Prima versione
seconda versione
Godetevi questo attimo di tregua, che appena i guai di salute mi danno respiro, vi rimetto sotto torchio.
barbara
Prima versione
seconda versione
Godetevi questo attimo di tregua, che appena i guai di salute mi danno respiro, vi rimetto sotto torchio.
barbara
Sono viva e durante il viaggio non sono caduta neanche una volta (segnatelo sul calendario). In compenso sono arrivata due volte sull’orlo del collasso, ma poi non ci sono arrivata. Quindi sono intera. Beh, quasi, perché tirando giù dal treno il trolley, due ore fa, l’asta di metallo del coso per tirarlo mi ha battuto sul polso e me lo ha squarciato: venti centimetri quadri di ematoma e un pezzo squarciato in carne viva. I successivi quindici centimetri invece sono stati solo sfiorati e lì ho solo una serie di leggeri ematomi – sono una bimba delicata, non ci si può fare niente.
L’albergo a Milano. Arrivando di sera devo dormire a Milano perché non ho treni per rientrare. Una volta andavo al Sempione, vicinissimo alla stazione, ma una volta ho trovato che non avevano stanze, così ho cercato altri alberghi in zona: pochissimi avevano disponibilità, e in quei pochi in cui c’era, i prezzi andavano da 600 a 1300 euro. Allora ho riflettuto che arrivando a mezzanotte e ripartendo la mattina, quando ho un letto e un bagno non ho bisogno di altro, sicché ho cercato fra i due stelle e ho trovato quello che mi andava bene. Quella volta poi non ci sono andata perché è stata quella in cui alla fine del viaggio mi sono fratturata una vertebra e quindi dall’aeroporto sono rientrata direttamente a casa in taxi. Vabbè, arrivo, l’ascensore naturalmente non c’è, e quindi chiedo al tizio se mi può portare su la valigia. “No”. Sono vecchia, e si vede, e la valigia è grande. “È pesante”, dico. “Eh, è pesante per lei ed è pesante per me”. Troppo stanca per fargli presente che io sono quella che paga e lui è quello che viene pagato, ho preso la valigia e me la sono portata su, gradino per gradino, un gradino io e un gradino la valigia, lasciandola ricadere pesantemente – e rumorosamente – ad ogni gradino. Probabilmente gli altri ospiti non avranno granché gradito, ma non avevo altri modi.
L’intercity nasce a Bologna e quindi era già lì e ci sono salita con molto anticipo. A pochissimi minuti dalla partenza entra nella carrozza con una certa irruenza un ragazzo, alto, bellissimo. Una ragazza appena lo vede si alza e gli corre incontro. Lui la abbraccia strettissima. “Ho visto partire il treno di fianco e ho pensato che fosse quello” dice. “Credevo di averlo perso. Credevo di averti persa”. La voce gli trema e la stringe ancora più forte.
E ora, visto che myollnir l’ha evocata, e visto che aspettavo un’occasione buona per metterla, ecco a voi
barbara
Mi chiama il padrone di casa e mi legge la lettera che l’amministratore ha inviato a tutti i condomini (ossia i proprietari) per informarli che si è verificata la situazione così e così nell’appartamento del signor P. locato alla signora Mella, che l’asfaltista signor Tale a seguito di un sopralluogo ha presentato un preventivo per l’esecuzione del lavoro così e cosà e adesso, data l’estrema urgenza della cosa, verranno immediatamente contattate altre due ditte che presenteranno le loro offerte, dopodiché si sceglierà quella più bassa (io avrei optato per la più affidabile – anche considerando che probabilmente sarà stato questo il criterio seguito per fare il lavoro tre anni fa, e un anno e mezzo fa già avevo le macchie di umidità sul soffitto – ma ovviamente io non ho voce in capitolo) e si provvederà con la massima urgenza a iniziare il lavoro. Immediatamente si scatenano i condomini: e che non è questo il modo di procedere, e che non si può decidere una spesa straordinaria se prima non c’è stata una delibera dell’assemblea… Stavolta, benché sciroccato, si è fatto sentire il padrone di casa: ma voi se vi piove sul letto vi preoccupate di fare delibere o di metterlo all’asciutto? Vabbè. Nel frattempo io mi sono beccata, oltre a raffreddore e mal di gola, anche una bronchite di quelle micidiali, con attacchi convulsivi, crisi di soffocamento, conati di vomito dopo ogni attacco e insomma tutto l’armamentario. Mi è perfino venuta la febbre per la prima volta dopo quattordici anni. Perché io quando sto bene ho trentacinque, quando sono malata trentasei, quando sono più di là che di qua trentasei e mezzo, per cui arrivare a trentasette e mezzo è proprio una cosa stratosferica. Beh, ieri pomeriggio, quando il peggio era passato e, sia pure con fatica, qualche parola riuscivo a pronunciarla, ma la tosse era ancora fortissima, arriva la grande occasione della mia vita: chiama il padrone di casa. Dico “Pro” e parte un attacco di tosse che non finisce più. Ma cosa mi combina! dice lui. Eh, dico io, un mese a dormire con muffa e acqua in camera, faccia un po’ conto lei. Ma non mi dica queste cose!! (e te le dico sì, cazzo, eccome se te le dico). Comunque. Mi dice delle reazioni dei condomini, e che siccome nessuno ha voglia di mettersi in lite con questo e con quello, dato che il lavoro ha dieci anni di garanzia hanno chiamato quello che aveva fatto il lavoro tre anni fa, e sarebbero venuti oggi tutti e tre (sì, lo so che per il calendario oggi è giovedì già da parecchie ore, ma per me, finché non vado a letto, è sempre mercoledì). E oggi infatti vengono, lui l’amministratore e il tizio – gran bell’esemplare di maschio umano, tra l’altro. Guarda le macchie in camera e in cameretta, guarda dalla finestra per controllare e dice che per entrambe sono i bocchettoni. Saliamo in terrazza e lì si mette a fare tutto un gran spiegone che questo e quest’altro e che quando piove forte e che così e cosà e allora ogni due anni… Dico: ma bocchettoni ci sono anche da altre parti, e da altre parti non ci sono infiltrazioni. Quindi il problema non è questo e quest’altro e la pioggia e così e cosà: il problema sono questi due bocchettoni. Sì, dice, lei ha ragione, ma… Al che io, in un leggero ma percepibile crescendo, dico: “Io non voglio che mi dia ragione: voglio che mi risolva il problema! Io da un mese sto dormendo in una camera malsana, io ho il diritto di avere una camera asciutta e lei è qui per provvedere a questo, non per dirmi che ho ragione”. Verso la fine del mio breve ma intenso monologo mi sono accorta che padrone di casa e amministratore erano lì a guardarmi a bocca aperta (onestamente, lasciatemelo dire: sono sempre stata una splendida attrice. Me lo dicevano anche i miei scolari). Vabbè. Domani – che sarebbe già oggi ma per me è ancora domani – non ce la fa. Ma venerdì mattina viene a sistemare. Il problema è che se il lavoro lo avesse fatto una ditta esterna avrebbe fatto il massimo, per guadagnare di più, mentre lui che dovrà lavorare gratis per via della garanzia, farà sicuramente il minimo. E alla prossima pioggia…
Poi domani vi racconto il resto.
barbara