NON PIOVE GOVERNO LADRO!

Sì? Cioè voglio dire: no? Cioè insomma: ma davvero davvero?

Siccità, ecco quanto ha piovuto (davvero): i dati che non vi dicono [veramente l’ausiliare di piovere sarebbe essere…]

Continua l’allarme siccità, ma i dati (quelli veri) sembrano rappresentare un’altra realtà, non così allarmistica

Dalla pandemia alla guerra, dal gas alla siccità: i nostri media mainstream vivono in un continuo stato di emergenza, in una costante sfera di cristallo allarmistica, catastrofista, cacofonica, dove qualsiasi problematica viene ricondotta alle conseguenze più nefaste possibili.
Iniziando dal dualismo non vaccinato uguale morte, ora è il turno dell’impatto della produzione industriale sul pianeta. Il messaggio è molto chiaro: se l’essere umano non inverte la rotta, la Terra sarà destinata a morire. E subito, quasi in modo scontato, trova il suo ritorno la propaganda ambientalista gretina, imputando la responsabilità all’uomo bianco per l’enorme pezzo di ghiaccio caduto dalla Marmolada e che ha causato sette vittime. Oppure, qualche mese fa, per l’alluvione estivo in Germania, causa della morte di oltre centocinquanta persone. Ad ogni disastro naturale, la responsabilità è una ed unica: l’uomo, in grado di influenzare, in soli due secoli, un pianeta da più di quattro miliardi e mezzo di anni.

Siccità, i dati che nessuno riporta

Anche la siccità è ascrivibile a questa narrazione ecologista. A livello di piovosità, il corrente 2022 è presentato come un anno senza precedenti, che segna in modo ineluttabile il cambiamento climatico che la nostra generazione ha sul groppone. In realtà, in un’esamina più approfondita e cauta, possiamo notare come fenomeni di questo tipo sono già successi nella storia del nostro pianeta. In alcuni casi, anche ben prima dello sviluppo tecnologico ed industriale delle popolazioni.
A tal riguardo, un lavoro prezioso è stato svolto da Luigi Mariani e Franco Zavatti, sulle colonne del sito Climatemonitor, capaci di sbugiardare le tesi catastrofiste, semplicemente allegando i veri dati della siccità 2022, paragonandola a quelle degli anni precedenti.
Prendendo in esame ventuno stazioni italiane, Mariani e Zavatti mostrano come la città meno soggetta a precipitazioni in questi primi sette mesi, Torino, conobbe il suo record negativo esattamente un secolo fa, quando il minimo registrato fu di 177 mm di pioggia contro i 208 mm di quest’anno.
Da tutte le stazioni, si deduce un elemento di fondamentale importanza: in nessun caso, il 2022 è stato l’anno storico meno piovoso. A Bologna, per esempio, nell’ultimo secolo sono stati riportati 42 anni meno piovosi rispetto a quello in corso; mentre a Pesaro e Cagliari, dati peggiori sono stati registrati rispettivamente per 56 e 66 anni dell’ultimo secolo. Caso particolare rimane ancora il capoluogo dell’Emilia Romagna, dove il record negativo è quello del 1825, appena prima dello sviluppo industriale umano. In allegato, riproponiamo l’ottima tabella riassuntiva di Climatemonitor.

Nel corso dell’analisi, Mariani e Zavatti prendono in considerazione anche il valore delle precipitazioni nell’anno idrologico 2022. Se ne deduce una chiara anomalia solamente nell’estremo Nord-Ovest, comprendendo la Valle d’Aosta e la zona settentrionale del Piemonte. Al contrario, nel resto d’Italia, le precipitazioni rientrano in valori di media-alta frequenza. Nella figura di sotto, i puntini neri rappresentano la localizzazione delle stazioni: come si nota, le Alpi ne sono sprovviste, rendendo “il dato ad esse riferito poco rappresentativo”.

Ma il dato più importante dell’approfondimento riguarda l’ultima cartina, quella che raffigura “il numero di anni idrologici per secolo che hanno presentato precipitazioni inferiori a quelle dell’anno idrologico in corso”. Se ne deduce, ovviamente, che il 2022 rimane un anno non particolarmente piovoso, ma l’anomalia riguarda solo il Nord Italia. Al contrario, dati nella media sono stati registrati lungo la riviera romagnola e nel centro, mentre sono stati ottimi per la zona meridionale della nostra Penisola, a partire da Roma in giù, comprese le due isole.

Si badi bene: con ciò non intendiamo asserire che il cambiamento climatico non esista, o che il riscaldamento globale sia frutto della finzione dei media [ecco, io invece sì che intendo, eccome se intendo]. Ci permettiamo, sempre con estrema umiltà, di offrire un suggerimento: approcciamoci ai dati, quelli veri, presi nella loro generalità, paragonandoli con quelli dei decenni, dei secoli e dei millenni anteriori. Ricordiamoci, per esempio, come l’aumento delle temperature che sta investendo il nostro pianeta nasce 20mila anni fa, direi ben prima della rivoluzione industriale inglese e poi del resto del mondo, entrando in una nuova fase interglaciale circa 12mila anni fa.
Ricordiamo anche come i dati più vecchi, a disposizione delle comunità scientifiche per lo studio della Terra, risalgono a circa 540 milioni di anni fa. Un’enormità se approcciati dal punto di vista umano, ma un dato irrisorio se ragioniamo geologicamente, a fronte di un pianeta da oltre quattro miliardi e mezzo di anni.
In un’analisi a tutto campo, questi dati non possono essere trascurati: se omessi, rischiano di creare un effetto allarmistico eccessivo, superfluo, quasi incontrollabile. L’ecologismo estremo si sta apprestando a diventare la nuova religione globale. E ogni anno diventa sempre peggio.
Matteo Milanesi, 5 luglio 2022, qui.

Ma non c’è niente da fare: terrorismo a manetta è l’unica cosa che sanno fare, prima il rischio glaciazione, dieci anni di tempo per salvare il pianeta perché poi sarà troppo tardi, poi il riscaldamento globale, dieci anni di tempo per salvare il pianeta perché poi sarà troppo tardi, poi i cambiamenti climatici, dieci anni di tempo per salvare il pianeta perché poi sarà troppo tardi, poi la pandemia, poi la guerra, poi il diavolo che se li porti, che vi venisse un bel coccolone a tutti quanti e ci lasciaste finalmente vivere! Poi magari volendo ci sarebbe anche questa cosa qui:

E poi c’è anche chi vuole politicizzare la tragedia della Marmolada, agganciandola alla fantomatica gretesca emergenza climatica e tutti i soliti orpelli che conosciamo fin troppo bene spacciati come causa del disastro. A questo proposito propongo prima un articolo “cattolico” che analizza questa tipologia di disastri nel corso degli anni.

Marmolada, sulle vittime la danza degli ecologisti

Una tragedia come quella della Marmolada – oltre alla pietà e alla preghiera per le vittime – dovrebbe anzitutto ispirare qualche riflessione sul significato e sulla fragilità della vita umana. Invece, come al solito, si scatena la propaganda cambioclimatista, smentita dalla storia e vero pericolo per gli uomini.

Una tragedia come quella della Marmolada – oltre alla pietà e alla preghiera per le vittime – dovrebbe anzitutto ispirare qualche riflessione sul significato e sulla fragilità della vita umana. Più ancora sulla reale dimensione dell’uomo davanti al Creato e quindi al Creatore. Don Luigi Giussani, fondatore di Comunione e Liberazione, propose fin da subito ai suoi ragazzi vacanze comunitarie in montagna perché, diceva, «la sanità dell’ambiente umano, l’imponente bellezza della natura, favoriscono ogni volta il rinnovarsi della domanda sull’essere, sull’ordine, sulla bontà del reale – il reale è la prima provocazione attraverso cui viene destato in noi il senso religioso».
Ma incidenti come quelli del 3 luglio ci fanno anche toccare con mano quanto la natura possa essere matrigna, contrariamente alla concezione idealizzata che da decenni ci viene inculcata. E quanto l’uomo sia piccolo davanti alla grandezza dell’universo e nulla davanti all’eternità.
Invece, come ormai da copione, ancora una volta una catastrofe naturale viene usata strumentalmente per fare propaganda ecologista, per dare la colpa al riscaldamento globale ovviamente causato dall’uomo cattivo, che inquina, brucia le risorse naturali, sfrutta selvaggiamente l’ambiente. Su giornali e tv è un coro unanime, talmente scontato, che non vale più la pena nemmeno guardarli.
Eppure il distacco di un pezzo di ghiacciaio, per quanto non sia un evento che accade in continuazione, è un fatto ricorrente. E se in questo periodo anche sulle nostre montagne si registra un caldo anomalo, tanti altri eventi del genere sono accaduti in pieno inverno. Come accadde, ad esempio, il 21 dicembre 1952 sul ghiacciaio delle Grandes Jorasses, sul Monte Bianco, al confine tra Francia e Italia: «Un’enorme valanga – scriveva la Rivista del Cai (Centro Alpino Italiano) – simile nelle proporzioni a quelle che si staccano dagli immensi ghiacciai dell’Himalaya, si staccò dall’estrema cresta delle Grandes Jorasses e giunse fino al fondovalle: l’ampiezza delle sue fonti era complessivamente di circa due chilometri e il dislivello superato nella discesa di quasi tremila metri». Fortunatamente si salvò il villaggio di Planpincieux. La stessa valle fu teatro di un altro evento del genere il 1° agosto 1993 e in questo caso furono travolti otto alpinisti, tutti morti.
Ma va ricordata anche la catastrofe di Mattmark, in Svizzera, il 30 agosto 1965: una parte del ghiacciaio dell’Allalin si staccò e due milioni di metri cubi di ghiaccio seppellirono 88 lavoratori impegnati nella costruzione della diga di Mattmark, a 2120 metri di altezza. Tra le vittime, ben 56 erano italiani, la tragedia più grave dell’emigrazione italiana dopo Marcinelle.. Da notare però che il 1952 e il 1965 sono anni che fanno parte di un periodo di raffreddamento globale del clima (che è durato all’incirca tra il 1940 e il 1975) e che spinse all’inizio degli anni ’70 a lanciare allarmi sul pericolo di una prossima nuova glaciazione, ovviamente a causa delle attività umane.
Il distacco di pezzi di ghiacciaio è perciò un fenomeno naturale cui concorrono diversi fattori. Certamente il can can della propaganda anti-umana che ancora una volta si è scatenato non ha niente a che vedere con la scienza e con la cura per l’ambiente. Il riscaldamento e il raffreddamento globali sono parti di un ciclo naturale, così come la crescita e il ritiro dei ghiacciai.
E in effetti, tale propaganda ecologista diseduca alla comprensione della natura. Presentando il distacco di un ghiacciaio come evento eccezionale legato all’emergenza climatica attuale e senza precedenti, si dà l’idea che la natura sia di per sé statica: in equilibrio perenne se non fosse che siamo intervenuti noi uomini negli ultimi decenni a turbare questo equilibrio e mandare tutto in tilt, da cui tutta questa serie di catastrofi.
È una grande menzogna: in realtà la normalità della natura è quella di essere dinamica, in continuo movimento, per il clima un succedersi di periodi di riscaldamento a periodi di raffreddamento, e bisogna conoscerla per adeguarsi da una parte e difendersi dall’altra. Perché certe catastrofi naturali – non solo ghiacciai che si staccano – non si possono evitare, ma si possono evitare o minimizzare vittime e danni.
Se c’è una responsabilità umana grave è quella di chi, per interessi ideologici, economici o politici, genera nelle persone un ingiustificato terrore o, al contrario, una falsa sicurezza. Proprio quest’ultima potrebbe aver avuto un ruolo nel pesante bilancio della tragedia della Marmolada.
Riccardo Cascioli, qui.

E poi voglio proporre un’altra cosa, particolarmente interessante perché dopo avere trattato il tema in questione, allarga il campo ad altri scenari, purtroppo di grande attualità. Precisando che l’autore è un attivo frequentatore e conoscitore della montagna.

Giovanni Bernardini

SERACCHI

Torno dalla montagna, dò per la prima volta da molti giorni una occhiata ai TG e devo ascoltare la terribile notizia della sventura sulla Marmolada, la splendida “regina delle Dolomiti” su cui ho avuto la grande emozione di scarpinare, non fino alla cima, in più di una occasione.
Che il gran caldo anomalo di questi giorni abbia avuto la sua influenza nel distacco del seracco è molto probabile, ma da questo ad imputare la disgrazia all’onnipresente “riscaldamento globale” ce ne passa.
Il distacco di seracchi nel corso della stagione estiva è un fatto abbastanza frequente, presentarlo come una sconvolgente novità è completamente fuorviante.
Ho ascoltato al solito TG5, stamattina che in cima alla Marmolada la temperatura sarebbe di 10 gradi. Per pura curiosità sono andato a controllare in Internet. Oggi la temperatura in cima alla Marmolada varia da un massimo di 6 ad un minimo di 0,5 gradi. Probabilmente sopra la media ma non in maniera mostruosa. Quando, il 20 giugno, ho fatto la bellissima traversata del Bianco la temperatura alla Aiguille du Midì (quota 3854) era, se ricordo bene, di un paio di gradi, più o meno alle 13; al sole aumentava un pò, specie quella percepita, perché a quelle altitudini il sole letteralmente brucia.
Senza voler polemizzare, ma solo per mettere in chiaro le cose, il 3 Luglio 2021 due esperte alpiniste italiane sono morte assiderate sul Rosa, a quota 4.150, sulla Piramide Vincent.
Amo i ghiacciai e sono preoccupato per il loro ritirarsi, ma penso che trasformare ogni disgrazia in montagna in un’arma propagandistica in difesa del finto ambientalismo alla Greta sia una colossale idiozia.

A questo post ne è seguito un altro, che merita di essere letto perché mette il dito su una piaga particolarmente diffusa di questi tempi.

Giovanni Bernardini

Ieri una persona (MOLTO) diversamente intelligente mi ha definito “putiniano” e “novax”.
Ho fatto 4 (QUATTRO) dosi di vaccino ed ho rotto i rapporti con almeno 300 (TRECENTO) contatti a causa delle divergenze sulla brutale aggressione messa in atto dalla Russia di Putin contro l’Ucraina [posso dire senza tema di smentita che fra le persone che seguo, lui è in assoluto uno dei più fanaticamente scatenati contro Putin].
Come mai allora questa persona (che ho immediatamente bannato) mi ha definito “novax“ e “putiniano”?
Semplice. La mia “colpa” è stata quella di affermare che il distacco di seracchi dai ghiacciai è un fenomeno non troppo raro nei periodi estivi. E, ulteriore “colpa”, ho polemizzato con chi usa a fini di propaganda politica ed ideologica ogni sventura, ogni evento naturale tragico o anche solo fastidioso, attribuendo sempre TUTTO all’onnipresente riscaldamento globale. Un atteggiamento ideologico che NULLA ha a che fare con la sacrosanta difesa dell’ambiente che ritengo da sempre un obiettivo che ogni persona ragionevole ha il diritto, e forse anche il dovere, di perseguire.
Nel 1916 sulla Marmolada una enorme valanga uccise circa 300 militari austriaci.
Il video che posto mostra lo stacco un pezzo del ghiacciaio del Miage nel 1996. L’enorme blocco di ghiaccio precipitò nel lago e causò un’onda che travolse decine di turisti. Non ci furono morti solo perché il ghiaccio precipitò in acqua e non direttamente sui turisti che si godevano lo spettacolo della natura. Da notare nel video l’equilibrio del commentatore, molto lontano da certi deliri ideologici oggi di moda e dallo stesso commento scritto, molti anni dopo l’incidente, su You tube.
Non intendo riaprire il vecchio dibattito sulle cause e le dimensioni dei mutamenti climatici, né sul modo di cercare di affrontarli. Vorrei solo invitare le persone di buon senso ad evitare atteggiamenti propagandistici ed ideologici.

Cioè, una persona la pensa diversamente da me su un determinato tema, quindi la accuso di pensarla diversamente da me (crimine immane) anche in tutti gli altri ambiti, anche se so perfettamente, essendo documentato in centinaia di articoli e decise prese di posizione (in qualche caso anche violenti anatemi), che la pensa esattamente come me. E niente, la gente ha il baco nel cervello, ed è per questo, esattamente per questo che sta andando tutto a rotoli.

Prima di chiudere devo assolutamente mettere questa cosa che non c’entra niente, ma amo follemente questa donna, e voglio che la amiate anche voi:

L’avevo presentata già tre mesi fa in un altro mirabile intervento, ma quel video ora non c’è più, per cui l’ho cercato su YT, e lo rimetto qui di seguito

(e al primo che mi viene a parlare di “donna con le palle”, giuro che spappolo le sue con una raffica di calci come non ne ha mai visti neanche a “Italia-Germania” del Settanta)

E per chiudere, una bella ammucchiata di artisti:

barbara

UN PAIO DI DOMANDE E DI CONSIDERAZIONI

Green pass, la road map [itinerario, percorso, calendario, piano, programma: abbiamo la lingua più ricca del mondo, usiamola, cazzo] per l’abolizione: ristoranti all’aperto, stadi, cinema e ospedali

Le date dal 20 febbraio al 15 giugno con le scadenze delle misure restrittive

Comincerà questa settimana la discussione all’interno del governo per fissare la road map per uscire dalla pandemia come annunciato dal presidente del Consiglio Mario Draghi. 
No, un momento ragazzi: dalla pandemia siamo già usciti. È dalle aberrazioni del governo che dobbiamo uscire.

Alcune date di allentamento delle misure sono già state decise. Ecco quale potrebbe essere il percorso.
? Potrebbe? Non hai appena detto che sono state già decise?

20 febbraio
Capienza negli stadi

Il 20 febbraio si potrà tornare negli stadi con una capienza al 75%. Saranno le singole strutture sportive a decidere se vendere subito i biglietti per arrivare alla massima capienza consentita dal nuovo provvedimento.

10 marzo
Pop corn al cinema

Dal 10 marzo si tornerà a mangiare e a bere nelle sale dei cinema e dei teatri, dove i bar potranno riaprire. La chiusura era prevista fino al 31 marzo, ma l’Aula della Camera — che ha approvato in via definitiva il decreto Covid che proroga lo stato di emergenza e le norme del super green pass — l’ha modificata.

Visite in ospedale
Sempre dal 10 marzo sarà possibile visitare i familiari ricoverati in ospedale per 45 minuti al giorno.
Per i guariti dal Covid basterà fare un tampone dopo aver completato il ciclo vaccinale primario. Per chi ha tre dosi il tampone non sarà necessario. La regola sarà valida in tutta Italia, anche nelle terapie intensive e la novità è che i direttori sanitari non potranno impedire l’accesso dei parenti.

31 marzo
Stato di emergenza

Scade lo stato di emergenza e il governo ha deciso di non rinnovarlo, a meno di improvvise impennate della curva di epidemiologica dovute a nuove variante.
E così ci siamo parati il culo: GRANDI!!

Bar e ristoranti all’aperto
La prima misura riguarderà l’eliminazione del green pass obbligatorio per bar e ristoranti all’aperto.
Bene. E per il lavoro? E, a parte questo, perché bar e ristoranti solo all’aperto? Se è finito lo stato di emergenza – che peraltro era da quel dì che era fuorilegge – e non dico “finita l’emergenza” perché quella è da un bel po’ che è finita, perché chiedete il green pass per bar e ristoranti al chiuso?

Sport all’aperto
Subito dopo si esaminerà l’eliminazione dell’obbligo di green pass per svolgere attività sportiva all’aperto
Bene. E  per il lavoro? E perché solo le attività sportive all’aperto? E “si esaminerà l’eliminazione” significa che potrebbe anche non venire eliminato?

Colori
Il governo dovrà esaminare l’ordine del giorno del Parlamento per superare del tutto il sistema a colori delle fasce di rischio.
? Io sapevo il sistema dei colori per le regioni: da dove salta fuori questa novità dei colori per le fasce a rischio? O è uno di quei trucchetti che la buttate lì facendo finta che esista così noi ci abituiamo e quando poi la introducete non ce ne accorgiamo neppure e ci inculate un’altra volta di santa ragione? E quali sarebbero esattamente le fasce a rischio? Gli ultrottantenni? Ultrasettantenni? Ultrasessantacinquenni, quelli a cui non potete permettere di andare in pensione perché sono troppo giovani ma per recluderli sono dei poveri vecchietti da proteggere peggio dei panda? E va da sé naturalmente che le “fasce” sono tutte stampate in blocco con lo stesso stampino.

Autobus e metro
Se la curva epidemiologica continuerà a scendere gli studenti con più di 12 anni potranno salire sugli autobus anche con il solo tampone negativo e non più con il green pass rafforzato.
“Solo” con il tampone negativo?! “Anche”?! Ma com’è umano lei! E con ancora tre mesi di scuola, quante volte dovranno farsi stuprare il naso? E, a parte questo: e per il lavoro?

15 giugno
Obbligo vaccinale per gli over 50

Scade l’obbligo vaccinale per gli over 50, quindi dovrà essere stabilito dove potrà essere eliminato il green pass rafforzato nei luoghi al chiuso.

E questa proprio non l’ho capita. Proviamo a seguire il ragionamento secondo logica: il green pass serve per dimostrare di essere vaccinati, giusto? Per gli over 50 il vaccino è obbligatorio e quindi per fare qualunque cosa, compreso il lavoro, devono avere il green pass, giusto? Se invece il vaccino non fosse obbligatorio, non sarebbero neppure obbligati ad avere il green pass, giusto? Ora, dal 15 giugno gli over 50 non sono più obbligati a essere vaccinati, quindi non dovrebbero più essere obbligati ad avere il green pass rafforzato (gli hanno dato le vitamine? O non l’avranno anche pompato con un po’ di ormoni?), giusto? Ecco, no: il governo si riunirà per decidere dove potrà essere eliminato. Aspetta che vado a prendere un po’ d’aria perché mi è venuto mal di testa.  
…..
(Ecco, tornata)
Forse per i contadini – purché non vi sia un affollamento superiore alle tre persone per ettaro? Ma ovviamente non per il lavoro in stalla. E per i boscaioli? E a tutti gli altri in culo?

di Monica Guerzoni e Fiorenza Sarzanini, qui.

E pensate che si sia toccato il fondo? Col piffero: adesso arrivano i commenti:

fiorerosa1951

19 febbraio 2022 | 17:30

se il contagio e ‘maggiore al chiuso diventa necessario mantenere le attuali misure mentre all’aperto occorre il distanziamento altrimenti si vanifica quanto sopportato finora. Il green pass non deve essere un problema per la tranquillità di tutti ad ottobre

Cioè, si propone di sacrificare l’estate per salvare l’autunno. Beh, una cosa a questo delicato fiorellino rosa la dobbiamo riconoscere: l’originalità. E insieme a tutta la sua originalità lo/la mando con tutto il cuore affanculo.

barbara

FORSE IL BUON SENSO NON È ANCORA DEL TUTTO MORTO

Matteo Bassetti 

Ho seguito e sto seguendo centinaia di persone vaccinate con 2 o 3 dosi di vaccino che hanno il Covid. Ebbene queste persone hanno un raffreddore o una forma influenzale che dura 3-4 giorni. Nulla a che vedere con il Covid di un anno fa e con il Covid di chi non è vaccinato. Dobbiamo quindi continuare con la stessa metodologia di affrontarlo dello scorso anno? Tracciamento? Milioni di tamponi? Isolamento di tutti i contatti? Quarantene dalle durate variabili e diverse a seconda di chi le decide? Reparti Covid dedicati con personale sottratto alle altre attività sanitarie? Colori delle regioni decise sulla base degli ospedalizzati senza distinguere malati da colonizzati asintomatici?
Non si può affrontare questa fase con le stesse regole. Abbiamo oltre l’80% della popolazione generale che è protetta. Chi non è vaccinato dovrebbe farlo presto, ma se non ha ancora capito o voluto capire l’importanza del vaccino difficilmente lo farà senza regole nuove.
Vedere code chilometriche nelle farmacie in questi giorni per fare il tampone serve a qualcosa?
Con oltre 50000 casi al giorno destinati a diventare molti di più nelle prossime settimane, dobbiamo vivere in maniera diversa la convivenza con il virus. Chi è malato deve stare a casa, come sempre si sarebbe dovuto fare per le malattie infettive contagiose e dobbiamo finire con il tracciamento. Non possiamo continuare a mettere in quarantena e in isolamento forzato decine di persone (i contatti) per ogni tampone positivo.
Il rischio, continuando così e’ trovarci tra pochissimo con milioni di persone isolate e in quarantena. Chi farà il pane, chi guiderà gli autobus, chi svolgerà le lezioni a scuola, chi garantirà la sicurezza, chi batterà lo scontrino al supermercato, chi lavorerà in ospedale?
Usciamo dalla visione del Covid come malattia devastante e entriamo nella fase endemica con una malattia più gestibile (nei vaccinati) costruendo regole diverse. Altrimenti sarà durissima.

Peccato solo che i signori lassù – quelli, per inciso, che da oltre due anni ci stanno imponendo governi uno più di merda dell’altro, incapaci, criminali, autori di politiche devastanti, e lontanissimi dall’orientamento attuale del Paese, pur di non lasciarci votare – abbiano tutt’altro tipo di interessi.

barbara

CORSI E RICORSI

È stato Luigi Barzini – eroe, oltre che grande giornalista, della mitica Parigi-Pechino – che alla domanda “Ma è faticoso fare il giornalista?” ha risposto: “Sempre meglio che lavorare”. Oggi quella risposta, più che mai valida per i giornalisti, potrebbe darla, ad ancor maggiore ragione, un sindacalista. Uno a caso, diciamo

(e no, non dico braccia rubate all’agricoltura, perché per fare il contadino devi saper fare un mestiere. E non puoi permetterti di essere stupido, se no muori di fame tu insieme a tutta la famiglia). Poi, sempre a proposito di parassiti che succhiano il nostro sangue, aggiungerei quel signore, di cui mi rifiuto di scrivere il nome, che ha gioiosamente annunciato che se arriveremo al 90° di vaccinati si potrà attenuare lo stato di emergenza. Ora, considerando che nella ormai massacrata Costituzione italiana NON ESISTE LO STATO DI EMERGENZA (esistono lo stato di guerra e quello di calamità, vale a dire terremoti eruzioni alluvioni, per una durata massima di 90 giorni e con valore locale, che se il Vesuvio, per dire, dovesse rifare una cosa tipo Pompei, non è che chiudono la Milano-Venezia e fermano i treni sulla Padova-Bologna); considerando che questo stato di emergenza è stato proclamato per sei mesi e poi prorogato di altri sei e poi prorogato di altri sei e poi prorogato di altri sei (illegalità alla quinta potenza); considerando che  con questo stato di emergenza non si è fatto un cazzo – e non ritornerò sui diciotto miliardi di cose che ho già scritto nel corso di un anno e mezzo – tranne imprigionare sessanta milioni di persone: che cosa dovremmo fare a uno che dopo due anni, con un tasso di contagi allo 0,6%, ci fa intravvedere la possibilità – forse magari può darsi chissà – di un’attenuazione? Consideriamo inoltre che il 90% degli italiani, tolti i bambini al di sotto dell’età vaccinabile e tolti quelli che per particolari patologie o allergie non si possono vaccinare, significa il 100% delle persone vaccinabili, che si sa perfettamente che non sarà mai raggiunto. In conclusione: l’attenuazione dell’emergenza, nei programmi di questo signore, non arriverà mai. E queste sono le circostanze in cui mi torna alla mente quel bellissimo capitolo di Papillon in cui un tizio viene spogliato, legato, gli vengono fatto su tutto il corpo tanti piccoli tagli da cui esce il sangue, e poi si apre una scatola piena di formiche rosse. Pare che a spolpare completamente un uomo ci mettano una settimana.

barbara

RICORDIAMOCI, SIAMO IN PIENA EMERGENZA

Un’emergenza terribile, spaventosa, meritevole di confinamento, di coprifuoco, di chiusura per ogni sorta di locali, esercizi, ritrovi, di divieto assoluto, pena salatissime multe, di lasciare la propria regione e di violare una qualunque delle rigorosissime norme stabilite, e di un’Italia conciata così

Chi lo dice? Lo dicono i numeri! Leggete un po’ qui.

Coronavirus, il bollettino di oggi 23 aprile

Il bollettino del ministero della Salute registra nelle ultime 24 ore 14.761 nuovi casi e 342 morti da coronavirus. Nella giornata di ieri c’erano stati 16.232 nuovi casi e 360 morti. Sono 315.700 i tamponi molecolari e antigenici effettuati. Ieri i test erano stati 364.804. Il tasso di positività è del 4,7%, in aumento rispetto al 4,4% di ieri.

Scendono sotto i 3mila (2.979) i ricoverati con coronavirus in terapia intensiva. Sono 153 i pazienti entrati nelle ultime 24 ore mentre, considerando le persone dimesse, i ricoverati sono 42 in meno rispetto a ieri. I ricoverati con sintomi sono 645 in meno in 24 ore, così il totale dei pazienti nei reparti covid scende a 21.440.

Il numero degli attualmente positivi è di 465.543, con un calo di 6.653 unità rispetto a ieri. I dimessi/guariti sono 21.069 per un totale di 3.351.461 dall’inizio dell’epidemia. (qui)

Letto bene tutto? Abbiamo, a causa del covid, 2979 posti occupati in terapia intensiva, ossia il 30% dei 9931 posti disponibili; abbiamo 21.440 pazienti nei reparti covid ordinari, che occupano l’11% dei 192.000 posti disponibili; abbiamo fatto centinaia di migliaia di tamponi per riuscire a raccattare su, con quel misero 4,7%, un numero presentabile di positivi; e abbiamo, su 465.543 positivi, un totale di 24.410 ospedalizzati: il 5,24%. Qualcuno potrebbe forse negare che siamo nel mezzo di una terrificante emergenza, con la necessità assoluta di misure draconiane perché di fronte a un simile pericolo nessun sacrificio è troppo duro? (L’ho già detto che amo i numeri? Beh, io amo i numeri, e loro amano me: quando qualcuno tenta di farci qualche giochino sporco, loro corrono a dirmelo subito).
E ora direi di leggere questo.

Stefano Burbi

LA MOSTRUOSITA’ CHE POCHI VEDONO

Quello che è successo in questi ultimi14 mesi in alcuni paesi del mondo (non tutti, come vorrebbero farvi credere) non trova riscontro in nessun’altra fase della storia dell’umanità.
D’ora in poi lo Stato, qualsiasi volto abbia, potrà invadere le vite dei cittadini che amministra, in nome di un astratto bene comune che normalmente non è né comune né tanto meno bene.
Lo Stato decide quali attività sono essenziali e quali invece non lo sono, e, per questo, possono essere sacrificate: inutile ricordare che la ruota gira, e che le categorie oggi risparmiate o, addirittura, avvantaggiate da questa surreale situazione, domani potrebbero essere spazzate via con la stessa prepotente violenza. Si suggerisce, così, che sia inevitabile questo sacrificio sociale, come se valesse ancora il mostruoso mors tua, vita mea (la tua morte è la mia vita): altro che Medioevo, che le anime belle citano sempre per indicare (erroneamente) regressione, qui siamo al Paleolitico.
Ma la cosa più mostruosa è che la libertà sia diventata sinonimo di un rischio inaccettabile, quello di vivere; il libero arbitrio che lo stesso Dio non ha ritenuto opportuno sottrarre agli uomini, viene adesso calpestato e negato, come se, improvvisamente, si fosse diventati indegni di poter gestire la propria vita e si dovesse delegare la cura di se stessi ad un’entità astratta che dovrebbe sapere meglio di chiunque altro cosa sia bene per noi.
E’ mostruoso che ci sia qualcuno che bacia le mani di chi stringe intorno ai suoi polsi le catene e che ti biasimi se tu ti rifiuti di fare lo stesso. E’ mostruoso ed intollerabile l’indifferenza o addirittura il fastidio di qualcuno verso le giuste proteste di chi, da innocente, in prigione non vuole andare. Questa è dittatura: non ha il volto di Stalin o di Hitler, di Pinochet o di Amin, ma non per questo è più dolce.
Del resto, la stessa iniezione letale che ha sostituito la sedia elettrica o la camera a gas, non è meno crudele, solo che nessuno può più sentire le urla del condannato, addormentato, ma invaso da liquidi venefici che bruciano gli organi e che provocano – si dice – terribili dolori che quell’assopimento non lenisce.
Ed è, se possibile, ancora più mostruosa.
Stefano Burbi

Poi sarebbe utile leggere anche questo e questo.

PS: e adesso che, passati sei mesi, stu cazz’ e vaccin è arrivato, siamo ancora lì:

PPS: quanto agli effetti concreti del sequestro di persona…

barbara

LA PEGGIORE EMERGENZA NELLA STORIA DELL’ITALIA REPUBBLICANA

Natale chiuso per Dpcm: non c’è un’emergenza Covid, c’è un’emergenza comunisti al governo

Dobbiamo di nuovo ringraziare @nonexpedit per il suo tweet che abbiamo preso in prestito per dare un titolo a questo articolo, perché, francamente, dopo nove mesi che vediamo ripetersi lo stesso film, siamo un po’ a corto di idee. È dalla primavera scorsa, quando ancora tutti sembravano frastornati dall’impennata di casi e morti, dal primo uso e abuso dei Dpcm per limitare le nostre libertà personali, che Atlantico Quotidiano denuncia l’emergenza giuridica e democratica nel nostro Paese, ben oltre l’emergenza sanitaria.
Con lo show di ieri sera, l’ennesimo, il presidente del Consiglio Giuseppe Conte ha cominciato a scavare sul fondo che aveva già toccato nelle scorse settimane. Si presenta in prime time davanti agli italiani per snocciolare le restrizioni pensate ad hoc per le festività natalizie e di fine anno: coprifuoco dalle 22, quindi niente cenoni. Vietati gli spostamenti da regione a regione dal 21 dicembre al 6 gennaio, anche per raggiungere le seconde case, e persino tra comuni diversi il 25, 26 dicembre e il primo di gennaio.
Risultato: famiglie divise, messe di Natale abolite. Con esiti paradossali, per cui genitori, figli, nonni che abitano in due piccoli comuni confinanti, magari di un migliaio d’anime e a pochi chilometri di distanza [vedi per esempio qui], non possono ricongiungersi, mentre i più fortunati che vivono a Roma, Milano e Napoli possono attraversare l’intera città.
Misure deliranti, prive di logica, ragionevolezza e proporzionalità, principi cardine che devono sempre guidare le decisioni del legislatore e le azioni della pubblica amministrazione, in particolar modo quando incidono così profondamente sulle libertà fondamentali tutelate dalla Costituzione.
Misure che confermano quello che fin dal primo momento, e più volte, abbiamo sottolineato. La linea dello scaricabarile sugli italiani non cambia: il governo è capace solo di scaricare l’emergenza su cittadini e attività economiche, cioè sulla sfera privata, prima imputando loro l’aumento dei contagi, poi disponendo obblighi e divieti, mentre continua a dimostrarsi totalmente incapace di far funzionare ciò di cui è responsabile: la sfera pubblica.
Il paradosso, infatti, è che i Dpcm risultano efficacissimi nel tenere in casa le persone e chiudere le attività economiche, ma a quanto pare non altrettanto nell’accelerare quanto necessario la risposta pubblica. L’emergenza vale in un senso, verso i cittadini, ma non per la macchina burocratica statale.
A fine ottobre, annunciando l’ennesima stretta, il premier aveva spiegato che le nuove misure servivano a contenere il contagio così da “trascorrere le festività natalizie con maggiore serenità”. L’obiettivo, come ricorderete, era “salvare il Natale”. Evidentemente non hanno funzionato come dovevano, se ora si chiude proprio per Natale, ma nessuno ne chiederà conto.
Si rafforza quindi il sospetto [“sospetto”?] che le restrizioni, sempre più orwelliane e a casaccio, servano ormai solo da cinico diversivo: scaricare tutto sui cittadini, spostare l’attenzione di volta in volta su giovani, movide, bar, ristoranti, ora anche sui posti a tavola in famiglia [hai dimenticato i vecchietti che pretenderebbero di fare ginnastica per il mal di schiena]. Avete notato? Da settimane non si parla d’altro: cosa potremo o non potremo fare a Natale? Tutto, purché dal dibattito pubblico sparisca o quasi l’operato del governo rispetto al fattore davvero decisivo: organizzare e rafforzare il fronte sanitario. Di tamponi, tracciamento, terapie intensive, trasporti pubblici, scuole, carenze di personale e strutture, quasi non si parla più.
Ma ieri almeno tre circostanze non hanno giocato a favore del nuovo show del premier. Nelle ultime 24 ore un nuovo record di deceduti: 993. Il governo britannico ha approvato per primo il vaccino Pfizer/BioNTech e comincerà la campagna di vaccinazioni la prossima settimana. Brexit o non Brexit, dove sono le nostre prime dosi, annunciate da Conte per dicembre? Terzo, il premier ha ancora una volta ignorato il Parlamento, scegliendo di annunciare in uno dei suoi proclami tv le nuove misure anziché presentarle alle Camere. Le opposizioni, come vedremo, non l’hanno presa bene.
Presidente Conte, siamo in semi-lockdown da oltre un mese, scuole chiuse per metà, regioni rosse e arancioni, e ieri ci sono stati 993 morti (novecentonovantatre!). A chi li dobbiamo imputare stavolta? Alla movida? Ai ristoranti che chiudono alle 18? Alle palestre chiuse? In effetti, un “modello italiano” c’è: siamo riusciti nell’impresa, tra i Paesi avanzati, di massimizzare la perdita di vite umane e, allo stesso tempo, massimizzare i danni economici. Non era facile, ma con la sua Pandenomics, il micidiale mix di sistema sanitario impreparato, chiusure e assistenzialismo, il governo italiano c’è riuscito.
Ma no, il presidente Conte in conferenza stampa ha sorvolato sui 993 decessi delle ultime 24 ore (ma non sugli “attacchi personali”, a cui ha voluto rispondere). Nemmeno un accenno. E, ben più grave, nemmeno una domanda dai giornalisti-comparse. Una vergogna, roba da media cinesi. Eppure, non ci voleva un genio per formulare una semplice domanda, quella che credo sia sulla bocca di tutti: se continua a scendere il numero dei ricoveri e delle terapie intensive, com’è possibile che registriamo ancora record su record di decessi?
È questo uno degli aspetti più squallidi, questo sì un vero e proprio sciacallaggio: la contabilità dei decessi giornalieri su cui far leva per alimentare il senso di colpa degli italiani e portarli a rassegnarsi senza resistenze alla perdita delle loro libertà fondamentali: come potete pensare di festeggiare il Natale mentre muoiono mille persone al giorno?
Una contabilità tra l’altro molto discutibile se, come ammesso in una intervista a La Stampa, poi ritrattata in altre, da un autorevole esponente dell’ISS, “mentre da noi tutti coloro che muoiono e risultano positivi al tampone vengono classificati come decessi per Covid, non è così in altri Paesi”.
E i numeri di ieri in effetti fanno riflettere. Se nelle ultime 24 ore sono entrate 217 persone in terapia intensiva, ma il saldo giornaliero è negativo di 19, vuol dire che dalla terapia intensiva sono uscite 236 persone. Anche ipotizzando che tutte ne sono uscite perché decedute, assai improbabile, ne mancano 757 per arrivare al bilancio totale di ieri di 993 deceduti. Sappiamo che purtroppo molte persone anziane muoiono ancor prima di arrivarci in terapia intensiva, ma addirittura nell’80 per cento dei casi?
Il caso ha voluto che mentre il presidente Conte decideva di annunciare in diretta tv, e non in Parlamento, le restrizioni natalizie, la Camera fosse riunita per l’approvazione finale del decreto che modifica i decreti Salvini. Insomma, da una parte si chiudono gli italiani in casa per Natale, dall’altra si riaprono i porti agli immigrati irregolari e ai loro traghettatori. E Parlamento di nuovo scavalcato. Comprensibile la rabbia delle opposizioni, che hanno bloccato i lavori.
Eppure, avevano appena votato l’ultimo scostamento di bilancio richiesto dal governo Conte… E per tutta ricompensa, il premier va in tv ad annunciare le restrizioni natalizie senza passare per il Parlamento, nemmeno un colpo di telefono… Quale migliore dimostrazione dell’errore commesso?
E non si dica che si tratta di due partite diverse, perché in gioco i “ristori” alle categorie colpite dalle chiusure. Il punto è politico: non si tende la mano a un governo che si è attribuito “pieni poteri” nel senso più deteriore, che da nove mesi dispone delle libertà fondamentali dei cittadini per Dpcm, calpesta la Costituzione e il Parlamento.
Occorre però rilevare il silenzio-assenso del Quirinale su una gestione non solo della comunicazione, ma anche normativa in totale spregio dello stato di diritto. Altro che Ungheria e Polonia!
È questo l’aspetto più preoccupante: sono saltati gli argini. L’emergenza Covid sembra ormai autorizzare in astratto, non sulla base di evidenze e dati scientifici, qualsiasi limitazione di diritti che, al pari della salute, sono tutelati dalla Costituzione. E per di più, con atto amministrativo, non avente forza di legge.
Ciò che sorprende, e inquieta, di questi mesi, è come sia stato estremamente facile limitare le libertà personali e d’impresa. Il governo non deve ricorrere nemmeno ai decreti legge, gli bastano i Dpcm. E non ha incontrato alcuna resistenza, né da parte delle istituzioni poste a difesa della Costituzione, come la presidenza della Repubblica e la Corte costituzionale, né da parte del sistema mediatico, che al contrario ha accompagnato i provvedimenti governativi somministrando le necessarie dosi di terrore nella popolazione.
Se una delle caratteristiche dei regimi è che una maggioranza dei cittadini sia convinta che la sospensione delle loro libertà fondamentali sia necessaria, causa di forza maggiore, ebbene oggi questo criterio è soddisfatto in Italia.
Una volta creato il precedente, il rischio del piano inclinato è concreto: qualsiasi scusa in futuro potrebbe essere buona.

E così si torna al tweet di @nonexpedit:

“Finito il Covid, ci sarà qualcos’altro: ecologia, salute pubblica, diseguaglianze, quello che volete. Ma vi entreranno in casa, restringeranno la vostra libertà di azione e di parola coi pretesti più vari. Non abbiamo un’emergenza Covid, abbiamo un’emergenza comunisti”.

E ieri sera, quasi en passant, il premier Conte si è avvicinato ad un nuovo limite, evocando il TSO (trattamento sanitario obbligatorio) per costringere i cittadini a vaccinarsi: “Se noi siamo in una condizione di gestire la curva del contagio, non sarà necessario imporre un TSO del vaccino ai cittadini”.

Federico Punzi, 4 Dic 2020, qui

E abbiamo ormai imparato, nel corso di questi nove lunghissimi mesi, che quando il conticino dice che spera di non dover fare X, sta semplicemente cominciando a far entrare nelle nostre teste l’idea di X, che arriverà puntualmente, come sono puntualmente arrivate tutte le minacce profferite in tutti questi mesi.
Aggiungo un paio di annotazioni in merito alla questione economica

Flavio Gastaldi

ALL’ASTUZIA DELLA BANDA BASSOTTI

Per poter far slittare il pagamento delle tasse ad aprile, bisognava aver perso oltre un terzo del fatturato e trovarsi in zona rossa.
E lì ti accorgi che Conte ha trasformato la Lombardia da zona rossa in zona arancione solo 24 ore prima.
Del resto la Lombardia rappresenta quasi il 23% del PIL italiano… come farselo sfuggire?
Non sono meravigliosi?
Intanto Bergoglio, incazzato nero, minaccia i ricchi che contestano la patrimoniale incombente. Gli sbarchi non bastano.

Stefano Burbi

A Palermo un’albergatrice ha ricevuto un avviso di pagamento della TARI per oltre 12.000 (Dodicimila) Euro, come se la quantità dei rifiuti smaltiti nel 2020 fosse uguale a quello dell’anno precedente, e, si badi bene,dopo avere garantito la cassa integrazione ai suoi dipendenti, dimenticati dallo stato.
A San Clemente, vicino a Rimini, il Fisco ha multato per 6.500 Euro una coppia titolare di una Piadineria mobile, perché non crede che vengano vendute piadine vuote a prezzo ridotto e presume (ma che presuntuosi) che in realtà quei piccoli imprenditori vogliano frodare lo stato e che smercino piadine farcite di prosciutto e formaggio a prezzo ovviamente maggiore ma non dichiarato.
Tutto ciò in piena emergenza proclamata dal governo: eh, le regole sono le regole, se si deve pagare si paga e zitti. E poi il cittadino è sempre presunto colpevole, fino a prova contraria, per cui, se si esce in zona rossa, non basta una spiegazione verbale all’agente preposto all’eventuale controllo, ma ci vuole un’autocertificazione debitamente compilata sull’apposito modulo e comunque ti può sempre colpire una sanzione, perché una legge ha mille interpretazioni.
Ma lo stato pensa al nostro bene, e c’è anche chi lo crede.

E uno splendido commento dello splendido e lucidissimo ultranovantenne Silvio Garattini

Chiudo con una intensa interpretazione di ciò che tutti noi stiamo intensamente pensando

barbara

DAI CHE CE LA FACCIAMO!

Lui l’aveva detto subito, fin dal primo giorno, tutti insieme ce la faremo: noi, popolo italiano, accettiamo di trasformarci tutti in zebedei e loro riusciranno a instaurare la dittatura.

Aggiungo qualche riflessione raccolta in giro.

Stefano Zangrillo

Mentre la politica dei “restiamo umani” augura “Buon Vento” alla SeaWatch 4 che ha iniziato la sua redditizia attività d’impresa, i clandestini sbarcati in Italia dall’inizio del 2020 ad oggi sono 17.264, nel 2019 ne abbiamo accolti 11.471 e nel 2018 ne sono arrivati 23.370. Tutto questo nonostante il Covid, lo stato di emergenza e l’anima de li mortacci loro. Tutti questi si vanno ad aggiungere ai 600mila arrivati con i Governi targati PD. Tutti questi campano sulle spalle di chi lavora, paga le tasse e ne vogliono ancora di più, sempre di più. Fino a quando non ci sarà la rivolta sociale non saranno contenti, già ora hanno messo Comuni italiani e cittadini uno contro gli altri perché nessuno vuole i clandestini, perché solo con l’indignazione popolare alle stelle potranno finalmente governare con pieni poteri senza elezioni, senza DPCM perché quello sarà il vero “stato di emergenza” e non questa buffonata! Mi raccomando sempre la mascherina, le ore 18.00 sono passate, siete italiani dovete rispettare le regole e mi raccomando per voi non “buon vento” ma “buone tasse” se non avete pagato ieri, badate che oggi avete già un giorno di mora da saldare, a voi non viene a salvarvi la ONG ma vi arriva l’agenzia delle entrate.

Stefano Zangrillo

Appena sbarcati altri 250 clandestini, in un anno di Governo stanno per mettere il record dei 20mila sbarchi. Comuni siciliani nel caos, allertate città di tutta Italia per accogliere, navi quarantena piene ne serviranno altre, aumentano i positivi tra i clandestini, aumentano le fughe. State tranquilli, i soldi ci sono, giusto ieri partite IVA e artigiani hanno pagato le tasse. State tranquilli godetevi le vacanze, in barca, in costa smeralda, il PD e il M5S lavorano per voi, mi raccomando alle 18…la mascherina.

Stefano Zangrillo

Bibbiano insabbiato, Ponte Morandi nessun condannato, Zingaretti non indagato, figlio di Grillo non pervenuto, Rachete assolta, famiglia Boschi pure, denunce contro Conte e soci verso archiviazione. Salvini a processo. Avanti tutta Istituzioni democratiche, state dando il meglio di voi!

E concludo con quest’ultima riflessione

barbara

SPIGOLATURE RACCATTATE QUA E LÀ

Enrico Richetti

TACI, IL VIRUS TI ASCOLTA!

Dopo la disfatta di Caporetto bisognava mantenere il segreto su come e dove sarebbe stata preparato la controffensiva. Lo avessero saputo gli austroungarici, non avremmo vinto la guerra.
Durante i terribili mesi della disfatta del Covid il comitato tecnico scientifico ha redatto verbali su come difendersi dal virus. Li ha secretati per impedire che il virus, che sa leggere, scrivere e far di conto, venute a sapere le misure, ci sconfiggesse anticipando le nostre difese.
E’ bellissimo avere come Capo del Governo l’uomo più intelligente del mondo. Novello Churchill, novello Armando Diaz.

Quel capo del governo che ha nutrito gli entusiasmi bagnati di un sacco di gallinelle, soprattutto quando ha magistralmente “asfaltato Salvini e la Meloni”, perché si sa che compito essenziale di un governo è asfaltare l’opposizione, e allora ricordiamo:
favore delle tenebre
Che a me fa venire in mente questa cosa qui

Negate, negate sempre, negate anche l’evidenza. Però prima infilatevi almeno gli slip. (Francesca Mazzantin, qui)

Ecco, il signor conte si è proprio dimenticato di infilarsi gli slip, e si è fatto sorprendere a negare l’evidenza coi pendagli al vento. E direi che ha ragione anche quest’altro signore qui:
stato di emergenza
Enrico Richetti

Abbiamo un ottimo capo del Governo e un’ottima ministra della pubblica istruzione. Hanno intuito quello che all’estero non hanno capito ancora.
Se gli alunni si siederanno, magari alternati, su banchi tradizionali, anche monoposto, saranno facile preda del virus. Se invece i banchi avranno le rotelle (che mancano a parecchi personaggi altolocati) gli studenti, vedendo il virus avvicinarsi, potranno scivolare in tutte le direzioni, e il virus, lanciatosi per infettare lo studente, sbatterà la testa contro il muro, morendo sul colpo.
Avere il capo del Governo più intelligente del mondo dà molti vantaggi….!

Giulio Galetti

SE NON ARRIVA SANGUE AL CERVELLO…

Roma, 29 lug. (askanews) – “Se non arrivano tutti i banchi richiesti… vorrà dire che l’offerta non ha raggiunto i livelli qualitativi e quantitativi rispetto alla nostra domanda”

SEARCH & REPLACE

“banchi” con “mascherine”

E se l’uva non vuole saperne di maturare, è evidente che la colpa è unicamente dell’uva.

Fabio Rampelli

LAMORGESE SCARICA CLANDESTINI NEL LAZIO E ZINGARETTI NON BATTE CIGLIO. PULLMAN ELUDONO TEST SOTTO NASO RAGGI. È EMERGENZA NELL’EMERGENZA

Oltre agli sbarchi incontrollati sulle coste italiane, con i Cara e gli hotspot in sofferenza, partono anche i trasferimenti dei clandestini da una regione all’altra.
Il ministro dell’Interno Lamorgese scarica 334 migranti dalla Sicilia alla Regione Lazio, di cui 15 positivi al Covid mentre 9 risulterebbero addirittura irreperibili. Il governatore Zingaretti non batte ciglio e accoglie, in un territorio dove la situazione potrebbe non reggere per stessa ammissione dell’assessore alla Sanità: ‘così il meccanismo non può funzionare, si rischia di sovraccaricare il sistema sanitario già sotto pressione da mesi’.
Il Lazio è già contaminato da focolai d’importazione estera, in particolare dal Bangladesh e dall’Est Europa. Una situazione che non sembra proprio sottocontrollo, come dimostra il mistero dei pullman spariti che sotto il naso della sindaca Raggi sfuggono al controllo dei test sierologici sulla Tiburtina per chi arriva a Roma. Ed il sospetto – come riportato oggi sulla stampa – è che molti viaggiatori si facciano lasciare altrove dagli autisti per eludere i tamponi. Siamo all’emergenza nell’emergenza, e il Governo Conte spalanca le porte all’immigrazione irregolare.

E tuttavia, nonostante l’intenso impegno a riempire l’Italia di clandestini positivi, distribuendoli accuratamente per tutta la penisola, lasciando loro la libertà di allontanarsi incontrollatamente dalle zone di quarantena, allo scopo evidente di scatenare la promessa seconda ondata, in previsione della quale è stato prorogato il regime di dittatura e dello stato di polizia, pare che la natura abbia deciso di frustrare i loro progetti
covid-clandestini
E chissà dunque che cosa si inventeranno ancora per provocare una nuova epidemia che permetta loro di tenersi ben salda la poltrona sotto il sedere.

Mutarella

Chiamiamolo Mutarella, Sergio Mutarella. Unico paese europeo, coi tassi attuali più bassi di ricoverati e deceduti per il virus, l’Italia subisce dal governo in carica un provvedimento che non ha precedenti nella nostra storia repubblicana, nemmeno al tempo più acuto del terrorismo: il prolungamento dello Stato d’emergenza. Non pochi costituzionalisti si espongono a dire che è una violazione della Costituzione, un abuso, un’inutile restrizione. Non c’è alcuna ragione sanitaria, confermano i medici e i virologi non allineati al potere politico-sanitario. In caso precipiti la situazione, si proclama lo stato d’emergenza. Ma tanti tacciono.
Su tutti, tace lui, il Garante della Repubblica, il Custode della Costituzione, il Capo dello Stato Mattarella. I suoi silenzi sono la vera polizza di sopravvivenza per il governo cialtronesco del nostro Paese. Quella polizza lui la firmò quando disse, minacciando non solo grillini e sinistre ma anche berlusconiani e renziani, che se fate cadere Conte non c’è che il voto. Paura, il voto. Allora, la paura del voto si combatte con la paura del virus.
Il Parlamento ha così votato con l’emergenza l’autoconservazione del posto per molti di loro; l’annunciato soccorso dei berlusconiani si configura nella stessa specie. Poi c’è l’inefficacia dell’opposizione, l’assenteismo sospetto alla Camera.
Ma la cosa più grave è il silenzio della Massima Carica prima che Conte portasse al voto sull’emergenza; il silenzio della Corte Costituzionale, e magari dell’Europa e le sue corti. Mattarella e la presidente della Corte Suprema Cartabia tacciono; sono le Zittelle, e non nel senso del romanzo di Tommaso Landolfi.
Ma tutti stanno zitti se non dice nulla lui, il Presidente, che è anche un giurista. E il Presidente lascia che un improvvisato premier, dal curriculum taroccato, mai eletto in parlamento e in altra assemblea elettiva, mai annoverato tra i tecnici e le risorse della Repubblica, che ha guidato due governi opposti, che porta a profitto individuale una tragedia nazionale, che governa a colpi di decreti, vanterie e conferenze stampa one-man-show, possa impunemente ridurre in cattività un Paese, mettere sotto tutela la Democrazia e la Libertà, violare i diritti (altro che Orban) e firmarsi una proroga allo sfratto da Palazzo Chigi. Perché altra ragione non c’è all’emergenza, che tende a farsi stato d’eccezione, anticamera delle dittature. E se viene proclamato quando non c’è virulenza epidemica, figuriamoci cosa accadrà quando ci sarà davvero qualche avvisaglia. Non dite che lui magari dispone di informazioni a noi ignote; perché quei dati allarmanti non li hanno nemmeno Merkel e Macron, se non hanno proclamato lo stato d’emergenza, figuriamoci se ce li ha solo lui.
La sua è una dittatura temperata dalla cialtroneria, finalizzata a conservarsi il posto più che a stravolgere il paese. Ma è una dittatura strisciante, come si dice dei vermi e delle forme implicite.
Il silenzio di Mattarella è davvero assordante. È il silenzio sull’indecente gazzarra della magistratura e del Csm; il silenzio sullo scempio scolastico, unico paese in Europa a chiudere per primi e a non aprire ancora le scuola; il silenzio sugli sbarchi di clandestini, e di infetti, con cui saltano tutti i rigori invece pretesi per gli italiani. È il silenzio sul Parlamento esautorato a lungo, e a lungo oltraggiato, silenzio sulle esternazioni debordanti del premier o davanti a decreti che gridano vendetta davanti a Dio e alla Costituzione, alla logica e alla grammatica. Lui si palesa solo per premiare scrittori negazionisti delle foibe, per celebrare quasi ogni giorno la Shoah e magari qualche strage su cui si può imbastire la solita lettura.
Qualcuno dice: ma lui è sobrio e taciturno, è siculo, non esterna, fa le cose nell’ombra, al riparo dalla ribalta. Vorrei crederci, me lo auguro, ma quando poi vedi che nulla cambia e nulla succede, quando vedi che Conte annuncia di voler prolungare l’emergenza e nessuno lo ferma, lui va in Parlamento e chiede il voto, allora hai l’impressione che la moral suasion di Mattarella, le sue pressioni sotterranee o sottocutanee siano inefficaci o addirittura inesistenti.
Ci stiamo avvicinando alla sua scadenza al Quirinale e ci auguriamo che non gli rinnovino il mandato; ma quando si sentono i nomi alternativi, le manovre in corso, e il vuoto spinto del centro-destra sui nomi e le strategie, capisci che accadrà quel che accade ormai da decenni: sarà eletto un Presidente voluto dalla sinistra, non super partes; non un PdR ma un Pd, o paraggi. Diciamo un Pd filo-grillino, magari frutto di un patto obliquo con Berlusconi.
Negli ultimi cinquant’anni è andata così: gli unici due presidenti che non obbedivano al coro guidato dalla sinistra, vale a dire Giovanni Leone e Francesco Cossiga, sono stati massacrati con un linciaggio mediatico-politico-giudiziario. Tutti gli altri, compreso il Presidente bigotto che veniva dalla Dc più conservatrice, Oscar Luigi Scalfaro, sono stati dalla parte opposta e non per la sola messaggeria istituzionale: hanno operato e manovrato in quella direzione, pilotando la nostra democrazia e i verdetti elettorali. Sandro Pertini fu più vicino ai comunisti che agli stessi socialisti da cui proveniva; Ciampi, almeno, fu corretto e infatti con lui un governo di centro-destra non fu rovesciato per ben cinque anni. Poi venne il gran manovratore Giorgio Napolitano e il gran silenziatore Mattarella. Il Quirinale è appannaggio della sinistra & C. Ed essendo la prima carica dello Stato, diventa il parametro per tutte le cariche decisive e l’arbitro di tutte le operazioni politiche e trame istituzionali. Infatti sono anni che il Pd perde le elezioni ma poi vince il governo, da un decennio c’è sempre un ribaltone e dopo un giro ce lo ritroviamo lì, al potere. Nel momento più difficile della nostra repubblica, al Quirinale hanno tolto il sonoro, ed è comparso Mutarella.

MV, La Verità 31 luglio 2020, qui.

Già, il figlio di Bernardo.
figlio di Bernardo
Vi regalo ancora Jonathan Isaac,
Jonathan Isaac
cristiano, nonostante nome e cognome ebraici, nero come tutti gli altri, sicuramente non meno antirazzista degli altri, ma con una dignità che gli altri, che si prestano alla consueta e ormai di moda pagliacciata (ma con un consistente ammortizzatore per terra, non sia mai che si facciano la bua ai ginocchietti) neanche si sognano.

E infine un avviso per chi ha bambini che vanno a scuola: preparatevi:
gender scuola
(ma voi, da uno con questa faccia, comprereste un’auto usata?)

barbara

DUE PAROLE SULLO STATO DI EMERGENZA

Michele Ainis è uno dei Costituzionalisti più noti e apprezzati. Scrive per La Repubblica, è abituato a prendere posizioni nette. Partiamo dallo stato di emergenza.

«Chiariamo subito. Si può dichiarare lo Stato di emergenza. C’è il codice della protezione civile che lo prevede, e la Corte lo ha giudicato legittimo».

Conte sostiene proprio questo.

«Vedo che il presidente del Consiglio si difende dalle critiche con un dato in apparenza incontestabile: dal 2014 – dice – è stato dichiarato 154 volte e rinnovato 84 volte». [ho corretto, controllando le fonti, alcune sviste dell’articolo]

Sembrerebbe così. Perché allora lei dice «in apparenza»?

«Sei vai a controllare scopri che si tratta sempre di casi circoscritti e legati perlopiù a calamità naturali: frane, terremoti, esondazioni… »

E la differenza con il Covid quale sarebbe?

«È la prima volta che lo stato di emergenza riguarda tutta l’Italia. Non è circoscritto geograficamente. Questa è già una anomalia enorme».

E poi?

«Partendo da questo stato di emergenza si possono emanare delle ordinanze in deroga a qualsiasi legge dello Stato. E questo è abnorme».

Esempio.

«Se con un Dpcm dico: da domani tutti in giro con l’ombrello, domani tutti sono obbligati a girare con l’ombrello».

Da questo cosa consegue?

«Che la decisione sull’emergenza non può essere raccontata come una decisione marginale, o amministrativa: per me è la scelta più politica che si possa adottare».

Conte dice: «Il problema non va enfatizzato».

«Non puoi dare in messaggio così contraddittorio; non c’è problema, le misure sono più blande, però c’è sempre lo stato di emergenza».

Questo si ripercuote sul modo di governare?

«Ovvio. Conte non ha escluso di ricorrere ancora ai decreti del consiglio dei ministri».

E lei lo considera disdicevole?

«Sì, e provo a spiegarle perché. Premessa. Noi in questi anni abbiamo fatto strage delle parole. L’emergenza è diventata una parola abusatissima. E l’abuso dell’emergenza la conseguenza successiva. Ci siamo talmente abituati al decreto legge, al punto da dimenticarci che è anch’esso uno strumento di emergenza. E siccome non bastava siamo passati al governare con il Dpcm».

E lei come giudica questa scelta di Conte?

«Un abuso, intanto perché il confine del Dpcm è quello di un atto amministrativo, non di un atto normativo. La legge vale per tutti. Mentre un intervento amministrativo è un atto individuale e concreto».

Serve un esempio.

«Un sindaco, ad esempio, può espropriare un terreno per una emergenza ambientale. Però non può normare sull’esproprio».

Esatto. Una legge è l’unico strumento che può normale un atto generale.

«Durante l’emergenza Covid questo paletto è saltato. Si incideva sulle libertà individuali dalla circolazione al culto senza un voto del parlamento. È stata una grave violazione delle libertà costituzionali».

E come è potuto accadere?

«Con quello che io chiamo un trucco-Matrioska. Prima il governo ha scritto un delega in bianco e l’ha inserita dentro un decreto, il 6/2020. Poi in virtù di quella delega ha iniziato a governare con ordinanze che abbiamo appena visto – intervenendo su alcuni diritti fondamentali dei cittadini».

E non si poteva, secondo lei.

«Le libertà sono garantite con forza di legge. Derogarle con il Dpcm è stata una violazione costituzionale».

Perché non si può fare con uno strumento amministrativo?

«Esatto. Il decreto è votato dal Parlamento e vagliato dal Capo dello Stato. Quello strumento è privo di ogni controllo. Essendo uno strumento amministrativo, su qualsiasi provvedimento – metta una multa a uno che passeggiava – potrebbe pronunciarsi il Tar».

Davvero?

«Beh, se è un atto amministrativo può essere annullato dal Tar!».

Cosa la preoccupa di più?

«L’incubo di ogni costituzionalista: il precedente. L’emergenza sanitaria attiva illegittimamente il congegno-matrjoska per cui un decreto in bianco attiva il dpcm, che interviene sulle libertà costituzionali. E cosa accadrebbe se questo stesso meccanismo, in un qualsiasi domani venisse arrivato in nome di altre emergenze?».

Quali?

«Quelle che vuole lei. Magari in nome di una emergenza sociale, evocando l’ordine pubblico. Magari solo per degli scioperi duri, in questo autunno».

Mi pare un deja vú.

«È il percorso-tipo delle dittature. Ecco perché non ci piacciono le minimizzazioni, e gli abusi. Ecco perché il dito lo punto io, sui negazionisti pericolosi: quelli che negano lo Stato di diritto». (qui)

La cosa che trovo sconvolgente è che io queste cose le sto dicendo dal primo giorno; io: che non sono costituzionalista, che non ho studiato giurisprudenza, niente di niente, che tutto questo fosse un abuso l’ho sempre avuto chiarissimo, e mi chiedo: come è possibile che un sacco di gente, non solo non trovi niente da ridire su tutto questo, ma si attivi energicamente per dare ragione a Conte, non solo la prima volta, ma perfino adesso, con la proroga? A me, sinceramente, questa gente fa paura: come già ho avuto occasione di dire, sono quelli che il giorno in cui il pincopallino insediatosi su quello scranno ordinerà di denunciare il vicino che nasconde un ebreo in cantina, non esiteranno un momento a obbedire.

POST SCRIPTUM

  1. Non ho mai potuto soffrire Andrea Bocelli, che considero un pallone gonfiato.
  2. Non mi sono mai potuta capacitare che ci sia chi lo considera un cantante, o addirittura un tenore, come ho già detto qui.
  3. Dire “Conosco tanta gente e nessuno è finito in terapia intensiva” è una cazzata grande come un’astronave, e altrettanto lo è “la cosiddetta pandemia”: le terapie intensive intasate sono terapie intensive intasate, non cosiddette terapie intensive intasate, e morti sono morti, non cosiddetti morti.

Detto questo

  1. Ha detto anche altre cose, assolutamente sensate e condivisibili, ma sembra che nessuno se ne sia accorto.
  2. In un mondo in cui il solo accennare all’esistenza di problemi di vista, problemi di udito, problemi di deambulazione, quoziente di intelligenza, numero di cromosomi sembra peggio che bestemmiare in chiesa, pare che sbeffeggiare Bocelli puntando sulla cecità sia veramente cosa buona e giusta, nostro dovere e fonte di salvezza. E come se non bastasse, sono anche convinti che a uscirne screditato, da battute come “non vede il virus perché è cecato” sia Bocelli.

barbara

UN PO’ DI COSE SPARSE 1

Comincio con un po’ di figure, che quelle si capiscono meglio. Cominciamo con queste:
tagli 1
tagli 2
tagli 3
tagli 4
e proseguiamo con queste:
niente polemiche
Gori
nonabbiamopaura
Enrico Rossi
Fontana
Azzolina
Dice, “non dobbiamo fare polemiche” e “le polemiche sono sterili” e “non è questo il momento” eccetera. Vedete un po’ voi. Qualcuno invoca per questa gentaglia la pena di morte, o almeno la galera; io sono molto più mite: visto che per colpa loro gli ospedali e in particolare le rianimazioni sono al collasso e molti che ne avrebbero bisogno non possono essere accolti, mi accontento di condannarli ad accudire a domicilio quelle persone per le quali nelle rianimazioni non c’è più posto. Questi due allegri compagni di merenda invece
proteione civile
li manderei a pulire le stanze e i corridoi degli ospedali. Poi c’è la raffinata intellettuale, quella del fascistometro e di altre ineffabili amenità
murgiavirus
che manderei a occuparsi della rimozione del materiale ospedaliero infetto. E questa?
merlino_involtino
Visto che è un’espertissima virologa, molto più di Burioni, potrebbe fare le pulizie nei laboratori di ricerca e in quelli in cui si analizzano i tamponi. Tutti rigorosamente a mani nude e viso scoperto, beninteso, perché mascherine occhiali e guanti servono alla gente per bene: loro, in ogni caso, sicuramente non avranno obiezioni, dato che non c’è il minimo rischio. E per finire in gloria, guardate qua che spettacolo!
cirinnà
E ora guardiamo questa immagine, che sicuramente molti di voi avranno già visto:
SO2 Wuhan
carina, vero? Di che cosa si tratta ve lo spiega questo signore:

Lorenzo Capellini Mion

Febbraio 2020, immagini dal satellite che avevo pubblicato e che hanno fatto sparire alla chetichella, nemmeno un alert.
La fotografia evidenzia gli alti livelli di anidride solforosa all’epicentro dell’epidemia ora pandemia, per gli scienziati sarebbe la prova di cremazioni di massa.
In effetti le mappe satellitari in Febbraio avevano mostrato livelli allarmanti di SO2 intorno a Wuhan.
Inoltre, c’erano alti livelli di anidride solforosa nella città di Chongqing, anch’essa in quarantena.
I morti in tutta la Cina sarebbero poco più di 3000, report multipli parlano di numeri decisamente diversi e più credibili, basta guardare al nostro Paese.
Gli scienziati affermano che l’anidride solforosa viene prodotta quando i corpi vengono cremati e anche quando i rifiuti sanitari vengono inceneriti.
Ora l’informazione la levano, magari no, mi importa che chi legge rifletta usando la propria testa.
China lied, people died.

Già. Ci viene ammannita la rassicurante favoletta del Principe Partito Comunista cinese che fiero sul suo cavallo bianco uccide il drago-covid19 e libera la principessa Wuhan e con lei tutta la Cina e il mondo intero, e ci sono anche un sacco di imbecilli che se la bevono, che ci raccontano che “abbiamo superato la Cina per numero di contagiati e di morti”, che “col sistema cinese il contagio è stato fermato” e altre simili barzellette. Va naturalmente precisato che il numero reale di morti in Italia è parecchio lontano da quello ufficiale, perché ci sono gli ospiti delle case di riposo che stanno morendo come mosche e non rientrano in nessun conteggio, ci sono i vecchi che muoiono a casa perché – inutile raccontarci storie – se di posti negli ospedali non ce ne sono più, nessuno li può tirare fuori dal cilindro, e anche loro non rientrano in alcun conteggio. Stabilito questo, qualunque calcolo comparato è totalmente privo di fondamento. E la cronaca attuale dimostra che gli occultamenti non si sono limitati ai primi due mesi, ma continuano tuttora. Lo dimostra l’immagine lì sopra e lo dimostra la storia di Li Zehua.

Li Zehua aveva tutto per starsene tranquillo quando è scoppiata la pandemia a Wuhan. Dopo essersi laureato in una delle migliori università cinesi, Li ha iniziato a lavorare per la più importante stazione televisiva statale, la CCTV. Li era una stella nascente. Se fosse rimasto entro i confini tracciati dal regime, Li avrebbe potuto vivere una vita comoda e ricca. Solo che si è domandato cosa era andato storto nella pandemia. E ha raggiunto Wuhan. Li ha iniziato a pubblicare video. Ha intervistato residenti, operai e impiegati delle pompe funebri. Il 26 febbraio, quando stava tornando dall’Istituto di Virologia di Wuhan, Li ha pubblicato un breve video mentre veniva seguito da un veicolo della pubblica sicurezza. “Mi stanno inseguendo. . . . Sono sicuro che vogliono tenermi in isolamento. Aiutatemi per favore!”. Ha paura di fare la fine del dottor Li Weinlang. Li Zehua è tornato nel suo appartamento e si è messo in streaming per lasciare un messaggio. Appena sente bussare alla porta dice in video: “Oggi molti giovani cinesi probabilmente non hanno idea di cosa sia successo nel nostro passato e pensano che la storia che hanno ora sia quella che meritano”. Dopo queste ultime parole, Li apre la porta. La telecamera viene bruscamente spenta e il livestream si ferma. Nessuno ha avuto più notizie di Li da quel giorno. Questa è la Cina. (qui)

E sempre a proposito della Cina e delle sue balle e delle sue catastrofi, credo che in questo pezzo che ho trovato possiamo avere, se non le cifre reali, che nessuno saprà mai, almeno delle cifre realistiche.

Gianni Pellegrini

Ripubblico, così come l’ho ricevuta, questa riflessione che reputo interessante (nonostante l’uso a sproposito del termine “olocausto” che io avrei evitato).

“LE VERE CIFRE DI WUHAN

Fonte: dati pubblici sulla telefonia.
In Cina sono stati disattivati 14.500.000 account di telefonia mobile da inizio gennaio.
14.500.000.
Tenete a mente questo numero.
Ora cercate di seguirmi: in Cina il numero di telefono è collegato al tuo conto in banca (sto semplificando) ed a molti servizi di utilità nazionale.
E proprio per questo NON è facile cambiarlo.
Perché ci paghi il fruttivendolo, ma puoi attivare anche servizi di previdenza ed altro ancora.
Ora… è legale in cina che una persona abbia più di un account telefonico.
E, IMPORTANTE, per questi servizi si paga una fee mensile: una cosa attorno ai 5 dollari a mese.
SE NON PAGHI TI CANCELLANO L’ACCOUNT TELEFONICO.
Riuscite ad immaginare il MOTIVO per cui dall’inizio di GENNAIO sono stati cancellati in Cina 14.500.000 account telefonici?
O non ti serve.
Oppure non hai pagato perché SEI MORTO.
Un calcolo approssimativo [ossia calcolando tre account a testa, ndb], quindi porta ad una cifra: 4.800.000 che non hanno potuto pagare perché DEFUNTI.
Se si prende (è un calcolo grossolano) la provincia di Hubei, che ammonta 56.000.000 di persone e si suppone che siano tutte infettate la letalità è: dell’8,5%.
Corrisponde?
Molto verosimile. Sono cifre da olocausto.
Altro che 3000 morti e spicci per 80.000 contagiati.
Qui si parla di milioni di cadaveri da smaltire.

Ora viene il peggio.

Taiwan le cifre reali le conosceva.
Tanto è vero che ha preso subito le precauzioni giuste: i numeri parlano chiaro: 2 morti e solo 153 contagiati fino ad oggi, nonostante il traffico con la terraferma cinese sia costante.
E sapeva anche un’altra cosa: che il COVID19 si propagava da persona a persona già da dicembre.
E lo ha comunicato all’OMS.
Il quale non ha detto UN CAZZO per settimane, avallando il governo di Pechino.
Ora la domanda:
se i calcoli e le deduzioni sono esatte e i governi mondiali avessero saputo della reale dimensione dell’epidemia cinese e che era trasmissibile da umano ad umano, avrebbero sottovalutato la minaccia?
Io non credo.
CHIUNQUE sia grato ai Cinesi è solo un idiota affetto da sindrome di Stoccolma.”

Del resto lo sappiamo da sempre che i morti causati dalle proprie politiche, la Cina è abituata a contarli a milioni e a decine di milioni.

E a proposito dell’ultima frase: sono arrivati con la grancassa gli “aiuti” cinesi (il materiale in realtà è stato pagato fino all’ultima mascherina; i medici non so), e tutti a profondersi in sperticati ringraziamenti; sono arrivati con la grancassa gli aiuti cubani, e tutti a profondersi in sperticati ringraziamenti; sono arrivati gli aiuti americani senza grancassa e tutti a dire aha, cinesi e cubani corrono ad aiutarci e il biondone invece cosa aspetta?

Aggiungo ancora una cosa: non ne posso più del “morto per” e “morto con”. Se un ottantenne obeso iperteso e diabetico cade, batte la testa e ci resta secco, nel certificato di morte scrivono “causa della morte: trauma cranico”, non obesità ipertensione diabete. Se un ottantenne obeso iperteso e diabetico fa un infarto, nel certificato di morte scrivono “causa della morte: infarto”, non obesità ipertensione diabete. Perché diavolo lo stesso ottantenne obeso iperteso e diabetico che si becca il covid19 deve improvvisamente diventare morto “con” il covid19, precisando che era vecchio e con patologie pregresse? Perché è più rassicurante? Perché così i giovani si sentano legittimati ad andarsi ad ammassare nei pub a bere alla faccia del coronavirus? Credo che tutti noi conosciamo qualche settantenne diabetico o iperteso che prende i farmaci adatti e guida, viaggia, si occupa dei nipoti quando la figlia o la nuora ha qualche impegno extra, magari fa anche volontariato, e se non arriva il virus malefico fra dieci, quindici, magari venti anni è ancora qui. E se il virus malefico arriva, lui muore per il virus. PER PER PER PER PER.

Concludo questa prima parte con una bellissima notizia:

Agenzia Vista) – Milano, 21 Marzo 2020 – La nuova terapia intensiva dell’Ospedale San Raffaele costruita in tempo record, solo 8 giorni, per l’emergenza Coronavirus è ufficialmente pronta. Da lunedì 23 marzo accoglierà i malati gravi Covid19. La costruzione, realizzata nei campi sportivi dell’UniSR, è stata interamente finanziata con le donazioni ricevute e con la raccolta fondi lanciata dai Ferragnez su gofundme.com. Grazie ancora a Fedez e Chiara Ferragni e ai 200mila donatori che in Italia e all’estero hanno offerto il loro contributo. Grazie anche a chi ha lavorato senza sosta per trasformare una speranza in realtà. Entro le prossime settimane sarà pronto anche l‘ampliamento della struttura che metterà a disposizione ulteriori posti letto per le terapie intensive. / Fonte Facebook IRCCS Ospedale San Raffaele

Eh sì: ospedale privato, iniziativa privata, fondi privati, e un intero nuovo padiglione sorge come per incanto in otto giorni. Alla faccia di chi invoca più stato e più Europa

E con un appello:

In questo momento di emergenza stiamo organizzando una raccolta fondi rapida per l’acquisto di 1000 mascherine per l’ospedale di Lodi. Il gruppo sionistico piemontese ci sostiene e mette a disposizione iban e conto corrente per la gestione dei fondi che arriveranno. Qualunque donazione, anche minima, è importante. Per favore, è urgente.

conto intestato:

Gruppo Sionistico Piemontese

IBAN IT39Q08382 01000000130114627 causale: fondi mascherine di LODI.

Quando si effettua la donazione per favore inviare mail di conferma a:

segreamar@gmail.com

In tal modo la vostra donazione sarà subito utilizzata.

barbara