I CONTAGI E LE BALLE

#Crisanti: “a Padova decine e decine di malati in terapia intensiva”.
Fact checkng: sono 6 in tutto il #Veneto [dall’altro ieri scesi a 5]

#Lopalco: “5 ventenni gravi in #Puglia”
Fact checking: 1 ottantenne pluripatologico a Bari.

E vediamo, sulla favola del signor palchetto, questi due significativi spezzoni di notiziari:

e il preciso rendiconto che segue.

Giorgio Bianchi

Rilancio questa segnalazione di Davide Viterbo con video annesso (vedi allegato), in quanto la ritengo paradigmatica della situazione paradossale che stiamo vivendo.

“Ciao Giorgio scusami ti disturbo con questa ulteriore contraddizione evidente della narrazione.
Tg3 regionale Puglia delle 19:30 del 15/08 e tg3nazionale delle 23:30 del 15/08.
per il primo i cinque giovani ricoverati in Puglia stanno bene per il secondo sono in condizioni gravissime.
grazie per il lavoro che fai. Un caro saluto”
La notizia è riportata su molti quotidiani e un po’ ovunque le condizioni dei giovani sono indicate essere “gravi”, “severe”, “critiche”.

Il Corriere del Mezzoggiorno che le indica come “severe” si affretta ad aggiungere che
“Il dato conferma che anche la giovane età non mette al sicuro da sintomi importanti”

https://www.lagazzettadelmezzogiorno.it/news/italia/1243123/covid-puglia-5-giovani-condizioni-severe.html

Tuttavia il punto veramente sconvolgente riguardo a questa notizia non è tanto il fatto che tutti i giornali calchino la mano sulle condizioni di salute dei cinque giovani per lasciar intendere che il virus sia pericoloso anche per loro, cosa che effettivamente non è, quanto piuttosto che i suddetti organi di (dis)informazione, TUTTI, omettano di dire che dei cinque giovani, quattro fossero immigrati appena trasferiti dalla Sicilia in Puglia.

Dalla rassegna stampa di Porro di ieri (minuto 3:37)

https://www.youtube.com/watch?v=5t9R_786Dl0

Il perché di questa clamorosa omissione ce lo spiega benissimo un articolo de Il Giornale:

Polizia e migranti in fuga: “L’ordine è di non fermarli”
non fermarli
I migranti, in sostanza, secondo quanto risulta da alcune ordinanze delle varie questure, debbono essere trattati «con umanità» qualora fuggano dai centri e debbono essere «invitati a rientrare». Insomma, tu malato di Covid o meno, tenti la fuga e io poliziotto non posso fermarti perché non ho chiare regole di ingaggio, ma anzi devo «invitarti a rientrare». Clandestini trattati coi guanti bianchi, in sostanza. «Perché la verità che nessuno dice – spiega un agente – è che siccome dal Viminale non sono arrivate regole chiare da seguire e siccome siamo in numero di molto inferiore rispetto agli ospiti dei centri, dalle questure i nostri superiori ci dicono chiaramente di lasciarli andare se dovessimo trovarci in difficoltà. Altrimenti potrebbe accadere come a Vicenza, dove un nostro collega ora si troverà punito per aver fatto il suo lavoro».

Ad Agrigento ci sono 400 aggregati provenienti dai reparti mobili di tutta Italia e con loro 6 funzionari. Ieri a Villa Sikania, una delle strutture, c’erano 231 ospiti con solo 20 poliziotti a far da guardia. A Casa dei gabbiani 60 persone sempre con 20 agenti e alla Mano di Francesco una settantina di migranti con poche divise. Gente allo stremo, che non può fare neanche bene il suo lavoro perché «in caso di rissa – prosegue uno di loro – prima di entrare perdiamo tempo a indossare tute e dispositivi di protezione». La paura di ammalarsi? «C’è e non solo di Covid – racconta un poliziotto – ma nessuno fa niente e noi stiamo mesi lontani da casa per questa stratosferica presa in giro che mette a rischio le nostre vite con immigrati che alla fine fanno ciò che vogliono, mantenuti da quegli stessi italiani che ora rischiano di essere infettati».

https://www.ilgiornale.it/news/politica/polizia-e-migranti-fuga-lordine-non-fermarli-1883598.html?fbclid=IwAR2tvpMDjtG5kEAv0Dj5_CWK00JRVtBzbDRsAEjZiW_gzU8b1e9rP53bTIM

Tornando alla questione iniziale dobbiamo constatare con amarezza che l’informazione pubblica si sta sempre di più allineando alle truppe cammellate di Cairo, quelle che ogni giorno ci tartassano per mezzo del Corriere delle tenebre, Kikko il Terribile e i loro sodali della cricca del Fatto.
Ieri il Corriere del tenebre titolava in prima pagina, ripeto in PRIMA PAGINA:
“Su i contagi, ma si balla”
nell’occhiello sotto il titolone rincarava la dose:
“impennata nuovi MALATI 574”
Infine nel sommario arriva la verità che confuta la fake news riportata appena una riga sopra:
“impennata nuovi CONTAGI 574”.

Sempre Porro nella sua rassegna stampa di ieri lo riassume benissimo:

https://www.youtube.com/watch?v=5t9R_786Dl0 (minuti iniziali)

Mi sembra evidente che l’operazione subdola e scriteriata che si sta portando avanti, direi anche con un certo successo, è quella di equiparare i cosiddetti “casi”, “positivi”, “contagiati” o come dir si voglia, ai “malati”.

Qualche altra utile spiegazione sui “casi”

Eugenio Capozzi (via Maria Teresa Leone)

L’incremento dei casi di Covid diagnosticati in Italia e in altri paesi europei nelle ultime settimane è determinato in massima parte da screening e tracciamenti sistematici effettuati su immigrati e viaggiatori di ritorno dall’estero, che portano alla luce residui di infezioni già esaurite da tempo e/o del tutto asintomatiche.

In pratica con questi monitoraggi mirati emerge una piccola parte di quella famosa massa sommersa dell’iceberg Covid di cui in Italia parlava il report Istat/Css nelle settimane scorse: quegli “entrati in contatto col virus” che sarebbero stati almeno 6 volte gli ufficialmente contagiati.
Ciò è dimostrato ampiamente dal fatto che sia in Italia che altrove la nuova crescita dei positivi diagnosticati coincide con il crollo della mortalità e della letalità del virus (nelle figure sotto, i dati di Regno Unito e Francia, fonte Worldometer).
Fr casi
Fr morti
GB casi
GB morti
In Italia, come risulta dalle tabelle giornaliere del ministero della sanità, all’aumento dei positivi corrisponde una stabilità o addirittura un calo di ricoverati in ospedale e in terapia intensiva (ci sarebbe peraltro da chiedersi quanti dei ricoverati attualmente abbiano davvero sintomi: vengono sospetti specialmente in regioni dove essi appaiono chiaramente sovradimensionati, come nel Lazio).
Quindi montare l’ennesima campagna terroristica su queste cifre, additare gli ennesimi untori (stavolta i turisti e i giovani che, orrore, vanno a ballare) e minacciare le ennesime chiusure – come sta facendo immancabilmente il governo italiano con i soliti scienziati intellettualmente autistici e media servili al seguito – non è soltanto politicamente criminale per una società già in ginocchio per le controproducenti restrizioni passate, ma è totalmente sconclusionato dal punto di vista scientifico.
Ovviamente anche adesso, come quando si allentarono le misure di lockdown, parte il coro dei professoroni e dei ministri menagramo: vedrete tra quindici giorni che succede! Avremo i reparti di terapia intensiva al collasso! Tutta colpa di quelli che non mettono la mascherina! Tutta colpa di quelli che si ostinano a vivere e non vogliono essere delle larve… [ve li ricordate i 153.000 ricoverati in terapia intensiva previsti per giugno a causa della cessazione della reclusione e degli sconsiderati che ne avrebbero approfittato?]
Le altre volte sappiamo come è andata. Ora facciamo i debiti scongiuri. Ma se è questo quello che temete, cari signori, allora, visto che DUE TERZI dei morti per Covid hanno beccato il contagio in ospedali, cliniche e Rsa, la cosa principale che dovreste fare sarebbe tenere queste strutture al sicuro dalle infezioni (che già senza Covid ammazzano in Italia decine di migliaia di persone all’anno, dato scandaloso … ) e smetterla di rompere le scatole a discoteche, turisti, movide, gente che si bacia e abbraccia. E che non ci si sogni per carità di tenere ancora chiuse scuole, università, eventi pubblici, cinema, teatri e simili. Sarebbe un naufragio totale per il nostro futuro. Se poi proprio si vuole proteggere il più possibile le categorie a rischio, allora si faccia una bella campagna informativa in cui si RACCOMANDA, oltre alle ovvie misure di igiene, ai giovani che hanno contatti sociali di stare lontani da nonni o genitori con patologie croniche e immunodepressi, di non sbaciucchiarli se li si va a trovare o di indossare in quel caso la famosa mascherina. Per il resto, per favore, basta con le psicosi pilotate, che vi conservano un altro po’ la poltrona ma uccidono una società intera.
In conclusione, i dati di queste ultime settimane, e la parziale emersione dell’iceberg di cui sopra, dimostrano sempre più quanto avesse ragione nella sostanza sir Patrick Valance, il consulente scientifico del governo britannico che a marzo scorso sosteneva come la politica meno peggiore fosse quella di lasciar circolare moderatamente il virus, proteggendo strettamente solo le fasce più a rischio, per arrivare alla immunità di gregge, raggiungibile se il 60% della popolazione fosse entrato in contatto con esso. O riesci a bloccare l’infezione sul nascere – come hanno fatto in Corea del Sud, a Taiwan, in Giappone – o è inevitabile che essa circoli, e si può solo con pragmatismo prendere misure che appiattiscano la curva, a meno di non avere un vaccino pronto ed efficace a portata di mano.
Ora che il virus mostra una carica virale così bassa misure di forte restrizione delle attività sociali ed economiche, oltre ad avere gli effetti collaterali disastrosi che sappiamo, sono anche del tutto inutili alla lotta al virus. Molto meglio sarebbe invece approfittarne per lasciarlo correre moderatamente nella popolazione under 50-60, in modo da aumentare considerevolmente e stabilmente il tasso di immunizzazione della società, e andare verso una risoluzione vera del problema.
Certo, ci vorrebbero classi politiche coraggiose, decise o (vedi Italia) non in malafede. Difficile. Ma l’alternativa è molto peggio: un’emergenza indefinita, società trasformate in prigioni piene di disadattati sociopatici, lacerazioni sociali senza precedenti, democrazie al collasso.

E infatti…

Piergiorgio Molinari

Solamente un coglione o un comunista – chiedo venia per il pleonasmo – può credere che l’obbligo di mascherina dalle ore 18 alle 6 possa avere una qualche valenza sanitaria. Il provvedimento da poco emanato dai criminali al potere ha piuttosto tre funzioni:
la prima, ovvia, di far bullescamente capire che comandano loro;
la seconda, di preparare i sudditi con questo coprifuoco mascherato (o meglio, mascherinato) al futuro regime di vero coprifuoco – la scelta degli orari non è casuale – e di controllo totale;
la terza e più interessante, capire fin dove possono spingersi con provvedimenti assurdi e polizieschi. Perché è evidente che se neppure adesso si manifesta una ribellione diffusa a questa dilagante follia orwelliana, allora è la fine della libertà per come l’abbiamo teorizzata e conosciuta nel mondo occidentale.
(Inoltre, penso che Conte, il PD e i Cinque Stelle debbano essere trascinati a processo per i loro crimini, assieme ai magistrati eversivi e golpisti.)

E sembra che i savonarola della movida abbiano qualche difficoltà a capire che se per i ragazzi bar, ristoranti, discoteche e affini possono anche (molto anche) essere considerati uno sfizio, per proprietari e gestori di bar, ristoranti e discoteche, questo è pane quotidiano. La nostra superesperta in gaffe e cazzate varie miste ha suggerito che cambino mestiere, ma temo non sia facilissimo: tutti i settori di marciapiede disponibili se li sono già spartiti, e provare a inserirvisi è parecchio pericoloso, e altri mestieri, con attività che chiudono a rotta di collo e perdita percentuale del PIL a due cifre, non ne vedo all’orizzonte.

Proseguo con due considerazioni che condivido.

AGOSTO DUEMILAVENTI

Riceviamo e pubblichiamo da Paolo Becchi:

Che strana sensazione, sottile, quasi da “velo impalpabile” in questo mese di agosto duemilaventi. Spaesamento o forse solo un  senso pervasivo di smarrimento e di incertezza. Eppure il caldo e l’afa di questi giorni non sono niente di nuovo. È tutto normale. Ma non vi sembra singolare che nessuno si lamenti di questo, del caldo da “bollino rosso” intendo? Si continuano a contare i morti da Covid-19 e i contagiati, d’accordo, ma non si dà neppure notizia di coloro che stanno avendo dei malori per le alte temperature.
Nessun messaggio viene rivolto agli anziani, invitandoli a  non uscire di casa nelle ore più calde o in previsione dell’anticiclone africano. Non si poteva uscire di casa per il virus cinese, ma il caldo africano è un toccasana. A  differenza degli anni passati quest’anno il caldo non è un problema sanitario e viene anzi sopportato bene da tutta la popolazione.
Lo si ritiene benefico perché il virus non sopravvive ai raggi del sole e dunque ben venga anche la calura estiva. Questo è vero, però è strano che solo in questo mese di agosto duemilaventi non esista l’emergenza del caldo eccessivo, della siccità, dei danni all’agricoltura, degli incendi boschivi, dei colpi di calore. Insomma, di quello che succede normalmente tutte le estati in Italia.
No, oggi l’unica emergenza è quella epidemiologica. Ciò che conta è la vita del virus, quello nostro e quello degli altri. Sì perché se da noi è ancora sotto controllo siamo accerchiati dal nemico. Nemico? Forse ”oscuro oggetto del desiderio”, sì perché ormai si è creata una relazione tormentata di odio e amore tra noi e lui e in fondo, per quanto assurdo possa sembrare, non ne possiamo quasi più fare a meno. Sono mesi che non parliamo d’altro dalla mattina alla sera, senza pausa. Mascherina e guai a toccarsi, ma che dico a sfiorarsi, ma che dico a guardarsi. Potresti infettare il tuo prossimo anche con uno sguardo.
Che tristezza questo agosto duemilaventi. Non ci sono neppure le tradizionali feste parrocchiali nei paesi, e anche le grande città senza i turisti che le animano sembrano delle nature morte. Alla radio non si sentono neppure le solite effimere canzonette estive che rallegravano anche le spiagge di giorno e le discoteche di notte. Solo i giovani stimolati dagli ormoni brillanti continuano scatenati a ballare.
Ma come, ballano senza mascherina e strusciandosi un po’? E no e no, non si può. Per questo sono già stati annunciati dal governo nuovi dpcm che regoleranno danze e movida. Che irresponsabili questi giovani che non hanno paura di morire e vogliono vivere. La cultura del governo della morte  non ha ancora fatto effetto su di loro. Bisogna al più presto intervenire. Qualche psicoanalista ha già dato la sua disponibilità per sedute gratuite.
E intanto  siamo a ferragosto duemilaventi. Sia che abbiate deciso, nonostante tutto, di partire, sia che abbiate deciso di non farlo, non dimenticate il preservativo antiCovid, la mascherina. Si può di nuovo anche arrivare a Genova. C’è il ponte, ma “il coraggio di vivere, quello, ancora non c’è”. Non è un mese spensierato, sereno come dovrebbe essere almeno un mese all’anno, siamo angosciati, afflitti da pensieri cupi. Ecco, questo non è normale. Il mese di agosto, per tradizione, in Italia è il mese “sacro” delle ferie e delle vacanze.
Tutto si ferma, si stacca dal lavoro, persino il tuo panificio e il verduraio di fiducia staccano, e la sosta è vissuta come la felicità tanto attesa da mesi. C’è finalmente il tempo per divertirsi, riposarsi, svagarsi, annoiarsi, innamorarsi e cazzeggiare. Tempo libero per stare più in famiglia e con gli amici in allegria di fronte ad una grigliata e ad un bicchiere di vino, tempo libero anche per cercare “un centro di gravità permanente”, partendo dalla lettura di un buon libro.
Tutto si ferma, si stacca dal lavoro, e già ma questo è l’anno in cui siamo già stati fermi abbastanza, chiusi in casa, a lavorare “da remoto” e con l’autocertificazione per uscire in casi eccezionali.
Ne abbiamo passate tante in questi mesi di clausura, ci sarebbe bisogno ora di un po’ di ottimismo, di buon umore, di gioia di vivere, invece restiamo dominati dalle “passioni tristi” che ci portano a rinchiuderci in noi stessi e a vivere il rapporto col prossimo come una minaccia, l’altro come il potenziale infetto, con l’attesa quotidiana del bollettino dei morti che – per fortuna – non ci sono, ma che ci saranno di sicuro tra poche settimane e del numero dei contagiati – peraltro in larga parte sani – che ogni giorno sembra essere invece fuori controllo.
E così invece di vivere “gelassen”, sereni e tranquilli, abbandonandosi al flusso dei ricordi e godendo delle giornate di sole che il buon Dio ci sta regalando, ci arrovelliamo con quello che, stando agli esperti di ‘sto cazzo, succederà tra poche settimane.

Giancristiano Desiderio 

L’ho detto fin da febbraio (si dovrà pur tirar via un diario alla fine di questa brutta storia): non ho paura del virus, ho paura del governo. Autoritario senza autorevolezza, supponente senza sapienza, non garantisce ciò che deve e si rivale sui cittadini colpevolizzandoli i quali, a loro volta (una parte non irrilevante, almeno) sono disposti al turpe scambio tra Parigi e la messa, a barattare la libertà per la sicurezza, perdendo libertà, sicurezza e dignità. Il combinato disposto ideale di quell’individualismo statalista che è la radice dei nostri mali.

Concludo con questa spettacolare genialata della fiorellina nostra, che da quando non può più fare la portavoce delle cazzate di giulietto chiesa, causa defungimento del suddetto, è costretta a inventarle in proprio. Guardate che spettacolo!
elefanti
Sarà il caso che glielo diciamo che la gravidanza degli elefanti dura 22 mesi, che 22 mesi fa non c’era l’epidemia e che la gente viaggiava liberamente in lungo e in largo? Ma magari è anche inutile provare a dirglielo: chissà se sarà capace di contare fino a un numero così stratosferico come il 22.

barbara

AGGIORNAMENTO


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I CRIMINALI ABUSI DEL GOVERNO – PARTE TERZA

E ancora una volta do spazio ai lati oscuri di questo oscuro nonché abusivo governo. Comincio con il vergognoso abuso di potere da parte delle forze dell’ordine, che lasciano gli spacciatori liberi di girare, di assembrarsi, di spacciare, per correre dietro a chi nuota o cammina.

Dagli all’untore, l’avvocato Edoardo Polacco spopola sul web (video)
inseguimento
È partita da qualche settimana la stagione della caccia all’untore. Mentre politici e scienziati di tutto il mondo brancolano nel buio e ci danno indicazioni parziali e contraddittorie, in Italia abbiamo capito dove sta il problema. Questo terribile coronavirus non si riesce a sconfiggere perché c’è qualcuno che si ostina a non restare a casa. Non sono i partigiani dell’ANPI che festeggeranno il 25 aprile, state tranquilli. Per quelli c’è il salvacondotto politico, si sa che anche il virus in fondo è antifascista. E nemmeno ci riferiamo a chi sta in coda ore e ore al supermercato. Perché la spesa bisogna farla comunque, e quello è un rischio calcolato. Ma a chi magari non ce la fa più a stare in casa prigioniero da due mesi. E senza dare fastidio a nessuno, la mattina presto si ritaglia un’ora d’aria. Una passeggiatina anche se magari non ha il cane. Una corsetta timorosa su un lungomare deserto. Una immersione al largo, per chi ha la passione di fare il sub. Apriti cielo. Elicotteri, droni, missili e raggi laser. E spesso giornalisti al seguito. Il che ad essere maliziosi fa pensare male. O come dice l’avvocato Edoardo Polacco, ricorda da vicino una buffonata di Stato.

Edoardo Polacco, usiamo elicotteri e polizia contro gli spacciatori

Avete visto quello lì, quello del gabibbo (Vittorio Brumotti, ndr). Che va in bicicletta a pizzicare gli spacciatori nelle piazze d’Italia. Sono decine di persone, stanno tranquille con le loro dosi di droga. E non si trova una volante della Polizia neanche a pagarla. L’Avvocato Edoardo Polacco è scatenato in un video che vi proponiamo come 7Colli. E che fa effettivamente riflettere. Perché le Forze dell’Ordine stanno facendo un grandissimo lavoro in questo periodo, e non solo. E spesso con risorse scarse. Ma la caccia all’untore lanciata da quello che Porro chiamerebbe il partito unico del virus sta sconfinando nel ridicolo. È questo il senso della denuncia di Polacco, che non si ferma qui. Droni, elicotteri, missili, questo spiegamento di forze non si era mai visto. E poi chi vanno a prendere? Un sub che se ne sta da solo a trecento metri dalla riva. Che ovviamente non può infettare nessuno perché è sott’acqua. Ma chi ha autorizzato un’operazione di quel tipo? Chi pagherà i costi dell’elicottero?

Polacco, l’inseguimento sulla spiaggia è stato ridicolo. E ne risente anche il prestigio dell’Arma

L’avvocato Edoardo Polacco è titolare di un prestigioso studio legale a Roma. E ha voluto registrare un video vestito di tutto punto con la sua toga. Come se fosse un avvocato del Popolo. Quello vero però, e ogni rifermento all’attuale premier è puramente voluto. Il video è ironico, ma anche tremendamente serio. Perché va a fustigare alcuni vecchi vizi italici duri a morire. Dare la colpa agli altri, fare sceneggiate inutili. Farsi prendere dalla sindrome dello sceriffo e comunque godere un po’ nel torturare le altre persone. Ma avete visto quel poveraccio che correva la mattina presto sul bagnasciuga? Tutto deserto, non c’era una persona nel raggio di chilometri. Inseguito e poi braccato fin dentro al paese, con tanto di volanti a sirene spiegate. Una buffonata di Stato, conclude Polacco. E anche una cattiva figura per l’Arma dei Carabinieri, che sicuramente merita di essere impiegata con il proprio prestigio in operazioni diverse da queste. I nostri lettori la potranno pensare ovviamente come vogliono, ma che forse si stia un po’ esagerando se ne stanno accorgendo in molti. Bene i controlli, ma con il dagli all’untore sarebbe il caso di darsi tutti quanti una bella calmata.

Sergio Marchi – 23 Aprile 2020, qui.

 

Proseguo con la vergognosa incapacità del governo di fare alcunché di utile, mentre è bravissimo in tutto ciò che è illegale e anticostituzionale, oltre che responsabile di un gigantesco sperpero di denaro pubblico, mentre già una consistente fetta di popolazione è letteralmente alla fame.

Il moltiplicarsi delle task force certifica l’inadeguatezza del governo: oltre alla competenza manca il coraggio
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E guardate com’è caruccio – qualcuno di nostra conoscenza direbbe caruccetto – il nostro maestrino tra il preside severo e Pierino messo in castigo!

Vogliamo dire una cosa chiara, senza tanti paroloni e senza tirare in ballo filosofia, sociologia, arte della politica? Se qualcosa è certo in questa gestione italiana della crisi Covid-19 è che siamo in mano a troppe persone dalle mani piuttosto tremanti. Non possiamo permetterci che un’intera classe governativa impari a fare il suo mestiere, perdinci! Abbiamo tempi brevi, che non decidiamo noi, esigenze insormontabili di efficacia e di certezza per affrontare la fase due dell’emergenza con la necessaria competenza e diligenza. Come potremmo ancora attendere che chi governa impari pian piano a non fare gaffes, predisponendo invece strutture importantissime e prendendo decisioni efficaci per evitare che, come si suol dire, chi non morirà di virus non muoia di fame? Assistiamo al quotidiano moltiplicarsi di commissioni estemporanee, denominate con il guerresco termine task force, che di guerresco non hanno proprio nulla, almeno dal punto di vista del coraggio, dell’armamento e dell’addestramento. A sentire in tv gli eminenti componenti di dette task force, tutti si accomunano nel mettere le mani avanti e prendere tempo in attesa “dell’arrivo dei dati”. Ma quali dati? Forse quelli che garantiscano loro l’ombrello della impunità personale, nel momento in cui, bene o male, le cose saranno decise e giungerà il giorno del redde rationem? Assistiamo impotenti alle dichiarazioni degli stessi “espertoni” che spiegano meccanismi, definiti salvifici, che prevedono addirittura il tracciamento satellitare di tutti noi, con l’utilizzo di quelle applicazioni informatiche che, fino a ieri, condannavamo unanimemente se introdotte da Apple o Google e che oggi vorrebbero propinarci come conseguenza della fine degli arresti domiciliari. Fino a due mesi fa la privacy era il sommo bene da tutelare ed oggi una scemenza senz’importanza. Ma si rendono conto, oltretutto, che non siamo nemmeno in grado di tracciare efficacemente i soggetti sottoposti al braccialetto elettronico (e sono poche centinaia) in quanto sottoposti a misure di vigilanza penale?

Se non fosse drammatico, verrebbe da ridere considerando che proprio i pretesi paladini delle libertà individuali, quegli esponenti della sinistra che hanno fatto della tutela della privacy una bandiera, facendo persino rimuovere dai documenti d’identità l’indicazione del nostro stato civile, vogliono adesso seguire ogni nostro spostamento, alla faccia del dettato costituzionale, ed imporci precetti giuridici inesistenti quanto inaccettabili. Quali? Il più bestiale è dire: “o installi – volontariamente – l’app immuni oppure non esci di casa nemmeno dopo la riapertura dei cancelli”. Soluzioni tanto gravemente lesive dei diritti fondamentali degli italiani non se ne vedevano da tantissimi anni, e non erano propriamente anni che questi ineffabili governanti abbiano scelto ad esempio e vogliano riportare in auge, se non ricordo male.

Ma le task force, già da sole, bastano ed avanzano a certificare, con tanto di Dpcm, la totale inadeguatezza di chi ci governa. Non esistono  forse già gli stessi ministeri a doversi occupare della regolamentazione particolareggiata delle disposizioni del ministro? Non abbiamo già enti specifici, e persino dotati di facoltà legislativa, come il Dipartimento della Protezione civile, a regolamentare nello specifico l’applicazione delle misure di tutela della pubblica incolumità? Non bastavano, evidentemente, ed al capo Dipartimento hanno dovuto affiancare un super commissario e – poteva mancare? – una apposita task force supra-dipartimentale. Siamo alla follia, all’inarrestabile autoproduzione di strutture burocratiche che si sovrappongono tra loro, il tutto in assenza assoluta del minimo avvallo parlamentare. Altro che colpo di stato, altro che uomo solo al comando! Ma almeno fosse uno solo, l’uomo al comando! Rimosso quello, all’ennesima cavolata commessa, si sarebbe risolto il problema. Avete idea di quanto tempo ci vorrà per toglierci dai piedi i super esperti? E con quali mezzi farlo, dato che, almeno ufficialmente non percepiscono un centesimo per la loro opera, non hanno prestato alcun giuramento (e ricordo che in Italia giurano persino i netturbini) e, nello specifico, non hanno un programma pubblico ed una serie di obiettivi altrettanto pubblici o, quantomeno, conoscibili, da perseguire? Il vero colpo di stato, se proprio vogliamo cercarne uno, è già stato messo in atto da un po’, avendo posto il Parlamento in posizione di assoluta ininfluenza ed avendo completamente stravolto l’organigramma statale di gestione della pubblica difesa. Uno strano e malsano mix di desiderio di protagonismo da una parte e di altrettanto agognata impunità personale, nel caso le cose si mettessero al peggio, contraddistingue i nostri attuali comandanti, quelli che dovrebbero essere sul ponte della nave che ci porti al sicuro dal fortunale, che, tuttavia, assomigliano sempre più al poco coraggioso capitano della nave malamente incagliata a pochi metri dalla riva. Come cambiano le cose entrando in politica e, magari in maggioranza, lo saprà certamente l’ex ufficiale del “torni a bordo, cazzo!”, amaramente constatando, glielo auguro, che la fama dell’eroe a volte passa in fretta, soprattutto quando si scelga di continuare il viaggio su altra nave, con compagni ancor meno coraggiosi del povero capitano di Sorrento, marinai di bassa forza che, non avendo mai minimamente immaginato di doversi confrontare con immensi problemi reali, non sanno far di meglio che delegare ad altri (si spera meno sprovveduti) come portare a casa la pelle. Perché, sia detto per inciso, possiamo nutrire umana comprensione per chi si sia trovato, da un giorno all’altro, a dover fronteggiare questa immensa buriana con pochissimi mezzi, e penso ai tanti “nuovi eroi” di oggi, ai quali auguro che nessuna Procura della Repubblica venga in mente di andare a cercare colpe che non hanno assolutamente, poveracci. Noi facciamo presto a dare una botta di “eroe” a chi non abbiamo messo in condizione di operare senza dover dimostrare eroismo, perché questo dovrebbe essere, salvo poi farlo diventare un fannullone o incapace poco dopo, a piacimento del politico scarica-barile di turno e di una magistratura non sempre all’altezza. Medici ed infermieri senza nemmeno le mascherine messi caoticamente a contatto con decine di pazienti positivi al virus? Tutti eroi, e se muoiono facciamo una bella fiaccolata e siamo a posto.

A nessuno dei tanti componenti delle troppe task force, la maggior parte dei quali boiardi di stato o imprenditori d’assalto, verrà certamente in mente la soluzione perfetta, semplicemente perché non esiste. Andrà a finire, nella sostanza, come nessuno riuscirà ad impedire che vada, e la bastonata formidabile che questa crisi assesterà all’economia, che purtroppo è fatta assai più di rispettabili famiglie di gente che lavora e assai meno di poco rispettabile spread, ce la porteremo addosso per chissà quanto tempo. Ma una cosa, una sola, vorrei consigliare a quelli che se la facevano addosso dalla gioia per tante belle facce nuove, per l’onestah, per gli apritori del Parlamento come fosse una scatoletta di sardine (queste ultime, nel frattempo, divorate dai pescecani). Adesso le facce nuove, i giovani, gli onestih, li avete sul ponte di comando (oddio, un po’ affollato) e quindi siate fiduciosi e tranquilli. Magari il braccialetto elettronico sarà solo l’inizio e la vostra dignità continuerà ad essere offesa da un imbecille che multa il vecchietto per tre bottiglie di vino nella borsa, ma questi formidabili nuovi politici, alla peggio, nomineranno sempre nuove task force, secondo la bisogna. E il Parlamento? Più che aprirlo come una scatoletta, è stato ingloriosamente messo nel cesso. Ma andrà tutto bene.

Roberto Ezio Pozzo, 25 Apr 2020, qui.

E concludo con lo sfacelo della democrazia.

Quel virus illiberale che ha colpito la democrazia

Come credevamo di essere immuni, così riteniamo di essere democratici per natura. Si tratta di due errori grossolani. Il virus, che immaginavamo dall’altra parte del mondo, è arrivato e ha messo in crisi il nostro servizio sanitario. Il governo, a sua volta, ha trasformato una chiara difficoltà sanitaria in una crisi istituzionale adottando provvedimenti illiberali che hanno impoverito il Paese sia economicamente sia moralmente. Fare ora la storia di come si sia giunti fin qui serve, forse, a poco. Invece, ciò che è utile tener presente è che da questa situazione data – illibertà e povertà – non si trova e si fatica a rintracciare una celere via d’uscita, mentre lo stesso governo è tenuto a galla dall’emergenza. Le forze pauperiste – il M5S e ampi spezzoni della sinistra – ostacolano la ripresa delle attività spingendo così l’Italia verso la trasformazione nel Venezuela del Mediterraneo che guarda a Oriente. L’opposizione, purtroppo, non è migliore del governo e non ha capito che niente è come prima, ragion per cui vanno ripensati sovranismo, europeismo ed antieuropeismo. C’è bisogno di un fronte liberale e occidentale che capisca che in gioco c’è molto ma molto di più della salute: in gioco ci sono la libertà individuale e il destino della ex democrazia italiana.

Il Covid-19 non è la causa della crisi. L’epidemia è l’occasione che ha accelerato lo sfarinamento nazionale ma lo sfarinamento era già in atto da molto tempo. Il Coronavirus non si è abbattuto su un Paese di sana e robusta costituzione ma su una democrazia che già era fragile di suo e non ha trovato di meglio da fare che abolire la Costituzione. L’epidemia contagiando lo stesso corpo istituzionale ha messo in luce quanto si intuiva ma non si aveva il coraggio di confessare a sé stessi: l’Italia è stata per mezzo secolo una democrazia non per sua virtù ma soltanto grazie al contesto internazionale e al ruolo che le veniva concesso di recitare. Mutato lo scenario internazionale ecco venir fuori tutta la debolezza della democrazia italiana, tanto sul piano politico-istituzionale quanto (ed è inevitabile) sul piano culturale.

Le scuole o culture politiche che hanno caratterizzato la vita civile italiana dal dopoguerra alla fine del comunismo e oltre sono state i due grandi partiti di massa: la Dc e il Pci. Ma nessuno dei due era realmente ispirato da una cultura democratica. Al contrario, il loro obiettivo era quello di impossessarsi della macchina statale per piegarla agli interessi del proprio blocco sociale. La concezione che l’anima comunista e l’anima cattolica avevano dello Stato era quella di uno Stato-partito o di uno Stato-chiesa ossia una istituzione salvifica in cui gli italiani in genere potevano identificarsi per essere governati ed accuditi dalla nascita alla morte all’insegna del paternalismo e del primato della sicurezza come facoltà di badare ai propri interessi mettendo in conto i debiti allo Stato. Le forze laiche – la cosiddetta terza forza, i liberali, i repubblicani, i socialdemocratici, il tardo socialismo di Craxi – hanno inciso per come hanno potuto e la loro influenza culturale in alcuni momenti, si pensi alla stessa genesi della Costituzione, è stata anche superiore alle loro forze e alle legittime attese. La democrazia italiana è stata a tutti gli effetti il risultato della divisione del mondo con gli accordi di Yalta.

Stando così le cose non è possibile meravigliarsi – lo dico prima di tutto a me stesso – se oggi la vecchia, stanca e stantia democrazia del passato si è rapidamente trasformata in una democrazia dittatoriale o in un regime dispotico in cui tutte ma proprio tutte le libertà civili sono state sospese con un banale comunicato (televisivo), esattamente come avviene nella classica tecnica del colpo di Stato descritta a suo tempo da Malaparte (un altro arci-italiano che della democrazia, tutto sommato, non sapeva che farsene ma che sapeva pur sempre guardare in faccia la realtà e non temeva la verità come, invece, ne hanno paura i suoi e miei connazionali). C’era da aspettarselo da un Paese in cui la cultura politica non è mai uscita dal dibattito strumentale intorno all’ombelico del fascismo e dell’antifascismo senza riuscire mai a uscire e riveder le stelle di una libertà che costa doveri e fatica perché mette in scacco l’idea schiavistica dei totalitarismi novecenteschi che or ora ritornano sotto altra natura.

Come andrà a finire? Pensare di ritornare alla situazione precedente è ingenuo. La libertà una volta accantonata non si riapre come se fosse un ombrellone. Gli italiani, del resto, si sono rifugiati sotto l’ombrellone statale con il convincimento che garantisca l’ombra della sicurezza, anche mettendo in conto l’impoverimento sociale, già visibile a occhio nudo nelle strade deserte e depresse, e un governo assoluto che grava sul corpo e sull’anima per chi ce l’ha. Così avanza l’antica arte della dissimulazione onesta e persino le amicizie e le antiche abitudini cambiano sapore.

Giancristiano Desiderio, 23 aprile 2020, qui.

E a proposito del 25 aprile, più sopra evocato
bologna-rimini
E torno a ripetermi: dobbiamo ribellarci. Con la scusa di salvarci dal virus ci fanno morire di fame, di altre malattie che non saremo più in grado di curare, e infine di qualunque abuso il delirio di onnipotenza di questa gente abbia voglia di suggerire.

barbara