HO VISTO COSE CHE VOI UMANI

neanche con mezzo etto di LSD buttato giù in una botta sola arrivereste a immaginarvi.

Per esempio ho visto immagini di un attacco aereo israeliano a Gaza del 2021 spacciato per un attacco russo in Ucraina oggi

E ho visto una pattuglia dell’aeronautica militare russa che sorvola Mosca durante una festa nazionale del 2020 spacciata per un volo attuale sull’Ucraina

E ho visto immagini della polizia ucraina che getta gli scudi antisommossa durante le rivolte del 2014 spacciate per un episodio di adesso

E ho visto immagini del videogame “Arma 3” spacciate per un attacco russo contro l’Ucraina

E ho visto cose pubblicate su TikTok a gennaio e recuperate ora come prova dei terribili attacchi russi sull’Ucraina

E ho visto ucraini pregare per il loro Paese in ginocchio sulla neve… in una foto che circola almeno dal 2019

E ho visto una foto presa durante un’esibizione per la giornata nazionale della bandiera russa nell’agosto del 2015 spacciata per la prova di un aereo russo abbattuto dagli ucraini

E ho visto un caccia libico colpito nei cieli di Benghazi nel 2011 presentato come immagine relativa alla guerra russo-ucraina di oggi

E ho visto un’esplosione verificatasi in Cina nell’agosto 2015 usata per “documentare” la guerra in atto

E ho visto un pilota lanciarsi da un aereo in fiamme a Fairford, a un centinaio di chilometri da Londra, nel 1993, venduto come aereo russo in Ucraina

E ho visto un’immagine di paracadute postata su Instagram nel 2015 che ha avuto un milione e mezzo di visite (al 25 febbraio) come foto di paracadutisti russi sull’Ucraina (qui tutte le immagini con le didascalie e qui l’articolo con i commenti in italiano).

E ho visto uno spezzone del videogioco War Thunder presentato alla televisione come bombardamento russo sull’Ucraina

E mi pongo la stessa domanda che mi pongo di fronte alle montagne di cadaveri bambini siriani iracheni afghani spacciati per bambini palestinesi ammazzati dagli israeliani: ma se hanno fatto tutti questi sfracelli di morti, se hanno fatto tutte queste nefandezze, se hanno perpetrato tutti questi crimini di guerra, perché non ci mostrate le immagini dei veri morti palestinesi? Ma andiamo avanti.

Ho visto da diverse parti la “notizia”, divulgata da Zelensky che Erdogan – diventato, per molti, improvvisamente buono – avrebbe chiuso il Bosforo al passaggio delle navi russe. Ovviamente è l’ennesima messinscena. La Turchia non può impedire alle navi russe di accedere al Mar Nero attraverso il suo stretto perché esiste un patto internazionale, la Convenzione di Montreux, che obbliga a garantire alle navi russe di tornare alla loro base. La chiusura del passaggio rappresenterebbe una dichiarazione di guerra, e infatti la notizia è stata immediatamente smentita sia dalla Russia che dalla Turchia. Contemporaneamente la Russia informa che Zelensky sarebbe fuggito e si sarebbe nascosto (sarà andato a scuola dai Savoia?); l’Ucraina smentisce e come prova della falsità della notizia data da Mosca viene pubblicato questo video

Ma dite un po’, quello sfondo non vi sembra bidimensionale? E non vi sembra strano che in 40 secondi non passi nessuno, nessuno si affacci a una di tutte quelle finestre, addirittura le nuvole rimangano perfettamente immobili?
E poi guardate questa chicca di video, presentato come un uomo che scava una trincea per difendere la propria patria!

Una trincea in mezzo alla strada? Per combattere contro uno degli eserciti più potenti del mondo con ogni sorta di armamenti di terra e di aria compreso un consistente arsenale nucleare? Chiusa da una parte e aperta dall’altra? Di una lunghezza in cui possono stare non più di quattro uomini magri? Ma chi pubblica queste boiate ha mai visto almeno qualche foto delle trincee della prima guerra mondiale? Scavata da un vecchietto da solo? In mezzo alla gente che passeggia tranquillamente? Ma veramente c’è gente che riesce a bersi simili puttanate?

Propongo ora questo articolo, particolarmente interessante.

Togliete l’Ucraina a Biden

II vecchio Joe Biden se ne vantò tre anni dopo apertamente: «Li guardai negli occhi e dissi: “Sentite, ragazzi: io me ne vado fra sei ore e se quando dovrò andar via quel procuratore non sarà stato licenziato, voi ucraini non beccherete un solo dollaro del fondo che abbiamo creato per voi. Ci credereste? Quel figlio di puttana fu licenziato». Il figlio di puttana in questione non era un procuratore, ma il Procuratore Generale dell’Ucraina, Viktor Shokin che indagava sul conti del consiglio d’amministrazione della società Burisma Holdings, fra cui c’era anche Hunter Biden, assunto con uno stipendio di 50mila dollari al mese senza sapere una parola di ucraino o intendersi di gas business. Era stato assunto dagli ucraini quando il presidente Obama varò un programma di aiuti all’Ucraina. La storia era saltata fuori quando i giornalisti avevano scoperto che le fortune del giovane Biden erano cominciate durante un viaggio col padre in Cina dove aveva incontrato uomini d’affari ucraini. L’attuale presidente degli Stati Uniti ha dunque un figlio che sulla scia degli incarichi ricevuti dal padre allora vicepresidente, era di colpo diventato un milionario americano in Ucraina. La faccenda puzzava di marcio ma quando fu portata alla ribalta dai giornali era il momento in cui tutta l’attenzione dei media era dedicata all’impeachment di Donald Trump. Biden si difese alla meno peggio alzando le spalle, sostenendo che lui non sapeva nulla degli affari del figlio e irritando il presidente Barack Obama, il quale scoprì sui giornali e non da Biden padre, che il giovane Hunter Biden si arricchiva grazie alla posizione del padre. Obama si infuriò e gli echi della sfuriata lambirono i giornali per qualche giorno. Donald Trump fu invece messo in stato d’accusa per aver tentato di estorcere a Kiev notizie sulle ipotetiche malefatte di Hunter Biden. Poi lo scandalo si spense. Ma oggi riemerge: il Procuratore generale ucraino ci aveva rimesso la testa e la carriera proprio in seguito al discorsetto agli amici di Kiev di cui abbiamo detto all’inizio: levatemi dalle palle quel procuratore che infastidisce mio figlio altrimenti io chiudo il rubinetto del contributo che non era da poco: un miliardo di dollari. I soldi per l’Ucraina non erano soltanto americani ma facevano parte di una tranche stanziata anche dall’Unione europea e gestita in comune da Washington e Bruxelles. Governava a Kiev il presidente Viktor Yanukovich, il quale peraltro faceva il gioco di Putin: dopo aver fatto ammazzare centinaia di manifestanti durante i mesi della rivoluzione arancione, salì di notte su un elicottero e si rifugiò in Russia Ma il ragazzo Hunter era entrato nominalmente nel consiglio di amministrazione della Burisma Holdings nel maggio del 2014 dopo l’incarico che Obama affidò a Biden, oggi Presidente, di “seguire la transizione politica in Ucraina”, una transizione già travolta proprio dagli scandali del Yanukovich, il quale faceva il doppio gioco: era l’uomo di Putin che mentre simulava uno sfrenato europeismo bloccò all’ultimo momento l’adesione del Paese all’Ue sorprendendo il Parlamento e provocando moti di piazza. Quindi lo scandalo che coinvolgeva il figlio dell’attuale presidente Biden (che aveva avuto l’incarico di seguire e proteggere la transizione dell’Ucraina) avveniva all’ombra di un governo a fianco del quale gli amici di Putin godevano del denaro che l’Unione Europea e gli Stati Uniti erogavano per la transizione che fu poi strozzata dal tradimento del presidente, dalla rivolta popolare e, mentre scriviamo. dai cani armati di Mosca. Hunter Biden capì che era meglio dimettersi quando suo padre si candidò formalmente come successore di Trump, ma era troppo tardi perché la notizia trapelò e Trump cercò di sfruttarla per danneggiare il suo opponente. Sui media fu una brutta storia, ma di breve durata perché prevalsero sulle prime pagine le vicende dell’impeachment di Trump. Ma anche in campo democratico serpeggiò un fortissimo malumore: la senatrice Elizabeth Warren disse che se fosse stata eletta lei non avrebbe mai permesso ai figli del suo vicepresidente di occupare ruoli in aziende straniere, una circonvoluzione per indicare il figlio Biden senza nominarlo. Quanto a Kamala Harris che correva in ticket con Joe, e che oggi è la vicepresidente degli Stati Uniti d’America, non emise un fiato. E persino l’angelo moralista e socialista Bernie Sanders, amato dai giovani per la sua purezza, fu colpito da afasia. Grazie al silenzio ufficiale del suo partito e ai clamori delle ultime imprese di Donald Trump questa storia non fece mal troppo clamore e venne insabbiata. L’ordine di Biden di cacciare il procuratore ucraino serviva ovviamente a togliersi dai piedi un uomo scomodo che avrebbe potuto danneggiare sia il proprio figlio che sé stesso e nessuno disse una parola nella nuova Casa Bianca. E oggi Biden minaccia sanzioni terribili all’autocrate di Mosca che gioca col suo mappamondo da ridefinire a sua immagine e somiglianza. Biden è stato un testimone privilegiato delle vicende ucraine di cui guidava la transizione e oggi i repubblicani lo accusano di essere stato molto debole insinuando che conosca fin troppo bene i suoi polli ucraini e russi È apparsa subito notevole la differenza di reazione all’attacco russo, tra quello del presidente degli Stati Uniti e quello del Primo ministro del Regno Unito Boris Johnson, il quale dichiarandosi un seguace di Winston Churchill ha prospettato l’ipotesi di rispondere alle mosse armate di Putin con una minaccia non economica ma militare del Regno Unito: quello che con disprezzo Putin chiama “l’isola”. C’è dunque sulla guerra in corso una biforcazione fra gli anglosassoni delle due sponde dell’atlantico che non è una novità perché anche ottanta anni fa mentre Churchill da solo resisteva alle annate hitleriane, l’inquino della Casa Bianca di allora, Franklin Roosevelt parlava, parlava, ma senza alcuna intenzione di entrare in guerra con la Germania nazista. Non pensiamo che la storia si ripeta, tuttavia va preso nota del fatto che l’attuale presidente degli Stati Uniti non sembra la persona più indicata per una linRicea realmente intransigente e fra Biden e Johnson sempre meno corre buon sangue.
Paolo Guzzanti, qui.
Allo stesso link c’è un altro articolo, di Riccardo Nencini dal titolo: “Churchill non c’è più, Hitler forse sì”, e già l’oscenità del titolo dice tutto, di cui voglio proporre un passaggio.

Anni fa lo scrittore Milan Kundera sostenne che “la guerra in Europa era diventata antropologicamente impossibile”. Sanate le ferite tra Francia e Germania, di guerre continentali non avremmo più sentito parlare. E invece il baratro si è spalancato a oriente. Prima la Cecenia, poi la Crimea, poi la Georgia, poi il conflitto tra Armenia e Azerbajan, infine l’Ucraina. Ovunque c’è Putin. E tempo per l’Occidente di porsi una domanda: fino a quando?

Io invece ho una domanda da rivolgere al signore: nei dieci anni di guerra in Jugoslavia con oltre centomila morti, qual è stato esattamente il ruolo di Putin? Aggiungerei che la guerra della Cecenia contro la Russia dura esattamente da 205 anni: è vero che Putin non è molto giovane, ma non ho l’impressione che sia proprio così tanto vecchio. Fino a quando continuerà questo vergognoso stravolgimento della storia e della cronaca?

barbara

ANCORA SU SABATO 9 OTTOBRE 2021

Ancora qualche dettaglio sulle dirette, pesantissime responsabilità del ministero dell’Interno in quanto è accaduto.

Lamorgese nei guai. Un dossier conferma: l’assedio alla Cgil fu “permesso”

L’annotazione della Digos di Roma certifica la “trattativa” con Forza Nuova a Piazza del Popolo. Fdi all’attacco: “Lamorgese si dimetta”

Un’annotazione riservata, scritta dalla Digos, rivelerebbe due verità su quanto successo sabato a Roma in occasione della manifestazione anti green pass. Primo: che le autorità deputate avrebbero incredibilmente sottovalutato il pericolo Forza Nuova. Secondo: che il corteo verso la Cgil sarebbe stato addirittura “permesso”, dando così il “La” all’assalto alla sede del sindacato. Poi distrutta.
La notizia è clamorosa. E mette sul banco degli imputati il ministro dell’Interno Luciana Lamorgese, di fatto responsabile – almeno politicamente – della gestione dell’ordine pubblico sul suolo italiano. Non si capisce perché, però, oggi Repubblica nel rivelare il dossier utilizza la prova regina dell’impreparazione del Viminale per “smentire” il presunto “complotto ai danni della destra politica del Paese”. Che c’azzecca? Nulla. A ben vedere Meloni nel suo intervento alla Camera aveva accusato il ministro di essere a conoscenza delle pregresse attività criminali di Giuliano Castellino e di “non aver fatto nulla” per fermarlo. Ma soprattutto aveva osato dire che quanto “accaduto sabato” era stato “volutamente permesso”. Certo: poi ha parlato di “strategia della tensione”. Ma il punto qui è un altro: è vero o non è vero che il blitz verso la Cgil è stato “concesso” dalle autorità ai leader di Forza Nuova? Secondo l’avvocato degli arrestati, la risposta è “sì”. “C’era un accordo con la Digos”, ha spiegato, “Se avessero detto ‘non ci rompete le scatole’, alla Cgil non sarebbe andato nessuno”. Una versione smentita da fonti di polizia sentite dall’Agi, secondo cui i manifestanti sarebbero partiti “ben prima di una qualsiasi forma di autorizzazione”. Ma confermata dall’annotazione redatta della I sezione della Digos della Questura di Roma (II Settore Destra Antagonista).

Il video choc: assalto annunciato. Gli errori di Lamorgese

Tutto inizia a Piazza del Popolo dove si radunano almeno 15mila manifestanti, molti di più – troppi – rispetto a quelli attesi da questore e prefetto [se se ne aspettavano di meno, vuol dire una cosa sola: non sanno fare il loro mestiere, e vanno licenziati]. Gli agenti in strada sono pochi, come spiegato dal sindacato della Celere al Giornale.it, e viene anche sottovalutata l’intenzione dei leader del gruppo violento [quello noto alle forze dell’ordine e al ministero dell’interno per azioni violente in precedenti manifestazioni, tanto che la partecipazione a manifestazioni gli è interdetta, programma di andare e lo lasciano andare – credo che questa cosa si chiami complicità con l’autore di un reato -, annuncia che assalterà la CGIL ma loro “lo sottovalutano”, cioè dopo un’infinità di assalti violenti sono convinti che questa volta dirà ma no, ho scherzato. Randellate sulle gengive]. Nelle chat interne da tempo si parlava del progetto di assaltare i palazzi del Potere. E dal palco di Piazza del Popolo, di fronte a agenti, dirigenti, giornalisti e telecamere, Castellino annuncia urbi et orbi il progetto di attaccare la sede della Cgil. Cosa fa il Viminale per impedirlo? Nulla. Anzi: pare abbia autorizzato il “corteo dinamico” verso la sede del sindacato di Landini. “Verso le 17.30, attesa l’insistente richiesta dei numerosissimi manifestanti attestati in piazza del Popolo – si legge nell’annotazione – viene loro permesso di effettuare un percorso dinamico verso la sede della Cgil”. Secondo gli arrestati, il responsabile della Digos prima avrebbe promesso di parlare con i suoi superiori. E dopo mezz’ora avrebbe comunicato il semaforo verde.

L’inchiesta Forza nuova-Cgil: “C’era l’accordo con la Digos”

Stando a Rep, le autorità avrebbero autorizzato il corteo nella speranza di alleggerire la pressione su Piazza del Popolo, di dirigere i violenti lontano dai palazzi del governo e infine di “separare” i forzanovisti dal resto dei no green pass. Errore tremendo: i manifestanti scaldano gli animini in pizza del Brasile, si dividono in due gruppi e arrivano davanti alla Cgil prima che la questura riesca a inviare i rinforzi ai pochi celerini presenti sul posto [cioè almeno un’ora dopo che era stata annunciata la decisione di assaltare la sede della CGIL: dovevano farli arrivare da Reggio Calabria i rinforzi?]. Lo sbaglio, probabilmente, sta tutto nell’essersi fidati di Castellino, uno che in quella piazza non doveva esserci per via dei suoi numerosi provvedimenti restrittivi: secondo l’annotazione “il fine del percorso dinamico, così come richiesto dal leader romano di Forza Nuova” era “un incontro con un rappresentate della Cgil”. Poi però si è trasformato in un assalto. Chi e perché si è fatto fregare? E poi: a scongiurare l’autorizzazione non bastava l’invito di Castellino agli “italiani liberi” ad “assediare la Cgil”? Non a caso Fdi già mette nel mirino il ministro Lamorgese: “Si tratta dell’ennesima conferma che il responsabile dell’Interno ha grandi responsabilità – dice Emanuele Prisco – riteniamo che per lei non ci sia altra soluzione se non quella delle immediate dimissioni”.
Giuseppe De Lorenzo,15 Ottobre 2021, qui.

Dissento sulla formulazione dell’ultima frase: le immediate dimissioni di quella donna non sono una soluzione per lei: sono una soluzione per noi, per salvare l’Italia dai suoi maneggi.
Poi c’è la faccenda del fascismo, dei rigurgiti fascisti, del pericolo fascista, dell’emergenza fascista, degli squadristi con manganelli e olio di ricino in agguato sotto ogni portone.

Antifascismo a orologeria in vista dei ballottaggi, ma Fratelli d’Italia è radicato nell’arco costituzionale

Il partito di Giorgia Meloni guarda a Washington, non a Salò, per il futuro del centrodestra italiano

Una volta, Silvio Berlusconi parlava di “giustizia a orologeria” per descrivere le azioni dei giudici nei suoi confronti e nei confronti degli esponenti del suo partito in prossimità delle elezioni. Oggi, in particolare dopo la manifestazione di sabato a Roma, si può parlare di “antifascismo a orologeria”, con i ballottaggi dietro l’angolo e Fratelli d’Italia e Giorgia Meloni sotto attacco costante della stampa mainstream e della sinistra.
Nulla di cui preoccuparsi: lunedì, miracolosamente, il fascismo uscirà dai nostri radar. Lo stesso capo dello Stato, Sergio Mattarella, ha espresso convintamente il suo sgomento di fronte al vile attacco alla Cgil ma ha sottolineato che si è trattato di un “episodio isolato” e di “non essere preoccupato” per la tenuta del Paese. Di fronte alle frasi autorevoli di un capo dello Stato non certo vicino alla destra, la sinistra ha scelto di rispondere con un’aggressione fuori dalle righe. Beppe Provenzano ha anche affermato che “Fratelli d’Italia è fuori dall’arco costituzionale”. Un’affermazione ridicola, volta a delegittimare chi, secondo gli ultimi sondaggi di SWG, rappresenta il primo partito italiano nelle intenzioni di voto degli elettori.
Fratelli d’Italia è un partito fondato nel dicembre 2012 da una scissione dell’allora Popolo della Libertà (PdL), il contenitore berlusconiano del centrodestra italiano. Insieme alla Lega e a Forza Italia governa in 14 delle regioni italiane – tra cui alcune di primissimo piano dal punto di vista economico come la Lombardia, il Veneto e il Piemonte – e in centinaia di comuni italiani. Già nel 2008, quando erano ancora nel PdL, l’attuale leader, Giorgia Meloni, e un altro esponente di spicco del movimento, Ignazio La Russa, furono nominati da Giorgio Napolitano rispettivamente ministro per le politiche giovanili e della difesa, giurando fedeltà alla Costituzione italiana. Conoscendo la storia dell’allora presidente della Repubblica è da ritenere improbabile che egli conferisse il mandato a pericolosi estremisti filo-fascisti.
Nella legislatura che ha visto i suoi albori dopo le elezioni del 4 marzo 2018, Giorgia Meloni è sempre restata all’opposizione. Sia dei governi di Giuseppe Conte, sia di quello di Mario Draghi, rivendicando una sua linea di coerenza e affermando che “tornerà al governo quando sarà il momento con tutto il centrodestra dopo avere vinto le elezioni”. Non sembrano queste le parole di una estremista che si pone fuori dall’arco costituzionale. Né sembra il suo l’atteggiamento di chi cerca in ogni modo di ottenere posti di governo e sottogoverno o brama per il potere: dalla sua nascita FdI non è mai stata nella cosiddetta “stanza dei bottoni”.
Dopo l’ultima crisi di governo, Fratelli d’Italia ha scelto, ancora una volta, la strada dell’opposizione. Unico partito a opporsi all’esecutivo di unità nazionale guidato da Mario Draghi. Se Matteo Salvini ha compiuto la scelta di sostenere l’ex presidente della Bce anche sotto la spinta delle roccaforti nordiste della Lega in vista dell’attuazione del PNRR, Meloni ha potuto compiere una scelta diversa che sembra pagare a livello elettorale. Lo scorso 3 e 4 ottobre, nelle principali città al voto FdI ha quadruplicato i suoi consensi e il partito è salito a oltre il 20 per cento su scala nazionale. Un particolare su cui molti non si soffermano è che sia la leader di FdI sia Matteo Salvini riescono a incanalare il dissenso verso le politiche governative mantenendolo dentro il Parlamento. Da questo punto di vista essere all’opposizione – oggi come non mai – rappresenta un fattore fondamentale per la tenuta del sistema politico e dello stesso sistema-Paese. Forse qualcuno vorrebbe che il 20 per cento di Meloni e quello di Salvini finissero nelle mani del generale Pappalardo, di Forza Nuova e di Casa Pound? Forse qualcuno vorrebbe il tanto meglio tanto peggio?
Dopo l’assalto alla Cgil, il capogruppo di Fratelli d’Italia alla Camera dei Deputati si è recato nella sede del sindacato per portare la sua solidarietà a Maurizio Landini e agli iscritti al movimento. Anche se il fatto ha trovato poco spazio nei giornali della Triade – CorRepStamp – si è trattato di un gesto che da solo mostra la distanza del partito di Meloni da certi movimenti che, peraltro, in passato non hanno mai fatto venire a mancare dichiarazioni di disprezzo per i leader della destra democratica italiana, da Gianfranco Fini alla stessa Meloni.
È ancora lunga la strada che potrebbe portare Fratelli d’Italia al governo e, magari, Giorgia Meloni a essere la prima premier donna della storia del nostro Paese. Il deputato FdI Marco Osnato ha affermato recentemente in un’intervista a il Giornale che la destra sta lavorando per creare una classe dirigente politica all’altezza del compito. L’apertura verso sensibilità politiche che provengono dal mondo liberale, popolare e liberalconservatore darebbero certamente al partito maggior titolo per tentare di rappresentare stabilmente la variegata galassia del centrodestra italiano. Giorgia Meloni è stata l’unico politico italiano a parlare – per giunta in inglese – all’American Conservative Union due anni fa: sicuramente dalla big tent repubblicana avrà tratto un’esperienza significativa da mettere in pratica qualora dovesse guidare il Paese. La destra italiana guarda a Washington, al gollismo e a Londra, non a Salò. Con tutto il rispetto per l’onorevole Provenzano.
Daniele Meloni, 13 Ott 2021, qui.

Se poi non si riescono a trovare prove che Giorgia Meloni sia visceralmente fascista, nostalgica del ventennio, ammiratrice del duce, basta fabbricarle: cosa ci vuole?

Per concludere, non posso rinunciare a dire due parole su quei geni dei novax – perché è noto e notorio che i novax sono quelli intelligenti, quelli che non se la bevono, quelli che si pongono domande, quelli che nutrono dubbi. Ecco questi geni non trovano di meglio che pubblicare questo

Peccato che poi arrivi qualche guastafeste, sicuramente un fetente vaccinofilo, che fa presente che quella è una foto della Street Parade di Zurigo del 2019 con 850.000 persone. Infatti cercando “ponte sul lago di Zurigo” in google immagine si trova questa foto

Una nota a proposito di questa foto: guardate l’immagine e segnatevi il numero delle persone (che, come si può vedere, sono inquadrate solo in parte), e ricordatevene quando vi racconteranno che a una qualche manifestazione in qualche piazza italiana hanno partecipato un milione, due milioni (se il cannocchiale funziona, se no riprovate più tardi: ne vale la pena), tre milioni di persone.

barbara

LA PRIMA COSA CHE MI VIENE DA PENSARE VEDENDO QUESTA FOTO

è: ma chi è quel figlio di puttana che si è arrampicato su per i massi dell’edificio abbattuto per andarci a sistemare quella povera bambina? E che poi è tornato giù ed tornato ad arrampicarsi per portarle la bambola e mettergliela in braccio? Chi è quel figlio di puttana che prima di metterla lì in posa l’ha accuratamente pettinata e a mezzogiorno, a giudicare dall’ombra che cade dritta sotto di lei, di un giorno di metà maggio a 30° di latitudine nord, sul livello del mare, l’ha costretta a indossare cappotto, calze e scarpe chiuse

per fare ancora più scena, per darle tutta l’aria della bambina per bene di una famiglia per bene atrocemente colpita dalla furia selvaggia di un nemico spietato? Il tutto, beninteso, senza un solo granello di polvere né su di lei, né sulla bambola immacolata, come sempre in questo genere di messinscena pallestinara.

A pubblicare questa ignobile farsa è la BBC, nella persona del redattore per gli affari arabi Sebastian Usher che spiega che Celine, ripresa dal fotografo Shaban El Sousi, siede tra le macerie di un palazzo di Gaza City abbattuto da un attacco israeliano; tralasciando il dettaglio che l’edificio veniva usato dai membri di hamas per scopi militari, nonostante si trovasse in un’area popolata, circondato da edifici civili.

Domanda: esiste qualcosa di più infame e lurido dello sfruttamento dei bambini a scopo di propaganda?

barbara

QUALCHE ALTRA DOMANDA

Domanda N° 1

Perché ci sono fotografi che sentono il bisogno di scattare, e giornali di pubblicare, foto prese col teleobiettivo che trasforma persone sgranate in 150 metri in un’ammucchiata di pazzi incoscienti concentrati nel mio soggiorno?
foto tarocche 1
foto tarocche 2
foto tarocche 3
(qui tutta la documentazione) Non staranno per caso prefabbricando un alibi per colui che regna colà dove si puote ciò che si vuole, che per ora ha magnanimamente concesso di aprire un filino il rubinetto ma avverte minaccioso che se non ci comporteremo bene tornerà a chiuderlo? Non gli staranno fornendo il pretesto per richiuderlo quando e come vorrà con la motivazione, “documentata” da quelle immagini, del pericolo rappresentato dal nostro incosciente, sconsiderato e criminale comportamento?

Domanda N° 2

Lo sapevate che si può guarire per decreto ministeriale? No, eh?

Posso solo aggiungere che mio marito, è uscito dall’ospedale dove era stato ricoverato per covid con la solita lettera di dimissioni dove oltre alle cure e all’anamnesi medica stava scritto: “guarito come da decreto ministeriale n 6658 del 26/02/2020”. (qui)

Domanda N° 3

Come mai non si trova un giornalista che sia uno capace di fare le pulci al governo? Semplice: perché sono impegnati a tempo pieno a tentare di farle all’opposizione, venendone peraltro asfaltati alla grande

E notiamo, per inciso, che l’opposizione risponde alle domande, risponde puntualmente, e risponde nel merito, a differenza di chi sta al governo
conte bergamo
Domanda N° 4

E a proposito di governo, la protezione civile chi dovrebbe proteggere? Perché quando leggo che spende, pagando anticipatamente, 12 milioni di euro nostri per comprare dalla Cina del materiale che poi viene bloccato perché è difettoso e noi qui senza materiale e senza soldi, io qualche domanda me lo faccio (e colgo l’occasione per spiegare a Elena che questo è esattamente il motivo per cui mi sono ben guardata dal comprare il vostro libro: per il destinatario che avete scelto per la vostra opera di beneficenza. Soldi miei in mano a quella gentaglia, neanche morta).

Domanda N° 5

Perché questo è un reato da punire con una multa di 400 euro a testa
ristoratori
e questo
x Silvia 1
x Silvia 2
no?

Domanda N° 6

Che è una domanda con molte ramificazioni, ma metterò tutto insieme, e riguarda la vergognosa vicenda di Silvia Romano. Parto da un paio di considerazioni in parte anche personali.

Silvia Romano non era una “volontaria”. Volontario è il medico, l’infermiere, l’ingegnere, il geometra, che nel mese di ferie anziché andarsi a spaparanzare sulla spiaggia o fare qualche bel viaggio esotico prende un aereo (a spese proprie!) e se ne va in Africa, in Sud America, nel Sudest asiatico a fare gratuitamente il suo mestiere a favore delle popolazioni bisognose. Silvia Romano era andata con una ONG, profumatamente pagata. La sua qualifica era quella di “cooperante”; anche la mia qualifica in Somalia era quella di cooperante, ossia partecipante al programma di cooperazione allo sviluppo, e col mio lavoro, nel quale avevo dieci anni di esperienza, ho contribuito a mettere centinaia di studenti in condizione di poter frequentare l’università e diventare medici, veterinari, ingegneri, biologi eccetera. Il mio stipendio era quasi il quadruplo di quello che percepivo in Italia.

Quello che indossa Silvia Romano non è un tipico abito somalo, i tipici abiti somali sono questi
constud.2
Poi sono arrivati gli Shabaab e hanno imposto tutt’altro. Qualche giornalista, pescando evidentemente parole colte nell’aria senza sapere di che cosa si sta parlando, ha chiamato “dirac” il telone copri-auto color verde terrorismo islamico che Silvia Romano porta addosso:
telone
no, il dirac è l’abito che porta la bidella a destra appoggiata al muro: non assomiglia tantissimo, vero? E non è un dirac neanche l’abito che ha sotto il telone (che ha le maniche lunghe).

E passo alle domande vere e proprie: quale sarebbe la cosa da festeggiare? L’avere regalato 4 milioni di euro ai terroristi islamici? Quanti respiratori ci stanno dentro, in quella cifra? Quanti aiuti a commercianti e artigiani che stanno portando al monte di pietà catenine e fedi nuziali perché non hanno da mangiare? E quanta gente morirà con le armi ed esplosivi comprati con quei 4 milioni? O forse c’è da festeggiare il debito morale, che non mancherà di essere concretizzato, che abbiamo contratto con la Turchia?

E perché l’ex Silvia ha immediatamente voluto dichiarare “chiamatemi Aisha”? Ricordate le prime parole di Domenico Quirico? “Non siamo stati trattati bene”. Un prigioniero può dire e fare qualunque cosa per salvarsi la vita o alleviare i tormenti della prigionia, ma dopo il ritorno? Chi ci garantisce che tanto entusiasmo non sia sincero e non l’abbiano trasformata in una combattente al loro servizio? E, a proposito del suo essere stata trattata bene, chi è che le ha tirato un pugno in un occhio circa 10-12 giorni fa?
Silvia occhio
E davvero quella di essere rapita è stata una imprevedibile disgrazia? Davvero lei non ha fatto niente perché ciò accadesse? Leggiamo un po’ qua:
Ait1
Ait2
Eccola qua dunque, l’ochetta viziata e velleitaria, che invece di cercarsi un lavoro e fare del volontariato nel tempo libero – come tante brave persone che conosco – sceglie di fare la “volontaria” di professione, ben pagata, senza regole, che si sa che le regole sono di un fastidioso signora mia, ma di un fastidioso guardi, uscendo la sera, alzandosi quando voleva, e che per poter vivere senza quelle fastidiose regole sceglie di andare in un posto che le viene sconsigliato in quanto più pericoloso del precedente. E poi le faccio dire due parole da Silvana De Mari:

E concludo con quest’ottima analisi di Federico Punzi.

Silvia Romano consegnata ai servizi turchi. Non una brillante operazione di cui andare fieri, ma una resa ai terroristi

Una ragazza partita in canottiera per far del bene in Africa, torna ricoperta dalla testa ai piedi con un lenzuolo verde, una tunica indossata dalle donne somale islamizzate nei territori ancora controllati dagli al Shabaab. Si è convertita all’islam durante la sua prigionia. Costretta, secondo le prime cronache. Per libera scelta, dirà lei agli inquirenti una volta rimessi i piedi in Italia. “Ho chiesto io di avere il corano, ho anche imparato qualche parola di arabo”. Secondo qualcuno costretta anche al matrimonio islamico con uno dei suoi carcerieri, ma lei smentisce. Altri l’hanno notata, nelle riprese televisive di ieri a Ciampino, mentre si accarezzava teneramente il ventre.
Lo diciamo subito a scanso di equivoci: non si lascia una connazionale nelle mani dei tagliagole islamici. C’è un però. Ed è un però che riguarda lo status del nostro Paese, un dato che ci deve interrogare come comunità. La consapevolezza che il denaro consegnato a quei tagliagole metterà in pericolo molte altre vite, italiane ma principalmente africane. Italiani che si sono messi in gioco, per lavoro o per volontariato, in zone del mondo a rischio. E africani che rischiano tutti i giorni di essere trucidati da jihadisti da noi rinforzati nelle loro casse e nella loro immagine. Questo è purtroppo un argomento che, per quanto si possa gioire per il ritorno sana e salva di una ragazza di 25 anni, non può essere eluso nel dibattito pubblico.
Il ritorno di Silvia è una festa per la sua famiglia e non potrebbe essere altrimenti, ma è una resa per la Repubblica italiana e il mondo civile.
Trattare con i terroristi islamici di al Shabaab, affiliati ad al Qaeda e tra i più sanguinari, che in Africa – forse non tutti lo sanno – si sono macchiati di stragi orrende di uomini, donne e bambini, ed eventualmente pagare un riscatto, è forse una via obbligata, ma non un qualcosa che possa essere ostentato e celebrato all’aeroporto come una brillante operazione di cui andare fieri e da sbandierare al mondo intero. Anche perché, come spiega bene Romana Mercadante nella sua nota, [articolo che raccomando di leggere] non è il riscatto in sé, è la passerella mediatica del presidente del Consiglio e del ministro degli esteri a mandare un messaggio devastante. Il messaggio di un governo pronto non solo a pagare i terroristi, ma anche a prestarsi alla propaganda jihadista (tale è stata riabbracciare festanti un ostaggio convertito all’islam, non si sa bene come, dopo 18 mesi di prigionia, sceso dall’aereo con indosso una tunica islamica), pur di trarre un qualche vantaggio in termini di consenso da un lieto fine dal punto di vista umano e famigliare, ma non certo politico. Certe cose, se si fanno, si fanno in silenzio e poi non si sbandierano ai quattro venti.
La foto che vedete di Silvia Romano
silviaromano
è stata scattata molto probabilmente in Somalia, subito dopo la sua consegna da parte di chi l’ha tenuta in ostaggio per 18 lunghi mesi. La ragazza è ripresa sul sedile posteriore di un pick-up e indossa un giubbetto antiproiettile turco.
Pubblicata dall’agenzia di stampa Anadolu, ieri sera ha fatto il giro di tutti i media turchi, ma sui social italiani l’ha rilanciata Mariano Giustino, il corrispondente di Radio Radicale dalla Turchia.
Questa foto suggerisce un ruolo ben più centrale dei servizi segreti turchi nella conclusione della vicenda, non un semplice “aiuto”. E cioè, che siano stati proprio i turchi a prelevarla e poi consegnarla alle autorità italiane. I nostri servizi non c’entrerebbero quasi nulla, se non per la richiesta d’aiuto avanzata nel dicembre 2019 all’intelligence turca (Mit) per rilevare e portare in salvo l’ostaggio. Insomma, l’operazione conclusa con successo sarebbe turca, solo i soldi italiani.
E questo dovrebbe suonare come un campanello d’allarme: in Somalia, così come in Libia, per combinare qualcosa dobbiamo telefonare ad Ankara. Il che la dice lunga sulla nostra irrilevanza persino nelle nostre (ormai ex) aree di influenza.

Federico Punzi, 11 Mag 2020, qui.

Parafrasando quel vecchio film, mio Dio come siamo caduti in basso.

barbara

A PROPOSITO DI QUEI TRE BAMBINI TRAGICAMENTE VESTITI DI ROSSO

Comincio con questo post, che analizza alcune parti di un “normale” articolo tutto pancia e sentimento.

Strumentalizzare le notizie sui migranti 1

Questo articolo è decisamente polemico verso un certo modo di dare le notizie mescolando fatti ed opinioni in maniera che appaiano “pro domo sua”; più che della questione migranti, ma questi giochi i media li fanno spesso. Una fake news non è una notizia al 100% falsa, anzi le migliori fake news son notizie in cui l’80% è vero, il 10% inventato e il restante 10% omesso. È con l’omesso e l’inventato che spingono il vero a supportare l’interpretazione della notizia verso la direzione voluta.

Sotto è riportato un articolo che tratta del presunto naufragio di 120 migranti;

fonte: http://www.corriereromagna.it/news/cesena/27300/sono-120-vittime-le-vittime-su-un-gommone-alla-deriva.html

CESENA

«Sono 120 vittime le vittime su un gommone alla deriva»
L’esperienza da incubo vissuta da una giovane cesenate
27/06/2018 – 15:34
«Sono 120 vittime le vittime su un gommone alla deriva»
CESENA. Ha 25 anni ed ha appena vissuto un’esperienza che segnerebbe gli incubi di tutti. [piccola nota pedante da prof in pensione: a me le esperienze drammatiche segnano la vita, disturbano il sonno e provocano incubi. Cosa vuol dire “segnare gli incubi”?] A vita.

Giulia Bertoni, cesenate, ha vissuto da volontaria a bordo della nave di una Ong per alcune settimane. Ed ha dovuto assistere impotente al diniego di un salvataggio. (…)
«Ho ancora gli incubi ed i sensi di colpa per quella notte – ha raccontato a Repubblica – Sono 120 le persone su un gommone probabilmente annegate pur avendo la salvezza vicina. Hanno attraversato deserto e violenze. Vicino a loro c’era un mercantile che non si è mosso. A noi il coordinamento della capitaneria italiana a Roma ci ha imposto di non andare a soccorso. Noi abbiamo ubbidito, sbagliando. La mattina solo una giacca galleggiate era l’unica cosa rimasta in mare». (…)

presentata così la notizia sembra che da roma sia arrivato un ordine secco: “non muovetevi”. In realtà la vicenda si è svolta in maniera leggermente diversa, come si scopre leggendo in seguito; roma non da un ordine secco: “non andate” quanto risponde: “noi non siamo competenti, contattate i libici”. La differenza sembra piccola ma è sostanziale.

«La notte del giorno 18 ero di vedetta. Turni di 4 ore sul ponte della barca, al radar a controllare un mare sempre più mosso. Il nostro segnale radar non funzionava e quindi non eravamo visibili a nessuno. Ma abbiamo potuto comunque sentire su un canale delle emergenze, la conversazione tra un aereo (che segnalava ad 11 miglia un gommone con 120 persone) e una nave mercantile vicina e disponibile ad aiutare. Dopo vari scambi in realtà nessuno si è mosso per quel gommone. Ma li c’erano dei disperati al buio, con le onde che crescevano. Allora abbiamo deciso di chiamare il coordinamento a Roma».
«Cosa ci hanno risposto dal coordinamento? In sintesi non ci riguarda, chiamate la capitaneria libica – spiega la 25enne cesenate – Noi per rispettare il codice di condotta che ci obbliga a non superare le 24 miglia dalla Libia a meno che non ci sia un ordine, ci siamo allontanati. Non abbiamo soccorso il gommone in difficoltà».

Roma non ha detto di non andare in aiuto; ha detto che l’SOS era nella zona di competenza libica e che quindi erano da contattare le autorità libiche. E questo spiega molte cose; il centro di coordinamento di Roma non può autorizzare interventi al di fuori della propria zona SAR; nella zona libica, per le norme internazionali, son competenti le autorità libiche. Anche se Roma avesse autorizzato, l’autorizzazione era carta straccia e non sarebbe stata opponibile alle autorità libiche in caso di “problemi” e in più poteva causare qualche “imbarazzo” diplomatico con le autorità libiche.
Il 10% omesso: di cui parlavo sopra: roma non è competente, roma non può autorizzare e anche se avesse autorizzato tale autorizzazione sarebbe stata carta straccia.
Faccio notare come lo scrivere: “A noi il coordinamento della capitaneria italiana a Roma ci ha imposto di non andare a soccorso.” invece di scrivere: “Non siamo competenti; dovete contattare i libici” faccia interpretare la vicenda in maniera profondamente diversa.

Non sono stati nemmeno chiamati i Libici: «Il capitano non ha voluto, non so il perché. I migranti? Quella notte la Lifeline, più grande anche di noi che ci occupiamo di primo soccorso, era molto lontana.

Altra frase che ci fa porre delle domande anche gravi; perché il capitano non è intervenuto? Dare la colpa a roma è un pretesto infantile in quanto Roma non ha il potere di autorizzare l’intervento fuori dalla propria zona SAR. Quali sono i motivi reali per i quali non si son mossi? perché non hanno contattato le autorità libiche? Volendo fare il gombloddista fino alla fine, perché la nave navigava con il segnale radar non funzionante? avaria o spegnimento volontario?

Alla mattina è arrivata in zona e abbiamo pattugliato le acque dove avrebbe dovuto essere il gommone, restando comunque nei limiti. Di quelle persone nessun segno. Morte, probabilmente, annegate mentre noi tutti stavamo fermi. Della guardia costiera libica mai visto traccia». (…)

Io vedo un incendio, non chiamo il 115 e poi mi lagno che non sono arrivati i pompieri. Se li avessi avvisati poi potrei giustamente recriminare per il loro mancato arrivo, ma se non lancio l’allarme?

Un’Europa che si sta dimostrando razzista, secondo la 25enne cesenate: «Sono sicura che se ci fossero stati 100 tedeschi o italiani a bordo, nessuno avrebbe accettato questi ordini. E invece quel gommone con 120 persone è stato fatto affondare».

Ecco il 10% di impressioni e di opinioni che servono per piegare l’80%; velatamente si scrive che son stati fatti morire perché erano migranti e non perché erano cittadini europei. Che raccordato con la frase ad inizio articolo: “A noi il coordinamento della capitaneria italiana a Roma ci ha imposto di non andare a soccorso. ” porta il lettore, distratto, a concludere Italiani rassisti.
Peccato che all’interno dell’articolo emergano alcuni punti, diciamo controversi. Punti che una volta notati paradossalmente portano a pensare che si stia cercando un pretesto per attaccare il governo italiano. La nave sta ferma perché Roma non da un ordine che non poteva legittimamente dare, la nave non contatta i libici ma la colpa è del razzismo europeo. Alla fine molti finiranno a pensare: le solite finction strappalacrime fatte per indurre sensi di colpa.
Zappa sui piedi che si traduce in propaganda pro Salvini. E poi ci si stupisce che Salvini, nonostante le cazzate colossali, continui ad avere seguito, anzi dia l’impressione di essere più convincente. (qui)

Proseguo con questo post appartenente al genere cuore-che-sanguina, in cui inserirò qualche nota in corsivo.

Tre bimbi vestiti di rosso

[Che “bimbi” fa molto più strappacuore del banale bambini]

Li hanno vestiti di rosso, perché speravano così che in mare sarebbero stati più visibili, e sarebbero stati salvati.
[Nel senso che sapevano che avrebbero fatto naufragio, che tutti sarebbero finiti in acqua, che moltissimi sarebbero annegati, e ci hanno portato lo stesso i bambini ma con la precauzione di vestirli di rosso? Ma che carini! Ma che amore di genitori! Ma quanta prudente sollecitudine!]

Non è bastato. Non sono bastati i vestitini rossi e le scarpine allacciate con amore per salvarli dalla paura, dall’acqua e dalla morte.
[Nel senso che se qualcuno mi allaccia le scarpe con amore poi non rischio più di avere paura? Meno che mai di morire? Ganzo!]

Pensateci, voi che avete commentato sotto l’immagine di quei poveri corpicini scrivendo: “Tanto vale che siano morti, tanto qui sarebbero diventati delinquenti e spacciatori”.
Pensateci, ogni volta che allacciate ai vostri figli le scarpine, ogni volta che scegliete per loro un vestitino, un maglione, un paio di calzettoni.
[Nel senso che se compro un paio di calzettoni per mio figlio sono obbligata a pensare che tanto poi muore lo stesso?]

Pensateci, voi che con quei gesti vi definite buoni padri e madri, e brave persone.
[Nel senso che se un bambino muore con le scarpe addosso perdo il diritto di ritenermi una buona madre e anche una brava persona? Cioè che fra me e Mengele non c’è praticamente nessuna differenza?]

Pensateci, e pregate che i vostri dei siano più magnanimi di voi e il fato non voglia rendervi la pariglia.
[? Pariglia? Questa ho qualche difficoltà a seguirla]

Pregate che non vi tocchi mai allacciare scarpine e scegliere il colore di un vestito sperando che questo possa forse evitare ai vostri figli la morte.
[Posso fare una battutaccia beceramente misogina se non addirittura quasi fallocratica? Solo una professoressa zitella racchia frustrata appartenente alla razza moralmente superiore di quelli di sinistra può arrivare a questi livelli di vomitevole cinismo]

Erano vestiti di rosso, erano tre bimbi.
[Eggià, eran trecento eran giovani e forti ma porcaputtana sono morti lo stesso]

Non fate finta che la cosa non vi riguardi, non è così.
[Ecco, ti sei scaricata la coscienza: contenta?]
Qui. (Visto? Ho citato la fonte. Non ho tentato di spacciare per mio questo sublime capolavoro come fanno quelli invidiosi della tua eccelsa arte, quindi non avrai bisogno di fare un altro post per denunciare le internettian-blogghistiche malefatte perpetrate ai tuoi danni)

Infine una riflessione su questa foto,
bimbo in rosso
pubblicata da Michael Sfaradi su FB.

Salve a tutti. Sono anni che analizzo le fotografie pubblicate dai media e scoprire i falsi è ormai diventato un Hobby.

Le foto generalmente ritraggono momenti agghiaccianti che, a prima vista, non ci permettono di ragionare, i sentimenti hanno ragione sulla razionalità. Pallywood ci ha tristemente abituato a queste ciniche rappresentazioni. Ricorderete i giocattoli nuovissimi e pulitissimi e gli zainetti nuovi di fabbrica poggiati sulle macerie [qui, ndb]. La foto che vi faccio vedere è una di quelle dei tre bambini morti nel naufragio davanti alle coste libiche, sinceramente non so se è un falso ma qualche dubbio mi viene. Innanzitutto le ombre dei due uomini sulla sinistra non sono parallele e quella dell’uomo con la divisa blu va in altra direzione. I vestiti del bambino sono troppo puliti invernali a maniche lunghe (siamo in piena estate) e non sono bagnati, mentre le scarpette sono bene allacciate e anche loro nuovissime e asciutte. Dopo essere rimasto nell’acqua sarebbe almeno presumibile che le scarpe le avesse perse, difficile che un cadavere ripescato abbia ancora le scarpe, soprattutto quelle che non hanno i lacci ma dei semplici strap a feltro. Dalle pieghe dei pantaloncini, all’altezza delle ginocchia, si vede che non sono neanche umidi. Mentre i pantaloni della divisa blu sono bagnati lo si vede dal colore più scuro. Il bambino tiene il braccio sinistro, l’unico visibile, verso l’alto. un cadavere avrebbe il braccio a penzoloni e, soprattutto, dopo essere stato diverse ore in acqua avrebbe anche il pancino con rigonfiamenti post mortem, invece è liscio e uniforme.

Spero con tutto il cuore di non sbagliare e che si tratti di un falso teso solo a destabilizzare e a mantenere lo status quo.

RIPETO NON HO ALCUNA CERTEZZA, CONDIVIDO CON VOI I MIEI DUBBI

Prudentemente – e diplomaticamente – Sfaradi parla di dubbi; io, che non ho la responsabilità di un giornalista di professione come Sfaradi, ma ho in comune con lui una discreta competenza in fatto di foto tarocche, mi permetto di dire che di dubbi ce ne possono essere davvero pochi.
Alle osservazioni di Sfaradi aggiungo la posizione del tutto innaturale dell’uomo di spalle (chi porta un bambino lo tiene accostato al proprio corpo, non scostato di una buona ventina di centimetri, e tiene il busto eretto e non curvo in avanti, per non perdere l’equilibrio spostando il baricentro fuori dalla base del proprio corpo), mentre l’uomo di fronte ha la posizione di chi sta sorreggendo qualcosa, ma NON sta sorreggendo il bambino, senza contare che per portare un bambino di quella corporatura non servono di sicuro due uomini robusti.

Concludo con un augurio: voi, buoni di professione, voi che come avvoltoi, dalle vostre tiepide case, vi avventate famelici su ogni cadavere, meglio se bambino, per brandirlo contro i vostri avversari politici, voi che non solo non avete pietà per alcuna tragedia, ma arrivate addirittura a sperarle per farne un’arma politica, non vi augurerò che vi si sfaccia la casa, che la malattia vi impedisca, che i vostri nati torcano il viso da voi: mi limito ad augurarvi che il vostro marciume arrivi prima o poi a soffocarvi. Quando quel giorno arriverà, il mondo sarà sicuramente un posto migliore.

barbara