ANCORA UNA PICCOLA INCURSIONE NEL MONDIALE

Che, nonostante tutto, mostra di essere pur sempre un palcoscenico utilizzabile per messaggi seri e importanti, come questo

che fa eco al coraggio mostrato dai brasiliani rimasti in patria

E poi ci sono gli iraniani, che da due mesi stanno eroicamente sfidando uno dei regimi più oppressivi del mondo dopo l’uccisione di Mahsa Amini, assassinata dai “guardiani della virtù” a causa del velo portato in maniera non corretta. Anche i calciatori presenti in Qatar hanno deciso di fare la loro parte, rifiutandosi di cantare l’inno nazionale.

Poi, evidentemente, le minacce si sono fatte più pesanti, più concrete (ognuno di loro, non va dimenticato, ha una famiglia in Iran, che sarebbe la prima a pagare il prezzo della sfida: chiunque ha il diritto di mettere in gioco la propria vita in nome di un principio che ritiene valido – e in questo caso sicuramente lo è -; un po’ meno ha il diritto di mettere in mano al carnefice quella degli altri) e alla partita successiva hanno cantato

E tuttavia non considero questo un cedimento, né un fallimento: il mondo intero ha avuto modo di vedere il coraggio da una parte, la fierezza, la dignità, l’idealismo, la solidarietà, e dall’altra la barbarie, l’intimidazione, la violenza, la forza bruta. Che prima o poi sarà sconfitta. E per l’occasione sono disposta anche ad ascoltare e postare una canzone che detesto per l’uso strumentale e fazioso che ne è stato fatto da più parti: in questa versione in farsi registrata due mesi fa in onore di Mahsa

e quest’altra in italiano di 13 anni fa, in occasione di una delle tante ondate di proteste iraniane, regolarmente soffocate nel sangue nella cinica indifferenza di un mondo sempre pronto a inginocchiarsi per i peggiori criminali, purché del colore giusto e supportati dai regimi giusti.

barbara