LE COSE CHE TROVI IN RETE

Intanto questa.

COSÌ È PIÙ CHIARO

resta a casa cazzo !!!

“Uno esce di casa, si mette le scarpette da running e da solo va a fare una sana corsetta.
Il fisico trova giovamento e la mente è libera.
Quando vede qualcuno da lontano, modifica il percorso per non incrociarlo e mantenersi anche oltre la distanza di sicurezza.
Il tempo è bello, il sole tiepido è l’aria fresca. Tutto è perfetto.
Poi quella buchetta, coperta dall’erba, il piede destro la centra, la caviglia cede, si piega, troppo, fa “crack”. Gonfia subito, il dolore non si descrive.
Rientra in casa a fatica, toglie le scarpe e il calzino.
La caviglia oltre al gonfiore ha preso un brutto colore.
Che fare?
Il dolore a freddo aumenta.
Si sente una merda ma non può fare a meno di chiamare il 118 e, nonostante il momento difficile, di li a poco arriva l’ambulanza.
I volontari, chiusi nelle loro tute ermetiche, parlano poco dietro le mascherine, lo fanno salire.
Lui si sente una merda, loro non fanno nulla per farlo sentire diversamente.
Al Pronto Soccorso fanno tutto quello che si deve fare, radiografie e tutti i controlli sanitari dettati dall’emergenza.
Mentre aspetta si sente una merda, e nessuno fa nulla per farlo sentire diversamente, anzi, a volte anche solo gli sguardi contribuiscono. Arrivano i risultati della radiografia e non ci sono sorprese, come aveva predetto il medico, c’è una frattura.
Mentre gli fanno il gesso si sente una merda, e nessuno fa nulla per farlo sentire diverso, anzi l’infermiere che gli tiene il piede dritto che in quel modo gli fa un male cane, sembra ne goda.
Poi arrivano i risultati sanitari e qui c’è la sorpresa: PAZIENTE POSITIVO AL CORONAVIRUS COVID 19 IN CONDIZIONI ASINTOMATICHE.
Gli cade il mondo addosso insieme a una montagna di merda.
Allarme rosso: il reparto del Pronto Soccorso viene totalmente isolato e reso inagibile mentre tutto il personale medico e paramedico insieme a tutti i degenti vengono messi in quarantena.
Il caos è totale e la situazione è drammatica.
Lui si sente una merda e nessuno fa nulla per farlo sentire diverso, anzi glielo dicono in coro: SEI UNA VERA MERDA!!!”
Così è più chiaro ??? merde
E ora andate a correre

Copiato e incollato!

Commento. 1. Ma veramente un runner, presumibilmente giovane, cade per una buchetta? 2. Veramente un runner presumibilmente giovane con una caduta di questo genere arriva addirittura a fratturarsi una gamba? 3. Veramente quando uno si fa una frattura si sente crack? Io non l’ho sentito neanche quando ho mandato una costola in tre pezzi, per dire. 4. Ma veramente a uno in buona salute fanno il tampone solo perché si è rotto una gamba, quando non riescono a farseli fare, nonostante ripetute richieste, neanche quelli che hanno TUTTI i sintomi del covid19? 5. Se grazie a quella provvidenziale caduta non fosse finito al pronto soccorso dove gli hanno fatto il tampone, quanta gente avrebbe infettato, essendo asintomatico e quindi inconsapevole, a partire dai familiari coi quali, a causa della quarantena, era forzatamente a stretto contatto? 6. Del personale sanitario che fa di tutto per far sentire il paziente una merda dovrebbe semplicemente cambiare mestiere. Per la serie: se c’è una cosa che proprio non si sopporta sono gli scritti edificanti. Poi c’è un’altra storiellina edificante che ho letto in rete. Purtroppo non ho provveduto a salvarla e poi non l’ho più ritrovata, ma la ricordo esattamente in tutti i dettagli, tranne il nome del primo protagonista. e quindi ve la metto qui di seguito, e mi perdonerete se elimino tutte le toccanti sdolcinature, le particolareggiate descrizioni di pianti e frigni eccetera. Noi, dopotutto, siamo uomini duri, quelli che cominciano a giocare quando il gioco si fa duro.

Un papà va al parco col bambino, che proprio non ne può più di stare chiuso in casa. Naturalmente i giochi non sono accessibili, naturalmente non gli è permesso giocare con altri bambini, anzi, neppure avvicinarsi, stanno semplicemente seduti sulla panchina, padre e figlio, a godersi un po’ di aria. Quando è ora di rientrare il bambino protesta, piange, smoccica, si sfrega gli occhi con le mani – si prega di prestare attenzione ai passaggi strategici – e poi appoggia le mani sulla panchina. Alla fine il padre riesce a portarlo via. Poco dopo arriva Monica con sua figlia per farle prendere un po’ d’aria, ma con regole rigidissime: non avvicinarsi a nessuno, non sedersi sulla panchina (sì, sempre quella), non toccarla neppure. Quando è ora di andare Monica si accorge chela bambina ha una scarpa slacciata, si china per allacciargliela e, per non dover posare la borsa sul terreno fangoso, la posa un attimo sulla panchina. Torna a casa, dove c’è anche suo padre ottantenne che per l’emergenza si è trasferito da lei in modo da non dover andare in giro lui a fare la spesa, dal momento che si sa che i vecchi sono più a rischio. Va in cucina a preparare la cena, di lì a un po’ suona il cellulare che è nella borsa, lei non lo sente e allora provvede il padre a prenderlo dalla borsa e portarglielo. Dopo qualche giorno suo padre si ammala, in rianimazione non c’è posto e lui muore.

Commento: eccheccazzo! Cioè, ma si può costruire una storia così scema per convincerci a stare a casa?!
E nel frattempo si è scatenata la caccia all’uomo con grande spiegamento – anzi, senza risparmio – di uomini e di mezzi, che qui vediamo in due episodi, entrambi mirabilmente montati .

Ed è davvero difficile trovare le parole adatte per commentare episodi tanto vergognosi quanto grotteschi, per non parlare l’eccitazione nella voce di chi commenta, come se davvero si trattasse di una caccia a pluriassassini scappati di prigione, oltre all’assurdità delle parole (“sta scappando, letteralmente!”). Ecco, io sono totalmente d’accordo con questa cosa qui:

Claudia Perina

Titolo: Talebani. Testo: Il governatore veneto Zaia è il primo ad accorgersi della deriva talebana che sta prendendo la quarantena e si muove in controtendenza rispetto ai suoi colleghi decretando la libertà di grigliata, di passeggiata e di corsetta sportiva. Per cultura, intuito o forse istintiva competenza, ha capito che la criminalizzazione rancorosa del relax, della festa, di tutto ciò che consente divertimento e piacere non ha nulla a che vedere con la lotta al virus ma piuttosto con una svolta psicologica da Loya Jirga dell’autorità. Il sottotesto della lotta al Covid ha già imposto il seguente immaginario penitenziale: lavorare si può (abbiamo scoperto che le imprese, pure al Nord sono quasi tutte aperte) ma divertirsi no. Il rischio è accettabile in nome della produzione e del Pil; diventa inaccettabile se collegato al piacere personale, pure se infinitamente inferiore alla presenza in fabbrica o in ufficio (chi metti in pericolo se corri? Se fai la grigliata con la famiglia in giardino?). La nuova austerità talebana sostituisce il culto religioso con il culto pseudoscientifico, addita al pubblico ludibrio ogni attività collegata al godimento, recluta la sua polizia morale tra gli ipocondriaci e i depressi cronici: nel mio quartiere hanno denunciato due ragazze (sorelle, probabilmente) che festeggiavano il compleanno con la musica in terrazza. Motivo: i passanti con cane si fermano ad ascoltare, non va bene, è un cattivo esempio, minaccia la regola della clausura. Nella Kabul delle leggi islamiche non si sarebbe potuto fare di meglio (o di peggio). Non so se Zaia abbia liberato le grigliate per questo motivo o per faccende sue. Comunque, bravo. (qui)

E con questa, da standing ovation, e magari ci sarebbe da fare qualche riflessione anche su questa cosa qui.

barbara