QUALCUNO AVEVA PER CASO QUALCHE DUBBIO?

E dunque

di Agnese Ananasso, Viola Giannoli

Mario Draghi ha firmato il nuovo Dpcm con le misure anti-Covid, il primo del suo mandato. Il decreto entrerà in vigore il 6 marzo e resterà valido fino al 6 aprile, inclusa Pasqua. Ecco cosa si può e non si può fare a seconda dei colori delle regioni o dei singoli territori.

Scuole
Dal 6 marzo nelle zone rosse [notare con quale nonchalance si butta lì la reintroduzione delle zone rosse, come parte insignificante del discorso] vengono sospese le attività in presenza delle scuole di ogni ordine e grado, comprese le scuole dell’infanzia [cioè fanno l’asilo a distanza?] ed elementari. Resta garantita la possibilità di svolgere attività in presenza per gli alunni con disabilità e con bisogni educativi speciali.
Nelle zone arancioni e gialle, i presidenti delle Regioni potranno disporre la sospensione dell’attività scolastica: nelle aree in cui abbiano adottato misure più stringenti per via della gravità delle varianti; nelle zone in cui vi siano più di 250 contagi ogni 100mila abitanti nell’arco di 7 giorni; nel caso di una eccezionale situazione di peggioramento del quadro epidemiologico.

Coprifuoco
Nelle aree gialle, arancioni e rosse resta il “coprifuoco” [è inutile che lo mettiate tra virgolette per addolcirlo: sempre un gravissimo provvedimento da tempo di guerra rimane. Solo che qui la guerra è stata dichiarata a noi e gli occupanti sono i nostri governanti, a partire dal figlio di Bernardo] alle ore 22 e fino alle 5 del mattino. In zona bianca le ordinanze regioni possono invece rinviare l’orario del ritorno a casa. La Sardegna – prima regione a conquistare il colore bianco – ha fissato il divieto di uscire dalle 23,30 alle 5 [i virus isolani escono più tardi].

Spostamenti nazionali
In tutta Italia è vietato spostarsi tra regioni, anche se si trovano in fascia bianca o gialla [nel caso qualcuno si aspettasse mezza briciola di razionalità, di logica, di buon senso dal nuovo governo]. Si può uscire dalla propria regione soltanto per motivi di lavoro, salute e urgenza, possibilmente [? Si deve portare o no?] portando con sé il modulo di autocertificazione. In zona arancione è vietato anche uscire dal proprio comune di residenza. […]

Visite ad amici e parenti
Chi vive in zona rossa non può andare a trovare a casa amici e parenti nemmeno una sola volta al giorno, come era invece a Natale. [Quindi se la mamma novantenne non ha la pazienza di aspettare a tirare le cuoia fino a quando torneremo a essere governati da esseri umani, creperà da sola, e tanto peggio per lei]

Seconde case
Si può andare nelle seconde case, ma soltanto se si trovano in una regione gialla o arancione e soltanto se per farlo non si deve uscire da una regione arancione scuro [tipo il sei meno meno] o rossa. Chi vive in zona arancione scuro non può uscire dal Comune di residenza anche per andare in una seconda casa. Vietato, in ogni caso, invitare amici o parenti che non facciano parte del proprio nucleo familiare. In caso di case condivise o in multiproprietà potrà andare solo una famiglia alla volta. Bisogna inoltre dimostrare di essere proprietari o affittuari da una data antecedente il 14 gennaio 2021.

Bar e ristoranti
In zona gialla bar e ristoranti possono restare aperti fino alle 18. Da quell’orario in poi è consentito l’asporto, fino al coprifuoco delle 22, e la consegna a domicilio, senza limiti di orario. In tutte le zone è stato eliminato il divieto di asporto dopo le ore 18 solo per gli esercizi di commercio al dettaglio di bevande, comprese le enoteche (ma senza degustazione): da questi si potranno acquistare bevande alcoliche e analcoliche ‘da asporto’, senza consumo sul posto, fino alle 22. Dopo le 18 per bar e simili (senza cucina) resta sempre il divieto dell’asporto dopo le 18. [Vero che è chiarissimo?]

Negozi
In zona gialla e arancione le attività commerciali sono aperte con orari spesso scaglionati e ingressi contingentati. Nelle zone rosse invece i negozi sono chiusi, tranne quelli dei beni di prima necessità.

Centri commerciali
Nei weekend e nei giorni festivi e prefestivi i negozi all’interno dei centri commerciali devono restare chiusi ad eccezione di farmacie, parafarmacie, presidi sanitari, generi alimentari, prodotti agricoli e florovivaistici, tabacchi, edicole e librerie. In zona rossa queste restrizioni sono ancor più stringenti perché possono restare aperti solo gli alimentari, le farmacie e i negozi di prodotti agricoli e florovivaistici.

Mercati
Valgono le stesse regole dei centri commerciali.

Servizi alla persona
Nelle zone rosse, saranno chiusi i servizi alla persona come parrucchieri, barbieri e centri estetici.

Palestre, piscine e impianti sciistici
Palestre e piscine e impianti sciistici rimarranno chiusi in tutta Italia.

Cinema, musei e teatri
Nelle zone gialle si conferma la possibilità per i musei di aprire nei giorni infrasettimanali, garantendo un afflusso controllato. Dal 27 marzo, sempre nelle zone gialle, è prevista l’apertura anche il sabato e nei giorni festivi. Dal 27 marzo, nelle zone gialle si prevede la possibilità di riaprire teatri e cinema, con posti a sedere preassegnati, nel rispetto delle norme di distanziamento. La capienza non potrà superare il 25% di quella massima, fino a 400 spettatori all’aperto e 200 al chiuso per ogni sala.

Feste, fiere e discoteche
Ancora vietate tutte le forme di assembramento [ma sarà poco schifosa questa parola con cui si additano al pubblico ludibrio tutte le normali attività sociali?], anche in zona bianca. Quindi le feste restano off limits. E le discoteche devono restare chiuse, come i centri fieristici e congressuali. […]

Zone bianche
Nelle zone bianche, si prevede la cessazione delle misure restrittive previste per la zona gialla, pur continuando ad applicarsi le misure anti-contagio generali (come, per esempio, l’obbligo di indossare la mascherina e quello di mantenere le distanze interpersonali) e i protocolli di settore. Restano sospesi gli eventi che comportano assembramenti (fiere, congressi, discoteche e pubblico negli stadi). […]

Come già detto, male ha fatto chi si è illuso che con l’arrivo di Draghi potesse iniziare un’era di ragionevolezza. Anche con lui continua il terrorismo sanitario, continua la reclusione, continua la strage degli innocenti.

Danni da lockdown: impennata di vendite per alcol e psicofarmaci

Qualcuno disse che era solo una “influenza”, che il virus vero era il razzismo, l’ex premier Conte che l’Italia era “prontissima” a qualsiasi tipo di pandemia. Sembrano parole lontane, remote, invece è passato appena un anno. Com’è andata a finire e qual è la realtà lo sappiamo bene: gli italiani convivono con la parola lockdown esattamente da un anno, la nostra vita è divisa a colori, limitata dai coprifuoco, circoscritta a Comuni o massimo Regioni. “Andrà tutto bene”, scrivevamo ovunque [scrivevate!], ma che la nostra vita sarebbe cambiata per sempre l’avevamo capito da subito. Il Covid-19 ha radicalmente cambiato la nostra vita, è penetrato nelle nostre case e cambiato il nostro modo di vivere, lavorare, socializzare. Ci siamo ritrovati a fare videochiamate, a vivere a testa bassa sul cellulare chiusi nelle nostre case per poi accorgerci che tutto ciò di cui abbiamo bisogno è fuori, nella vita reale. Dopo un anno abbiamo capito che nessuno schermo potrà sostituire un abbraccio, un bacio, un sorriso, nessuna videochiamata potrà sostituire l’emozione della socializzazione vera.
Secondo gli esperti ci porteremo dietro gli effetti collaterali del lockdown per molto tempo, a partire dai bambini e dagli adolescenti che sono stati, forse, quelli maggiormente colpiti dalle restrizioni con cui siamo obbligati a convivere.
Effetti delle reclusioni che s’iniziano però già a intravedere. Infatti il lockdown risulta essere terreno fertile per l’alcolismo. L’aumento di consumo di alcolici trova riscontro nei dati diffusi a livello nazionale riguardanti le vendite: si parla di un aumento del 180 per cento. Per alcuni si tratta di una ricaduta, per altri ancora è una novità, ma l’alcol risulta essere uno dei nemici più pericolosi perché colpisce le persone più deboli e più sole.
Un altro dato da non sottovalutare, ma anzi da guardare con la lente d’ingrandimento è quello relativo alla ‘salute mentale’. Ansia generalizzata, depressione e disturbi del sonno, sono le conseguenze più diffuse. Massimo Di Giannantonio, presidente eletto della Società Italiana di Psichiatria ha recentemente rilasciato interviste in cui esprime chiaramente la sua preoccupazione, dichiarando che le conseguenze psicologiche della pandemia saranno gravi e diffusissime. Sempre Di Giannantonio dichiara che molte persone hanno trovato rifugio nelle auto-terapie, consumando sostanze psicofarmacologiche legali come ansiolitici, ipnotici e antidepressivi. Più soggetti coloro che hanno perso il lavoro, chi ha perso dei cari, le persone ovviamente più sole e più deboli. Il grafico sulla crescita delle vendite di ansiolitici rispetto all’anno precedente pubblicato dall’Aifa non ha bisogno, purtroppo, di ulteriori commenti.

Nicholas Pellegrini

Una parte di noi si sta lentamente suicidando, l’altra parte sta venendo lentamente assassinata, perché

Lentamente muore
chi diventa schiavo dell’abitudine,
ripetendo ogni giorno gli stessi percorsi,
chi non cambia la marca,
chi non rischia di vestire un colore nuovo,
chi non parla a chi non conosce.

Muore lentamente chi evita una passione,
chi preferisce il nero al bianco
e i puntini sulle “i”
piuttosto che un insieme di emozioni,
proprio quelle che fanno brillare gli occhi,
quelle che fanno di uno sbadiglio un sorriso,
quelle che fanno battere il cuore
davanti all’errore e ai sentimenti.

Lentamente muore
chi non capovolge il tavolo,
chi e’ infelice sul lavoro,
chi non rischia la certezza per l’incertezza
per inseguire un sogno,
chi non si permette
almeno una volta nella vita
di fuggire ai consigli sensati.

Lentamente muore chi non viaggia,
chi non legge,
chi non ascolta musica,
chi non trova grazia in sé stesso.

Muore lentamente,
chi distrugge l’amor proprio,
chi non si lascia aiutare.

Muore lentamente,
chi passa i giorni a lamentarsi
della propria sfortuna o della pioggia incessante.

Lentamente muore,
chi abbandona un progetto
prima di iniziarlo,
chi non fa domande
sugli argomenti che non conosce,
chi non risponde
quando gli chiedono
qualcosa che conosce.

Evitiamo la morte a piccole dosi,
ricordando sempre che essere vivo
richiede uno sforzo
di gran lunga maggiore
del semplice fatto di respirare.

Si muore in fretta, invece, di burocrazia:

Mentre nella Gran Bretagna del perfidissimo BoJo:

barbara

TUTTO IL GOVERNO FOTOGRAMMA PER FOTOGRAMMA

A casa dopo l’uragano

e fra qualche anno

(ma secondo me anche molto prima)

La ragazza con la valigia

Quando la montagna, sotto forma di discoteca, partorì il topolino

e ora si spera che torni a ingoiarselo.

Il braccio e la mente concentrati in un corpo solo

(Lercio non sbaglia quasi mai)

basti pensare che ha perfino, perfinissimo, addirittura, addiritturissima, lavorato negli uffici

(roba che se ci fosse in Italia il premio Stakanov…)

E fino all’ultimo ultimissimo ultimissimerrimissimo prima di schiodare il culo dalla poltrona

qui

Poi ho letto che Arcuri rimane comunque, e la voglia di cazzeggiare mi è passata, per cui lascio la parola a chi sa dire le cose molto meglio di me.

Ma c’è da salvare il Paese, o da salvare un sistema di potere e un circo di impresentabili?

Ma c’è da salvare il Paese o da testarlo? E testarlo in tutti i sensi, per dire verificarne la tenuta mentale e la pazienza di fronte alle situazioni più paradossali e incongrue. Nessuna promessa mantenuta, una sequela infinita di fallimenti, di smacchi, di figuracce. E ancora il Paese si adegua, ancora aspetta chissà quale miracolo, ancora spera, anche se nessuno saprebbe più dire cosa.
C’è da salvare il Paese o il Pd, questo partito di minoranza, che pochi gradiscono, dove regnano le faide, ma che non intende farsi da parte dopo abbondanti dieci anni di governo e malgoverno abusivo, non consacrato dal voto popolare?
C’è da salvare il Paese o il mutuo degli scappati di casa per riparare nelle due Camere, a cominciare da questi grillini incredibili, indecenti, rotti ad ogni tradimento, coerenti solo nell’utilitarismo più sbracato e svergognato?
C’è da salvare il Paese o l’ego a mongolfiera di Renzi, le sue trame da piccolo chimico, le sue ambizioni estreme, dalla segreteria Nato ai servizi segreti, dal bisogno politicamente patologico di stare al centro dell’attenzione all’altro, non meno insano, di dimostrare che lui è il jolly, sempre e comunque e può affondare chiunque gli vada sulle balle?
C’è da salvare il Paese o la carriera del supermanager dei superflop Arcuri, uno che sotto qualunque cielo sarebbe stato rimosso senza perdere un minuto e invece gli vogliono dare un ministero dopo lo sfacelo della gestione manageriale dell’emergenza pandemica?
C’è da salvare il Paese o Maria Elena Boschi, per la quale un ministero deve essere previsto, in modo fatale, inevitabile, indiscutibile, con la forza del destino, chissà poi perché?
C’è da salvare il Paese o garantire il futuro a figurine improbabili di un presepe grottesco, le Bellanova come le Azzolina, i Di Maio come i Di Battista, un altro che magari fa il guerrigliero fino a che non gli propongono un ministero?
C’è da salvare il Paese o qualche testata servile, in caduta libera e con lo spettro del crollo se il regime organico, più che amico, dovesse evaporare?
C’è da salvare il Paese o garantire il raddoppio a Mattarella, del quale sempre più si fatica a comprendere le decisioni o una assenza di decisioni che scivola pericolosamente verso la complicità per il governo più disastroso della storia democratica occidentale, che tuttavia si pretende continui a dispetto dei santi?
C’è da salvare il Paese o impedire di andare al potere “alle destre”, come ripete il democratico segretario postcomunista Zingaretti, col plurale che rafforza il disprezzo razziale?
C’è da salvare il Paese o la pletora di intellettuali organici, commentatori di servizio, pagliacci e parassiti che gravitano intorno alla sinistra delle pubbliche sovvenzioni, della lottizzazione culturale, del controllo gramsciano sull’editoria e la scuola, sulla burocrazia e sulla Rai propaganistica, insomma il sistema come lo abbiamo sempre subito?
C’è da salvare il Paese o una magistratura corrosa più che corrotta, al punto che neppure le incredibili confessioni, tardive, pelose, di Palamara scompongono più nessuno a cominciare dal vertice, il capo dello Stato che non dice e non fa niente, che fa finta di niente?
C’è da salvare il Paese o gli affari, spesso c’è da temere opachi, intorno alle mascherine, ai tamponi, ai vaccini, ai banchi a rotelle, a qualsiasi cosa si muova nello sfascio generale? [“c’è da temere” e “opachi” mi sembrano dei grossissimi eufemismi]
C’è da salvare il Paese o da modificarlo come predicano i compagni di prebende ossia renderlo più equo, più solidale, in una parola: più socialista, obiettivo retrologico che si può ottenere solo al prezzo dello sterminio della classe media, dell’iniziativa privata, del tessuto imprenditoriale, il che sta puntualmente avvenendo?
C’è da salvare il Paese o una Unione europea palesemente inadeguata su tutto e su ogni questione, ultima puntata i vaccini, la Ue ricettacolo di trombati, di riciclati e di nullità, se uno non vale niente un posto a Bruxelles è garantito?
C’è da salvare il Paese o da condannarlo fino a che non vorrà la cosca delirante dei virologi i cui sfondoni non si contano, così come non si contano le pretese demenziali (“lockdown duro e totale a tempo indeterminato”) e capisci che trattasi di gente con seri problemi che il circo mediatico ha criminalmente sguinzagliato?
C’è da salvare il Paese o consegnarlo alla Cina che peraltro lo sta già comperando pezzo a pezzo, giorno per giorno, senza che nessuno trovi niente da dire?
C’è da salvare il Paese o apparecchiarne la fine, per quelle misteriose, maligne congiunzioni che mettono gli ominicchi sbagliati nei posti sbagliati nel momento sbagliato, tutti insieme, senza la possibilità di metterci una pezza, senza più la forza di sottrarsi al vortice che risucchia?
Max Del Papa, 3 Feb 2021, qui.

E direi che ci sta molto bene questa osservazione

Enrico Richetti

anche Vittorio Emanuele III come garante dello Statuto ha pensato che delle elezioni si poteva fare volentieri a meno

Beninteso, dovendo scegliere fra Conte e Draghi non credo si possano avere dubbi, ma la vera libertà non è dovere scegliere, bensì potere scegliere. E noi non possiamo perché da due anni il signor Mattarella ce lo sta impedendo. Poi parlano di impeachment dall’altra parte dell’oceano col pretesto di un discorso che tutto è tranne che un invito all’assalto, e qui con un attentato alla costituzione sistematicamente perpetrato lungo due interi anni, con uno stato allo sbando, al disastro sanitario, alla bancarotta, col parlamento destituito e le forze dell’ordine che danno la caccia al sub e al canoista e al paralitico in sedia a rotelle e lasciano scorrazzare ladri e spacciatori e assassini, il tutto non semplicemente permesso ma attivamente incoraggiato, neanche un sopracciglino levato.

barbara

CHIAMAMI…

Chiamami Scanzi, sarò la tua coerenza

Qui

Chiamami Conte, sarò la tua materia grigia

Giovanni Bernardini

SEMANTICA

Lo annunciano fra squilli di tromba i media di regime.
Il giorno di Natale, fermo restando il divieto di spostamento da comune a comune (che si tratti di Milano o Rocca Cannuccia è indifferente), fermo restando, dicevo, tale saggio divieto, si potranno ricevere I CONVIVENTI.
Penso: o sono scemo io o sono scemi loro. Io RICEVO a casa mia i NON conviventi. Convivo con mia moglie ma non la “ricevo” tutte le mattine, né lei tutte le mattina “riceve” me.
Probabilmente la nostra saggia guida Giuseppe Conte ha in mente una riforma della semantica. Lunga vita a lui!
Sempre lui, il nostro saggio e coraggioso condottiero, ha avvisato il popolo bue: “bisogna prevenire la terza ondata” ha detto con voce ferma e virile.
Di nuovo sono perplesso. Si può parlare di prevenzione della “terza ondata” se intanto la seconda è finita. Se una squadra perde due a zero ha senso dire che attacca per segnare il goal del vantaggio? Non mi pare, prima bisogna fare i goal del pareggio, poi quello del vantaggio, mi sembra.
E’ finita la seconda ondata ed ha quindi senso parlare di prevenzione della terza? Non mi pare, stando alle cifre ufficiali.
Egregio dottor Conte, lei ed i suoi compari vi state dimostrando del tutto incapaci di far fronte alla crisi sanitaria. State letteralmente distruggendo l’economia. Avete ridotto la costituzione, da voi definita “la più bella del mondo”, a rotolo di carta igienica. Abbiate almeno un minimo, solo un minimo, di rispetto per la madre lingua e la sua semantica!

Chiamami Zingaretti, sarò il tuo luminoso sol dell’avvenir

Giovanni Bernardini

UN INCUBO

Sono sempre più numerosi i sottili intellettuali che, parlando del “dopo pandemia”, affermano, scuotendo gravemente la testa possente: “una volta che tutto sarà finito non si può tornare alla situazione pre covid”. Uno degli ultimi a fare simili dichiarazioni è stato Zingaretti, giustamente considerato un gigante del pensiero e dell’azione.
Mi permetto di chiedere umilmente a queste menti eccelse: cosa intendono dire con precisione? Forse si riferiscono alla necessità di avere un miglior sistema sanitario? Se è così non si può che concordare, ma non credo che fosse necessario il covid per rendersene conto.
O si riferiscono ad altro? E a cosa, in questo caso?
Perché non si dovrebbe tornare alla situazione pre covid? Forse che la pandemia è da addebitarsi a ristoratori e proprietari di palestre? Sono loro e non il governo comunista cinese i “cattivoni”? Ce lo dicano, per favore.
Cosa sognano i coltissimi ed intelligentissimi personaggi che non vogliono che “tutto torni come prima”? Forse un mondo senza piccole e medie imprese, senza commercio al minuto, bar, ristoranti e pizzerie? Sognano città con i centri storici semi deserti? Vagheggiano una società perfetta in cui la gente se ne stia tappata in casa per gran parte del suo tempo, i contatti faccia a faccia siano sempre più rari e l’unica forma di socialità sia quella virtuale? Vogliono una “democrazia” in cui i parlamenti eletti dai popoli non contino più nulla e tutto il potere sia concentrato nelle mani di grandi organismi internazionali non eletti da nessuno e responsabili solo di fronte a se stessi?
Ho il vago sospetto che sia questo il mondo che agognano: atomizzazione e potere assoluto. Contrazione delle relazioni sociali volontarie ed imposizione a tutti di una socialità coatta, con i governi che decidono sin nei dettagli la vita degli esseri umani. Una prospettiva degna di Orwell. Un incubo, non un sogno
Che in molti cercano di trasformare in realtà.

Chiamami Bertolaso, sarò la coscienza nera del governo

Guido Bertolaso

Ecco fatto: segregati in casa per tutte le feste, anziani abbandonati, turismo demolito, nazioni confinanti strapiene di sciatori, decessi fra i più alti del mondo, e lo saranno ancora per settimane.
Strillate per i morti negli USA? Il rapporto di popolazione fra noi e gli americani è di 5,5. I nostri 993 che abbiamo perso ieri fanno in proporzione 5.461 poco più del 50% degli USA!! Lo sapete quanti giorni di scuola hanno fatto i liceali della Campania dal 4 marzo scorso ad oggi? 14.
Tutto questo perché il Governo non è stato in grado di gestire la seconda ondata che loro stessi avevano previsto. Continuano a chiamarla EMERGENZA, a quasi un anno dall’inizio della pandemia. Chiamiamola con il giusto nome: INCOMPETENZA. I Covid hospital della Fiera di Milano e di Civitanova Marche sono pieni da settimane (purtroppo) ma erano inutili giusto?
Il Presidente del Consiglio continua a fare conferenze a reti unificate senza contraddittorio, ignorando l’esistenza del Parlamento e omettendo di usare l’unica parola che dovrebbe pronunciare: SCUSATECI

Chiamami Golia, sarò la tua caramella

(ma voi l’avevate capito che quella intorno al nome è una stella di David?)

Chiamami Zaia, sarò il tuo condizionale

Chiamami covid, sarò il tuo controllore

Chiamami Biden, sarò l’amico dei tuoi bambini

barbara