QUANDO L’UNICA RAGIONE DI VITA È L’ODIO

Tucker Carlson: Gli Americani sono stati addestrati ad odiare Putin, e per questo soffriranno

Anche Joe Biden ha ammesso che i prezzi dell’energia stanno per salire.

Questo articolo è adattato dal commento di apertura di Tucker Carlson dell’edizione del 22 Febbraio 2022 di “Tucker Carlson Tonight”.

Dal giorno in cui Donald Trump è diventato presidente, i Democratici a Washington vi hanno detto che è vostro dovere patriottico odiare Vladimir Putin. Non è un suggerimento. È un obbligo. Tutto, meno che l’odio per Putin, è un tradimento.
Molti Americani hanno obbedito a questa direttivaOra odiano doverosamente Vladimir Putin. Forse tu sei uno di loro. Odiare Vladimir Putin è diventato lo scopo centrale della politica estera americana. È la cosa principale di cui si parla. Interi canali via cavo sono ora dedicati a questo. Molto presto, quell’odio per Vladimir Putin potrebbe portare gli Stati Uniti ad un conflitto in Europa Orientale.
Prima che ciò accada, potrebbe valere la pena chiedersi, visto che la cosa sta diventando piuttosto seria: di cosa si tratta veramente? Perché odiamo Putin così tanto? Putin mi ha mai chiamato razzista? Ha mai minacciato di farmi licenziare perché non sono d’accordo con lui? Ha forse spedito ogni posto di lavoro della classe media della mia città in Russia? Ha prodotto una pandemia mondiale che ha distrutto i miei affari o mi ha tenuto segregato in casa per due anni? Sta insegnando ai miei figli ad abbracciare la discriminazione razziale? Sta producendo il fentanyl? Sta cercando di soffocare il cristianesimo? Mangia i cani?
Queste sono domande giustee la risposta a tutte è No. Vladimir Putin non ha fatto nulla di tutto ciò. Allora perché la Washington dei burocrati permanenti ed effettivi lo odia così tanto?
Se avete guardato i notiziari, sapete che Putin sta avendo una disputa di confine con una nazione chiamata Ucraina. Ora, la cosa principale da sapere sull’Ucraina, per i nostri scopi, è che i suoi leader una volta hanno inviato milioni di dollari alla famiglia di Joe Biden. Non sorprende che l’Ucraina sia ora uno dei paesi preferiti di Joe Biden. Biden si è impegnato a difendere i confini dell’Ucraina anche quando apre i nostri confini al mondoÈ così che funziona. Far invadere l’America si chiama equità. Invadere l’Ucraina è un crimine di guerra.
Cosìogni giorno che passaci avviciniamo a una sorta di conflitto con la Russia, un conflitto che potrebbe facilmente andare fuori controllo, dato che le persone che ci governano non hanno capacità motorie abbastanza fini, l’amministrazione ci assicura che questo non ha nulla a che fare con lo strappo dei debiti personali di Joe Biden agli oligarchi ucraini. Niente affatto. È completamente e totalmente non correlato.
Il punto qui è difendere la democrazianon che l’Ucraina sia una democraziaNon è una democrazia. Il presidente dell’Ucraina ha arrestato il suo principale avversario politico. Ha chiuso giornali e stazioni televisive che hanno osato criticarlo. Quindi, in termini americani, si definirebbe l’Ucraina una tirannia. Ma a Joe Biden piace l’UcrainaQuindi Putin male, guerra beneCome vi influenzerà questo conflitto?
Vi influenzerà un bel po’, in realtà. I prezzi dell’energia negli Stati Uniti stanno per salire di molto, e questo significa che tutto ciò che comprate diventerà molto più costoso, dal cibo che mangiate alla macchina che guidate ai biglietti che vi serviranno per portare la vostra famiglia in vacanza quest’estate, ammesso che possiate ancora permettervi di andare in vacanza per allora. State per diventare misuratamente più poveriNon è un’ipotesiJoe Biden lo ha ammesso.
Ma dall’altra parte, otterrete un’importante vittoria morale contro il vecchio e vile Vladimir Putinche è moltomolto peggio di Justin Trudeau. Giusto perché lo sappiate. Quindi potrete sentirvi bene per questo, perché… perché… vediamo, a pensarci bene, perché dovreste sentirvi bene per questo? Sembra un accordo piuttosto terribile per voi e per gli Stati Uniti. Hunter Biden riceve un milione di dollari all’anno dall’Ucraina, ma voi non potete più permettervi di uscire per andare a cena. Non è un affare.
Quindi cosa ci stiamo perdendo qui? Quello che ci manca è il quadro generale, ed è per questo che Joe Biden ha inviato Kamala Harris a spiegarci questo quadro. Il vecchio lavoro di Kamala Harris era quello di spalancare i confini dell’America all’immigrazione [hmm, no, questo è stato il lavoro intermedio. Quello vecchio – vecchio per antonomasia, non a caso – è quell’altro, quello che, pur essendo priva di qualunque dote (qualunque tranne quella), le ha permesso di fare carriera]. Lo ha fatto. Il suo nuovo lavoro è quello di tenere chiusi i confini dell’Ucraina. Kamala Harris era in Europa l’altro giorno per spiegarci tutto. Ha iniziato con una lezione di storia, facendo conoscere ai popoli europei il loro recente passato, che lei presume abbiano dimenticato visto che pochi di loro parlano in inglese. Ha aperto con un saluto tradizionale, “ascoltate, ragazzi”, perché è così che parlano i veri storici e gli statisti. Questa è Kamala che vi istruisce:
KAMALA HARRIS“Voglio dire, ascoltate, ragazzi, stiamo parlando del potenziale di una guerra in Europa. Voglio dire, prendiamoci davvero un momento per capire il significato di ciò di cui stiamo parlando. Sono passati più di 70 anni e in questi 70 anni, come ho detto ieri, c’è stata pace e sicurezza. Stiamo parlando della reale possibilità di una guerra in Europa.”
Ascoltateragazzi“, sarete anche europei che vivono in Europama non capite appieno le possibili implicazioni di una guerra in Europa. Questo è il vostro problema. Il problema dell’Europa è che ha avuto pace e sicurezza per più di 70 anni. Kamala Harris lo ha appena detto agli europei.
E questo, tra l’altro, è verose non si conta la dissoluzione della Jugoslavia, che ha causato centinaia di migliaia di morti negli anni ’90 o l’occupazione sovietica di metà del globo terrestre, che ha gestito la messa in schiavitù di centinaia di milioni di persone. Ma a parte questo, “Signora Lincoln”, tutto è stato pace e sicurezza in EuropaFino ad ora.
I sovietici andavano bene. Vladimir Putin invece è cattivo.
Che cosa facciamo a questo proposito? Kamala Harris ci spiega anche questo.
KAMALA HARRIS: “E il rapporto tra gli alleati è tale che abbiamo convenuto che l’effetto deterrente di queste sanzioni è ancora significativo, soprattutto perché, ricordate anche, speriamo ancora sinceramente che ci sia un percorso diplomatico per uscire da questo momento, e nel contesto poi anche del fatto che quella finestra è ancora aperta, anche se si sta assolutamente restringendo, ma nel contesto di un percorso diplomatico ancora aperto, l’effetto deterrente crediamo abbia ancora valore.”
Capito. Fate un bel respiro e lasciate che si sedimenti. Eccolo di nuovo: “abbiamo concordato che l’effetto deterrente di queste sanzioni è ancora significativo, soprattutto perché, ricordate anche, noi speriamo ancora sinceramente che ci sia un percorso diplomatico per uscire da questo momento, e nel contesto poi anche del fatto che quella finestra è ancora aperta, anche se si sta assolutamente restringendo, ma nel contesto di un percorso diplomatico ancora aperto, l’effetto deterrente crediamo abbia ancora valore.”
Beh, certo che bisogna riconoscerle dei meriti. L’unica domanda è: “di cosa diavolo stai parlando?” E la risposta è che Kamala Harris non ha la minima idea di che cosa stia parlando. Non può nemmeno indicare la direzione di ciò di cui si sta parlando. La sua bocca si apre e pezzi di linguaggio predigerito vengono fuori senza un ordine particolare. È rilassante da ascoltare finché non si cerca di capirne il significato.
Come ci ha detto Kamala Harris appena il mese scorso, “È il momento di fare quello che abbiamo fatto, e quel momento è ogni giorno“. A cui noi rispondiamo: “Esatto, signorina vicepresidente, oggi è il primo giorno del resto della sua vita. Lo guardi. Lo adori. Lo viva. E mentre c’è, mangi, preghi, ami.”
Potete solo immaginare la reazione di Vladimir Putin a tutto questo quando un aiutante gli ha portato una trascrizione tradotta delle osservazioni di Kamala Harris sulla sua scrivania. La mente di Putin è una sala degli specchi. Vede trappole ad ogni incrocio. ChiaramenteKamala Harris deve stare preparando una sorta di trappola per i russi. Le sue parole non hanno senso, ma non può essere certo stupida e infantile. L’America è una superpotenza. Non metterebbe mai un uomo senile ed una imbecille a capo del paese…
D’altra parte, forse è così. E comunque, non è solo il nostro paese. Qualche settimana fa, il ministro degli Esteri russo, Sergei Lavrovha incontrato la sua controparte britannica, Liz Truss. Lavrov ha chiesto alla Truss se il suo paese riconosceva la sovranità russa su Rostov Voronež, che in realtà sono entrambe parte della Russia. Quindi era una domanda a trabocchetto. Ma Liz Truss, che lavorava nel settore delle vendite, non ne aveva la più pallida idea. Così ha risposto che “la Gran Bretagna non avrebbe mai riconosciuto queste regioni come russe”, nonostante il fatto che già lo siano. Quindi anche Liz Truss non ha idea di che cosa stia parlando.
Ma ecco il punto: non era rimasta minimamente imbarazzata per questo. Nessuno di loro è imbarazzato per questo.
John Bolton invece è uno che sa molte cose. D’altra parte, ha passato decenni ad indebolire l’America con terribili idee in politica estera e a far uccidere un sacco di persone rispettabili senza alcuna buona ragione. Quindi pensate che, a questo punto, se la giustizia fosse divina, John Bolton vivrebbe nell’isolamento e nella vergogna da qualche parte, passando i suoi giorni di espiazione. Questo è quello che fareste voi. Ma non è quello che sta facendo. No. John Bolton è andato alla MSNBC a chiedere un’altra guerraquesta volta con una potenza armata di armi nucleari.
ANDREA MITCHELL“Le forze statunitensi dovrebbero andare a difendere l’Ucraina?”
JOHN BOLTON“Beh, penso che probabilmente è troppo tardi per questo ora, ma direi che la linea rossa tra l’essere un alleato del Trattato Atlantico degli Stati Uniti e non esserlo è significativa. Ma la questione, come in tutte le questioni come questa, è se un’invasione russa e la presa dell’Ucraina influenzerebbero negativamente la sicurezza nazionale americana e quella dei suoi alleati della NATO? La risposta è assolutamente Sì. … Non abbiamo agito adeguatamente in anticipo. Penso che avremmo dovuto avere più forze americane in Ucraina, non per combattere i russi, ma per addestrare con gli ucraini e per mostrare a quei generali russi che guardano oltre il confine e vedono le bandiere americane. Mi chiedo cosa significa. Biden questa opzione l’ha già tolta dal tavolo, dicendo che non ci sarebbero state forze americane coinvolte e non ha ottenuto nulla in cambio.”
Quindil’unico problema della politica in Ucraina di Joe Biden, dice John Bolton, è che è troppo debole. I suoi ragazzi non stanno combattendo lì in questo momento, rannicchiati nel fango del mese di febbraio, sparando a Putin. Proviamo una guerra invernale in RussiaNessuno l’ha mai fatto primama abbiamo già grandi speranze.
Anche Alexander Vindman, infatti, lo sta chiedendo. A differenza del ministro degli Esteri britannico, Alexander Vindman conosce bene l’Ucraina. Infatti, è nato lì. Alexander Vindman crede che tu abbia l’obbligo morale di difendere la sua patria, e che se non lo fai, sei un assassino. Lo ha detto alla MSNBC.
ALEXANDER VINDMAN“Penso che queste persone, questi opinionisti di Destra, e del GOP che li sostiene, abbiano davvero francamente le mani sporche di sangue perché stanno incoraggiando ed attirando questo tipo di opportunismo da parte di Putin. E non è cosa, non è solo una sorta di semplice retorica come se si potesse dire qualcosa senza subire le conseguenze, come troppo spesso accade qui negli Stati Uniti. Questo ha conseguenze reali. E la gente morirà a causa di tutto questo.”
morirannoQuindi, il tuo compito è quello di prendere le armi in difesa del paese d’origine di Alexander Vindman o altrimenti sei il male“, hai il sangue sulle tue mani e questa è effettivamente la nostra politica. Ok, Alexander Vindman. Ci hai beccati. E’ un argomento convincente. Ci stiamo. Quanto ci costerà difendere il paese in cui sei nato?
Beh, in effetti, Joe Biden ha risposto a questa domanda. “Difendere la libertà avrà un costo per noi qui a casa”, ha detto Biden. “Dobbiamo essere onesti su questo“. Davvero. Biden ha continuato a delineare quello che ha chiamato il “dolore delle nostre sanzioni”.
JOE BIDEN“Stiamo implementando sanzioni per un blocco completo di due grandi istituzioni finanziarie russe, VEB e la loro banca militare. Stiamo implementando sanzioni sul debito sovrano della Russia nel suo complesso. Questo significa che abbiamo tagliato fuori il governo russo dai finanziamenti occidentali. Non può più raccogliere denaro dall’Occidente e non può nemmeno commerciare, né il suo nuovo debito né sui nostri mercati né nei mercati europei. A partire da domani e continuando nei prossimi giorni. Imporremo anche sanzioni alle élite russe ed ai loro familiari che condividono e i guadagni corrotti delle politiche del Cremlino, e dovrebbero condividere anche il dolore. E a causa delle azioni della Russia, abbiamo lavorato con la Germania per garantire che Nord Stream 2 non, come ho promesso, non andrà più avanti.”
Quindi, mettiamo da parte la questione del perché si dovrebbe mai voler chiudere un gasdotto di energia da qualsiasi parte, mai, soprattutto ora che il petrolio greggio è vicino ai 100 dollari al barile, ed è il prezzo più alto dal 2014. Non è una cosa da pocoperché avete bisogno dell’energia per vivereNon è negoziabileQuindi in che modo avere meno energia aiuterà gli Stati Uniti? Joe Biden non ha nemmeno accennato ad una risposta a questo. Non ha risposto ad alcuna domanda. È scappato via non appena ha finito di leggere il copione. [Certo che Biden che stigmatizza e soprattutto punisce i “guadagni corrotti” è roba da finire a rotolarsi sotto il letto dalle risate (e poi, appena finito di ridere, prenderlo a randellate sulle gengive. Con un randello con molti nodi)]
Tornando alla vita realeogni persona sa che niente affosserà la nostra economia più velocemente che tagliare la fornitura di combustibili fossili, perché nonostante quello che potete aver sentito da noti esperti di energia come Sandy Cortez, un paese di 340 milioni di persone non può funzionare con mulini a vento e pannelli solari. E anche se ne avessimo abbastanza, cosa che non abbiamo, non abbiamo le linee di trasmissione per portare quell’energia a casa vostra, e non lo faremo per molto tempo.
Quindi è tutta una bugia. Ma non preoccupatevi, dice Kamala HarrisL’amministrazione ha dei modi per sistemare l’impennata dei prezzi dell’energia. Hanno tutto sotto controllo perché si scopre che Kamala Harris è segretamente responsabile dei mercati energetici globali.
No, sto solo scherzandoKamala Harris non ha idea di quanto costi un barile di petrolio. Non sa come si misura il gas naturale. Ciò che conosce è la diversità, e questo è più o meno tutto. Anche se percepisce che tutto sta per diventare molto più costoso per voi. E così, per avvertirvi, ne ha parlato.
REPORTER“Il presidente ha già detto che gli americani dovranno affrontare alcune ricadute economiche od alcune difficoltà. Può spiegare agli americani cosa affronteranno esattamente se questo accadrà?”
KAMALA HARRIS: “Certo, come il presidente ha detto nel suo discorso, siamo consapevoli che, ancora una volta, quando l’America si batte per i suoi principi e tutte le cose che ci sono care, richiede a volte per noi di metterci in gioco in un modo che, forse, incorrerà in qualche costo. Ed in questa situazione questo può riguardare i costi dell’energia, per esempio.”
Quindiquali sono i principi che stiamo difendendo? Stiamo difendendo un regime che ha arrestato il suo principale rivale e chiuso i media dell’opposizione. Quali principi sono in gioco qui, a parte il fatto di premiare il mecenate della famiglia Biden?
Ma almeno è abbastanza onesta da dire che ciò che sta accadendo nell’Europa dell’Est può riguardare i costi dell’energiaQuesto è un eufemismo però: Buona fortuna nel fare il pieno al vostro camper questo agosto. Questo dà fastidio a Kamala Harris? Forse Sì, a breve termine. Agli elettori non piacerà a novembre. Il suo Partito verrà punito.
Ma lo stanno facendo comunque. Stanno chiudendo gli oleodotti nazionali anche qui. Stanno attaccando briga con il più grande fornitore di gas dell’Europa. Quindi forse c’è qualcosa di più grande all’opera qui. Forse stanno pensando a lungo termine. Forse non sono contro l’aumento dei prezzi del petrolio e del gas. Forse ci sono per loro. Forse l’energia troppo costosa sarebbe un bene per i molti affari nelle rinnovabili in cui i loro amici e donatori hanno investito.
Non conosciamo la risposta. Sappiamo solo che tutti noi stiamo per soffrire. Quindi, speriamo che almeno odiare Vladimir Putin ne sia valsa la pena. (Qui)

Non solo in America, tuttavia: sia sui social che nei mass media vedo un tale rigurgito di odio livido da fare paura. Tutti questi improvvisati pro Ucraina sembrano gemelli dei propal, che se ne infischiano dei palestinesi in Siria e Libano, privati di qualunque diritto, dalla cittadinanza alla scuola alle cure ospedaliere a quasi tutte le professioni, perfino dell’autorizzazione a riparare un vetro rotto della propria casa o baracca, se ne infischiano di quelli massacrati a decine di migliaia da Giordania, Siria e altri, ma a ogni terrorista ucciso da Israele strillano al genocidio e invocano la distruzione dello stato ebraico. Identici. Non a caso ne hanno emulato anche il tipo di disinformazione, che ha caratteristiche specifiche, che nulla hanno a che fare con la consueta disinformazione che accompagna ogni guerra. E oggi ne ho trovato due nuove: l’appropriazione di un ospedale bombardato in Siria

(e notare la trasformazione di un ospedale generico in ospedale pediatrico, per aggravare il “crimine” e far aumentare l’indignazione. Spettacolare poi quel “I dettagli”) E quest’altra, che sicuramente non ho neppure bisogno di spiegare.

E mentre tutte queste puttanate girano indisturbate, non solo sui social ma anche nei nostri TG nazionali, la voce dell’Uomo Nero di turno viene oscurata,

per impedire alle nostre pudibonde orecchie di sentire le sue bugie, perché naturalmente non possiamo neppure immaginare che dalla sua bocca possa uscire una sola parola di verità. E adesso, dopo tutte queste oscene patacche, vi mostro quest’altra cosa, autentica, invece

E domando: dov’erano, allora, le anime belle che oggi si stracciano le vesti per i bambini ucraini morti (veri o presunti, vista la quantità di balle documentate messe in giro) e augurano la morte a chi ritengono colpevole unico della loro uccisione? Non erano bambini ucraini, quelli? E dove sono le vostre proteste, le vostre prese di posizione, il vostro stracciarvi le vesti, le vostre denunce urlate, il vostro augurare la morte agli assassini di quei bambini? Dove eravate, voi, manica di infami vigliacchi ipocriti? E dove eravate quando venivano sterminati i bambini di Halabia? Dove eravate quando gli armeni venivano invasi, massacrati e cacciati dalle loro case e i luoghi sacri distrutti? Dove eravate quando la Grecia è stata lasciata sola quando ha subito l’invasione alla frontiera di orde di clandestini sostenuti dai carri armati di Erdogan? Siete capaci di indignarvi solo per chi è capace di scegliersi il nemico giusto, come Israele e la Russia? Ma riuscite a guardarvi allo specchio senza sputarvi addosso?

barbara

QUEL NONNO GIOVANILE DI CUI AVEVA BISOGNO L’AMERICA

Come l’ha definito Beppe Severgnini, l’intelligente, l’acuto, il perspicace, il fine osservatore politico, quello che capisce tutto: guardatelo e ascoltatelo in tutta la sua brillantezza! Biden. Il demente. Il pedofilo. Quello della corruzione in grado di fare concorrenza a quella di Hillary Clinton. Quello degli affari sporchi (molto sporchi) con l’Ucraina. Quello che si addormenta e russa mentre l’interlocutore parla. Quello che scorreggia negli incontri ufficiali. Quello che ha distrutto il confine meridionale e fatto invadere gli Stati Uniti da clandestini, spesso affetti da covid. Quello che ha fatto affondare l’economia provocando un’inflazione da record e un picco di disoccupazione. Quello del disastro afghano. E se la maggior parte delle cose che ho ricordato sono venute dopo, la demenza, caro Severgnini, c’era anche prima. La pedofilia, caro Severgnini, c’era anche prima. La corruzione, caro Severgnini, c’era anche prima. Gli affari sporchi in Ucraina, caro Severgnini, c’erano anche prima.
E ora vediamo un altro paio di cosette.

Svelati i legami della famiglia Biden con la Cina.

Sean Hannity ha elogiato l’ultimo libro di Peter Schweizer, “Red-Handed: How American Elites Get Rich Helping China Win” come “fenomenale” e “da leggere assolutamente” durante un’intervista con l’autore nell’edizione di martedì del suo omonimo show radiofonico.
Hannity ha detto che avrebbe fatto una “serie di interviste” con Peter Schweizer, presidente del  Government Accountability Institute ed ospite del Drill Down oltre ad essere un collaboratore  senior  di  Breitbart News, “per arrivare in fondo a tutta” la documentazione del libro che espone la corruzione delle élite americane rispetto al Partito Comunista Cinese (PCC).
Red-Handed esamina come la strategia del governo cinese della “cattura dell’élite” prenda di mira figure di spicco degli Stati Uniti nel mondo degli affari, dello spettacolo, della politica e della tecnologia. Il PCC si procura influenza e complicità con tali figure attraverso lo sviluppo di relazioni finanziarie.
Il libro di Schweizer documenta un caso di un membro dell’élite del PCC che “se la ride” per il compromesso del governo cinese con Joe Biden.
Hannity ha dichiarato: “Tu parli di una scena. Tu fornisci anche una data. Era il 28 novembre 2020, solo poche settimane dopo le elezioni presidenziali americane, e di come apertamente parlino dell’accesso che ora hanno ai più alti livelli del governo degli Stati Uniti, e letteralmente, i membri del politburo [e] gli ambasciatori stanno quasi ridendo del fatto che – fondamentalmente – hanno compromesso il più alto funzionario eletto degli Stati Uniti d’America“.
Schweizer ha risposto:
“Questo è stato in un incontro a Pechino che si è tenuto poco dopo le elezioni. Un accademico, che è stato anche coinvolto in alcune operazioni di influenza straniera negli Stati Uniti a Washington, D.C., si è alzato di fronte a questo gruppo [di élite cinesi] ed ha parlato di tutti gli amici che Pechino ha ora negli Stati Uniti, ed ha parlato di Wall Street – e naturalmente ho un capitolo nel libro sui titani di Wall Street che sono intimi amici di Pechino – ma a due terzi del discorso dice: “Oh, e abbiamo il figlio del nuovo presidenteHunter Biden, che ha avviato tutte queste imprese. Chi lo ha aiutato ad avviare tutte queste attività?”
“È una scena incredibile, perché questa grande folla di centinaia di alti dirigenti cinesi e funzionari governativi inizia a ridere. Sanno la risposta, ed è davvero straordinario.”
“Questo non è un libro [potremmo] arrivare in fondo [se gli] dessimo tutte le tre ore del nostro show”, ha detto Hannity del nuovo libro di Peter Schweizer Red-Handed.
Schweizer: “Pechino ha potere” sulla famiglia Biden – “Questo richiede un’indagine.
Il collaboratore senior di Breitbart News Peter Schweizer ha detto martedì ad “Hannity” della Fox News che la Cina, la Russia e l’Ucraina hanno anche “assolutamente” informazioni compromettenti  sulla  famiglia  di Joe Biden.
Schweizer ha detto: “Quello che abbiamo scoperto è che circa 31 milioni di dollari sono stati dati alla famiglia Biden da cinque individui provenienti dalla Cina“.
Ha continuato: “Questi individui hanno tutti legami con i più alti livelli dell’intelligence cinese. Così quella che è stata una storia di corruzione e clientelismo è sempre più una storia di spionaggio, spionaggio e di sicurezza nazionale”.
Schweizer ha aggiunto: “Questo richiede un’indagine. Non si tratta solo di politici che ricevono denaro dal loro ufficio”.
Sean Hannity ha chiesto: “Questo dossier su Hunter, e sapevano essere un tossicodipendente. Gli piaceva assumere donne lavoratrici della notte – Lo diremo in questo modo. Lei crede che con tutta probabilità, e che le possibilità siano molto alte, per cui la Cina, la Russia, l’Ucraina, e molti di questi paesi abbiano  compromesso la famiglia Biden?
Schweizer ha detto: “Ohassolutamentenon c’è dubbio. Guarda, se il ministero cinese per la sicurezza dello stato sta cercando di impegnarsi nella ‘cattura dell’élite‘, come la chiamano loro, con i Biden e sono stati forniti 31 milioni di dollari, lo vedrebbero come un fallimento catastrofico dell’intelligence se non avessero ottenuto almeno una leva sulla famiglia Biden. Questo è ciò che rende questo così preoccupante e che richiede un’indagine, perché se non lo facciamo, il presidente sta per basare le decisioni sui suoi interessi finanziari familiari, e sul fatto che Pechino abbia una leva sulla sua famiglia“.
Il collaboratore senior di Breitbart News Peter Schweizer ha poi detto, sempre martedì a “Stinchfield“, un programma di Newsmax TV, che “ogni singolo accordo” che la famiglia di Joe Biden ha ottenuto in Cina è stato fatto con funzionari che erano collegati ai più alti livelli dell’intelligence cinese.
Il conduttore Grant Stinchfield ha chiesto: “Una domanda per te, se puoi, molto veloce. Ci sono accuse impressionanti e fatti realmente accaduti in questo libro. Ce n’è uno che ti colpisce che non potevi credere quando l’hai scoperto?
Schweizer ha detto: “La cosa che mi ha colpito di più sono state le informazioni sui Biden. Ho trovato questa storia sul loro coinvolgimento commerciale con la Cina nel 2018.”
E ha continuato: “Quello che abbiamo fatto in questo libro è stato usare il portatile di Hunter Biden, usando le email che abbiamo ottenuto da uno dei partner commerciali di Hunter Biden. Siamo risaliti a come sono avvenuti quegli affari. E quello che abbiamo scoperto è che ogni singolo affare che i Biden hanno condotto– ed il totale è di circa 31 milioni di dollari – ogni singolo affare che hanno condotto è venuto da un funzionario in Cina che era collegato ai più alti livelli dell’intelligence cinese. Ciò che voglio dire è che erano partner di persone come il viceministro della sicurezza dello stato, le cui responsabilità includono il reclutamento di stranieri, quindi questa è stata la più grande rivelazione per me”.
Schweizer ha aggiunto: “Ecco perché credo che dobbiamo fare la domanda e indagare se i Biden sono compromessi“.
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L’elefantino, qui.

E dopo la distruzione della sicurezza statunitense, passiamo alla distruzione dell’approvvigionamento energetico.

Joe Biden è entrato in carica e, un anno dopo, abbiamo visto un 4% di surplus di produzione interna di petrolio e gas passare a ad un 4% di deficit.

Tratto e tradotto da un articolo di Stephen Moore per Fox Business.

Una volta, durante un incontro con l’allora candidato alla presidenza Donald Trump all’interno della Trump Tower sulla Fifth Avenue a New York, abbiamo discusso di politica energetica. Dissi a Trump che se ci fossimo dati da fare per produrre delle abbondanti riserve di petrolio, gas e carbone per l’America, gli Stati Uniti avrebbero potuto essere indipendenti dal punto di vista energetico in quattro anni.
Trump mi guardò da dietro la sua scrivania e scosse la testa: “Non voglio che l’America sia solo indipendente dal punto di vista energetico. Voglio che l’America sia dominante dal punto di vista energetico”.
Ci sono poche questioni in cui il presidente Donald Trump e Joe Biden abbiano differito più profondamente nelle proprie rispettive politiche come sulla produzione di energia.
Donald Trump è andato a tutta velocità sulla produzione di combustibili fossili. Ha eliminato le restrizioni alle trivellazioni, specialmente in stati come l’Alaska e sulle terre federali negli stati continentali. Ha dato il via libera ad oleodotti di vitale importanza. Ha bloccato nuovi regolamenti ambientali estremisti che avevano solamente lo scopo di soffocare le nostre forniture di petrolio e di gas. Ha riconosciuto la rivoluzione del petrolio e del gas di scisto come un’opportunità senza precedenti per ridurre la dipendenza dal petrolio straniero.
La politica energetica di Trump è stata una sorprendente storia di successo economico. Nel gennaio del 2021, esattamente un anno fa e l’ultimo mese di Trump in carica, per la prima volta da quasi 50 anni, gli Stati Uniti producevano più petrolio di quanto ne consumassero. Non eravamo più un importatore netto di petrolio dall’Arabia Saudita e dalle nazioni del cartello OPEC. Stavamo anche producendo più petrolio e gas dei russi e degli arabi.
Da quando Joe Biden è entrato in carica, un anno dopo, abbiamo visto un 4% di surplus di produzione interna di petrolio e gas scendere ad un 4% di deficit di petrolio e gas. Siamo passati dall’indipendenza energetica alla dipendenza energetica. Questo perché Biden ha dichiarato guerra all’energia americana.
Ha chiuso gli oleodotti ed ha invertito quasi tutte le politiche pro-trivellazioni di Trump. All’inizio di gennaio, Biden ha fermato le trivellazioni in centinaia di migliaia di siti petroliferi potenzialmente eccellenti in Alaska. È ossessionato dal cambiamento climatico, quindi ama l’energia eolica e solare e le auto elettriche che non consumano la benzina. Ma anche nelle ipotesi più ottimistiche, otterremo comunque la maggior parte della nostra energia elettrica, del carburante per i riscaldamenti e del carburante per i trasporti dai combustibili fossili per almeno i prossimi 25-30 anni.
L’unica domanda è se utilizzeremo i nostri combustibili fossili per tenere le luci accese e le auto in funzione da stati come Texas, Oklahoma, Nord Dakota, Wyoming, Pennsylvania, West Virginia e Ohio, oppure se li otterremo dagli arabi, dai russi, dagli iraniani e dai messicani. Dato che gli Stati Uniti hanno degli standard ambientali molto più severi di queste altre nazioni produttrici di petrolio, qualsiasi mossa per abbassare la produzione statunitense ed importare i combustibili dall’estero andrebbe ad aumentare le emissioni di gas serra. È una pessima politica economica, un pericolo per la nostra sicurezza nazionale e non è nemmeno “verde”.
Il costo economico dell’allontanamento dall’indipendenza energetica è già stimato in circa 1 miliardo di dollari di perdita di produzione economica ogni settimana e di circa 50 miliardi di dollari all’anno in meno.
La cosa peggiore di tutte (e una pietosa ed imbarazzante svolta degli eventi) ora che la produzione di petrolio è scesa a causa degli editti di Joe Biden, questo presidente va dai sauditi e dalle nazioni dell’OPEC e li prega di aumentare la loro produzione. È un occhio nero per l’America. Ci fa sembrare deboli, e ci ha reso più deboli.
I due maggiori vincitori della guerra di Biden all’energia americana sono stati il presidente cinese Xi Jinping e il presidente russo Vladimir Putin. Questi leader di nazioni che sono chiaramente nemiche degli Stati Uniti non possono credere alla loro fortuna di essersi trovati Joe Biden come presidente. Ha reso l’Europa occidentale e settentrionale dipendente da Putin per le forniture costanti di energia. Nel frattempo, in Cina, Xi dà una pacca sulla testa a Biden e promette che ridurrà i livelli di inquinamento cinese nel mentre costruisce decine di nuove centrali a carbone che bruciano carbone sporco, non pulito.
C’è qualcosa di tutto questo che abbia anche solo un briciolo di senso? Questa strategia mette l’America al primo posto? E a proposito, i numeri dell’indice dei prezzi al consumo sono appena stati rilasciati per il primo anno di mandato di Biden. I prezzi della benzina alla pompa sono aumentati del 52% in 12 mesi.
GrazieJoe.
FoxBusiness.com
Luca Maragna, qui.

E infine ci sarebbe quella piccola faccenda dell’Ucraina, che il demente e la serva Europa di dolore ostello, nave sanza nocchiere in gran tempesta, non donna di province ma bordello vogliono attirare nella NATO, ossia imporre alla Russia una potenza nemica sui suoi confini, provocando l’inevitabile – e comprensibile – reazione russa, e offrendosi poi di proteggere l’Ucraina dall’aggressore russo, e a quanto pare sta già inviando forze militari in loco. E se continua così, riuscirà davvero a far scoppiare la guerra. E i primi ad allarmarsi sono proprio gli ucraini.

Giovanni Bernardini

Il presidente ucraino Volodymyr Zelens’kyj ha invitato Joe Biden a smetterla di seminare panico strillando che la guerra è alle porte.
E’ un particolare che la dice lunga sulla natura del presidente americano, la cui elezione, alquanto, diciamo così… sospetta, venne salutata come “il 25 aprile del mondo” da alcuni “giornalisti”, si fa per dire, di casa nostra…

Fulvio Del Deo

UCRAINA – Lo “scoop” di ieri della Reuters (la Russia sta ammassando rifornimenti di sangue e medicinali in vista dell’invasione) è stato smentito dalla vice ministra ucraina della Difesa Anna Malyar che ha detto che “il proposito di simili notizie è seminare il panico nella nostra società”. (Notizia completa qui, attivare traduttore automatico)

E anche qualcun altro comincia a preoccuparsi e mobilitarsi.

Fulvio Del Deo

CROAZIA – Il presidente Milanovic insiste: “Per l’Ucraina non c’è posto nella Nato. La situazione al confine russo-ucraino è grave e risponde principalmente agli interessi della politica interna americana e di Joe Biden. In materia di sicurezza internazionale, Washington si comporta in modo contraddittorio e incoerente”.

E d’altra parte l’abbiamo sempre saputo che Biden alla presidenza avrebbe significato guerra; e così, dopo i quattro anni dell’unico fra l’ultima mezza dozzina di presidenti che non solo non ha cominciato nessuna guerra, ma è riuscito a portare al tavolo della pace stati che erano in guerra da sempre, abbiamo quello che riuscirà a far fare la guerra a due stati che, pur fra varie tensioni e conflitti passati, ad entrare in guerra in questo momento non ci pensavano proprio.

barbara

DEDICATO AGLI AMANTI DEL GREEN

Dove si riparla delle famigerate auto elettriche, e che il Signore stramaledica loro, chi le ha inventate e gli stramaledetti signori dell’Europa che tentano di imporle all’intera umanità.

Jack Daniel

Perché l’auto elettrica rischia di essere un muro contro il quale andremo a sbattere? [Più che un rischio, io direi che è una certezza] Per dirla in modo sintetico: perché stanno incentivando il consumo green senza curarsi troppo della produzione green.
Mi spiego.
Guardavo ieri una pubblicità della nuova ID4 della Volkswagen (https://www.volkswagen.it/it/modelli/id4.html), un’auto che “apre la strada ad un nuovo modo di viaggiare ancora più sostenibile e digitale.”. Bellissimo: sostenibile e connessa, in linea con la svolta green che tutti desideriamo.
Poi vai a vedere che quest’auto ha una batteria di 77Kwh, che, dicono, puoi comodamente ricaricare da casa o da un impianto superveloce da 125 Kw.
E allora facciamo due conti. Immaginiamo di avere a casa un normalissimo impianto da 3 Kw. Superiamo di slancio fastidiosi dettagli del tipo “ma se abito al quarto piano e non ho garage, come l’alimento la macchina parcheggiata in strada?” e facciamo una divisione: 77/3= 25 ore circa. Attaccando l’automobile alla presa di casa, spegnendo tutto, dal frigo alla lavastoviglie, potrete ricaricare l’auto in comode 25 ore.
Troppe. Però, vi dicono, potete accedere ad una colonnina di ricarica ultraveloce da 125 Kw. Qui, facendo la divisione, vediamo che in una mezz’oretta ce la caviamo. A patto di tralasciare qualche fastidioso dettaglio, del tipo che fintanto che l’auto elettrica ce l’hanno uno su mille, quell’uno troverà sempre la colonnina libera e perderà mezz’ora. Ma se l’auto elettrica ce l’hanno venti su cento, è assai dubbio che siano così libere, e se il tempo di ricarica è di mezz’ora, il tempo di attesa può diventare piuttosto lunghetto. Meglio, se programmate un viaggetto che richiede un paio di ricariche, informarvi non solo su dove siano le colonnine lungo il tragitto, ma quante di queste abbiano annesso un servizio di motel.
Vabbé, limiteremo i viaggi lunghi e ne approfitteremo finalmente per leggere La Ricerca del tempo perduto che terremo in macchina, per poterla tirar fuori ad ogni ricarica. Tutto risolto?
Mica tanto. Immaginiamo un autogrill sull’autostrada, uno qualunque, uno di quelli che oggi ha una decina di pompe di benzina, gasolio, gpl o metano. E immaginiamo questo autogrill con una decina di impianti di ricarica a 125 Kw. Per alimentarli è necessaria una centrale da 1Mw (cioè 1.000 Kw) almeno, che eroghi tutta la sua potenza nel momento in cui 10 auto elettriche scariche chiedono la ricarica. Ma, come abbiamo detto, in genere un impianto domestico di città è di 3Kw, il che vuol dire che la centrale elettrica da 1Mw, sufficiente (e manco…) ad alimentare uno e un solo autogrill, sarebbe altrimenti sufficiente a provvedere al fabbisogno elettrico di (1000/3) oltre 300 famiglie. Un villaggetto. Quindi: 10colonnine ultraveloci = un villaggetto.
Bene, da dove peschiamo quest’energia per alimentare le 10 colonnine? Ma da fonti rinnovabili, è ovvio. Siamo o non siamo green?
Per esempio dal fotovoltaico. Correggetemi se sbaglio, ma per avere una potenza da 1 Mw è necessario un ettaro (cioè un campo di calcio) di pannelli (http://www.rinnovabilandia.it/quanta-superficie-occupa…/ ). I quali pannelli, peraltro, produrranno quel Mw se il sole splende nel cielo a mezzogiorno. Se è nuvoloso, molto meno, se è notte, niente. Allora con le pale eoliche. Ottimo, uno di quei bestioni alti mezza torre Eiffel è in effetti da 2 o 3 Mw. A patto che tiri vento, e pure sostenuto. Se non c’è un alito di vento, nulla. Se il vento è una brezza, quasi niente.
Il tutto per alimentare 10 colonnine che, in 24 ore, a mezz’ora di ricarica ciascuna, possono rifornire meno di 500 auto.
E allora? Oltre a viaggiare con la lista dei motel devo pure consultare un’app con le condizioni meteo lungo il tragitto? Ovviamente no, si provvederà in altro modo, vale a dire consumando fonti fossili (dal gas al carbone) per produrre quell’energia elettrica che fa del possessore di un’auto elettrica un vero Green.
In Italia, attualmente, circolano 37milioni di automobili (https://www.latuaauto.com/quante-auto-ci-sono-in-italia…). Ecco, fate il conto mentale di quante colonnine, quante mezze torri Eiffel, quanti campi di calcio a pannelli solari, sarebbero necessari per ricaricare un 10% (cioè circa 4 milioni) di automobili che percorrono una trentina di Km al giorno. Una traccia: immaginiamo che ogni auto abbia un’autonomia reale di 300Km a carica, se fa 30Km al giorno vuol dire che ogni giorno, se le auto sono 4 milioni, bisognerà ricaricarne 400mila. Se un autogrill da 10 colonnine ricarica (vedi sopra) 500 auto al giorno (ma a pieno regime nelle 24 ore), saranno necessari 800 autogrill, ciascuno da 10 colonnine da 125 Kw l’una. Per solo il 10% di auto elettriche, circa 8mila colonnine (ultraveloci: se sono le normali da 20Kw non ne parliamo) che funzionino 24 ore su 24. Hai voglia a mezze torri Eiffel e campi di calcio.
A questo punto del discorso generalmente salta fuori la parola “nucleare”. Fonte che, come sappiamo, ha impatto zero sulla Co2. Se ne può discutere e non sono affatto contrario, ma sarebbe il caso di non usare quella parola come Mago Merlino usava abracadabra. Perché costruire una centrale nucleare non è cosa semplice, e solo chi vive sulla luna non lo vede. Quanti anni passano, realisticamente, perché la si possa costruire e connettere alla rete? Dieci? Quindici (come più o meno ne ha impiegati l’appena inaugurata centrale finlandese https://www.huffingtonpost.it/…/dodici-anni-di-ritardo… )? Ecco, ma noi abbiamo un orientamento dell’Unione Europea che vorrebbe che siano vendute solo auto elettriche dal 2035. Il che farebbe sì che i possessori di auto elettriche non siano l’1 per mille di oggi, ma corpose decine di punti percentuali.
E, noterete, non ho nemmeno sfiorato altri fastidiosi dettagli. Del tipo: passati un po’ di anni, come succede nei telefonini, le batterie perdono capacità, e si scaricano prima. A quel punto il costo di ricambiare una batteria potrebbe essere maggiore del costo dell’auto sul mercato dell’usato. Insomma: dovete buttarla in qualche sfascia carrozze o, se siete un po’ più estroversi, farla esplodere con la dinamite (https://www.motorionline.com/tesla-model-s-fatta…/… ). Inoltre non ho nemmeno sfiorato il discorso di cosa succederebbe a tutte quelle fabbriche che costruiscono componenti per auto. Questo perché l’auto elettrica è enormemente meno bisognosa di “pezzi” rispetto ad una endotermica e una marea di imprese specializzate, semplicemente, falliranno. Con conseguente, inevitabile, disoccupazione.
Torniamo all’inizio. Spingere sull’auto elettrica significa spingere sul consumo green. Ma se poi non riesco a produrre green, il rischio è che noi abbiamo un’auto elettrica che marcia, di fatto, a carbone (https://formiche.net/2021/12/energia-europa-carbone-ue/). Come le locomotive del vecchio West che dribblavano gli Apaches.
Ottimo risultato. Però green.

Perché le favole sono belle, ma se invece di raccontarle ai bambini per farli addormentare le raccontiamo a noi stessi per fare finta di essere buoni belli bravi arguti intelligenti, non va mica a finire troppo bene, non va. (E non abbiamo ancora parlato dello smaltimento delle batterie esauste, per il quale ancora non si conosce soluzione, e di quello dei pannelli solari, e di quello delle pale eoliche, in gran parte non riciclabili. E della simpatica tendenza delle batterie elettriche a esplodere, così, per allegria. Eccetera)

barbara

ECCO DOVE CI VOGLIONO PORTARE

Clima, ci vogliono imporre il maoismo energetico

Nelle giornate di conferenza sul clima svoltesi la settimana scorsa a Milano è apparsa chiara la volontà di imporre una rivoluzione economica ed energetica dall’alto, con il pretesto dell’emergenza climatica. E spuntano idee che rimandano al “Grande balzo in avanti” che Mao impose alla Cina nel 1958 e che creò una vera catastrofe economica e umanitaria.

Un passaggio non deve sfuggire di questi giorni di “Circo del Clima” che si è esibito a Milano come antipasto della Cop26 (Conferenza Internazionale sul Clima) di novembre a Glasgow. E la chiave ce la fornisce ancora una volta il presidente del Consiglio italiano Mario Draghi. Nel suo discorso davanti ai giovani di Youth4Climate il 1° ottobre ha detto che sul clima l’Italia è «pronta a scelte audaci» perché «dobbiamo agire adesso». Ma cosa vuol dire «scelte audaci»? Rimanendo in discorsi astratti, l’affermazione suona bene, dà l’idea di una svolta che finalmente farà fare cose buone che uniscono il benessere delle persone al bene dell’ambiente; sa di investimenti fatti a fin di bene e non per arricchire pochi speculatori, e così via.

Ma se entriamo nel concreto, Draghi suggerisce ben altro. Teniamo presente che tutti i discorsi sentiti in questi giorni a Milano (almeno quelli seri, non i bla bla di Greta e Vanessa) parlano di una transizione ecologica ed energetica che è in realtà, almeno nelle intenzioni, una vera e propria rivoluzione che intende rifondare da zero l’intero sistema economico. La novità sta nel fatto che dopo anni ed anni in cui si è venduta l’idea “green” con la promessa di tanti, nuovi posti di lavoro che avrebbero realizzato un mondo idilliaco fatto di aria profumata e tanti soldi per tutti, il nostro presidente del Consiglio ha fatto capire come stanno effettivamente le cose.

E cioè: «La transizione è una necessità: o la affrontiamo ora o pagheremo un prezzo ancora più alto in futuro». Tradotto: la transizione ecologica sarà un bagno di sangue (economicamente parlando), ma serve per evitare che tra 30-50 anni siamo tutti spazzati via dalle catastrofi naturali. Dunque, dichiarare lo stato di emergenza climatica serve per spingere le persone ad accettare grossi sacrifici ora, reali (il clamoroso aumento delle bollette di luce e gas è solo l’antipasto), per evitare ipotetici e non meglio identificabili sacrifici futuri. Del resto, si sa, se c’è una emergenza tutto diventa lecito da parte dei governi.

Eppure, malgrado la propaganda ecocatastrofista, nessuno può dire oggi cosa accadrà al clima tra 20-30-100 anni e che conseguenze avrà sulla vita delle persone; e le previsioni degli scorsi decenni, che alla prova dei fatti si sono rivelate sballate, inducono almeno alla cautela nel prendere per oro colato gli scenari drammatici che ci vengono prefigurati.

Di sicuro vediamo che c’è oggi una volontà di ridisegnare l’economia dall’alto; far vivere l’opinione pubblica nella paura e nell’emergenza rafforza il potere dello Stato sul cittadino e anche sulla libertà d’impresa. Al riguardo si faccia memoria del discorso con cui Draghi ha presentato il governo alle Camere: con la pandemia – era il concetto espresso – tante attività economiche vengono azzerate o messe in difficoltà, noi aiuteremo a farle ripartire; ma non tutte, solo quelle che sono utili. Chiaro no? È il trionfo del modello cinese, l’economia socialista di mercato. La presunta emergenza climatica serve solo a imprimere la svolta definitiva, e ora si può cominciare a dire che i costi della transizione saranno molto alti, perché la gente nell’emergenza Covid ha già dato prova di essere pronta a sopportare e supportare le «scelte audaci» che il governo ci imporrà.

Se poi andiamo nel dettaglio, vediamo delle proposte concrete decisamente inquietanti, una in particolare vorremmo segnalare: le “comunità energetiche”. Tutti sappiamo che al cuore del programma contro i cambiamenti climatici sta la rinuncia ai combustibili fossili entro 10, 30 o 40 anni secondo i diversi programmi. Il problema è che tale proposito – dati alla mano – appare semplicemente irrealizzabile, essenzialmente perché solare ed eolico, checché se ne dica, sono destinate a rimanere fonti energetiche marginali. Ma invece che prendere atto della realtà, i nostri grandi strateghi sono alla ricerca di soluzioni per realizzare l’obiettivo.

Ed ecco dunque l’idea: trasformare tutti i cittadini da consumatori a produttori di energia. Lo ha ben spiegato nei giorni scorsi dalle colonne di Avvenire Leonardo Becchetti, che è uno degli economisti italiani più in vista, molto ben inserito sia negli organismi internazionali sia nella Chiesa (è anche nel Comitato promotore delle Settimane sociali dei cattolici italiani). È stato coniato anche un nuovo termine per definire il cittadino modello: prosumer, ovvero l’unione tra le due parole producer e consumer (produttore e consumatore, in pratica una crasi energetica). Così condomini e quartieri possono avere la loro mini-centrale elettrica, piazzando pannelli solari sui tetti o turbine eoliche negli spazi verdi e immagazzinando questa energia (che non è continua e stabile) in appositi accumulatori. In questo modo i condomini possono consumare l’energia che producono e possibilmente vendere il di più prodotto immettendolo nella rete nazionale. 

Non entriamo in questa sede nel dettaglio tecnico di questo progetto, ma siamo sicuri che i lettori più attenti avranno a questo punto la sensazione di aver già sentito qualcosa del genere tanti anni fa. Esatto: era il 1958 e Mao Zedong lanciava il piano quinquennale che avrebbe dovuto garantire alla Cina comunista “Il grande balzo in avanti”. Il piano si prefiggeva un rapido sviluppo agricolo e industriale basato su collettivizzazione agraria e produzione dell’acciaio. E come sfidare l’Occidente sul terreno dell’acciaio, visto che Mao prevedeva che in 15 anni la Cina avrebbe prodotto tanto acciaio quanto l’Inghilterra? Con gli “altiforni da cortile”. Cioè, ogni piccolo villaggio o agglomerato doveva dotarsi di piccole fornaci in cui fondere tutto il metallo possibile per produrre l’acciaio necessario.
Decine di milioni di agricoltori e operai furono obbligati a dedicarsi a questa impresa (visto che le fornaci, così come le centrali elettriche, non funzionano da sole). Chiunque può andare a leggersi come andò a finire: nel giro di tre anni si consumò un vero disastro economico, e “Il grande balzo in avanti” provocò una carestia che provocò dai 15 ai 40 milioni di morti [su una popolazione, all’epoca, di circa 600 milioni, ndb].

Qualsiasi persona di buon senso poteva capire che il piano di Mao – sostenuto dagli esperti del tempo – era una vera e propria follia, ma l’ideologia acceca e rende possibile qualsiasi disastro. Anche l’ecologismo è una ideologia, e sta accecando le élites occidentali. A fare veramente paura non dovrebbero essere i cambiamenti climatici, ma questi esperti che ripropongono oggi, come fossero una novità geniale, gli stessi concetti che già tante catastrofi hanno provocato nella Cina di Mao.

Riccardo Cascioli, qui.

Come già detto in altre occasioni, l’ecologismo è una religione fondamentalista con vocazione terroristica, da parte degli adepti, e un colossale affare da miliardi di miliardi per i gran sacerdoti. E la convinzione che l’uomo possa determinare il clima ha un nome ben preciso: delirio di onnipotenza, patologia grave ed estremamente pericolosa, per sé e per gli altri. E adesso state a sentire questa chicca.

Emanuel Segre Amar

E adesso gli ebrei controllano anche il clima: lo sapevate? Questo tipo che afferma questa assoluta verità spera di diventare il sindaco della capitale degli USA, Washington.

Un membro del consiglio di Washington, D.C., che ha suscitato clamore quando ha insinuato che i finanzieri ebrei controllano il clima, è in corsa per diventare il prossimo sindaco della capitale degli Stati Uniti.
Trayon White Sr., un democratico, ha confermato che sperava di spodestare l’attuale sindaco Muriel Bowser, che deve ancora confermare se si candiderà per un terzo mandato.
“Ha un enorme sostegno che gli sta arrivando perché è intenzionato a parlare e a difendere coloro che hanno più bisogno della leadership” ha detto mercoledì uno dei consiglieri di White.
White ha fatto notizia a marzo 2018 quando si è filmato mentre guidava nella neve nel centro di Washington, D.C. e ha affermato che i “Rothschilds controllano il clima per creare disastri naturali per i quali possono pagare per possedere le città.”
Il commento si riferisce alla famiglia ebrea Rothschild, che è stata oggetto di numerose teorie della cospirazione antisemite.

D’altra parte, cosa aspettarsi da un fervente sostenitore di Louis Farrakhan?
(segue alla prossima puntata)

barbara

MA VOI LO SAPETE PERCHÉ BORIS JOHNSON HA VINTO?

Perché ha detto e fatto le cose giuste? Perché Corbyn ha detto e fatto le cose sbagliate? Ambecilli! Agnoranti! Non sapete niente e non avete capito niente! Allora ve lo dico io il perché: ha vinto perché Uri Geller gli ha dato il cucchiaio che era appartenuto a Golda Meir e che lui ha caricato di energia: come avrebbe potuto perdere con un simile potere tra le mani! Non ci credete? E allora andate qui e leggete con i vostri occhi, che così ci trovate anche la faccenda del tempo che si allunga (no, non c’entra Einstein), e se ancora, ancora vi rifiutate di crederci, ascoltatelo dalla viva voce di Uri Geller in persona, e vediamo se avrete ancora il coraggio di essere scettici e magari anche scherzarci sopra (e mi perdoneranno i più giovani, che non hanno avuto modo di conoscere le gesta di quel desso).

barbara

DEDICATO A TUTTI I VEGETARIANI E VEGANI DI PASSAGGIO

La lattuga inquina tre volte più della carne di maiale
Lo dimostrerebbe uno studio americano della Carnegie Mellon University

Una dieta a base di verdura provocherebbe più danni all’ambiente di una basata su alimenti di origine animale. Ad affermarlo, in uno studio pubblicato sulla rivista Environment Systems and Decisions, sono i ricercatori della Carnegie Mellon University di Pittsburgh (Usa), secondo cui la produzione di lattuga determinerebbe un’emissione di gas serra tre vole maggiore rispetto a quella di carne di maiale.
Nel corso dello studio, gli autori hanno esaminato gli effetti sull’ambiente delle diverse fasi della catena alimentare negli Stati Uniti. In particolare, hanno analizzato l’inquinamento prodotto dalla coltivazione, dalla lavorazione, dal trasporto e dallo stoccaggio dei diversi cibi. Al termine della ricerca, hanno concluso che la produzione di verdura inquina tre volte di più di quella della carne di maiale. “La ragione principale per cui la lattuga produce una quantità tre volte maggiore di emissioni di gas serra rispetto alla pancetta è che si tratta di una pianta facilmente deperibile – spiega Paul Fischbeck, uno degli autori -. Contiene poche calorie, per cui deve essere prodotta in notevoli quantità per poter soddisfare la domanda della popolazione. Inoltre, il suo trasporto richiede l’impiego di un’enorme quantità di energia affinché arrivi integra sulla tavola dei consumatori”.
Secondo gli autori, pertanto, una dieta ricca di verdure ha un maggiore impatto sui cambiamenti climatici, rispetto a un regime alimentare che prevede la carne. Le linee guida emanate nel 2010 dal Dipartimento dell’Agricoltura degli Stati Uniti (Usda), che puntano ad aumentare il consumo di vegetali da parte della popolazione per salvaguardare l’ambiente, produrrebbero quindi un inquinamento maggiore di quello determinato dalla tradizionale dieta americana.
“Circa il 40% della lattuga viene trasportata lontano da dov’è stata prodotta – prosegue Fischbeck -. E l’energia utilizzata per mantenerla integra durante la spedizione ha un notevole impatto ambientale. Nel confronto, appare meno inquinante la carne di maiale, che è molto più facile da trasportare perché risulta meno deperibile. È questo il motivo per cui la lattuga produce più gas serra del bacon”.
Nadia Comerci (qui)

Sempre detto, io, che quella gente è la rovina del pianeta.

barbara