’energia: “Dobbiamo trasformare l’evoluzione delle energie rinnovabili in una rivoluzione” … come se Volta lo avesse creato per decreto Napoleone, come se Edison lo avesse creato per legge il presidente Rutherford B. Hayes. La Ue vuole aiutare una rivoluzione tecnologica? Allora, investa prima decine di miliardi nella ricerca sull’idrogeno, ne attenda i risultati e solo dopo modifichi le normative. Nel frattempo evitando di dissanguare i propri sudditi con tasse nuove e tiranniche.
Musso, 19 Lug 2021, qui.

Come già detto in altre occasioni, l’ecologismo è una religione fondamentalista estremamente pericolosa, e il paragone più vicino è quello con l’islam: i sacerdoti, tramite il lavaggio del cervello, convincono i propri fedeli che per avere il paradiso l’unica via è il terrorismo suicida. Riusciremo a uccidere i cattivi maestri prima che loro uccidano noi?
PS: quanto alle auto elettriche, l’elettricità si raccoglie sugli alberi, giusto?

barbara

VEDI ALLA VOCE MESSIA

Per l’ebraismo il messia – che  letteralmente significa “unto” (in greco christos, in ebraico mashiach) – è un re (umano) ebraico, discendente fisicamente dalla stirpe di Re Davide, che riscatterà Israele nella “Fine dei giorni” e che la condurrà verso un’era messianica di pace e prosperità sia per i vivi che per i morti, che governerà e unirà il popolo di Israele e che lo condurrà verso l’Era Messianica di pace globale e universale.

Per il cristianesimo il messia è Gesù (Yeoshua) di Nazareth, figlio di Dio, che riscatta l’uomo dal peccato (lui, personalmente, soffrendo in prima persona, morendo in prima persona) e predica amore, tolleranza, perdono per portare la pace nel mondo.

Per il gretinismo il messia è una piccola commediante isterica telecomandata che predica rabbia, odio e rifiuto del perdono per arrivare a una palingenesi che ridurrà l’intera umanità alla miseria e alla fame (più o meno tipo Pol Pot, solo che noi dovremo fare tutto da soli)

L’ecologismo? Pericoloso: mira a controllarci tutti

Professor Carlo Lottieri, giurista d’ispirazione liberale e pensatore del «Bruno Leoni» che idea s’è fatto del fenomeno Greta e della svolta ecologista?
«Partiamo da una premessa: dell’ambientalismo ho una opinione negativa. Certo, il rispetto dell’altro è anche rispetto della natura, ma c’è una antica vocazione anti-umana e antisociale che viene fuori in questi filoni che attraversano il nostro tempo».

Si spieghi meglio.
«L’ecologismo è l’ultimo stadio dell’egualitarismo. Dopo aver affermato che tutti gli uomini hanno diritto alla stessa condizione economica e sociale, ecco che si approda al di là dell’umano. C’è l’animalismo e ora è spuntato anche un movimento di liberazione dei vegetali. Mi sembra si stia andando un po’ oltre».

E di Greta cosa pensa?
«Chi di noi aveva la possibilità di andare a parlare all’Onu a 16 anni? È chiaro che c’è un enorme elemento di artificiosità nella costruzione di questo personaggio che però risponde a una domanda diffusa di miti e di riferimenti oltre il quotidiano».

Ma qual è il pericolo dietro la tanto predicata svolta ecologica?
«Ci sono alcuni scienziati che mettono in discussione l’origine antropica del cambiamento climatico. Ma ammettiamo che abbia ragione chi scarica le colpe sull’uomo. Ebbene, il rischio è di una deriva scientista e tecnocratica: siccome i climatologi dicono questo, allora…»

…allora?
«Allora si attivano meccanismi di controllo che intervengono in maniera dettagliata sulla vita della gente. Una specie di superpotere, abilitato, lui solo, a discernere bene e male. Politicamente, il rischio è da brividi».

Ed economicamente?
«Mi sembra che l’idea sia quella di fermare la macchina ignorando ogni considerazione economica. Le energie alternative, che gli ecologisti preferiscono agli idrocarburi, non sono redditizie, riescono a sopravvivere solo attraverso i sussidi».

Quindi non la convince nemmeno il piano di investimenti varato dalla Merkel?
«Loro vogliono “reindirizzare” ma quello è un altro modo per tirare il freno. È il ragionamento dei bobo parigini, dei ragazzini viziati che tanto stanno benissimo. Per altri reindirizzare vuol dire non mangiare».

Larga parte del mondo finanziario, BlackRock in testa, si sta attrezzando per investire nello sviluppo sostenibile. Ci sono rischi anche qui?
«Ce ne sono due. Il primo è il rischio di una bolla, cioè una crescita artificiosa a cui non corrisponde una crescita reale, che poi scoppia quando finiscono i sussidi. E il secondo è la corruzione della vita economica e politica. Accade sempre, regolarmente, quando si disegnano piani fantasiosi da 100 o 1000 miliardi in cui cercano di intrufolarsi tutti». (qui)

“The propagandist’s purpose is to make one set of people forget that certain other sets of people are human.”

Aldous Huxley, The Olive Tree (1936)

Poi se avete un po’ di tempo ci sarebbe da leggere questo; è piuttosto lungo, ma merita.

E mentre la cialtroncella Greta all’ONU insulta e accusa tutti e ne riceve in cambio entusiastici applausi, la piratessa negriera criminale tentata omicida Carola insulta e accusa tutti alla UE e ne riceve in cambio una strepitosa standing ovation.

barbara