ISRAELE NOVE (12)

Le ultime cose

Dell’ultimo viaggio in Israele, intendo dire (nota per chi è nuovo da queste parti: i resoconti dei miei viaggi in Israele si trovano sulla destra del blog, alla voce “in Israele”), se no va a finire che parto per il prossimo senza avere finito di raccontare del precedente. Per problemi di salute e altro avevo interrotto il racconto, ma ora è arrivato il momento di concludere (per le foto mi sono avvalsa come sempre del contributo di Carla).

La prima cosa che voglio farvi vedere è questa auto
territori 1
È una di quelle, blindate, che vengono usate per andare nei cosiddetti territori, ossia in Giudea e Samaria.
territori 2
territori 3
Le macchie nere che si vedono sulla carrozzeria non sono di sporco, ma bruciature di bottiglie molotov, così come le bozze non sono errori di parcheggio bensì macigni scaraventati contro. E naturalmente neppure questo
territori 4
è frutto di un incidente stradale. Quando invece le stesse cose succedono alle auto normali, le conseguenze sono queste, e queste, e queste.

E passo a qualcosa di decisamente più gradevole, ossia i colori delle spezie
spezie 1
spezie 2
spezie 3
e dei fiori,
fiori
che si incontrano ovunque.

Poi questa sono io dopo essermi riempita la pancia (sì, lo so, si vede, risparmiatevi pure le battute) e prima di metterci alla ricerca di una toilette, nell’irrinunciabile foto accanto alla più bella bandiera del mondo
con bandiera
Mentre questo
dito
è il sapiente dito della nostra guida che ci indica la direzione.
Questa è la mia caviglia, gonfia e dolorante per la storta presa sul monte Hermon, con accanto la bottiglia di acqua ghiacciata gentilmente offertami dal nostro solerte capogruppo.
caviglia (c)
Poi lui ovviamente si è bevuto l’acqua tiepidina, ma per dare sollievo a una compagna di viaggio, questo e altro, no?
Questa sembra una foto pornografica, lo so, ma garantisco che non lo è: io c’ero!
pornohaifa
E per chiudere in bellezza (non si accettano battute!) io, con alle spalle Gerusalemme, a cui tornerò presto presto.
barbara
E per l’occasione, regaliamoci anche una botta di karaoke.
https://youtu.be/5bwkqZ6tavE

barbara

ISRAELE NOVE (11)

Il relax

Trattandosi, come già ho avuto occasione di dire, di un viaggio intenso e piuttosto impegnativo dal punto di vista fisico, ci siamo concessi anche alcuni momenti di relax, tutti meritevoli di essere documentati.

Arugot, un wadi nell’oasi di En Gedi. Di foto mie qui non ne ho: il percorso per arrivarci, come vedrete fra un momento, è piuttosto faticoso e in alcuni tratti impervio, io avevo quel famigerato crampo al polpaccio e in quell’occasione ero anche rimasta senza angelo custode nonché badante (badanto?), per cui tutta la mia energia, tutto il mio impegno, tutta la mia concentrazione erano impegnati nell’impresa di andare avanti, di conseguenza userò ancora una volta quelle di Carla più due prese dalla rete per illustrare il percorso, e una presa dalla rete per la piscina naturale con cascata che abbiamo trovato all’arrivo. Il fatto è che siamo arrivati tutti talmente sfiniti e accaldati che abbiamo pensato solo a spogliarci e buttarci in acqua il più presto possibile, e di foto ne sono state fatte pochissime (io a dire il vero me ne ero fatte fare tre, fra cui una stesa sul ghiaino nell’acqua bassissima vicino alla cascata – così, tanto per intenderci – che doveva essere bellissima, dall’unica persona che aveva ancora le mani asciutte, ma non sono venute). C’è stata un’unica persona che ha scattato alcune foto di quello spettacolo, e me le aveva mandate, ma in seguito alla nota polemica con tanto di minaccia di querele e frignamenti e alti lai e falli vari misti per via di una persona meravigliosa il cui operato avevo un tantino preso per il sedere, mi è stato intimato di togliere quelle già postate in precedenza e quindi suppongo che il divieto valga anche per tutte le situazioni future e quindi niente, vi accontenterete della rete, e amen.
Arugot 1-c1
Arugot 2
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Arugot 9

Anche nei pressi del Kinneret, o Mare di Galilea o lago di Tiberiade si trova una piscina naturale di acqua limpidissima e fresca formata da una cascata (qui parzialmente coperta da uno strano ectoplasma che non si sa come sia finito lì).
piscina 1
Dietro la cascata c’è una piccola grotta
piscina 2
in cui è possibile sedersi e godere della frescura portata dall’acqua, in perfetto isolamento. Peccato solo che a pochi metri da lì si fosse accampata una banda di arabi con stereo a tutto volume e resti di cibo e spazzatura di ogni genere sparsa tutto intorno (“Preparatevi – ha detto la guida – che presto sarà così anche da voi”).

Sachne sarebbe questa cosa qui,
Sache 1
che non era in programma, è stata un’idea della guida di aggiungerla all’ultimo momento, dato che aveva il biglietto per tre ingressi ai parchi nazionali e ne avevamo utilizzati solo due, ma non è qui che siamo andati: la guida aveva trovato in internet che chiudeva alle cinque del pomeriggio e l’ingresso era consentito fino alle quattro, ma quando siamo arrivati, alle tre e dieci, gli hanno detto che era troppo tardi e l’ingresso non era più consentito, che uno si aspetterebbe che queste cose succedano solo in Italia e invece no, succedono anche in Israele, pensa un po’. Lui si è piantato lì come un mastino, ha fatto il diavolo a quattro ma niente da fare, non ci hanno fatti entrare. Così ci ha portati un po’ più in là, in una zona più o meno come questa,

Sachne 3
dove ci siamo cambiati più o meno all’aria aperta e ci siamo immediatamente buttati in acqua. Qui foto niente, da nessuno, perché buttarsi in acqua era proprio un’urgenza improrogabile.

E naturalmente non poteva mancare il mar Morto. Di foto non ne ho fatte avendone già pubblicate in abbondanza in occasione del secondo viaggio qui. Quindi vi metto solo questa,
2 mar Morto (c)
in cui sono vicino al nostro capogruppo in procinto di schiattare per tenere dentro la pancia, perché la pancia al naturale è roba da eclissi quasi totale, come si può ammirare qui.
pancia (c)
In acqua (spettacolarmente calda, praticamente pronta da buttare la pasta, proprio come piace a me) in realtà sono riuscita a restare pochissimo perché l’acqua salata mi provocava un tremendo dolore alle emorroidi (sì, lo so, non fa fine, ma i fatti sono fatti, abbiate pazienza): non bruciore per via del sale, proprio un dolore insopportabile, che nelle occasioni precedenti non mi era mai capitato di provare. Boh. A una compagna di viaggio invece – che naturalmente non nomino, e speriamo che non ci sia qualcuno che anche senza nominarla la riconosca lo stesso e mi mandi qualcun altro a minacciare querele e inondarmi di frignamenti e alti lai e falli vari misti – bruciava la jolanda, ma a quanto pare non proprio tanto tanto, visto che è riuscita a restarci più di me.

Poi l’ultimo giorno, a Tel Aviv, si è fatto anche un tuffo nel Mediterraneo, ed è stato bellissimo, ma dopo le perle precedentemente descritte appare fin quasi banale, tanto da non meritare una trattazione a parte.

barbara

LA SAGRA DELL’UVA DI SAN COLOMBANO AL LAMBRO

Resoconto di Eyal Mizrahi

Alla fine è andato tutto bene, al mattino dopo aver montato i gazebo e sistemato i vini e il tavolo ADI eravamo un po’ preoccupati, vista la posizione un po’ defilata rispetto ai centri della festa (anche se si trattava di 60 – 70 metri). Passava poca gente ma tutti ci hanno confermato che al pomeriggio sarebbe arrivato il grosso del pubblico ed effettivamente così è stato perché la via era un passaggio obbligato per il centro della festa. Abbiamo lavorato tanto al pomeriggio fino alle 18.30 e posso dire che siamo più che soddisfatti sia del passaggio della gente che dell’interessamento per i vini Israeliani. Abbiamo offerto assaggi a centinaia di persone e tanti hanno anche comprato. L’atmosfera era tranquilla e di pace e il fatto di essere fuori dalla mischia ci ha offerto l’occasione di parlare con la gente in pace senza i rumori molesti delle vie centrali e senza la calca della gente. Insomma una bella giornata passata in compagnia, fra amici e senza l’ombra di contestazione di nessun genere, anzi i cittadini che sono passati a trovarci erano tutti contenti e incuriositi dalla novità dei vini Israeliani e ci hanno fatto tantissimi complimenti della loro qualità. Abbiamo vinto questa battaglia, ma la guerra contro il boicottaggio e contro la campagna di terrorismo atta a indurre la gente a rigettare per paura qualsiasi cosa che riguarda Israele, è appena iniziata.

E noi la combatteremo fino alla fine, senza lasciarci intimidire e senza sconti per nessuno.

Aggiungo un’annotazione in merito alle foto: alle quattro circa del pomeriggio il grossista israeliano, essendo osservante, se n’è andato perché stava per iniziare la festa di sukkot; a partire da quel momento è stato Eyal a provvedere agli assaggi e alle vendite e di conseguenza, essendo impegnato lì, non gli è stato possibile provvedere a fare foto, proprio nei momenti di maggiore affluenza. Quelle che vedete qui sono quelle scattate la mattina, quando l’affluenza era modesta in tutta la sagra.
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barbara

ULTIMISSIME DA SAN COLOMBANO

Ciao amici, alla fine, in extremis,  abbiamo vinto e ci sarà il banchetto di vini Israeliani alla Festa dell’uva di San Colombano al Lambro questa Domenica. Vi prego di informare più persone possibili e pubblicare su tutti i social media invitando tutti a condividere la notizia con tutti i loro contatti e a venire a trovarci per dimostrare solidarietà (e forse nell’occasione comprare ottimi vini Israeliani kasher).
Il banchetto sarà in via Emilio Azzi 77, San Colombano al Lambro, a pochi metri dal castello di Belgioioso [vi sarà all’ingresso il cartello con l’autorizzazione comunale all’occupazione di suolo pubblico, ndb] .
Orari dalle 10.00 alle 17.00.

Eyal Mizrahi

Per info: Eyal Mizrahi 328.4584284

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barbara

ISRAELE NOVE (5)

I nostri angeli custodi

Perché è chiaro che molto della riuscita del viaggio dipende da loro, e quindi è giusto che anche a loro venga dedicato un capitolo specifico. E cominciamo con

La guida

che, soprattutto dopo l’esperienza dell’anno scorso, è un tema che va doverosamente trattato. Stavolta ci è andata di lusso, ma proprio di lusso davvero. Roni Mendelbaum è stato una guida meravigliosa, di vasta competenza in un’infinità di ambiti, di inesauribile disponibilità, di straordinaria umanità, di incommensurabile dolcezza, di grandissimo spirito (grandioso quando a una compagna di viaggio vegetariana, tendenzialmente vegana, ha detto: ah, lei fa parte dei nemici degli animali! Come nemici?! Ma sì: gli rubate il loro cibo!). E di ineffabile educazione (quando gli ho raccontato della volta che ho attraversato tutto Israele da nord a sud e da est a ovest con entrambe le caviglie rotte, mi ha detto che sono scema, ma prima di dirmelo me ne ha chiesto il permesso). E sempre presente, sempre sereno, sempre di buon umore, sempre pronto a dare di più, sempre pronto ad aggiungere al programma stabilito qualche sua personale sorpresa. La misura esatta delle sue doti umane l’ho avuta quando siamo saliti con la seggiovia sul monte Hermon. Io non sono mai salita su una seggiovia, perché mi sconvolge il vuoto sotto i piedi.
seggiovia
Non è paura, è qualcosa di totalmente diverso. Già la cabinovia mi crea problemi (l’aereo no, perché il pavimento sotto i miei piedi è ben solido, e quindi non c’è nessuna sensazione di vuoto), e l’ho presa solo in Israele, ma la seggiovia è proprio qualcosa di insostenibile. E dunque, visto che i sedili sono biposto, viene deciso che io vado con Roni. Il quale, appena seduti, prima ancora che i piedi si stacchino da terra, comincia a parlare, a raccontare, mi riempie le orecchie e la testa di storie, mi fa ridere come una matta, senza lasciarmi modo di guardare, di pensare, di dare spazio all’angoscia del vuoto.
Grazie, Roni.
Roni

L’accompagnatore
Fondamentale anche lui, per la riuscita di un viaggio. Nei miei viaggi organizzati ne ho avuta una che in due settimane non ha detto una parola di spiegazione, una che ha frignato tutto il viaggio seduta in un angolo perché era rimasta senza hashish, uno che nel tentativo di intortarmi non ha fatto altro che parlarmi male di sua moglie (pessima tecnica!), uno che in pieno agosto in Asia centrale ha portato un’unica camicia per diciassette giorni (siamo diventati tutti campioni mondiali nella specialità del salto in là)…
Eyal Mizrahi appartiene a tutt’altra specie: lui è di quelli che non lo fanno per professione, ma per passione. E la passione si vede nelle grandi e nelle piccole cose, nell’assicurarsi del benessere di ognuno, nell’intervenire sollecitamente quando si presenta un problema e, nei limiti del possibile, provvedere personalmente a risolverlo, anche quando ciò comporti un notevole dispendio di tempo e di energia, nell’essere sempre disponibile per tutti, nell’accomodare le situazioni (nel viaggio precedente, ogni volta che la guida lo aggrediva e dava vita a violenti alterchi, alla fine, nonostante fosse palesemente l’altro dalla parte del torto, finiva regolarmente per scusarsi lui, unicamente per poter porre termine a quelle spiacevolissime scenate che tanto disagio causavano a tutti noi). E dunque:
Grazie Eyal
Eyal
barbara

DALLA VOSTRA INVIATA SPECIALE A GINEVRA

Eravamo tanti. Eravamo belli. Eravamo variopinti (in tutti i sensi). Eravamo emozionati e commossi. Eravamo felici di essere lì, a testimoniare, con la nostra presenza, in favore della verità e della giustizia: in favore di Israele (e possiamo aggiungere, con orgoglio, che noi dall’Italia eravamo circa la metà di tutti i presenti).
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Dal palco hanno parlato (brevemente, perché tutti coloro che sono intervenuti lo hanno fanno per portare la propria testimonianza e il proprio contributo, non per sbrodolarsi addosso e farsi pubblicità), vari personaggi, fra i quali voglio ricordare lui,
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il colonnello Richard Kemp, che ci ha ricordato una verità tanto ovvia ed evidente quanto volutamente ignorata: quelli di Hamas sono criminali, sono assassini, sono terroristi, ma non sono scemi; Hamas non pensa minimamente di poter, con le proprie azioni, non dico distruggere, ma neppure indebolire Israele. L’obiettivo dei suoi missili, dei suoi attentati, dei suoi tunnel è quello, non meramente tattico bensì strategico, di costringere Israele a reagire e, inevitabilmente, visti i metodi messi in atto da Hamas stesso, uccidere civili palestinesi; fatto questo, a indebolire Israele provvederà poi il mondo intero, come sta effettivamente facendo, Onu in testa.
E ha parlato lei,
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Adela Raemer, madre e nonna che vive al confine con Gaza, e ha cercato di far capire a noi che viviamo sicuri nelle nostre tiepide case, che cosa significhi vivere, e soprattutto far vivere i bambini, in quelle condizioni, subire un quotidiano bombardamento di missili, con pochissimi secondi per scappare nei rifugi, e non sempre quei pochi secondi sono sufficienti (e forse, grazie ai due panzer d’assalto di Over the Rainbow di Torino e Milano, Emanuel Segre Amar ed Eyal Mizrahi, dopo i moadim di settembre riusciremo ad averla anche in Italia, nelle due città in questione).
Ed è venuto anche lui,
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che tanto per cominciare ci ha fatto ammirare il suo splendido inglese, decisamente lontano da quello che altri personaggi nostrani ci avevano a suo tempo propinato. E poi… cosa faccio, lo dico? O forse è meglio che lasci perdere… Vabbè dai, lo dico: quando ha parlato lui ho pianto, ecco. Ma proprio pianto per bene. E non solo io. Sentire, con quella sua parlata sanguigna, “perché Israele è un atto d’amore nella forma nazionale che ha assunto nella  storia e della sua legittimazione politica e costituzionale. Israele è un atto d’amore verso la gioia di vivere e verso il futuro ed un atto di sopravvivenza all’interno di una grande tradizione…” Israele è un atto d’amore: ecco, in queste poche, apparentemente semplici parole, c’è tutta l’essenza di Israele, ed è per questo che ci toccano le nostre corde più profonde.
E qui è quando tutti insieme, alla fine, loro
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e noi,
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abbiamo cantato HaTikvah.

Poi, a margine di tutto questo, è anche successa una cosa un tantino spiacevole, ma qui non se ne parlerà, perché i panni sporchi, dopotutto, si lavano in casa.
E poi è anche successo che a Ivrea uno degli autobus provenienti da Milano è dovuto uscire dall’autostrada per entrare nell’adiacente parcheggio a raccattare su diciannove partecipanti torinesi perché il signore e padrone di Italia-Israele di Torino si è rifiutato di far salire sui “suoi” autobus quelli di Over the Rainbow (perché dopotutto c’è un limite alla quantità di sporcizia che si può essere disposti a tenere nascosta in casa).

E questa è la vostra inviata speciale, per l’occasione ribattezzata “Titti”,
inviata 1
e questa è sempre lei,
inviata 2
la suddetta inviata speciale, insieme a un’amica preziosa e sollecita (soprattutto per la mia stramaledetta sciatica che, per quanto imbottita di cortisone e antidolorifici, è stata un’autentica tortura per tutta la giornata. Ma tanto siamo giovani e forti e prima o poi ci riprenderemo)

NOTA: tutte le foto sono di Maurizio Turchet.

barbara

AGGIORNAMENTO: per una migliore documentazione, qui.

E LA SETTIMANA PROSSIMA TUTTI A GINEVRA!

Il 29 giugno teniamoci liberi, c’è da difendere Israele. A Ginevra

ANTEFATTO:

COMMISSIONE “SCHABAS”
È una commissione istituita dal Consiglio per i diritti umani delle Nazioni Unite, con sede a Ginevra, ed è chiamata così dal nome della persona a cui era stata affidata la conduzione della commissione: il giurista canadese William Schabas.
La Commissione aveva già tutte le premesse per diventare una nuova “Commissione Goldstone” (la commissione che “indagò” sui “crimini” commessi da Israele durante l’operazione a Gaza “Piombo Fuso” a cavallo fra 2008 e 2009).
Questa commissione, invece, è stata incaricata di “indagare” sui “crimini” commessi da Israele durante l’operazione a Gaza “Margine di Protezione” dell’estate 2014. Una commissione creata ad hoc su pressione della solita maggioranza automatica anti-israeliana al Consiglio per i diritti umani delle Nazioni Unite, con delle tesi e dei verdetti già scritti e precostituiti, in cerca solo di legittimarli internazionalmente sotto la veste di “report” di una commissione d’inchiesta.
Solo che Goldstone aspettò molto tempo dopo l’uscita del rapporto da lui firmato, per “disconoscerlo” e ammettere che non era stato obiettivo e neutrale. Schabas, invece, si è dimesso ancora prima di iniziare, lo scorso febbraio, per delle accuse di parzialità (a sfavore di Israele, ovviamente) nei suoi confronti, dopo le notizie emerse su alcune sue passate consulenze (quindi a pagamento) per conto dell’OLP!
Lo Stato d’Israele ha deciso di non partecipare ai lavori della Commissione, proprio per la sua palese parzialità e per le sue conclusioni già precostituite; di contro ha condotto nei mesi scorsi indagini e inchieste interne autonome, pubblicando, alla fine, risultati e conclusioni che portano alla luce i veri crimini commessi invece da Hamas.
Ovviamente, la Commissione d’inchiesta dell’ONU è andata avanti lo stesso, anche senza Schabas, e adesso, a fine mese, sarà presentato il suo rapporto finale, a Ginevra, alla sede del Consiglio per i diritti umani dell’ONU.

INIZIATIVA:

Si sta organizzando una manifestazione di sostegno a favore di Israele, per quel giorno, il 29 giugno prossimo, davanti alla sede del Consiglio per i diritti umani dell’ONU a Ginevra.
Vari gruppi si stanno organizzando già localmente, in Svizzera, e si sta verificando la possibilità di organizzare anche dei gruppi di sostenitori provenienti dalle regioni limitrofe di Francia e Italia.
Vi saranno due punti di partenza per l’Italia: Torino e Milano. La manifestazione è prevista a Ginevra per le ore 11.00 in tarda mattinata. La partenza da Milano e Torino, in pullman, è prevista intorno alle ore 8:00 di mattina. Il rientro in Italia è previsto in giornata stessa, dopo la conclusione della manifestazione.
Le spese di viaggio con il pullman da Milano e Torino (andata e ritorno) sono coperte. Sarà fornito anche un pranzo al sacco.

PER PRENOTAZIONI GRATUITE SUI PULLMAN DA MILANO: SCRIVERE A eyal-m@amicidisraele.org LASCIANDO IL PROPRIO NUMERO DI CELLULARE.

PER PRENOTAZIONI GRATUITE SUI PULLMAN DA TORINO: SCRIVERE A segreamar@gmail.com LASCIANDO IL PROPRIO NUMERO DI CELLULARE.

Eyal Mizrahi – Presidente ADI e responsabile del movimento sionista Over The Rainbow Italy

Per quei quattro gatti che ancora non fossero stati raggiunti dall’informazione. Io, naturalmente, ci sarò.

barbara

INTERVISTA A EYAL MIZRAHI

Eyal Mizrahi è il presidente dell’associazione Amici di Israele, e in questo momento è intensamente impegnato in una campagna a favore del movimento “Over the Rainbow”.

Eyal, che cos’è “Over the Rainbow”?
Over The Rainbow è un giovane movimento sionista, regolarmente registrato in Israele, che vorrebbe entrare a far parte del movimento sionista mondiale. Per essere riconosciuto un movimento nuovo dovrebbe conquistare la maggioranza dei delegati al Congresso Sioniata Mondiale (Il prossimo sarà a Gerusalemme in Ottobre 2015) in almeno 5 paesi su tre continenti e deve utilizzare una piattaforma di un partito Israeliano che fa già una parte della FSM. OTR fa parte del gruppo che comprende la Gioventù Sionista Mondiale – Hanoar Hazioni e il partito di centro Kadima. Per il movimento Over The Rainbow (OTR), gli obbiettivi del movimento in Israele sono importantissimi ed entrano in pieno nel “consensus” della maggioranza degli Israeliani – il ripopolamento Ebraico del Negev a sud e della Galilea a nord. Questi due importantissimi territori Israeliani sono quasi vuoti di popolazione Ebraica e il movimento ha già costruito diversi nuovi insediamenti in queste zone. Il secondo obbiettivo, a dir poco rivoluzionario (e qui entriamo noi sionisti Italiani) è lo spostamento del baricentro della relazione Israele – diaspora verso quest’ultima. Se fino a oggi lo sforzo di tutti i vari Gruppi e Movimenti Sionistici era di spostare fondi e persone in Israele, noi crediamo che sono proprio le comunità della diaspora, in grande difficoltà e sull’orlo della sparizione, che hanno più bisogno di aiuti con finanziamenti della FSM per attività Sionistiche ed Ebraiche. Noi vogliamo rinnovare le Federazioni Sionistiche ormai vecchie e sclerotiche con sangue nuovo, giovani sionisti convinti, pieni di energia e di voglia di difendere Israele e Sionismo nell’opinione pubblica, infondere lo spirito sionista nei giovani delle varie comunità, rinforzare l’Ebraismo locale che si trova in grave difficoltà e lottare attivamente contro l’antisemitismo dilagante. Non vogliamo scardinare le Federazioni locali ma rinnovarle e rinforzarle, e non ho paura di dichiarare che siamo veri idealisti, motivati non da interessi politici, religiosi o pecuniari ma solo dalla voglia di fare del bene.

Da dove nasce il desiderio di dare vita a un nuovo movimento nell’ambito della Federazione Sionistica Italiana?
Per essere sincero, per molti anni mi sono concentrato nel Sionismo non Ebraico con l’associazione Amici di Israele (ADI – www.amicidisraele.org) e ho lasciato il Sionismo Italiano ai vari organi delle comunità Ebraiche Italiane con la convinzione che questa missione è importante per loro non meno di quanto lo è per me. Qualche mese fa sono stato contattato dal presidente di un nuovo gruppo del Movimento Sionista Mondiale, che mi ha parlato di un progetto a dir poco rivoluzionario. Oltre alla missione Sionista in Israele (il rinforzare l’insediamento Ebraico nel Negev e nella Galilea) questo nuovo gruppo che si chiama movimento Over The Rainbow (www.overtherainbow.org) sostiene che sono le comunità Ebraiche della diaspora che hanno bisogno di aiuto più di quanto ne abbia Israele, per cui vanno aiutate, anche con finanziamenti da Israele. Conscio dell’importanza di questo progetto ho cominciato ad interessarmi della situazione attuale della Federazione Sionista Italiana perché una Federazione attiva e forte è una condizione primaria per l’erogazione di questi aiuti, e con mio disappunto ho trovato una Federazione vecchia, spompata e inattiva da anni. Ho preso la decisione di investire tutte le mie energie nella rivitalizzazione e ringiovanimento della Federazione Sionista Italiana e sono fiero di notare che al mio fianco si sono mossi tutti i veri sionisti Italiani da tutto l’arco del credo politico e da tutti i gruppi dell’Ebraismo, una vera rinascita. Spero con l’aiuto di tutte queste meravigliose persone di riuscire a portare a compimento questo importantissimo progetto.

Potresti precisare meglio? In che cosa consistono, esattamente, le manchevolezze della Federazione Sionistica Italiana così come è stata gestita finora, e in che modo il movimento OTR si propone di migliorare la situazione?
La Federazione Sionistica Italiana esiste da più di un secolo ormai, e nel corso di questo lungo periodo ha toccato altissime vette nella diffusione e nel rinforzare il Sionismo Italiano. Purtroppo negli ultimi 15 anni la situazione della Federazione è andata di male in peggio toccando il fondo negli ultimi 4 anni in cui l’attività Sionistica dei vari gruppi della FSI e praticamente cessata. La “colpa” è da imputare ai vertici della Federazione che non hanno saputo coltivare un ricambio generazionale (la maggioranza dei vertici della FSI sono ottantenni ormai) e la forte politicizzazione della FSI che è diventata un baluardo dell’estrema sinistra Ebraica Italiana invece di essere, come da statuto, apolitica. Noi di OTR, che si definisce un movimento pluralista e apolitico, vorremo riportare la FSI al suo ruolo naturale e cioè la casa di tutti i sionisti Italiani senza distinzioni di destra o sinistra, e il coinvolgimento attivo dei giovani delle varie comunità Ebraiche che dovranno dare il ricambio ai vertici attuali ormai stanchi. Abbiamo anche la possibilità tramite OTR di avere finanziamenti dal Movimento Sionista Mondiale per attività Ebraiche e Sioniste in Italia, una manna dal cielo per i giovani e per le attività Ebraiche visto che le casse delle comunità sono ormai vuote.

Noi, amanti di Israele e desiderosi di portare il nostro contributo nel ristabilire la verità sulle vicende che la riguardano, che cosa possiamo fare, concretamente?
Iscriversi in massa alla Federazione Sionistica Italiana tramite il movimento Over The Rainbow: per l’iscrizione via internet (che ti porta via non più di 30 secondi) andate al sito www.overtherainbow.org/italy/; per chi non sa usare internet si può scaricare dal sito www.amicidisraele.org il modulo cartaceo, stamparlo, compilarlo, firmarlo e mandarlo via posta all’ADI –  Casella Postale n°7, 20096 Pioltello Stazione o mandare la scansione a eyal-m@amicidisraele.org. I costi dell’iscrizione per il 2014 sono coperti da OTR (per cui non dovrete pagare niente) e il tempo limite per l’iscrizioni è 15 Novembre 2014. In Aprile 2015 ci saranno le elezioni ai vari Gruppi Sionistici Italiani e siamo alla ricerca di persone Sioniste convinte e attive da inserire nelle liste dei candidati. Se siete a interessati o conoscete qualcuno adatto mandatemi una mail a eyal-m@amicidisraele.org o chiamatemi al 328.4584284 chiedete di Eyal Mizrahi. Sono a disposizione per qualsiasi richiesta di informazioni.

Ringrazio Eyal che, fra tutte le sue molteplici attività, è riuscito a trovare il tempo per rispondere a questa intervista, e invito tutti a fare il proprio dovere in nome della verità, in nome della giustizia, in nome della pace.

barbara

QUESTA È LA FOTO UFFICIALE

con la rappresentante del ministero del turismo – con le sopracciglia spettinate (io, naturalmente, non lei), col naso irrimediabilmente storto dall’incidente e con la prova evidente che devo proprio dimagrire (non mi ero mai resa conto in modo così chiaro di come sia oscenamente ingrassata) – e grazie a Maurizio Turchet per la foto.
diploma
Vabbè, visto che questa immagine si riferisce all’inizio del viaggio, adesso vi racconto un po’ di cose a cui avevo, in altra occasione, accennato di sfuggita.
Fra le visite in programma c’era Dimona – non la centrale nucleare, naturalmente, bensì l’adiacente impianto di riciclo delle scorie nucleari, produzione di energia solare ecc., che era comunque un’attrattiva di prim’ordine, e infatti ho poi appreso di non essere stata la sola ad essermi iscritta al viaggio soprattutto per quello. Il tutto presentato da un esperto, dopo un ricevimento con rinfresco. Bene, appena arrivati ci viene detto che Dimona non si farà, perché manca il permesso, e io ovviamente mi incazzo come una belva contro l’organizzatore e contro l’agenzia, perché non si può mettere in programma una cosa e non assicurarsi che si possa fare: è roba da peracottari! Poi comunque in un secondo momento la versione viene cambiata e diventa: per tutta la durata della guerra il personale è stato trattenuto e adesso che la guerra è finita li hanno mandati tutti in vacanza e quindi non c’è nessuno a riceverci. Una storiella per la quale l’unico commento possibile è: fa cagare.
Il primo giorno, a Tel Aviv, era prevista la visita con “panorama 360 gradi dall’ultimo piano rotondo di Azrieli”. Non si fa, perché lì vengono ospitati degli eventi e quel giorno c’è appunto un altro evento e noi non ci possiamo andare (su una superficie di 881 m² non c’è modo di far entrare altre venti persone?!).
A Gerusalemme c’è da visitare il museo d’Israele, ma la guida ci informa che quel giorno – se ne era dimenticato – il museo è aperto solo a partire dalle 4 del pomeriggio e quindi invita tutti ad andare in giro per conto proprio e a farsi trovare lì alle 5 (sic!)
A Gerusalemme è prevista anche una visita al KKL dove si pianterà un albero e si potrà lasciare un’offerta: non si può fare, veniamo informati, perché proprio il giorno prima è iniziato l’anno sabbatico, durante il quale non è consentito piantare. Con un po’ di buon senso sarebbe potuto venire in mente che un evento religioso che si chiama “anno” non può cominciare in un giorno qualsiasi, ma la cosa ci era stata sbattuta lì con una tale sicurezza che non è venuto in mente a nessuno. Comunque io e alcuni altri proponiamo di andare lo stesso, fare qualche foto e lasciare la nostra offerta, senza piantare alberi: veniamo totalmente ignorati. Sono stata proprio io, dopo il ritorno, leggendo e poi traducendo questo articolo, ad accorgermi della balla che ci era stata propinata, e ne ho immediatamente informato l’organizzatore, che ha a sua volta informato l’agenzia. Un’indagine in loco ha appurato che il tutto era stato gestito dalla guida, e che al KKL ci aspettavano. A questo punto, colta da dubbio, ho chiesto chi avesse preso contatto per Dimona e la torre, se la guida o l’organizzatore, ed è risultato che aveva fatto tutto la guida. Da amici che ho incontrato a Gerusalemme ho anche appreso che in quel museo in quel giorno un ingresso – quello dei privati, credo – apre effettivamente alle 4, mentre l’altro, per i gruppi, apre regolarmente alle 9 di mattina: evidentemente la guida aveva da fare per affari suoi fino alle 5, e ci ha cambiato il programma di sua iniziativa. E dunque il nostro organizzatore e accompagnatore, il bravo Eyal Mizrahi (a proposito, andate qui e fate il vostro dovere: è un ordine!) era del tutto innocente.
Poi aggiungiamo le visite al mercatino delle pulci a Tel Aviv e a Mahane Yehuda a Gerusalemme, che da visite sono state trasformate in toccata e fuga – molto più fuga che toccata, a dirla tutta. Aggiungiamo che il signore che abbiamo avuto l’onore di avere come guida era isterico, aggressivo e maleducato. Aggiungiamo che non ha mai fatto niente per nascondere la propria ostilità nei confronti dell’accompagnatore, col quale ha scatenato più di una lite furiosa sull’autobus, ossia di fronte a tutto il gruppo, provocando nei presenti un notevole disagio. Aggiungiamo che ottenere da lui una risposta a tono, su qualunque argomento, era più arduo che ottenerne una comprensibile dalla Sibilla cumana. Aggiungiamo che ogni tanto nelle sue spiegazioni faceva riferimento alle Scritture, e ogni volta che lo faceva, nonostante si fosse presentato come ebreo, mostrava un’ignoranza in materia decisamente imbarazzante. Aggiungiamo che nonostante la mancia – una cospicua mancia – fosse già stata calcolata nel prezzo che avevamo pagato per il viaggio, ha avuto la faccia di bronzo di andare a chiedere all’accompagnatore se non fossimo disposti a dargli anche una mancia supplementare.
Detto tutto questo, la conclusione, come per quell’altra cosa, è: se lo conosci lo eviti. Se decidete di organizzare per conto vostro un viaggio in Israele e vi viene proposto come guida un signore con le iniziali S. C., girate alla larga.
Poi, nonostante la guida – e grazie all’organizzatore e accompagnatore – il viaggio è stato bellissimo, però queste cose andavano dette, ecco.
Gerico
barbara