QUEL PROFONDO DISAGIO CHE LA SCUOLA HA INFLITTO A TUTTI NOI…

Sì, vero, che ve lo ricordate, e che a ripensarci ancora vi fa venire i brividi alla schiena.

Che palle la grande letteratura riscritta con i buoni sentimenti

Prima hanno fatto di Orwell una griffe antitrumpiana. Ora arriva “1984” dal punto di vista femminista, mentre nelle università inglesi in piena decadenza Omero e Dickens mettono a disagio

Quando la grande arte non può essere incasellata a dovere viene messa al bando. Al Maggio fiorentino hanno cambiato il finale della Carmen di Bizet, che si ribella e uccide don Josè in omaggio al MeToo (a Berlino dei funzionari alticci hanno appena pensato di cancellare Lo schiaccianoci di Ciaikovski). Il buio oltre la siepe, il capolavoro di Harper Lee, non viene più insegnato in una scuola del Regno Unito dopo che gli insegnanti hanno affermato che il libro promuove la narrativa del “salvatore bianco”. Il signore delle mosche di William Golding è stato rimosso dal curriculum di alcune scuole in Canada dopo che è stato considerato “incentrato sulle strutture di potere maschili e bianche”.
Con George Orwell hanno provato in ogni modo ad addomesticarlo.
“Nell’America di Trump, 1984 e gli altri romanzi distopici tornano in testa alle classifiche”, titolava La Repubblica. Lo scrittore inglese più famoso del Novecento è stato abilmente arruolato come una griffe della propaganda antitrumpiana. E non importa che 1984 fosse soltanto la più grande satira della propaganda sovietica.
Nick Slater, su Current Affairs, scrive che “Orwell è venerato come un simbolo… per alcuni è un ‘santo laico’”. In Italia ad esempio si è passati dal tempo in cui, come scriveva Roberto Calasso ne L’impronta dell’editore, “Orwell veniva citato con ribrezzo”, a uno in cui è citato a casaccio e ogni casa editrice ha il suo Orwell in catalogo.
George Orwell adorava Charles Dickens e la descrizione che ne fa nel 1939 è un suo autoritratto. “Un intelletto libero odiato con il medesimo tasso di odio da tutte le piccole, puzzolenti ortodossie che ancora si contendono la nostra anima”.
Ora le puzzolenti ortodossie sono al potere e anche Dickens è problematico. Nei giorni scorsi l’Università di Greenwich, in Inghilterra, ha messo un avviso agli studenti che si approcciano a 1984 di Orwell e all’Odissea di Omero che si tratta di “materiale che mette a disagio”. In altre università britanniche, come Aberdeen, simili avvertimenti sono stati posti su Robert Louis Stevenson, il Giulio Cesare di William Shakespeare e Dickens. Se non è piena decadenza questa non so cosa sia.
Ma addomesticare Orwell non è facile. Parliamo di un romanziere che dei colleghi scrittori che gli chiedevano di firmare inutili appelli antifascisti diceva: “Io non sono uno dei vostri finocchietti alla moda come Auden e Spender…”.
Così ora la fondazione George Orwell ha approvato una “rivisitazione femminista” del suo romanzo più famoso, che reinventa 1984 dal punto di vista dell’amante di Winston Smith, Julia. Si riscrive con i buoni sentimento il grande romanzo in favore di masse dormienti e di editori che vogliono fare due soldi, facili facili.
La neolingua della Commissione Europea che ci dice quali parole usare, la sorveglianza degli spiriti nelle università occidentali, l’interiorizzazione dei diktat da parte dell’opinione pubblica, la società come campo di rieducazione delle “fobie”, la polizia del pensiero e la proscrizione di parole nel mondo della cultura…Nella gara a tirare Orwell per la giacca ci sono molti motivi per pensare che a Eric Blair non sarebbe piaciuto questo 2021 del trionfo progressista.
Per scoprirlo, comunque, sempre meglio leggere l’originale 1984.
Giulio Meotti

Come non si stancava di ripetere il mio grande maestro Giuliano Baioni, non si fa letteratura coi buoni sentimenti, e dubito infatti che qualcuno riesca a citare qualche opera di vera letteratura nata da un’ideologia, sia essa comunista, fascista, ambientalista o a scopo edificante (e no, I fratelli Karamazov non è un romanzo edificante). Prepariamoci dunque a un’era priva di letteratura, e soprattutto a salvare tutti i nostri preziosi libri dalle fiamme dei pompieri, prima che arrivino a metterci le mani. Magari, per ogni evenienza, cominciamo a impararne qualche brano a memoria.

barbara