Cioè quella storia che il sesso è quello che uno si sente di avere? Che il possesso di passera o pisello non ha niente a che vedere con il genere di una persona? Che l’abbinamento pisello-maschio e passera-femmina è tutto un costrutto sociale basato su sporchi giochi di potere? Ecco, è esattamente di quello che stiamo parlando.
Lo studioso del gender ammette: “Mi sono inventato tutto”
Christopher Dummitt, professore canadese della Trent University e autore di alcuni importanti saggi sul gender, ammette i propri errori: “Faccio mea culpa”
Roberto Vivaldelli – Mar, 05/11/2019
Non solo l’ideologia gender esiste, ma chi l’ha sponsorizzata per anni ora si pente e ammette di aver falsificato le conclusioni delle sue ricerche.
Parliamo del docente canadese Christopher Dummitt*, professore associato di storia presso la Trent University di Peterborough, autore di due libri: The Manly Modern: Masculinity in the Postwar Years (Vancouver 2007) e Contesting Clio’s Craft: New Directions and Discussates in Canadian History (London, 2009). Il primo, in particolare, è definito “il primo grande libro sulla storia della mascolinità in Canada” e “si rivolge a studiosi e studenti di storia, studi di genere e studi culturali“, nonché ai “lettori interessati alla storia e alla costruzione sociale del genere“. Il “genere” inteso dunque come una costruzione sociale e culturale, in una visione dei sessi in cui nulla è determinato: anche il corpo e la biologia sarebbero sottoposti all’agire umano, secondo una prospettiva post-moderna e costruttivista.
Ora Dummitt, ideologo del gender e docente di fama, ammette di essersi profondamente sbagliato. In un articolo intitolato Confessioni di un costruttivista sociale pubblicato su Quillette e tradotto da Le Pointe, il professore osserva che, inizialmente, “molte persone non erano della mia opinione. Chiunque – quasi tutti – non fosse pratico delle teorie sul genere aveva difficoltà a credere che il sesso fosse un costrutto sociale, tanto era contro il buon senso. Ma oggi le mie idee sono ovunque. Nei dibattiti sui diritti dei transessuali e sulla politica da adottare in merito ai trans nello sport“. Per molti attivisti, sottolinea, “dire che il sesso è una realtà biologica equivale a hate speech” e gli ultra-progressisti “accusano chiunque lo affermi di negare l’identità delle persone transessuali e ciò equivale a voler causare danni a un altro essere umano. A tal proposito, il cambiamento culturale è stato stupefacente“.
Piccolo problema: lo studioso del gender ammette di essersi sbagliato e di aver, in buona parte, essersi inventato tutto dalla A alla Z. È lo stesso professore canadese a illustrare la fallacia delle sue argomentazioni sugli studi di genere. “Innanzitutto – afferma – ho sottolineato come storico che il genere non è stato sempre e ovunque definito allo stesso modo. Come ho scritto in The Manly Modern, il genere è una raccolta di concetti e relazioni storicamente mutevoli che danno senso alle differenze tra uomini e donne“. Secondo aspetto: il potere, quello che, secondo gli studi di Dummitt, era alla base di tutto. “Pertanto – prosegue – se qualcuno negava che il sesso e il genere fossero variabili, se insinuava che c’era qualcosa di intramontabile o biologico nel sesso e nel gender, allora stava effettivamente cercando di giustificare il potere. E quindi legittimare le oppressioni“.
Nell’articolo-confessione pubblicato su Quillette, Dummitt ammette: “La mia ricerca non ha dimostrato nulla, in un modo o nell’altro. Supponevo che il genere fosse un costrutto sociale e ricamavo tutte le mie ‘argomentazioni’ su quella base”. Le uniche critiche che il professore ha ricevuto, racconta lui stesso, cercavano di rafforzare ulteriormente il paradigma gender o di lottare per altre identità o contro altre forme di oppressione. In buona sostanza, in questa prospettiva costruttivista c’era (e c’è, ancora oggi), molta ideologia e pochissima scienza. Studi che si sono perfettamente sposati con il politically correct e con la politicità dell’identità imperante nelle università liberal canadesi e americane. Le conseguenze devastanti di questa deriva le spiega lo stesso professore: “Il mio ragionamento rozzo e altre opere accademiche che sfruttano lo stesso pensiero errato sono ora ripresi da attivisti e governi per imporre un nuovo codice di condotta morale“. (qui)
* In tedesco “dumm” significa stupido, imbecille, idiota: sarà un caso?
Nel frattempo… (qui)
(ma con il popolo dalla dura cervice come la mettiamo?)
E in un ulteriore frattempo si denuncia con sconforto, con dolore, con tristezza una cosa assurda, una caduta nell’abisso, brividi, una vergogna, una giornata atroce per il mondo della cultura, ossia che in un paesucolo del Veneto degli individui ignoranti, oscurantisti, pazzi, che andrebbero denunciati, ovviamente appartenenti alla Lega, hanno chiesto che dalla biblioteca vengano rimossi i libri per bambini che insegnano la teoria gender. E qualcuno giustamente ricorda che chi brucia libri brucerà anche gli uomini, giusto per non dimenticare che fra Salvini e Hitler l’unica differenza è la barba.
barbara