MADRE DEL RISO

Hai presente quando cominci a leggere un libro e dici bello, questo lo metto nel blog, e poi più vai avanti a leggere e più ti rendi conto che è talmente bello che non sai che cosa dire, non sai da dove cominciare a raccontarlo, ad esprimerlo, a rappresentarlo? Ecco, questo è uno di quei libri. Possiamo dire che è un romanzo corale? Sì, forse possiamo dirlo: di quelli in cui ogni persona racconta il suo pezzetto di storia, dalla sua prospettiva, con il suo punto di vista, mettendoci la sua sensibilità, e però non è un romanzo corale come gli altri romanzi corali, perché i racconti si snodano attraverso le generazioni, e ad un certo punto ti accorgi che c’è un “tu” a cui il racconto si rivolge, e poi questo “tu” cambia e solo verso la fine riesci ad avere in mano il bandolo della matassa e tutte le tessere del mosaico. E nel frattempo sono passati davanti ai tuoi occhi il dolore e la miseria e l’amore e l’inganno e il coraggio e la vigliaccheria e la terribile, sanguinaria occupazione giapponese e la realtà e la magia e la vita e la morte e la speranza e la disperazione e la memoria e l’oblio e poi di nuovo la memoria oltre l’oblio e il compito della memoria affidato a chi di oblio e nell’oblio sta vivendo… E insomma, tu lo devi leggere, non c’è niente da fare.

Rani Manicka, Madre del riso, Oscar Mondadori
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GLI ARRESI

I sommersi, avrebbe forse detto qualcuno: coloro su cui troppo si è accanita la vita, fino a stroncarne ogni residua energia, ogni residua resistenza, ogni residua capacità di continuare a combattere. Coloro che troppo hanno dovuto lottare, e alla fine non ce l’hanno più fatta. Sullo sfondo, una guerra di cui, a differenza di altre, non si parla praticamente mai: quella di Korea (qui, per chi desiderasse informarsi); una guerra, come tutte le guerre, col suo carico di orrori – e il prezzo più alto finiscono sempre per pagarlo i più innocenti. E sullo sfondo dello sfondo un’altra vicenda di  cui troppo poco si parla: la presenza giapponese in Cina, le efferatezze e le crudeltà oltre ogni limite immaginabile imposte alla popolazione (se ne era dato qualche cenno qui). E la vita che dopo, dopo ciò che è stato fatto e ciò che è stato subito, dopo ciò che è stato impedito e ciò che non è stato possibile impedire, dopo che si è sbagliato e se ne è pagato il prezzo – e forse il prezzo era troppo alto, ma non siamo mai noi ad avere voce in capitolo, quando si tratta di stabilire i prezzi – la vita, dicevo, che dopo si continua a vivere, non si sa se davvero meriti di essere chiamata vita. E tuttavia bisogna viverla fino in fondo, fino al resoconto finale, quando tutti i nodi verranno al pettine e si sarà costretti, quantomeno, a guardarli in faccia.
L’ho comprato per sbaglio, questo libro, per via di una serie di malintesi, e scelto a caso. E mai caso e sbaglio sono stati più fortunati, perché è un libro bellissimo, da assaporare pagina per pagina, riga per riga, parola per parola, sillaba per sillaba. Tragedia per tragedia e riscatto per riscatto.

Chang-Rae Lee, Gli arresi, Mondadori
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