Quelle che le anime belle, gli amanti della pace, i difensori degli oppressi, i combattenti per la giustizia sono pronti a ricreare anche domani. Con un bel muro in mezzo, beninteso.
By: Anav Silverman, Tazpit News Agency
“Sembrava come se fosse venuto il Messia,” dice Avigail Shlesinger, 81 anni, a proposito del giorno in cui Gerusalemme venne liberata dal dominio della Legione Giordana, 46 anni fa.
Schlesinger, gerosolimitana di sesta generazione, ricorda com’era la vita nella città Santa durante il periodo in cui i giordani controllavano Gerusalemme est, dal 1949 al 1967. “Era un periodo pericoloso”, dice a Tazpit News Agency. “C’erano aree della città, come King George Street, in cui si sono dovute costruire delle barriere per fermare i proiettili che i soldati giordani ci sparavano addosso.”
“Ci sentivamo come se vivessimo sotto assedio. Era pericoloso viaggiare su autobus e automobili perché proiettili vaganti potevano colpire in qualunque momento”, continua Schlesinger.
“Quando Gerusalemme è stata riunita, ricordo la sensazione che una città molto piccola fosse improvvisamente diventata grande.”
Durante il dominio giordano, agli ebrei era negato l’accesso alla città vecchia e ai siti sacri ebraici come il Monte del tempio e il muro del pianto, mentre ai cristiani era consentito solo un accesso limitato ai loro siti. I giordani hanno espulso tutti gli ebrei residenti nel quartiere ebraico della città vecchia e hanno distrutto 58 sinagoghe e yeshivot [scuole religiose]. Sul Monte degli Ulivi, 38.000 lapidi ebraiche sono state distrutte e utilizzate per lastricare strade, costruire recinti e installare latrine per l’esercito giordano.
Shlesinger ricorda che la yeshiva di suo nonno, Torat Chaim, fondata nel 1886 da Rabbi Yitzchak Winograd, è stata l’unica yeshiva della città vecchia a non essere bruciata dai Giordani. Un guardiano arabo ha protetto la yeshiva e salvaguardato 3.000 libri sacri e l’Arca della Torah fino a quando gli studenti di yeshiva sono ritornati, quando la città è stata riunificata.
Per tre millenni, fin dai tempi del re Davide, Gerusalemme è rimasta il centro della fede ebraica. E dopo la guerra dei sei giorni, per la prima volta dopo duemila anni, Gerusalemme è tornata sotto sovranità ebraica. In quel momento il governo israeliano ha stabilito che chiunque, indipendentemente dall’appartenenza religiosa, ha il diritto di visitare tutti i luoghi santi all’interno di Israele.
Il giorno di Gerusalemme, o Yom Yerushalayim in ebraico, celebra l’anniversario della riunificazione di Gerusalemme e si celebra il 28 di Iyar, che quest’anno cade l’8 maggio.
“Siamo andati dalle tenebre alla luce,” conclude Schlesinger. “Oggi apprezzo così tanto Gerusalemme – non fosse altro che per il fatto di poter camminare tranquillamente per le strade e pregare al Kotel tutte le volte che voglio. I miei nipoti portano bandiere israeliane e marciano nelle parate del giorno di Gerusalemme. Il giorno di Gerusalemme, celebriamo il fatto che questa città è stata la sede di otto generazioni della nostra famiglia.” (qui, traduzione mia)
Avevo lì questo articolo da quattro anni e mezzo, in attesa che mi venisse l’ispirazione per tradurlo. Adesso è venuta. E ascoltiamo ancora una volta questo piccolo gioiello, scritta al tempo del “filo spinato”.
barbara