IL VULCANO

Da terra

Rubate a lui

Dall’alto

Il dopo

E un saggio commento:

Giuseppe Piga

Si affrettano a raccontarci come l’esplosione del vulcano Tonga, il 15 gennaio scorso, sia stata “500 volte più potente della bomba di Hiroshima”!
(che era uno sputacchio all’epoca, figuriamoci oggi)
Nessuno scienziato che ci racconti quante mila mila mila tonnellate di polvere, gas acidi e CO2 abbia scaraventato in atmosfera?
L’esplosione del Pinatubo, nel 1991, abbassò le temperature a livello planetario per 2-3 anni.
L’esplosione del Krakatoa nel 1883 fu seguito da 4 anni freddi fino all’eccezionalmente freddo 1887.
Chiude la storia recente il Tambora, in Indonesia, che nel 1815 fece registrare la più grande eruzione conosciuta nella storia umana.
L’eruzione portò a provocare quello che fu conosciuto come l'”Anno senza estate” nel 1816 provocando carestie in tutto il mondo.

Già, perché, checché ne pensino i gretardi, la civiltà si sviluppa con il caldo, l’agricoltura prospera con il caldo, la felicità fiorisce con il caldo (qualcuno si è chiesto come mai il più alto tasso di suicidi in Europa lo ha la Groenlandia e in Italia la Valdaosta?) la salute migliora con il caldo. A quelli poi che sostengono che possiamo influire significativamente sul clima e migliorarlo con le nostre scelte, vorrei chiedere che cosa propongano per controllare le eruzioni e soprattutto le esplosioni vulcaniche – e magari, già che ci siamo, anche i terremoti.

barbara

NONSOLOBEIRUT

Ma anche Cipro, Londra, Germania…

E pensare che c’è chi si rifiuta di catalogarli come organizzazione terroristica. E chi pretende di distinguere fra braccio politico e braccio militare. E chi li considera onesti combattenti per una giusta causa. E c’è perfino chi è convinto che la piovra dai mille tentacoli che mette in pericolo tutti noi siano gli ebrei.

barbara

ESPLOSIONE DI BEIRUT, LE VOCI CHE GIRANO

Le metto così, come le ho trovate, commenti di persone un po’ più informate della media e due articoli.

Da Lion Udler:
#Beirut #Libano
Il Primo Ministro libanese Hassan #Diab afferma in un discorso alla nazione che il Libano è completamente devastato oggi e sta vivendo un disastro: “I responsabili di questo disastro pagheranno un prezzo. Non resterà impuniti”.

דוד פרלמוטר (David Perlmutter)
Se fosse vero, non so chi ne abbia responsabilità diretta, ma i Hizballah dovrebbero comunque iniziare a fare le valige. […]la cosa che mi sembra più probabile è un “incidente di lavoro” di Hizballah e milizie iraniane. È terribile che così tanta gente innocente debba pagarne il prezzo. Questo pezzo di mondo potrebbe essere un paradiso e invece…

Emanuel Pinchas Abrahamson
Lebanese intelligence and counterintelligence chief Ibrahim said the following: “The stories about pyrotechnics are ridiculous, there were explosions of unknown nature, and I can’t say anything else until the end of the investigation.”

Alberto Levy
tanti missili stoccati assieme possono esplodere tutti cosi’, in un modo omogeneo ?

Vanni Belva Gasparini
Sì. Si chiama: “Esplosione per simpatia”… la pericolosissima abitudine di esplodere a catena. Chi ha fatto servizio di guardia in polveriera lo sa. Era la cosa più temuta.

Alberto Levy
queste sono le conseguenze dello stoccaggio di parte dei 150.000 missili puntati contro gli ebrei d’Israele da una decina di anni. Hizballah sa che se mettesse i missili lontano dai centri abitati, Israele li farebbe brillare, MA se sono sotto gli edifici di Beirut, gli israeliani eviterebbero di farli esplodere.
Non si sa chi, forse per caso (la cosa non e’ credibile), questa sera l’incendio nel magazzino dei fuochi d’artificio fittizzi, ha fatto brillare gli “esplosivi” (che reputo missili) ammassati in zona, provocando centinaia di povere vittime innocenti. Quegli innocenti erano stati prescelti da Hizballah per il ruolo di scudi umani, in parte ignari del pericolo.

Michele Benelli
Le bombe a Beirut le ha sempre messe Hezbollah, su mandato dell’ Iran. È cambiato qualcosa?

Brigitte Protti
La televisione Al Arabyiah annuncia l’esplosione di un deposito di armi degli Hezbollah
Beirut
Beirut: che cosa sappiamo

Beirut, Libano, pomeriggio del 4 agosto. Due tremende esplosioni si odono dal porto della città, uno dei più importanti del Mediterraneo Orientale. Non si sa bene cosa esplode e dove, ma l’impatto è rapido e tremendo. L’intera città viene avvolta da una coltre di fumo rossastro, collassa l’intera infrastruttura attorno ai siti dell’esplosione.
Impossibile stabilire il numero dei morti, sicuramente decine, ma si stima che i feriti potrebbero essere fino a 5mila. Questo è quello che sappiamo, un breve ma utile riepilogo:

– Si è parlato inizialmente di fuochi d’artificio, ma abbiamo scritto fin da subito che la dimensione dell’esplosione (le esplosioni) era indicativa di altro, magari armi. Ora, Hezbollah e forze armate libanesi confermano che l’epicentro della prima esplosione è stato in un deposito portuale in cui erano contenute armi/munizioni/materiale esplodente oggetto di confisca. La presenza in grandi quantità di nitrato di sodio, anch’esso confiscato, avrebbe causato le tremende esplosioni.

– Dobbiamo lavorare sul punto uno: da cosa sono state provocate quelle esplosioni? Nessun incidente fino ad oggi, e quel carico era lì contenuto da diversi mesi. Qual è stata la miccia? Occorrerebbe indagare sulle micro-esplosioni, lampi di luce, che si intravedono nei momenti precedenti alla prima esplosione e fra la prima e la seconda esplosione.

– 400 ricoverati, ma si parla di 5mila feriti. Incendi in corso, ancora da estinguere. Intere aree del porto completamente distrutte. Non sarà possibile ricostruirle e renderle operative prima di diversi anni, almeno cinque.

– Man mano che si procede con la conta dei morti emerge che le esplosioni hanno provocato dei morti eccellenti: deceduto Nazar Najarian, il segretario generale delle Falangi Libanesi, e in fin di vita il direttore generale dell’azienda elettrica nazionale, Kamal Hayek.

– Israele nega ogni coinvolgimento, il governo libanese parla di incidente.

– Le esplosioni avvengono sullo sfondo di oltre un mese di incidenti simili che hanno colpito e devastato l’Iran, sabotaggi alle infrastrutture critiche: dalle centrali elettriche ai porti, passando per ferrovie e fabbriche.

– Fra tre giorni è previsto verdetto per il caso Hariri: ex primo ministro libanese assassinato nel 2005 e per il quale sono imputati 4 membri di Hezbollah. Un’eventuale condanna avrebbe serie ripercussioni per lo status giuridico di Hezbollah a livello internazionale, attualmente già minato dalla campagna di pressione del duo Trump-Netanyahu che sta portando alla sua categorizzazione come organizzazione terroristica in tutto l’Occidente, dall’America Latina all’Unione Europea. E se ad essere accusata per il gesto fosse proprio Hezbollah? E anche se non lo fosse, quale potrebbe essere il peso di questo evento su un verdetto che si appresta a determinare il futuro del Partito di Dio?

– Fate sempre attenzione ai dettagli: potrebbe trattarsi di uno sciagurato incidente come di un possibile atto di sabotaggio/ di terrorismo. (qui)

I possibili scenari dietro l’esplosione che ieri ha scosso Beirut

 di Titus Livius, 5 Ago 2020, qui.

Due enormi esplosioni hanno scosso ieri pomeriggio Beirut. Ufficialmente, ad esplodere pare essere stata una fabbrica di fuochi d’artificio presso la zona portuale. La deflagrazione, avvertita in tutta la capitale libanese [in realtà è stata sentita fino a Cipro, ndb], ha ucciso circa 50 persone e ne ha ferite migliaia (dato aggiornato alla sera del 4 agosto 2020).
Ovviamente, al di là delle dichiarazioni ufficiali, molti ritengono che questa esplosione non sia affatto casuale. E i diversi scenari che si aprono sono tutti più o meno fondati. Il primo scenario chiama in causa Israele. Scenario classico, che vedrebbe lo Stato ebraico dietro l’esplosione di questa fabbrica che, teoricamente, avrebbe potuto essere una fabbrica di esplosivi. Ci pare tuttavia l’ipotesi meno probabile, sia pure non potendo escluderla del tutto. L’intelligence israeliana, ma anche quella americana, cercano sempre di ridurre al minimo il numero di morti e feriti. E Israele avrebbe tutto il l’interesse a rivendicare pubblicamente di poter colpire una fabbrica di armi di Hezbollah a Beirut. Neanche a dirlo, nelle prossime ore Israele sarà l’accusato principale di coloro a cui piace “vincere facile” piuttosto che approfondire. Ad ogni modo, molto probabilmente, questa ipotesi sarà esclusa da Hezbollah stesso.
Il secondo scenario è quello che riconduce direttamente a Hezbollah. Come organizzatore dell’attentato, in vista della sentenza che arriverà domani da parte del Tribunale Internazionale in merito all’assassinio dell’ex premier libanese Rafik Hariri. Ad essere accusati sono quattro membri di Hezbollah in contumacia, che probabilmente si trovano proprio in Libano. Dunque, Hezbollah potrebbe aver voluto mandare un messaggio a tutti i suoi innumerevoli avversari, anche nel fragilissimo esecutivo di Diab (alleato di Hezbollah), dicendo loro di non provare a farsi venire strane idee in testa. Il prezzo da pagare nel caso in cui i quattro ricercati finissero nelle mani della giustizia internazionale sarebbe una lunghissima scia di sangue in tutto il Libano. D’altronde, appena qualche giorno fa, si è dimesso il ministro degli esteri libanese Hitti, in polemica proprio con Hezbollah, accusato di impedire al Libano di rialzarsi dal rischio del default finanziario. Hitti aveva pubblicamente sostenuto l’ipotesi, promossa dal Patriarca Maronita, di un Libano “neutrale” in politica estera, ovvero lontano anche dal regime iraniano, e pronto ad accettare il piano di pace della Lega Araba del 2002. Proposte totalmente inaccettabili per Hezbollah, al servizio del regime iraniano.Un’altra ipotesi possibile è che quella fosse davvero una fabbrica di esplosivi di Hezbollah e che sia esplosa accidentalmente. D’altronde, solo pochi giorni fa è stato denunciato come abbia ben 28 postazioni di lancio di missili in aree civili. Una di queste potrebbe essere esplosa per errore, causando il dramma che delle scorse ore.
Infine, un’ultima possibilità: che a far esplodere la fabbrica non siano stati gli israeliani o gli americani, ma i nemici interni di Hezbollah (tra cui purtroppo c’è ancora anche l’Isis). I tanti nemici che Hezbollah ha in Libano, un Paese che si avvia verso il default finanziario e che, appena qualche mese addietro, ha visto nelle sue piazze una serie di proteste popolari, espressamente contro Hezbollah e la presenza iraniana nel Paese. Non è escluso quindi, in uno scenario di piena guerra civile, che qualcuno abbia deciso di prendere le armi e far pagare a Hezbollah l’aver preso in ostaggio metà Libano, impedendogli di essere un Paese normale e di esercitare pienamente la sua sovranità nazionale. Uno scenario che riporterebbe il Paese dei Cedri indietro di trent’anni e che andrebbe imputato al regime iraniano, che non solo ha creato Hezbollah, ma che ha recentemente ordinato al Partito di Dio di intervenire nel conflitto siriano allo scopo di salvaguardare la proiezione di Teheran verso il Mediterraneo. Dove potrebbe arrivare questo scenario da guerra civile non è dato saperlo. Ciò che è certo e che, chi sinora ha chiamato Hezbollah un partito normale e ha pensato di legittimarlo, ha contribuito alla terribile situazione del Libano odierno.
Mettere fine a questo Stato nello Stato, costringere Hezbollah a disarmare le milizie, permettere all’esercito libanese di controllare l’intero territorio e di inserire tutto il gruppo di Hezbollah nella lista delle organizzazioni terroristiche dovrebbe essere obiettivo condiviso della comunità internazionale, o almeno dei Paesi Europei. Qualsiasi mediazione non può che procrastinare il problema, trascinando il Libano in uno scenario da guerra civile per i prossimi decenni.

Secondo me quello che più può mettere sulla strada giusta è il grande insistere di Hezbollah sul fatto che si sarebbe trattato di un incidente.

Un po’ di vecchie cose, per chi non fosse molto al corrente delle vicende libanesi, qui, qui e qui, e magari anche questo.

barbara

QUANDO LA VITA È PIÙ FORTE DELLA MORTE

Segna il traguardo della maratona di New York, la cicatrice sul lato sinistro della testa è appena percettibile. Aharon Karov, 27 anni, completa il giro in 4:14:31, un risultato impressionante per chiunque. Soprattutto qualcuno che cinque anni fa era stato gravemente ferito in guerra e dato per morto.
Aharon-Karov-maratona
Ma la sua storia inizia nel dicembre 2008, quando a 22 anni sposa l’amore della sua vita, Tzvia, di 19.
Aharon-Karov-wedding
Ballano, cantano e fanno tutte le cose felici come tutte le altre coppie. La mattina seguente intorno alle 7:00, Karov, tenente in un’unità di paracadutisti della IDF, riceve una telefonata dal suo superiore che lo informa che sta per iniziare una guerra a Gaza – l’Operazione Piombo Fuso – e che c’è bisogno di lui. Secondo la legge militare, come anche secondo la halachà (legge ebraica), uno sposo ha il dovere di andare in guerra il giorno del proprio matrimonio soltanto per una “milkhemet hova”, una guerra religiosamente obbligatoria (non ne esistono ai giorni d’oggi). “L’operazione a Gaza non era una di quelle” racconta Karov. Tuttavia, dopo lunghe trattative con sua moglie, decide di andare a Gaza.
“In Israele, se c’è una guerra, tutti vanno perché esiste il senso della collettività, della comunità” – spiega il ragazzo – Era chiaro per me, per noi due, che dovevo andare “. Karov era il comandante di un plotone di 30 soldati che aveva addestrato durante il loro servizio militare. “Non sarei mai riuscito a mandare i miei uomini senza di me”, confessa. “Certo che avrei voluto essere a casa con mia moglie e non a Gaza”, racconta ancora Karov, “Tu non sai quando vedrai di nuovo tua moglie, tu non sai quando potrai parlare con tua moglie di nuovo, ma è necessario mettere tutto il resto da parte – tua moglie, la tua famiglia e anche te stesso”.
Una decina di giorni dopo il suo matrimonio, a Karov e ai suoi uomini viene assegnato il compito di bonificare sei edifici dagli esplosivi. Salito al secondo piano di un palazzo, un ordigno viene fatto esplodere. Karov salta in aria e cade dalla tromba delle scale, mentre l’intero edificio crolla sopra di lui. I suoi uomini, nessuno dei quali viene gravemente ferito dall’esplosione, si precipitano in fretta per rimuovere le macerie e tirano fuori il corpo del comandate. Karov viene effettivamente dichiarato morto. Poco dopo, sentendo un debole impulso, un paramedico dell’esercito fa un’incisione sulla gola del ragazzo moribondo per assicurarsi che avrebbe continuare a respirare.
Ma con otto pezzi di granata nella testa, senza più denti, con l’occhio sinistro smembrato e il lato superiore sinistro del corpo completamente schiacciato, le prospettive di sopravvivenza sembrano pressoché nulle.
Aharon-Karov-ferito
Cinque anni più tardi Karov vince la maratona di New York, per di più con un tempo straordinario per chiunque, e orgoglioso di se stesso rivolge un pensiero al suo plotone: “E’ stata una fortuna che nessuno dei miei soldati è rimasto gravemente ferito dall’esplosione”.
Aharon-Karov-figlio
Il campione dalla scorza dura vince così i 40mila dollari della gara e li devolve al Fondo OneFamily,
maratona 1
un’associazione che sostiene le vittime del terrorismo e che ha sostenuto la sua famiglia durante questi lunghi anni di riabilitazione. (rubato qui)

Poi, volendo, tanto per restare in zona, ci sarebbe da andare a leggere questo.

barbara

GIUSTO PER AVERE UN’IDEA

Qui. Sei missili in meno di un minuto. Domandina piccina picciò: quanto costa un missile? E quanto costa mantenere una persona che, essendo impegnata a tempo pieno a tirare missili, non può certo avere il tempo di andare anche a lavorare per mantenere la famiglia? Ma questi qua non erano quelli che sotto lo spietato tallone di ferro dell’infame occupante nazisionista stanno morendo di fame?

barbara