UCRAINA: PROVIAMO A FARE IL PUNTO DELLA SITUAZIONE

Chi sta vincendo la guerra in Ucraina? – The American Conservative

I media americani si sono talmente immersi nel linguaggio doppio della guerra che i lettori hanno l’impressione che l’Ucraina abbia già sconfitto la Russia più volte

Tratto e tradotto da un articolo di opinione di Peter Van Buren per The American Conservative

La guerra è una caratteristica costante tra i superstati fittizi dell’Oceania, dell’Eurasia e dell’Eastasia in “1984” di George Orwell. Il governo del romanzo distopico usa il suo controllo quasi perfetto dei media per riscrivere la storia ogni volta che un vecchio alleato diventa il nuovo nemico, facendo sembrare che “l’Oceania sia sempre stata in guerra con l’Eastasia”.
Qualcosa di simile sta accadendo in Ucraina, dove è diventato impossibile sapere chi sta avanzando e chi si sta ritirando. I media americani sono rimasti così invischiati nel linguaggio doppio della guerra che i lettori hanno l’impressione che l’Ucraina abbia già sconfitto la Russia più volte.
A cominciare dalla centrale nucleare di Zaporizhzhya. Ci è stato detto che i russi detengono il controllo dell’impianto. Gli ucraini ci hanno anche avvertito di un incidente nucleare qualora il bombardamento dell’impianto non cessi. Gli ispettori dell’ONU sono sul posto e si interrogano sulle conseguenze nel caso in cui altre bombe colpiscano l’impianto ed i sistemi di raffreddamento si guastino.
Ma se i russi detengono l’impianto e gli ucraini lo rivogliono, quale parte sta facendo questi pericolosi bombardamenti? Anche se l’Ucraina attacca l’impianto, i media occidentali credono che la responsabilità sia della Russia. Non ha senso, ma nemmeno “l’Oceania è sempre stata in guerra con l’Estasia” quando si ricorda che il mese scorso la guerra era con l’Eurasia.
Molti degli articoli di denuncia si fanno apertamente beffe del nostro buon senso. Uno inizia dicendo che “la cattura da parte della Russia della centrale nucleare ucraina di Zaporizhzhia… ha immediatamente scatenato il timore che il mondo possa trovarsi di fronte ad un altro disastro nucleare della portata dell’esplosione di Chernobyl di quasi 40 anni fa”, aggiungendo che l’ambasciata americana a Kiev ha definito il “bombardamento” un “crimine di guerra”. Il presidente Zelensky ha detto che l’Ucraina è “sopravvissuta ad una notte che avrebbe potuto fermare la storia, la storia dell’Ucraina e la storia dell’Europa”, aggiungendo che un’esplosione nella centrale sarebbe stata l’equivalente di “sei Chernobyl”, aumentando le probabilità di sei volte solo con le parole.
Ci viene detto che gli ucraini, quando non bombardano la centrale nucleare, sono impegnati in un’offensiva titanica per riconquistare le aree ad est precedentemente prese dai russi. Nessuno dei dettagli ha importanza: le cittadine su cui si combatte sono “punti strategici” quando l’Ucraina li conquista o “frazioni senza importanza” quando sono ancora in mano alla Russia. Anche le fonti di queste informazioni insultano la nostra intelligenza, come l’organizzazione made-for-the-internet Kyiv Independent (“I corpi riesumati dalle fosse comuni mostrano segni di violenza”), The New Voice of Ukraine (“Il mondo deve essere pronto per la disintegrazione della Russia”), Institute for the Study of War (“La ‘sconfitta strategica’ della Russia potrebbe minacciare il suo regime”) e Ukrayinska Pravda (“Le forze ucraine distruggono l’elicottero russo Mi-8 e uccidono oltre 120 soldati russi”).
Queste fonti hanno tutta la credibilità di una pubblicità trasmessa a tarda notte: “Ordina entro i prossimi dieci minuti e raddoppieremo il numero di russi uccisi”. Se si osserva attentamente, si notano anche alcuni schemi curiosi: quando Zelensky ha smesso di mostrare foto di bambini armati e donne anziane che preparano le molotov, i russi hanno smesso di prendere attivamente di mira i “civili” nei complessi di appartamenti.
Per quanto riguarda i villaggi, i video ricordano i primi giorni del conflitto, quando i corpi nelle strade erano etichettati come combattenti per la libertà disposti a resistere ai carri armati russi, mentre i corpi sepolti erano il risultato di atrocità. Tutto questo manca di contesto. Come l’ennesimo video di otto secondi di un carro armato che salta per aria. Dove è stato colpito? Quando? L’esplosione è stata causata da una mina, da un missile oppure da qualcosa di interno al carro armato? Il carro armato è russo o ucraino? Nella maggior parte dei casi i media non hanno idea delle risposte a queste domande, né tanto meno di chi abbia girato il video e a quale scopo.
Anche se i media si sono imbattuti nel “chi-cosa-dove” di base, il classico video del carro armato che esplode è privo di contesto. È stato colpito il carro armato di testa, che ha bloccato l’avanzata russa verso un villaggio? Oppure si trattava di un carro armato russo che si era attardato in campo aperto ed è stato colpito da un colpo fortunato, senza grandi conseguenze strategiche? Si presume che mani intelligenti possano cambiare una mini-bandiera ucraina in una “Z” dipinta con lo spray, a seconda delle necessità, perché la maggior parte dei mezzi utilizzati da entrambe le parti sono gli stessi. Alcuni dei video potrebbero anche essere filmati truccati di Ohio State vs. Michigan.
Chiedete a Baghdad Bob come funziona. Come ha detto un commentatore, probabilmente imiterebbe i resoconti della stampa occidentale sull'”offensiva lampo” dell’Ucraina. Quasi tutti i media mainstream usano la parola “umiliante” per descrivere le perdite della Russia. Le difese russe sono “crollate” e i russi sono “fuggiti nel panico”. Questo è stato ampiamente attribuito al presunto “esaurimento” e “basso morale” delle truppe russe. Di conseguenza, le linee di battaglia sono state “ridisegnate” e i contorni della guerra “rimodellati”. Si dice che Putin sia “livido ed isolato”. La “vittoria ucraina ha infranto la reputazione della Russia come superpotenza militare”.
Ad un certo punto, l’Ucraina si è vantata di aver distrutto 509 carri armati russi usando missili a spalla. Forse, una delle tecniche della propaganda moderna è quella di lanciare qualche numero scandaloso, sfidare la gente a confutarlo e poi proclamare: “Non potete confutarlo, quindi ho ragione”. Quindi, nessuna prova. Ma la storia suggerisce che 509 uccisioni di equipaggi montati su carri armati è una cifra ridicola. Durante la Guerra del Golfo 1.0, una delle più grandi battaglie di carri armati dei tempi moderni ha visto le forze della Coalizione distruggere appena 160 carri armati iracheni, e questo utilizzando il carro armato M-1 Abrams con la sua sofisticata tecnologia di puntamento e la visione notturna. Anche nella famosa offensiva delle Ardenne, furono distrutti solamente 700 carri armati… da entrambe le parti.
I media americani hanno per lo più ritirato i loro corrispondenti dai combattimenti; tutte le star dei network si sono fatte fotografare con i proiettili che sfrecciavano per i loro show reel. Ogni rifugiato è stato intervistato almeno due volte. I rifugiati si sono dimostrati meravigliosamente articolati, parlando per punti e concludendo con slogan come “non vedere mai la sconfitta” o qualcosa di altrettanto raffinato. A quanto pare, il pubblico americano ha gradito molto; i biglietti per questo spettacolo costano miliardi.
Il resto della vittoria sull’Eastasia è stato a lungo dimenticato. Ma ricordate la difesa dell’Isola dei Serpenti? Ricordate tutte le volte che la Russia stava per finire le bombe o i missili? Ricordate il convoglio russo in stallo, le colonne che si supponeva avessero finito la benzina, i potenti droni che hanno ucciso cento volte il loro peso in russi (Wolverines!) e tutte le altre chicche sanguinarie? Ma sono tutte coincidenze, perché le vittorie ucraine sembrano coincidere con gli annunci degli Stati Uniti sulla necessità di un altro paio di miliardi di dollari di aiuti.
Quindi chi sta vincendo? Chi lo sa?
Per conoscere i punti di vista alternativi sul conflitto in Ucraina – tutti interessanti, anche se non tutti condivisibili – si possono consultare gli account Twitter  di Michael Tracey, Will Schryver, Aaron Maté e Catilin Johnstone. C’è anche il canale YouTube di Douglas MacGregor ed il podcast Russians with Attitude.
Considerate questo pensiero alternativo di uno pseudonimo su Substack: “Gli entusiasti dell’Ucraina propagandano avidamente le rivendicazioni ucraine, per quanto assurde, ma le informazioni provenienti dalla parte russa assumono per lo più la forma di aridi briefing del Ministero della Difesa. L’Ucraina sta recitando un film della Marvel, la Russia sta organizzando un webinar”.
TheAmericanConservative.com (qui)

L’articolo mi sembra sufficientemente obiettivo ed esauriente, per cui non aggiungo commenti. Aggiungo invece due post di Vittorio Rangeloni, che si trova sul posto (da anni) e al posto delle favole dei nostri media venduti ci offre i fatti, entrambi di due giorni fa.

Vittorio Nicola Rangeloni

Donbass- Lysichansk è una cittadina nella regione di Lugansk che da luglio si trova sotto controllo russo. I segni dei combattimenti sono meno presenti rispetto ad altre città, come ad esempio la vicinissima Severodonetsk, perché di fatto le truppe ucraine sono state costrette a ritirarsi in quanto accerchiate, evitando di ripetere quanto accaduto a Mariupol.
Poco per volta il fronte si è allontanato da Lysichansk, ma in seguito alla recente controffensiva ucraina partita dalla regione di Kharkov, il fronte si è assestato sulla linea Svatovo-Kremennaya-Lysichansk. La situazione si è stabilizzata. I tentativi ucraini di spingere anche in direzione di questa città sono falliti, la risposta dei russi è stata dura e decisa. In città non ho trovato panico ed allarmismo ma solo speranza e voglia di pace.

Vittorio Nicola Rangeloni

La mappa delle città ucraine in cui oggi si sono registrati attacchi missilistici o per mezzo di droni. I bersagli principali sono state le centrali elettriche e l’infrastruttura critica del paese (undici obiettivi in otto regioni). In molte regioni si registrano blackout.
Secondo il Ministero della Difesa ucraino, 43 missili su 83 sono stati intercettati.

A proposito dell’eccidio di civili provocato dai bombardamenti russi, con corollario di astronomiche cifre circostanziate in donne bambini eccetera (ve le ricordate le cifre sparate da pallestinari e filopallestinari dopo ogni azione israeliana in risposta agli attacchi terroristici?):

Luigi Biagini

ieri alle 20:08

Il sindaco di Leopoli conferma che gli attacchi missilistici colpiscono le infrastrutture critiche (AFP)
Secondo quanto riferito, l’elettricità è interrotta nella città ucraina, anche parzialmente interrotta a Khmelnitsky e nella regione circostante.

Se poi nelle infrastrutture critiche, al pari dei loro maestri e sodali pallinazi, anche i naziucraini ci sistemano i civili, meglio se donne e bambini, per guadagnare solidarietà col numero delle vittime civili, la responsabilità della loro morte, in base alle Convenzioni di Ginevra e dell’Aja, ricade interamente e unicamente su di loro. Poi guardate questo delizioso articoletto di oggi:

“Un solo giorno per riparare le strade distrutte dai missili russi”. Quello che non torna sulla foto del Corriere

Di certo, il ponte di Kerch è stato ripristinato al traffico ferroviario e automobilistico poche ore dopo l’esplosione di un camion bomba: una prova tangibile dell’efficienza di uno stato, quello russo, il cui esercito, secondo il Corriere, si era ridotto ad uccidere cani e rubare galline per sfamarsi.
Ora, sempre il Corriere, nel suo servizio “Un solo giorno per riparare le strade distrutte dai missili russi: i tempi (e le foto) record da Dnipro e Kiev” ci consegna la “prova” della straordinaria efficienza dello stato ucraino e dei suoi indomiti dipendenti che, in pochissimo tempo, nullificano gli effetti dei missili russi.
Strano, comunque, che la foto dell’avvenuta “riparazione” mostri anche un chiosco (quello sovrastato dal condizionatore d’aria) già con le pareti distrutte dall’esplosione del missile ora perfettamente ricostruito. Merito della straordinaria efficienza dello stato ucraino? O la prova che quella foto era stata scattata PRIMA dell’esplosione del missile? Chissà se al Corriere della Sera se l’è domandato qualcuno.
Francesco Santoianni (qui)

Da leggere anche questo.

E questo, per concludere, è il ponte “distrutto” da un attacco terroristico (gli atti di guerra si fanno con gli aerei e i carri armati: le autobombe sono lo strumento dei terroristi) che, come ha scritto qualcuno “potrebbe cambiare le sorti della guerra” circa 12 ore dopo l’attentato (e guardate che bei colori che ha!)

https://vk.com/video633428607_456239432

Il traffico leggero e quello ferroviario sono stati ripristinati, per quello pesante dovrebbe occorrere una manciata di giorni.

Infine un bel Chiaro di una, che non ci sta mai male.

barbara

CATTIVA CATTIVA CATTIVA LA RUSSIA

Anzi, adesso glielo dico ancora una volta: cattiva! Ecco. L’ultima – anzi ormai la penultima – l’avete sicuramente già sentita: per colpa della Russia che blocca le navi col grano, mezzo mondo sta morendo di fame, giusto? Embè sì, se tutti i giornali dicono la stessa cosa dovrà essere vero per forza (qualcuno, per rafforzare il concetto, ricorda anche che già una volta la Russia – in realtà l’Unione Sovietica, col forte contributo del segretario del partito comunista ucraino Nikita Krusciov, ma chi sta a badare a questi insignificanti dettagli – ha fatto morire di fame gli ucraini a milioni portandogli via il grano: e tanto gli si sono fuse le sinapsi da non accorgersi neppure del fatto che questo grano di cui si parla in questo momento non è destinato all’Ucraina bensì all’esportazione). E dunque vediamole queste orrendissime azioni, questi crimini di guerra, questi crimini contro l’umanità perpetrati dall’infamissima Russia.

Fake news della propaganda: le navi con il grano non escono dall’Ucraina per colpa della Russia

Fioccano le accuse verso la Russia perché avrebbe messo in atto un ‘blocco navale’ e non consentirebbe alle navi con il grano ucraino di uscire dal porto di Odessa (il porto più importante del paese), condannando così il mondo alla fame. Questo è ripetuto dal Dipartimento di Stato USA, da Ansa, dal Corriere della Sera. Ma non è la tesi sostenuta dagli stessi stati che hanno le navi effettivamente bloccate, che puntano il dito sull’Ucraina.

In particolare, la Turchia ha più volte protestato con l’Ucraina perché 21 navi turche nel porto di Odessa sono impossibilitate ad uscire dal porto a causa del divieto delle autorità ucraine.

Ecco ciò che dice il Il quotidiano turco Aidinlyk:

“… si è scoperto che l’Ucraina non ha permesso alle navi straniere di lasciare i porti per prevenire attacchi a Odessa. Secondo le informazioni ottenute da Aydınlık, 21 delle navi a cui non è stato permesso di lasciare il porto di Odessa appartengono alla Turchia. Precisamente 4 di loro sono battono bandiera turca e le altre 17 sono di proprietà turca …. L’Ucraina non vuole che queste navi partano, adducendo che “c’è un pericolo”, citando le mine marine in mare.

La Russia ha aperto un corridoio di sicurezza, ma l’Ucraina ancora non consente di utilizzarlo. Lo scopo principale di questo diniego è che se le navi straniere partiranno, gli ucraini diventeranno un chiaro bersaglio [dei russi] e Odessa presto cadrà. Per questo motivo, i turchi non consentono navi straniere, comprese le 21 navi [turche]. Uno dei motivi per cui le navi turche continuano ad aspettare è questo: se i russi avviano un’operazione a Odessa e colpiscono le navi turche, si calcola che ci saranno tensioni nelle relazioni turco-russe” [Questo passaggio, frutto evidentemente di un traduttore automatico, non è del tutto chiaro, ndb]

La versione russa dei fatti è del tutto simile ed è questa fornita dall’ambasciatore russo alle Nazioni Unite:

Commento dell’ambasciata sulle accuse contro la Russia di aver innescato la crisi alimentare, 20 maggio 2022.

Le accuse da parte russa secondo cui la Federazione Russa non permette alle navi che trasportano grano di partire da Odessa e da altri porti ucraini e che questo rappresenta una minaccia di una crisi alimentare globale, non hanno nulla a che fare con la realtà.
Secondo le informazioni del Segretariato dell’Organizzazione marittima internazionale (IMO), al momento del lancio dell’operazione militare speciale, nei porti dell’Ucraina c’erano 94 navi e circa 2.000 membri dell’equipaggio. Ora 84 navi sono bloccate lì e circa 200 membri dell’equipaggio rimangono a servizio delle navi.
Alla fine di marzo, la Russia ha creato un corridoio umanitario nel Mar Nero per le navi in ​​partenza dai porti ucraini. Questo corridoio è lungo 80 miglia e largo 3 miglia. Questo corridoio è aperto tutti i giorni. Tuttavia, nessuna nave ha potuto utilizzare il corridoio, sebbene sia le autorità competenti della Russia che dell’Ucraina (ad esempio la nave di Hong Kong Joseph Schulte) abbiano ricevuto la notifica delle loro intenzioni.
La parte ucraina ha costantemente chiarito che non prevede di adottare misure significative per mettere in sicurezza la sua sezione di corridoio. Tutti i porti dell’Ucraina sono al più alto livello di sicurezza , il 3. Questo corrisponde al divieto totale di ingresso e uscita delle navi mercantili.
Questo passaggio è “integrato” dal fatto che le truppe ucraine hanno minato porti e acque adiacenti. Il minamento è stato effettuato in modo così caotico che non ci sono mappe delle mine marine.
Per qualche tempo, la delegazione ucraina presso l’IMO ha affermato che tutte le mine nel Mar Nero erano russe. È stato solo durante il briefing del segretario generale dell’IMO del 12 aprile che il delegato ucraino ha confermato il minamento deliberato dei propri porti.
In sostanza, le navi civili bloccate e i loro equipaggi sono tenuti in ostaggio dal regime di Kiev e fungono da “scudo umano”.
Ad ogni contatto, gli ucraini mettono come condizione alla partenza di navi straniere dai loro porti, la cessazione delle ostilità e il completo ritiro delle truppe russe dal territorio dell’Ucraina.
L’esercito russo è in grado di avviare lo sminamento dei porti. Tuttavia, Kiev evita qualsiasi interazione, anche con gli armatori, ed ogni modo possibile per risolvere la questione dell’uscita sicura delle navi.
Naturalmente, in assenza di una soluzione a questo problema principale, non è necessario parlare dell’esportazione di grano ucraino via mare.

Ci vuole poco a verificare una notizia, la maggior parte delle volte, ma redazioni con decine di giornalisti non ci riescono.
E’ di oggi l’articolo del Corriere della Sera il cui titolo è eloquente: “Porto di Odessa, il blocco navale russo che affama il mondo – Corriere della Sera“.
Ed dell’11 maggio Ansa: “Ucraina: Usa, Russia blocca 300 cargo con grano nel Mar Nero”.
Ogni giorno – dopo l’esperimento del covid – la maggior parte dei media italiani, come del resto la politica si adoperano a piegare la realtà a ciò che vogliono dimostrare. Questo è ormai il metodo usato comunemente. Nello stesso tempo si preoccupano della ‘propaganda russa, delle fake news ed addirittura si auto eleggono come Factchecking per proteggere le nostre menti.
Informazione come fabbrica di consenso a vantaggio del potere, anche tramite la falsificazione dei fatti.
Negli ultimi decenni, nuovi “valori pubblici” sono stati impiantati nella coscienza degli italiani, prima attraverso manipolazioni psicologiche, pubblicità e ora attraverso pressioni amministrative, psicologiche.
Ciò che da tempo – precisamente dalla guerra di Libia e poi di Siria – ho cercato di mettere in evidenza anche tramite questo blog, è che la distorsione della realtà produce parecchi effetti deleteri: tra questi, la conseguenza più grave è la riduzione della nostra libertà. Perché ove il giudizio è minato dalla manipolazione, le mie azioni, il mio pensiero, di fatto vengono indeboliti e disarmonizzati.
Quindi non solo si tratta semplicemente del fatto, di per sé grave, delle menzogne propagate da parte di una informazione che è stata investita del compito di continuare a istruire – a secondo delle esigenze – per orientare un pubblico già ampiamente addomesticato. Si tratta di una guerra dichiarata contro il popolo attraverso la modellazione di un nuovo tipo umano che si basa sulla degenerazione della cultura, della politica, della storia e della tradizione.
Patrizio Ricci, VPNews, qui.

Ulteriore conferma, con qualche altro significativo dettaglio, qui.
Poi c’è la questione dei prigionieri, che hanno il diritto di essere visitati dalla Croce Rossa Internazionale, e anche qui la Russia si dimostra così cattiva che più cattiva non si può, nemmeno col cattiveggio. Vero? Per fortuna che ci sono almeno i nazisti che leggono Kant, che sono così buoni che più buoni non si può, nemmeno col buoneggio.

Russia: l’Ucraina non consente la visita dei prigionieri russi alla Croce Rossa Internazionale

Il Deputato della Duma di Stato dell’Assemblea federale della Federazione Russa e difensore dei diritti umani  Tatyana Moskalkova si è rivolta al Comitato internazionale della Croce Rossa (CICR) con la richiesta di fornire informazioni sui prigionieri di guerra russi in Ucraina e di aiutare a organizzare la loro visita in base a quanto previsto dalla Convenzione di Ginevra del 1949 sul trattamento dei prigionieri di guerra che è forse l’unico accordo internazionale nella storia firmato da tutti i paesi del mondo senza eccezioni.

“Mi sono rivolta ancora una volta al Presidente del Comitato Internazionale della Croce Rossa, Peter Maurer, con la richiesta di fornire informazioni sui prigionieri di guerra russi e di aiutare me o i miei rappresentanti a visitarli”, ha affermato la Moskalkova che, nonostante le ripetute richieste, la parte russa non ha ricevuto alcuna informazione sui propri militari fatti prigionieri”.

“Né noi né i loro parenti sappiamo quale dei militari russi di stanza in Ucraina è stato visitato dai rappresentanti del CICR, in quale condizione psicologica e fisica si trova la nostra gente, se le disposizioni della Convenzione di Ginevra sono osservate nei loro confronti, se sono provvisti di le cure mediche necessarie”, ha osservato.

La Convenzione di Ginevra conferisce al CICR il diritto di visitare i prigionieri di guerra e gli internati civili durante i conflitti.
E’ da ricordare che nella recente resa dei militari trincerati nell’Azovstal a Mariupol, la Croce Rossa Internazionale ha regolarmente visitato i prigionieri ucraini per sincerarsi che fossero trattati e curati secondo la Convenzione di Ginevra.
Sia la Russia che la Repubblica autonoma di Donetsk hanno consentito l’accesso alla Croce Rossa Internazionale che ha valutato positivamente le condizioni di detenzione dei militari ucraini.

Torture e esecuzioni sommarie di militari russi

Ha fatto molto scalpore il video che a marzo ritraeva militari ucraini che torturavano prigionieri di guerra russi e poi li uccidevano (vedi qui). I presunti partecipanti alla tortura dei prigionieri in Ucraina si sono rivelati i leader del “Corpo nazionale”.

Presumibilmente, l’incidente è avvenuto in una delle basi dei nazionalisti ucraini nella regione di Kharkiv. Il filmato pubblicato mostra come i militari, dopo aver sparato ai prigionieri alle gambe, continuano a deridere i feriti sdraiati a terra e a torturarli. Nel video, si può vedere come uno dei soldati russi catturati e picchiati, a cui è stato messo un sacco in testa, muore davanti a membri dell’esercito ucraino.
I nomi dei presunti colpevoli sono stati resi noti dal canale Telegram Tribunal che ha riferito che la tortura dei prigionieri di guerra è avvenuta presso lo stabilimento lattiero-caseario Malorohachinsky alla periferia occidentale del villaggio di Malaya Rogan vicino a Kharkov, e il leader nella tortura era il leader del ramo di Kharkov del partito ucraino “Corpo nazionale” Sergei Velichko, soprannominato ‘Cile’.
All’atto vile e criminale ha partecipato anche un altro leader della forza politica, Konstantin Nemichev. Molto prima dell’attualità, Velichko si è rivelato noto come partecipante all’Euromaidan nel 2014, militante del reggimento Azov di nazionalisti ucraini e imputato in un procedimento penale sulla creazione di un gruppo criminale e racket, in cui furono coinvolti diversi altri membri del Corpo Nazionale.
Si sa di Nemichev che guida un battaglione di difesa territoriale locale e nel 2021 è stato nominato sindaco di Kharkov.

La reazione dei funzionari russi

Il presidente del comitato investigativo russo Alexander Bastrykin ha reagito all’incidente. Ha incaricato di indagare su tutti i fatti di maltrattamento dell’esercito ucraino nei riguardi del personale militare russo catturato, di scoprire tutte le circostanze dell’incidente e di identificare tutte le persone coinvolte al fine di assicurarle successivamente alla giustizia.
Ha anche incaricato di indagare sull’omicidio di un prigioniero di guerra russo da parte di un nazionalista ucraino. Come stabilito dalle indagini, il prigioniero di guerra russo è stato duramente picchiato e poi ucciso all’ingresso di uno degli edifici residenziali sul territorio dell’Ucraina. “Il video, che è stato diffuso su Internet, ritrae il processo di pestaggio e uccisione di un prigioniero di guerra russo da parte di un rappresentante dei distaccamenti nazionalisti dell’Ucraina, le cui mani sono legate dietro la schiena”, ha affermato il dipartimento.
Si segnala che, nell’ambito dell’indagine penale, tutti i complici del reato saranno identificati e ritenuti responsabili. La situazione è stata commentata anche dal Commissario per i diritti umani nella Repubblica popolare di Donetsk (DPR) Daria Morozova. La stessa ha ammesso di essere rimasta profondamente scioccata dai filmati delle torture e li ha definiti “una palese violazione del diritto umanitario internazionale”.
Patrizio Ricci, VPNews, qui.

Ovvio che con tutte quelle torture e mutilazioni ed evirazioni non possono permettersi il lusso di far visitare i prigionieri dalla Croce Rossa, ma è chiaro che il rifiuto – esattamente come il rifiuto di un uomo indiziato come padre di un bambino di sottoporsi all’esame del DNA – è di per sé una patente prova di colpevolezza, ma la domanda che mi pongo, e della quale temo di conoscere la risposta è: sarà davvero evidente per tutti? E ora guardate un po’ questa cosa qui:

Alain Eman

Infowar  

Su questa lapide è scritto:
“Qui riposa un soldato ucraino sconosciuto sepolto dai soldati [numero di brigata].
Affronta il tuo nemico come vorresti che lui facesse con te.
Possa riposare in pace.
11 maggio 2022”
Purtroppo dall’inizio delle operazioni militari speciali sempre più spesso gli ucraini si rifiutano di recuperare i corpi dei loro soldati uccisi in combattimento.
Quando questo succede se ne occupano i soldati russi che li seppelliscono secondo il rito ortodosso.
Nella barbarie della guerra un grande segno di civiltà.

Concludo con due parole sul soldato ragazzino condannato all’ergastolo. Stabilito il dato di fatto che non sta né in cielo né in terra un processo di questo genere a guerra in corso, stabilito il dato di fatto che si è trattato di un processo farsa – questo sì in perfetto stile staliniano – senza alcun tipo di garanzia nei confronti dell’imputato, senza alcuna trasparenza nella conduzione del processo, senza alcuna indagine sulle circostanze del reato imputatogli, stabilito che una confessione resa in queste condizioni vale, dal punto di vista giuridico, meno di zero; stabilito tutto questo, Albert Speer, riconosciuto colpevole, in ben altro genere di processo, di crimini (crimini, non UN crimine) di guerra e crimini contro l’umanità, perpetrati più o meno per tutta la durata della guerra, è stato condannato a vent’anni. Vedete un po’ voi.
E ora regaliamoci un momento di puro genio

e, come al solito, un po’ di bellezza con la meravigliosa Alexandra Trusova, qui appena quindicenne.

barbara