DALLA VOSTRA INVIATA SPECIALE A GINEVRA

Eravamo tanti. Eravamo belli. Eravamo variopinti (in tutti i sensi). Eravamo emozionati e commossi. Eravamo felici di essere lì, a testimoniare, con la nostra presenza, in favore della verità e della giustizia: in favore di Israele (e possiamo aggiungere, con orgoglio, che noi dall’Italia eravamo circa la metà di tutti i presenti).
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Dal palco hanno parlato (brevemente, perché tutti coloro che sono intervenuti lo hanno fanno per portare la propria testimonianza e il proprio contributo, non per sbrodolarsi addosso e farsi pubblicità), vari personaggi, fra i quali voglio ricordare lui,
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il colonnello Richard Kemp, che ci ha ricordato una verità tanto ovvia ed evidente quanto volutamente ignorata: quelli di Hamas sono criminali, sono assassini, sono terroristi, ma non sono scemi; Hamas non pensa minimamente di poter, con le proprie azioni, non dico distruggere, ma neppure indebolire Israele. L’obiettivo dei suoi missili, dei suoi attentati, dei suoi tunnel è quello, non meramente tattico bensì strategico, di costringere Israele a reagire e, inevitabilmente, visti i metodi messi in atto da Hamas stesso, uccidere civili palestinesi; fatto questo, a indebolire Israele provvederà poi il mondo intero, come sta effettivamente facendo, Onu in testa.
E ha parlato lei,
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Adela Raemer, madre e nonna che vive al confine con Gaza, e ha cercato di far capire a noi che viviamo sicuri nelle nostre tiepide case, che cosa significhi vivere, e soprattutto far vivere i bambini, in quelle condizioni, subire un quotidiano bombardamento di missili, con pochissimi secondi per scappare nei rifugi, e non sempre quei pochi secondi sono sufficienti (e forse, grazie ai due panzer d’assalto di Over the Rainbow di Torino e Milano, Emanuel Segre Amar ed Eyal Mizrahi, dopo i moadim di settembre riusciremo ad averla anche in Italia, nelle due città in questione).
Ed è venuto anche lui,
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che tanto per cominciare ci ha fatto ammirare il suo splendido inglese, decisamente lontano da quello che altri personaggi nostrani ci avevano a suo tempo propinato. E poi… cosa faccio, lo dico? O forse è meglio che lasci perdere… Vabbè dai, lo dico: quando ha parlato lui ho pianto, ecco. Ma proprio pianto per bene. E non solo io. Sentire, con quella sua parlata sanguigna, “perché Israele è un atto d’amore nella forma nazionale che ha assunto nella  storia e della sua legittimazione politica e costituzionale. Israele è un atto d’amore verso la gioia di vivere e verso il futuro ed un atto di sopravvivenza all’interno di una grande tradizione…” Israele è un atto d’amore: ecco, in queste poche, apparentemente semplici parole, c’è tutta l’essenza di Israele, ed è per questo che ci toccano le nostre corde più profonde.
E qui è quando tutti insieme, alla fine, loro
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e noi,
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abbiamo cantato HaTikvah.

Poi, a margine di tutto questo, è anche successa una cosa un tantino spiacevole, ma qui non se ne parlerà, perché i panni sporchi, dopotutto, si lavano in casa.
E poi è anche successo che a Ivrea uno degli autobus provenienti da Milano è dovuto uscire dall’autostrada per entrare nell’adiacente parcheggio a raccattare su diciannove partecipanti torinesi perché il signore e padrone di Italia-Israele di Torino si è rifiutato di far salire sui “suoi” autobus quelli di Over the Rainbow (perché dopotutto c’è un limite alla quantità di sporcizia che si può essere disposti a tenere nascosta in casa).

E questa è la vostra inviata speciale, per l’occasione ribattezzata “Titti”,
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e questa è sempre lei,
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la suddetta inviata speciale, insieme a un’amica preziosa e sollecita (soprattutto per la mia stramaledetta sciatica che, per quanto imbottita di cortisone e antidolorifici, è stata un’autentica tortura per tutta la giornata. Ma tanto siamo giovani e forti e prima o poi ci riprenderemo)

NOTA: tutte le foto sono di Maurizio Turchet.

barbara

AGGIORNAMENTO: per una migliore documentazione, qui.

E LA SETTIMANA PROSSIMA TUTTI A GINEVRA!

Il 29 giugno teniamoci liberi, c’è da difendere Israele. A Ginevra

ANTEFATTO:

COMMISSIONE “SCHABAS”
È una commissione istituita dal Consiglio per i diritti umani delle Nazioni Unite, con sede a Ginevra, ed è chiamata così dal nome della persona a cui era stata affidata la conduzione della commissione: il giurista canadese William Schabas.
La Commissione aveva già tutte le premesse per diventare una nuova “Commissione Goldstone” (la commissione che “indagò” sui “crimini” commessi da Israele durante l’operazione a Gaza “Piombo Fuso” a cavallo fra 2008 e 2009).
Questa commissione, invece, è stata incaricata di “indagare” sui “crimini” commessi da Israele durante l’operazione a Gaza “Margine di Protezione” dell’estate 2014. Una commissione creata ad hoc su pressione della solita maggioranza automatica anti-israeliana al Consiglio per i diritti umani delle Nazioni Unite, con delle tesi e dei verdetti già scritti e precostituiti, in cerca solo di legittimarli internazionalmente sotto la veste di “report” di una commissione d’inchiesta.
Solo che Goldstone aspettò molto tempo dopo l’uscita del rapporto da lui firmato, per “disconoscerlo” e ammettere che non era stato obiettivo e neutrale. Schabas, invece, si è dimesso ancora prima di iniziare, lo scorso febbraio, per delle accuse di parzialità (a sfavore di Israele, ovviamente) nei suoi confronti, dopo le notizie emerse su alcune sue passate consulenze (quindi a pagamento) per conto dell’OLP!
Lo Stato d’Israele ha deciso di non partecipare ai lavori della Commissione, proprio per la sua palese parzialità e per le sue conclusioni già precostituite; di contro ha condotto nei mesi scorsi indagini e inchieste interne autonome, pubblicando, alla fine, risultati e conclusioni che portano alla luce i veri crimini commessi invece da Hamas.
Ovviamente, la Commissione d’inchiesta dell’ONU è andata avanti lo stesso, anche senza Schabas, e adesso, a fine mese, sarà presentato il suo rapporto finale, a Ginevra, alla sede del Consiglio per i diritti umani dell’ONU.

INIZIATIVA:

Si sta organizzando una manifestazione di sostegno a favore di Israele, per quel giorno, il 29 giugno prossimo, davanti alla sede del Consiglio per i diritti umani dell’ONU a Ginevra.
Vari gruppi si stanno organizzando già localmente, in Svizzera, e si sta verificando la possibilità di organizzare anche dei gruppi di sostenitori provenienti dalle regioni limitrofe di Francia e Italia.
Vi saranno due punti di partenza per l’Italia: Torino e Milano. La manifestazione è prevista a Ginevra per le ore 11.00 in tarda mattinata. La partenza da Milano e Torino, in pullman, è prevista intorno alle ore 8:00 di mattina. Il rientro in Italia è previsto in giornata stessa, dopo la conclusione della manifestazione.
Le spese di viaggio con il pullman da Milano e Torino (andata e ritorno) sono coperte. Sarà fornito anche un pranzo al sacco.

PER PRENOTAZIONI GRATUITE SUI PULLMAN DA MILANO: SCRIVERE A eyal-m@amicidisraele.org LASCIANDO IL PROPRIO NUMERO DI CELLULARE.

PER PRENOTAZIONI GRATUITE SUI PULLMAN DA TORINO: SCRIVERE A segreamar@gmail.com LASCIANDO IL PROPRIO NUMERO DI CELLULARE.

Eyal Mizrahi – Presidente ADI e responsabile del movimento sionista Over The Rainbow Italy

Per quei quattro gatti che ancora non fossero stati raggiunti dall’informazione. Io, naturalmente, ci sarò.

barbara

E DOPO UN ATTIMO DI TREGUA

Dopo il doveroso attimo di tregua (ogni tanto bisogna pur tirare il fiato) torniamo a calarci nella drammatica realtà dei nostri giorni: sto parlando della tragedia che si è consumata a Ginevra, per commentare la quale penso che la cosa migliore sia cedere la parola a Ugo Volli.

Finalmente siamo arrivati a Monaco
Cartoline da Eurabia, di Ugo Volli

Cari amici,
ve lo avevo annunciato con un paio di settimane di anticipo per via dell’imprevisto intervento francese, ma stavolta, con la firma degli accordi di Ginevra, l’Impero americano è veramente morto. Dopo aver tentato di “guidare da dietro” la guerra alla Libia, col risultato che si è visto, la dissoluzione del paese in parti tribali e la reintroduzione della Shari’a; dopo essersi ritirato precocemente dall’Iraq, con un identico risultato e in più l’egemonia iraniana; dopo aver tentato di instaurare un regime islamista in Egitto e regalato alla concorrenza russa, ora l’Egitto tornato su una strada di laicità (non ditemi che c’entra la democrazia, perché le elezioni che hanno eletto Morsi erano chiaramente taroccate); dopo aver fatto giravolte infinite sulla Siria minacciando un intervento, poi riducendolo a “piccolissimo”, infine cedendo alla Russia, grande protettrice di Siria e Iran; adesso Obama cede su una politica trentennale di contenimento e lascia agli ayatollah mano libera in Medio Oriente.  Il risultato sarà un Iran economicamente ricco, senza più vincoli nel procurarsi le armi, in condizione di produrre la bomba atomica in tre settimane, per nulla pacificato nei confronti di Israele.
Un disastro: l’8 settembre americano. Tutti a casa, ma non la fine della guerra, bensì il suo inizio.
Quando cadono gli imperi, o si suicidano, come in questo caso, non succede un’idilliaca libertà generale, ma la legge della jungla. Tutti si armano (in questo caso tutti in Medio Oriente si forniranno di un armamento nucleare) e ciascuno combatte per sé.
Lasciatemi spiegare il punto fondamentale, che i giornali non hanno mai raccontato, tutti intenti a cantare le lodi della pace raggiunta, come facevano in Inghilterra nei confronti di Chamberlain che tornava da Monaco con un accordo in cui cedeva a Hitler la Cecoslovacchia.
Il punto è l’arricchimento dell’uranio. Dovete sapere che l’Uranio si presenta in natura in diversi isotopi, cioè sostanze che hanno le stesse proprietà chimiche, ma diversi comportamenti fisici. L’isotopo di peso atomico 238 è il 99% ed è fisicamente inerte. Quello di peso atomico 235 è radioattivo, cioè tende a spaccarsi spontaneamente emettendo neutroni ed energia.
Anche se è colpito da un neutrone, un atomo 235 si scinde. È dunque possibile un processo a catena, che dipende dalla massa del materiale e dalla percentuale di presenza dell’isotopo 235. Le centrali nucleari tradizionali funzionano con qualche tonnellata di uranio, in cui la presenza del 235 è arricchita al 2 o 3 %, “moderata” da acqua e grafite; dal 20% in poi vi sono le condizioni perché il processo diventi esplosivo, ma con l’arricchimento al 90% bastano 50 chilogrammi per una bomba atomica, che viene fatta brillare con dell’esplosivo tutto attorno che la fa implodere e concentrare abbastanza perché il processo porti all’esplosione nucleare che conosciamo.
Vedete che il processo di arricchimento è decisivo; esso si compie di solito con delle centrifughe che separano gli isotopi in base al loro peso. Dato che la separazione è proporzionale, la parte difficile è portare la concentrazione al 20%, l’arricchimento ulteriore è facile e veloce. Non vi sono praticamente  usi civili per l’uranio arricchito oltre il 3%.
L’Iran afferma il suo diritto ad arricchire l’uranio quanto vuole (il che significa armarsi di bombe atomiche). Il trattato gli impone di arrestare l’arricchimento, ma non di smantellare le sue 18.000 centrifughe, solo di fermarle.
Si è calcolato che rispetto alla massa di uranio arricchito che dichiara, bastano 3 settimane per avere la quantità di materiale fissile necessario per una bomba. Questo senza contare i siti clandestini che continuano a essere scoperti (e chissà quanti ce ne sono).
In sostanza le sanzioni vengono tolte in cambio di una sospensione ovviamente reversibile, alla soglia della bomba atomica, raggiungibile in pochissimo tempo una volta che la comunità internazionale abbia altro da fare. Un accordo di sospensione del genere fu fatto nel 2004 con la Corea del Nord, e dopo tre anni i coreani fecero esplodere la loro prima atomica. A modo loro, del resto, gli ayatollah sono onesti: sono passati appena un paio di giorni dacché il vero capo dell’Iran (che non è il bravo attore comico Rohani, ma la “guida suprema” che in tedesco si traduce Führer), ha detto che Israele è un “cane rabbioso” destinato a essere soppresso).
Chiaro, no, che cosa vogliono farsene del loro uranio arricchito? Pur di andarsene a casa, l’America di Obama ha fatto agli ayatollah un “incredibile regalo di Natale“, come ha detto Netanyahu e in sostanza ha certificato la propria uscita dal Medio Oriente, e con ciò la fine del “secolo americano”. Obama stesso aveva dichiarato questo programma all’Onu a settembre, con un discorso in cui annunciava al mondo il suo bye-bye. Senza essere complottisti e pensare che queste scelte derivino da un’appartenenza islamica su cui spesso si è parlato , è chiaro che vi è una base ideologica per lo smantellamento dell’Occidente (che da un secolo è il nome collettivo degli alleati dell’impero americano).
Di fine dell’impero parlano con soddisfazione da tempo gli intellettuali della sinistra americana e lo scenario è spesso stato analizzato nel dettaglio. Ora siamo arrivati alla sua certificazione ufficiale. Non rallegriamoci però noi europei. Perché la nostra pace durata quasi settant’anni è stata garantita dall’ombrello americano che per noi ha, per esempio, contenuto le pretese russe e ha reso impossibile una guerra fra gli alleati. Ora l’ombrello non c’è più e la pioggia farà presto a raggiungerci.
Da Sudest, dove l’aggressività islamica non si fermerà certo più alla lenta invasione degli immigrati; e da Est, dove la Russia è impaziente di riconquistare il suo impero continentale. A questa svolta è assai più preparato Israele, che sa da sempre di doversi difendere, di un’Europa che si sogna accogliente e disarmata.
Meno di un anno dopo gli accordi di Monaco, quando un trionfante Chamberlain fu acclamato per aver ceduto a Hitler, scoppiava la seconda guerra mondiale. Che il cielo non voglia che anche a noi sia riservata la stessa sorte. (Ugo Volli su Informazione Corretta; qui qualche altro importante dettaglio)

Il Patto di Monaco, di 75 anni fa, ha aperto la porta alla seconda guerra mondiale, che è costata oltre settanta milioni di morti. E non c’era, allora, la bomba atomica (la somma dei morti di Hiroshima e Nagasaki rappresenta lo 0,2% del totale dei morti a causa della guerra): il solo pensare alle possibili conseguenze di questa nuova capitolazione, mette i brividi (io, personalmente, sono terrorizzata). Sembra, per fortuna, che Israele non sia del tutto sola a fronteggiare l’apocalisse che si avvicina, ma questo non basta certo a farci dormire sonni tranquilli.

NB per i lettori: se per caso coltivaste la bizzarra idea che difendersi dall’annientamento sia un diritto, se per caso foste dell’assurda opinione che uno stato abbia il dovere di difendere i propri cittadini, se per caso foste così folli da pensare che sia giusto cercare di restare vivi, ebbene, signori, VOI SIETE NAZISTI, sappiàtelo (nei commenti alla fine del blogroll).
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barbara