QUEL GRAN FESSO DEL GAD LERNER

lui sa sempre come fare

lui con una penna in mano fa barattoli… (piermanzoniani, per la precisione)

Per la ‘Repubblica’ 2.0 i ribelli neri sono l’Isis

Me ne infischio se qualche zoticone [è chiaro? Se non sei d’accordo con lui sei uno zoticone. E giustamente un appartenente ai moralmente superiori se ne infischia di ciò che pensa la plebe] mi accuserà di fare il censore o il sacerdote del “politicamente corretto’: Trasecolo ugualmente imbattendomi sulla prima pagina di Repubblica, con seguito nel suo paginone culturale, di un testo che in altri tempi su quel giornale mai sarebbe stato pubblicato senza prenderne le dovute distanze [sappiamo caro, sappiamo com’era Repubblica, sappiamo cos’era Repubblica quando regnava il suo fondatore, antisemita fino alle budella e mentitore seriale: abbiamo buona memoria, non preoccuparti. Ma tu che, a macello siriano ampiamente avviato, ti sei fatto raccomandare presso Assad con la nota “è ebreo, ma odia Israele”, non ti lasciavi certo impressionare da un po’ di antisemitismo, vero?]; magari tra i commenti e sottoposto a contraddittorio [eh già, il contraddittorio, questo illustre sconosciuto quando a essere pubblicati in prima pagina erano i deliri filo terroristi]. Il titolo suona vagamente spengleriano [dai, su, diamoci una pennellata di cultura], sulla scia del tramonto dell’Occidente: “Dalla mia finestra osservo New York cancellare la Storia” A cancellare, niente meno, la storia americana sarebbe il movimento di protesta antirazzista Black lives matter. [Quelli che non esitano ad assassinare seduta stante una donna che si permette di obiettare che “All lives matter”] E la finestra da cui viene osservato cotanto scempio è quella del designer Gaetano Pesce, autore delle “riflessioni d’artista” [naturalmente non è Pesce a definirle così, bensì il buon gaddino, a scopo manifestamente derisorio e denigratorio]  che seguono. Pesce manifesta ribrezzo nei confronti della “prepotente protesta di certa minoranza afroamericana”, [ma che assurdità! Come può venirgli in mente di definire prepotente una giusta protesta tanto tranquilla e pacifica?!] fomentata da “bande di professionisti della ribellione” [mentre sappiamo benissimo che sono tutti dilettanti della ribellione, che hanno abbandonato i propri posti di lavoro per andare a protestare] – poteva mancare? “probabilmente finanziati da misteriosi sostenitori: Manca il solito nome di Soros, [e lo sai perché manca, caro? Perché è del tutto superfluo: lo sanno tutti – tranne i fallocefali come te – che fra i finanziatori di questa guerra terroristica contro la civiltà quell’autentico signore delle tenebre non poteva mancare, e infatti non manca] agitato continuamente a mo’ di spauracchio da Trump, [e figuriamoci se non saltava fuori il kattivissimo Trump, e pazienza se c’entra peggio dei cavoli a merenda] ma l’insinuazione basta e avanza. Pur riconoscendo deprecabile l’omicidio di George Floyd ad opera di “un poliziotto con gravi problemi psicofisici” (poverino, ndr) [mentre i “problemi psichiatrici” dei terroristi islamici, tutti senza eccezione quelli che vengono a seminare morte in casa nostra, sono serissimi e soprattutto autentici], Pesce non esita a far suo un paragone infamante: “Le gravi proteste-sommosse e relative distruzioni accomunano i loro fautori ai reazionari dell’Isis… e ai talebani quando fecero esplodere le grandi statue di Buddha’ [invece di mettere un aggettivo del tutto privo di senso (infamante per chi? infamante in che senso?) non sarebbe stato meglio spiegare che cosa c’è che non va, secondo la tua eccelsissima mente, in questo paragone?]: Un bel modo di etichettare sulla progressista Repubblica nuovo movimento per i diritti civili [devastare è un diritto civile? Rubare è un diritto civile? Incendiare è un diritto civile? Rapinare è un diritto civile? Stuprare è un diritto civile? Assassinare è un diritto civile?]. Accusato di abbattere monumenti eretti in onore non solo degli eroi americani, ma anche di Gesù Cristo e di Santa Maria [? Non lo hanno fatto?]. Lanciato in un’ardita contrapposizione tra “i malanni e le ingiustizie” che colpiscono la minoranza afroamericana e la sopraffazione maschile sulle donne, Pesce rincara la dose: la componente femminile è oppressa anche nella minoranza afroamericana e “sicuramente nel continente Africa’: Come dire: a che titolo protestate voi neri, proprio voi che in Africa opprimete le donne? Ennesimo stereotipo di matrice colonialista travestito da denuncia sociale [L’oppressione delle donne stereotipo? Ma sai di che cosa stai parlando, ne hai una qualche vaghissima idea, grandissimo pezzo di residuo di alimenti digeriti che viene espulso?]. Non manca, ovviamente, la più diffusa storpiatura del pensiero di Pier Paolo Pasolini che avrebbe scelto [HA scelto] di stare dalla parte dei poliziotti contro “le orde di giovani europei’ [in che senso è una storpiatura?]; dei quali “la stragrande maggioranza trovava un passatempo nel bruciare, rompere, demolire, rubare, ecc.’: Roba da neurodeliri [cioè non è da neurodeliri che della gente passi il proprio tempo a bruciare, rompere, demolire, rubare, ecc., no, ci mancherebbe: da neurodeliri è denunciare tutto questo]. Orbene. Qui non si contesta al nuovo corso di Repubblica di mettere in pagina simili corbellerie [caro ragazzo, finora hai messo giù una robusta ammucchiata di parole, ma ancora non hai spiegato perché sarebbero corbellerie. Capisco che comunisti e realtà non sono mai andati troppo d’accordo, ma almeno inventare una qualche spiegazione, per quanto farlocca, giusto così per provare almeno a salvare la faccia, no, eh? Ok, no], se le ritiene interessanti nel contenuto o per l’autorevolezza del firmatario. Ma che senso ha farlo così, alla chetichella? [? Alla chetichella? Ma non hai appena detto che è stato messo in prima pagina? E poi proseguito nel “paginone” culturale? O forse ignori il significato dell’espressione “alla chetichella”, tu che non esiti a sbeffeggiare e perculare con pesante sarcasmo tuo padre che, avendo avuto ben altre priorità e necessità, non si è potuto permettere di studiare e il suo italiano, lingua straniera appresa alla meno peggio insieme a mille altre, è sempre rimasto un po’ approssimativo e impreciso?] Siamo al corrente delle aspre polemiche seguite alla pubblicazione nella (più adatta) pagina delle opinioni del New York Times di un intervento del senatore Tom Cotton che invocava l’uso dell’esercito contro i manifestanti. Tale scelta portò alle dimissioni del responsabile di quella pagina e, in seguito, di un’editorialista filo-Trump [emmipare giusto, mi pare! Uno filo-Trump che pretende di poter parlare? Pubblicare? Lavorare? Ma quando mai! E la sentite, la toccate con mano la soddisfazione di gaddino nostro per la giusta messa al bando degli eretici?]. Un grande quotidiano d’opinione definisce il suo profilo non solo con quel che pubblica, ma anche per come lo pubblica. Per intenderci, dubito che La Repubblica che conoscevo io avrebbe messo in pagina le tesi islamofobe di Oriana Fallaci [ah già: l’osservazione della realtà si chiama “tesi”. E va doverosamente confutata] senza sottoporle a obiezioni di pari rilievo. Pregherei di non invocare a difesa di quella che spero di poter considerare solo una (grave) leggerezza il recente manifesto di 150 intellettuali americani contro il conformismo censorio della cosiddetta cancel culture [cosiddetta? COSIDDETTA?]. Per carità, nel mio piccolo, lo avrei firmato anch’io. Ma tra il rivendicare la libertà d’espressione con la sua inevitabile, scomoda ma necessaria pluralità dei linguaggi [scomoda, non dimentichiamolo mai: la pluralità dei linguaggi – anche se non ho la più pallida idea di che cosa sia una pluralità di linguaggi, non in questo contesto per lo meno – è spaventosamente scomoda. E tanto tanto fastidiosa,oserei dire], e lasciare libero sfogo a farneticazioni grossolane [notiamo che il signor Lerner ha ricevuto mandato divino di etichettare le opinioni altrui] elevate alla dignità della pagina culturale, ce ne corre [Hai ragione! Censura! Guarda come funzionava bene sotto il compagno Stalin! E soprattutto guarda come funziona tuttora a meraviglia in Cina, con lo straordinario vantaggio di fare centinaia di migliaia di morti in tutto il mondo e mettere in ginocchio l’intera economia mondiale! Quelli sì che sanno come si vive, altro che le nostre ridicole pretese di libertà di pensiero e di espressione!]. Grazie al cielo possiamo condannare l’abbattimento delle statue pur riconoscendo che Black lives matter non è cancellazione bensì passaggio fondamentale della storia americana (qui). [E ora con permesso, che devo andare un momentino a vomitare]

NOTA: DI Gad Lerner si era già parlato anche qui.

Aggiungo, prima di chiudere il post, una breve documentazione di quanto sta accadendo in queste ore a Portland.

Geopolitical News PR

Stati Uniti: la città di Portland è ormai fuori controllo e l’arrivo dei federali ha peggiorato la situazione.
Negozi dati alle fiamme, dai ristoranti ai supermercati, danni per milioni di dollari.
La vera peculiarità? I manifestanti Antifa e Black Lives Matter fanno irruzione ovunque alla ricerca di bandiere americane e di Bibbie da bruciare. Decine i roghi appiccati ogni giorno, decine i negozi vandalizzati, pochi gli arresti.
Portland come Seattle, in tutti gli Stati Uniti stanno nascendo zone grigie fuori dal controllo statale in mano alla sinistra radicale.
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barbara

E DOPO LE SARDINE DELLA SESSANTOTTINA INVECCHIATA SENZA MATURARE

(avete presente quei fiori che appassiscono senza arrivare a sbocciare, quei frutti che marciscono o avvizziscono senza riuscire a maturare?) torniamo a dare un’occhiata a quelle vere, con due articoli che ritengo molto ben fatti.

Non hanno proposte, ma pretese: la banalità delle Sardine, partigiani senza fascismo

 di Martino Loiacono, 16 Dic 2019

Un insieme di banalità presentate con grande enfasi retorica. Si potrebbe riassumere così la manifestazione delle sardine di sabato scorso a Roma. Nonostante un’enorme mobilitazione, da Piazza San Giovanni non sono emerse proposte ma solo pretese. Confuse, pasticciate e infarcite di banalità. La banalità. Forse è questa la dimensione propria delle sardine. Che, certo, manifestano, sono attive e si impegnano ma non riescono ad esprimere un’idea politica. Le loro istanze sono un miscuglio tra il culto acritico dell’immigrazione, l’antifascismo di maniera e l’antisovranismo. Tutte saldate nell’antisalvinismo, che identifica Salvini con la “bestia populista” da combattere. A proposito dell’odio e della violenza verbale…
Ad ascoltare Mattia Santori si rimane sorpresi dalla pochezza culturale e dalle banalità proposte. Prendiamo le sei “pretese” avanzate sabato:

1) Fine della campagna elettorale permanente;
2) Comunicazione esclusivamente istituzionale per chi ricopre incarichi ministeriali;
3) Trasparenza comunicativa ed economica per i politici che usano i social media;
4) Protezione e difesa della verità da parte del mondo dell’informazione, che si deve impegnare nella ricostruzione fedele dei fatti;
5) Esclusione della violenza dai toni e dai contenuti della politica, con la conseguente equiparazione della violenza verbale a quella fisica;
6) Abolizione dei decreti sicurezza.

Le pretese sul mondo dei social media non dicono nulla di davvero rilevante. Sono, a ben vedere, dei tentativi maldestri di limitare la libertà di espressione. Quasi che comunicare tramite i social sia di per sé un fenomeno negativo, da colpire per restituire alla politica la sua dignità. L’equiparazione della violenza verbale a quella fisica, così come presentata, rappresenta invece una pretesa grezza, perché non definisce la violenza verbale. Secondo un’interpretazione di ampio respiro, anche l’espressione “bestia populista” potrebbe valere una denuncia. Lo stesso Santori potrebbe addirittura venire incriminato. L’abolizione del decreto sicurezza si fonda infine sul culto del migrantismo che vede l’immigrazione solamente come un’occasione e un’opportunità e mai come un potenziale rischio. È figlio dell’allofilia descritta magistralmente da Eugenio Capozzi nel suo volume sul politicamente corretto.
A queste pretese così deboli e banali, difficile dimostrare che i social media siano la causa dell’imbarbarimento della politica italiana, corrisponde un’incredibile retorica che esalta superficialmente la bellezza della democrazia, la partecipazione e la politica con la P maiuscola. Ma che, se sfrondata dai suoi artifici, può essere riconducibile ancora una volta alla lotta ai sovranisti. Autocelebrata come una “resistenza” contro il mare dell’indifferenza che vede le sardine rappresentarsi come i partigiani del 2020, che combattono contro il fascismo eterno di Salvini e della Meloni. Una resistenza totalmente slegata dalla lotta antifascista svoltasi tra il 1943 e il 1945, ma che serve per delegittimare l’avversario, estromettendolo dall’arena democratica. Un’arena la cui legittimità viene definita solo dalle sardine, dalla loro bellezza, dalle loro manifestazioni e dalla loro partecipazione che è bene, amore, gioia e pace. Che è risposta all’odio del campo avversario, come emerge da una rappresentazione polarizzante costantemente alimentata da buona parte dei mainstream media.
Pur se esaltate da una narrazione simpatetica, le sardine rimangono prive di una visione politica. Potranno riempire le piazze, potranno fare altri flash mob ed essere celebrate, ma senza una proposta politica seria non andranno certo lontano. (qui)

Le Sardine strumentalizzano l’antifascismo per alimentare un clima da guerra civile

 di Roberto Penna, 17 Dic 2019

Le varie sinistre italiane, con tutti i loro supporter in televisione, su carta stampata e social network, hanno ricevuto una cocente delusione dal Regno Unito. Il loro beniamino Jeremy Corbyn – al quale è giunto l’endorsement persino di Gad Lerner, esperto probabilmente di harakiri, visto il noto antisemitismo del leader laburista – ha perso, e non si è trattato nemmeno di una sconfitta dignitosa.
Compagni e compagnucci si sono potuti consolare tuttavia con la presenza di Greta Thunberg a Torino, e successivamente con la manifestazione delle cosiddette sardine in Piazza San Giovanni a Roma. Le istanze sia di Greta che delle sardine sono ormai abbastanza chiare, ma rinfreschiamoci la memoria. La ragazzina svedese è stata messa a capo, da alcuni adulti interessati, di un ambientalismo tanto affascinante quanto inconsistente, che perde subito valore ed utilità, se calato nella realtà globale di tutti i giorni. È quasi fiabesco girare il mondo in barca a vela, peccato però che la maggioranza degli abitanti del pianeta non abbia i soldi sufficienti per permettersi un’imbarcazione ecologica, e nemmeno le costosissime auto elettriche. Chi si sposta invece di parecchi chilometri, più per dovere lavorativo che per piacere turistico, non dispone del medesimo tempo libero di Greta Thunberg, e per giungere a destinazione in tempi accettabili non può che salire a bordo di un aereo. Donald Trump, attraverso uno dei suoi tanti tweet, ha invitato la giovanissima ambientalista a rilassarsi e andare al cinema, ma sarebbe meglio esortare Greta a recarsi a scuola almeno ogni tanto, visto che manca dalle aule scolastiche da molti mesi. [incrementando così ulteriormente la sua già mastodontica ignoranza, ndb]
Al loro esordio le sardine sono apparse subito, almeno ad occhi non faziosi, come un qualcosa di costruito e manovrato dagli apparati di una sinistra che non riesce più a mobilitare un numero decente di persone nelle piazze usando solo simboli partitici, ed è costretta pertanto a inventarsi nuove formule. I sospetti dell’inizio hanno poi trovato conferma nelle varie manifestazioni tenutesi finora qua e là per l’Italia, intrise del solito luogocomunismo. Non ci stupiremmo se questo movimento svanisse progressivamente nel nulla, offrendo però l’opportunità di una carriera politica a non più di due o tre sardine. Per esempio, il capo-sardina, chiamiamolo così, Mattia Santori, si trova sempre più a proprio agio dinanzi a microfoni e telecamere, e sembra indirizzato verso qualche candidatura. Buona parte degli attuali partecipanti alle adunate “sardiniste” si sentirebbe tradita ed urlerebbe la propria frustrazione, conscia di essere stata l’utile idiota di turno che permette a pochi di farsi un nome – niente di inedito in Italia.
Oltre alla natura prettamente strumentale, le sardine colpiscono in negativo per il bersaglio delle loro proteste. Caso unico al mondo, non viene preso di mira il “potere”, il governo, bensì il leader del maggiore partito d’opposizione. Il nemico numero uno è Matteo Salvini, ma Giorgia Meloni, peraltro già accusata di lobbismo da L’Espresso, è già la nemica numero due per la sua continua crescita nei sondaggi. Nonostante l’uso distorto di una vecchia Costituzione da riformare e la conseguente formazione di governi impopolari come il Conte 2, l’Italia rimane un Paese democratico, ma queste sardine, che blaterano di dialogo e poi negano a Salvini il diritto di essere ascoltato, ricordano i pretoriani di alcuni regimi tutt’altro che liberi, impegnati ad intimidire qualsiasi voce fuori dal coro. Nel 1990 l’allora presidente rumeno Ion Iliescu, che non ambiva ad una netta discontinuità con il regime dell’ormai defunto dittatore Ceausescu, chiamava i minatori in piazza per interrompere, con le buone e soprattutto con le cattive, le proteste pacifiche e democratiche dell’opposizione. Certo, e lo evidenziamo subito, i minatori di Iliescu furono responsabili di molti atti violenti, mentre le sardine non hanno finora torto un capello a nessuno, ma le parole a volte possono ferire quanto una spada.
E visto che il capo delle sardine vorrebbe togliere a Salvini alcuni diritti, ovvero ridurre all’isolamento un leader politico che rappresenta all’incirca il 30 per cento dei suoi connazionali, sembra opportuno iniziare a fare dei paragoni solo in apparenza infondati. È comunque certo che non si tratti affatto di una forma di protesta trasversale, com’era il grillismo delle origini, bensì abbiamo a che fare con piazze, non sempre stracolme come vogliono far credere, dichiaratamente di sinistra. Questa natura è resa evidente dal continuo e ossessivo uso della celebre canzone partigiana “Bella ciao” e dall’aspirazione delle truppe ittiche di Santori ad essere i partigiani del 2020.
Senz’altro “Bella ciao” non è mai stata di moda quanto negli ultimi giorni, intonata anche da Greta e dai gretini durante il presidio torinese, non molto affollato, di Fridays for future. Cosa c’entri questa vecchia canzone dei partigiani con il riscaldamento climatico o presunto tale, è un mistero, ma tant’è…
Per le sardine rappresenta un chiaro posizionamento politico, considerato che Bella ciao è divenuta storicamente parte integrante dell’antifascismo comunista, il quale, ad onor del vero, si è appropriato negli anni di tutta la lotta al nazifascismo, come se gli angloamericani non fossero mai intervenuti e i partigiani cattolici, liberali e monarchici, non fossero mai esistiti. È lecito tuttavia, a distanza di più di settant’anni dalla caduta del fascismo e dalla guerra di Liberazione, dichiararci stanchi di assistere ancora oggi al ricorso strumentale e di parte di “Bella ciao”? Le sardine sono giovani fuori, ma assai vecchie dentro. Riproporre ad ogni occasione quella canzone partigiana, significa rilanciare una storia, l’antifascismo di sinistra, non priva di numerose ombre, come è stato dimostrato da Giampaolo Pansa e non da qualche nostalgico di Salò. Se l’avversione al fascismo di comunisti, ex comunisti, Anpi e dintorni, fosse stata accompagnata dalla lotta ad ogni tipo di totalitarismo, tutti avremmo sempre cantato “Bella ciao” e continueremmo a farlo, ma l’antifascismo rosso è stato ed è un fenomeno settario e discriminatorio, anche se la sinistra italiana, dal Pci al Pd, ha costantemente preteso di rappresentare l’anima profonda della democrazia italiana.
I giovani-vecchi del movimento delle sardine alimentano un clima da guerra civile strisciante, già sperimentato in passato contro Almirante, Craxi e Berlusconi. I partigiani del 2020 dovrebbero anzitutto lottare contro il loro stesso capo, anche perché l’unico fascismo alle porte pare essere proprio quello di Mattia Santori, che vorrebbe vietare agli italiani di ascoltare Matteo Salvini. Il leader della Lega, ma lo stesso discorso vale anche per Giorgia Meloni, può risultare più o meno simpatico ed essere più o meno votato, ma può essere considerato fascista e persino nazista solo da chi si abbevera alla fonte dell’antifascismo di sinistra, campione della distorsione della storia. Salvini non perde occasione, e fa benissimo ovviamente, per manifestare la propria solidarietà nei confronti degli ebrei e dello Stato d’Israele, e con tutta franchezza, un nazifascista amico di Gerusalemme non si era mai visto. (qui)

E per completezza mi permetto di suggerire di leggere anche questo. Davvero mi riesce quasi impossibile immaginare che qualcuno davvero lo ritenga un movimento spontaneo, e altrettanto incomprensibile è che qualcuno possa essere disposto a prendere ordini da uno sbruffoncello con quel sorrisetto ebete costantemente stampato sulla faccia. E guardatelo qui, che profondità di pensiero, che lucidità, che chiarezza di idee, e soprattutto ascoltate l’esposizione degli obiettivi, che è una roba di una grandiosità che non vi sareste mai immaginati.

È un fatto, comunque, che noi italiani dobbiamo sempre farci riconoscere.
proteste
Vabbè, dopo tanta cacca, riprendiamoci con un po’ di bellezza.

barbara

E DOPO L’AGGRESSIONE A FINKIELKRAUT

spiegata come la prova evidente dello strapotere della lobby sionista, abbiamo il signor Gad Lerner che ci spiega che se un immigrato tenta di dare fuoco a uno scuolabus con cinquanta bambini dentro – strage scampata unicamente grazie al caso (un cellulare caduto di cui il terrorista non si è accorto) e il sangue freddo e coraggio di un bambino che si è tolto il laccio di plastica che gli imprigionava i polsi e ha chiamato la polizia – la colpa è del nostro atteggiamento nei confronti degli immigrati.
gad-delirio
E vengono in mente gli arabi londinesi che spiegavano la strage del 2005 con oltre 50 morti e 700 feriti, col risentimento dei musulmani per l’atteggiamento di diffidenza e sospetto nei loro confronti dopo l’11 settembre. E a lui si unisce l’ineffabile signora Livia Turco

Resterebbe poi da capire il fatto inaudito di come un individuo pregiudicato per guida in stato di ebbrezza e violenza sessuale su minore non solo sia in circolazione qui, ma che gli sia stata addirittura affidata la guida di uno scuolabus. E ancora, piacerebbe sapere perché qualcuno si sia inventato che prima di dare fuoco all’autobus avrebbe fatto scendere i bambini, quando in realtà li ha legati e ha tolto loro i cellulari per non rischiare che qualcuno sfuggisse: piacerebbe davvero poter pesare l’infamia di un essere immondo che cerca di scagionare un assassino che programma di far morire bruciati cinquanta bambini. Poi c’è l’altra storiella, che dire grottesca è dire poco, del bambino salvatore dei cinquanta compagni inizialmente identificato come un marocchino musulmano: evidentemente il vero autore del salvataggio, non solo italiano bianco ma addirittura biondo e addiritturissima con la catenina con la croce al collo, non era adatto al teatrino politicamente corretto che si voleva inscenare. Come la bella favoletta del musulmano che avrebbe nascosto gli ostaggi dell’Hyper Cacher, rivelatasi poi una bufala.

Quanto alle cause domestiche che hanno favorito la situazione, naturalmente ci sono, certo che ci sono. E ve le faccio spiegare da Giovanni Bernardini.

AGGIORNAMENTO: è giunto anche il terzo, tra cotanto senno: Beppe Severgnini: “Tornare a Crema e sentire storie di ragazzini coraggiosi, usciti da quell’autobus più forti e più maturi (a differenza di alcuni politici, che non matureranno mai)”.
Spero che saranno anche, quei ragazzini, abbastanza onesti e riconoscenti da andare a ringraziare quell’uomo meraviglioso che ha permesso loro di diventare forti e maturi.

barbara

I PARAGONI DI GAD LERNER

Il pezzo che segue è di nove anni fa. È firmato da Emanuel Segre Amar, ma si tratta in realtà di un lavoro a quattro mani: essendo stato inizialmente concepito come articolo per Informazione Corretta, la mia firma non poteva comparire, pena il cestinamento automatico dell’articolo. Precauzione inutile, come leggerete subito sotto.

LETTERA APERTA A GAD LERNER

Questa lettera aperta avreste dovuto leggerla nella home page di Informazione Corretta, ma per decisione unanime dell’Unico Signore e Padrone di Informazione Corretta, è stata prima censurata, poi, dopo robusta presa di posizione dell’autore, pubblicata nel ripostiglio, ben nascosta in mezzo a un’ammucchiata di altre lettere con tutt’altro destinatario, scompaginata e priva di link. Quindi l’unica versione integrale e fedele all’originale attualmente reperibile è quella che avete davanti agli occhi.

Signor Gad Lerner,
ho letto il suo articolo “L’Exodus rovesciato” – con grande patimento a causa del suo contenuto. Sono riuscito comunque ad arrivare alla fine, e vorrei commentare alcune (solo le più gravi, perché altrimenti questa lettera non finirebbe più) sue affermazioni.
Cominciando dal titolo: “Exodus rovesciato”, che mi induce a rivolgerle una domanda: lei sa che cos’era l’Exodus, signor Lerner? Ne conosce la storia? Perché se la conoscesse saprebbe che Exodus rovesciato sarebbe stato se Israele avesse impedito agli abitanti di Gaza di andarsene da quel paese martoriato dai terroristi di Hamas. Ma sulle navi, ed in particolare su quella ricoperta da una grande bandiera turca, vi erano dei terroristi armati, e non dei profughi in fuga. Sull’Exodus c’erano ebrei sopravvissuti dai campi di sterminio, sulla Mavi Marmara vi erano terroristi intenzionati a fare sterminio di ebrei: capisce la differenza?
Passiamo ora all’incipit: “proviamo un senso di vergogna”. No, signor Lerner: nessuno le ha dato mandato di parlare a nome degli ebrei, quindi, per favore, se ha opinioni da esprimere o posizioni da prendere, lo faccia in prima persona. Prima persona singolare, intendo dire.
E proseguiamo. “Arrembaggio dilettantesco… una delle pagine più oscure nella storia di Tzahal”, scrive subito dopo, tentando di spacciare un’opinione di parte per un dato di fatto. Ma le cose non stanno affatto così. Questa azione condotta da Tzahal, al contrario, resterà nelle pagine della moralità dello Stato di Israele che, coerentemente con gli altissimi valori etici che da sempre guidano le sue azioni e le sue scelte, ha ordinato ai primi uomini di scendere disarmati, pur conoscendo i gravissimi pericoli cui li esponeva. Se colpe si devono imputare a chi ha organizzato l’operazione, sono caso mai queste, non certo quelle per le quali lei sembra avere già deciso la sentenza, senza neppure avere la decenza di ascoltare, prima, tutte le parti in causa.
“Sconfitta morale”? “Senso di colpa”? Ero in Israele, in questi giorni, e tra la gente non ho trovato traccia di questi sentimenti: lei dove è andato a scovarli?
Andiamo avanti. Lei scrive che questa azione “spezza l’equilibrio strategico mediorientale in cui la Turchia rivestiva una funzione di stabilità”. No, signor Lerner: la Turchia ha smesso di avere quel ruolo e quella funzione da quando al governo è arrivato il partito islamico, e ha scelto di avere, al contrario, una funzione destabilizzante da quando il presidente Obama ha iniziato a fare di tutto per spingerla in quella direzione. Dica, signor Lerner, non le viene il dubbio che la scelta turca di appoggiare questo attacco militare in piena regola contro Israele non sia propriamente una dimostrazione di equilibrio strategico? E non è sfiorato dal sospetto che sull’attuale situazione di squilibrio e di crisi possa avere giocato un qualche ruolo l’Iran?
E poi mi spieghi, per favore: perché, per criticare il ministro Ayalon, incaricato di dare spiegazioni, non trova di meglio che rievocare un episodio di cinque mesi fa? Forse perché non ha argomenti migliori? Io, per esempio, l’ho incontrato proprio martedì scorso, e le impressioni che ne ho ricavato sono totalmente opposte alle sue.
E poi: “la Freedom Flottilla dei pacifisti” e “l’iniziativa umanitaria”; ma lei li ha visti, signor Lerner? Ha visto le foto delle armi? Ha visto i filmati del selvaggio attacco ai soldati israeliani, disarmati o quasi, con bastoni, spranghe di ferro, biglie d’acciaio, bottiglie rotte, coltelli? Ha visto i lanci di granate? Ha visto il soldato scaraventato giù dal ponte? Li ha visti intonare, il giorno prima, il grido di battaglia con l’incitazione ad ammazzare gli ebrei? E li chiama pacifisti? Ma lei ha un’idea, signor Lerner, di che cosa significhi la parola pace? Ed è al corrente della proposta del padre di Gilad Shalit di appoggiare la loro azione in cambio di una loro richiesta di far visitare Gilad dalla Croce Rossa? Non ha chiesto loro di liberarlo, signor Lerner, non ha chiesto che pretendessero di incontrarlo, non ha preteso, in cambio del proprio appoggio, che ottenessero di farlo visitare dalla Croce Rossa: ha proposto che lo chiedessero. Hanno risposto di no. Le ripropongo la domanda: lei ha un’idea di che cosa significhi la parola pace? E, mi permetto di aggiungere: ha un’idea di che cosa sia la decenza? Dovrebbe vergognarsi, signor Lerner, altro che dare lezioni di moralità a Israele!
Ancora: la “fragile” leadership di Netanyahu, l'”angoscioso senso d’accerchiamento vissuto dagli israeliani”… Ma con chi diavolo si incontra, lei? È sicuro di essere stato in Israele? È sicuro di avere parlato con degli israeliani?
E mi dica, signor Lerner, lei che è grande stratega, lei che ha la soluzione in pronta consegna chiavi in mano, lei che a differenza dello “sprovveduto” Ehud Barak sa perfettamente che bastava “limitarsi a bloccare fuori dalle acque territoriali il convoglio ostile”, perché non è andato a dirglielo, magari spiegandogli anche come si fa a  mettere in atto questa soluzione così semplice – perché lei lo sa, vero, come si fa a bloccare fuori dalle acque territoriali un “convoglio ostile” pieno di gente armata fino ai denti e pronta a battersi all’ultimo sangue…?
Ma ancora, dopo tutte queste perle, ancora tuona Gad Lerner, ancora non è contento*, vuole salire ancora più in alto, vuole toccare l’empireo e allora eccolo parlare dei “troppi simboli dolorosi nel paese che coltiva la memoria dei sopravvissuti alla Shoah quasi alla stregua di una religione civile”, e a questo punto le dico, con tutta tranquillità: lasci perdere questo argomento che dimostra di non aver compreso. Mi limito a ricordarle che in Israele solo il suo amico Barenboim ha osato suonare Wagner che avrebbe dovuto restare tabù, nonostante la sua grandezza artistica, almeno fino alla morte dell’ultimo sopravvissuto. Lei, come Barenboim, dimostra di non comprendere questo dramma collettivo. Capisco, signor Lerner, che la sensibilità, se uno non ce l’ha, non se la può dare, ma il rispetto, almeno il rispetto, credo si possa chiedere a chiunque. E rispetto, in certe circostanze, significa una cosa sola: SILENZIO. Se ancora non lo ha  imparato, sarebbe ora che cominciasse a provvedere.

Quasi tutta l’ultima parte è dedicata al suo incontro con gli “ebrei d’origine italiana” scrivendo, con evidente autocompiacimento, di non essere stato attaccato da loro. Non sospetta quale possa esserne il motivo? Glielo rivelerò io, signor Lerner: gli ebrei che più amano Israele non vengono ad ascoltarla perché sanno già, parola per parola, quello che lei dirà, e quelle parole non hanno alcuna voglia di ascoltarle, perché hanno già infinite occasioni di sentirle, identiche, da tutti i branchi di odiatori di Israele e di  antisemiti che popolano l’intero pianeta: non muoiono dalla voglia di scomodarsi a uscire di casa per sentirne delle altre. Quindi, per favore, non spacci il comportamento di chi è venuto a sentirla per la posizione tipica degli ebrei italiani che vivono in Israele: non lo è, e noi sappiamo perfettamente che non lo è. La verità è piuttosto che lei, come coloro che hanno creato J call e J street, è uno di quegli ebrei, che sempre, purtroppo, ci sono stati, che alzano la voce per portare divisioni, alla lunga sempre funeste. Ma non siete moderati, non siete sionisti, se, pur di fare mucchio, accettate le firme di personaggi inqualificabili per qualsiasi persona di buon senso (vuole dei nomi? Non credo che sia necessario…).
E tutti insieme non avete capito nulla di quanto succede in Medio Oriente, non avete capito che gli arabi non vogliono uno stato di Palestina accanto alla stato di Israele (Arafat 1988 le dice qualcosa? Se non le dice nulla, cerchi di capire il significato di tutte quelle carte che mostrano una Palestina dal Giordano al mare. Cerchi di capire il significato delle trasmissioni “culturali”, di quelle per bambini e ragazzi, che la moderata televisione del pacifista Abu Mazen trasmette regolarmente. E se le rimane qualche minuto libero, cerchi di dare un’occhiata alla costituzione di al Fatah, in cui sono tuttora presenti tutti gli articoli che dichiarano la distruzione di Israele obiettivo primario e  irrinunciabile). Le assicuro che, se non capisce, sono pronto a venire da lei a spiegarglielo personalmente. A quel punto capirà che non è stato commesso da Israele nessun “crimine marittimo”, e forse capirà anche che parlare di Intifada come “rivolta interna degli arabi col passaporto israeliano” è un non senso storico. Anzi, se preferisce, glielo faccio spiegare da qualche suo collega arabo israeliano, come Khaled Abu Toameh, che certamente avrà l’onestà di spiegare ai suoi ascoltatori quella verità del Medio Oriente che da decenni lei e i suoi compagni continuate pervicacemente a negare. E a quel punto spero che avrà la correttezza di ammettere che Israele non “degrada nel disonore”, e che “l’epopea dell’Exodus” non sta “facendo naufragio”.
E per concludere, un’ultima domanda, al “democratico” Lerner: gli USA “auspicano un ricambio di maggioranza politica” in Israele? È questo, secondo lei, il modo corretto di  gestire i rapporti tra stati amici ed indipendenti? Non pensa che, se  davvero così stanno le cose, il popolo israeliano e tutti coloro che hanno a cuore la sua sorte avrebbero tutti i motivi per essere indignati e arrabbiati? Che cos’è Israele, uno stato sotto tutela? È questo il suo concetto di democrazia, signor Lerner?
Emanuel Segre Amar

*

Incorreggibile recidivo, Gad Lerner, nella sua pretesa di parlare a nome degli ebrei tutti. Lo aveva già fatto – ricordate? – nella lettera aperta a Magdi Allam che, nel suo “Viva Israele” celebrava, tra l’altro, l’ebreo finalmente, grazie allo stato di Israele, capace di difendersi e di sfuggire al destino che altri vorrebbero cucirgli addosso. In quell’occasione il Nostro rivendicava orgogliosamente, a nome degli ebrei, il diritto di continuare a farsi portare come pecore al macello. E ora, investendosi di un mandato che nessuno gli ha dato, continua, a nome degli ebrei, a sputare veleno su Israele con lo stesso rabbioso livore con cui sputa veleno su suo padre. Ma stia attento, signor Lerner: a sputare controvento – contro il proprio vento – c’è il rischio di ritrovarsi spiacevolmente imbrattati.

Del paragone attuale si occupa invece Giovanni Bernardini.

PARAGONI INDECENTI

In Libia è in corso una nuova Shoah, dice Gad Lerner.
Certo, non passerei le mie vacanze in Libia. Del resto sono decenni, se non secoli, che l’Islam è traversato da continue guerre civili, e non per colpa dell’occidente.
Ma qualsiasi tipo di paragone con la Shoah è semplicemente INDECENTE.
Ormai è di moda banalizzare tutto, paragonare cose non paragonabili, definire “genocidio” qualsiasi episodio di guerra. La Libia ha un governo riconosciuto dalla comunità internazionale, un governo con cui anche Minniti ha trattato e firmato accordi. Era complice di un genocidio?
Ma, a parte ogni altra considerazione, qualcuno riesce ad immaginare che gli ebrei nel 1943 ENTRASSERO in Germania, o in Polonia?
Qualcuno riesce ad immaginare che durante la dittatura di Pol Pot ENTRASSERO in Cambogia centinaia di migliaia di persone provenienti da altri paesi asiatici?
Riusciamo ad immaginare gente che ENTRASSE nella Russia di Stalin o nella Cina di Mao, sia pure a scopo di transito?
In Libia arrivano “profughi” da mezza africa e dal medio oriente. Vanno proprio là dove sarebbe in corso un genocidio. E, stranamente, una volta entrati in Libia partono alla volta dell’Italia e dell’Europa. E’ in corso un genocidio ma nessuno impedisce alle vittime di andarsene tranquillamente. Esattamente lo stesso comportamento di Hitler, di Stalin, di Pol Pot, di Mao. Lo sanno tutti: dalla Germania nazista era facilissimo fuggire, come dalla URSS staliniana, dalla Cambogia dei Kmer rossi o dalla Cina di Mao. Per inciso, a suo tempo Gad Lerner fu ammiratore della Cina di Mao. Oggi vede un genocidio in Libia, NON VIDE il massacro di milioni di contadini cinesi.
Anche avere la faccia tosta è un diritto, ma tutti i diritti andrebbero esercitati con moderazione.

Io ho un’unica definizione per Gad Lerner: una brutta persona. E non mi si venga a dire che ogni essere umano merita rispetto: col piffero che rispetto quello là.

barbara

AL POLITECNICO SALE IN CATTEDRA LA CIARLATANERIA

L’Università non può voltare le spalle a Galileo

di Andrea Grignolio e Roberto Defez

Cosa vuole fare, davvero, la società occidentale nei confronti delle fake news? Può sembrare una domanda ovvia, ma non è così e crediamo che in gioco ci sia l’idea stessa di democrazia. Partiamo da due fatti, accomunati dall’ingresso di pratiche magiche e pseudoscientifiche nelle più alte istituzioni scientifiche italiane. Inizieranno nelle prossime settimane in circa metà delle 50 università italiane i Master post-laurea di I e II livello in Omeopatia e Medicine Complementari (o alternative) per medici, farmacisti e personale sanitario. E il Politecnico di Milano, cuore pulsante dello sviluppo tecnico scientifico del paese, il 16 e 17 novembre ospiterà, partecipandovi, il “35° Convegno internazionale di agricoltura biodinamica”. Analizziamo ora i fatti. Al di là dell’autosuggestione, di ciò che tecnicamente è effetto placebo, l’omeopatia non ha mai dimostrato alcuna efficacia, cosa indiscutibile visto che persino le analisi chimico-spettrografiche confermano che nei preparati omeopatici non v’è alcun principio attivo, ma solo acqua e zucchero.
Inoltre, nell’ultimo decennio ben tre enti scientifici internazionali, britannico (2010), australiano (2015) ed europeo (2017), hanno decretato l’inefficacia dell’omeopatia, valutando centinaia di articoli scientifici che analizzavano gli effetti sui pazienti. Perché dunque dopo un corso di laurea di 6 anni, con duri esami di fisica, chimica e metodologia clinica, agli studenti viene insegnata una teoria che contraddice tutte le conoscenze sino a quel momento acquisite, come, ad esempio, la credenza nella “memoria dell’acqua” o che shakerare un preparato omeopatico lo “dinamizzi”?
Al Politecnico si parlerà invece di come “irradiare la vita” dalle corna di una vacca, anzi di più, perché dalle corna si “irradia astralità”. Siamo nei fumi delle pratiche esoteriche nate in Austria dove Rudolf Steiner ispirò l’agricoltura “biodinamica” con solo otto lezioni tenute nel 1924. Più tardi le teorie di Steiner saranno accolte da gerarchi nazisti come Walther Darrè e Rudolph Hess. Così le corna di una vacca che abbia partorito almeno una volta vanno riempite di letame e sotterrate per un lungo inverno a Pasqua diventeranno fertilizzante: questo è il “preparato 500”. [La vacca ha le corna al fine di inviare dentro di sé le forze formative eterico-astrali, che, premendo verso l’interno, hanno lo scopo di penetrare direttamente nell’organo digestivo. Proprio attraverso la radiazione che proviene da corna e zoccoli, si sviluppa molto lavoro all’interno dell’organo digestivo stesso”. Rudolf Steiner]
Duecento grammi di letame stagionato per un ettaro di terreno, la superficie grande come due campi di calcio. Poi si usano anche i crani di animali domestici per contenere corteccia di quercia (preparato 505), oppure vesciche di cervo maschio riempite di fiori di achillea appese al sole della prima estate (preparato 502). Sorprende che siano presenti al convegno esperti di estetica del paesaggio, che forse sapranno meglio disporre le vesciche dei cervi nei campi biodinamici. Strabilia la presenza di intellettuali come Gad Lerner [vi strabilia perché non conoscete Gad Lerner, cari estensori! ndb] e ci auguriamo che tutti i relatori si documenteranno bene prima di mettere il proprio nome in calce a un simile evento.
Quali conclusioni trarre da questi due casi? Innanzitutto, è auspicabile che tutti i centri di ricerca e le istituzioni continuino a tenere la schiena dritta. Sulla frode Stamina, per esempio, se è vero che pochi ospedali accettarono le infusioni, confondendo colpevolmente l’opinione pubblica, tutti gli altri si rifiutarono, dimostrando rispetto per la medicina basata sulle prove, un alto senso civico e la presenza di comitati etici degni di questo nome. Sul caso della cosiddetta “agricoltura biodinamica”, la schiena dritta l’ha tenuta nel 2016 l’Università Bocconi – che tra l’altro non è un centro di ricerche tecnico-scientifiche – ospitando un convegno di biodinamica senza sapere che si trattasse di fake news pseudoscientifiche, e poi scusandosi ufficialmente, con una pubblica dichiarazione, proprio al Foglio, in cui il rettore dichiarava che non sarebbe “mai più accaduto”. In secondo luogo, capiamo che una delle strategie del marketing della biodinamica è quella di vendersi per quello che non è, ovvero confondendosi con l’agricoltura a basso impatto ecologico (che invece usa tecniche altamente innovative e scientifiche, tra cui gli Ogm).
Uno specchietto per le allodole, dunque, per farsi ospitare in consessi scientifici, che ingenuamente cadono nella trappola, con la conseguente logica parassitaria per cui chi offre gli spazi (ai ciarlatani) perde la faccia, mentre chi viene ospitato si fregia di un accreditamento scientifico. Con il terzo punto, vorremmo infine rispondere alla domanda da cui siamo partiti. Fake news, o “bufala”, è oggi una delle parole più inflazionate: le vengono tributati ampi spazi nei principali tg, incontri nei principali festival scientifici, corsi e lezioni nelle università. Il che è un bene, perché si dice, giustamente, che la confusione tra fatti e opinioni porta verso derive populiste come la vagheggiata democrazia diretta (dove uno vale uno), verso forme demagogiche volte al dominio della paura sulla politica. Si dice che le fake news tribalizzano i cittadini, rinforzano cioè il “ragionamento motivato” che enfatizza l’identità e l’adesione al gruppo sociale, mettendo a repentaglio persino i rapporti diplomatici tra le nazioni, la tenuta dell’Unione europea e dei rapporti atlantici.
Ebbene, chi può reagire a queste spinte se non le istituzioni scientifiche? E come spiegare ai cittadini che, nei luoghi delle scienza, il lunedì si insegna la genetica vegetale e il giovedì la biodinamica sul sotterramento durante il plenilunio di corna e letame? Se le istituzioni scientifiche non tengono la barra a dritta, quali saranno le alternative? La fase storica attuale ci suggerisce che l’estensione del fenomeno è impressionante e ben diversa dal passato con i suoi isolati casi di propaganda, complotti e frodi. Occorre reagire fermamente, l’argine è colmo, a farlo cedere saranno simili tentennamenti istituzionali, che finirebbero per favorire l’opzione alternativa: entrare nell’epoca dei post-fatti.
Ma allora, per coerenza, i rettori dovrebbero sedersi attorno a un tavolo e decidere che il confine tra dati e opinioni non esiste più, che le università debbano essere al passo con i tempi della realtà post-fattuale, aprire le porte a biodinamica, omeopatia e terapie di non comprovata efficacia, e che l’avventura scientifica nata cinquecento anni fa con Galileo è stata molto utile, a tratti entusiasmante, ma oggi è diventata un fardello ingombrante, specie per certa politica, a cui è preferibile la fiction della post-verità.

Andrea Grignolio – Università Vita-Salute S.Raffaele e CNR-ITB
Roberto Defez – CNR Napoli

Per coerenza mi aspetto, nel prossimo futuro, presso le migliori facoltà di medicina, convegni e corsi di laurea e prestigiosissimi master in scienza delle scie chimiche, diagnosi clinica mediante pendolino, cristalloterapia, chiromanzia, analisi comparata dei braccialetti energetici, proprietà terapeutiche del bicarbonato, tecniche di svaccinazione per guarire dall’autismo… Appena mi viene in mente qualche altra scienza fin qui colpevolmente trascurata da lobby medica, BigPharma e compagnia cantante, torno qua e la aggiungo.
Grazie per l‘attenzione e buona giornata a tutti (e buona notte a me).

barbara

FANTASCIENZA? FORSE…

Primo gennaio 2016, ore 9
L’Iran sgancia una atomica tattica su Israele. Per fortuna il razzo non è molto preciso e la bomba esplode sull’estrema periferia di Tel Aviv. Ad una prima, sommaria, valutazione si calcola che le vittime possano ammontare a due, tre decine di migliaia.
Primo gennaio 2016, ore 11
Tutte le forze politiche italiane esprimono sdegno ed orrore per il brutale attentato terroristico. Giuliano Ferrara fa notare che non di terrorismo ma di guerra si tratta.
Due gennaio 2016, ore 10.
Il santo padre condanna l’inumano atto di violenza, invita i fedeli a pregare per le vittime ed esorta tutti a lavorare per la pace. “la pace è sempre possibile!” esclama.
Due gennaio 2016, ore 15.
A Roma grande corteo di solidarietà per le vittime del terrorismo. Migliaia di manifestanti marciano in silenzio, portano in mano dei lumini accesi. In testa al corteo un grande striscione: NO ALLA VIOLENZA, NO ALLO SCONTRO DI CIVILTA’.
Tre gennaio 2016, ore 10.
la direzione del PD approva un documento in cui si condanna il vile attentato terroristico e si invitano tutti i governi a non agire se non dietro esplicito mandato dell’ONU.
Tre Gennaio 2016, 0re 11.
La presidente della camera Laura Boldrini lancia a tutti un accorato invito a non confondere i terroristi criminali con l’Islam che è una religione di pace. Sul “Foglio” appare un articolo in cui si evidenzia che l’attacco nucleare è stato organizzato non da cellule terroristiche ma dal governo iraniano.
Tre gennaio 2016, ore 22.
Il governo iraniano dichiara di non aver ordinato alcun attacco nucleare. In un comunicato tuttavia sottolinea che questo attacco era da preventivare viste le continue provocazioni anti islamiche della entità sionista.
Tre gennaio 2016, ore 23,30.
Il leader israeliano Nattanyau in un messaggio alla nazione dichiara che sono possibili nuovi attacchi contro Israele e che lo stato ebraico è intenzionato ad evitarli con qualsiasi mezzo.
Quattro gennaio 2016, ore 4.
Il presidente Obama riesce a far approvare dal consiglio di sicurezza dell’ONU una ferma condanna dell’Iran. Nel documento tuttavia non si fa accenno ad azioni militari.
Quattro gennaio 2016, ore 5.
Il governo israeliano dichiara che Israele è pronto ad agire anche da solo.
Quattro gennaio 2016, dalle ore 7 in poi.
Niki Vendola lancia un accorato appello per la pace. “Una azione militare contro l’Iran aggiungerebbe solo morti ai morti” afferma con la voce rotta dall’emozione. Gli fa eco Laura Boldrini: “occorre spezzare la spirale della violenza, aprire la porta al dialogo”. Gianni Vattimo, Dario Fo ed altri 34 intellettuali firmano un appello per la pace in cui si mette in evidenza che la responsabilità dell’attacco va fatta risalire alla politica aggressiva, razzista, sciovinista e xenofoba dello stato di Israele. In un talk show serale Michele Santoro dice che sarebbe un gravissimo errore dimenticare, in questo tragico momento, i bambini uccisi a Gaza.
Cinque gennaio 2016, ore 8.
Beppe Grillo pubblica sul suo blog un lungo articolo dal titolo OCCORRE VEDERCI CHIARO. “L’attacco nucleare contro Tel Aviv favorisce la destra israeliana, inoltre sappiamo, da fonti sicure, che alcune multinazionali legate ad Israele stavano da tempo mettendo gli occhi sul petrolio iraniano. Da qualsiasi punto di vista si guardino le cose la conclusione è sempre la stessa: l’attacco fa il gioco di Israele. Non voglio lanciare accuse”, conclude Grillo, “ma tutti sappiamo quanto sia potente il Mossad…”
Cinque gennaio 2016, ore 10.
Parlando ad una TV locale Giulietto Chiesa fa una sconvolgente rivelazione. “Ho esaminato attentamente la forma del fungo atomico, mi sono consultato con un mio amico, eminente professore di fisica, e sono giunto alla conclusione che l’esplosione atomica non c’è mai stata. Si tratta con tutta evidenza della esplosione di alcuni quintali di tritolo. Chi li ha fatti esplodere? Di certo non l’Iran” Da successivi accertamenti risulterà che l’eminente professore di fisica era in realtà uno studente fuori corso della facoltà di chimica.
Sei gennaio 2016, ore 2.
Uno stormo di caccia bombardieri israeliani raggiunge, volando a bassa quota per sfuggire ai radar, gli impianti nucleari iraniani, li bombarda e li distrugge completamente. Nell’azione molti militari e civili iraniani perdono la vita. Il governo israeliano annuncia: “restiamo pronti a reagire con la massima fermezza ad ogni attacco”
Sei gennaio 2016, ore 10.
Il presidente Obama definisce “inopportuno ma comprensibile” l’attacco israeliano. La UE condanna l’azione israeliana che allontana la prospettiva di una pace equa. In Italia Massimo D’Alema dichiara che “nel suo stesso interesse Israele deve rinunciare ad ogni uso della forza.”
Sei gennaio 2016, ore 18
Filtra la notizia che la procura di Milano sta indagando. Pare che le azioni mediaset abbiano subito un rialzo nelle ore immediatamente successive alla esplosione nucleare. “I PM vogliono vederci chiaro” titola il fatto quotidiano in edizione straordinaria.
Sette gennaio 2016, ore 8 e successive.
In tutto il mondo mussulmano folle enormi manifestano contro la vile aggressione della entità sionista all’Iran. Vengono prese d’assalto chiese cattoliche, uccisi occidentali a caso, bruciate vive alcune suore, massacrati ebrei. Il papa ripete. “la pace è sempre possibile”.
Otto gennaio 2016, ore 10.
A Roma grande manifestazione pacifista contro il brutale attacco israeliano al popolo dell’Iran. Prende la parola, fra gli altri, Gad Lerner che afferma: “sono ebreo ma non posso non dirmi schifato dallo sciovinismo imperialista degli israeliani. Il vero nemico degli ebrei è oggi lo stato di Israele”. Al termine viene abbracciato da Moni Ovadia e Gianni Vattimo.

Fantascienza? Forse….
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barbara