LU YEHI

Scritta da Naomi Shemer per la guerra del Kippur.

Od yesh mifras lavan ba’ofek
mul anan shachor kaved
Kol shenevakesh – Lu Yehi.

Ve’im bacholonot ha’erev
Or nerot hachag ro’ed –
Kol shenevakesh – Lu Yehi.

Lu Yehi, Lu Yehi, Ana, Lu Yehi
Kol shenevakesh – Lu Yehi.

Ma kol anot ani shomei’a
Kol shofar vekol tupim
Kol shenevakesh lu yehi

Lu tishama betoch kol eileh
Gam tefila achat mipi
Kol shenevakesh lu yehi

Lu yehi…

Betoch sh’chuna ktana mutzelet
Bait kat im gag adom
Kol shenevakesh lu yehi

Zeh sof hakayitz, sof haderech
Ten lahem lashuv halom
Kol shenevakesh lu yehi

Lu yehi…

Ve’im pit’om yizrach mei’ofel
Al rosheinu or kochav
Kol shenevakesh lu yehi

Az ten shalva veten gam ko’ach
Lechol eileh shenohav
Kol shenevakesh – lu yehi

Lu yehi…

C’è una vela bianca all’orizzonte
davanti a una pesante nuvola nera,
tutto quello che chiediamo – fa’ che sia.

E se di sera, alla finestra,
brillerà la luce delle candele festive
tutto quello che chiediamo – fa’ che sia.

Fa’ che sia, fa’ che sia, per favore fa’ che sia.
Tutto quello che chiediamo, fa’ che sia.

Che cos’è il suono che sento,
la voce dello shofar e la voce dei tamburi,
tutto quello che chiediamo, fa’ che sia.

E se solo si può udire, in mezzo a tutto questo,
anche una preghiera dalle mie labbra,
tutto quello che chiediamo, fa’ che sia.

Fa’ che sia…

In un piccolo quartiere ombroso
C’è una casetta dal tetto rosso
tutto quello che chiediamo, fa’ che sia.

È la fine dell’estate, la fine del cammino,
falli tornare salvi,
tutto quello che chiediamo, fa’ che sia.

Fa’ che sia…

E se sorgendo dal buio, all’improvviso,
sopra le nostre teste una stella brillerà,
tutto quello che chiediamo, fa’ che sia.

E poi concedi pace e concedi forza
a tutti coloro che amiamo,
tutto quello che chiediamo, fa’ che sia.

Fa’ che sia…


barbara

LE GRANDI EMOZIONI

(praticamente fuori tempo massimo: prima l’incidente con tutto ciò che si è portato dietro, poi alcune assenze, poi la guerra, hanno interrotto la serie di racconti. Che vorrei adesso concludere, prima di ripartire)

Di alcune delle grandi emozioni che quel viaggio mi ha regalato ho già raccontato: Zichron Yaacov, Masada, Yad LaYeled, il padiglione dei giusti a Yad Vashem.
Un’altra grandissima emozione l’ho provata al kibbutz El Rom, sul Golan (a proposito: ci pensate che se Israele avesse dato retta a Stati Uniti e paccottiglia varia e avesse ceduto il Golan, adesso avrebbe l’ISIS dentro casa?), dove è stato proiettato un documentario sulla guerra del Kippur, quella che Israele ha seriamente rischiato di perdere – e se l’avesse persa avrebbe istantaneamente cessato di esistere. E proprio per questo l’ha vinta – con le registrazioni delle comunicazioni da un carro armato all’altro nel corso della battaglia svoltasi in quell’area, e le immagini, e la testimonianza di una vedova… Pochi occhi asciutti quando si è riaccesa la luce.
Ma l’emozione forse più intensa l’ho provata alla tomba di Ben Gurion.
Eravamo in ritardo sulla tabella di marcia, come facilmente succede in un viaggio organizzato molto intenso, e la guida aveva cominciato a prendere in considerazione l’ipotesi di lasciarla per il giorno dopo; il che, naturalmente, avrebbe reso necessario riprogrammare la giornata, forse saltando qualcosa. Allora l’autista si è messo a correre a rotta di collo, tagliando le curve, sorpassando a tutto spiano, e alla fine siamo arrivati che era ormai praticamente buio, e quando abbiamo raggiunto le tombe, sua e della moglie, lo spettacolo che ci si è presentato davanti è stato questo
tomba bg1
tomba bg2
e le tombe candide
tomba bg3
e infine, in una luce quasi spettrale, questo
tomba bg4
E a questo punto l’emozione è stata talmente forte che si è intasata e sono scoppiata a piangere, ma proprio un pianto dirotto, non mi fermavo più (per fortuna ho trovato almeno una spalla accogliente su cui posare la fronte e ammortizzare i singhiozzi).

barbara

QUARANT’ANNI FA LA GUERRA DEL KIPPUR

Stavano scorrendo gli ultimi giorni della guerra del Kippur, quarant’anni fa: quella in cui Israele ha seriamente rischiato di scomparire – perché loro, quando perdono una guerra, dopo un po’ si rimettono in piedi, fanno qualche roboante dichiarazione, alzano il livello delle loro pretese e il mondo li ascolta, il mondo li comprende, il mondo intima a Israele di fare qualche serio gesto di buona volontà nei loro confronti. Ma se Israele dovesse perdere, smetterebbe di esistere all’istante. E quella volta il rischio è stato grosso davvero. Della guerra del kippur mi sono occupata qui, con una ricostruzione di Carlo Panella, e qui, con uno straordinario power point con le immagini di quella guerra.
Quest’anno vi offro un po’ di numeri: quelli delle forze in campo.
schieramenti kippur
I numeri per spazzare via Israele, come vedete, c’erano tutti (come c’erano nel ’48, del resto). Ma ancora una volta Israele, nonostante tutto e contro tutto, ce l’ha fatta. Per due motivi, direi: uno è questo
Parfois une image vaut plus qu'un long discours
L’altro è che non c’è alternativa alla vittoria, perché Ein li eretz acheret: non c’è un’altra terra.

barbara

6 OTTOBRE 1973

La guerra del Kippur è stata forse quella in cui più forte è stato il rischio, per Israele, di scomparire davvero. Qui ne avevo presentato una particolare interpretazione di Carlo Panella. Oggi invece vi regalo una straordinaria serie di foto, che possiamo guardare con la serenità di chi è riuscito a sopravvivere al peggio e alla faccia di tutti i nemici, è ancora qui, più forte e bello che pria.

guerra kippur 
(cliccare il link, cliccare “presentazione”, cliccare “dall’inizio”)

barbara