Perché se una persona è una merda, non è che smetta di esserlo solo perché ha raccontato di avere un cancro in fase terminale: anche nel caso che la cosa sia vera, sempre una merda resta. Se poi invece di prepararsi a congedarsi dalla vita nel modo migliore sceglie di usare il tempo che le resta per continuare a diffondere l’odio di cui la sua vita si è nutrita, allora è una merda al cubo. E Giorgia Meloni, nella circostanza in questione, ha mostrato a tutti la differenza fra la merda e l’oro. E se mi mettessi a dire, come tanti stanno facendo, che sì però insomma umanamente, nonostante quello che è e quello che fa, non può non dispiacermi perché eccetera eccetera, beh, quella sarebbe una suprema ipocrisia: qualità che, fra le mie numerose virtù, per il momento ancora non trova posto.
Termovalorizzatore di Roma? “Sono stata eletta da un mese” “Ereditiamo scelte già fatte”. Ma se ne faranno altri inceneritori? “Mi impegnerò nel confronto con i nostri amministratori”. Ucraina, Putin va fermato, fiaccato e spinto alla pace attraverso gli aiuti militari? “Ho ribadito appoggio all’ambasciatore ucraino”. È giusto aumentare le spese militari per contribuire alla difesa Nato? “Sono perplessa e più favorevole a politiche di difesa europea”. (*) Farà una battaglia a favore della maternità surrogata? “Io sono favorevole, ma ascolto anche chi è contrario”. L’orsa Jj4 va abbattuta? “Sono molto attenta al tema del benessere animale, saranno le autorità a decidere”. Ma lei che ne pensa? “Non ho letto la sentenza del Tar”.
Come possiamo vedere (e sentire) l’esultanza per l’arrivo di una leader degna di questo nome di sinistra da opporre validamente alla leader di destra, era pienamente giustificata.
Giusto per fare mente locale:
E a proposito di confronto:
Niente, così, giusto per cazzeggiare un po’.
Mi viene poi da ricordare che i miei coetanei comunisti 50 anni fa portavano avanti un certo tipo di discorso praticamente cazzo cioè al limite nella misura in cui. Ho passato mezzo secolo a sbertucciarli (anche se all’epoca ero comunista anch’io) ma a questo punto, ascoltando la loro nipotina, mi tocca rivalutarli.
“poi lo scafista non é altro che un migrante anche lui che sa pilotare una barca; qualcuno che si mette alla guida e non un negriero.”
“ti pare che un negriero trafficante di persone di metta su una barca pericolante in mezzo al mare, a rischio della vita, assieme ai poveri disgraziati su cui ha lucrato? A questa minima considerazione Meloni e tutti i melonari non c’arrivano?”
“ma qual é la prova del loro crimine? rischiano la vita come gli altri. Certamente non sono loro che lucrano il bottino grosso. Evitano le forze dell’ordine come tutti gli altri clandestini ed emigrano clandestinamente come gli altri. Naturalmente ci guadagnano anche e questo é un reato. I clandestini però non li fermi dando 30 anni allo scafista di turno anche se indubbiamente potrebbe fare da deterrente una grossa pena detentiva.”
Poi qualcuno fa notare che gli scafisti, una volta arrivati a destinazione, non sbarcano insieme ai clandestini da loro portati, bensì tornano indietro a fare un altro carico e poi un altro e un altro e un altro… E naturalmente la testa di cazzo non ha risposto. D’altra parte fin dalla prima riga del primo commento che ho letto di lui, diversi anni fa, mi è stato chiaro che è una testa di cazzo, e ogni altro successivo commento, su qualunque tema, ha continuato a confermarmi quale mastodontica testa di cazzo sia questo individuo.. Ma la risposta migliore gliela danno i clandestini sopravvissuti.
Naufragio migranti, testimone ribalta tutto: “Gli scafisti lo vietavano”
Le dichiarazioni del sopravvissuto alla tragedia di Cutro: “Ho cercato di bloccare gli scafisti prima che scappassero dal barcone”
Mentre, nell’arco delle ultime 48 ore, la Guardia Costiera ha salvato le vite di oltre 1.200 migranti nelle acque del Mar Mediterraneo, prosegue la ricostruzione della tragedia di Cutro. Se, fin da subito, l’opposizione ha puntato il dito contro il governo e la Guardia Costiera, colpevoli di aver ritardato le attività di immediato soccorso, sono le dichiarazioni di alcuni sopravvissuti ad inchiodare quell’ala politica, insieme ad una larga fetta di mainstream, che ha cercato di imputare i morti alle responsabilità di Giorgia Meloni. Dopo la ricostruzione di Quarta Repubblica, che già a tempo debito aveva mostrato come gli scafisti, in prossimità della costa crotonese, decisero di non raggiungere terra ed anzi cambiare rotta per il rischio di essere arrestati [sì, manca la proposizione principale (oltre al fatto che “a tempo debito” vuol dire tutta un’altra cosa): il “giornalista” è il giovane protetto analfabeta di Nicola Porro, il quale ogni volta che faccio l’elenco delle castronerie che ha scritto, mi cancella il commento. E tanta sollecitudine nel proteggerlo – e il fatto stesso di far scrivere un simile analfabeta – quasi quasi mi induce a pensare male]. Ora, è la giornalista di Adnkronos, Elvira Terranova, ad aver raccolto nuove dichiarazioni dei migranti sopravvissuti. “Gli scafisti impedivano ai migranti, che gridavano per la paura sul barcone in balia delle onde, a pochi chilometri dalle coste di Crotone, di lanciare l’allarme per paura di essere arrestati. Poi, in piena notte, lo schianto sulla secca. E la fuga degli scafisti. Un testimone racconta di avere tentato di bloccarli, senza riuscirci”, afferma la giornalista dell’agenzia. Ciò vuol dire che, a viaggio ormai terminato, quelle 79 vite spezzate non ci sarebbero state se – appunto – gli scafisti avessero seguito il “protocollo” [gli scafisti seguono un protocollo?], ovvero raggiungendo le coste del crotonese per far sbarcare i migranti a bordo. Ma il racconto non si ferma qui. Nei cinque nuovi verbali, visionati dall’Adnkronos, trasmessi alla Procura di Crotone, che coordina l’inchiesta, si rileva come i trafficanti avessero spento il motore dell’imbarcazione, senza navigare verso territorio italiano. Alle continue richieste dei migranti a bordo, gli scafisti non rispondevano e non chiamavano i soccorsi. Anzi, erano dotati di sistema elettronico che bloccava le linee telefoniche. “Nella notte tra il 25 e il 26 febbraio la barca ha cambiato più volte la velocità di navigazione, alcune volte accelerava, poi si fermava. A un certo punto, ho visto delle luci provenienti dalla spiaggia, in quel momento la barca stava navigando ad alta velocità, per poi virare repentinamente. Subito dopo questa manovra, l’imbarcazione si capovolgeva spezzandosi e imbarcando acqua“. Al momento dei segnali provenienti dalla spiaggia, gli scafisti si erano già allontanati dall’imbarcazione con un gommone [? A bordo del barcone c’era un gommone?]. E ancora: “Dopo cinque giorni di navigazione – dice un altro sopravvissuto a verbale – sapevamo di essere in prossimità delle coste italiane, quando ho sentito un forte rumore, e da una falla nello scafo abbiamo cominciato a imbarcare acqua. Il livello di acqua sottocoperta è salito molto rapidamente, generando il caos”. Ad oggi, sono quattro gli scafisti arrestati, tra cui si riviene [riviene? Ovviamente intendeva dire rinviene, ma anche quello ha tutt’altro significato] un minorenne. Ma è possibile che ce ne fossero altri a bordo, come dimostrano le confessioni dei migranti sopravvissuti, i quali hanno cercato di bloccare e catturare i trafficanti di esseri umani sul barcone. “Quando gli scafisti hanno sentito che chiedevamo aiuto, hanno cercato di fuggire. Io ho provato a bloccarli – racconta un altro testimone – e in particolare ho cercato di fermare un turco, ma questi mi ha strattonato e si è tuffato in acqua. Ho provato la stessa cosa con l’altro turco, ma è riuscito a spingermi tuffandosi in acqua anche lui. I due turchi sono fuggiti a nuoto. Ho provato a bloccare anche il cittadino siriano, ma è sfuggito” [? Ma non erano fuggiti su un gommone?]. Un altro trafficante, invece, è riuscito a raggiungere le coste italiane, cercando di nascondersi in mezzo ai sopravvissuti, per poi essere riconosciuto dagli stessi migranti e segnalato alle Forze dell’Ordine. Matteo Milanesi, 13 marzo 2023, qui.
Poi, sempre a proposito di teste di cazzo, in un altro post relativo alle colpe attribuite al governo ho scritto questo commento
Ora finalmente sappiamo perché è affondato il Titanic e perché ci sono stati tutti quei morti: Meloni, dimettiti!
e queste sono le prime tre risposte che sono arrivate:
Al paese che non è mio si suol dire: all’asino che non vuol bere è inutile fischiare. Perciò : suicidati che è meglio x l’umanità
Cara Barbara 1 invece di parlare a vanvera informati leggi le carte e soprattutto le dichiarazioni dei superstiti di Cutro. Sai chi è l’avvocato che difende i superstiti? Il compagno della Serracchiani…..
E’ imbarazzante notare come certe persone non esitino a voler comunicare al mondo intero le proprie problematiche mentali. Forse spera nel riconoscimento di una qualche indennità per invalidità manifesta. Evidentemente, se il governo non è di sinistra, per questa tipa, dovrebbe far seguire da una motovedetta, per eventuali soccorsi, ogni natante, sia esso un piccolo gommone o una petroliera. Nel 2012 chiese forse le dimissioni di Monti per la Cosa Concordia? (situazione identica: manovra sbagliata e naufragio).
Poi finalmente è arrivata una persona alfabetizzata:
Scusate, ma l’ironia del commento di barbara 1 v’è sfuggita? Ha tirato in ballo il Titanic, forse doveva farvi scattare qualche campanello …
E poi c’è una cosa che non ho capito: al corteo di Cutro c’era questo signore qui:
Ve lo ricordate? È Mimmo Lucano, condannato meno di un anno e mezzo fa a 13 anni di carcere per tutti gli abusi da lui commessi nella cosiddetta accoglienza dei cosiddetti migranti: cosa ci fa in giro?
Aggiungo una cosa che non c’entra niente ma si tratta di una delle più mastodontiche teste di cazzo in circolazione, e in più cafone, arrogante, sbruffone e con la spiccata caratteristica di non lasciar parlare nessuno, perfino quasi peggio di Pannella, che però almeno non era volgare: parlo dell’ineffabile Parenzo
Secondo me ha fatto male Del Papa a interloquire con lui, ma devo anche riconoscere che riuscire a non rispondere per le rime a un simile rigurgito di fogna richiede doti ultraumane.
Il Capodanno Rai è il circo per un’Italia di pecore
La serata di San Silvestro targata servizio pubblico è la solita minestra riscaldata
Uno vede Amadeus ancora lì, sempre lì, a volte con moglie incorporata, li chiamavano i Civitillos, lo vede a Capodanno, dopo averlo appena visto nel giochino dei premi, in attesa di Sanremo, ma come fa? Ma dove la trova la forza? E si domanda con la testa fra le mani: ma come faccio io a pensare anno nuovo vita nuova? Uno sente Caro amico ti scrivo, ancora quella, sempre quella, son riusciti a farcela odiare, e pensa di buttar giù una lettera minatoria. Uno vede la serata di san Silvestro Rai e gli viene voglia di sovrapporla ad una qualsiasi delle ultime trenta, quaranta, tanto non si coglie differenza. A parte la lochescion, a lungo Matera, per ragioni di corridoi, adesso Perugia, “il cuore dell’Italia”, ma tanto l’Italia medievale la puoi confondere ad arte. Uno vede sempre quelli, ancora quelli, e pensa che altrove non so, ma questo è proprio il paese dei climatologi che son come i virologi. Uno poi scorre le agenzie con le dichiarazioni spiazzanti, ficcanti di “Ama”, e lo odia, e dopo l’Ansa gli viene l’ansia: “Serata scintillante”, “Serata di riappacificazione per gli italiani verso un 2023 che si spera più sereno”. Ah, sì? Tralasciando che il discorsetto pare fregato al Mattarella di fine anno (o viceversa, chissà), davvero gli italiani devono riappacificarsi? E per cosa? E come mai si aspetta un anno più sereno? Per colpa di chi, chi, chi, chi? Ma Zucchero stasera non c’è. Ci sono: Iva Zanicchi, 82 anni e non sentirli, beata lei, Donatella Rettore, da Castelfranco Veneto con furore, i Ricchi & Poveri “formato duo” (per forza, santa Madonna), tutta una carrellata di cavalli di battaglia, il più fresco ha 55 anni. Per non farci mancare niente hanno chiamato Sandy Marton, con la stessa messa in piega del 1984, ma Orwell gli spiccia casa, la faccia purtroppo raddoppiata, un ibrido tra Mickey Rourke e una ricottina comprata a Londra. People from Ibizia diventa una specie di marcia grottesca. Quanto a Tracy Spencer, che chi ha meno di 40 anni non può ricordare, chi ne ha di più preferirebbe dimenticare. L’anno che verrà? No, l’anno che è venuto l’anno scorso, e quello prima, e quello prima ancora, e indietro, e indietro, ci stanno pure i Modà, che nessuno ha mai capito cosa fossero in verità, c’è un criptico LDA, che starebbe per Luca D’Alessio e infatti è proprio figlio di quello là, il neomelodico. Perché qua è tutta ‘na famiglia, però non faccio per dire, non perché è figlio ammè, ma ‘o guaglione è buono davvero. Le canzoni, comunque, erano uno schifo, come i fagioli di Trinità. Capodanno prepara Sanremo e il Nasone è il filo conduttore, onnipresente, un presente continuo. Insomma il futuro ha un cuore avvizzito. Come fa la Rai a voler così male a quelli che la mantengono? Perché gli dà ogni anno e ogni anno di più questo eterno ritorno dell’imbarazzo senza vergogna? C’è un numero agghiacciante di due che imitano quelli che hanno vinto a Sanremo l’anno scorso, Blanko e Mahmood, come se non bastassero gli originali, solo che ricordano più dei Righeira scoppiati, tanto per restare in epoca (poi uno crede di fare dell’ironia, ma il Righeira, uno solo, alla fine esce davvero, con la gonna e gli anfibi, ed è pure più inquietante, addosso non gli sono passate 4 decadi ma 4 secoli). Di peggio i due riusciranno a fare con la parodia di Elton John e Ru Paul: il punto più abissale di una serata irreale. Perché, Signore, perché? Perché bisogna fare la marchetta a Sanremo che verrà e anche all’amico Carlo Conti per il solito programma degli imitatori. E anche al talent della Rai, giurati i due Ricchi & Poveri, “e Antonella è fantastica”, la Clerici, tutta una autocelebrazione circolare, io parlo di te che parli di lei che parla di lui che parla di te che parli di me: siamo tutti fenomeni, applausi. Difatti non può mancare l’appendice di Ama, Fiore, che in collegamento registrato fa il Fiore, cioè la sagra dei cliché ma bisogna dire che è bravissimo, un mostro, tra Chaplin, Noschese e Walter Chiari. Fiorello è un dogma, come il non binario, Greta e la macchina elettrica. E c’è un tale Dargen d’Amico che, a proposito, è quello che la farà da padrone al Festival perché sta alle canzoni come “Ama” alla direzione, insomma sta in mezzo a tutto, fa i pezzi, li produce, impone gli – ugh! – artisti, dicono sia un genietto del pop, ma cazzo se non fa che bofonchiare. Poi arriva Raf, altro che cosa resterà di questi anni ’80, è rimasto lui con quell’aria da commercialista della vecchia Milano da bere. E lì uno si accorge di due cose: una, che Raf canta come un pizzaiolo, l’altra che scorrono in sovrimpressione le parole, la Rai ricorda senza pietà che il suo pubblico medio è sordo per raggiunti limiti di età. Prendono in giro pure Anna Oxa, ma son quelle imitazioni parrocchiali che ti mettono l’angoscia in cuore. Però tutti saltano e esultano e fingono di divertirsi, devoti a quella liturgia dell’allegria obbligatoria che ti ammazza come una coltellata all’anima. A questo punto, dato l’evento-standard, l’articolo standard dovrebbe tirare in ballo il personaggio-standard, il Maestro Canello di Fantozzi, ma io non lo farò. Lo giuro. Possano cascarmi le mani se lo faccio. Passano altri graditi ospiti: Nek, Raf, ci stavan bene pure Ric e Gian, invece c’è Noemi, tutta roba sanremese, vedi un po’. Compare Rettore col cobra che non è un serpente, sì ma cazzo, ha lo stesso parrucchiere di Sandy Marton, Tozzi e Tiamoti, Francesco Renga che sembra Maradona grasso. E basta! Come diceva Bud Spencer “Bambino”. Ma ecco Pelù, il rocker mascherinato, pluritamponato e oversierato, roba che deve avergli fatto male visto che ieri ha twittato un delirio su Pelù che è come Pelé o forse era il contrario. Da lapidarlo a pallonate. Difatti tanto in palla non dev’essere, tira fuori la bandiera della pace, forse crede di essere al Concertone sindacale. Canta roba in saldo di tre o quattro anni fa, sempre con quelle liriche strampalate. Questa roba, al di là delle critiche più o meno scherzose, ha un difetto di rabbrica, risente dell’età del conduttore, è concepita come uno dei programmi classici dei sessantenni Amadeus, Conti, Panariello eccetera, che hanno in testa la discoteca anni ’80-’90 e giocano su un effetto nostalgia che non ha più ragion d’essere, che è se mai effetto patetismo. Passano minuti come spine di un calvario e Amadeus a forza di strabuzzare gli occhi e contorcere la faccia si va trasformando in Jack la Cayenne, quello che inghiottiva le tazzine. A inghiottire le padelle sono invece gli spettatori, alcune del millennio scorso, altre fresche di Ama, cioè quello che li manda a Sanremo, via Capodanno. Qui son tutti raccomandati, cosa credete, tutti, senza scampo, sapeste voi le manovre, le macumbe, l’invidia di chi stasera non fa passerella perché l’impresario non è arrivato alla benevolenza del Moloc nasuto. Caro amico ti scrivo, così m’intristisco un po’, e siccome c’è “vola vola con me”, magari m’impiccherò. Da quando sei partito, c’è una grossa novità, l’anno vecchio è finito ormai, ma quest’altro uguale sarà. Sarà tre volte Sanremo, uguale a Capodanno, quest’anno torna Madame, i Jalisse invece non ci vanno. Ma la televisione, ha detto che il nuovo anno, porterà una trasformazione e tutti quanti ci stiamo toccando: fosse mai che sti cazzi di vaccini c’hanno davvero dentro il grafene, il grafite e gli intrugli della Baronessa Ursula che sembra uscita da un pornazzo anni ’70. Ma non ridendo e un po’ scherzando, ci siamo arrivati: ce lo ricorda l’Ama-Deus, “cominciate a prepararvi”, ahò ma niente niente questo si credesse il ministro Schillaci. Tre, due, uno, via col tappo, un altro strappo al calendario, un altro brindisi a fondo perduto e quei cialtroni maledetti, là dentro lo schermo, che fanno il quando quando quando e il cacao meravigliao, e allora ditelo che il Maestro Canello me lo volete tirar fuori per forza, e fanno il battito animale e Raf che comanda, “su le mani!”, e il Nasone non sembra neanche reale mentre ulula “Auuguuri” e pare già all’Ariston, e la Iva Zanicchi fuori controllo, più gasata del Pelù, racconta pure le barzellette da trivio, alla Berlusconi e tu con gli occhi pieni di lacrime che finiscono nel bicchiere senti che la tua puttana vita è andata, fottuta, passata per sempre. Falsa come una puttana. E niente ti sembra abbia più senso, non l’anno che verrà, non quelli che sono già passati come treni bastardi, carichi di illusioni, neanche una che si sia realizzata, e odi tutti i tuoi amori e detesti te stesso ma a quello ci sei abituato, è solo che anche questo san Silvestro ti senti scricchiolare un po’ di più, ma soltanto a una certa età. Certo però che possono fare tutti i loro trenini della minchia, ma se solo provano a rimettere in mezzo greenpass, lockdown e tutta la faccenda, altro che riappacificazione, stavolta prendo su il fucile: alzi la mano chi non l’ha pensato. All’una si materializza Marzullo che si fa l’autoparodia, con tanto di domande astruse, un altro reperto e qui il vostro cronista si arrende. Vedi caro amico, cosa ti scrivo e ti dico, e come sono contento di essere qui in questo momento, a inventarmi cazzate sempre più ridicole per tamponare questa vita sempre più tragica. La mia, la tua, quella di tutti quelli che si sentono addosso un macigno di più mentre vedono sfilare tutti quei Nosferatu e inorridiscono al pensiero di scoprirsi come loro, e la vita gli è passata davanti e non l’hanno acchiappata e non capiscono, davvero non capiscono che senso abbia questa macchina del tempo scassata e crudele, questo fingere di sperare, di credere che da domani sarà diverso, ma vedrai che tanto ci richiudono, no stavolta no, non possono, lo dici tu che non possono, se vogliono possono tanto gli italiani sono pecore, non si ribellano mai, no questa volta scoppia la rivoluzione te lo dico io, e intanto ti sale qualcosa in gola, non riesci più a bere, ti viene da piangere, hai bisogno d’aria, di non farti vedere, esci a fumare sul balcone anche se fa un freddo boia. Max Del Papa, 1º gennaio 2023, qui.
Ed è quando si leggono queste cose che si apprezza a pieno la bellezza del non guardare la televisione da oltre 40 anni. Per risollevare il morale, in coda a questo articolo, vi regalo una Giorgia Meloni alle prese con una giornalista sinistrorsa
E niente, proprio non ce la fanno: nei rave si devastano terreni, si spaccia droga, si picchia, si stupra, capita anche che si uccida, ma siccome sono solo tre o quattro all’anno che bisogno c’è di intervenire d’urgenza? Che poi, così a occhio, mi sa che da giovane deve essere stata bella un bel po’: evidentemente vivere a sinistra fa male, oltre a tutto il resto, anche all’estetica. E infine un po’ di bella musica, sicuramente migliore di quella del capodanno RAI
2022, l’anno in cui ci hanno tolto anche la libertà di dire che si nasce maschi o femmine
Questa settimana libri e film critici del gender sono stati cancellati in tutta Europa. Un anno vissuto pericolosamente per chi non bacia le scarpe ai fanatici liquidi e non si sottomette al loro caos
Quali libertà di critica ci restano? Criticare l’Islam? Dipende da quanto coraggio si possiede. Criticare l’immigrazione di massa? Se si è pronti a parare i fulmini dei benpensanti. Criticare Greta e le assurdità del movimento ecologista? Se si accetta di passare per irresponsabili. Criticare la “fine della storia”? Se non ci viene una sincope a farsi dare di realisti. Criticare l’aborto al nono mese, l’utero in affitto o la selezione eugenetica? Se non si ha paura di finire su una virtuale Isola del Diavolo, novello capitano reazionario. Criticare la cancel culture? Se si riesce a mangiare senza il conformismo. Ne avevamo una, di libertà di critica, banalissima, che se non ce l’avessero messa in discussione non ci saremmo neanche accorti che era una libertà: ricordare che si nasce maschi o femmine. Il 2022 sarà invece ricordato come l’anno in cui l’abbiamo praticamente persa, costretti a ingurgitare un dogma a colori confetto che domina ormai le nostre vite. La psicologa clinica Erica Anderson ha twittatoche l’impennata transgender in Occidente “sfugge a qualsiasi spiegazione… Sta succedendo qualcosa che ancora non capiamo”. Già… Mentre in Iran si arrestavano registi e attori critici del regime dei mullah islamici, gli attivisti transgender questa settimana riuscivano a far cancellare la proiezione di un film critico del gender in un famoso campus universitario europeo, dopo aver fatto irruzione in un’aula per impedire che l’evento si svolgesse, racconta il Telegraph. La proiezione di Adult Human Female, un documentario che sfida l’ideologia transgender nel Regno Unito, è stata organizzata dal gruppo Academics for Academic Freedom dell’Università di Edimburgo. L’istituzione di 439 anni è conosciuta come una delle case dell’Illuminismo scozzese. Numerosi attivisti hanno occupato un’aula magna a George Square, impedendo che vi si svolgesse la proiezione. Quando gli organizzatori hanno tentato di spostare l’evento in una sede alternativa, altri attivisti sono entrati e alla fine la proiezione è stata cancellata. Nel paese che ci ha dato David Hume… Nelle stesse ore, a Bruxelles, due accademiche erano state invitate al Café Laïque (un importante ritrovo letterario) per discutere di “derive del movimento transgender”. La psichiatra infantile Caroline Eliacheff e la professoressa Céline Masson dovevano parlare del loro ultimo saggio, La Fabrique de l’enfant transgenre, che mette in guardia sul condizionamento psicologico dei minori. In diverse occasioni, Caroline Eliacheff era già stata intimidita e le sue conferenze annullate: a Lille dove le è stato impedito di parlare, a Parigi dove c’è stata la cancellazione di un evento e a Lione, dove uno dei suoi interventi è stato spostato con urgenza. Una ventina di uomini incappucciati a Bruxelles ha lanciato vasi di terracotta contenenti rifiuti ed escrementi contro il pubblico.“Non sono più in pace da nessuna parte”, si rammarica Caroline Eliacheff dopo il nuovo incidente. “L’unica soluzione per me è essere presente di sorpresa agli eventi, come durante un simposio alla Facoltà di Medicina di Parigi, o chiedere un corpo di polizia come è avvenuto a Issy-les-Moulineaux dove le autorità hanno controllato i partecipanti uno per uno”. Nelle stesse ore, a Tolosa, un’opera teatrale critica del gender veniva cancellata. Lo scorso maggio il comico Dave Chappelleè stato aggredito e buttato a terra mentre si esibiva a Los Angeles. L’aggressore aveva con sé una pistola giocattolo e un coltello. Qual è la “colpa” di Chappelle? Aver irriso l’ideologia transgender. Se non bastasse, Chapelle è stato cancellato da parte dei teatri americani. La frase più incriminata di Chappelle? “Ogni essere umano in questa stanza, ogni essere umano sulla Terra, ha dovuto passare attraverso le gambe di una donna”. “Gli scienziati che rifiutano di allinearsi all’ideologia transattivista sono stati rimossi dalle conferenze” dice a Le Point la saggista americana Abigail Shrier, l’autrice di Irreversible damage, che dirigenti dell’American Civil Liberties Union, la storica organizzazione dei diritti civili, hanno chiesto di bandire e, come racconta l’autrice sul Wall Street Journal, docenti si sono spinti a dire: “Incoraggio a bruciare il libro di Abigail Shrier su una pira”. “Altri ricercatori non sono stati in grado di pubblicare i loro studi” continua Shrier a Le Point. “Anche la semplice corrispondenza su riviste, le lettere alla redazione sono state rifiutate. E a questo si aggiunge tutto il continente nero dell’autocensura. Negli Stati Uniti, e in effetti in tutto il Nord America, abbiamo un gruppo di attivisti molto energico e molto potente, tanto che sono in grado di ostacolare i buoni scienziati e la buona ricerca. In effetti, penso che sia molto difficile, se non vivi negli Stati Uniti, capire tutto il terrore che provocano questi militanti. Molte persone oggi hanno semplicemente paura di dire cose che sanno essere vere. Principalmente perché hanno paura di essere licenziati. Hanno paura che i loro libri scompaiano da Amazon, come è successo a me. In America, nel nostro tempo, i libri stanno scomparendo. Fa parte della nostra realtà. Sai, quando hai passato così tanti anni a sviluppare una carriera, che sia in medicina o nella ricerca o altro, e puoi essere licenziato per aver detto quello che pensi, si crea davvero una cultura in cui le persone hanno paura di dire la verità. Sono terrorizzati e questo è perfettamente comprensibile”. Va da sé che il libro di Shrier non sia mai stato tradotto in Italia, il paese, più che della censura, del conformismo ammorbante. In Svezia un professore veniva intanto licenziato per il suo rifiuto di chiamare uno studente “non binario” con hen, il pronome neutro, perché contrario alla sua fede cristiana. In Irlanda, invece, trascorrerà il Natale in prigione l’insegnante Enoch Burke che ha preferito violare le regole della scuola e un ordine del giudice pur di non usare i pronomi neutri. Hadley Freeman, penna ironica e appassionata del Guardian, se ne andava dal suo giornale, dopo 22 anni di onorato servizio. “Hai detto che entrambi i lati del dibattito sul gender sono ugualmente appassionati, ma che solo una parte richiede la censura” aveva scritto alla direttrice. “Ecco, mi sembra che sia questa fazione ad aver vinto”. Infine, si registravano dimissioni in massa dal sindacato scrittori britannico. Una fonte che ha lasciato l’organizzazione ha detto al Telegraph: “La società ha capitolato a un’ideologia in cui non sembra più essere disposta a sostenere qualsiasi autore che ritenga colpevole di ‘pensare sbagliato’”. Cosa è accaduto nell’amena provincia anglosassone, altrimenti nota per istituti all’avanguardia nella ricerca, popolazione istruita e liberal come si conviene? Un 2022 sicuramente interessante per chi osserva il rapido disfacimento della democrazia occidentale sotto i colpi di un politically correct che non è mai stato tanto arrogante, quindi debole e autodistruttivo. Conferenze accademiche cancellate, presentazioni di libri attaccate, visioni di film annullate, insegnanti licenziati e finiti nei guai con la giustizia, aggressioni nei teatri, dimissioni forzate…Cos’altro ci serve per capire che nell’anno che sta finendo è successo qualcosa di incredibile, la messa in discussione della libertà di pensiero e di parola su quello che fino a ieri era considerato banale “consenso”, ovvero che ci sono solo due sessi, che ci si può chiamare e vestire come si vuole ma che imporre questo relativismo maniacale a tutta la società è il segno di uno strisciante totalitarismo? Giulio Meotti
E di documenti come questo, con episodi identici riguardanti altre persone e altri luoghi, ne ho in archivio qualche centinaio. Poi ci sarebbe il prete contrario all’aborto, e per questo sostenitore di Trump che è contrario all’aborto, a differenza del cattolico Biden che lo sostiene a spada tratta, e per questo sospeso a divinis dal Vaticano. E in questa gara a chi perde più in fretta la propria identità, direi che ci sta bene l’intervento di Giorgia Meloni alla celebrazione della prima sera di Chanukkah (tappandoci le orecchie su Ucraina e tetto: vabbè, la perfezione non è di questo mondo).
Ci ritorna Deborah Fait con questo pezzo, forse un filino troppo retorico, ma tutto sommato ci può anche stare.
Io mi vergogno
Io mi vergogno di queste donne, di queste adolescenti cresciute che sanno sfilare soltanto per offendere, senza pudore e senza coscienza. Mi vergogno di queste “femministe” che non vanno in corteo per difendere le altre donne meno fortunate di loro. Mi vergogno di queste viziate ragazze che non sanno neppure immaginare quello che stanno passando le loro coetanee in Iran e in altri paesi islamici. E non gliene frega niente. Mi vergogno per loro e per quello che fanno, soprattutto per quello che non fanno, cioè vergognarsi di loro stesse. Mi vergogno perché in Iran sono state ammazzate quasi 500 persone che manifestavano per la libertà, mi vergogno per la loro indifferenza di fronte a questa tragedia. Mi vergogno perché dopo essersi tagliate qualche ciocca di capelli per far scena, hanno pensato di essere molto coraggiose e hanno voltato pagina mentre in Iran si continua a morire. Mi vergogno perché si dicono femministe e non sanno nemmeno cosa sia stato il Movimento femminista. Mi vergogno perché non sanno che, se oggi possono divorziare da chi non amano più, lo devono a quel Movimento e a noi vecchie che abbiamo combattuto anche per loro senza però augurare la morte a nessuno. Mi vergogno perché pensano che tutto sia loro dovuto, perché si sono ritrovate la pappa pronta e non sono capaci di usare i diritti che abbiamo conquistato per loro. Mi vergogno perché pensano che i loro diritti siano manifestare contro il nulla come il nulla che molte hanno dentro. Mi vergogno perché mentre in Ucraina ragazze e ragazzi fanno la fame e muoiono sotto le bombe, in Italia manifestano contro Giorgia Meloni, una donna, una premier, l’unica in Europa, che si è fatta da sola, con le proprie forze [io per la verità penserei piuttosto alle donne del Donbass che stanno venendo affamate maltrattate stuprate massacrate bombardate assassinate da quasi nove anni, ma si sa che non si può essere d’accordo su tutto, e so fin dal principio che su questo con Deborah siamo agli antipodi (certo che questa cosa degli ebrei che stanno dalla parte dei nazisti, neanche nelle mie più sfrenate fantasie sarei mai arrivata a immaginarla)]. Mi vergogno perché mentre ragazze e ragazzi, spesso bambini, muoiono sotto le bombe terroriste in Israele, loro manifestano non contro il terrorismo dei nazisti islamici ma contro Giorgia Meloni. Mi vergogno per i loro volti rabbiosi, per i loro vestiti firmati desiderati forse anche da Saman che per questo, per aver voluto, nella sua ingenuità, essere come loro, è stata uccisa dalla famiglia. Mi vergogno perché nessuna di loro si è inginocchiata per Saman. Mi vergogno per le cose che gridano, per gli slogan che scandiscono, per i cartelli che portano alti, con vergognoso orgoglio: “Meloni, fascista, sei la prima della lista”. Mi vergogno per quel “Ti mangiamo il cuore”. Mi vergogno perché urlano contro il fascismo inconsapevoli di esserlo loro, fasciste. Intolleranti e stupide. Mi vergogno per il loro odio. Mi vergogno perché noi vecchie femministe non siamo state capaci di trasmettere loro il messaggio di giustizia e libertà che non è violenza e minacce. Mi vergogno perché forse è colpa nostra, credevamo di aver dato loro tutto con i diritti civili in un’Italia patriarcale, dove una donna stuprata era solo un delitto contro la morale e non contro la persona! Mi vergogno perché le abbiamo viziate e oggi vanno in piazza, a muso duro, solo per urlare contro un’altra donna, sorde alle tante ingiustizie, ai tanti crimini che avvengono nel mondo. Mi vergogno perché loro, donne, non si battono per le altre donne ma solo a fare il casino che la democrazia, ottenuta da noi, oggi concede loro. Mi vergogno perché il loro movimento si chiama “Non una di meno” che significa solo ipocrisia e convenienza perché quelle veramente “di meno” loro non le considerano proprio. Mi vergogno perché si sentono autorizzate a urlare contro altre donne con una violenza verbale molto pericolosa. Mi vergogno perché quegli slogan vergognosi contro una donna, quel augurare la morte al premier eletto, non sono stati condannati da nessuno della sinistra. Mi vergogno di voi, pseudo femministe, perché tutta la vostra violenza è inspiegabile, stupida, inutile e dannosa.
Questo testo è accompagnato da due immagini: quella che ho già postato, col proposito di mangiare il cuore a Giorgia Meloni, emule dei terroristi palestinesi,
e quest’altra:
meno Meloni più coglioni, che mi induce a chiedermi e a chiedere loro: come più coglioni? ANCORA più coglioni volete? Ma veramente non vi bastano quelli che avete? Non vi bastano quelli che prima abbracciano il cinese e rifiutano la quarantena per chi torna dalla Cina e poi ci chiudono in casa per due mesi e mandano a picco l’economia? Non vi bastano quelli che mangiano decine di miliardi nostri per monopattini e banchi a rotelle e per far progettare i padiglioni a primula per le vaccinazioni? Non vi bastano quelli che si battono per mettere in parlamento lo zio Tom di turno per poi scaricarlo precipitosamente non appena si scopre (o meglio, non appena viene fuori, perché per saperlo l’avevano sempre saputo) che la moglie dello zio Tom veste Prada perché la moda è un diritto e il negro con gli stivali è fasullo? Non vi bastano quelli che invece di occuparsi dei drammatici problemi degli italiani si dedicano anima e corpo alla fantomatica emergenza climatica, a coccolare i clandestini che stanno devastando l’Italia, ai diritti delle ragazze col cazzo, a fare cambiare sesso ai bambini, perdendo così per strada tre quarti dei voti che avevano quando si occupavano di problemi veri? Veramente state chiedendo altri coglioni ancora? Ma sparatevi, va’ che è meglio, mastodontiche teste di cazzo.
È una domanda seria: è un titolo adeguato o rischio di offendere delle oneste signore che hanno l’unico difetto, se così si può chiamare, di essere un po’ troppo prodighe dei propri beni naturali?
“Ti mangiamo il cuore”. L’odio dalle femministe contro la Meloni
26 Novembre 2022 – 18:09
“Meloni vattene”, si legge in uno dei tanti striscioni contro il premier durante la manifestazione delle femministe a Roma. Non mancano nemmeno le minacce: “Sei la prima della lista”
Francesca Galici
(cliccare sull’immagine per ingrandire e leggere meglio i manifesti)
L’Italia sta vivendo in un evidente cortocircuito. Lo dimostra l’ennesimo corteo delle ultra-femministe di “Non una di meno”, che hanno sfilato in piazza contro la violenza sulle donne. Intento nobile, non c’è che dire, peccato che il loro sia un femminismo di convenienza, non universale per tutte le donne. Il solito doppiopesismo di sinistra, che si sente autorizzata a scagliarsi contro le donne di destra, in base a non si capisce quale legittimazione. O forse sì, perché finché la sinistra politica del nostro Paese non si dissocerà dalle forme di violenza verbale e dalle minacce che vengono perpetrate contro Giorgia Meloni in quanto donna, e non politico, e contro tutte le donne del centrodestra, allora le associazioni legate a quella corrente politica si sentiranno in diritto di potersi scagliare con inaudita violenza verbale. Ed ecco che questo pomeriggio, durante il corteo di Roma, le femministe hanno scandito cori dal tenore inequivocabile: “Meloni fascista sei la prima della lista”. Inutile spiegare quello che hanno voluto dire le femministe inneggiando a una presunta lista di cui Giorgia Meloni sarebbe la prima. Anche perché il senso di questa frase è stato ben splicitato dai manifesti che alcune manifestati si sono incollate addosso in cui, senza giri di parole, si può leggere: “Ti mangiamo il cuore”. C’è poco da spiegare davanti a tutta questa violenza, contro la quale da sinistra si registra un colpevole silenzio.
“Un corteo di violenza contro una donna non è accettabile. La frase ‘fascista prima della lista’ dedicata a Giorgia Meloni è di una brutalità inaudita che fa gettare la vera maschera di chi vi partecipa”, ha dichiarato Augusta Montaruli, sottosegretario all’Università e Ricerca. In questa manifestazione, l’ipocrisia della sinistra e delle sue associazioni si è espresso in tutta la sua contraddizione: “Ecco come vogliono contrastare la violenza contro le donne: insultando e attaccando le altre donne”. Nel suo intervento, Augusta Montaruli conclude: “Siamo di fronte alle femministe più antifemministe di sempre. Altro che ‘Non una di meno’, è studiato, per avere una sola di meno, il premier Meloni, con toni vergognosi e pericolosi che ci auguriamo tutti vogliano condannare scongiurando ulteriori derive”. Manlio Messina, vicecapogruppo vicario FdI alla Camera, ha condannato l’aggressione e la violenza verbale, rivolgendosi alle forze di opposizione: “Questi ripetuti attacchi devono far scattare la condanna di ogni schieramento politico, soprattutto di quegli esponenti che si battono ogni giorno per la difesa dei diritti delle donne. Ci auguriamo che non lo facciano solo a parole e censurino l’ultima grave minaccia nei confronti del premier”. Il deputato Massimo Ruspandini, invece, si è rivolto direttamente all’ex presidente della Camera, che ha fatto del femminismo la sua bandiera ma troppo spesso, davanti agli attacchi alla Meloni, tace: “Sarebbe interessante conoscere il pensiero di Laura Boldrini, del Pd e delle femministe dopo l’ennesimo messaggio di odio arrivato oggi dal corteo di Roma. Singolare che in una manifestazione contro la violenza alle donne si inneggi alla violenza contro il primo premier donna dell’Italia”. (Qui)
Mi raccomando: impariamo bene a memoria tutti quei bellissimi slogan da scandire nei cortei: GIÙ LE MANI DALLE DONNE, BASTA VIOLENZA SULLE DONNE, ANCHE LA VIOLENZA VERBALE È VIOLENZA, CONTRASTO ALLA VIOLENZA SULLE DONNE, ELIMINAZIONE DELLA VIOLENZA CONTRO LE DONNE, NON UNA DI MENO, A MORTE IL PATRIARCATO, PER OGNI DONNA STUPRATA E OFFESA SIAMO TUTTE PARTE LESA: tutte capito? Proprio tutte tutte tuttissime.
Alla fine comunque ho deciso di no: baldracche non va bene, anche perché ho la netta impressione che queste sedicenti donne, per essere così istericamente incattivite e incarognite (“incavarìe” si direbbe dalle mie ex parti) siano delle povere frigide, insensibili e anaffettive, a cui essere almeno un po’ zoccole non potrebbe che fare un gran bene. Certo che devono fare una gran brutta vita – consapevoli, come sicuramente sono, di essere delle creature del tutto inutili sotto tutti gli aspetti – che d’altra parte è la vita che si meritano. Peccato però, con tutta la gente per bene che muore ogni giorno.
POST SCRIPTUM: vi ricordate quella volta – una delle rarissime volte – che una giornalista ha posto a Conte una domanda vera e lui ha risposto: “Ho già querelato una sua collega per la stessa domanda: veda un po’ lei”? Vi ricordate quella volta – una delle rarissime volte – che una giornalista ha posto a Conte una domanda vera e lui l’ha guardata, ha girato le spalle e se n’è andato? Questo invece è il modo in cui le domande vengono poste a Giorgia Meloni
Poi dice che uno sbrocca.
POST POST SCRIPTUM: Buona notte signora Segre, faccia dei bei sogno d’oro.
Da dove vogliamo partire? Visto che c’è tanta gente che ama raccontarsi favole, io partirei proprio da quelle:
resta da capire chi potrebbero essere i sette nani. Vogliamo provare a fare qualche nome? Boldrini potrebbe andare? E quello – unico – che sta in aula con la mascherina: non ho bisogno di dire chi è, vero?
Poi ci metterei Serracchiani, Ronzulli, Draghi, Letta… Siamo a sei, e mi fermo, perché a me, e sicuramente anche a voi, ne verrebbero in mente a non finire, e quindi ognuno completi la lista come preferisce. A proposito di Serracchiani, nel caso vi fosse sfuggita, sentite questa che spettacolo (in rete potete trovare anche altri video ripresi da altre angolazioni che mostrano per tutto il tempo o quasi la faccia della destinataria della replica):
Poi passerei a questo
a cui io secondo me manca una bella soppressa morbida tagliata a fette grosse co un bel goto de grinton, ma insomma la sostanza è quella, ci siamo capiti. Poi arriva il genio che dice
Riferite agli idioti rossobruni “sovranisti” (probabilmente sanno scrivere ma non leggere) che l’Italia produce appena:
– il 36% del grano tenero che le serve; – il 53% del mais; – il 51% della carne bovina; – il 56% del grano duro per la pasta; – il 73% dell’orzo; – il 63% della carne di maiale e i salumi; – il 49% della carne di capra e pecora; – per latte e formaggi si arriva all’84% di autoapprovvigionamento.
Per favore, sentite anche se tali idioti intendono campare con un terzo di panino con sopra spalmato del sovranismo, grazie.
A cui io rispondo: mi scusi signor genio, ma se stessimo producendo il 100% del nostro fabbisogno, le pare che a qualcuno potrebbe venire in mente di fare un ministero apposta per perseguire l’autosufficienza alimentare? Andiamo, su! Naturalmente anche su questo la setta nana boldrinessa ha da dire la sua e anche questo è pane per i denti di Giorgia
La quale boldrinessa ha da dire la sua anche sulla scelta di Giorgia Meloni di essere chiamata il Presidente del Consiglio dei Ministri oltre che per il nome del partito che “dimentica le Sorelle”
(evidentemente la signora boldrinessa ignora l’origine delle parole “Fratelli d’Italia”); già in tanti le hanno risposto, e ora voglio farlo anch’io.
La parola presidentessa esiste (presidenta no), ma la presidentessa è quella del patronato, quella del gruppo che organizza la sagra della castagna, del comitato per la manifestazione di beneficenza, ma il Presidente del Consiglio dei Ministri è una funzione specifica e unica, è un ruolo specifico e unico, e va declinato con l’articolo relativo al ruolo. Così come abbiamo la direttrice della scuola, dell’asilo, della biblioteca, ma il direttore d’orchestra è una cosa diversa, è un ruolo specifico e unico. E non trovo molto senso nel dire la presidente, dal momento che il femminile specifico di questa parola esiste, sarebbe come dire il dottore e la dottore. Vero che etimologicamente è un participio presente e come tale indeclinabile e “ambosesso”, in cui il sesso è indicato dall’articolo, ma come molti participi (docente, cantante) viene usato come sostantivo, e quindi vale quanto detto sopra in relazione al ruolo, cioè la questione non è grammaticale, bensì semantica. Allo stesso modo c’è una differenza sostanziale fra il segretario e la segretaria: la segretaria è SEMPRE al servizio di una persona: la segretaria del direttore, dell’avvocato, del dentista, del notaio (ovviamente anche il segretario maschio quando svolge lo stesso tipo di servizio). Il segretario generale invece, ma anche il semplice segretario comunale, è al servizio di un’istituzione, cioè è una funzione, un ruolo, una carica, che prescinde dal sesso di chi lo svolge. Aggiungo che in diversi ambiti, anche se oggi probabilmente sempre più in disuso, i termini colonnella e generalessa indicano la moglie dell’ufficiale in questione, e tale denominazione non può essere usata per la donna che fa carriera militare e raggiunge il grado di colonnello o generale: suonerebbe come una presa in giro. E per favore, non mi si venga a parlare della Treccani (che qualcuno ha, non del tutto inopportunamente, suggerito di ribattezzare Treccagne, così le femministe saranno soddisfatte): se ci sono testi “scientifici” che affermano che il sesso biologico non conta nulla e che la persona è rappresentata unicamente dal genere che “si sente” in quel determinato momento e che può benissimo cambiare nel quarto d’ora successivo, perché adesso va di moda sostenere questo, pretendete che io prenda per vangelo un testo anch’esso sempre più prono alle mode del momento? O la Crusca: dopo che è stato proposto petaloso, ne vogliamo ancora parlare? Andando poi all’estero, quando ancora la gente era dotata di buon senso e parlava in maniera normale, avevamo Le (maschile) Premier (maschile) Ministre (maschile) Madame Cresson. In inglese non c’è articolo distinto e avevamo the Prime Minister Mrs Thatcher, cioè c’è ugualmente modo di sapere di che sesso è la persona che ricopre il ruolo in questione. Sempre che sia importante sapere se chi ricopre il ruolo ha il pisello o la patata, il che è tutto da discutere. Salvo ovviamente il caso in cui la donna che occupa quel ruolo vi sia stata chiamata per via delle quote rosa: in questo caso sì, il fatto di essere detentrice della patata è di primaria importanza, ma non mi sembra il caso di nessuna delle tre donne in questione, Thatcher, Cresson, Meloni. E concludo con una domanda: voi direste che Giuseppina Maria Fragoletti è un arbitro severo, un arbitro severa o un’arbitra severa? E non tiratemi fuori l’argomento che arbitra non esiste: non esistono neanche ministra sindaca architetta ingegnera e tutta l’infinita serie di puttanate di recente invenzione. E d’altra parte, come giustamente fa presente l’amico Cullà, non risulta che qualche uomo abbia rivendicato il diritto di ricevere biglietti con su scritto “Il Signorio Vostro Illustrissimo è cordialmente invitato” – o magari “Il Signoria Vostra ecc.”.
Poi, sempre in ambito boldriniano, c’è anche questa ennesima figura di merda – no, non è analfabeta funzionale: è analfabeta e basta – d’altra parte, che cosa aspettarsi da una che si fa comandare quando sorridere?
E infine c’è la questione del famigerato merito (vade retro Satana!), su cui risponde da suo pari questo signore
al quale mi permetto di osservare che la preposizione “a” seguita da “assediare” richiede obbligatoriamente la d eufonica, tranne alcuni pochi casi eccezionali, e questo non lo è; forse il signor professore e scrittore avrebbe bisogno di qualche lezione di italiano. Naturalmente contro il merito si è scagliata l’Oca Signorina – e la cosa non ci stupisce -, dal cui post estraggo alcuni esemplari commenti dei suoi cicisbei, ovviamente in piena sintonia con lei.
visione classista e pericolosissima. Uno che non può pagarsi gli studi perché in difficoltà economiche non merita di essere trattato degnamente? E uno che semplicemente non è un cervellone?
Ecco, questo avrebbe urgente bisogno di qualcuno che gli spiegasse che cosa significa merito
preferisco Marx quando dice “da ciascuno secondo le sue capacità a ciascuno secondo i suoi bisogni”. È orribile vivere in un mondo di eterna e rigida competizione.
Che una bella citazione di Marx fa sempre figo. Ma se uno deve dare secondo le sue capacità, secondo lui che cosa potrà mai voler dire?
“meritocrazia” è esattamente la stessa cosa della competizione, che è la base della società capitalista in cui viviamo. Insegnare già ai bambini che se non combinano nulla non sono nessuno e sono destinati a rimanere nei margini della società, ignorando che le capacità di uno sono determinate non dalla libera volontà del soggetto, ma da fattori esterni, o interni, in entrambi i casi incontrollabili e ingestibili da parte del soggetto. La meritocrazia è una menzogna per mascherare il conservatorismo, altrimenti non avremmo figli di papà inetti inseriti in ruoli di spicco a farci la morale del “bisogna essere imprenditori di sé stessi”.
Capito bambini? Se non fate un cazzo non è colpa vostra, voi non avete il controllo sul vostro fare o non fare e quindi non potete farci niente, E quindi sedetevi e aspettate che la vita vi passi davanti, che qualcuno il cibo ve lo procurerà comunque, grazie ai coglioni che si fanno il culo a lavorare.
ma chi premia la nostra società? Chi porta più grana, o chi si impegna di più? Perché io posso sforzarmi di studiare astrofisica, che per me è al limite dell’incomprensibile, studiare giorno e notte, sforzarmi fino a perdere la vista, e continuare comunque a non capirla, mentre un “genio” impara tutto in un lampo. In quel caso la società non mi riconosce un bel nulla, anzi, mi chiama parassita e incapace, mentre premia l’altro perché meritevole, anche se magari non si è sforzato un minimo nel suo lavoro. La squadra che vince la partita è quella che segna perché più forte, non quella che ci prova e si sforza correndo fino all’ultimo secondo.
Esatto caro: tu SEI (non “ti si chiama”: tu proprio SEI) un parassita e incapace e anche deficiente, non perché non capisci l’astrofisica, ma perché pretendi a tutti i costi di studiare una cosa per la quale sei negato senza neppure renderti conto che non fa per te, e lo sai perché non sei capace di rendertene conto? Perché nella tua educazione è sempre stato escluso il concetto di merito. Per questo sei e sempre resterai un fallito, ai margini della società, un parassita. Quanto alla squadra che vince perché è più forte, prova a fare uno sforzo di fantasia e immaginare per quale bizzarro caso del destino si trova a essere più forte. No, eh? Proprio non ce la fai. Eh, capisco.
Aggiungo due splendidi confronti fra Giorgia Meloni e la gallina di plastica Lillifascisi Gruber
Sempre più cafona che mai.
E concludo con questa cosa spettacolare.
Anzi no, concludo con questa, che non c’entra niente ma mi piace un sacco
(Don’t forget: el marinero, el capitano. Y el presidente, desde luego)
POST SCRIPTUM: una cosa comunque è certa: i sinistri hanno finalmente mostrato la loro vera faccia