(perché ci sono cose che bisogna proprio raccontare, e questa è una di quelle)
Devo partire da una confessione: mi sono regalata un aiutino. Arrivata a sessanta e passa anni – ma proprio tanto passa, talmente tanto che fra una quarantina di giorni avrò già cominciato a essere più vicina ai settanta che ai sessanta – senza avere mai fatto sport, senza avere mai fatto ginnastica, con una vita scandalosamente sedentaria, col mostruoso ingrassamento che mi è arrivato addosso quando ho smesso di fumare nonostante avessi ridotto di almeno il 90% i miei ingurgitamenti quotidiani eccetera, ad un certo momento mi sono resa conto che ero decisamente molto più sfatta di quanto il mio senso estetico potesse sopportare, e ho deciso di provare a rimediare un po’, e mi sono fatta fare un po’ di massaggi dall’estetista. La maggior parte dei massaggi me li ha fatti S., anche se io preferisco di gran lunga quelli di G. (brava anche S., per carità, ma è più o meno come sentire il concerto per pianoforte di Ciaikovsky suonato da Barenboim
e da un bravo allievo al secondo anno di conservatorio). Bisogna sentirla quando vanta prodotti e trattamenti come se li avesse inventati e fabbricati lei: “C’è una nuova alga per massaggio, che è anche DETOSSINANTE”, che al genio che ha inventato la parola detossinante, secondo me, dovrebbero pagare i diritti d’autore per ogni volta che il furbo di turno aggiunge alle virtù dei propri prodotti o trattamenti il magico “detossinante”. La prima volta che me lo propone, però, non potrò evitare di tenerle una lezione di fuffologia su questa virtù inesistente – mica per convincerla, ci mancherebbe, ma semplicemente per evitare di farmi rifilare a caro prezzo un concentrato di fuffa. Il massimo però lo raggiunge quando spiega che quella data crema contiene una sostanza “con TRIPLO PESO MOLECOLARE, non so se mi spiego, TRI-PLO PE-SO MO-LE-CO-LA-RE!” Prima o poi, lo so, il mio lato perfido finirà per prendere il sopravvento e mi indurrà a interromperla per chiederle: “Che cos’è il peso molecolare?” e godermi la scena dell’asino che casca, anzi, si sfracella proprio. Quando sono andata ieri, dopo un’assenza di tre settimane, l’ho trovata con le tette raddoppiate; deve averle proprio appena fatte, perché continuava a toccarsele e a sistemare il reggiseno, avendo evidentemente a che fare con qualcosa a cui non è abituata. Che tra l’altro le stanno malissimo, perché non ha assolutamente un fisico tale da poter reggere armoniosamente una sesta. Ma questo non c’entra.
I massaggi, dicevo. Il trattamento è durato quattro mesi, durante i quali ho perso tre chili. Merito del trattamento, anzi, esclusivamente del trattamento, secondo S. Voi lo sapevate che i massaggi fanno perdere peso? No? Ebbene sapevatelo, come dice il saggio. Vabbè. L’ultimo l’ho fatto alla fine di agosto; da allora sono passati settembre (uno), ottobre (due), novembre (tre), dicembre (quattro), gennaio (cinque). In questi cinque mesi ho perso altri tre chili e mezzo. Senza massaggi di sorta. Certo, dice S.: perché il corpo sta ancora lavorando sul trattamento che ha ricevuto. Ah, ecco: tipo la memoria dell’acqua, insomma, il nostro corpo – vabbè, non voglio allargarmi troppo, diciamo il mio corpo – è la prova vivente che quella della memoria dell’acqua è una cosa vera.
Ah, dimenticavo: anche nei due mesi trascorsi fra il mio trasferimento qui e l’inizio del “trattamento” avevo perso due chili. Evidentemente il corpo aveva avuto sentore che stava per arrivare il trattamento, e aveva pensato bene di portarsi avanti col lavoro.
barbara